domenica 21 luglio 2019

Da Nosso Lar: Messaggio a tutti dal Dr. André Luiz




Sebirblu, 21 luglio 2019

Penso che in molti ormai conoscano il magnifico film brasiliano "Nosso Lar" (La Nostra Dimora, QUI) tratto dalle comunicazioni ricevute dal medium Francisco Cândido Xavier, detto Chico, nell'arco della sua lunga vita, dedicata interamente al prossimo. (Cfr. anche QUI).

Per questo, a gioia e riflessione di tutti coloro che ne sono giustamente rimasti affascinati, pubblico l'importante messaggio, lasciato ai viventi sulla Terra, dal dottor André Luiz (pseudonimo per rispettare la memoria di un personaggio famoso, realmente esistito in Brasile) affinché si traggano le dovute considerazioni intorno alla nostra esistenza nel tempo.

E la Verità avanza...

La vita non cessa. Essa trova la sua sorgente nell'eternità e la morte non è che l'oscuro gioco dell'illusione. I grandi fiumi fanno il loro percorso, prima dell'immenso mare.

Conforme a tale concetto, anche l'anima percorre cammini e tappe diverse; qua e là riceve affluenti di conoscenze; si arricchisce nella sostanza e si purifica in qualità, prima di trovare l'Eterno Oceano della Sapienza. (Cfr. QUI, molto importante!).

È operazione semplice chiudere gli occhi carnali. Il cambiamento delle sembianze fisiche non influisce sulla luce animica, come il mutar d'abiti non incide sulle soluzioni  profonde  del  destino  e  dell'essere.

Oh! I sentieri dell'anima sono strade arcane del cuore... È un mistero da percorrere, prima di comprendere la suprema equazione della Vita Eterna! È indispensabile vivere il proprio dramma, conoscere dettaglio e dettaglio nel lungo processo di perfezionamento spirituale.

Sarebbe estremamente infantile credere che il semplice "abbassamento delle cortine" risolva le trascendenti questioni dell'Infinito.

Un'esistenza è un atto.
Un corpo è una veste.
Un secolo è un giorno.
Un servizio è un'esperienza.
Un trionfo è una conquista.
Una morte è un soffio rinnovatore.

Di quante esistenze, corpi, secoli, servizi, trionfi, morti necessitiamo ancora?




E il letterato in filosofia religiosa parla di liberazione finale e posizioni definitive! Ahi! In buona parte i colti in dottrina sono gli analfabeti dello Spirito!

Necessita di così tanto sforzo l'uomo per entrare nell'accademia del Vangelo di Cristo! Ingresso che si verifica quasi sempre in modo anomalo, lui da solo in compagnia del Maestro, partecipando alla difficile lezione, ricevendone gli insegnamenti senza cattedra visibile ed ascoltando quelle profonde argomentazioni prive di parole pronunciate.

Si protrae molto, dunque, la laboriosa giornata umana! Il nostro povero impegno si riduce soltanto ad un'idea di questa verità fondamentale.

Grato, dunque, amici miei! Manifestiamoci insieme, nell'anonimato che obbedisce alla carità fraterna. Nell'esistenza degli uomini sono presenti in gran numero i "vasi" fragili che non possono ancora contenere la verità intera.

Anzi, attualmente ci interessa solo l'esperienza profonda con i suoi valori collettivi. Non tormenteremo nessuno col concetto d'eternità. Che i "vasi" si rinforzino prima di tutto.

Forniremo unicamente qualche piccola notizia allo Spirito assetato dei nostri fratelli sulla via della realizzazione spirituale, affinché comprendano con noi che "lo Spirito soffia dove vuole".

Adesso amici, che i miei ringraziamenti calino sul foglio (quello della psicografia di Chico; ndr), immergendomi nel grande silenzio della simpatia e della gratitudine. Concordia e riconoscenza, amore e giubilo abitano la mia anima. Siate certi che custodirò simili valori con me, per rispetto vostro, nel santuario del cuore.

Che il Signore ci benedica.

André Luiz




Nelle Zone Inferiori

Avevo l'impressione di aver perso il concetto di tempo. L'idea dello spazio era svanita da un po'. Ero convinto di non appartenere più alla folla umana nel mondo, anche se i miei polmoni respiravano ancora profondamente.

Da quando ero tornato giocattolo di forze irresistibili? Impossibile comprenderlo. Mi sentivo, in verità, un folletto amareggiato oltre le oscure cancellate dell'orrore.

I capelli ritti e il cuore palpitante... una terribile paura mi padroneggiava, molte volte ho urlato come un pazzo, ho implorato pietà e ho gridato contro quel doloroso scoraggiamento che soggiogava il mio Spirito.

Ma quando la mia voce forte non era soffocata da quel silenzio implacabile, lamenti più commoventi dei miei rispondevano ai miei clamori.

Altre volte sinistre sghignazzate stracciavano la tranquillità circostante. Qualche sconosciuto compagno sarebbe rimasto, a mio parere, prigioniero della follia.

Forme diaboliche, visi biancastri, espressioni animalesche sorgevano di quando in quando, aggravando il mio stupore... Il paesaggio, quando non era completamente oscuro, sembrava bagnato da una luce fioca indebolita da una densa nebbia, come se i raggi del Sole la riscaldassero da molto lontano.

E lo strano viaggio proseguiva... Con che fine? Chi lo potrebbe dire? Sapevo soltanto che fuggivo sempre... La paura mi spingeva innanzi di colpo. Dov'erano la mia casa, mia moglie, i miei figli? Avevo perso interamente il senso della direzione.

Il timore dell'ignoto e il panico delle tenebre avevano assorbito tutte le mie facoltà di raziocinio non appena mi ero divincolato dagli ultimi impedimenti fisici, in pieno sepolcro!

La coscienza mi tormentava: avrei preferito l'assenza totale della ragione, il non esistere... All'inizio le lacrime mi tergevano incessantemente il viso e soltanto in rari momenti la benedizione del sonno mi quietava.




Però, quella sensazione di sollievo si interrompeva bruscamente. Esseri mostruosi mi svegliavano ironici, era indispensabile fuggire da loro.

Intravvedevo, in quel momento, una sfera diversa alzarsi dalla polvere del mondo, tuttavia era tardi. Pensieri angosciosi sconvolgevano la mia mente. Riuscivo a malapena a delineare una possibile soluzione, e numerosi incidenti mi costringevano a considerazioni sbalorditive.

Mai il problema religioso era apparso così profondamente ai miei occhi. I principi puramente filosofici, politici e scientifici si rivelavano, nel loro aspetto, estremamente secondari alla vita umana.

A mio modo di vedere, potevano rappresentare un ricco patrimonio per lo scenario terrestre, ma urgeva riconoscere che l'umanità non è costituita solo da generazioni transitorie, bensì da Spiriti eterni che camminano verso una gloriosa destinazione.

Constatavo che qualcosa resta, soprattutto il mero pensiero intellettuale. Questo quid è la Fede, manifestazione divina dell'uomo.

Infatti, conoscevo le pagine del Vecchio Testamento e parecchie volte avevo sfogliato il Vangelo, ma è doveroso ammettere che mai avevo letto quelle sacre parole con la luce del cuore.

Le comprendevo attraverso l'osservazione di scrittori meno avvezzi ai sentimenti e alla coscienza, o in pieno disaccordo con le verità essenziali.

In altre occasioni, le interpretavo secondo la dottrina del clero, senza mai uscire dal circolo di contraddizioni dov'ero rimasto volontariamente.

In verità non ero stato un malfattore dal mio punto di vista. La filosofia di ciò che è transitorio mi aveva assorbito. L'esistenza terrena, che la morte aveva mutato, non era  stata  segnata  da  avvenimenti  tanto  diversi  da  quelli  comuni.

Figlio  di  genitori  forse  fin  troppo  generosi,  ho conquistato  i  titoli  universitari senza eccessivo sacrificio, e condiviso i vizi della gioventù di allora;  avevo organizzato la mia dolce casa, avuto figli e raggiunto quella situazione stabile che garantiva la tranquillità  economica  al  mio  nucleo  familiare...




Ma analizzando con attenzione me stesso, percepivo una sensazione di tempo perso, una silenziosa accusa della mia coscienza.

Avevo abitato la Terra, ne avevo goduto i beni e raccolto le benedizioni della vita, ma non avevo restituito un centesimo dell'enorme debito... Avevo avuto dei genitori la cui generosità e i cui sacrifici verso di me non avevo valutato mai, come la moglie e i figli che avevo scelto e preso a possesso tra le tele rigide del mio egoismo.




Possedevo un focolare domestico che avevo chiuso a tutti quelli che avanzavano nel deserto dell'angoscia. Mi ero deliziato con le gioie familiari, scordando di estendere tale benedizione divina all'immensa famiglia umana, sordo ai semplici doveri della fraternità.

Infine, nell'Oltre, come un fiore nella stufa, non sopportavo quel clima di realtà eterna. Non avevo sviluppato in me stesso i germi divini che il Signore della Vita aveva collocato da sempre nell'anima mia.

Li avevo soffocati criminosamente nel desiderio di un benessere ambizioso. Non li avevo affatto considerati, affinandoli, quali strumenti per una nuova vita.

Era giusto quindi, che mi risvegliassi come uno storpio ritornato al fiume dell'eternità infinita, che può soltanto lasciarsi andare convulsamente allo scorrere vorticoso delle acque; oppure come un mendicante infelice che, esausto in piena landa desolata, vaga inerme in balia dei venti impetuosi.

Oh! amici fraterni della Terra! Quanti di voi potrebbero evitare questa penosa esperienza del rammarico con una preparazione maggiore negli intimi spazi del cuore? Accendete la vostra Luce prima di attraversare la grande ombra!

Cercate la Verità, prima che la Verità vi sorprenda. Faticate adesso per non piangere poi!




Post Scriptum di Sebirblu


Ecco alcuni link dei post più significativi pubblicati a sostegno della continuità di Vita dopo la "Morte":





Relazione, adattamento e cura: Sebirblu.blogspot.it

Estratto dal libro Nosso Lar, scaricabile QUI.

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