"Bambino malato al Tempio di Esculapio" di John William Waterhouse |
Sebirblu, 5 giugno 2023
In questi tempi
particolarmente delicati per l'equilibrio di ogni persona a causa dei tre anni passati e di tutto quanto ruota intorno alla conseguenza sociale,
pubblico tre diverse considerazioni per affrontare qualsiasi tipo di malattia si presentasse ancora, minacciosa, davanti ai nostri occhi.
Questi tre modi
di pensare manifestano la diversità evolutiva di chi li esprime, ma
diventano utili per una seria riflessione personale nell'ampia gamma
delle valutazioni umane.
Le Voci
provengono dal mondo invisibile, tanto screditato quanto deriso dai
più che, senza mai essersi accinti ad una ricerca seria ed
approfondita, trovano più comodo, o meno pericoloso (come i credenti
legati alla fede cattolica che demonizzano tutto), negare l'esistenza
di entità pensanti fuori dal piano fisico. (Utilissimo leggere QUI).
Gli
ammaestramenti provengono dal celebre "Cerchio Firenze 77"
che tanto bene ha fatto per il "Risveglio delle Coscienze"
e una vita migliore dal punto di vista spirituale.
"Il Dottore" di Luke Fildes (1844-1927) |
La Guida:
"Che la pace
sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.
La malattia, o la
presunta tale, è uno dei tanti problemi che coinvolgono l'uomo e lo
affliggono nella sua vita terrena.
L'argomento
meriterebbe una trattazione vastissima, però possiamo svolgere delle
semplici considerazioni che possono chiarirci le idee e renderci
attenti a questo problema fino a vederlo nelle sue giuste dimensioni;
senza peraltro approfondirne ed esaminarne i moltissimi aspetti.
A questo scopo,
François, il Maestro Veneziano ed il Maestro Orientale vi parleranno
proprio di questo argomento e vi diranno cose che possono servire, ce
lo auguriamo, ad illuminarvi."
Dali
"Il prof. Cesare Frugoni con gli allievi" di Roberto Fantuzzi - (1936) |
"Riscuotere
la fiducia di un proprio simile fa in ogni caso e a tutti piacere, ma
non sempre e non tutti si sentono in dovere di non deludere la
fede che viene accordata; mentre è senz'altro doveroso, per chi è
oggetto dell'altrui stima, apprezzarla e tenere nella dovuta
considerazione quello che è un tributo spontaneamente offerto,
perché solo così si può definire.
L'immagine più
bella della fiducia che un essere può esprimere è quella del
bambino che si rifugia in grembo a sua madre, e nell'adulto quella di chi si rivolge al medico.
Cari medici, ogni
volta che un malato si rivolge a voi tenete presente questo aspetto
della relazione che si stabilisce; considerate che si tratta di
una creatura comunque sofferente e bisognosa, che si abbandona a voi
come il fanciullo nelle braccia della mamma in cerca di protezione,
aiuto e sollievo.
È un essere che si affida a voi perché è incapace di risolvere quel suo
problema e, se l'accettate, il suo problema diventa il vostro.
D'altra parte,
come potreste non accettarlo quando avete scelto di esercitare l'arte
medica, e perciò non avete optato per una professione bensì per una
missione, poiché di questo si tratta quando l'attività che si
svolge è diretta a persone e non a cose ed oggetti.
Giuramento di Ippocrate: ved. QUI. |
Certo che
talvolta, obbiettivamente, il medico non può fare a meno di deludere
la fiducia che il malato ripone in lui, perché la medicina non gli
mette a disposizione ‒ non avendoli ‒ rimedi validi a guarire
quell'infermità che affligge il paziente.
In quel caso il
discorso sul tradire la fiducia del malato si sposta dalla figura del
dottore alla validità della scienza medica, ma ciò avviene solo quando
il sanitario può davvero sostenere di avere la coscienza a posto.
E lo può
dire allorché ha impegnato tutto se stesso nella ricerca del rimedio;
quando, umilmente riconosciuti i propri limiti, non li ha tenuti nascosti all'infermo, bensì lo ha indirizzato a chi ha una maggiore conoscenza della
sua.
E soprattutto lo può dire quando è consapevole dell'importanza della sua figura non già per
carpire onorari da capogiro ma per la responsabilità
che deve avere per animare la sua opera.
Chi prende lo stato di necessità degli altri, e in particolare le loro
malattie come una fonte di esose ricchezze, non ha niente di diverso
da chi estorce denaro con minacce di morte.
"Il prof. Roberto Alessandri con gli allievi" di Roberto Fantuzzi - (1930) |
Dicevo della
validità della medicina. Invero, se l'arte di Esculapio in generale è la
scienza per conservare o restituire la salute all'uomo, è assai più
ampia di quella che ufficialmente si arroga un tal nome.
E in effetti,
molte sono le arti e le scienze alternative per il mondo occidentale
che promettono la sanità: l'agopuntura, le cure semplici,
l'allopatia, la pranoterapia, l'omeopatia, lo yoga, l'ipnoterapia,
ecc. ecc.
In più, alcune
che si basano su particolari alimentazioni, altre che si possono
definire amene, come quella che insegna a parlare agli organi
ammalati del proprio corpo, da consigliare particolarmente ‒ dico
io ‒ al malato che soffre anche di solitudine.
Un quadro
divenuto talmente caotico che non converrebbe neppure prendere in
considerazione, se non presentasse reali guarigioni.
Allora, come
comportarsi di fronte a tante discipline che promettono la salute
quando si è nella necessità di fare una scelta? E qui il discorso
torna sulla fiducia, elemento di primaria importanza per riuscire in
qualunque cosa, perché la parte psichica ha una rilevantissima influenza non
solo nell'attività volontaria del corpo ma anche in quella
involontaria, includendo in ciò i meccanismi biologici. (Cfr. QUI; ndr).
Io, sinceramente,
riporrei piena fiducia prima di tutto nella medicina del mondo
occidentale che, quando fallisce, sovente è perché viene applicata male.
"Il prof. Ernesto Pestalozza con gli allievi" di Roberto Fantuzzi - (1934) |
Certo, quando essa si
dichiara impotente, o quando il malato per una sua condizione
particolare non tollera i rimedi che essa pone a disposizione, tanto
da ricevere un danno peggiore del male; o quando si tratta
semplicemente di conservare la propria salute; allora non si debbono
disdegnare tutte le altre discipline che, come ho detto, vantano risultati
positivi e, non di rado, risolutivi di casi disperati.
Perché dare la
fiducia in primo luogo alla medicina ufficiale, salvo le eccezioni di
cui dicevo? Perché la malattia ha sempre una componente psicologica
rilevantissima, per cui ogni medico dovrebbe essere un bravo
psicologo.
Sul fattore psicologico sempre presente a monte di ogni malattia se ne aggiunge
un altro della stessa natura: quello di chi è consapevole di essere
un infermo, costituito dallo stato di sofferenza fisica, dalla paura
di non guarire dall'impedimento limitativo dato dall'infermità,
dalla diversa situazione che si crea, e così via.
È vero che la
cura ideale non deve limitarsi ad arginare gli effetti, ma rimuovere
soprattutto le cause; ed è altrettanto vero che la medicina
scientifica cura solo gli effetti, anche quando crede di essere
risalita alle cause, perché queste sono sempre psicologiche, in quanto alla radice di esse vi è l'assenza di quello stimolo di reazione che
scatena le difese naturali dell'organismo.
Però, quando la
causa ha già somatizzato l'effetto occorre riparare subito il danno
ricevuto dall'organismo, e niente v'è di più immediato, a questo
scopo, della medicina scientifica, comprendendo in ciò anche la
chirurgia.
Le origini dell'ulcera gastrica sono risaputamente di natura psichica: stati
ansiosi, temperamento introverso molto sospettoso e via dicendo; ma
quando la lesione ha raggiunto uno stato di gravità che può
degenerare, è inutile cercare di rimuoverne i prodromi: occorre
subito bloccare l'effetto con una cura chirurgica.
Sarà lasciato al poi eliminare il principio scatenante affinché la malattia non si riproduca. Questo, naturalmente, è un esempio radicalizzato, tuttavia anche nei casi
più sfumati il concetto rimane valido."
François
"La ragazza dai capelli lunghi" di Annalisa Avancini |
"Amici, il
discorso che vi rivolgiamo vuol essere più ampio e non dedicato solo
a chi ha problemi di cattiva salute. È prevalentemente rivolto a
coloro che sono convinti di non stare bene.
Il primo sintomo
che spinge a concludere d'essere ammalati è un vago senso di
malessere generale che viene subito interpretato come un avviso che
qualcosa non funziona nel proprio corpo.
La deduzione di
chi si trova in questo stato non lascia alternative, mentre in effetti esistono, eccome! Diverse volte il disagio, che è
originato dal vivere una circostanza non gradita, viene attribuito ad
un disturbo fisico mentre è di natura psicologica. (Ved. QUI; ndr).
Cosicché la
malattia fittizia, formalizzata con il rito delle visite dal medico,
diventa una giustificazione per evadere dalla realtà; persino un
semplice senso di stanchezza, spesso è un modo per rifiutarsi di
compiere quello che si dovrebbe e non si vuole fare. Tanto è vero
che quando si compie ciò che piace, la stanchezza non si sente più.
Allora, quando
sentite qualche disturbo, non date per scontato di essere ammalati;
vagliate le vostre situazioni familiari, di lavoro o di relazione, e
in percentuale alta vi troverete la causa dell'indisposizione dovuta alla
scontentezza.
Non solo, ma a
volte la psiche inganna anche in mancanza di problemi, e fa sentire
inappagati per i più vari motivi: ad esempio per noia.
Numerosi sono
coloro che si sentono "vivi" solo se hanno qualche
"preoccupazione". Questa, per essi, diventa stimolo per
"calarsi" nella realtà. Tantissimi sono pure quelli che
colmano il vuoto interiore creandosi una malattia.
L'incapacità di
pensare, l'assenza di interessi, di una vita interiore e di
un'attività personale che li soddisfi, li lascia ‒ per loro
difetto ‒ in uno stato di vuoto che essi cercano di colmare,
inconsciamente, inventando un malanno... qualcosa a cui pensare, che
induce ad agire, che attira l'attenzione degli altri su di sé, che
non li fa languire nell'inattività.
Allora, amici,
quando sentite un malessere senza avere nessuna disfunzione organica,
la causa è da ricercarsi nella sfera psichica. La prima cosa da fare
è quella di non crogiolarvi nel disagio, bensì reagire facendovi
forza, imponendovi qualcosa che vi distragga e vi impegni: per
esempio, sottoponendovi ad un esercizio ginnico. Il corpo ne trarrà
beneficio e la psiche si adatterà perché ben disposta da quel
"rito" che porterà a nuove attrattive e a nuove
relazioni."
Maestro Veneziano
"L'amore guarisce" di Jean Adolphe Lafosse (pittore litografo) |
"A te,
fratello caro, che invece sei davvero malato fisicamente,
raccomandiamo lo stesso di reagire, di non far pesare sui tuoi cari
il tuo stato più di quanto non sia già gravoso in sé.
Non sentirti più
limitato di quello che la tua stessa malattia oggettivamente produce,
non temerla dandoti per vinto, ma sfidala! Se cadi nella
disperazione, ti chiudi alla possibilità di ricevere qualsiasi
aiuto.
Non pensare di
vivere un'esperienza negativa; trai da essa il motivo di
cambiamento per il quale si è determinata e resa necessaria.
Il tuo vero bene
non è la semplice guarigione ma la tua giusta risposta: la
mutazione che essa deve operare in te. Perciò ricorda che il
suo aiuto effettivo non è tanto quello di guarirti, ma di aiutarti a
comprendere.
Non sentirti
abbandonato e solo; ripeti mentalmente con me questo mantra, in forza
del quale puoi meglio impiegare le doti che la natura ti ha assegnato
per la sana attività dei tuoi corpi (quello fisico e quelli
spirituali; ved. QUI; ndr):
"Io sono una
cellula di un immenso organismo nel quale mi sento illusoriamente
distinto e separato, ma dove in realtà sono parte integrante del
Tutto". (Cfr. QUI).
In questa
coscienza infinita io vivo in simbiosi con ogni essere e sono
investito da una corrente vitale che ha come unico fine il perpetuarsi
dell'esistenza sempre pronta a manifestarsi.
In una tale
manifestazione attiva e costante, la malattia è contro l'obbiettivo della
natura ed è quindi un fattore che la stessa combatte.
Io non devo
perciò sentirmi rifiutato ed abbandonarmi ad essa, ma reagire con
tutta la mia volontà possibile. In tutto ciò non sono solo, la Creazione mi
aiuta con la sua inestinguibile, poderosa corrente che tende a
conservare la vita.
Infatti, lo stato
di necessità di ogni essere è percepito dall'intera coscienza
comune, la quale gli indirizza energie riequilibratrici insite nello
stesso moto universale. Sta dunque a me aprirmi a queste energie e
goderne tutta la potenza.
La forza che io
devo evocare non deve giungere da un punto remoto del cosmo ma
dall'interno di me stesso, quindi è alla mia portata. Se in me essa
è assopita, io voglio che si liberi ed agisca costantemente.
Impartisco
l'ordine alla mente, che se è capace di farmi ammalare, lo è
anche di farmi guarire utilizzando la forza vitale della
natura.
Io domino la mia
mente e l'asservisco a me stesso. Conosco i suoi tranelli, le paure
che mi infonde per prevalere sulla mia volontà ed agire a suo
capriccio.
Io sono il suo
sovrano e la piego al mio volere. Essa mi ubbidisce e lavora fedele
per me con tutte le sue possibilità conscie ed inconscie. Anche
quando la mia attività consapevole è volta ad altro, la parte subconscia continua ad alimentare la mia guarigione, attimo dopo
attimo.
Essa è uno
strumento prezioso: io voglio che sia la mia forza e la mia
chiarezza. Perciò le impedisco di creare ombre che mi torturano e
angosce che mi annientano.
E tu, malattia,
non mi incuti alcun timore. Che cosa puoi fare di più che far morire
il mio corpo? Niente può farmi cessare di esistere. Morire è
rinascere. La morte non esiste. (Cfr. QUI, QUI e QUI; ndr).
Om mani padme
aum."
Maestro Orientale
Relazione, revisione e cura di: Sebirblu.blogspot.it
Fonte: cerchiofirenze77.org
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