Sebirblu, 26 dicembre 2023
Oggi, giorno dedicato a santo Stefano, perseguitato da Paolo di Tarso e primo martire cristiano, dall'oscuro fondovalle in cui ci troviamo
ho deciso di riproporre a tutti gli "scalatori" delle grandi
altezze una chicca meravigliosa,
affinché diventi sprone ed auspicio
per il più straordinario e sublime evento che possa mai accadere ad
un essere umano:
il suo Risveglio interiore. (Ved.
QUI).
Molti di voi, gentili Lettori, conoscono già Chico Xavier, medium brasiliano, che con la sua "psicografia" ha ricevuto tramite la Guida Emmanuel una quantità enorme di insegnamenti spirituali
che hanno fatto il giro del mondo con i suoi libri tradotti in diverse lingue, ma anche con i film come "Nosso Lar" e un altro sulla sua vita. (Cfr.
QUI e
QUI; ma anche
QUI e
QUI).
Ebbene,
nonostante una gran parte di persone sia ancora un po' riottosa ad approfondire veramente la sostanzialità del Cristo, qualcosa nel cuore degli uomini si sta ora muovendo, e presto assisteremo ad una vera Rinascita, non più in una fede cieca, ma in una Consapevolezza nuova che farà davvero gridare al Miracolo. (Cfr.
QUI e
QUI).
Sulla Via di Damasco
Saulo aveva consacrato il suo ideale a
servire Dio con tutte le sue forze. Non esitava nell'esecuzione di
tutto quello che considerava dovere, anche con azioni violente e
rudi.
Se era chiaro che fosse circondato da
numerosi amici e ammiratori, aveva anche potenti avversari, dovuto al
suo carattere inflessibile nell'adempiere gli obblighi considerati
sacri. Dov'era, allora, la pace spirituale che tanto desiderava negli
sforzi comuni?
Nonostante consumasse tutte le energie
per la sua causa, si vedeva come un laboratorio di inquietudini
dolorose e profonde. La sua esistenza era segnata da idee potenti, ma
nel suo intimo lottava con antagonismi inconciliabili. Le nozioni
della Legge di Mosè non sembravano sufficienti alla sua sete
divoratrice.
I risvolti del fato entusiasmavano la
sua mente. Il mistero del dolore e dei diversi destini lo riempivano
di enigmi insolubili e di oscure domande. Tuttavia, quegli adepti del
falegname crocifisso sfoggiavano una serenità sconosciuta!
L'affermazione di ignoranza dei
problemi più gravi dell'esistenza non prevalsero nel caso di
Stefano, poiché aveva un'intelligenza poderosa e la mostrò nel
momento della morte con una pace incredibile accompagnata da valori
spirituali che gli infondevano stupore. (Cfr. Atti cc. 6 e 7).
Nonostante i compagni lo chiamassero
all'attenzione sui primi paesaggi di Damasco che si disegnavano a
distanza, Saulo non riusciva a sottrarsi all'oscuro soliloquio.
Sembrava non vedere i cammelli rassegnati, che si trascinavano con
pesantezza sotto il sole ardente di mezzogiorno.
Invano lo invitarono a mangiare. Egli
sostò per alcuni minuti in una piccola e deliziosa oasi, aspettando
che gli altri finissero il leggero pasto, e poi proseguì nella
marcia assorbito nell'intensità dei suoi pensieri più intimi.
Lui stesso non riusciva a spiegare
quello che stava accadendo. I suoi ricordi avevano raggiunto i
periodi della prima infanzia. Tutto il suo passato laborioso si
rivelò nitidamente in quell'esame introspettivo.
Fra tutte le immagini familiari, i
ricordi su Stefano e Abigail (la sua fidanzata fattasi cristiana e deceduta
prematuramente di malattia; ndr) erano quelli che più affioravano,
come a suggerirgli grandi domande.
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La Lapidazione di Santo Stefano di Gustave Doré |
Perché quelle due persone di Corinto
avevano prodotto in lui tale ascendenza in ogni problema del suo ego?
Perché aveva aspettato Abigail lungo l'arco di tutta la sua
gioventù, nell'idealizzazione di una vita pura?
Ricordava gli amici più elevati, e in
nessuno di loro aveva trovato le qualità morali simili a quelle del
giovane predicatore del "Cammino" (Stefano; ndr), che
affrontava la sua autorità politica e religiosa davanti a tutta
Gerusalemme, disdegnando l'umiliazione e la morte, per poi morire
benedicendo anche le sue risoluzioni malvagie e spietate.
Che forza univa quei due esseri nei labirinti del
mondo, dato che il suo cuore non poteva più dimenticarli? La verità
dolorosa è che si trovava senza pace interiore, nonostante la
conquista e il godimento di tutte le prerogative e i privilegi tra le
figure più eminenti della sua razza.
Sfilavano, nel pensiero, le giovani
donne che aveva incontrato nel corso della sua vita, le predilette
della sua infanzia, ma in nessuna di loro poteva trovare le stesse
caratteristiche di Abigail, che aveva intuito i suoi desideri più
segreti.
Tormentato dalle profonde domande che
si accumulavano nella sua mente, sembrò svegliarsi da un grande
incubo. Doveva essere mezzogiorno. Ancora lontani, i paesaggi di
Damasco si presentavano con i loro contorni: fitti frutteti e cupole
grigie che si delineavano a distanza.
Bene in sella, Saulo mostrava
l'equilibrio di un uomo abituato ai piaceri dello sport mentre
procedeva col suo atteggiamento dominatore.
Ad un dato istante però, quando a
malapena si era risvegliato dalle sue angosciose elucubrazioni, si
sentì avvolto da strane luci dalle tonalità solari. Ebbe il sentore
che l'aria si squarciasse come una tenda sotto una pressione
invisibile e potente.
Intimamente, si considerò preda di
un'improvvisa vertigine dopo lo sforzo mentale, persistente e
doloroso. Avrebbe voluto girarsi, chiedere aiuto ai compagni, ma non
li vide, nonostante la possibilità di supplicare il loro soccorso.
‒ Giacobbe...! Demetrio!...
Aiutatemi!... ‒ urlò disperato.
Ma la confusione dei sensi gli fece
perdere l'equilibrio e cadde dall'animale, indifeso, sulla sabbia
ardente. La vista, tuttavia, sembrava dilatarsi all'infinito.
Un'altra luce gli inondò gli occhi,
abbagliandoli, e sulla strada, che l'atmosfera frammentava, vide
apparire la figura di un uomo di maestosa bellezza, che dava
l'impressione di scendere dal cielo per andargli incontro.
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La Conversione di San Paolo di Nicolas Bernard Lépicié (1735 - 1784) |
La sua tunica era fatta di punti
luminosi, i capelli toccavano le spalle alla nazarena; occhi
magnetici, seducenti di simpatia e di amore, illuminavano il suo
volto serio e tenero, da cui traspariva una divina tristezza.
Il dottore di Tarso lo contemplava con
profondo stupore e fu allora che, con un'inflessione di voce
indimenticabile, lo sconosciuto disse:
‒ Saulo...! Saulo!... perché mi
perseguiti?
Il giovane tarsense non sapeva che
istintivamente si era messo in ginocchio. Senza essere in grado di
definire ciò che stava accadendo, strinse il petto in uno struggente atteggiamento. Un forte senso di venerazione prese
possesso di tutta la sua persona.
Cosa significava tutto questo? Di chi
era il volto divino che intravvedeva nel pannello del firmamento e la
cui presenza gli inondava il cuore celere di emozioni sconosciute?
Mentre i suoi compagni circondavano il
giovane genuflesso, senza né sentire né vedere nulla, nonostante
avessero notato inizialmente una grande luce alta nel cielo, Saulo lo
interrogò con voce tremante ed impaurita:
‒ Chi siete voi, Signore?
Aureolato in una fragrante luce benefica e in un
tono di inconcepibile dolcezza, il Signore rispose:
‒ Io sono Gesù!...
Così, si vide l'orgoglioso e
inflessibile dottore della Legge inchinarsi a terra, in un pianto
convulsivo.
Si sarebbe detto che l'appassionato
rabbino di Gerusalemme fosse stato ferito a morte, sperimentando in
una sola volta il crollo di tutti i principi che gli avevano plasmato
e guidato lo Spirito fino a quel punto della vita.
Davanti agli occhi aveva adesso, dunque,
quel Cristo magnanimo ed incompreso! I predicatori del "Cammino"
non erano degli illusi. Le parole di Stefano erano la pura verità!
La credenza di Abigail era il percorso reale. Quello era il Messia!
La meravigliosa storia della Sua
Risurrezione non era una risorsa leggendaria al fine di fortificare
le energie del popolo. Sì, lui, Saulo, lo vedeva lì in tutto lo
splendore della Sua gloria divina!
E che Amore gli doveva animare il cuore
pieno di nobile misericordia, per venire a trovare lui sulle strade
deserte... lui, Saulo, che si era innalzato a persecutore implacabile dei Suoi discepoli più fedeli!...
Nell'espressione di sincerità della
sua anima ardente, considerò tutto questo nella fugacità di un
minuto.
Sperimentò un'invincibile vergogna del suo passato crudele.
Un torrente di lacrime impetuose lavavano il suo cuore. (È quanto accadrà ad ogni essere umano durante l'Avvertimento; leggere QUI, QUI, QUI e QUI; ndr).
Voleva parlare, fare penitenza,
piangere le sue infinite delusioni, gridare fedeltà e dedizione al
Messia di Nazareth, ma il rammarico sincero dello spirito pentito e
dilaniato gli imbrigliava la voce.
Fu quando notò che Gesù si avvicinò
e, contemplandolo affettuosamente, gli toccò la spalla
con tenerezza, dicendo con inflessione paterna:
‒ Non resistere agli aculei...! (Del
pungolo spirituale; ndr).
Saulo comprese. Dal primo incontro con
Stefano forze profonde lo inducevano ovunque e di continuo alla
meditazione dei nuovi insegnamenti. Cristo lo aveva chiamato con
tutti i mezzi e con tutte le modalità.
Senza essere in grado di comprendere la
divina grandezza di quegli attimi, i compagni di viaggio lo videro
piangere più copiosamente.
Il giovane di Tarso singhiozzava.
Davanti all'atteggiamento dolce e suadente del Messia nazareno,
considerava il tempo perso in sentieri scabrosi e ingrati.
Da allora in poi necessitava riformare
il patrimonio dei suoi pensieri più intimi; la visione di Gesù
risorto, ai suoi occhi mortali, gli rinnovava le
concezioni religiose integralmente.
Certo, il Salvatore si era impietosito
del suo cuore leale e sincero, consacrato al servizio della Legge, e
scese dalla Sua gloria estendendogli le mani divine. Lui, Saulo, era
la pecora smarrita nel burrone delle teorie infiammanti e
distruttrici.
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La pecorella smarrita di Judy Gibson (Mt. 18, 12-14) |
Gesù era il Pastore amico che chiudeva
gli occhi verso lo "spineto" ingrato per salvarlo
affettuosamente. In un lampo, il giovane rabbino considerò la
grandezza di quel gesto d'Amore. Le lacrime spuntarono dal suo cuore
amareggiato, come linfa pura di una fonte sconosciuta.
Proprio lì nell'augusto santuario
dello Spirito, fece la promessa di consegnarsi a Gesù per sempre.
Ricordò improvvisamente le rigide e dolorose prove. L'idea di un
focolare con Abigail era morta. Si sentì solo e sopraffatto.
Da quel momento in avanti, però, si
sarebbe consacrato al Cristo, come semplice schiavo del Suo Amore. E
si sarebbe impegnato in tutto per provargli che sapeva capire il Suo
sacrificio, sostenendoLo nel sentiero buio dell'iniquità umana, in
quel passaggio decisivo per il suo destino.
Bagnato di lacrime, come mai gli era
accaduto nella vita, fece proprio lì, sotto gli sguardi spaventati
dei compagni e del calore cocente del mezzogiorno, la sua prima
professione di fede.
‒ Signore, che vuoi che io faccia?
Quell'essere risoluto, anche in
quell'istante di resa incondizionata, piegato e ferito nei suoi
principi più stimabili, dava esempio della sua nobile lealtà.
Trovando maggiore la rivelazione (di
quella mosaica che lui professava; ndr), davanti all'Amore che Gesù
gli mostrava sollecito, Saulo di Tarso non scelse per servirLo
compiti che replicavano il suo zelante impegno personale.
Consegnandosi anima e corpo, come se
fosse un servo insignificante, interrogava con umiltà cosa
desiderasse il Maestro dalla sua cooperazione.
E fu allora che Gesù, contemplandolo
più amorevolmente e dandogli a comprendere la necessità degli
uomini di armonizzarsi nel lavoro comune all'edificazione di tutti,
nell'Amore universale e in Suo nome, chiarì generosamente:
‒ Alzati, Saulo! Entra in città, e
là ti sarà detto ciò che conviene fare!...
Così il giovane tarsense non avvertì
più il volto amorevole, avendo la sensazione di essere immerso in un
mare di ombre. Prosternato, continuò a piangere, provocando pietà
nei compagni.
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La Conversione di San Paolo (dettaglio) - Caravaggio (1571 - 1610) |
Si strofinò gli occhi, come se volesse
strappare il velo che gli oscurava la vista, riuscendo solo a
brancolare nel buio fitto. A poco a poco, cominciò a rendersi conto
della presenza degli amici, che sembravano commentare la situazione:
‒ E adesso... Giacobbe? ‒ disse uno
di loro, mostrando grande preoccupazione ‒ Cosa facciamo ora? Pensandoci bene ‒ rispose
l'interrogato – è meglio inviare Giona a Damasco per chiedere un
intervento rapido.
‒ Ma cosa è successo? ‒ chiese il
vecchio rispettabile chiamato Giona.
‒ Non lo so ‒ chiarì Giacobbe
impressionato ‒ Dapprima ho notato un'intensa luce nei cieli e, poco
dopo, ho sentito che lui stava chiedendo aiuto. Non ho avuto il tempo
di rispondere, perché nello stesso attimo è caduto dal cavallo
senza aspettare soccorso.
‒ Ciò che mi preoccupa – disse
Demetrio ‒ è questo dialogo con le ombre. Con chi parlerà? Se si
sente soltanto la sua voce e non vediamo nessuno, che cosa starà
accadendo qui, adesso, che non comprendiamo?
‒ Non percepite che il Capo è in
delirio? – disse Giacobbe prudentemente – I grandi viaggi, con il
sole cocente, di solito abbattono organismi più forti. Inoltre, come
abbiamo visto, sin dal mattino, sembrava depresso e indisposto.
Non si è alimentato e si è indebolito
a causa degli sforzi di tutti questi giorni che da Gerusalemme stiamo
ancora sostenendo con grande sacrificio. A mio avviso – concluse
scuotendo la testa rattristato ‒ si tratta di una di quelle febbri
che colpiscono improvvisamente nel deserto...
Il vecchio Giona però, con gli occhi
sgranati, fissava con grande meraviglia il rabbino che singhiozzava.
E dopo aver sentito il parere dei compagni, impaurito, come se
temesse di offendere una qualche entità sconosciuta, disse:
«Ho grande esperienza di questi
spostamenti con il sole a picco. Ho speso la mia gioventù conducendo
cammelli attraverso i deserti dell'Arabia.
Ma, non ho mai visto in
tali luoghi un infermo con queste caratteristiche – la febbre di
coloro che cadono esauriti, in nessun modo si manifesta con delirio e
lacrime.
L'ammalato cade abbattuto senza
reazioni. Qui, però, vediamo il Capo come se stesse parlando con un
uomo invisibile. Rifiuto di accettare questa ipotesi, ma ho il
sospetto che in tutto questo ci siano i sortilegi di quelli del
"Cammino".
I seguaci del "falegname"
conoscono processi magici che siamo lontani dal comprendere. Non
ignoriamo che il Dottore si è consacrato al compito di perseguirli
ovunque si trovino. Forse, hanno pianificato contro di lui una
qualche crudele vendetta?
Mi sono offerto di venire a Damasco
per fuggire dai miei parenti, che sembrano sedotti da queste nuove
dottrine. Chi ha mai sentito parlare della cura della cecità con una
semplice imposizione delle mani? Tuttavia, mio fratello è guarito
con il famoso Simon Pietro.
Solo la stregoneria, a mio avviso,
spiega queste cose. Vedendo tanti fatti misteriosi a casa mia, ho
avuto paura di Satana e sono fuggito.»
Raccolto in sé stesso, sorpreso in
mezzo alle dense tenebre che lo avvolgevano, Saulo sentì i commenti
da parte degli amici, sperimentando un grande abbattimento, come se
fosse tornato esausto e cieco da un enorme sconfitta.
Asciugandosi le lacrime, chiamò uno di
loro con profonda umiltà. Vennero tutti con sollecitudine.
– Che cosa è successo? – chiese
Giacobbe preoccupato ed ansioso. – Siamo afflitti per voi. State
male, signore?... provvederemo a tutto che ciò giudicate
necessario...
Saulo fece un gesto triste e disse:
– Sono cieco.
– Ma veramente? – chiese l'altro
inquieto.
– Ho visto Gesù di Nazareth! –
disse contrito, totalmente cambiato.
Giona fece un segno significativo come
per confermare ai compagni che aveva ragione, si guardarono tutti
molto stupiti. Avevano capito istintivamente che il giovane rabbino
parlava da dissociato.
Giacobbe, che era un amico più intimo,
si mosse per primo e sottolineò:
– Signore, ci dispiace per la vostra
affezione, ma bisogna decidere riguardo al destino della carovana.
Il dottore di Tarso, tuttavia,
rivelando una sottomissione che non conciliava con il suo
temperamento dominatore, lasciò cadere una lacrima e rispose con
profonda tristezza:
– Giacobbe, non preoccuparti per
me... in merito a quello che devo fare, adesso ho bisogno di arrivare
a Damasco, senza indugio.
Quanto a voi... e con la voce
riluttante che usciva dolorosamente come se pressata da una grande
angoscia, concluse in tono amaro: fate ciò che volete, perché fino
a poc'anzi eravate i miei servitori, ma d'ora in poi anch'io sarò uno
schiavo, non appartenendo più a me stesso.
Davanti a quella voce umile e triste,
Giacobbe si mise a piangere. Aveva la piena convinzione che Saulo
fosse impazzito. Chiamò i suoi compagni da parte e disse:
– Ritornate a Gerusalemme con la
triste notizia, mentre io vado alla città vicina con il Dottore per
risolvere la questione al meglio. Lo porterò ai suoi amici e
cercheremo l'aiuto di un medico... Noto che è estremamente
disturbato...
Il giovane Rabbino prese atto delle
decisioni quasi senza sorpresa. Accettò passivamente la soluzione
del servo. Così com'era, immerso nelle ombre più scure e profonde,
aveva l'immaginazione ricca di congetture trascendenti.
La cecità improvvisa non lo
affliggeva. Nell'intensità del buio che riempiva le sue pupille sembrava emergere la figura del radiante Gesù che vedeva con gli
occhi dello Spirito.
Era giusto che cessassero le percezioni
visive, al fine di conservare per sempre la memoria del glorioso
minuto della subitanea trasformazione per una vita più sublime.
Saulo ricevette le osservazioni di
Giacobbe, con la semplicità di un bambino. Senza lamentarsi, senza
resistenza, sentì il trotto della carovana che si avviava mentre il
vecchio servitore gli offriva il braccio amico, preso da infinite
paure.
Con le lacrime che scendevano dagli
occhi inespressivi, perso in qualche visione impenetrabile nel vuoto,
l'orgoglioso dottore di Tarso, guidato da Giacobbe, proseguì a piedi
sotto il sole bruciante del primo pomeriggio.
Commosso dalle benedizioni ricevute
dalle Sfere più alte della vita, Saulo pianse come mai aveva fatto
prima. Era cieco e separato dai suoi. Dolorose angosce si chiudevano
nel suo cuore oppresso.
Ma la visione del Cristo risorto, la
Sua parola indimenticabile, la Sua espressione d'Amore erano adesso
presenti nella sua anima trasformata.
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Del Parson |
Gesù è il Signore, inaccessibile alla
morte. Lui avrebbe guidato i suoi passi nel cammino, gli avrebbe dato
nuovi ordini prosciugando le ferite della vanità e dell'orgoglio che
gli rodevano il cuore; soprattutto gli avrebbe concesso la forza per
riparare gli errori dei suoi giorni d'illusione.
Fonte: Estratto dal X capitolo del
libro di Chico Xavier "Stefano e Paolo", dettato dal suo
Spirito Guida Emmanuel
(download QUI; ndr).