Marcello Ciampolini - Alfa e Omega |
Purtroppo, ancora oggi, nonostante i divieti, le vessazioni e i continui inganni a cui viene sottoposta la gran parte della popolazione umana, e che per questo motivo dovrebbe invece aprire gli occhi più velocemente, continua a disinteressarsi delle notizie che riguardano la Chiesa di Roma, ritenendole forse meno importanti.
Già varie volte ho detto che il pianeta, ORA, sta vivendo i giorni apocalittici descritti dall'apostolo Giovanni, trovandosi al tragico punto cruciale dell'imminente comparsa dell'Anticristo sulla scena del mondo.
Non ci si vuole accorgere, perché non lo si considera come vero, che dietro il caos della guerra (non solo in Europa, ma in tanti altri luoghi) e il crollo delle economie, così come nell'ambito vaticano per la sfera cristiano-cattolica, sono in azione le due «Bestie» della suddetta Sacra Scrittura, rispettivamente: l'una "che sale dal mare" (il tumulto delle nazioni), e l'altra "che sale dalla terra simile ad un agnello" (dentro la Chiesa), entrambe governate dal «Dragone infernale», ossia da Satana. Ved. QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI.
Non ci si accorge nemmeno, salvo i pochi, che certe date scelte dai "potenti" non sono "a caso"; ved. QUI. Perché optare, ad esempio, proprio per il primo giugno (sesto mese dell'anno dedicato al Sacro Cuore di Gesù), al fine di intronizzare Lucifero sulla Terra? Ved. QUI il significato vero dell'inaugurazione della galleria del san Gottardo nel 2016, e QUI quello del numero 6.
Esattamente come aveva fatto la parte deviata del Vaticano nel 1963, sempre a giugno, il giorno 29, festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, quando è stata officiata una doppia Messa nera in contemporanea tra Roma (nella Cappella Paolina) e la Carolina del Nord in USA. Ved. QUI e QUI.
In modo analogo, l'8 dicembre 2015 ‒ giorno dedicato alla Immacolata Concezione di Maria, sono state proiettate immagini sulla facciata della Basilica di San Pietro, assolutamente estranee al Cristianesimo, che ne è rimasto invece sfregiato.
Di eventi simili, sotto il decennale pontificato del Falso Profeta ce ne sarebbero altri, ma mi limito agli ultimi due, avvenuti in concomitanza del Sinodo dell'Amazzonia nel 2019, con l'ingresso "trionfale" della Pachamama nei Giardini Vaticani e poi all'interno di San Pietro, inserendo di fatto l'idolatria nella Chiesa di Cristo, e quello futuro di quest'anno, il Sinodo sulla Sinodalità; ambedue promossi nel giorno celebrativo del nostro "Poverello d'Assisi" – il 4 ottobre – in "onore dell'ambiente", di "Amoris Lætitia" e del "Volemose bene"... ved. QUI.
Ma è quest'ultima prossima assemblea sinodale, che durerà fino all'ottobre 2024, ad aver attirato in modo particolare la mia attenzione.
Il testo, ultimamente esposto sui contenuti dell'incomprensibile convegno, ha causato una ridda di reazioni con un unico, pressoché unanime, comune denominatore: la totale inconcludenza delle linee guida, tanto da apparire "cervellotiche" nel ribadire, ad ogni piè sospinto, l'importanza del camminare insieme... sì, ma verso dove non si sa... e nemmeno per che cosa!
Una commistione avvilente di concetti confusi che metteranno in crisi, a mio avviso, molti partecipanti che accoglieranno il "pesante" (in tutti i sensi) incartamento con la massima serietà, per scambiarsi impressioni e pareri basati... sul nulla assoluto.
Ecco alcuni passi significativi di un articolo (pubblicato per intero QUI) che cerca di spiegare... l'inspiegabile e che evidenzia bene lo "stato mentale", ossessionato dai sinodi, in cui si dibatte l'Inquilino di Santa Marta.
«L'Instrumentum Laboris è la traccia di lavoro per i sinodali, dopo l'esaurimento delle varie fasi preparatorie che, a loro volta, avevano prodotto altri resoconti. Cosa possiamo capire dell'aria che tira leggendo questo documento di lavoro?
L'impressione sintetica che se ne ricava è che si tratta di un testo "liquido", incerto sui principi, aperto alle strumentalizzazioni, passibile dei più diversi esiti.
Le indicazioni per i partecipanti riguardano una serie di atteggiamenti da assumere e non delle verità da seguire, delle procedure da attuare e non delle convinzioni da difendere e proporre, delle relazioni da tenere e non delle realtà da far proprie.
Come si sa, non è per niente chiaro cosa si intenda per "sinodalità". Il cardinale Burke ha ricordato che si conosce che la Chiesa è "una, santa, cattolica e apostolica", come si recita nel Credo, non si sa invece cosa voglia dire che è sinodale.
La Chiesa ha al proprio interno anche una dimensione di collegialità, ma non per questo è collegiale, così ha anche una dimensione di "sinodalità", ma non per questo è sinodale. Teologicamente, l'idea è incerta e vaga.
Perfino autori teologicamente moderati, come il curatore dell'ultimo numero della rivista della facoltà di teologia della Santa Croce, Miguel de Salis, riconoscono che non si è oggi "del tutto attrezzati per formulare una visione coerente e completa dell'argomento".
L'unica cosa che adesso viene proposta come certa – anche dal documento di cui parliamo – è che la "sinodalità" è un processo, un cammino. [...]
Quale tipo di cammino lo si stabilirà strada facendo, essendo essa in progress, è un'idea itinerante, e quindi sempre processuale e inconclusa. [...]
...l'Instrumentum laboris spiega le caratteristiche della Chiesa sinodale mediante il ricorso all'esperienza fatta da chi è stato coinvolto nelle diverse fasi preparatorie, diocesane, nazionali e continentali [...]
Si rimane molto colpiti da così tanti passaggi dell'Instrumentum Laboris in cui il "sentire" (l'esperimentare) degli aderenti alle svariate fasi del processo preparatorio viene chiamato abusivamente, o almeno troppo frettolosamente, ascolto della voce dello Spirito.
Siccome la sinodalità è ritenuta un iter frutto di un'intensa partecipazione del popolo di Dio, e perciò attiva e pratica, il testo di lavoro caratterizza la "Chiesa sinodale" proprio mediante degli atteggiamenti da assumere e delle prassi da realizzare.» [...]
(Una breve sintesi; ndr):
«Una di queste (prassi) è l'ascolto: la Chiesa sinodale è una Chiesa dell'ascolto.
Un'altra è l'umiltà: la Chiesa sinodale è una Chiesa che sa di avere molto da imparare.
Una terza è l'atteggiamento dell'incontro e del dialogo con tutti (naturalmente anche in riferimento all'emergenza ecologica).
La quarta è la connotazione di una Chiesa che non teme la verità di cui è portatrice, ma la valorizza senza costringere all'uniformità... [Una pluralità senza un indirizzo chiaro e preciso quindi? No, è chiaramente una "macedonia" totale senza il Cristo: Via, Verità, Vita! – ndr].
Poi non poteva mancare una Chiesa accogliente e aperta a tutti.
Infine, il "requisito" più stravagante: una Chiesa in contatto con la sana inquietudine dell'incompletezza. (?)
Non si faticherà a constatare la mancanza di consistenza teologica in tali espressioni.
L'Instrumentum è come un trailer di un film di cui nessuno conosce la trama e non sa come andrà a finire. Il "regista" ha voluto così, in modo da poter indirizzare tutti durante il suo corso, quando la sinodalità farà emergere la nuova "opinione pubblica ecclesiale", titolare del nuovo munus docendi.»
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Ed ecco, analogamente, alcune parti dei commenti di un noto opinionista argentino "The Wanderer" sul grosso dossier che ha sarcasticamente rinominato "Istrumentum doloris".
La prima, la più ovvia, è un deja vu: una versione remixata di tutte le iniziative del pontificato attuale, proposte per l'occasione in un ordine leggermente diverso, con un nuovo supplemento che appare ogni volta nel testo.
Intendo parlare del carattere onanista (nel senso di autocompiacimento intellettuale esasperato e morboso; ndt) di tutta questa pantomima, perché non concerne più unicamente le solite prediche sugli omosessuali che vogliono amarsi, sugli sposati che desiderano divorziare, sui preti che mirano a maritarsi, sulle donne che bramano essere ordinate "sacerdoti" e sulla "Madre Terra" che non vuole più essere violata, ma ci dicono, piuttosto, che la cosa più importante del Sinodo è la Sinodalità medesima.
È camminare per il vezzo di camminare, senza pensare dove conduce quel percorso; "È il gusto di camminare insieme ed interrogarsi sul senso di questa esperienza", ha detto il cardinale Grech.
Un esercizio onanistico, concepito da un politico senza scrupoli come Bergoglio, che perennemente trae fuori conigli dal cilindro per conservare una certa iniziativa in una Chiesa in fase di dissolvimento; una specie di massaggio cardiaco su un 'pontificato' agonizzante che gli consente, anche se basato su rantoli, di mantenere l'apparenza di vitalità, senza la minima preoccupazione per le conseguenze che i mezzi adoperati a tal fine provocheranno. [...]
Francesco ha cominciato la sua carriera romana con tre o quattro idee povere e dirompenti, per presentarsi come il 'papa' venuto ("dalla fine del mondo"; ndt) a rinnovare la Chiesa e ad incarnare il leader del progressismo globale.
Giunto al termine della sua parabola vitale, osserviamo che continua ad insistere sulle stesse tre o quattro idee logore (concetti e non azioni, perché la sinodalità è costituita solo da parole; di fatto, la sua è solo una governance dittatoriale).
Egli, così, accelera il passo della Chiesa verso il suo definitivo scioglimento e della sua presunta leadership planetaria non rimane che una pietosa buffonata (basti vedere l'inefficace e inesistente ruolo interpretato nella guerra tra Russia e Ucraina al di là delle sue ciance).
Come scrivevamo all'inizio, un deja vu; gli argomenti e le parole dell'Instrumentum laboris avrebbero potuto essere pronunciate dieci anni fa, senza essere profeti.
Infine, diversi commentatori hanno sottolineato che tale documento è destinato ad essere letto solo da pochi esperti di ascetismo.
Nessun fedele cattolico di pietà media e salute mentale sufficiente si siederà mai a leggere un simile "mattone", commisurato alla produzione di una pletora incredibile di termini che non dicono nulla, e che abbiamo udito negli ultimi anni. Sarà un vero spettacolo osservare prelati, sacerdoti, suore ed ogni sorta di laici (uomini e donne; ndt) "operativi" con quell'enorme tomo.
(E dal momento che entreranno tutti... persino l'ex no-global Luca Casarini, che è "come i gatti dalle sette vite", dice "Il Giornale" QUI, perché non far entrare anche un felino che sa come difendersi?... ndt).
Questo ordinamento topografico, spiega padre Giacomo Costa, "facilita la dinamica del conversare nello Spirito".
Non sarebbe strano se un gruppo di specialisti nelle scienze dell'educazione chiedesse ai padri e alle "madri" sinodali di esprimere i propri punti di vista e i sentimenti attraverso animaletti plasmati con la plastilina, elaborando insieme un manifesto e terminando con una scena teatrale... Tutto questo nello spirito dello Spirito...
Come per il Sinodo dell'Amazzonia, che ha gettato la Chiesa in un grande stress, solo per sfociare a null'altro che allo show grottesco della Pachamama la quale sfila per la Basilica di San Pietro (e lungo il Tevere), avremo questo autunno un'altra patetica commedia destinata, come l'insieme di tutto questo 'pontificato', a scandalizzare i fedeli e a nuocere alla Sposa di Cristo.»
The Wanderer (il Vagabondo).
Espongo un video di don Minutella per chi, ultimamente, non avesse avuto modo di documentarsi sui fatti in corso.
Ma tutto questo ‒ che sarebbe già tanto ‒ non è tutto, perché il ricovero al Gemelli dello pseudo Papa (non finirò mai di ripeterlo: è l'usurpatore del Trono di Pietro), deve averlo convinto ad accelerare bruscamente la sua opera distruttiva della Chiesa Cattolica, nominando Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede un suo conterraneo: Víctor Manuel Fernández.
Meglio di me, sicuramente, ne parla il vaticanista Aldo Maria Valli nel suo articolo.
«Come abbiamo abbondantemente scritto nei giorni scorsi [qui e qui], la nomina del nuovo prefetto del Dicastero per la dottrina della Fede, l'arcivescovo argentino Víctor "Tucho" Fernández, è una sciagura sotto ogni punto di vista.
Ma almeno contribuisce a fare chiarezza: chi ha sempre parlato, contro ogni evidenza, di continuità fra il pontificato di Benedetto XVI e di Francesco ora davvero non ha più argomenti. La nomina di Fernández sancisce una frattura totale. Attenzione: parlo di frattura non solo e non tanto fra due tipi di teologia, ma fra una teologia e una non-teologia.
Perché una teologia di "Tucho" Fernández non c'è: non c'è un pensiero strutturato, non c'è una linea interpretativa. C'è solo un coacervo di espressioni che cedono da una parte ad un vago sentimentalismo e dall'altra al più spudorato relativismo.
Qualcuno ha detto che mettere "Tucho" a capo dell'ex Sant'Uffizio è come nominare il lupo a capo del gregge. Ma "Tucho" non ha neppure la grandezza del lupo. È liquidità, è il nulla che avanza.
Dunque, rottura totale con il passato. Alla buonora! Era tempo che la frattura fosse sancita, andando oltre le finzioni e le frasi di circostanza.
Ma, ripeto, non si può parlare di cambio di rotta, perché "Tucho" Fernández una rotta non ce l'ha, a meno che non si voglia considerare come un progetto la completa destrutturazione del pensiero cattolico, della stessa visione cattolica dell'uomo e del mondo. Più corretto è parlare di fine di ogni rotta.
Nel mio libro "Il pastore e i lupi", ricordando Benedetto XVI, sfatando la leggenda del sereno soggiorno di Ratzinger nella quiete del monastero Mater Ecclesiae, scrivo che quei dieci anni da papa emerito furono una via dolorosa.
La scandirono le ambiguità di "Amoris laetitia", la mancata risposta di Francesco ai "dubia" dei quattro cardinali, la correctio filialis sottoscritta da decine di teologi e studiosi ma bellamente ignorata da Santa Marta.
La scandì il duro colpo di Traditionis custodes. "Di fronte ad ogni passo di Francesco, ad ogni nuova iniziativa del suo successore, Benedetto XVI poté misurare il baratro nel quale la Chiesa stava sempre più sprofondando. E poté vedere che il processo di autodissoluzione, innescato dal Concilio, era stato condotto alle estreme conseguenze proprio dalla sua rinuncia. Si può immaginare una condanna più terribile?".
Questa la situazione. Altro che "nonno saggio", inchini, abbracci e sorrisi. Francesco ebbe per lo meno il buon gusto di risparmiare a Benedetto l'ultimo dolore e la umiliazione più cocente: appunto mettere uno come "Tucho" Fernández a capo della ex Suprema. Ma ora che Benedetto non c'è più, semaforo verde: la liquidità può trionfare, il campione della non-teologia può salire al potere. Missione compiuta.
Se "Tucho" Fernández, il ghost writer di Amoris laetitia e l'ispiratore del programma del pontificato, l'Evangelii gaudium, incarna agli occhi di Bergoglio l'uomo giusto per guidare il Dicastero per la dottrina della Fede è proprio perché una dottrina non ce l'ha, e la sua fede ben difficilmente si può definire cattolica.
Il cardinale Müller non esitò a definirlo eretico, ma forse gli fece un complimento. Un eretico ha un'idea, ha una visione della dottrina e della Fede. L'autore del libro sull'arte di baciare non ha nulla di tutto ciò. (Infatti in Argentina lo chiamano "Tucho besame mucho"... ndr).
Francesco, dunque, con questa nomina dice: basta con la teologia, è tempo di non-teologia, basta con la Chiesa, è tempo di non-Chiesa. La lettera con cui ha abbinato la nomina è chiara: "Tucho" non dovrà perseguire gli errori dottrinali ("mi aspetto da te qualcosa di molto diverso") perché non ci sarà più dottrina.
Chi in queste ore analizza la nomina di "Tucho" continua a ragionare nei vecchi termini: un innovatore al posto di un conservatore, un morbido al posto di un duro. Ma ormai siamo oltre. Ciò che Francesco vuole è la fine di ogni punto di riferimento.
Secondo "The Wanderer", che conosce molto bene sia Bergoglio sia Fernández, questa nostra lettura attribuisce a Francesco una grandezza che egli non ha. In realtà, sostiene il commentatore argentino, Bergoglio ha nominato "Tucho" solo per ripicca, perché il Vaticano non voleva mettere il suo protetto a capo dell'Università Cattolica di Buenos Aires e poi perché Müller si permise di dargli dell'eretico.
Nessun progetto, dunque, ma solo rancore. Può darsi. In ogni caso, qualunque sia il vero motivo all'origine della scelta, è fuori discussione che Bergoglio in questo modo ha scavato un fossato tra il prima e il presente. Qui siamo all'autogolpe. La Chiesa che nega se stessa. Una specie di HIV, come giustamente osserva "The Wanderer". Una malattia autoimmune che distrugge l'organismo.
L'autogolpe sarà anche un autogol? Lo vedremo. È possibile che, a fronte di una tale tracotanza, anche i cardinali classificati come progressisti avvertano un moto di repulsione e, se non altro per istinto di conservazione, decidano nel prossimo conclave di mettere rimedio alle malefatte bergogliane. Comunque sia, ora siamo alle prese con la manifesta disarticolazione della Chiesa. Prendiamone atto.
A.M.V.
Concludo con un pensiero mio: speriamo che tutte queste traversie, non solo della Chiesa ma anche del Mondo intero, possano terminare presto, anche perché Nostra Signora di Garabandal, ved. QUI, ha parlato di un sinodo molto importante che avrebbe preceduto il grande "Avvertimento" per l'umanità.
Che sia il convegno d'ottobre il tanto sospirato preavviso dell'Intervento di Dio sul caos provocato dagli uomini su questo pianeta? Ce lo auguriamo con tutto il cuore!
Traduzione, relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
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