"Conversazione al balcone" di Stefano Novo 1862 - 1927 |
L'Aspetto Esoterico della Parola -
Energia Vivente
Sebirblu, 11 gennaio 2024
Sin dall'antichità la parola è
risultata essere la pietra miliare della vita fisica, l'espressione
più importante ed incisiva del pensiero che in essa si concretizza
prendendo corpo e colore secondo il livello vibratorio d'origine.
Un tempo la parola era intrisa di
sacralità e di spiritualismo: "In Principio era il Verbo, e il
Verbo si è fatto carne" sta a significare proprio che il
Pensiero, posto in espansione dalla Potenza Padre si è manifestato
in sembianze umane come Amore-Figlio, il Cristo, la Parola per
antonomasia.
(Per approfondire ulteriormente il
significato nascosto e profondo, che non è mai stato chiarito
nemmeno da chi avrebbe dovuto farlo, andare QUI).
Oggi la parola, creatrice di realtà, è
andata deteriorandosi sempre più rendendo attuale nuovamente la
famosa Torre di Babele, in un'estrema mortificazione che ne ha
tarpato interamente i valori abbrutendo l'essere umano e relegandolo
in uno dei più bassi livelli della nostra storia.
Questo, perché non si conosce la sua
vera natura che è costituita da energia vibrazionale e quindi
soggetta alla plasmatura di pensiero che come tale si può sempre
correggere, al contrario della parola che una volta pronunciata,
resta.
L'uso corrente del linguaggio ha
acquisito infatti una superficialità così esponenziale da far
passare per modernismo persino la volgarità e il turpiloquio che
ormai vengono utilizzati normalmente dalla stragrande maggioranza
delle persone.
Ma la cosa peggiore è che questa
riprovevole abitudine si è diffusa anche tra coloro che dovrebbero
essere peculiarmente esempio di vita come insegnanti e religiosi, e
invece non se ne accorgono nemmeno!
Le parole che attualmente vengono usate
e sprecate in discorsi vani e senza senso costituiscono una tale quantità di energie che se potessero essere viste sul piano mentale ci
sconvolgerebbero.
Esse, contrariamente a quanto si crede,
non sono innocue ma vanno ad alimentare quella gigantesca
forma-pensiero malsana, negativa e devastante che condiziona
l'esistenza umana.
È necessario, a colui che vuole
progredire spiritualmente, porre maggiore attenzione all'uso della
parola, perché la qualità dei rapporti con gli altri è uno dei
principali esami a cui verrà sottoposto.
Deve dimostrare di saper gestire
l'energia della parola e misurarne gli effetti che possono essere
edificanti o distruttivi in rapporto al modo in cui sono stati
provocati e, di conseguenza, averlo caricato ulteriormente di karma
negativo che poi dovrà duramente smaltire con relativo affanno.
Inoltre, va considerato che il piano
terrestre è interdipendente e prossimo ai livelli più densi
dell'astrale inferiore, dove pullulano entità ancora sofferenti ed
involute che vengono attirate immediatamente, per legge di affinità,
dalle vibrazioni afose e pesanti emesse dal genere umano. (Cfr. QUI e QUI).
Ciò causa una serie di disturbi che
rallentano l'evoluzione, quando non la complicano addirittura, perché
il più delle volte gli individui si ritrovano affiancati da esseri
indesiderabili che si alimentano di queste energie a bassa frequenza. (Cfr. QUI, QUI e QUI).
«L'Incubo» di Henry Fuseli 1791 - 1825 |
"Il
Governo della Parola".
«Se alla fine della giornata ciascuno
potesse riandare con la mente a tutte le parole dette, noterebbe,
forse con stupore, quanto dispendio inutile di energia abbia fatto
con grande disinvoltura e leggerezza.
Nell'esame dei propri atti, che ogni
sera l'uomo desideroso di progredire non dovrebbe mancare di
omettere, potrebbe valutare tutto quello che nel giorno ha seminato
qua e là, abusando di un dono altissimo, il linguaggio, che gli fu
dato per il suo e l'altrui bene.
Il parlare è cosa facile, non richiede
superamento di ostacoli, è alla portata di ognuno; basta aprir bocca
ed emettere il fiato: un meccanismo estremamente semplice.
Ma quanti pentimenti e quali amarezze può
aver causato una parola pronunciata avventatamente è fatto che molti
hanno sperimentato nella loro esistenza. Quali danni può provocare una
conversazione imprudente, un discorso irriflessivo, emerge troppe
volte nella vita di tutti i giorni.
L'abuso della parola è causa di
perdita della tranquillità ed è assai importante farne
l'oggetto di meditata attenzione. Bisogna essere vigili su come si
usa la parola, poiché una volta uscita dalla bocca è difficile
richiamarla.
Quanti sanno dominare in tempo un gesto
d'ira, una frase o un termine inopportuno? Vi è chi parla di
sincerità nel parlare, di schiettezza, di spontaneità, ma il
problema non è tanto quello di dire ciò che si pensa quanto quello
di pensar bene in modo che si possa dire tutto senza danno e senza
offendere nessuno.
Non è sul fiume di parole che si deve
contare per ottenere un benefico effetto in chi ascolta, ma è sulla
saldezza degli argomenti, sulla loro scelta adatta per far breccia
nell'animo di chi è pronto a ricevere.
"Confidenze" di Sir Lawrence Alma Tadema 1836 - 1912 (Dettaglio) |
Le Sei Regole per il Governo della
Parola
Riportiamo le sei regole dell'Avesta (libro sacro iraniano o «Comandamento» di Zarathustra; ndr) per il governo della parola, veramente preziose per conquistare la
padronanza su uno strumento fondamentale per la vita dell'uomo.
1° Non lasciar mai parlare il lato
basso del tuo carattere.
2° Non parlare di un soggetto che non
conosci a fondo.
3° Non parlare di ciò che
personalmente non sai essere la verità.
4° Non parlare se l'oggetto delle tue
parole non è chiaro e definito nel tuo pensiero.
5° Non parlare se non con intonazione
cordiale.
6° Non parlare se i tuoi uditori non
ti ascoltano, poiché una buona parola è inutile ad un orecchio
cattivo.
Lasciamo alla riflessione del lettore
questi insegnamenti dell'antica saggezza. Che siano le norme della
propria vita per ascoltare, nel silenzio esteriore, la Voce interna
che è la sola autorità meritevole di attenzione.
Il Controllo della Parola
Chi parla, sia esso un oratore che un
conversatore, nell'attimo di esprimere il suo pensiero con parole
compie automaticamente un estemporaneo e rapido processo di
traduzione del suo pensiero, quasi senza avvedersene, scegliendo e
selezionando i termini necessari e adatti.
Gli uomini di maggiore capacità
mentale attueranno questo procedimento in modo più immediato e quelli
abituati alla concentrazione e a riflettere lo compiranno in maniera
più idonea.
Il parlare rapido impedisce a questo
corso il suo svolgersi regolare, sottraendo l'afflusso delle parole
alla giusta selezione operata dal giudizio. Sono infatti numerosi i
fattori e i criteri che fanno scegliere ad un parlatore alcuni vocaboli anziché altri, che consigliano di usare un tono piuttosto che un
altro.
Il giusto iter selettivo potrà
essere operato soltanto da chi è interiormente calmo. Egli vedrà
meglio e più limpidamente la particolare situazione del momento,
trovandosi nella condizione migliore per dominare interferenze
estranee.
La calma nel modo di parlare è la
manifestazione dell'intima quiete. I contadini, e in genere le
popolazioni di montagna, abituati alla serena tranquillità della
natura, parlano lentamente, scandiscono le sillabe, riflettendo nella
pacatezza della loro pronuncia la solennità delle placide vette
montane.
In essi è lo stesso ritmo tranquillo
delle cose che li circondano, ed essi lo manifestano nel camminare,
nel muoversi come nel parlare; quel ritmo che gli uomini d'oggi hanno
alterato per immergersi nel convulso agitarsi della civiltà
tecnologica.
Uomini di città, presi nel vortice
della fretta, senza la capacità spirituale di dominare il mondo
artificiale da essi creato; uomini del rumore, delle officine, degli
stabilimenti, parlano a scatti, a monosillabi, in fretta, accorciando
le parole nella febbre di dir presto, presi dalla velocità che
tormenta quegli individui agitati e confusi.
L'autodominio è un potente aiuto per
riuscire a frenare il parlare inconsulto. Con questo mezzo si
riuscirà a far tacere del tutto la parte inferiore di noi stessi che
è quella che più frequentemente vorrebbe, invece, far sentire la
sua voce.
Il controllo della parola è il segreto
per mantenersi sempre nei limiti sostanziali del linguaggio quanto
nella sua forma espressiva. Chi saprà costantemente dominarsi non
arriverà mai a taluni eccessi nei quali cadono facilmente gli
impulsivi.
I temperamenti esuberanti sono soggetti
a superare le barriere. In costoro, più degli altri, la vigilanza
deve essere costante in modo da rilevare quanto vi sia di eccedente
nelle manifestazioni verbali. Una volta riscontrato l'eccesso, è
doveroso applicare la volontà decisa per non esagerare andando
oltre.
Con l'esercizio progressivo, chi sarà
capace di regolarsi arriverà indubbiamente a far buon uso della
parola, in modo che essa non sarà mai per lui motivo di dolore o
perdita del prezioso dono della tranquillità.
Egli imparerà soprattutto che poche
parole bastano nella vita per dire ciò che non sanno esprimere tante
chiacchiere. Apprenderà anche a parlare con calma, adagio, pensando
a quel che dice, adattandolo alle persone, all'ambiente, alle
circostanze.
Sono dannosi i vocaboli negativi di
critica, di lamentela, di ingiurie. Nessuno ha il diritto di
offendere chicchessia. Poi ci sono le espressioni inutili, superflue,
quel cicaleccio che svuota l'individuo.
"Osteria di campagna" di Raffaello Sorbi 1844 - 1918 |
Se avessimo un registratore tascabile che riprendesse tutte le parole dette in una giornata e la sera
potessimo riascoltarci, forse arrossiremmo per tutte le sciocchezze
uscite dalla nostra bocca. Eliminare, sfrondare è cosa indispensabile.
La modalità espressiva è un'altra
cosa essenziale da curare. Senza avvedercene, spesso siamo aspri,
insolenti, ironici, cattivi verso gli altri.
Anche il tono della voce può essere indisponente ed è per questo che abbiamo certe reazioni altrui che
non sappiamo spiegarci ma che terremmo in considerazione se ci
esaminassimo di più.
Troppe volte è proprio il modo con cui
vengono dette le cose che è sommamente increscioso. Se vi è
indispensabile puntualizzare delle verità di natura poco piacevole
per chi vi ascolta, allora è preferibile usare un'inflessione cordiale o
addirittura scherzosa per sdrammatizzare un po'.
L'individuo che è padrone di sé, lo
si può riconoscere dal tono di voce che utilizza nel parlare.
Naturalmente non alzerà mai la voce, alterandosi. Sembra cosa
facile. Provate a farlo, misurerete la vostra capacità di mantenere
la calma nell'uso del linguaggio e della comunicazione con gli altri.
Inoltre, se le innumerevoli espressioni che
la lingua con troppa facilità si accinge a pronunciare ogni momento,
fossero prima ben maturate nel pensiero, per la maggior parte non
verrebbero dette, ed altre sarebbero più precise ed efficaci.
Si eviterebbero così tutti i danni
prodotti da quelle inutili e il dispendio incredibile di energie che
potrebbero essere dirottate meglio dove è necessario.
Non esagero nell'affermare che se i tre
quarti delle parole che ordinariamente vengono proferite non lo
fossero, questo non pregiudicherebbe l'attività singola. Abituatevi
a fare un bilancio di quelle pronunciate e vi accorgerete di aver
soltanto appesantito i vostri discorsi.
Correggere e signoreggiare la parola
implica avere raggiunta una consapevolezza continua di sé stessi
perché è il mezzo che più utilizziamo nelle relazioni con i nostri
simili ed è senz'altro un traguardo molto difficile da raggiungere
dopo il dominio sui pensieri.»
Anche la nostra Guida entelica, e QUI c'è l'intero messaggio, ci disse:
"Prima di emettere vibrazione di
parola, analizzate il vostro pensiero. Che sia equilibrato, retto,
illuminato e rischiarato dalla Luce della Verità. Siate giusti e le
vostre azioni, le vostre parole risulteranno giuste.
Se il pensiero è inizialmente di
tendenza negativa, può essere corretto, deviato, ridimensionato.
Non siate istintivi come gli animali,
ma che tale pensiero sia puro all'origine, che sia soppesato,
meditato, che passi attraverso il vaglio della Ragione e della
Coscienza (Vedere QUI), dopodiché l'emanazione parola sarà
anch'essa pura, sarà come perla rara.
Che la vostra parola, così come
l'azione, siano limpide come il vostro pensiero. Il Cristo vuole la
perfezione: «Siate perfetti così com'è Perfetto il Padre mio che è
nei Cieli»" (Mt. 5, 48)
Ed io concludo dicendo che proprio in
quell'occasione Gesù disse anche:
"Sia il vostro parlare «Sì»
[se è] sì; «No» [se è] no; tutto il resto viene dal maligno." Mt. 5, 37.
Brano di Amadeus Voldben tratto
dal suo libro: «Guida alla Padronanza di Sè»
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