Sebirblu, 16 novenbre 2019
Il giorno di
Ognissanti di dieci anni fa trapassava a Paravati "Mamma
Natuzza", sicuramente la più grande mistica dei nostri tempi di
cui è in corso la causa di beatificazione, paragonabile solo a Padre
Pio che ha incontrato nel 1962, ved. QUI.
Purtroppo, la
"falsa Chiesa" di Bergoglio, com'è accaduto per il santo
Frate di Pietrelcina, ha adocchiato il "business"
sostanzioso proveniente dalla "Cittadella di Maria" voluta
dalla stessa Vergine e realizzata dalla Fondazione con le offerte dei
fedeli, revocando il riconoscimento all'ente religioso e proibendone
di fatto il culto nell'imponente santuario.
Il vescovo, mons.
Luigi Renzo, ha iniziato la sua offensiva con un primo decreto nel
2017 e l'ha reiterata il 3 luglio di quest'anno, pretendendo di
cambiare lo statuto, svuotandolo da qualsiasi senso di
soprannaturalità, imponendo funzionari scelti dalla Diocesi e
minacciando di scomunicare, se non avesse rassegnato le dimissioni, don
Pasquale Barone, l'ex parroco di Paravati, per oltre un ventennio
direttore spirituale della Evolo.
Perciò, nella
profonda delusione e protesta dei pellegrini recatisi a rendere
omaggio a Natuzza nel decimo anniversario della sua scomparsa, le
celebrazioni religiose e gli onori alla grande mistica non si sono potuti
svolgere così come tutti avrebbero voluto. Per motivi di spazio,
invito a leggere questa ennesima vergognosa vicenda QUI, QUI, QUI, QUI e QUI.
Ora, affinché il
grande pubblico possa conoscere almeno le tappe essenziali del
cammino straordinario percorso in vita da questa grande "santa",
sposa e madre esemplare, ho tradotto alcuni brani significativi
estratti dal libro di padre François Brune "I Miracoli ed altri
Prodigi":
«Mi è parso
difficile comporre una storia cronologica lineare sull'esistenza di
Natuzza Evolo. Diversi fenomeni paranormali si sono manifestati molto
presto nella sua vita, e dunque ho preferito raggrupparli il più
possibile secondo la loro specificità.
Natuzza
(diminutivo di Fortunata, il nome del papà; ndt) venne al mondo il
23 agosto 1924. Suo padre non era presente alla nascita perché
emigrato in Argentina a causa dell'estrema miseria in cui versava la
famiglia.
La "mistica
di Paravati" lo aveva visto soltanto in fotografia, ma all'età
di undici anni apparve improvvisamente davanti a lui in bilocazione,
senza averlo cercato e gli disse: "Non mi riconosci? Sono
Natuzza, tua figlia". Suo padre, sconvolto, gli rispose: "Ma
allora tu sei morta!" "No, io sono viva – riprese ella –
e mi trovo qui non so come".
Ritornata nel suo
corpo fisico, raccontò di aver incontrato il suo genitore, e ne descrisse accuratamente la casa. I familiari attribuirono a
fantasie giovanili il suo racconto, ma qualche tempo dopo arrivò una
lettera da lui che riferiva della visita e di un dialogo avuto con la
figlia.
La conferma
definitiva dell'accaduto si ebbe più tardi da parenti che, recatisi
in Argentina, constatarono quanto la descrizione della casa paterna
fatta da Natuzza corrispondesse al vero.
Erano passati
pochi anni dalla grande guerra e mentre sua madre, rimasta sola,
cercava di "sbarcare il lunario" (purtroppo in modo non
proprio esemplare visto che aveva avuto altri cinque figli con
altrettanti uomini che l'avevano poi abbandonata uno dopo l'altro)
ella, essendo la primogenita, si trovò costretta ad occuparsi dei
fratellini, allevandoli tra umiliazioni e stenti inimmaginabili,
perché nel frattempo la mamma era stata imprigionata a causa di una
calunnia e Natuzza buttata fuori di casa con i piccoli...
...e se ne stette così, nella notte, sotto un portico con loro... (autrice del dipinto Liz Lemon Swindle) |
Fu in quel
periodo che attraverso un sogno rivelatore venne a sapere cosa Dio
volesse da lei. Le apparve da sveglia un monaco che si presentò come
Francesco da Paola, a cui domandò due grazie: la liberazione della
mamma e un lavoro per poterla aiutare. Questi le rispose: "In
tre giorni sarai esaudita".
Come promessole,
alla scadenza del tempo stabilito fu chiamata dall'avvocato Silvio
Colloca che in capo ad un mese l'assunse al suo servizio.
Le Visioni dei Defunti
Fu nella casa dei
suoi padroni che nel giugno 1939 i trapassati cominciarono ad
apparire a Natuzza. Il fenomeno si sviluppò a partire dal 1940, in
seguito ad una strana esperienza. Durante la Quaresima di quell'anno,
ella aveva deciso di fare un digiuno completo di quaranta giorni,
senza cibo né bevanda.
Nella notte tra sabato e domenica delle Palme le apparvero dei defunti
annunciandole che nel luglio 1940, giorno della festa dei Santi Anna
e Gioacchino (genitori della Vergine Maria; ndt), sarebbe morta, ma
solo "in apparenza"; morte che lei avrebbe preso per vera.
Nel giorno
indicatole, effettivamente Natuzza cadde in uno stato di letargia che
durò sette ore. Migliaia di persone si riunirono. I Colloca fecero
arrivare invano molti medici. Gli occhi chiusi, il corpo irrigidito,
ella sembrava davvero un cadavere. Cos'era accaduto nell'arco di quel
tempo? Non lo sappiamo, ma quel sonno certamente non ha nulla a che
vedere con i casi di premorte o NDE che taluni sperimentano.
Questa sorta di
trance si ripeté spesso; si presentava con una perdita di coscienza
accompagnata da moti convulsi come qualsiasi caso di epilessia.
Se non si ha
alcuna conoscenza di cosa le avvenisse in quei momenti, si è saputo
da lei, una volta rinvenuta, che vedeva il Cristo e la Vergine Maria.
Entrava in estasi fissando un punto davanti a sé nella stanza,
parlava da sola, cadeva in ginocchio, ed invitava le eventuali
persone presenti a fare altrettanto.
Questi dialoghi
con Gesù e Sua Madre avvenivano anche al di fuori delle trance. La
signora Alba Colloca ha raccontato come un giorno avesse provato ad
ascoltare, dietro alla porta, ciò che Natuzza diceva alla Santa
Vergine.
Ovviamente non
poteva sentire quello che diceva quest'ultima, ma solo le parole
della veggente pronunciate ad alta voce:
"Mia cara
Madonnina, quando mi passerà questa malattia? Mi avete detto di
recitare un'Ave, un Padre Nostro e un Gloria alle tre... Ma io non so
quando è quell'ora... Ah, avete detto che sono le tre meno dieci?...
Cosa desiderate ancora? I nove primi venerdì?... Come?... Non vi
capisco... Perché non dite che volete una novena? Ah, volete che
faccia la comunione il primo venerdì per nove mesi? Molto bene...
Cosa dite?!... Che la signora è dietro la porta ad ascoltare?...
E dopo di allora, Alba Colloca non ci provò più.
Un giorno,
entrando nella camera dei bambini, scorse tre persone sedute sui
letti. Un po' stupita, le pregò di andarsi a sedere in salone. Gli
intrusi le dissero che erano morti. Molto spaventata, corse dalla
signora a dirle che c'erano tre "morti" seduti sui letti
dei suoi figli.
Madame Alba si
volse allora ridendo verso suo suocero, il notaio Antonio Colloca, il
quale avvicinandosi alla giovane inserviente le disse: "Se sono
morti, perché non chiedi i loro nomi?
Natuzza riandò
rapidamente nella camera ed esposta loro la domanda, se ne tornò
annunciando: "Si chiamano Nannina, Raffaele e Concetta".
Sbalordito, il notaio rimarcò che tre persone della famiglia,
defunte già da molto tempo, portavano quei nomi.
La visione dei
trapassati andava a far parte ormai della sua vita e missione. Fu
proprio un santo (Francesco da Paola; ndt) che gliela annunciò: "Una sera ‒ raccontò
Natuzza ‒ dopo aver chiuso il portone, mi ero appena ritirata nella
mia stanza quando vidi entrare alcuni esseri vestiti come noi che si
presentarono come anime dell'aldilà.
Era la seconda volta che avevo queste apparizioni dove vedevo dei 'morti'.
Ebbi grande paura e fuggii piangendo."
Nel 1942 Natuzza
fu accolta nella casa della nonna materna, Giuseppa Rettura, ma
continuò a vegliare sui suoi fratelli e sorelle. A più riprese
cercò l'aiuto di preti per poter entrare in una comunità religiosa,
ma ogni volta ne fu dissuasa. Così, ella si ritrovò in età da
marito. I pretendenti erano numerosi ma lei non vi pensava affatto.
Nonostante
questo, finì per innamorarsi di un giovane del paese, Pasquale
Nicolace, un falegname che sposò per procura il 14 agosto 1943
perché si trovava sotto le armi. Ella aveva appena compiuto
diciannove anni.
Mentre attendeva
che finisse di infuriare la guerra, Natuzza andò a servizio della
signora Anna Laureani: le manifestazioni di trance e di emografia proseguivano, ed anzi si intensificavano
assumendo forme ancor più impressionanti. (Qui di seguito il filmato d'epoca; ndt):
In un attimo ella
perdeva conoscenza, il suo corpo si irrigidiva, diventava insensibile
a tutto e, poco dopo, uscivano dalla sua bocca espressioni e parole
provenienti da entità invisibili. Diventava così uno "strumento",
un mezzo, o meglio ‒ come si dice ‒ un "medium ad
incorporazione".*
* [Di norma,
questa predisposizione psichica è pericolosa per la possibilità di
"incamerare" anime di trapassati non troppo evoluti
spiritualmente (ossia dei "baronti", ved. QUI, QUI e QUI;
ndt) o addirittura degli esseri di bassissimo livello, ma la
semplicità, la Fede e l'Amore di Natuzza per il prossimo la
mettevano al riparo da qualsiasi sorpresa, guadagnandosi l'aiuto e la
protezione speciale degli Angeli.]
Si tratta di un
fenomeno diverso da quello che abbiamo visto sin qui. Ella non
ripeteva più ciò che le veniva detto dal suo Angelo Custode, ma
erano i defunti a parlare direttamente attraverso la sua bocca,
avendo ricevuto il permesso dal Cielo, quindi senza essere evocati.
I timbri di voce
si differenziavano e corrispondevano ai trapassati che le persone
presenti potevano facilmente riconoscere come propri cari o amici
deceduti.
Talvolta, alcune
entità non venivano identificate da nessuno, ma in ogni caso non era
mai la voce di Natuzza. Esse quasi sempre, incorporandola,
dichiaravano la loro identità ed il nome. Allora ella rilasciava dei
messaggi in differenti lingue senza conoscerne alcuna.
Le intonazioni,
lo stile, i giri di parole, i termini potevano variare
considerevolmente secondo il ceto sociale e il carattere dei defunti
che parlavano tramite lei. All'inizio, la
trance avveniva 2 o 3 volte al giorno, quando le persone
cominciavano a recarsi da Natuzza con la speranza di rincontrare i
loro cari scomparsi.
"Verso la fine del
1943 ‒ riporta Silvio Colloca ‒ mi trovavo al frantoio di
Paravati, quando mia cugina Annina Laureani mi chianò per dirmi che
Natuzza era caduta in trance.
Mi recai allora
da lei e trovai la ragazza seduta sul divano del salone, appoggiata
al bracciolo, con la testa sostenuta dal suo braccio e gli occhi
chiusi.
Appena entrato,
la voce infantile di un bimbo uscente dalla bocca di Natuzza mi
disse: "Entra, entra!" Mi avvicinai chiedendo: "Chi
sei tu?" "Sono tuo zio Livio". Restai stupefatto...
Mio zio, questo bambino? Compresi più tardi che si trattava di un
fratello di mio padre, morto all'età di otto anni, nel 1873 o '74,
ossia settant'anni prima e al quale ero ben lontano dal pensare.
Cominciai allora
a parlare con lui, domandandogli notizie di mia sorella Stella che
aveva seguito suo marito, il console Simonetta a Tarvisio. C'era
stato lo sbarco degli americani, l'Italia era stata divisa in due e
noi non avevamo più notizie di questi parenti.
"Sii
tranquillo, ella sta bene, non ha proprio bisogno di nulla". "Non
abbiate alcuna inquietudine" mi rassicurò la voce e, in
effetti, come apprendemmo dopo, mia sorella stava molto bene. (Cfr. anche QUI e QUI; ndt).
Mentre il bambino
parlava con me, mio cognato, il dottor Armando Macrì, si avvicinò
per toccare Natuzza. La voce infantile del bimbo disse allora:
"Inutile soccorrerla, tu puoi gettarla dalla finestra ma ella
non si risveglierà lo stesso".
Gli domandai
ancora altre cose, egli mi rispose con precisione ma, ad un certo
momento mi disse: "Ti saluto zio, il permesso è terminato, devo
andarmene; vai un giorno a comunicarti per me".
La benedizione
religiosa fu data alla giovane coppia di sposi soltanto nel gennaio
'44, alla chiesa di Santa Maria degli Angeli a Paravati. Nondimeno
Natuzza temeva di non aver fatto realmente la volontà di Dio
sposandosi.
Accadde che
cinque giorni dopo l'inizio della sua coabitazione con Pasquale, il
17 gennaio alle tre del pomeriggio, mentre era desta, vide in estasi
la Madonna, il Cristo e san Giovanni. Ebbe grande paura e si mise a
piangere. Gesù le domandò: "Perché piangi?" ‒ "Ho
pensato che una volta sposata non sarei stata più degna del vostro
Amore e che non avrei mai dovuto maritarmi".
Il Signore allora
riprese: "Ti ho sempre amata e ti amerò ancora di più se
compirai il tuo dovere di sposa e di madre, ma, attenzione! Io metto
nelle tue mani dei fiori freschi e profumati e guai a te se non
saprai curarli."
"Mio marito
mi tratta come una donna normale" ‒ disse una volta Natuzza, e
fu così anche per i suoi cinque figli: Salvatore, Antonio, Anna
Maria, Angela e Francesco.
La famiglia
Nicolace viveva molto poveramente. Con la fine della guerra e il
ritorno di Pasquale, si riavviò l'attività di questi come
falegname, ma di lavoro non ce n'era granché. I primi anni furono
assai duri, pieni di privazioni man mano che i figli nascevano, ma
Natuzza, che si dedicava tanto al suo prossimo, non accettava mai né
denaro, né doni, né tanto meno offerte.
Quando non
lavorava, Pasquale accoglieva le persone con il suo gentile sorriso
nell'unica stanza disponibile che fungeva da sala da pranzo e
d'accoglienza. C'era gente a tutte le ore, ma è a partire dal primo
pomeriggio che affluiva in gran numero, per ascoltare "la radio
dell'altro mondo". I primi arrivati occupavano qualche sedia e
le panche, gli altri aspettavano pazientemente in piedi per essere
ricevuti da Natuzza.
Le Bilocazioni
È a partire
dalla seconda metà del 1939 che i fenomeni di bilocazione iniziarono
a manifestarsi, quando Natuzza lavorava ancora presso i Colloca.
Ciò accadeva sia
da sveglia che durante il sonno. Il suo "doppio" (lo
Spirito con l'insieme dei corpi sottili; ved. QUI e QUI; ndt) si
staccava dal suo organismo fisico, generalmente accompagnato dai
defunti, e andava a visitare genti conosciute o mai viste prima. Al
ritorno, poteva descrivere ciò che aveva visto o sentito; aveva
inoltre il dono di agire sul nostro mondo materiale con effetti
concreti.
Una cugina
dell'avvocato Colloca, Giuseppina, aveva appena partorito e,
nottetempo, si accingeva ad allattare il suo bimbo, quando udì uno
scalpiccìo di passi. Alzò gli occhi e vide Natuzza in compagnia di
suo nonno Francesco Romano trapassato da molti anni. Erano al centro
della stanza e avanzavano verso di lei.
Terrorizzata,
Giuseppina cominciò a tremare. Suo marito, a lei vicino, se ne
accorse e gli toccò il braccio domandandogli cosa avesse. Ma la
visione, intanto, era scomparsa e lui si convinse che lei avesse
sognato.
L'indomani,
l'uomo si recò dai Colloca. Prima ancora che aprisse bocca Natuzza
lo apostrofò: "Non verrò più da voi!" "Che vuoi
dire?" rispose il marito fingendo di non capire. "Non verrò
più da voi, perché la sua signora ha avuto talmente paura come se
avesse visto chissà che cosa!"
Natuzza delineò
esattamente la scena: innanzitutto gli disse che Giuseppina aveva
messo una cartolina postale sulla lampada per proteggere dalla luce
gli occhi del bimbo; poi descrisse il colore della copertina nella
quale la mamma aveva avvolto il suo bebè e, infine, gli illustrò
altri particolari assolutamente esatti, senza aver mai messo piede a
casa loro!
Natuzza Evolo intorno al 1948 |
Un'altra storia
mostra bene l'«azione concreta»* di Natuzza in bilocazione. Ella si
era recata a Catanzaro per visitare sua madre all'ospedale, arrivando
prima dell'orario prescritto. Decise allora di andare a trovare
un'amica, trattenendosi là per il tempo di un caffè ma,
andandosene, dimenticò sulla poltrona il suo foulard nero che usava
di solito per andare in chiesa.
Alla fine del
pomeriggio, l'amica, Italia Deodato, si accorse del foulard e
telefonò subito a Natuzza per rassicurarla e dirle che glielo
avrebbe fatto pervenire a Paravati alla prima occasione. Ma il giorno
dopo andando a prenderlo sulla poltrona, non lo trovò più. Nessuno
lo aveva toccato, per cui, richiamò Natuzza dicendole costernata che
era scomparso.
"Non
preoccuparti, le rispose quest'ultima, stamattina, prima di andare a
Messa, ho avuto l'impressione di passare da te. Ho visto il foulard e
l'ho preso".
* [Quando ci si
sposta in astrale, lasciando il corpo fisico, normalmente non si può
agire sul piano della materia tridimensionale ma, utilizzando la
volontà di pensiero, è possibile per certi Spiriti elevati come
Natuzza o Padre Pio, smaterializzare le molecole fisiche che
compongono gli oggetti concreti e ri-materializzarli in altro luogo,
sempre mantenendo fissa la concentrazione sulla forma degli stessi,
in modo da "ricostituirne" la natura originaria. Si
chiamano "asporti" ed "apporti"; cfr. QUI; ndt].
Infatti, Natuzza
disse:
"Non sono io
che provoco la bilocazione, angeli o defunti vengono da me per
condurmi nei luoghi dove la presenza mia è necessaria.
Io vedo
perfettamente tutto ciò che mi circonda. Posso descriverlo, parlare
e chiudere le porte, posso agire. Sono qui a casa mia, discorro con i
miei e mi sento nel contempo in un altro luogo dove discuto e
opero nello stesso modo.
La bilocazione
non è come un film che si vede al cinema o in tv. Io mi trovo
veramente nel luogo che visito, e vi rimango solo il tempo necessario
per svolgere la mia missione, qualche secondo o minuto.
Sono ben
cosciente quando lascio il mio corpo fisico a Paravati (o in qualche
altro posto diverso). È come se ne avessi un altro simile (questo
dimostra quanto ella sia inconsapevole dell'esistenza dei corpi
sottili o che non lo voglia dire a causa delle "proibizioni"
ataviche della Chiesa sull'aspetto esoterico delle cose: cfr. QUI; ndt).
Il fenomeno
avviene sia durante il sonno, come di giorno, mentre sto parlando con
qualcuno o facendo qualcosa. Talvolta mi sbaglio e do alla persona
che si trova davanti al mio corpo fisico il messaggio che avrei
dovuto dare a quella visitata (in astrale; ndt).
Spesso non so
dove mi sono recata, a meno che non vi sia già andata prima. È il
mio accompagnatore che lo annuncia, spontaneamente o sotto mia
richiesta.
Non molto tempo
fa sono andata a Ginevra, un'altra volta a Londra. In un batter
d'occhio mi sposto là dove devo andare, qualsiasi ne sia il
tragitto, e giungo direttamente nella stanza o nella camera attigua
in cui si trova colui o colei che devo incontrare. Apro la porta e la
richiudo, l'azione è terminata.
Non ho mai avuto
l'impressione di attraversare muri o pareti. Arrivo all'istante a
destinazione. Talvolta mi reco in una via o in uno spazio esterno.
Quando viaggio così, non osservo mai le cose dall'alto come se
volassi (e questo per la massima concentrazione sua di portare aiuto,
altrimenti correrebbe il rischio di "cambiare rotta" al
minimo pensiero estraneo; ndt).
Non ho mai avuto
la percezione di attraversare un "tunnel", né vedere la
"corda d'argento" (cfr. QUI; ndt) che collega il mio corpo
fisico a quello spirituale.
Mi è anche
capitato di sperimentare una trilocazione. Mi sono manifestata nello
stesso tempo in due luoghi dove, in entrambi, mi hanno vista persone
differenti.
Mi è stato detto
molto chiaramente che le bilocazioni avvengono solo col permesso di
Dio, avendo esse uno scopo ben preciso."
"Il Poema dell'Anima" di Anne François Louis Jinmot |
Siccome un
fenomeno non ne esclude un altro, Natuzza poteva benissimo lasciare
in ricordo qualche emografia su federe e lenzuola delle persone che
visitava. Eccone un esempio:
‒ Una certa
notte della settimana santa del 1972, la signora Anna Cosentino si
era appena coricata quando, ad un tratto, vide Natuzza seduta ai
piedi del letto. Spaventata, nascose la testa sotto le coperte. Il
giorno dopo, sistemando la stanza, scoprì dei segni ematici formanti
simboli collegati alla Passione di Cristo: una lancia, una corda, dei
chiodi e un'altra lancia trafiggente un cuore.
Visto dal lato di
Natuzza, l'episodio andò così: "Al momento di coricarmi, verso
le undici di sera, ebbi l'impressione di trovarmi in casa della
signora Cosentino a Verona. Questo non durò che un istante. La vidi
a letto, le sorrisi e quando, presa dalla paura si nascose sotto le
coperte, mi avvicinai provando a sollevare il lenzuolo per
rassicurarla.
Ma lasciai
qualche macchia di sangue sullo stesso e, siccome ne rimasi
contrariata, Gesù mi apparve, e tutto triste mi disse: «Non ti
inquietare; Mi manifesterò tramite il tuo sangue alfine che tutti
possano vedere, sapere e credere».
L'indomani
mattina, appena sveglia, ho raccontato ai miei bambini quello che era
avvenuto durante la notte, pregandoli di avvertirmi se avessero
sentito suonare il telefono, perché ero certa che qualcuno si
sarebbe fatto vivo.
Infatti, non
erano ancora suonate le otto che un signore, senza dire chi fosse, mi
domandò al telefono se nella notte mi fossi recata in spirito in un
paese lontano.
Gli raccontai
quello che avevo l'impressione di aver fatto durante la notte, e fu
soltanto allora che egli mi rivelò d'essere l'avvocato Cosentino, il
marito di Anna. Qualche mese più tardi venne a trovarmi e mi mostrò
il lembo del lenzuolo con i segni della Passione di Gesù impressi
col mio sangue."
Abbiamo dunque,
con questo episodio, la conferma assoluta di come Natuzza potesse
entrare in bilocazione con la leggerezza e l'umile capacità dei
santi.»
Natuzza... fiore nel deserto delle anime... |
Concludo dicendo che quest'anima bella subì anche l'ingiustizia, poco prima di sposarsi, di essere mandata in manicomio a Reggio Calabria per accertamenti, inviata da quel tristo personaggio (padre Gemelli) che aveva perseguitato anche padre Pio (ved. QUI).
Ne uscì dopo due
mesi perché i medici non le avevano riscontrato alcuna anomalia
mentale; era perfettamente sana.
Questo, e tanto
di più ci sarebbe da dire sulla vita molto sofferta ma assolutamente
straordinaria di Natuzza, che ancora una volta ha mostrato al mondo
dove può condurre la via della Croce accolta per Amore: alla gioia
sublime dell'incontro con Dio, consapevoli soltanto d'aver compiuto
la Sua Volontà.
Traduzione,
adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it
Fonte: jesusmarie.free.fr
Nessun commento:
Posta un commento