Sebirblu, 17 novembre 2020
Ripropongo questo articolo, di quasi sei anni e mezzo addietro, perché il periodo che sta attraversando l'umanità, con la pandemia e le numerose dipartite dei congiunti, la mette a dura prova, specialmente col distanziamento sociale e la lontananza forzata dai propri cari, rendendola ancor più sofferente nella psiche piuttosto che nel fisico.
Conoscere è fondamentale per cercare di vivere le proprie esperienze dolorose con maggiore consapevolezza dei motivi profondi che si celano dietro gli accadimenti tristi e che il più delle volte non ricevono spiegazioni di alcun genere da nessuno.
Non cercate perciò risposte al perché del
dolore presso medici, scienziati o sacerdoti! Non ve le potranno
dare... a meno che non ne siano stati colpiti essi stessi ed abbiano
cominciato a cercare nelle profondità dell'Essere. (Utile leggere anche QUI e QUI, nell'attuale circostanza planetaria).
"Infatti la Scienza non ha capito
che la sofferenza ha una funzione fondamentale di equilibrio nell'economia
della vita e che come tale non si può eliminare [...] perché
risponde ad un vasto ordine di causalità in cui bisogna rintracciare
le spinte prime e lontane.
E queste sono nella sostanza degli atti
umani, nella natura individuale, e quindi fintanto che l'uomo non
saprà compiere lo sforzo di superare sé stesso, il dolore sarà
parte integrante della sua vita con funzioni evolutive fondamentali."
(Tratto da «La Grande Sintesi» di Pietro Ubaldi).
In questa nostra società rimasta
ancora primitiva nei suoi valori sostanziali, il dolore è quella
presenza che bisogna estirpare a tutti i costi.
La Legge di Causa e di Effetto, chiamata
in oriente «Karma», è quasi del tutto sconosciuta e, più
grave ancora, non viene assolutamente considerata dalle Chiese cristiane.
La Croce portata dal Cristo, emblema
del dolore, sembra non abbia più nulla da insegnare al mondo, tutto
preso dagli egoismi ed interessi personali, noncurante ed
incosciente, scaltro e profittatore.
Proprio quella Croce, invece, dovrebbe
far riflettere che nessuna esistenza è priva di patimenti e di affanni,
e tutto questo per il raggiungimento di qualcosa a cui non si pensa:
l'Evoluzione. (Per approfondire QUI).
La stessa Scienza materialista è tutta
proiettata alla sua eliminazione, senza curarsi di studiarne le
cause, se non in chiave esclusivamente fisica. Tutto questo
razionalismo non vede purtroppo le connessioni più semplici e
spontanee.
Il tramando annuncia che "Chi semina
vento raccoglie tempesta" (Osea 8,7). L'essere umano, rimasto
agli istinti primordiali del furto e della guerra, provoca con il suo
comportamento una reazione proporzionata alla causa che innesta, e
l'effetto ricadrà inesorabilmente su di lui.
Gesù nel Vangelo più volte dice: "Va
e non peccare più affinché non ti accada di peggio", mettendo
chiaramente in evidenza il rapporto tra il movente e la conseguenza
relativa.
"Va, e non peccare più affinché non ti accada di peggio" Gv. 5,14 |
"[...] Le verità vengono
elargite, ma lo sfruttamento degli ideali è vecchio quanto l'uomo e
la società è abituata a considerarli come menzogne.
[...] Di fronte alle tante esposizioni
di cose elevate vi è la propria miseria morale e materiale, cosicché
esse sono retorica, e questa nostra è la realtà che accetta come
vero quello in cui tutti credono: la festa del proprio ventre e la
vittoria con qualunque mezzo.
La parola resterà al dolore, unico
eterno martellatore di destini e forgiatore di anime [...].
Per avviarsi alla soluzione del
problema è basilare il perfezionamento morale, il compimento della
maturazione biologica dell'uomo; è necessario salire con Cristo
sulla Croce e rifare sulle basi dell'Amore la vita individuale e
collettiva.
È indispensabile saper ritrovare nella
sofferenza una forza amica di cui si comprendono cause e finalità,
utilizzandola per la propria Ascensione.
Il dolore è l'imprescindibile fatica
per evolversi, l'essenza e la ragione della vita; contiene il germe
della sempre più alta felicità che l'uomo deve guadagnarsi. Questi
equilibri sono insopprimibili e necessari al respiro dell'Universo".
A questo punto la società replica:
"Fin qui tutto è logico! Ma come imputare ad un bambino che
soffre di tumore o di violenze, un qualsiasi comportamento scorretto
o colpevole?" Nessuna madre può essere consolata dicendole:
"Abbi fede! Anche il Cristo ha sofferto sulla Croce!"
Già! Ma con quale criterio
soprannaturale viene scelto a «caso» un bambino piuttosto che un
altro? La tanto decantata Giustizia Divina dove sarebbe? Non è più
coerente ammettere, indagando a fondo, che quell'Anima abbia provocato la reazione in una vita vissuta male in precedenza?
Nel Vangelo abbiamo vari fatti che
riportano a questa Verità, eppure non la vogliamo vedere!
Jacques Joseph Tissot, detto James 1836-1902 |
"Ma Io vi dico: Elia è venuto e
non l'hanno riconosciuto [...]. Allora i discepoli compresero che
aveva parlato loro di Giovanni Battista." Mt. 17, 12-13.
Lo stesso Matteo riporta un'altra
precisazione di Gesù sul medesimo soggetto:
"Poiché tutti i
profeti e la Legge hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete
intendere, egli è quell'Elia che doveva venire. Chi ha orecchi oda!"
Mt. 11, 13-14.
E ancora in Gv. 9, 1-41 troviamo: - E
(Gesù) passando vide un uomo cieco sin dalla nascita ed i Suoi
discepoli Gli domandarono: "Rabbi chi ha peccato, lui o i suoi
genitori perché lui nascesse cieco?"
Come si vede, tale domanda conferma la
credenza nel concetto reincarnativo, ossia un'azione disarmonica dal
conseguente effetto «boomerang» ricadente sullo stesso individuo. E
più avanti, nell'identico brano, al versetto 34, c'è scritto: "[...]
Sei nato interamente nel peccato e vuoi insegnare a noi?"
Gesù e il cieco nato di Simon Dewey |
Lo stesso S. Agostino nelle sue
"Confessioni" esclama:
"Dimmi, Signore Misericordioso, se
mai la mia infanzia sia succeduta a qualche altra esistenza ormai
morta; forse quella che vissi nel grembo della madre mia? E
prima di codesto periodo, oh mio Dio e mia dolcezza, fui in qualche
luogo, fui qualcuno?" Libro I, cap.VI.
Ritornando dunque al tema centrale
dell'argomento «dolore», possiamo constatare che non può essere
disgiunto, per una questione di logica, dalla reincarnazione. Cfr. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI).
Rimarrebbero altrimenti insoluti molti
quesiti e bisognerebbe rifugiarsi, come fa la Chiesa, nel mistero più
profondo, senza poter dare spiegazioni credibili a nessuno.
Infatti essa l'ha negata con un decreto
definitivo nel 553 d.C. sotto l'imperatore Giustiniano (II Concilio
di Nicea e V in generale), quando fu dato l'ostracismo ad Origene per eresia.
Egli fu il più grande Padre della
Chiesa, conosciuto in Alessandria e in tutta l'area mediterranea per
la sua erudizione, profonda ed illuminata Conoscenza spirituale e somma
sensibilità.
Il testo della sentenza che avrebbe per sempre oscurato la Luce della Verità fu questo: "Se qualcuno
difende la fantomatica preesistenza delle Anime e la mostruosa restaurazione che ne segue, su di lui sia anatema".
Per l'esattezza, la controversia iniziò
nel 325 d.C. (sotto l’imperatore Costantino, epoca del I Concilio
di Nicea) basata sugli scritti di Origene che era trapassato soltanto nel 254 d.C.
Costantino - 1° Concilio di Nicea - 325 d.C. |
Concludendo, è l'Anima che nel momento
in cui decide di ritornare ad avere un corpo fisico, per esigenze
evolutive, sceglie per sintonia vibrazionale l'ambiente, i genitori e
le prove da superare più o meno dolorose, tutte però proporzionate
al suo grado di sopportazione. (Ved. QUI).
Richiesta che viene effettuata in
rapporto a "debiti" o "errori" passati che la
porteranno a livelli successivi di espansione spirituale, a più ampi
orizzonti di pensiero, sino al definitivo "Ritorno a Casa".
Ecco dunque, in sintesi, la funzione
del dolore ed il suo percorso:
Errore–Dolore–Espiazione–Evoluzione–Ascesa–Catarsi (o purificazione totale), e definitivo rientro al Punto d'Origine dopo la Caduta iniziale.
Finalmente l'Anima, dopo tanto ed
affannoso peregrinare, termina così la sua estenuante fatica e
raggiunge di nuovo l'Armonia del Tutto, dalla quale era partita da tempi immemorabili.
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