Sebirblu, 25 aprile 2015
Ormai aumentano sempre più, cari
Lettori, le testimonianze relative ad uomini di scienza che avallano
e confermano la continuità di vita dopo la morte, sebbene in altre
dimensioni.
È il caso di un cardiologo, che
intervistato, non ha esitato un attimo a dichiarare quello che fino a
poco tempo fa, appariva addirittura impensabile: la possibilità di
uscire dal proprio corpo per poi rientrarvi dopo l'accertamento
ufficiale di avvenuto decesso.
Eccone il racconto...
Il Parere di un ragguardevole Chirurgo:
"Nelle Esperienze di pre-morte
(NDE) c'é la prova del distacco dell'Anima dal Corpo".
Lloyd William Rudy, prestigioso
cardiochirurgo deceduto nel 2012, ha riportato uno dei casi più
emblematici di NDE: un paziente, dichiarato morto da almeno venti
minuti, è ritornato alla vita raccontando dettagliatamente tutto ciò
che aveva visto.
Il dottor Rudy ha pensato che questo
caso, insieme a molti altri, fosse la prova del possibile distacco
dell'anima dal corpo al momento del trapasso.
Nel corso degli ultimi anni, alcuni
ricercatori olandesi hanno raccolto più di 70 casi sulle esperienze
di pre-morte, registrando i racconti di persone che avevano lasciato
i loro organismi fisici e osservato scene poi descritte con
impressionante precisione.
I particolari di ciò che hanno visto
(le azioni dei medici in ospedale, per esempio) si sono rivelate
corrette, fornendo alcune delle prove più significative
sull'esistenza delle capacità mentali extra-cerebrali.
Titus Rivas, Anny Dirven e Rudolf Smit
hanno pubblicato una serie di registrazioni in un libro in lingua
olandese intitolato "Wat een stervend brein niet kan" (Ciò
che un cervello morente non può fare).
Come riporta The Epoch Times, in un
caso riferito dal cardio-chirurgo Lloyd W. Rudy (1934-2012), un
paziente dichiarato morto da almeno venti minuti è incredibilmente
ritornato in vita.
Non solo questo suo rientro è
risultato insolito, ma anche tutto ciò che ha raccontato riguardo al
periodo in cui si trovava "morto" sfida ogni spiegazione
razionale.
Il dottor Lloyd Rudy si era laureato
all'Università di Washington, era stato preside del "Programma
Cuore" presso la Facoltà di Medicina dell'Università della
Georgia e membro del primo team di trapianti di cuore all'Università
di Stanford.
Egli e il suo assistente Roberto
Amado-Cattaneo, avevano eseguito un intervento chirurgico per
sostituire una valvola cardiaca infetta. L'infezione aveva causato al
paziente un aneurisma e l'uomo poteva essere tenuto in vita solo
per mezzo di un respiratore automatico.
Verso la fine dell'intervento, però,
la situazione era precipitata e il paziente non aveva dato più cenni
di vita. Rammaricati, i medici avevano quindi redatto il certificato
di morte e informato del decesso la moglie dell'uomo dopo aver spento
i macchinari.
"Al termine dell'operazione, i
chirurghi avevano dimenticato però di spegnere il dispositivo che
misurava alcune funzioni del corpo, quali la pressione del sangue.
In più, poco prima che l'uomo cessasse
di vivere, avevano introdotto nel suo corpo una lunga sonda con un
sensore incorporato per rilevare con precisione il suo battito
cardiaco.
Discutevano intanto sul come avrebbero
potuto intervenire e quali farmaci avrebbero potuto somministrare al
paziente per poterlo salvare" – hanno scritto i ricercatori
olandesi.
Ma l'uomo nel frattempo morì ed erano
già trascorsi venti o venticinque minuti da quando il paziente era
stato dichiarato morto...
"Il cardiologo e il suo assistente si
erano già tolti i camici, i guanti e le mascherine ed erano in piedi
davanti alla porta aperta.
Improvvisamente, si avvidero di una
sorta di attività elettrica… Entrambi pensarono
che potesse essere l'effetto di possibili convulsioni cardiache, ma
il segnale aumentò fino a diventare un vero e proprio battito
cardiaco, prima lento poi sempre più rapido".
Nessuno aveva fatto niente per
rianimare il paziente da quando ne era stato decretato il decesso: il
risveglio era avvenuto spontaneamente. Ci sono voluti un paio di
giorni affinché l'uomo riprendesse conoscenza, ciononostante il
recupero fu completo, senza alcun segno di danno cerebrale.
"In passato, avevo sperimentato alcune
situazioni in cui i degenti si erano ripresi da uno shock lungo e
profondo, nondimeno queste persone erano ancora in vita, invece in
questo caso l'uomo era deceduto", ha ricordato il dottor
Amado-Cattaneo.
Esattamente come molte altre persone
hanno riferito di aver lasciato il corpo durante una NDE, il paziente
ha descritto una luce brillante alla fine di un tunnel". (Per approfondimenti su questa importantissima esperienza QUI e QUI; ndr).
Ma sono gli avvenimenti che egli ha
osservato all'interno dell'ospedale ad incuriosire coloro che
hanno cercato di assodare scientificamente le esperienze di
pre-morte.
L'uomo ha raccontato di aver visto i
dottori Lloyd Rudy e Amado-Cattaneo parlare, ha descritto con precisione la
loro posizione nella stanza e il fatto che stessero con le braccia
incrociate sul petto mentre l'anestesista entrava nella stanza.
Ancor più interessante, ha narrato di
aver veduto il monitor del computer, presso il quale stava
un'infermiera, costellato di post-it attaccati e allineati uno sopra
l'altro.
Ed effettivamente, la donna aveva
annotato su foglietti adesivi alcuni messaggi telefonici per il
dottor Rudy e li aveva disposti proprio in quel modo.
"Il paziente non avrebbe potuto vedere quei foglietti degli appunti prima della operazione" – ha precisato
il cardiologo.
"Ovviamente, la maniera in cui i post-it
erano stati disposti sul monitor era diversa da come invece erano
posizionati su altri computer e l'uomo non avrebbe avuto modo di indovinare
l'ordine con cui erano stati collocati" – hanno riportato gli
autori.
Il dottor Rudy ha concluso che il paziente
doveva realmente essersi trovato fuori dal suo corpo fisico, perché
altrimenti non avrebbe potuto descrivere la circostanza in maniera
così precisa. A suo avviso, la coincidenza o la semplice preveggenza
non possono essere delle spiegazioni plausibili.
Anche l'altro chirurgo, il dottor
Amado-Cattaneo non è riuscito a spiegarsi il fenomeno. Ha confermato
che l'uomo aveva descritto con esattezza gli eventi, dal momento che
i suoi occhi, tenuti chiusi da un nastro a protezione della cornea
durante l'operazione, non potevano aver visto niente.
Le macchine che stavano monitorando le
funzioni vitali funzionavano molto bene; il cuore ad un tratto si era
fermato e non aveva mostrato alcun segnale di respirazione per almeno
venti minuti.
Rivas e Smit hanno concluso che la
raccolta di tali prove aneddotiche rende sempre più difficile
archiviare questo tipo di casi come delle semplici suggestioni.
Revisione, adattamento e cura:
Sebirblu.blogspot.it
Fonte: ilnavigatorecurioso.it
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