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Autore: Natalia Tsarkova |
"L'umanità non troverà pace finché non si rivolgerà con fiducia
alla Divina Misericordia".
Giovanni Paolo II
Sebirblu, 19 aprile 2025
Ha ragione il noto giornalista Marcello Veneziani a parlare di nostalgia, riferentesi al compianto "Karol" chiamato affettuosamente "Lolek", dai suoi in patria, a confronto con il profondo squallore e il senso di vuoto portato da Bergoglio nel mondo cristiano e percepiti, purtroppo, solo dalle anime ardenti e con "gli occhi aperti" che non si lasciano ingannare dal "fumo di Satana".
Il suo eccellente articolo, scritto per il n°17 di "Panorama", richiamando alla memoria quanto Wojtyla stigmatizzasse la rinuncia europea alle radici cristiane (menzionata anche nel secondo brano postato QUI), mi dà l'occasione di aprire la nuova settimana ricordando che lo stesso Vicario petrino, poi fatto Santo, ha voluto fortemente elevare agli onori degli altari una sua conterranea e stabilirne la devozione per la domenica in Albis, come richiestole dal Cristo.
Infatti, è passato ormai un quarto di secolo da quel 30 aprile 2000, allorché, nel cuore del Giubileo, Giovanni Paolo II proclamava santa, la domenica successiva alla Pasqua, la polacca suor Faustina Kowalska.
In quel giorno diceva...
… «Nel Cenacolo, il Cristo porta il grande annuncio della Misericordia divina e ne affida agli apostoli il ministero: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20, 21-23).
Prima di pronunciare queste parole, Gesù mostra le mani e il costato. Addita cioè le ferite della Passione, soprattutto la ferita del cuore, sorgente da cui scaturisce la grande onda di misericordia che si riversa sull'umanità.
Da quel cuore suor Faustina Kowalska, la beata che d'ora in poi chiameremo santa, vedrà partire due fasci di Luce che illuminano il mondo: "I due raggi – le spiegò un giorno Gesù stesso ‒ rappresentano il sangue e l'acqua" (Diario, p. 132).
Sangue ed acqua! Il pensiero corre alla testimonianza dell'evangelista Giovanni che, quando un soldato (Longino; ndr) sul Calvario colpì con la lancia il costato del Cristo, vide uscirne "sangue ed acqua" (cfr. Gv 19, 34).
E se il sangue evoca il Sacrificio della Croce e il grande dono eucaristico, l'acqua, nella simbologia giovannea, ricorda non solo il Battesimo, ma anche il dono dello Spirito Santo (cfr. Gv 3, 5; 4, 14; 7, 37-39).
Attraverso il cuore di Cristo crocifisso la misericordia divina raggiunge gli uomini: "Figlia mia, dì che sono l'Amore e la misericordia in persona", richiederà Gesù a Suor Faustina (Diario, p. 374).
Questa misericordia Egli la effonde sull'umanità mediante l'invio dello Spirito che, nella Trinità, è la Persona-Amore.
E non è forse la misericordia un "secondo nome" dell'Amore, colto nel suo aspetto più profondo e tenero, nella sua attitudine a farsi carico di ogni bisogno, soprattutto nella sua immensa capacità di perdono?»
E prosegue Giovanni Paolo II nel suo discorso:
«È veramente grande oggi la mia gioia, nel proporre a tutta la Chiesa, quasi una elargizione di Dio per il nostro tempo, la vita e la testimonianza di Suor Faustina Kowalska.
Dalla Provvidenza divina l'esistenza di questa umile figlia della Polonia è stata tutta connessa alla storia del ventesimo secolo, il secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle. È, infatti, tra la prima e la seconda guerra mondiale che Cristo le ha affidato il suo messaggio di misericordia.
Coloro che ricordano, che furono testimoni e partecipi degli eventi di quegli anni e delle orribili sofferenze che ne derivarono per milioni di uomini, sanno bene quanto tale messaggio fosse necessario.
Disse Gesù a Suor Faustina: "L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Divina Misericordia" (Diario, p. 132). Attraverso l'opera della religiosa polacca, questo monito si è legato per sempre al secolo ventesimo, ultimo del secondo millennio e ponte verso il terzo.
Non è un annuncio nuovo, ma si può ritenere un regalo di speciale illuminazione, che ci aiuta a rivivere più intensamente il Vangelo della Pasqua, per offrirlo come un raggio di Luce agli uomini ed alle donne del nostro tempo.
Che cosa ci porteranno gli anni che sono davanti a noi? Come sarà l'avvenire dell'uomo sulla Terra? A noi non è dato saperlo. È certo, tuttavia, che accanto a nuovi progressi non mancheranno, purtroppo, esperienze dolorose.
Ma la Luce della Divina Misericordia, che il Signore ha voluto quasi riconsegnare al mondo attraverso il carisma di suor Faustina, illuminerà il cammino degli uomini tutti. (Cfr, anche QUI; ndr).
Come gli Apostoli un tempo, è necessario però che anche l'umanità di oggi accolga nel cenacolo della storia Cristo risorto, che mostra le ferite della Sua crocifissione e ripete: Pace a voi!
Occorre che l'umanità si lasci raggiungere e pervadere dallo Spirito che Cristo risorto le dona. È lo Spirito che risana le ferite del cuore, abbatte le barriere che ci distaccano da Dio e ci dividono tra noi, restituisce insieme la gioia dell'Amore del Padre e quella dell'unità fraterna.
È importante allora che raccogliamo per intero il messaggio che ci viene dalla Parola di Dio in questa seconda domenica di Pasqua, che d'ora innanzi in tutta la Chiesa prenderà il nome di "Domenica della Divina Misericordia". [...]
Il Suo messaggio compassionevole continua a raggiungerci attraverso il gesto delle Sue mani tese verso l'uomo che soffre.
È così che lo ha visto e lo ha annunciato agli uomini di tutti i continenti suor Faustina che, nascosta nel suo convento di Lagiewniki in Cracovia, ha fatto della sua esistenza un unico canto: Misericordias Domini in aeternum cantabo. (Sal 88 [89]).
La canonizzazione di Suor Faustina ha un'eloquenza particolare: mediante questo atto intendo oggi trasmettere questo messaggio al nuovo millennio. Lo trasmetto a tutti gli uomini perché imparino a conoscere sempre meglio il vero volto di Dio e il vero volto dei fratelli.
Amore di Dio e amore dei fratelli sono infatti indissociabili, come ci ha ricordato la prima Lettera di Giovanni: "Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti" (5, 2). L'Apostolo qui ci richiama alla verità dell'Amore, additandocene nell'osservanza dei comandamenti la misura e il criterio.
Non è facile, infatti, amare di un Amore profondo, fatto di autentico dono di sé. Questo Amore si apprende solo alla scuola di Dio, al calore della Sua carità. Fissando lo sguardo su di Lui, sintonizzandoci col Suo cuore di Padre, diventiamo capaci di guardare ai fratelli con occhi nuovi, in atteggiamento di gratuità e di condivisione, di generosità e di perdono. Tutto questo è misericordia!
Nel modo in cui l'umanità saprà recepire il segreto di questo sguardo misericordioso, si rivelerà una prospettiva realizzante il quadro ideale proposto nella prima lettura: "La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune" (At 4, 32). [...]
Ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha offerto la Sua vita, a tutti il Padre fa dono del Suo Spirito e offre l'accesso alla Sua intimità.
Questo messaggio consolante si rivolge particolarmente a chi, afflitto da una prova molto dura o schiacciato dal peso dei peccati commessi, ha smarrito ogni fiducia nella vita ed è tentato di cedere alla disperazione.
A questi si presenta il volto dolce di Cristo, su di lui arrivano quei raggi che partono dal Suo cuore e illuminano, riscaldano, indicano il cammino e infondono speranza.
Quale numero di anime ha già consolato l'invocazione "Gesù, confido in Te", che la Provvidenza ha suggerito tramite Suor Faustina! Questo semplice atto di abbandono a Gesù squarcia le nubi più dense e fa passare un raggio di Luce nella vita di ognuno.
Alla voce di Maria Santissima, la «Madre della misericordia» e a quella di questa nuova Santa, che nella Gerusalemme celeste canta la misericordia insieme con tutti gli amici di Dio, uniamo anche noi, Chiesa pellegrinante, la nostra voce.
E tu, Faustina, dono di Dio al nostro tempo, dono della terra di Polonia a tutta la Chiesa, ottienici di percepire la profondità della Divina Misericordia, aiutaci a farne esperienza viva e a testimoniarla ai fratelli.
Il tuo messaggio di Luce e di Speranza si diffonda in tutto il mondo, sospinga alla conversione i peccatori, sopisca le rivalità e gli odi, apra gli uomini e le nazioni alla pratica della fraternità.
Noi oggi, fissando lo sguardo con te sul volto di Cristo risorto, facciamo nostra la tua preghiera di fiducioso abbandono e diciamo con ferma speranza: "Gesù, confido in Te!" »
Concludo questa prima parte, con un breve filmato del TG5 che fa da ponte fra i due scritti di Suor Faustina e Giovanni Paolo II.
E dunque, ecco l'articolo di Veneziani:
Nostalgia del "Papa Grande"
«Nell'aprile di vent'anni fa si celebrò il congedo maestoso della cristianità cattolica apostolica e romana dal mondo e dal tempo. In seguito ad una lunga malattia e ad un lunghissimo pontificato, morì Giovanni Paolo II e la sua impronta apparve grandiosa sulla storia del secolo e sulla fede cristiana.
Grandiosa fu pure la cerimonia di addio al Papa; parvero le esequie planetarie di un'epoca a lui dedicata. Andava via un gigante, Karol Magno, al secolo Wojtyla.
Dopo di lui venne un papa acuto e gentile, che non aveva l'attitudine a regnare e a scuotere i popoli; alle sue dimissioni subentrò un papa pop, green e poco ieratico che cercava la simpatia del suo tempo e si curava meno del collasso della fede cristiana.
Sicché dopo vent'anni non si è spenta la nostalgia di Giovanni Paolo II, della sua figura, della sua voce, del suo carisma, del suo volto luminoso, ma anche dei suoi gesti rituali e perfino teatrali, della potenza dei suoi messaggi e della sua parola. (Cfr. QUI; ndr).
Nostalgia della sua Chiesa, del suo pontificato e della sua tempra, di quel che visse e affrontò, la sua lotta al nazismo e al comunismo, il suo amor patrio e il suo vano appello all'Europa ad unirsi nel nome delle radici cristiane.
Giovanni Paolo II fronteggiò la scristianizzazione del mondo nel tempo del nichilismo gaio e dell'ateismo pratico in cui l'Occidente si vergognava di sé stesso e il fanatismo islamico si espandeva.
Affrontò il deserto dell'indifferenza e il gelo del cinismo. È stato il papa dell'Europa che si unisce e poi tramonta, del comunismo sconfitto da un altro materialismo, del riarmo islamico e del relativismo etico.
Mai un papa ha parlato così tanto e a così tanta gente e mai è stato così inascoltato. Amato ma non seguito. Giovanni Paolo II fermò l'onda del Concilio Vaticano II, ma senza tornare indietro alla Chiesa preconciliare.
Vanamente egli invocò il riconoscimento delle radici cristiane d'Europa, si oppose alla sua deriva morale e al dominio planetario del capitalismo. Non abbracciò l'idea di uno scontro di civiltà e di un conflitto religioso con l'Islam.
Per lui la prima minaccia all'occidente e alla cristianità non proveniva dall'esterno ma dall'interno. La stessa caduta del marxismo a cui il Papa contribuì in modo decisivo, non fu letta da lui solo come vittoria dei valori di libertà e dignità umana ispirati dal cristianesimo: ma come un passaggio dall'ateismo ideologico e militante di stato a quello pratico e consumistico delle società egoiste e capitaliste.
A differenza di "papa" Francesco (le virgolette sono le mie perché non lo ritengo tale; ndr), mai tornato in Argentina, Giovanni Paolo II tornò più volte nella sua patria polacca, rivolse appelli vibranti al risveglio spirituale e religioso e al risorgimento nazionale e tradizionale del mondo slavo.
In Polonia il Papa celebrò la sua patria, s'inginocchiò davanti alla tomba del Milite Ignoto, ricordò il sacrificio di martiri ed eroi, difese il patrimonio millenario della tradizione cristiana, affidandolo nelle mani della Madre di Dio, e infine sollevò un grido, da "figlio della terra polacca" e da pontefice: "Scenda il tuo Spirito! E rinnovi la faccia della Terra".
Cominciò allora il risorgimento della Polonia e poi di altri paesi dell'est che portò alla disfatta del comunismo e alla caduta di odiosi muri e cortine di ferro. Esso finì e cominciò l'Europa.
E qui, inserisco un video molto interessante sul grande contributo di Giovanni Paolo II al dissolvimento di molti regimi totalitari filo-sovietici.
In un'altra tappa polacca, Wojtyla si appellò "al linguaggio degli avi" e alle "lingue affini", definendosi non a caso "il primo Papa slavo nella storia della Chiesa". "Forse proprio per questo – aggiunse – Cristo lo ha scelto".
E seguitò: "Questo Papa porta nel suo animo profondamente impressa la storia della sua nazione e quella dei popoli fratelli e limitrofi". E ancora: "Non è un disegno provvidenziale... che questo Papa slavo proprio ora esprima l'unità spirituale dell'Europa cristiana?".
Lo ricordo nel 2002 quando Egli entrò nell'aula di Montecitorio come un "apostrofo" bianco e curvo, in mezzo al blu istituzionale dei poteri civili.
La chiave del suo discorso in Parlamento fu la tradizione, "il patrimonio di valori trasmesso dagli avi", l'impossibilità di comprendere l'Italia e l'Europa "fuori da quella linfa vitale costituita dal cristianesimo", la necessità di "fondare la casa comune europea sul cemento di quella straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l'Europa nei secoli", "le tracce gloriose che la religione cristiana ha impresso nel costume e nella cultura del popolo italiano"...
E ancora, le testimonianze d'arte e di bellezza fiorite in Italia nel nome della fede, il diritto naturale e il sentire comune tramandato; e il suo appello agli italiani a "continuare nel presente e nel futuro a vivere secondo la sua luminosa tradizione". Un grande discorso che dista anni luce dal presente.
Anche papa Wojtyla tendeva la mano all'Africa, apriva all'accoglienza, si appellava alla carità e alla solidarietà, invocava la giustizia sociale e amava i poveri... Ma il contesto dei suoi appelli era opposto a quello del suo successore Bergoglio:
‒ Giovanni Paolo II predicava, pregava, accoglieva nel nome della civiltà europea e della tradizione cristiana, tenendo ben saldi i riferimenti all'identità religiosa dei popoli e delle nazioni. Non chiedeva di abbattere i confini ma di conciliare l'amor patrio e i diritti delle nazioni con la carità e il dialogo. Vent'anni dopo si avverte ancora la sua mancanza... quella di "Karol Magno".»
Marcello Veneziani
Chiosa di Sebirblu
Inutile dire che se l'Europa gli avesse dato ascolto, oggi non si troverebbe sull'orlo di una terribile quanto minacciosa guerra totale!... Ma noi continuiamo a confidare in Cristo, Nostro Signore!
Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
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