Sebirblu, 16 aprile 2025
Nella decadenza rovinosa dell'Occidente, di cui tutti noi dovremmo vergognarci, viste le radici cristiane del passato che ne hanno fatto la storia e la cultura, respinte clamorosamente dall'Europa (ved. QUI, QUI e QUI), pubblico oggi, a ridosso della Pasqua di Resurrezione (che quest'anno coincide con quella ortodossa), tre brani russi di differente origine, a testimonianza della solida quanto peculiare spiritualità di questo popolo. (Cfr. QUI).
Il primo appartenente a Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, la cui biografia completa si può trovare QUI, affronta il problema dei flussi migratori e del nuovo paganesimo.
Il secondo scritto proviene da Constantin von Hoffmeister (classe 1976), saggista tedesco, esperto di letteratura inglese e scienze politiche studiate a New Orleans, ha viaggiato molto, operando come business trainer (formatore aziendale) nelle Indie, in Ouzbékistan e in Russia dove si è sposato ed ha avuto due figli.
Il terzo autore è lo schivo Aleksandr Ivanovič Notin, per il quale ho fatto fatica ad avere qualche notizia in più, ma infine la ricerca è stata premiata. (QUI, ho trovato la pagina dove, azionando il traduttore automatico, si possono leggere le sue note biografiche).
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Kirill o Cirillo 1° (classe 1946) |
Il 10 aprile 2025, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill ha presieduto la riunione del Consiglio supremo della Chiesa ortodossa russa. Aprendo l'incontro, Sua Santità si è rivolto ai partecipanti con un discorso:
«Oggi all'ordine del giorno abbiamo l'esame dei rischi legati alle migrazioni e al tema sulla creazione di un gruppo di lavoro interministeriale riguardo alla prevenzione del neopaganesimo.
Per secoli la Russia è stata e rimane la patria di molte etnie e rappresentanti di diverse religioni tradizionali. Il nostro Paese ha sempre dimostrato ospitalità e compassione verso coloro che cercavano rifugio o che semplicemente venivano qui per guadagnare denaro a causa della difficile situazione finanziaria dei loro Paesi d'origine.
Queste tradizioni sono radicate nella nostra fede cristiana, così come in quella di altri popoli autoctoni della Russia. Tuttavia, oggi ci troviamo di fronte a sfide che richiedono una risposta urgente. Le migrazioni di massa rappresentano una seria minaccia alla nostra società nativa. (Cfr. QUI; ndt).
L'afflusso di persone diverse da noi per cultura, stile di vita e abitudini non può che influenzare l'ambiente civile. Un problema potenzialmente di vasta portata sorse quando si formarono comunità etniche chiuse, ostili alla popolazione d'origine russa.
Ciò che risulta particolarmente allarmante è che tra i migranti molti non cercano di integrarsi nel nostro tessuto originario, non vogliono imparare la lingua, non vogliono conoscere la tradizione e la nostra diversità culturale o almeno non vogliono rispettare le leggi russe. E non si tratta soltanto di differenze religiose, ma di una disintegrazione costante dei valori più preziosi della nostra storia.
In effetti, se guardiamo le statistiche, compresi gli atti criminali, una percentuale molto alta ricade proprio su questi gruppi etnici, i cui rappresentanti, ripeto, spesso hanno una scarsa padronanza della lingua russa, non hanno nulla in comune con la nostra cultura, non vogliono integrarsi, ma sfruttano solo il potenziale economico e il benessere materiale dei cittadini per l'arricchimento illegale.
In queste condizioni, la Chiesa deve dichiarare con fermezza l'obbligo di difendere l'unità spirituale e culturale del nostro Paese. Siamo chiamati a testimoniare la necessità di politiche migratorie responsabili. E questa tesi non contraddice in alcun modo la preoccupazione per i diritti umani, le libertà religiose, ecc.
Un'altra sfida che dobbiamo affrontare oggi è la diffusione del neopaganesimo. Ne abbiamo già parlato, ma oggi vorrei ripeterlo. Più di mille anni fa la Russia storica scelse consapevolmente e risolutamente la via della sequela di Cristo, cioè rifiutò il paganesimo.
Questa scelta ha determinato l'intero destino futuro del nostro popolo e della nostra patria, ha costituito i cardini della statualità e la base per la formazione degli ideali culturali delle popolazioni. Tuttavia, oggi assistiamo a tentativi di distorcere il nostro passato, di sostituire la vera tradizione spirituale con surrogati costruiti in maniera artificiosa.
Ciò che è particolarmente allarmante è che il neopaganesimo viene spesso presentato ai giovani come una sorta di alternativa all'Ortodossia, presumibilmente più storica, naturale e autenticamente nazionale. In realtà abbiamo a che fare con un mix eclettico di fantasie, elementi presi in prestito da culture diverse e idee decisamente devastanti.
Molti movimenti neopagani predicano il culto del potere, disprezzano i valori cristiani della misericordia e talvolta impongono apertamente visioni molto distruttive. Forse la cosa più pericolosa è che all'interno di questa cosiddetta cultura, o meglio pseudo-cultura, si forma un atteggiamento particolare nei confronti dell'uso della forza.
Come nelle comunità etniche chiuse, la forza è vista come un fattore decisivo per mantenere l'identità ed estendere un'influenza reale sulla vita della maggioranza. Non si può dire che le nostre forze dell'ordine non prestino attenzione a questo problema, ma è chiaro che le misure adottate non sono sufficienti e che il rischio alla nostra individualità nazionale e culturale permane.
Naturalmente, la Chiesa, lo ripeto, non può restare indifferente. Dobbiamo affermare chiaramente che il neopaganesimo non ha nulla a che fare con la vera storia dei nostri antenati che accettarono il cristianesimo e trovarono la luce della verità cristiana.
È nel contesto di questa tradizione religiosa che si è formata e sviluppata l'alta cultura russa, che è entrata con tutta la sua forza nel contesto di quella mondiale e continua a rappresentare un fattore di grande attrazione per molte persone, soprattutto perché essa porta in sé una dimensione morale molto specifica.
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Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, il 13 aprile 2025, in occasione del solenne sermone di Kirill sull'«Ingresso di Gesù a Gerusalemme». |
Oggi vediamo che c'è una certa fusione di neopaganesimo con tutti i tipi di pratiche occulte ed esoteriche che vengono pubblicizzate senza alcuna restrizione e che sono semplicemente diventate un business: tutti i tipi di stregoni, streghe e tutto ciò che ognuno di noi conosce bene.
Ecco perché il problema del neopaganesimo richiede sia sforzi spirituali ed educativi da parte della Chiesa, sia misure di risposta da parte dello Stato quando questo movimento assume un carattere apertamente negativo. Da questo punto di vista, quanto sta accadendo in Russia non è un fenomeno isolato o unico: qualcosa di simile sta accadendo oggi anche in Europa.
Sappiamo come si formano i gruppi religiosi, che tendono ad usare metodi coercitivi per influenzare la maggioranza circostante. La solidarietà etnica e pseudo-religiosa contribuisce alla formazione di comunità che, violando la legge, terrorizzano la popolazione indigena e creano un contesto estremamente sfavorevole al suo sviluppo spirituale e culturale.
Queste tendenze rappresentano una insidia molto seria per l'Europa, ma purtroppo dobbiamo riconoscere che minacciano anche la nostra identità nazionale. Dobbiamo quindi esaminare attentamente questo argomento e riflettere su come potremmo rispondere – teologicamente, culturalmente, storicamente – alle sfide delle quali ho parlato ora.
Purtroppo, oggi nella nostra società non si vede alcuna seria discussione su questo argomento. C'è una reazione emotiva, in particolare da parte di coloro che sono stati offesi dai membri dei gruppi etnici. È risaputo che le forze dell'ordine sono preoccupate per l'aumento della criminalità, ma non ho visto un solo programma televisivo serio in cui questo argomento venisse affrontato apertamente.
Sono convinto che ci sia una falsa paura di offendere qualcuno. No, non offenderemo nessuno! Ma la società maggioritaria ha diritto alla protezione. Dibattiti aperti, pubblicazione di articoli pertinenti, coinvolgimento di rappresentanti delle comunità scientifiche, culturali e religiose, nella discussione dovrebbero essere oggi la nostra risposta ai reali pericoli identitari, e chiedo a tutti di riflettere su come potremmo creare un meccanismo per considerare e studiare seriamente questo problema.»
Aggiungo adesso un articolo di Constantin von Hoffmeister che, pur riferendosi all'Europa nel suo insieme, cita ad un certo punto solo la Francia ma potrebbe essere, a mio avviso, un qualsiasi altro paese del continente europeo, compresa l'Italia.
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Il Cristo Pantocratore - Duomo di Monreale, Palermo. |
Cristo come asse eterno dell'Europa
«Credo in Cristo in un modo diverso dalla fede nel sorgere del sole o nella solidità della pietra. Cristo esiste oltre al regno della credenza empirica. È una forza, una corrente storica, il plasmatore degli aneliti più intimi dell'anima occidentale.
Quando parlo di Cristo, parlo di una rottura nel tempo, di una singolarità spirituale, del tuono silenzioso nel cuore del divenire dell'Europa. La Sua nascita è stata un cambiamento nella grammatica stessa della coscienza umana.
Ci ha insegnato che la storia non è una ripetizione di stagioni, ma un dramma, un pellegrinaggio, un tendere verso una fine e, in quella fine, un nuovo inizio. Egli si è posto all'incrocio tra l'eternità e il tempo e, così facendo, ha ridisegnato l'intera mappa dell'anima.
Cristo è l'asse della forma europea, il nucleo vivo delle nostre cattedrali, delle nostre leggi, delle nostre visioni di giustizia e bellezza.
La Sua immagine non è solo un simbolo tra tutti i simboli. È la pietra angolare, l'architettura nascosta sotto il nostro pensiero, le nostre aspirazioni, il nostro dolore. Anche quando ci allontaniamo, lo portiamo con noi.
Nella rivolta, nel silenzio, nel dubbio ‒ Lui rimane. Possiamo vestire l'uomo moderno con gli abiti del progresso e delle statistiche. Sotto di essi, egli piange di nuovo il Golgota.
Il cristianesimo ha dato all'Europa la sua profondità, il senso dell'interiorità, del peccato e della redenzione, del sacro al di là del visibile. E Cristo, più di qualsiasi sistema o impero, ha dato forma e fiamma a questa interiorità.
Il cristianesimo culturale è una necessità. Una casa non può stare in piedi senza le sue fondamenta, anche se i suoi abitanti hanno dimenticato i nomi dei costruttori.
Éric Zemmour e Alain Soral, pur non essendo uomini di preghiera, lo capiscono. La loro visione non è teologica ma civile. Vedono che senza i ritmi del calendario liturgico, senza la gravità morale della Croce, la Francia diventa un mercato, un meccanismo, un luogo senza memoria.
Non è necessario credere in tutti i dogmi per riconoscere che il cattolicesimo ‒ con i suoi riti, il suo silenzio, la sua bellezza ‒ tiene insieme l'anima di una nazione. Un popolo senza trascendenza non è libero. È semplicemente "dissociato".
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I santi e fratelli Cirillo e Metodio, propagatori del cristianesimo in Europa |
L'Europa non ha bisogno di sermoni. Ha bisogno di tornare ‒ non alla superstizione ‒ ma alla sostanza vera, al rispetto di sé, alla cornice sacra che ha reso possibile un Beethoven, che ha dato a Dante il suo fuoco.
Le vecchie chiese, anche se in rovina, parlano ancora. Il linguaggio del cristianesimo è nelle nostre ossa, e vivere come se non lo fosse significa dissolversi nell'astrazione.
Dobbiamo vedere che il Cristo, sia che pronunciamo il Suo nome con devozione o con dubbio, rimane la Fonte dell'immaginazione morale e artistica dell'Europa.
Il Suo potere non dipende dalla fede. Si manifesta nella maniera in cui la luce cade attraverso le vetrate, nel silenzio davanti ad un Kyrie, nell'impulso a perdonare, a cercare, a sperare.
Quindi, rispondo come storico dell'anima piuttosto che come teologo. Credo in Cristo come credo nel destino ‒ attraverso una certezza interiore, perché la Sua assenza cancella la mappa dell'Occidente.
La Sua presenza dà struttura al nostro anelito. In Sua assenza, diventiamo frammenti. Alla Sua presenza, anche nella crisi, rimaniamo integri. Imperfetti, ma in lotta. Impuri, ma guidati da un senso di direzione.
Cristo incarna più del passato. Egli offre il potenziale del ritorno, della restaurazione, della forma. E in questa forma, l'Europa può ancora una volta riconoscere sé stessa ‒ meno come utilità, più come vocazione.»
Ed ecco l'ultima "chicca" di spiritualità russa, presentata da un certo Aleksandr Notin, del quale sicuramente in futuro esporrò ancora la profondità di pensiero.
Verso la Fede attraverso la sofferenza
«La Sacra Scrittura insegna, e noi, se stiamo attenti a noi stessi, siamo convinti che il cammino dell'uomo sulla Terra in generale, e verso la fede in Cristo in particolare, passi per i dolori.
Il Signore dice: «Nel mondo avrete tristezza». Non credete ai ricchi, ai famosi e alle persone di successo se affermano il contrario: anche loro soffrono e sono in lutto, ma per la fama e il denaro preferiscono tacere.
Un credente, quando ha già attraccato alla riva della fede e vi ha addirittura messo piede, non solo riconosce il beneficio del dolore, ma ringrazia anche sinceramente Dio per la sofferenza provata, proprio come un paziente ringrazia il medico per un buon medicamento.
Questa gratitudine non nasce dalla conoscenza, ma dalla convinzione, dal cuore stesso. E allora il "Dottore Onnisciente", sicuro che la medicina contro i mali, nel dosaggio appropriato e nel momento giusto, apporta risultati, può persino ridurre l'entità degli spasmi, ma solo a condizione che il paziente sia confermato nell'umiltà e nell'obbedienza alla volontà di Dio.
L'esperienza personale m'ha convinto di tutto questo. Ho capito che i problemi e le difficoltà che si presentano nella vita seguono un certo ordine (e non sono "a caso"!), e se Dio vuole con un risultato crescente, che ad un certo punto sfocia in un vero e proprio parossismo di dolori, chiamata crisi.
Ripeto, non c'è nulla di casuale in tutto questo. Il Signore dice per mezzo del profeta: «Io sono il padrone delle circostanze.»
Ma torniamo alla mia storia. Per molto tempo, nella maggior parte della vita, benché ciò sia dovuto all'educazione sovietica ricevuta, ho dovuto vivere nella condizione di non credente. In famiglia non si parlava di Dio, evidentemente per paura della condanna pubblica dell'epoca.
Da ciò concludo che la ragione principale della mia incredulità era l'ignoranza, ossia, quella più elementare su cosa fosse il cristianesimo. Per ben cinquant'anni ho pensato che le persone che si segnavano in chiesa non fossero del tutto normali. Senza condanna o amarezza, ma con una certa condiscendente simpatia.
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Viktor Bychkov |
La mia vita scorreva bene: famiglia, carriera, ricchezza, rispetto ostentato da parte di chi mi circondava... Questo, visto dall'esterno. Dentro di me crescevano irritazione, ansia e stanchezza inconsce, dalle quali non c'era manifesta via di fuga.
Apparentemente, nell'arco della crisi, la profondità e l'ampiezza di queste esperienze interiori avevano raggiunto un livello tale che l'Onnipotente ritenne indispensabile intervenire.
Intorno all'anno 2000, in qualche mese, la piramide immaginaria del successo crollò. E la psiche mia, non aspettandosi nulla del genere, sprofondò nelle tenebre della depressione. C'era ancora molta strada da percorrere per arrivare alla fede.
In quello scorcio di tempo, l'anima, grazie al "giudizio di Dio" ‒ è così che si traduce dal greco la parola "crisi" ‒ prese per la prima volta contezza di sé, del proprio essere, della sua presenza personale nel corpo. (Cfr. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI; ndt).
Nell'oscurità totale della confusione e della paura, essa realizzò che esisteva. Poi, sempre sull'orlo della follia e persino di pulsioni suicide, cominciai a cercare risposte alla domanda di che cosa fosse l'anima stessa. Le ho trovate in due o tre autori di esoterismo orientale.
Questo ha permesso di evitare il peggio. Ma quando, un po' più tardi, ho provato a trasmettere le mie "nuove scoperte" all'anziano staretz Elia di Optina Pustyn, questi aveva brevemente replicato: "L'ortodossia ha tutto, figlio mio".
Ciò mi ha toccato ed anche un po' offeso. Ma il risentimento si è rivelato fruttuoso, incitandomi ad abbandonare quelle letture per cominciare a rispondere al quesito principale: cosa significava quel "nell'ortodossia c'è tutto"?
Da allora, ogni giorno mi sono sempre più persuaso non solo dell'esistenza di una scienza ortodossa sull'uomo e sull'anima, ma pure che tale scienza è illimitata e può essere studiata durante il corso della vita nella Tradizione Sacra e nelle opere dei Santi Padri.
Alla metà di quegli anni 2000, il Patriarca Alexis II aveva personalmente incaricato la comunità Pereprava "di aiutare le persone che non avessero ancora deciso la loro scelta spirituale". Ero rimasto colpito dalla sua frase secondo la quale noi "avevamo costruito chiese a sufficienza ed era tempo ormai di edificare le anime".
Queste parole sono divenute il filo conduttore di tutti gli anni successivi del nostro lavoro. Così, le sofferenze guariscono i traumi mentali più disperati, se una persona ragionevole le accoglie con comprensione, e addirittura ne ringrazia il Signore.
Nessuno le può evitare sulla Terra. Ma comprenderne il significato è una questione di libera scelta. Nel mio caso, qualcosa di miracoloso s'è prodotto: il Signore, da quel che vedo chiaramente ora, è corso dal Suo figlio perduto quando questi era già "in fondo al baratro con i morti".
Essendo io peccatore e cieco, non Lo conoscevo, non Lo cercavo e non chiedevo nulla. Ma fino al giorno d'oggi, riconoscendo la Sua Misericordia, non mi stanco mai di ringraziarLo per la Sua inesplicabile attenzione verso il mio essere decaduto e, nel contempo, per mezzo di quei "dolori-medicina" con i quali mi ha condotto alla Fede.»
Aleksandr Ivanovič Notin
Concludo con un interessante video di don Minutella sul tema sin qui svolto.
Relazione, Traduzione e cura di Sebirblu.blogspot.it
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