L'ondata vergognosamente russofoba che ha investito negli ultimi tempi l'Europa e l'Occidente, soprattutto l'Italia in diversi ambiti, dalla cultura all'arte, dalla musica alla scienza, per arrivare persino alle discipline sportive (ved. QUI e QUI), mi ha indotto per un forte senso di giustizia a pubblicare alcuni brani di uno dei più grandi intellettuali della storia del secolo scorso.
È impressionante scoprire come le parole dell'illustre protagonista di questo mio lavoro rispecchino profondamente lo scenario nefasto imposto da qualche anno alla razza umana sul palco del mondo...
Il premio Nobel, scrittore cristiano ortodosso russo, Aleksandr Isaevič Solženicyn, nel discorso "L'empietà: il primo passo verso il Gulag", da lui tenuto quando ricevette il 'Premio Templeton' per il progresso nella religione a maggio del 1983, spiegò come la rivoluzione russa fu facilitata da una mentalità atea e da un lungo processo di secolarizzazione che alienò il popolo da Dio, dalla morale e dalle credenze cristiane tradizionali. Eccone alcune parti...
Aleksandr-Solženicyn (1918-2008) |
Le mancanze della coscienza umana, priva della sua dimensione divina, sono state un fattore determinante in tutti i grandi crimini di questo secolo. Fra queste, innanzitutto fu la Prima Guerra mondiale, e gran parte della nostra attuale situazione può essere fatta risalire ad essa.
Fu un conflitto (il cui ricordo sembra svanire) in cui l'Europa, piena di salute e di abbondanza, cadde in una furia di automutilazione che non poté che indebolire le sue forze per un secolo o più, e forse per sempre.
L'unica spiegazione possibile per tale guerra è un'eclissi mentale tra i leader europei a causa della perduta consapevolezza di un Potere Supremo al di sopra di loro. Soltanto un'amarezza senza Dio avrebbe potuto spingere stati apparentemente cristiani ad impiegare gas velenosi, un'arma così palesemente oltre i confini dell'umanità.
Lo stesso tipo di difetto primario, ossia la mancanza di una dimensione divina, si è manifestato dopo la Seconda Guerra mondiale, quando l'Occidente ha ceduto alla tentazione satanica dell'«ombrello nucleare».
Equivaleva a dire: cacciamo le preoccupazioni, liberiamo le giovani generazioni dai loro doveri e obblighi, non facciamo alcuno sforzo per difenderci né tanto meno difendere gli altri, chiudiamo gli orecchi ai gemiti che provengono dall'Oriente e viviamo invece alla ricerca della felicità.
Se il pericolo dovesse minacciarci, saremo protetti dalla bomba nucleare; in caso contrario, lasciamo che il mondo bruci all'Inferno per quanto ci interessa. Lo stato pietosamente impotente in cui è sprofondato l'Occidente contemporaneo è in larga misura dovuto a questo errore fatale.
Il mondo di oggi ha raggiunto uno stadio che, se fosse stato descritto nei secoli precedenti, avrebbe suscitato il grido: «Questa è l'Apocalisse!»
Eppure ci siamo abituati a questo tipo di mondo; ci sentiamo anche a casa in esso.
Dostoevskij avvertì che «grandi eventi potrebbero verificarsi su di noi e coglierci intellettualmente impreparati». Questo è esattamente ciò che è successo. E predisse che «il mondo sarà salvato solo dopo essere stato posseduto dal demone del Male».
Se si salverà davvero, dovremo aspettare e vedere: questo dipenderà dalla nostra coscienza, dalla nostra lucidità di spirito, dai nostri sforzi individuali e congiunti di fronte a circostanze catastrofiche.
Ma è già avvenuto che il demone del Male, come un turbine, giri trionfante in tutti e cinque i continenti della terra. [...]
In passato, la Russia ha conosciuto un'epoca in cui l'ideale sociale non era la fama, la ricchezza o il successo materiale, ma uno stile di vita pio. La Russia fu allora immersa in un cristianesimo ortodosso che rimase fedele alla Chiesa dei primi secoli.
L'Ortodossia di quel tempo sapeva come salvaguardare il suo popolo sotto il giogo di un'occupazione straniera durata più di due secoli, mentre nel medesimo tempo respingeva colpi iniqui dalle spade dei crociati occidentali.
In quei secoli la fede ortodossa nel nostro Paese entrò a far parte del modello stesso di pensiero e della personalità del nostro popolo, delle forme di vita quotidiana, del calendario del lavoro, delle priorità di ogni impresa, dell'agenda della settimana e dell'anno. La fede era la forza plasmatrice e unificante della nazione. [...]
Fu Fëdor Dostoevskij, ancora una volta, a trarre dalla Rivoluzione francese e dal suo apparente odio per la Chiesa la lezione che «la rivoluzione deve necessariamente iniziare con l'ateismo».
Questo è assolutamente vero. Ma il mondo non aveva mai conosciuto prima una empietà organizzata, militarizzata e tenacemente malevola come quella praticata dal marxismo.
All'interno del sistema filosofico di Marx e Lenin, e nel cuore della loro psicologia, l'odio verso Dio è la forza trainante principale, più fondamentale di tutte le loro pretese politiche ed economiche.
L'ateismo militante non è semplicemente marginale o accessorio rispetto alla politica comunista; non è un effetto secondario, ma il perno centrale. [...]
Putin onora l'89° compleanno di Solženicyn |
Anch'essa è stata testimone di scismi dilanianti, sanguinose guerre di culto e rancori, per non parlare della marea di secolarismo che, dal tardo medioevo ha inondato progressivamente le terre occidentali.
Questo graduale indebolimento delle forze spirituali dall'interno è una minaccia alla fede, che forse è ancor più pericolosa di qualsiasi tentativo di aggredire violentemente la religione dall'esterno.
Impercettibilmente, attraverso decenni di graduale erosione, il senso della vita in tutto l'Occidente ha cessato di essere visto come qualcosa di più alto della «ricerca della felicità», una meta che è stata anche solennemente garantita dalle costituzioni.
I concetti di Bene e Male sono stati ridicolizzati per diversi secoli; banditi dall'uso comune, sono stati sostituiti da considerazioni politiche o di classe con valori di breve durata. È diventato imbarazzante affermare che il Male fa la sua casa nel cuore umano prima di entrare in un sistema politico.
Eppure non è ritenuto vergognoso fare sciocche concessioni ad un Male integrale... L'Occidente sta inevitabilmente scivolando verso l'abisso. Le società che ne fanno parte stanno perdendo sempre più la propria essenza sostanziale mentre cedono sconsideratamente le loro generazioni più giovani all'ateismo.
Se un film blasfemo su Gesù viene proiettato negli Stati Uniti, presumibilmente uno dei paesi più religiosi del mondo, o se un importante giornale pubblica una caricatura spudorata della Vergine Maria, di quale ulteriore prova d'empietà si ha bisogno?
Quando i diritti esterni sono del tutto illimitati, perché uno dovrebbe fare uno sforzo interiore per trattenersi da atti ignobili?... Gli insegnanti atei stanno allevando la progenie più giovane in uno spirito d'odio per la propria società. [...]
"Preti russi cristiano-ortodossi ai lavori forzati" di Ivan Vladimirov (1869-1947) |
Questo odio deliberatamente nutrito si diffonde poi a tutto ciò che è vivo, alla vita stessa, al mondo con i suoi colori, suoni e forme, al corpo umano. L'amarezza dell'arte del ventesimo secolo sta morendo a causa di questa brutta passione, perché l'arte è infruttuosa senza l'amore.
In Oriente l'arte è crollata perché è stata abbattuta e calpestata, ma in Occidente la caduta è stata volontaria, un declino in una ricerca artificiosa e pretenziosa in cui l'artista, invece di tentare di rivelare il piano divino, cerca di mettere sé stesso al posto di Dio.
Anche qui assistiamo all'unico esito di un processo mondiale, con Oriente e Occidente che danno gli stessi risultati, e ancora una volta, per lo stesso motivo: gli uomini hanno dimenticato Dio.
Con tali eventi globali che incombono su di noi come montagne, anzi, come intere catene montuose, può sembrare incongruo e inappropriato ricordare che la chiave primaria del nostro essere o non essere risiede in ogni singolo cuore umano, nella preferenza per il Bene specifico o per il Male...
Le teorie sociali che hanno promesso così tanto hanno dimostrato il loro fallimento, lasciandoci in un vicolo cieco. Ci si poteva ragionevolmente aspettare che il popolo occidentale si accorgesse di essere assediato da numerose falsità arbitrariamente coltivate e non permettesse che le bugie gli venissero imposte così bene.
Tutti i tentativi di trovare una via d'uscita dalla difficile situazione del mondo attuale sono inutili a meno che non riorientiamo la nostra coscienza, con pentimento, al Creatore di Tutto: senza fare questo, nessuna uscita sarà illuminata e la cercheremo invano.
Icona russa raffigurante il Pentimento e la Penitenza |
Le risorse che abbiamo messo da parte per noi stessi sono troppo povere per il compito. Dobbiamo prima riconoscere l'orrore perpetrato non da qualche forza esterna, non da nemici di classe o nazionali, ma individualmente dentro ciascuno di noi e all'interno di ogni società.
Questo è vero in special modo per un consorzio umano libero e altamente sviluppato, perché qui in particolare abbiamo sicuramente portato tutto su di noi, di nostra spontanea volontà. Noi stessi, nel nostro quotidiano egoismo sconsiderato, teniamo stretto quel cappio...
La vita non consiste nella ricerca del successo mondano, ma in una degna crescita spirituale. La nostra intera esistenza terrena non è che una fase di transizione nel movimento verso qualcosa di più elevato, e non dobbiamo inciampare e cadere, né indugiare infruttuosamente su un gradino della scala.
Le leggi materiali da sole non spiegano la nostra vita né le danno una direzione. Le leggi della fisica e della fisiologia non riveleranno mai il modo indiscutibile con cui il Creatore partecipa costantemente, giorno dopo giorno, alla vita di ciascuno di noi, donandoci immancabilmente l'energia dell'esistenza; quando questo sostegno ci lascia, moriamo.
E nella vita di tutto il nostro pianeta, lo Spirito Divino si muove sicuramente con la medesima forza: questo dobbiamo concepire nella nostra ora buia e terribile.
Alle sconsiderate e vane speranze degli ultimi due secoli, che ci hanno ridotti alla insignificanza e portato sull'orlo della morte nucleare e non, possiamo proporre solo una ricerca decisa della calda Mano di Dio che abbiamo così avventatamente, e sicuri di noi stessi, rifiutato.
Solo così i nostri occhi si possono aprire agli errori di questo sfortunato ventesimo secolo (e il ventunesimo in atto; ndt) e i nostri annunci possono essere indirizzati a correggerli. Non c'è nient'altro a cui aggrapparsi nella frana: la visione combinata di tutti i pensatori dell'Illuminismo è nulla.
I nostri cinque continenti sono presi da un turbine. Ma è nel corso di prove come queste che si manifestano i doni più alti dello Spirito umano. Se periamo e perdiamo questo mondo, la colpa sarà solo nostra."
Aleksandr Solženicyn
Dalle riflessioni di Fr. Stefano Freeman (QUI) riporto inoltre:
[...] "Solženicyn visse in tempi estremamente complessi. Lo Stato che lo imprigionò una volta fu idealizzato da lui... e lo Stato che lo opprimeva e cercava di farlo tacere si trovava anche nella terra che custodiva uno dei luoghi più profondi del suo cuore.
Fu esiliato nel 1974, stabilendosi infine nel Vermont (in USA). Acclamato in tutto il mondo come un paladino della libertà, ha tuttavia scoperto che i media occidentali si sono rivoltati contro di lui quando ha criticato l'abuso della libertà e il dilagante decadimento della vita nella terra del suo esilio.
Col tempo, i media hanno trovato più facile liquidarlo come un burbero russo, un artefatto di una società che aveva un lungo passato. Fu accusato di molte cose (per quanto i suoi padroni russi cercassero di screditarlo).
Ma la verità dell'uomo mostrava che rimaneva sempre lo stesso, sia che vivesse sotto i sovietici, oppure acclamato o deriso in Occidente, sia che nell'Est quanto nell'Ovest fossero felici di vederlo muto, ed è questa una semplice testimonianza della corruzione quasi illimitata dello stato moderno.
La sua pratica di vita può essere riassunta nel titolo di uno dei suoi scritti: «Live Not by Lies», ossia «Non vivere per (mezzo di) Bugie». Il testo in sé merita una lettura. Per Solženicyn significava esprimere la verità del suo cuore sempre e in ogni momento, senza paura." [...]
"Stiamo ormai per toccare il fondo, su tutti noi incombe la più completa rovina fisica e spirituale, e noi continuiamo a farfugliare con un pavido sorriso: «Come potremmo impedirlo? Non ne abbiamo la forza».
Siamo a tal punto disumanizzati, che per la modesta zuppa di oggi siamo disposti a sacrificare qualunque principio, la nostra anima, tutti gli sforzi di chi ci ha preceduto, ogni possibilità per i posteri, pur di non disturbare la nostra grama esistenza. Non abbiamo più nessun orgoglio, nessuna fermezza, nessun ardore nel cuore.
Non ci spaventa neppure la morte atomica universale, non abbiamo paura di una terza guerra mondiale (ci sarà sempre un angolino dove nascondersi), abbiamo paura soltanto di muovere i passi del coraggio civico. Ci basta non staccarci dal gregge, non fare un passo da soli, non rischiare di trovarci tutt'a un tratto privi del filoncino di pane bianco, dello scaldabagno, del permesso di soggiornare a Mosca.
Ce l'hanno martellato nei circoli di cultura politica e il concetto ci è entrato bene in testa, ci assicura un'esistenza comoda per il resto dei nostri giorni: l'ambiente, le condizioni sociali, non se ne scappa, l'esistenza determina la coscienza, noi cosa c'entriamo? Non possiamo far nulla.
Invece possiamo tutto! Ma mentiamo a noi stessi per tranquillizzarci. Non sono loro i colpevoli: è colpa nostra, soltanto nostra!
Si obietterà: ma in pratica che cosa si potrebbe escogitare? Ci hanno imbavagliati, non ci danno retta, non ci interpellano. Come costringere quelli là ad ascoltarci? Fargli cambiare idea è impossibile. [...]
Ma veramente è un circolo chiuso e non c'è alcuna via d'uscita? E non ci resta se non attendere inerti che qualcosa accada da sé? Ciò che ci sta addosso non si staccherà mai da sé se continueremo tutti ogni giorno ad accettarlo, ossequiarlo, consolidarlo, se non respingeremo almeno la cosa a cui è più sensibile: la menzogna!
Ed è proprio qui che si trova la chiave della nostra liberazione, una chiave che abbiamo trascurato e che pure è tanto semplice e accessibile: il rifiuto di partecipare personalmente alla menzogna. Anche se essa ricopre ogni cosa, anche se domina dappertutto, su un punto siamo inflessibili: che non domini per opera nostra!
Ciascuno di noi dunque, superando la pusillanimità, faccia la propria scelta: o rimanere servo cosciente della menzogna (sicuramente non per inclinazione, ma per sfamare la famiglia, per educare i figli nello stesso spirito menzognero), o convincersi che è venuto il momento di scuotersi, di diventare una persona onesta, degna del rispetto tanto dei figli quanto dei contemporanei. [...]
Certo, sulle prime sarà duro. Qualcuno si vedrà temporaneamente privato del lavoro. Per i giovani che vorranno vivere secondo il Vero, all'inizio l'esistenza si farà alquanto complicata: persino le lezioni che si apprendono a scuola sono infatti assai zeppe di menzogne, occorre scegliere.
Ma per chi voglia essere onesto non c'è scappatoia, neppure in questo caso: mai, neanche nelle più innocue materie tecniche, si può evitare l'uno o l'altro dei passi che si sono descritti, dalla parte della verità o dalla parte della menzogna: dalla parte dell'indipendenza spirituale o dalla parte della servitù dell'anima.
E chi non avrà avuto neppure il coraggio di difendere la propria anima non ostenti le sue vedute d'avanguardia, non si vanti di essere un accademico o un artista del popolo o un generale: si dica invece, semplicemente: sono una bestia da soma e un codardo, mi basta stare al caldo a pancia piena."
Il presidente Putin inaugura la statua dedicata ad Aleksandr Solženicyn |
Fonte: orthochristian.com
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