Credito dell'immagine a Renovatio 21, QUI. |
Nonostante l'indifferenza generale in tema di religione in cui è caduta la gran parte degli italiani, e non limito il mio dire solo alla sfera cattolica, ma a tutti coloro che sono cresciuti in una nazione che, con Roma, da più di duemila anni "culla della cristianità" e "terra dei maggiori martiri" al seguito del Cristo, hanno potuto ricevere sin da piccoli l'eco delle Sue Parole e dei Suoi insegnamenti, ritengo sia giusto "gridare dai tetti" lo scandalo e l'indecenza vergognosa raggiunti, senza alcun ritegno, dai più alti membri della Chiesa Universale.
Padre Antonio Spadaro, gesuita, giornalista, teologo e critico letterario italiano, direttore dal 2011 della rivista Civiltà Cattolica, è uno di questi, perché commentando nel suo articolo la lettura evangelica di domenica 20 agosto sulla "donna cananea", ha contribuito in via definitiva a smascherare la Falsa chiesa dell'Impostore argentino, ricalcandone le tracce.
Bergoglio e Spadaro - entrambi gesuiti. |
«[...] fin'ora non si era ancora arrivati a reinterpretare lo stesso Gesù o accusare Nostro Signore di rigidità, intolleranza, nazionalismo, di comportarsi da teologo (termine che dal 2013 non è più un complimento) o – per usare una espressione cara a (lo pseudo; ndr) Papa Francesco – "indietrismo".
Il Vangelo della scorsa domenica (XX del Tempo Ordinario, Mt 15, 21-28) ha dato però l'occasione ad un sacerdote molto in vista (e molto vicino al Papa) di spiegare la propria versione del testo.
E lo ha esposto, non sul giornalino della parrocchia, ma su un quotidiano nazionale schierato radicalmente a sinistra (nota forse non necessaria ma utile per confermare quanto detto sopra).
Il brano lo conosciamo (sto scherzando!): riguarda il passaggio di Gesù a Tiro e Sidone, località pagane. Interpellato da una donna cananea, Gesù rifiuta inizialmente (e con durezza) di operare il miracolo perché, afferma, «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele».
Ma alla fine Egli cede per l'insistenza, la tenacia e la fede di quella donna disperata che implora aiuto: Allora il Signore le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri».
L'episodio racconta la misericordia del Cristo che offre un'apertura universale alla salvezza anche fuori dal popolo eletto e che – ancora una volta – non opera miracoli dove non trova la fede in coloro che chiedono aiuto.
Ma per il sacerdote gesuita c'è qualcosa di più. Gesù non accoglie la richiesta della donna a causa della sua rigidità, del suo rigorismo, della sua durezza, del suo essere "teologo". Ma alla fine Lui stesso guarisce dalla sua malattia.
"La donna cananea" - (autore non trovato) |
‒ Gesù resta dapprima "indifferente"; poi replica in maniera "stizzita e insensibile"; "risponde in maniera beffarda e irriguardosa"; pretende di "fare il teologo"; rifiuta la misericordia; la sua è una "caduta di tono, di stile di umanità"; Gesù appare come "accecato dal rigorismo e dal nazionalismo teologico".
Ma le parole della donna "sconvolgono la rigidità di Gesù", lo convertono. Gesù appare "guarito": "libero dalla rigidità dagli elementi teologici, politici e culturali del suo tempo".
Secondo la versione del gesuita, dunque, Gesù sarebbe un "indietrista" che si converte e viene miracolato dalla donna pagana.
Un'immagine plastica di quello che viviamo oggi: cattolici ancora tenacemente legati alla dottrina e al catechismo, nazionalisti, teologi, bacchettoni e giudicanti, incapaci di aggiornarsi, malati di indietrismo e di rigorismo, che hanno bisogno di convertirsi e di guarire ascoltando la donna pagana, ascoltando gli atei, i lontani, gli anticlericali che fanno belle battaglie, in una parola ascoltando e seguendo il mondo.
Questo è per il gesuita – l'inizio di una rivoluzione (QUI l'originale di Spadaro).
Nei suoi sermoni Sant'Agostino afferma: "Cristo si mostrava indifferente verso di lei non per rifiutarle la Sua misericordia, ma per accendere il suo desiderio".
Personalmente ritengo che la prima lettura di domenica, tratta dal profeta Isaia, illumini il brano del Vangelo: Dio offre la possibilità di accedere alle promesse fatte a Israele a tutti quelli che si convertono a Lui.
A tutti coloro che sono disposti ad adorarlo, cambiando vita ed osservando i suoi Comandamenti. La conversione è dunque conditio sine qua non per attingere a piene mani alla misericordia e alle grazie riservate da Dio agli uomini che, nella loro libertà possono rifiutare la conversione e la grazia.
L'idea che sia Gesù a doversi convertire sembra un po' una forzatura dettata da – come affermato da un sacerdote (Spadaro; ndr) – una forma di "misericordiosamente corretto".
Una necessità di utilizzare il Vangelo per spingere ad una conversione al mondo che tradisce una malsana passione per ciò che è lontano da Dio e dalle Sue leggi.»
"Oro e Carne" di Marcello Ciampolini. (Gli strumenti del Mondo... ossia di Lucifero). |
A me pare, senza tema di alcuna smentita, che qui si tratta di blasfemìa, senza dubbio e che dover essere testimoni, come VERI cristiani, di una aberrazione del genere contro il Nostro Salvatore è qualcosa di rivoltante! Che Dio perdoni tutta questa cricca di traditori impudenti ed ingrati.
Riflettendo, mi vien da pensare che se specialmente noi italiani fossimo stati un po' meno ignoranti nelle Scritture, un po' meno "bigotti" nel professare una fede cieca e più consapevoli della grandezza del Dono-Figlio inviato dal Padre alla razza umana, non saremmo arrivati a questo punto!
Ma Dio scrive diritto su righe storte... perciò stiamo assistendo ad una scrematura eccezionale della Sacra Istituzione fondata dal Cristo affinché tutto il marciume venga alla superfice, in modo che, sebbene ridotto e potentemente selezionato, il Suo Corpo Mistico risorga a nuova vita.
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Ed ecco l'articolo-commento-bomba scritto il 27 agosto da mons. Carlo Maria Viganò, pubblicato nel sito di Aldo M. Valli:
«Nelle parole di Spadaro affiora, come rimestando in una pozza di liquami, la feccia del peggior Modernismo che impesta la Chiesa da ormai più di un secolo. Il Modernismo mai definitivamente estirpato dai seminari e dagli atenei sedicenti cattolici, al quale una setta di eretici e traviati ha eretto il totem del Concilio (1962‒1965; ndr), sostituendolo a duemila anni di Tradizione.
Fino ad un po' di tempo fa questa "sintesi di tutte le eresie" cercava di rendersi presentabile omettendo di manifestare la sua indole anticristica, seppur le fosse consustanziale: vi era sempre il rischio che qualche Prelato vagamente conservatore e non ancora del tutto acquisito alla causa potesse accorgersi della sua pericolosità intrinseca.
Certo, la divinità di Cristo era considerata un pio desiderio sgorgato dall'esigenza di sacro della "comunità primitiva", i Suoi miracoli erano esagerazioni, le Sue parole metafore; d'altra parte, «non c'erano registratori», come ha detto Arturo Sosa, Preposito Generale della Compagnia di Satana.
Oggi, protetti da un gesuita che in violazione alla Regola di Sant'Ignazio occupa il Soglio di Pietro, i peggiori seguaci di questa setta si sentono liberi di dare la stura alle loro farneticazioni e giungono, in un delirio infernale, a bestemmiare Gesù Cristo, già fatto oggetto di inquietanti epiteti da parte di Bergoglio. «Gesù si è fatto serpente, si è fatto diavolo», ha detto l'Argentino tempo fa.
(Ved. QUI e il seguente video del 2016; ndr).
Inutile spiegare a queste menti irretite ciò che i Santi Padri hanno insegnato sul passo evangelico della Cananea: a loro interessa tenere ben alto sul suo piedistallo l'idolo del Vaticano II; e poco importa se per difendere i loro errori devono calpestare il Figlio di Dio, offendendoLo e bestemmiandoLo come nemmeno i peggiori eresiarchi del passato avevano osato fare.
Quella di Spadaro non è una semplice provocazione – cosa già di per sé inaudita – ma la manifestazione, l'epifania, come la chiamerebbe qualche "teologo" di Santa Marta, di una controchiesa con i suoi falsi dogmi, i suoi precetti mendaci, la sua predicazione ingannatrice, i suoi ministri corrotti e corruttori.
Una controchiesa prona all'Anticristo, a tutto ciò che rappresenta la negazione e la sfida alla Signoria di Dio sull'uomo. Orgoglio. Orgoglio luciferino. Orgoglio che non conosce limiti né freni.
La setta che eclissa la Chiesa di Cristo non si nasconde più: essa si mostra e pretende di sostituirsi definitivamente alla vera Chiesa, mostra i suoi idoli ed esige che li si adori, al prezzo di rinnegare il Salvatore stesso, confutare la Sua divinità, giudicare le Sue azioni, contestare le Sue parole.
Ma se i semplici hanno già compreso che il prezzo di questa ὕβρις* è la νέμεσις*, la quasi totalità dei Pastori – Cardinali, Vescovi, sacerdoti – si volta e guarda altrove.
**(Il primo termine si pronuncia Hýbris = insolenza, tracotanza, di solito come oltraggio verso la Divinità. Il secondo termine si traduce in Némĕsis o Némesi, ossia la rappresentazione della Giustizia che ineluttabilmente si abbatte su chi o su ciò che turba l'Ordine dell'Universo: la legge di Causa ed Effetto o del Karma per l'Oriente; ndr).
Essi sanno bene che la loro pavidità, il loro conformismo, il loro desiderio di non apparire retrogradi li ha resi corresponsabili di questa rivoluzione infernale, che pure avrebbero potuto fermare a suo tempo; ma siccome per sessant'anni hanno preso parte anch'essi al culto del Concilio, preferiscono proseguire sulla strada intrapresa verso la rovina della Chiesa e delle anime, piuttosto che fermarsi e tornare al punto in cui hanno deviato il cammino.
Finiscono così per preferire il trionfo dei malvagi – e con esso il vilipendio blasfemo di Gesù Cristo – all'umile ammissione di aver sbagliato. Preferiscono lasciar dire che abbia sbagliato Nostro Signore, «accecato dal rigorismo teologico», piuttosto di riconoscersi essi stessi imprigionati negli errori e nelle eresie del Modernismo.
E a ben vedere è già inaudito il solo dover ipotizzare che dei Cattolici – non dico dei sacerdoti o dei Prelati – possano considerare possibile esservi una scelta.»
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
"Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele».
Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini».
«È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita."
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"Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi.
Questa donna era di lingua greca e d'origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di cacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».
Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va': il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato."
Jean Germain Drouais (1763-1788) "Cristo e la Cananea" - dettaglio. |
Matteo scrive: "Ed ecco una donna cananea, che veniva da quella regione", letterale "uscita da quei territori", oppure "da quei confini". Può quindi essere, secondo questi dati, che in realtà Nostro Signore fosse ancora in Galilea, molto prossimo ai territori pagani e che la donna, per raggiungerlo, abbia attraversato il confine tra la Fenicia e la Galilea superiore.
Teniamo presente che i due evangelisti non si prefiggono gli stessi scopi, perché Matteo scrive per gli Ebrei e Marco, dalla capitale dell'impero, per i Romani per cui i particolari possono differire tra loro.
Anche le origini della donna sono diverse: per Matteo è cananea, quindi appartenente ad un popolo visto negativamente perché erede della maledizione di Noè, i cui antenati furono cacciati dagli Ebrei dopo la conquista del "paese di Canaan".
Matteo pone così in evidenza il fatto che la donna apparteneva a ciò che restava dell'antica popolazione pagana che abitava la Siria-Palestina prima degli ebrei; Marco la chiama "siro fenicia" perché la Fenicia faceva parte della provincia romana di Siria.
Fatte queste precisazioni, focalizziamo l'attenzione sulla donna, "la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro": il testo di entrambi non specifica da quanto tempo durasse questo stato; fatto sta che quella donna, saputo della presenza di Gesù, "uscì dai suoi confini" – quindi anche quelli etnici e di eredità spirituale negativi in quanto pagana – per andare da Lui, consapevole che sarebbe stato l'Unico in grado di guarire la propria figlia.
L'episodio della donna siro-fenicia in una icona ortodossa. |
Alle parole di Gesù inerenti alla Sua Missione, di nuovo scrive Matteo, "Ma quella Gli si avvicinò e Gli si prostrò dinnanzi dicendo: «Signore, aiutami!»", segno che comprende, mutando la frase, per cui da un "Pietà di me Signore, Figlio di Davide" (che veniva pronunciato soltanto da ebrei e non da stranieri; ndr) la donna passa ad un modo di chiedere più umile e ancor più pressante del primo, ma ottenendo una risposta per lei durissima: "Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il loro pane per darlo ai cagnolini". E gli Ebrei definivano appunto "cani" – cioè animali impuri – tutti i pagani.
Con le sue espressioni, Gesù mette in risalto, mediante la cananea, la triste posizione di un essere umano allora impossibilitato a godere dei privilegi che avrebbe avuto se fosse stato appartenente al popolo ebraico, distinzione che verrà poi abolita da san Paolo nella lettera agli Efesini 2, 13-14: "Ora invece, in Cristo Gesù, voi che allora eravate lontani, siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. Lui infatti è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo".
Ai tempi dell'evento tale muro esisteva ancora, e in quell'istante la risposta della cananea diventa confessione pubblica: "Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli"; si tratta di parole che esprimono completamente la posizione da lei assunta e cioè che era conscia del fatto di non appartenere al popolo eletto cui spettava il diritto di essere chiamati "figli" e di stare a "tavola", ma chiedeva solo le briciole e non il pane. A lei bastavano gli avanzi e solo quelli sapeva di poter chiedere.»
D'altronde lo conferma Gesù stesso a Maria Valtorta nel dettato del 22 settembre '43 quando a tal proposito dice:
"L'insegnamento che dà il Mio Vangelo, e che voi poco o nulla meditate, è di alta Carità. Tre sono gli episodi che ve lo danno. Vi sono esposti con altre forme, ma Io, in quest'ora d'odio fra le razze del mondo, ve lo spiego a modo mio:
‒ il centurione che implora per il suo servo paralizzato, la donna cananea dalla risposta che è grido di smisurata fiducia, la moglie di Ponzio Pilato. Tre gentili (tre stranieri; ndr) fuori della Legge del Padre. [...]
Essi hanno avuto fede in Me più dei miei connazionali, hanno riconosciuto che Io sono il Lume di questa Fede e il loro credere non è rimasto senza premio." [...]
Non giudicate , figli, e non disprezzate. Amate soltanto, amate tutti; avete un unico Padre Creatore, ricordatevelo, siete perciò fratelli fra voi.
Perché allora tanto odio l'un verso l'altro? Non siate duri verso i fratelli. Guardate Gesù, il Maestro che non falla e che non ha respinto il centurione pagano e la cananea, giudicata in Israele una lebbrosa d'anima.
Badate che non sia Dio che giudica voi come tali, infetti come siete di ferocia, di frode, di lussuria e di superbia. Mondatevi al fuoco dell'Amore.
Esso è acqua lustrale che vi rende l'anima nuovamente bianca ed è tocco sublime che apre i vostri occhi accecati, i vostri orecchi tappati, che dà vita al vostro cuore paralizzato e vi rende capaci di capire ciò che la Divina Sapienza dice al vostro spirito, bisognoso di tanta luce e di tanto perdono."
Video di don Alessandro Maria Minutella, annunciato all'inizio, sul tema svolto.
Fonte: sabinopaciolla.com