Sebirblu, 7 marzo 2014
Gentili lettori, suppongo che molti di voi
abbiano già letto il famoso best-seller "Il Terzo Occhio"
dell'ancor più celebre scrittore Dr. T. Lobsang Rampa.
A suo tempo, questo personaggio fece
molto parlare di sé, specialmente in Inghilterra, per il mistero
della sua identità. Ecco dunque svelata la sua storia, risalente ad
un periodo in cui il termine "Walk-in" non era per niente
conosciuto.
Questa prassi, atta a compiere missioni
importanti per l'Umanità, è stata adottata soprattutto in Tibet tra
i lama più evoluti, ma anche all'occorrenza, in varie parti del
mondo.
Non aggiungo altro, perché dalla
lettura di questo articolo risulteranno chiare molte cose.
Introduzione
Premessa dell'editore, Ken Adachi
Sono venuto a conoscenza degli scritti
di Lobsang Rampa come un pesce fuor d'acqua.
Egli ha sempre sostenuto, dal suo primo
libro in poi, come ogni parola scritta fosse la verità e non ho
trovato mai alcun motivo per dubitarne. La sua dichiarazione sembra
autentica e corrisponde ad altre fonti di conoscenza esoterica.
L'irrisione, il sarcasmo e il disprezzo
che aveva sopportato per anni da una stampa britannica disinformata e
insensibile sarebbero stati ardui da sopportare per qualsiasi uomo,
ma egli l'ha sempre ignorata ed ha continuato a scrivere.
I suoi lettori erano meno cinici, per
fortuna, e la sua popolarità era ormai diffusa in molti paesi.
Finalmente lasciò la Gran Bretagna e si stabilì prima in Irlanda e
poi in Canada, per allontanarsi definitivamente dagli sproloqui
costanti dei tabloid britannici. Morì in Canada nel 1981.
Non avevo le idee chiare su quanti
libri avesse pubblicato Rampa, perché ne ho trovati solo 20 negli
Stati Uniti, ma a quanto pare, il numero corretto è di 24, con 4 di
questi disponibili solo in Europa. Un breve brano dal titolo "La
mia visita a Venere" è stato probabilmente edito dopo il suo
trapasso.
Sono debitore di un'enorme gratitudine
verso il mio buon amico Tian Boon del Canada, per avere a mia
disposizione l'80% di una raccolta di libri scritti da Rampa.
Nel corso di e-mail e scambi
telefonici, Tian ha compreso che avevo la medesima sua ammirazione
per le produzioni di questo Autore, ma ne ho potuti avere soltanto
alcuni a livello locale. In maggior parte erano fuori stampa e non
avevo alcuna idea di dove poterli trovare.
Senza rivelarmi nulla, Tian si è preso
la briga di copiare a mano, faticosamente, ogni pagina degli undici
libri di Rampa in suo possesso insieme con il piccolo brano "Visita
a Venere", e di inviarmeli in un unico pesante e voluminoso
scatolone.
Mi sentivo come un bambino a Natale,
quando ho aperto quell'involucro misterioso proveniente dal Canada.
Il dono dei libri copiati per me è stata solo una delle numerose
gentilezze accordatemi da Tian, un vero amico.
Tutti i libri di Lobsang Rampa sono ora
disponibili on-line gratuitamente. (Da noi, in Italia, è possibile
farne il download QUI; ndt).
La storia di Cyril Hoskin e di T.
Lobsang Rampa
Nel 1947, Cyril Hoskin, uno
sconosciuto e disoccupato scrittore comunicò all'attonita moglie che
stava andando a cambiare il suo nome in Carl Kuon Suo.
Sempre in lotta per affermarsi e
trovare lavoro, anche con il suo nuovo nome, Carl sentiva tuttavia
uno strano impulso ad adottare modi orientali.
Ruppe i legami con la famiglia e gli
amici e si trasferì in una delle zone più remote d'Inghilterra con
la consorte, dove il 13 giugno 1949, subì una lieve commozione
cerebrale dopo una caduta da un albero che stava crollando nel suo
giardino.
Perdette i sensi per un breve periodo,
ma dopo essersi ripreso Carl Kuon Suo non c'era più; un altro
essere, un tibetano, aveva preso il suo posto. Potete documentarvi
sulla reazione di sua moglie a questa nuova personalità leggendo il
brano qui di seguito riportato da Gray Barker.
Gray Barker, 7 ottobre 2005
Nel 1956, a Londra, gli editori Secker
e Warburg pubblicarono quello che ritenevano fosse un ottimo libro
occulto.
Mai avrebbero presagito, nemmeno i più
grandi pubblicisti Doubleday and Company di New York, che l'opera
avrebbe improvvisamente catturato l'interesse e la fantasia di due
nazioni la cui maggioranza di persone lo avrebbe letto come il più
affascinante testo sul Tibet mai edito prima.
Il libro era autobiografico e
raccontava la strana ed entusiasmante storia di un monaco tibetano
evolutosi da neofita a lamahood (studente per diventare lama; ndt),
che aveva finalmente raggiunto una certa facoltà nascosta
riguardante appunto il titolo del libro stesso.
«Il Terzo Occhio» del Dr. T.
Lobsang Rampa, non era solo un racconto delle sue iniziazioni e delle
vicende del monastero, ma aveva anche dimostrato di essere un
resoconto assai vivace della vita giornaliera tibetana.
Lo si leggeva tutto d'un fiato in una
notte, perché ogni brano era affascinante come tutti gli altri. Ma
non si poteva fare a meno di domandarsi come un orientale potesse
avere una padronanza simile della lingua inglese.
La risposta era ben presto arrivata
dallo scalpore che il libro aveva fatto a Londra, quando alcuni
«tibetani colti» avevano contestato l'autenticità di Rampa
asserendo che non era un tibetano e che non si era mai recato in
Tibet!
Poi venne rivelata una parte della
storia di T. Lobsang Rampa. Cyril Hoskin, alias Carl Kuon Suo, non
era infatti mai stato in Tibet di persona. Lo Spirito di un lama
tibetano era però entrato nel suo corpo, in circostanze insolite.
"Il libro «Il Terzo Occhio» è assolutamente
vero e tutto ciò che vi scrivo è reale. Io, lama
tibetano, ora occupo quello che originariamente era il corpo di un
uomo occidentale, e vi risiedo in esclusione totale e permanente del
primo occupante.
Egli ha dato il suo consenso
volontario, essendo felice di svincolarsi dalla vita su questa Terra
e considerando la mia urgente necessità.
Il subentro effettivo ha avuto luogo il
13 giugno 1949, ma la modalità era stata preparata qualche tempo
prima. Io so di avere un compito speciale da compiere, ed ero
consapevole che sarebbe stato necessario venire in Inghilterra per
varie ragioni collegate ad esso.
Nell'ultima parte del 1947, sono stato
in grado, tramite telepatia, di inviare segnali a questa persona
idonea. Nel febbraio del 1946 aveva cambiato legalmente il suo nome
con un atto unilaterale.
Per compiere più agevolmente il
passaggio, aveva modificato il suo indirizzo un certo numero di volte
e perso il contatto con amici e parenti.
Il 13 giugno 1949 ha subito un lieve
incidente che gli ha provocato una leggera commozione cerebrale
facendogli perdere coscienza e proiettandolo fuori. Ciò mi ha
permesso di prendere il suo posto.
Ho tentato, in maniera molto dura
davvero, di ottenere un impiego in Inghilterra, ma per vari motivi
non ho avuto alcuna assistenza dall'Ufficio di Collocamento.
Per anni ho visitato questo genere
d'uffici compresa la relativa sede di presidenza a Tavistock Square
di Londra.
Ho anche scritto ad un certo numero di
agenzie private per il lavoro e versato anche cifre considerevoli in
tasse, ma nessuna di loro ha fatto niente per me.
Per qualche tempo ho vissuto con il
capitale che era stato risparmiato e con tutto ciò che ho potuto
autonomamente guadagnare scrivendo o pubblicizzando.
Ho una missione speciale da compiere
perché durante la mia vita in Tibet sono stato al Chang Tang
Highlands dove esisteva un dispositivo che permetteva alle persone di
scorgere l'aura umana.
Io sono un chiaroveggente e posso vederla come ho dimostrato molte volte a numerose persone.
Io sono un chiaroveggente e posso vederla come ho dimostrato molte volte a numerose persone.
Sono consapevole che se i medici e i
chirurghi avessero la possibilità di analizzarla, allora potrebbero
diagnosticare le malattie che affliggono un corpo umano prima che si
aggravino di più.
L'aura è semplicemente una corona
emessa dal corpo (e da tutti i corpi sottili che troverete QUI e QUI; ndt),
costituita di forza vitale.
È simile all'energia emanata da un cavo ad alta tensione che può essere vista da chiunque in una notte nebbiosa. (Questo esempio però, si adatta bene solo all'aura del corpo eterico; ndt).
Se il denaro fosse stato speso per la ricerca, la scienza medica avrebbe uno degli strumenti più potenti per la cura delle patologie.
Ho dovuto avere i soldi per poter
svolgere la mia ricerca, ma non ho mai preteso nulla per curare le
malattie della gente o per risolverne i problemi come è stato
travisato e distorto da certa stampa!
E in che modo «Il Terzo Occhio»
ha visto la luce? Certamente non desideravo scriverlo, ma ero
disperato per non riuscire a trovare un impiego che mi permettesse di
espletare il compito assegnatomi.
Ho provato lavoro dopo lavoro, senza
alcun risultato, finché un amico si è offerto di mettermi in
contatto con un signore che avrebbe potuto essere idoneo per
utilizzare il mio servizio.
Mr. Brooks disse che avrei dovuto
scrivere un libro. Ho insistito che non ne avevo alcuna voglia e così
ci separammo. Egli mi scrisse di nuovo e ancora una volta mi suggerì
che avrei dovuto farlo.
Nell'intervallo tra l'incontro e la
ricezione della sua lettera ero stato convocato per altri colloqui ed
ero stato respinto.
Quindi, con molta riluttanza, ho
accettato l'offerta del signor Brooks di scrivere un testo e qui,
ancora una volta, ribadisco che tutto quanto vi è descritto
corrisponde a verità, come è assolutamente vero il contenuto del
mio secondo libro «Il Medico venuto da Lhasa».
Non bisogna dare troppo credito a
taluni «esperti» o «tibetani dotti» quando si
nota che uno contraddice l'altro, quando si constata che non riescono
a mettersi d'accordo su ciò che è giusto o sbagliato.
E dopotutto, quanti di quegli «studiosi
del Tibet» sono entrati in un lamaseria all'età di sette anni,
ed hanno lavorato lungo tutto il tragitto della vita come tibetani
per poi riprendere il corpo di un occidentale? Io l'ho fatto."
Che dire dell'uomo il cui corpo Rampa ha assunto? Come è stata la sua vita prima dello scambio decisivo? Di seguito sono riportate alcune rilevanti dichiarazioni di sua moglie:
"Molte persone si porranno domande
in merito a colui che occupava quel corpo occidentale prima d'essere
rilevato da un tibetano ed io, come moglie, vorrei dire qualcosa sui
fatti che portarono al cambio di personalità.
Al primo indizio di qualcosa di diverso
ero poco più che sgomenta. Stavamo conducendo una vita tranquilla
nel Surrey, essendo mio marito nello staff di un istituto per
corrispondenza, a titolo consultivo, mentre la guerra era finita da
due anni.
Il suo annuncio arrivò di punto in
bianco verso la fine del 1947; seduto in silenzio per un certo
periodo, mi sorprese dicendomi improvvisamente: «Ho l'intenzione di
cambiare il mio nome».
Lo guardai sbigottita perché non riuscivo a trovare alcun motivo per fare una cosa del genere.
Lo guardai sbigottita perché non riuscivo a trovare alcun motivo per fare una cosa del genere.
Non avevamo niente da nascondere, nulla
da cui scappare. Mi ci volle un po' di tempo per riprendermi... dopo
continuò, «Sì, cambieremo il nostro nome con un atto unilaterale».
Dal febbraio 1948, tutte le formalità
di legge furono completate, e non avevamo più alcun diritto al
nostro nome precedente.
Il datore di lavoro di mio marito non
era contento, ma c'era ben poco che potesse fare al riguardo,
soprattutto perché a quel tempo uno dei direttori della ditta aveva
fatto una modifica al proprio nome.
Naturalmente, tutti alla fine pensarono
che avessimo perso il lume della ragione, ma ciò non mi ha mai
infastidito.
Avevo vissuto con mio marito otto anni e sapevo che se avesse avuto l'intuizione di fare qualsiasi cosa, ci sarebbe stata sempre una buona ragione per attuarla.
Avevo vissuto con mio marito otto anni e sapevo che se avesse avuto l'intuizione di fare qualsiasi cosa, ci sarebbe stata sempre una buona ragione per attuarla.
Ben presto però notammo che le persone
non pronunciavano il nostro nome rivolgendosi a noi, ed anche dopo
averlo visto scritto, non sembravano in grado di sillabarlo; per
questa ragione lo abbiamo poi accorciato.
Desidero chiarire questo punto per
dimostrare che non abbiamo mai, in nessun momento, utilizzato uno
pseudonimo com'è stato erroneamente suggerito.
Durante tale periodo, mio marito
parlava parecchio dell'Oriente e infatti, in quelle occasioni,
indossava abiti orientali.
Spesso sembrava molto assorto in se stesso; lo vedevo cadere in trance ed esprimersi in una lingua sconosciuta che ora penso fosse una lingua orientale.
Spesso sembrava molto assorto in se stesso; lo vedevo cadere in trance ed esprimersi in una lingua sconosciuta che ora penso fosse una lingua orientale.
Nel luglio del 1949, prese di nuovo un'ulteriore improvvisa decisione, quella di rinunciare al suo impiego! Questo fatto procurò la costernazione del suo datore di lavoro che lo aveva sempre ritenuto un elemento assai utile e coscienzioso nel suo staff.
L'idea, dietro tutto questo, era che
avremmo potuto abbandonare il quartiere e perdere ogni contatto con
il passato, ed è ciò che è avvenuto. In un anno avevamo
completamente perso di vista le conoscenze anteriori e il nostro
precedente stile di vita.
Siamo riusciti a vivere basandoci su
quello che avevamo risparmiato, insieme a quanto potevamo guadagnare
da varie forme di scrittura.
Il giorno in cui mi capitò di guardare
fuori dalla finestra e scorgere mio marito riverso ai piedi di un
albero nel giardino è qualcosa che non dimenticherò mai.
Mi precipitai fuori per cercare di
rianimarlo, ma per me, infermiera qualificata, egli pareva stordito o
qualcosa del genere. Quando finalmente riprese conoscenza, agiva
visibilmente in maniera diversa, e in modi che non capivo.
Dopo averlo fatto entrare all'interno e
al piano superiore del nostro appartamento per riposare, il pensiero
principale della mia mente fu quello di chiamare un medico il più
rapidamente possibile.
Ma avevo fatto i conti senza di lui,
perché sembrava che avesse percepito la mia intenzione e mi implorò
di non farlo, assicurandomi che tutto era a posto.
È certo però, che nell'esprimersi
risultava diverso, più esitante, come se non avesse familiarità con
la lingua, e la sua voce risuonava più profonda di prima.
Per qualche tempo rimasi abbastanza
preoccupata perché era evidente che fosse accaduto qualcosa alla sua
memoria.
A quanto appariva, prima di parlare o
muoversi faceva dei calcoli; solo molto più tardi avrei saputo che
si sintonizzava con la mia mente per vedere che cosa mi sarei
aspettata da lui.
Non ho difficoltà ad ammettere che
nelle prime fasi ero molto turbata, ma ora egli pare del tutto
normale.
Non ho mai smesso di domandarmi perché
una comune persona come me avrebbe dovuto essere così strettamente
connessa ad un evento così straordinario come la venuta di un lama
tibetano nel mondo occidentale."
Benché i cosiddetti «tibetani dotti» abbiano acquisito la maggior parte delle copie stampate, ci sono stati quelli che non li hanno ritenuti poi così saggi, alla fine.
Si prenda in esame la lettera che
segue, ricevuta da Gray Barker da un buddista, quando ha diffuso
l'annuncio che avrebbe pubblicato il secondo libro di Rampa negli
Stati Uniti e discusso della polemica sui giornali.
Caro Signor Barker,
dopo aver letto le sue osservazioni su
"Il Terzo Occhio" di Lobsang Rampa, mi viene richiesto di
aggiungere anche un mio parere.
Nel corso del 1957, ebbi l'occasione di
pubblicare una recensione del libro, per il "North Indian
Buddhist Quarterly", e specificamente di pronunciarmi
sull'aspetto teologico e filosofico contenuto all'interno del testo.
Nel momento in cui scrissi tale analisi
critica, ero, come tanti altri, impegnato a verificare l'esattezza
delle informazioni pubblicate.
Avevo già sentito dire che certe
descrizioni riguardanti i costumi e l'abito non corrispondevano ai
rapporti di antropologia accademica.
Di conseguenza, nella mia ignoranza
sulle divergenze tra religione tibetana e buddismo ortodosso, rimasi
colpito nello scoprire che un individuo, auto-definitosi monaco,
abbracciasse concetti che, dal punto di vista della dottrina ariana
esistevano tutti, ma venivano considerati eretici.
Immaginate poi la mia sorpresa quando
ricevetti delle lettere da un tibetano phoongi che si complimentava
sulla breve esposizione della teologia "dbu-chan" contenuta
nella mia critica.
Essa però, era composta soltanto da
parafrasi inerenti al libro di Lobsang Rampa sotto esame. Il più
grande punto di discussione era quello connesso con l'ordine o la
disciplina all'interno delle comunità itineranti dei monaci
tibetani.
Tutti i corrispondenti occidentali e
gli osservatori indiani mi dissero che Rampa si sbagliava, ma i
tibetani scrissero lamentandosi del fatto che avesse divulgato la
Conoscenza segreta, di proprietà delle Scuole Arcane del loro Paese.
E aggiunsero pure che «Un fratello
- chiuso - in una forma fisica o eterica, aveva fatto male a
pubblicare i suoi scritti nelle terre lontane dell'Occidente, dove si era esposto
allo sguardo dei non-iniziati».
Sinceramente vostro
Ganesha Mahaguru,
Bodhi Sangha
Sat America
New York, NY
Monte Makalu e Monte Chomolonzo - Tibet |
Anche se "esposto" ai tibetani dotti, il pubblico ha continuato a credere in Rampa e a comprare i suoi libri.
I testi scritti successivamente
forniscono ulteriori dettagli di esperienze passate dopo il periodo
descritto con "Il Terzo Occhio".
Speriamo che sempre più persone possano leggere e documentarsi grazie alla sua straordinaria testimonianza spirituale.
Speriamo che sempre più persone possano leggere e documentarsi grazie alla sua straordinaria testimonianza spirituale.
Traduzione: Sebirblu.blogspot.it
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