È proprio tutta una Babele! |
Sebirblu, 9 giugno 2019
Presento questo articolo, perché sono ancora troppe le persone che presumono di veder chiaro nello scenario
attuale della Chiesa, e reagiscono piccate, come dimostra una parte
del commento velenoso (lasciato con i suoi errori) inviatomi da una certa
Alessandra per la chiosa al post "Il Manto di MARIA su Lega,Europa e Data Elezioni":
«...penso che arrogarsi il diritto di
chiamare e soprattutto "pensare" ignobile traditore e
vedere il Papa che "cappeggia" come un brigante la chiesa
sia pericoloso alla luce delle conclusioni che trarra Maria ....le
vie segrete che intesse il Divino e lo spirito non sono
fortunatamente nella sapienza di Sabirblu e di salvini.»
Frase che si commenta da sola, e che ho riportato perché l'accecamento è ormai così generalizzato da
richiamare l'Intervento divino, che sicuramente arriverà, per
"risvegliare" tutte queste anime che, loro sì, procedono
in un grande pericolo! (Cfr. QUI, QUI, QUI e QUI).
Ecco, innanzitutto, la lettera accorata
di un giovane sacerdote che, pur riservandosi l'anonimato perché i
«..."guardiani della rivoluzione" attivi nella sua diocesi
gliela farebbero pagare...», ha scritto al vaticanista Aldo Maria
Valli quanto segue.
Cari pastori, ritornate voi stessi!
«Gentile Valli, sono un giovane
sacerdote di campagna e ho deciso di scriverle per condividere una
forte preoccupazione circa il rapporto tra i nostri legittimi pastori
e il popolo di Dio formato dai fedeli e dai noi semplici preti.
Mi sembra che in questa fase storica il
Papa e i vescovi stiano raccogliendo ciò che da qualche anno stanno
seminando con le loro azioni e le loro parole e cioè la separazione
e la perdita di fiducia da parte della maggioranza dei fedeli, in
particolare da parte di coloro che partecipano regolarmente alla
liturgia domenicale.
Aver schiacciato l'azione della Chiesa
sulla sola dimensione orizzontale sta generando una grave asfissia
spirituale in un popolo che non si riconosce più in guide che,
oltretutto, appoggiano in modo manifesto poteri e persone che da
sempre minacciano la fede e le radici spirituali della nostra Europa
nonché l'antropologia cristiana.
La cosa che più mi preoccupa è che la
Chiesa nelle sue alte gerarchie sembra ignorare completamente questo
distacco e questo dissenso sempre più ampio e profondo. Quelle guide
che, ad intra, non fanno che osannare i laici quali salvatori della
Chiesa del domani, sono le stesse che poi, ad extra, accusano i laici
di irresponsabilità e razzismo se non seguono una certa linea che
esse pretendono di imporre dall'alto.
Il problema di questo pontificato mi
sembra stia qui: è amico dei nemici e nemico degli amici. Ma proprio
per questo sta stufando. E la pazienza, anche dei più bendisposti,
si sta esaurendo. L'esito è che ci si sente abbandonati da chi ci
dovrebbe difendere, da chi sembra apprezzare molto i Soros, gli
Scalfari e le Bonino ma non si ricorda dei semplici fedeli che
chiedono di essere confermati nella fede.
Un vecchio proverbio popolare insegna:
"Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei". Possibile che alle
gerarchie, tranne poche eccezioni, non entri neppure nell'anticamera
del cervello l'idea che c'è qualcosa che non torna nel godere di
certi consensi e nel condividere le battaglie con chi da sempre si
batte per la cancellazione di Dio dal nostro cuore?
Possibile che i nostri pastori stiano
così bene in compagnia di chi professa, nel migliore dei casi, un
umanesimo ateo che ha tra i suoi dogmi la promozione di presunti
"diritti" incompatibili con la nostra fede? Possibile che i
nostri pastori si sentano tanto a loro agio nell'avere come compagni
di strada coloro che professano una "salvezza senza Vangelo"?
I risultati di queste ultime elezioni
hanno sancito in modo evidente che la separazione tra i pastori e il
popolo di Dio è ormai una tragica realtà, peggiorata dal fatto che
le gerarchie a quanto pare non ne vogliono prendere atto (ved. QUI;
ndr).
Nella testa dei pastori, e proprio da
parte di coloro che a parole vogliono apparire tanto "popolari"
e con l'odore delle pecore addosso, in realtà c'è sempre l'idea,
tipica degli illuminati e dei clericali, che il popolo, quando decide
in modo diverso dalla linea indicata dall'intellighenzia modernista e
progressista, "non capisce".
Ma come fanno a non rendersi conto che
le pecore, quelle vere, hanno già voltato loro le spalle e ormai
dicono senza remore: cari pastori, per noi siete irrilevanti, non
contate nulla; Dio è con noi, non con voi!
Non sono uno storico della Chiesa, ma
credo che raramente la separazione tra il popolo e il basso clero da
una parte e l'alto clero dall'altra sia stato così marcato come ai
nostri giorni.
Noi, semplici preti e semplici fedeli,
non chiediamo una "rivoluzione", un "cambio di
paradigma", una "Chiesa di Francesco". Siamo stanchi
di vuote parole e di slogan ideologici. Chiediamo solo la fedeltà al
Vangelo e l'annuncio della salvezza donataci da Gesù Cristo.
Non vogliamo una Chiesa il cui
obiettivo sembra essere quello di farci sentire in colpa se non ci
schieriamo a favore dell'apertura dei porti e dell'accoglienza
indiscriminata e dissennata a tutti i migranti.
Non vogliamo una Chiesa che ci mette
ossessivamente sotto accusa se non ci diciamo a favore del dialogo ad
ogni costo con i musulmani e se, seguendo l'invito di Gesù, facciamo
proselitismo.
Non vogliamo una Chiesa che ci fa
sentire come dei reietti se non votiamo per i partiti appiattiti sui
diktat dell'Unione europea.
Non vogliamo una Chiesa che ci accusa
di essere "senza cuore" quando restiamo quanto meno
perplessi di fronte al gesto irresponsabile di un elemosiniere
pontificio (ved. QUI; ndr); quando vediamo il nostro
Papa sorridere soddisfatto ricevendo in dono un crocifisso blasfemo
con la falce e il martello (ved. QUI; ndr), quando lo sentiamo dire che non si interessa della politica
italiana e che quel poco che sa lo apprende leggendo l'Espresso (ved.
QUI; ndr). Siamo stanchi.
Cari pastori, non vi dovete certamente
meravigliare se, come esito finale del vostro essere sempre dalla
parte sbagliata, vi ritrovate un popolo che non vi considera più
come guide attendibili e va alla ricerca di altri punti di
riferimento.
E non potete fare spallucce dicendo che
tanto quello non è il "vostro" popolo. Non è vero! Questo
popolo stanco e disorientato è il vostro popolo! È un popolo che si
commuove quando pensa a san Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI e non
si capacita della situazione attuale.
Un popolo che ama e soffre per la
Chiesa, perché la vede in balia di forze che nulla hanno a che fare
con la tradizione cristiana. Un popolo che, nonostante tutto, osa
guardare in alto sperando in un miracolo, perché ai miracoli questo
popolo ancora crede. (Cfr. anche QUI, QUI e QUI; ndr).
Un giovane prete
Il secondo "caso" testimonia,
purtroppo, il proseguimento inarrestabile dell'azione demolitrice
perseguita con diabolica ostinazione da questo pontificato, rivolto
agli ordini religiosi più fiorenti per vocazioni e fede. (Cfr. QUI, QUI e QUI).
Pregano troppo! Il Vaticano chiude un
altro Ordine
L'opera di distruzione della vita
religiosa da parte del Vaticano continua implacabile. Questa volta è
il turno delle Piccole Suore di Maria Madre del Redentore, un ordine
religioso nato in Francia, e che conta attualmente circa centoventi
religiose, di cui cinque hanno deciso di obbedire al diktat di Roma,
e le altre centoquindici, divise in tre comunità, verranno sollevate
dai voti presi a suo tempo, e torneranno laiche.
Dovranno lasciare le loro case e le
attività di cura e di assistenza agli anziani che erano la
caratteristica di questa congregazione, accusata però, soprattutto,
di una spiritualità considerata troppo "tradizionale".
Il Grande Inquisitore della
Congregazione per i Religiosi, il francescano Josè Rodriguez
Carballo, braccio destro e uomo di fiducia del Pontefice regnante per
questo genere di "cucina" (e l'uomo del più clamoroso
crack finanziario mai vissuto dai francescani; ved. QUI; ndr), ha colpito ancora.
Un copione che ricalca quelli già
vissuti dai Francescani dell'Immacolata (ved. QUI; ndr) ‒ ancora commissariati dopo
sei anni! Ma chi hanno ammazzato per essere trattati così? ‒ della
Familia Christi (ved. QUI; ndr), della Fraternità dei Santi
Apostoli e così via. Ormai un format abituale nel regime vigente. (Cfr. anche l'articolo di Aldo Maria Valli QUI; ndr).
Appare davvero strana e inspiegabile
l'operazione a cui probabilmente non sono estranei appetiti vescovili
per le proprietà della piccola congregazione.
Le Piccole Suore di Maria madre del
Redentore curano anziani, collaborano nella pastorale delle
parrocchie, aiutano i poveri e vivono una spiritualità considerata
oggi in Vaticano troppo "rigida", cioè: amore di
adorazione all'Eucarestia, preghiera fervente d'intercessione e
filiale devozione a Maria.
Le suore sono state pre-visitate nel
2009 per decisione del vescovo di Laval, che i laici che sostengono
le suore accusano di avere un certo interesse verso l'amministrazione
dei loro beni. Ma l'iniziativa non ha avuto successo.
Nel 2016, con Braz de Avis e Carballo,
una nuova visita. Non più – o non solo – per motivi
amministrativi ma per il grave sospetto di tradizionalismo o di
classicismo, come dicono i francesi.
Da sinistra José Rodriguez Carballo con João Braz de Aviz in udienza da Bergoglio |
Le suore sono state incolpate di avere
problemi gravi di governo (anche se risulta che la maggioranza delle
suore abbia testimoniato le meraviglie della superiora), di
immobilismo, di disconoscenza della "nuova teologia della vita
consacrata..." e di altri gravi reati come quello di eccessiva
preghiera...
Le superiore – esiliate in altri
conventi – erano accusate di "autoritarismo deviante", e
alle suore è stata chiesta l'obbedienza senza appello "senza
– dicono – che la preoccupazione di una diritta coscienza abbia
una parola da dire, e senza che mai ci sia stato spiegato il minimo
fondamento oggettivo di tutte queste misure romane: così ci
sarebbero due pesi e due misure".
Le suore hanno respinto le accuse come
false e inventate dai visitatori. I commissari e la Congregazione
hanno dato loro ragione, almeno in parte, ma hanno mantenuto i
provvedimenti presi; cioè, confermano il commissariamento.
Le suore hanno fatto appello a quello
che era il tribunale supremo di giustizia nella Chiesa, la Segnatura,
ormai, con la gestione del diplomatico Mamberti evidentemente
incapace di andare contro volontà superiori, che ha confermato la
sentenza del Dicastero.
Ma le suore hanno deciso di non
accettare quella che a loro – e non solo a loro – pare una
ingiustizia evidente. Hanno reso pubblica la loro decisione:
"Il
17 settembre 2018, il cardinale Prefetto della Congregazione per i
Religiosi, mons. Braz de Aviz, ci ha scritto un ultimatum: o
accettiamo il Commissario "senza riserve" o non lo
accettiamo; nel qual caso, la legge prevede che potremmo essere
licenziate dall'Istituto".
Allora, hanno scritto le suore: "Dopo
aver acquisito la certezza morale per l'anno in corso che
l'accoglienza del commissario apostolico all'interno del nostro
Istituto causerebbe un danno molto grave e certo nel breve o lungo termine
riguardante la comprensione del carisma lasciato da Dio a Madre Maria
della Croce, nostra Fondatrice, solo per il modo di viverla.
Dopo aver proposto molte volte
soluzioni di riappacificazione senza che ci sia stata data alcuna
risposta, previa consultazione con persone autorizzate e competenti;
dopo aver pregato molto e sempre volendo rimanere fedeli e obbedienti
alla verità, ci è sembrato che non avessimo altra scelta che
rinunciare ai nostri voti".
Nel frattempo a Laval si è costituito
un Comitato di sostegno alle religiose, che conta quasi tremila
persone, e che ha la sua voce in un sito, https://www.soutienpsm.com/
Tutto questo avviene in un paese (la
Francia; ndr) in cui la situazione vocazionale è – a dir poco –
disastrosa; dove la questione degli abusi clericali sta pian piano
emergendo in tutta la sua gravità, e dove la Santa Sede si permette
di compiere operazioni inspiegabili condotte con una violenza e una
determinazione che sarebbero state ben più adeguate in altri
contesti, e per colpe reali.»
Marco Tosatti
E a proposito di Francia, ecco una
notizia di tre giorni fa che conferma la solerzia vaticana "misericordiosa" nel commissariare uno dopo l'altro i siti
maggiormente visitati dai fedeli di tutto il mondo; guarda "caso"
proprio là dove si prega più intensamente e in modo tradizionale,
come è accaduto a Medjugorje e a San Giovanni Rotondo.
Questa volta è toccato a Lourdes. Al
vescovo Brouwet, infatti, pur rimanendo responsabile della diocesi, è
stata sottratta la gestione del famosissimo luogo di culto a favore
del vescovo ausiliare di Lille, Hérouard, nominato delegato
pontificio a tempo determinato per la cura pastorale del Santuario
stesso.
Ecco l'articolo apparso su "La
Nuova Bussola Quotidiana" il 7 giugno scorso:
Lourdes, Santuario sottratto al vescovo
"troppo" cattolico
Il vescovo ausiliare di Lille,
Hérouard, nominato delegato pontificio a tempo determinato per la
cura pastorale del santuario, è noto per le sue posizioni molto
"liberal" in fatto di liturgia e dottrina, e recentemente è
stato protagonista di interventi politici contro i populismi e contro
Marine Le Pen.
La comunicazione della Santa Sede
accusa il vescovo Brouwet, che resta titolare della diocesi, di aver
dato troppo spazio «all'aspetto gestionale e finanziario», ma egli,
nominato giovane da Benedetto XVI, è conosciuto piuttosto per la sua
ortodossia in fatto di dottrina morale e per lo spazio concesso a chi
arriva a Lourdes celebrando nella forma straordinaria del rito
romano. In oltre 150 anni, è la prima volta che la Santa Sede
interviene su Lourdes.
Lourdes come Medjugorje. Seguendo
l'esempio della nomina di monsignor Hoser fatta un anno fa per la
situazione della cittadina bosniaca, Bergoglio ha scelto di
inviare un suo delegato per la cura pastorale dei pellegrini anche
nel centro mariano francese.
In quest'ultimo caso, però, a
differenza del noto precedente, l'incarico non sarà a tempo
indeterminato. La decisione pontificia, in un articolo scritto su
VaticanNews dal direttore editoriale del Dicastero per la
comunicazione della Santa Sede, Andrea Tornielli, viene attribuita
alla sua intenzione di "accentuare il primato spirituale
rispetto alla tentazione di sottolineare troppo l'aspetto gestionale
e finanziario".
Come chiarito dal vaticanista veneto,
l'incarico del commissario sarà limitato soltanto al Santuario, mentre
la diocesi rimarrà sotto la guida di monsignor Nicolas Brouwet.
Una precisazione sottolineata dallo
stesso vescovo che, in una nota ufficiale, ha ricordato come questa
nomina non cambierà nulla nella vita diocesana ed andrà a toccare
solamente la vita del sacro luogo specifico.
Per rafforzare ulteriormente questa
distinzione, il presule ha anche fatto notare che "la cura
pastorale dei santuari e la pastorale delle diocesi sono due cose
diverse".
Non c'è dubbio, però, che il
Santuario mariano rivesta un ruolo più che importante nella vita
della diocesi di Tarbes, attirando nel centro dei Pirenei oltre un
milione di pellegrini ogni anno.
Il Santuario di Lourdes |
Fino ad oggi il vescovo ha ricoperto la
funzione di responsabile spirituale, detenendo nelle sue mani il
potere di nomina del rettore. Con la decisione presa da Bergoglio
sarà invece il delegato "ad nutum Sanctae Sedis" (cioè a disposizione della Santa Sede; ndr) ad
assumere la cura pastorale dei pellegrini.
Per l'incarico è stato designato
monsignor Antoine Hérouard, attualmente vescovo ausiliare di Lille e
presidente della Commissione affari sociali della Comece, la
Commissione degli episcopati dell'Unione europea. La sua nomina
appare indebolire non di poco, dunque, il peso del vescovo di Tarbes.
Quello di Hérouard, inoltre, è un profilo non poco diverso da
quello di Brouwet.
Il neo-delegato, ex rettore del
Pontificio seminario francese a Roma, si è distinto anche nel
passato molto recente per un orientamento piuttosto "liberal".
Lo ha dimostrato prima e dopo le
elezioni europee, con il suo attivismo, partecipando ad incontri (in
due occasioni con Enrico Letta e Francois Hollande) e rilasciando
dichiarazioni in cui si metteva in primo piano il timore per la
crescita dei populismi, si attribuiva la vittoria del partito di
Marine Le Pen, in Francia, ad una visione distorta sull'immigrazione
e si sottolineava il ruolo delle comunità religiose per
sensibilizzare i cittadini sull'importanza dell'Unione Europea.
In una recente intervista a "La
Croix", monsignor Hérouard ha anche sostenuto che il dibattito
sulle radici cristiane d'Europa "non è più di attualità".
Un profilo piuttosto distante da quello
di monsignor Nicolas Brouwet, formatosi all'«Istituto Giovanni Paolo
II per il matrimonio e la famiglia» e più attento a riaffermare
l'insegnamento della dottrina morale cattolica nell'esercizio del suo
ministero episcopale.
Il vescovo di Tarbes e Lourdes,
nominato giovanissimo nel 2012 da Benedetto XVI, ha dimostrato in
questi anni una sensibilità liturgica conservatrice e si è fatto
apprezzare anche dai gruppi che curano la celebrazione della Santa
Messa nella forma straordinaria del rito romano, accogliendo con
benevolenza i loro pellegrinaggi presso il Santuario di Lourdes.
Mons. Hérouard, al contrario, non
ha problemi a mostrarsi in pubblico in giacca e cravatta e sembra
prediligere la modernità nella scelta dei paramenti; caratteristiche
notoriamente poco gradite ai raggruppamenti d'impostazione più
tradizionale. Il tempo dirà se il cambio di guardia nella guida
pastorale dei pellegrini comporterà delle modifiche rispetto a
quanto si è visto fino ad oggi.
Il vescovo Antoine Hérouard... che sembra un po' imbarazzato... Ved. QUI |
Intanto, dall'articolo di Tornielli a
commento della nomina del nuovo commissario pontificio sembrerebbe
emergere che all'origine della decisione ci sia l'eccessivo spazio
attribuito all'«aspetto gestionale e finanziario» nella conduzione
del Santuario.
Un rilievo che non trova riscontro
nelle testimonianze di chi frequenta assiduamente Lourdes; c'è da
ricordare invece che proprio la gestione di monsignor Brouwet è
riuscita a raggiungere risultati importanti.
Infatti, dopo quasi un decennio di
conti in rosso, il santuario ha chiuso il bilancio del 2018
addirittura con un surplus di 200 mila euro. Un risultato raggiunto
grazie al piano di risanamento operato da Guillaume de Vulpian, l'ex
dirigente della Renault chiamato a Lourdes dal Vescovo della diocesi
quattro anni fa.
Un'operazione, peraltro, portata a
compimento soprattutto grazie alla riduzione e alla razionalizzazione
delle spese e nonostante il calo del turismo in Francia a seguito
degli attentati degli ultimi anni.
La nomina del delegato da parte di
Bergoglio rappresenta un precedente rilevante anche sul piano
storico: di fatto per quanto concerne le apparizioni, la loro
veridicità proviene dal riconoscimento del vescovo della diocesi
competente.
È quanto avvenne anche nel caso di
Lourdes con il decreto emanato il 18 gennaio 1862 dall'allora vescovo
di Tarbes, monsignor Bertrand-Sévère Laurence.
E su Lourdes in oltre 150 anni non c'è
mai stata alcuna intromissione vaticana. Questo spiega anche
il carattere eccezionale dell'intervento pontificio che avoca a sé
la gestione pastorale del luogo sacro, "sottraendolo" alla
diocesi competente.
Nico Spuntoni
Bergoglio - il Falso Profeta - OSANNATO dalle masse... |
Conclusione
Un bel quadro, non c'è che dire! Non
comprendo come ci si possa ostinare, ad oltranza, a mantenere gli
occhi chiusi! Che faranno coloro che ancora dormono... quando "ex
abrupto" si troveranno di fronte alla tragica realtà?
Relazione e cura di
Sebirblu.blogspot.it
Fonti: aldomariavalli.it
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