Sebirblu, 12 luglio 2013
Questo, Gentili Lettori, è un
ammaestramento molto importante per tutta l'Umanità che è impegnata
realmente a migliorare sé stessa per ascendere a frequenze più
alte. (Per approfondimenti sull'Ultrafanìa, vedere QUI).
Proviene dall'Entità che sulla Terra
rivestì la personalità del Filosofo Angelo Brofferio, figlio
dell'omonimo padre che invece era avvocato e politico. In fondo al
messaggio troverete la sua breve biografia.
Dal
Vangelo di Matteo 7-1,5
"Non
giudicate, per non essere giudicati.
Perché, secondo il
giudizio con cui voi giudicate sarete giudicati, e con la misura con
la quale misurate, sarete misurati.
Perché osservi la
pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non scorgi la trave
che è nel tuo occhio?
O come puoi dire al tuo
fratello: "Lasciami togliere la pagliuzza dal tuo occhio",
mentre c’è una trave nell’occhio tuo?
Ipocrita, leva prima la
trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la
pagliuzza dall’occhio del tuo fratello."
Il Giudizio dell'Apparenza
Vi racconto un piccolo aneddoto.
C'era un ricco il quale aveva un
tesoro. Un giorno s'accorse che una parte di esso gli era stata
rubata. Riflettendo, disse: "Chi lo ha sottratto è
indubbiamente il figlio del vicino", e osservando acutamente
quell'individuo, trovò che aveva lo sguardo torvo del ladro.
Lo guardò nuovamente un altro giorno
ed appurò che aveva un comportamento ambiguo, come quello di un
malfattore. Lo notò ancora in un'altra giornata e vide che tale
persona cercava di evitarlo come avrebbe fatto un rapinatore; per cui
concluse: "Eh, si! Il ladro è proprio lui!".
Dopo qualche giorno il ricco ritrovò
il suo denaro che era caduto in una certa cassetta che aveva sotto il
forziere. Allora riguardò nuovamente il figlio del vicino e disse:
"Ma no, veramente, non ha lo sguardo torvo del ladro".
Lo osservò di nuovo un'altra volta e
pensò:"Ma no, non ha il portamento ambiguo". Lo riesaminò
più avanti e disse: "No, non mi evita! Se fosse un ladro mi
sfuggirebbe".
Questo è un piccolo raccontino cinese,
è di Lyu-Ci, e i cinesi apprezzano questo racconto. Sapete voi
dedurne la morale? Sarà un po' difficile. Cerchiamola assieme,
allora!
Vediamo: il ricco aveva in cuor suo
accusato di furto il figlio del vicino, ma quando trovò il denaro
non solo non lo accusò più, ma gli tolse quelle etichette che gli
avevano confermato il sospetto che fosse il ladro.
Quindi: voi giudicate unicamente per
simpatia e per antipatia, per incertezze, per deduzioni aventi una
logica umana, errata in quanto basata sull'incertezza, non su un
fondamento indistruttibile.
Si accusa un individuo e in costui, a
volte, anche l'intera umanità. Voi puntate il dito sui vostri
simili, li giudicate, li ritenete capaci di ogni nefandezza e non
pensate a quando essi giudicheranno voi.
Vi ritenete scevri da colpa; non avete
derubato il vicino, ma talora avete il volto accigliato, lo sguardo
corrucciato, avete angosce, affanni, qualche volta attimi di
perplessità che alterano la vostra maschera.
Se in quell'attimo foste osservati,
sareste ritenuti dei colpevoli, di un crimine qualsiasi, ma
colpevoli.
Vi sembra sia giusto giudicare
attraverso un'apparenza, senza possedere gli elementi necessari,
indispensabili per potere, non dico incriminare, ma constatare?
Il giudizio, voi sapete, non è
ammesso; potete unicamente assodare che Tizio ha ammazzato Caio
perché avete visto che lo ha ucciso; ebbene, non fategli il
processo, non condannatelo, prendete atto semplicemente
dell'accaduto.
La sentenza verrà più tardi
dall'Eterno Padre o dagli uomini, se questi si arrogheranno il
diritto di emetterla. Il giudicare, invece, fa parte di un abito che
voi usate indistintamente, quasi ogni giorno.
Dite pure che sono sempre il solito
filosofo impenitente, l'utopista per antonomasia, ma impegnatevi a
distruggere questa veste di giudice che vi ricopre quotidianamente
formulando una promessa.
Quando vi capiterà di riscontrare, di
accertare realmente una colpa commessa, compiuta da un fratello,
senza emettere giudizio dite: "Signore, abbi pietà di lui ed
abbi misericordia di me, affinché non mi debba trovare mai nelle sue
stesse condizioni".
Deponete l'abito del giudice; è una
veste ingombrante, gravosa, inadatta a chi ha abbracciato il Cammino
del Cristo. Da oggi nessuno di voi, nemmeno per semplice parlottìo,
giudicherà più, né tanto meno condannerà più.
"Signore, fa che il mio karma sia
esente da simile fatto, da tale colpa e possibilità ed abbi
misericordia e pietà di costui".
Questo dovete dire perennemente, in
ogni caso, di fronte a qualsiasi colpa. La serpe della mormorazione
sarà così uccisa, sarà vinta, sarà distrutta!
Brofferio
Estratto da "Scintille
dall'Infinito" 2° Vol.
Biografia di Angelo Brofferio
Il filosofo Angelo Brofferio nacque a
Minusio, nel Canton Ticino, nel 1846. Terminati gli studi di
filosofia, fu nominato professore nel Liceo di Savona. Nel 1868
lasciò l'insegnamento pubblico per recarsi a Parigi, dove si dedicò
per sei anni a quello privato.
Nel 1871 ottenne dalla Regia Accademia
di Napoli un premio per il suo studio “La dottrina di Socrate
secondo Senofonte, Platone e Aristotile”.
Dal 1877 al 1889 insegnò Latino e
Greco al collegio Calchi-Taeggi di Milano. Nel 1880 fu nominato
Professore al Collegio Militare della stessa città. Dal novembre
1884 insegnò filosofia presso il milanese Liceo-Ginnasio "Manzoni",
allora istituito.
Il 10 dicembre dello stesso anno
ottenne il gran premio dell'Accademia dei Lincei per il suo studio
"Le specie dell'esperienza".
Nel 1889 pubblicò a Milano il "Manuale
di psicologia": si trattava di un testo destinato alle scuole,
da cui emergevano con chiarezza e sistematicità le sue idee
filosofiche.
Dopo il 1889 Brofferio fu attratto
dalla "psicologia sperimentale occulta", da cui solo
sperava "la spiegazione di quell'enigma umano, che nel Manuale
di Psicologia si trovava imparzialmente discusso, ma onestamente
dichiarato insoluto" (Finzi).
Dal suo sperimentalismo scientifico,
aperto e privo di pregiudizi, fu spinto a frequentare alcuni dei più
famosi medium del suo tempo, e a scrivere, con la consueta lucidità
e spregiudicatezza, il libro "Per lo spiritismo" (1892).
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1894,
apparve il libro "L'enigma umano", la cui prefazione egli
scrisse negli ultimi mesi di vita.
Fonte: matheteia.net
A cura di: Sebirblu.blogspot.it
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