venerdì 29 luglio 2022

L'INTUIZIONE, atta ad attingere al MONDO DELLE IDEE


Christiane Vleugels
(l'Intuizione sceglie fra le "Idee"... più luminose...)

Sebirblu, 28 luglio 2022

Prima ancora di iniziare a stendere questo mio articolo è necessaria una premessa che avevo già evidenziato in un altro scritto anni addietro (ved. QUI). Riguarda certe espressioni di uso comune che vengono utilizzate sovente in modo improprio per mancanza di conoscenza specifica sui "corpi sottili" dell'uomo (QUI per saperne di più).  Eccole:

L'Istinto viene dal corpo fisico.

L'Impulso viene dal corpo eterico-astrale o emozionale.

L'Ispirazione viene dal corpo mentale inferiore come da quello superiore, dunque bisogna riconoscerne la provenienza per non esserne ingannati.

L'Intuizione viene dal corpo causale influenzato dall'IO superioreSpirito. Essa trascende la Ragione che risiede nel mentale inferiore e quindi il suo prodotto è sempre limpido e sicuro. L'Intuizione SA.



Detto questo, riporto ciò che scrive Ubaldi nel suo prezioso libro "La Grande Sintesi". (Brano da me pubblicato QUI):

«Non sapete che tutte le scoperte umane sono nate dalla profondità dello Spirito che ha toccato l'aldilà? Da dove viene il lampo del genio, la creazione dell'arte, la luce che guida i condottieri dei popoli, se non da questo Mondo di cui io parlo? Le grandi idee che muovono e fanno avanzare il mondo le trovate forse nell'ambiente delle vostre competizioni quotidiane, o in quello dei fenomeni che la scienza osserva? E allora da dove vengono?»

Queste parole, nello stesso testo, fanno seguito ad un altro capitolo molto importante che specifica meglio l'argomento di oggi:

L'Intuizione

«Non spaventatevi di questa incomprensibile Intuizione. Incominciate a non negarla ed essa apparirà.

Il grande concetto che la scienza ha affermato (seppure in forma incompleta e con conseguenze sbagliate)  l'Evoluzione, non è una chimera e sospinge il vostro sistema nervoso verso una sensibilità via via sempre più accentuata che prelude all'Intuizione, appunto.

È così che tale psiche più profonda si manifesterà, apparirà in voi, per legge naturale di evoluzione, per una maturazione fatale che è prossima.

Voi lascerete da parte, per gli usi della vita pratica, quella vostra psiche esteriore e di superficie che è la ragione, perché solo con questa psiche interiore, che è nel vostro intimo, potrete comprendere la realtà più vera, esistente nel profondo delle cose.

Questa soltanto è la strada che porta alla conoscenza dell'Assoluto. Solo tra simili è possibile comunicare, e per comprendere il mistero insito ovunque dovete saper scendere nel vostro mistero, dentro di voi.

Ciò non vi è del tutto ignoto; voi guardate stupiti a tanti elementi che affiorano da una vostra coscienza più complessa, senza poterne rintracciare le origini: istinti, tendenze, attrazioni, repulsioni e sprazzi intuitivi.

Di là nascono irresistibili tutte le più grandi affermazioni della vostra individualità. Là è il vostro IO vero ed eterno; non l'Io esteriore della personalità figlio della materia che con essa muore, quello che voi, avendo un corpo, maggiormente sentite e che nel continuo volger della vita si espande, si porta verso quella coscienza latente che tende a salire e a rivelarsi.

I due opposti dell'essere, la coscienza esteriore chiara (il piccolo Io) e la coscienza interiore latente (il grande IO), tendono a fondersi. La prima sperimenta, assimila e passa alla seconda le cognizioni acquisite attraverso il movimento-vita; distillazione di valori, automatismi che saranno gli impulsi e le ispirazioni dell'avvenire.


Quale delle due coscienze ascoltare?


Cosi la personalità si espande con questi scambi incessanti e si attua il grande fine esistenziale. Quando il grande IO avrà preso il sopravvento (ossia lo Spirito; ndr) e la sua signoria prevarrà su tutto, in quel giorno l'uomo avrà vinto la morte.

Approfondiremo in seguito tale questione. Lo studio delle scienze psichiche è il più importante che voi oggi possiate fare (cfr. QUI; ndr). Il nuovo strumento di indagine che dovete raggiungere e che naturalmente si sta sviluppando, è appunto la grande coscienza latente (che corrisponde al "Nosce te ipsum" di socratica memoria; cfr. QUI, QUI e QUI; ndr).

Avete guardato abbastanza fuori di voi; ora risolvete il problema al di dentro e avrete risolto tutti gli altri. Abituate pian piano il vostro pensiero a seguire questo nuovo ordine di idee, e se saprete trasferire il centro della vostra personalità in questi strati profondi, sentirete rivelarsi in voi dei sensi nuovi, una percezione animica, una facoltà di visione diretta che è quella Intuizione che fa capo all'Infinito.

Purificatevi moralmente, raffinate la sensibilità dell'«oggetto d'indagine» che siete voi e solo allora potrete vedere. Quelli che non sentono per nulla queste cose ‒ gli immaturi ‒ si mettano da parte; tornino pure a voltolarsi nel fango delle loro basse aspirazioni e non chiedano la Conoscenza, premio prezioso concesso solo a chi lo ha duramente meritato.»




Gli fa eco l'Entele Guida rispondendo:

«Ogni idea, ogni pensiero che voi ritenete di plasmare attraverso un vostro sforzo è latente oltre il limite. Solo la degenerazione, cioè il pensare e l'agire infecondi sono il frutto di una storpiatura voluta, studiata e cesellata dal moto umano arbitrario.

L'individuo,  ad esempio,  di fronte al concetto "musica" (suono vibrante nell'anima) si porta nel "Mondo delle Idee" e sceglie quelle armonie che sono sintonizzate col proprio grado spirituale evolutivo, come avviene per un qualsiasi altro evento analogo nella vita degli uomini.

Ossia l'Essere, tramite un filo radioattivo, lega il cerebro a tale Mondo e rapidamente seleziona e cerca quel concetto ritenuto più confacente alla propria necessità e con esso in sintonia. Vi sono infinite idee a disposizione armonizzanti con la Legge di Amore.»

Continua l'Entele:

«Avete "pescato" un'idea fra le tante e la portate nella vostra mente, entro un ambito finito, dove comincia la lotta Spirito-materia. L'individuo evoluto estrinseca l'idea recepita mediante un'azione corretta, positiva: manifestazione d'Amore. L'involuto, invece, la deforma cerebralmente e cerca di attuarla a danno del fratello, del suo prossimo.

Il "Mondo delle Idee" è il palpito dell'Universo creato per voi umani, è quindi un ambiente costituito unicamente per l'umanità. Oltre esso vibra la Sapienza Infinita ed ogni Ente superiore, che ha acquisito il conoscere assoluto, sa ciò che deve fare nel Nome della Divinità.

Voi disponete perciò di una massa di cognizioni che si moltiplicano e dalle quali potete attingere, pur restando sempre circoscritte al piano fisico. Infatti, cosa potrebbe interessare ad un mondo stellare il sapere come si guarisce una malattia organica o come si compone una gamma di colori in seguito all'unione di vari componenti?

Per accedere a tale "Mondo" è necessario sapersi ritrarre dalle umane fatiche e dal contesto in cui siete immersi con le vostre preoccupazioni quotidiane. Laddove, però, la manifestazione dell'intelligenza tende ad avere un'impronta più alta, in cui la fatica del vivere viene staccata dalla normalità corrente (arti, lettere), allora l'isolamento dalla gravosità della materia è necessario sia assoluto.

Ecco l'artefice di un poema (voi lo definite sognatore) che, astraendosi, seguendo il volo di una libellula, il rintocco di una campana, il profumo di un fiore, il mormorio di un fiume, suoni e fragranze, sale verso l'Infinito in cui l'armonia è somma, e lì, palpitando, raccoglie, trattiene, plasma e crea, unendo la serie di note sonore, parole o tinte, sino a formare un'eccelsa opera che ha l'impronta del Divino.»



[La stessa cosa vale per uno scienziato o un inventore che, tentando di trovare una soluzione a qualche problema o disagio che incontra l'umanità, desidera migliorarne la vita impegnandosi nella ricerca di qualche "luce" nel grande 'serbatoio' universale. Così si spiega la contemporaneità di due risultati identici ottenuti dagli studiosi, spesso in luoghi distanti fra loro, dando poi luogo a tristi rivendicazioni sul primato raggiunto. Ndr].

Prosegue l'Entele:

«Seguiamo ora minuziosamente la via che unisce, attraverso la potenza e la sapienza dell'Eterno, il "Mondo delle Idee" al vostro globo. L'intelletto umano capta un concetto da quell'ambiente, perché la cognizione stessa è perfettamente in sintonia con il mentale di colui che cerca.

La mente, captata l'idea, la trasferisce quindi al Pensiero che la elabora, la modifica e spesso la ottimizza, compiendo un'azione di rifinitura nel concretizzarla in forma definitiva.

Per giungere a questo risultato, il Pensiero è obbligato a ricorrere alla Ragione, per cui l'idea ricevuta viene ragionata per essere accolta ed attuata.

Siamo adesso arrivati al momento cruciale, in quanto la trasformazione dell'idea stessa in fatto concreto è già avvenuta, ma manca il nulla osta, ossia il vaglio finale della Coscienza: se ne può nascere danno per qualcuno, essa deve rimanere tale e la sua attuazione non può avvenire, come nel caso di un ordigno atomico.

[Già ho parlato ampiamente, QUI e QUI, di questi tre elementi donatici dall'Eterno per utilizzare bene il nostro libero arbitrio in ogni occasione esistenziale; ndr].

Ricapitolando la sequenza: "Mondo delle Idee", mente, Pensiero, Ragione, Coscienza; l'unione fra la Legge divina e le capacità degli uomini è un fatto ininterrotto, e conferma inequivocabilmente che il pensiero più infantile, più insignificante, non dovrebbe nemmeno essere formulato senza passare prima al vaglio di questa triade.

La vostra superficialità, invece, usa creare problemi a non finire, senza preoccuparsi di enunciarli dopo aver avuta la preventiva sanzione della Coscienza superiore (la Voce divina in noi; ndr) cioè della trinità umana.


Il Pensiero è al vertice, mentre alla base vi sono la Coscienza a destra e la Ragione a sinistra.

Non v'è incapacità vostra a legarvi al "Mondo delle Idee"; siete voi che non sapete porvi in quello stato di sintonia psichica e mentale necessaria (indipendentemente dalla vostra fede) per poter fare incontrare i due pensieri.

Se sgombrerete lo Spirito da ogni pesantezza umana, da ogni fatica e preoccupazione, lasciando tersi e trasparenti mente e cerebro, limpida la coscienza e ardente la fede, potrete effettuare le ricerche che vi interessano e persino comunicare con gli abitanti di altri mondi, come ad esempio gli indù, che hanno la possibilità di intrecciare colloqui a centinaia di chilometri di distanza.

Tutto ciò è possibile; solo la materia e l'egoismo ve lo vietano; la superbia vi toglie tutta l'energia necessaria, ma la possibilità sussiste. Rammentate: prima pregare e rinunciare... dopo, tutto si vince, ogni conflitto di idee, ogni conflitto di uomini ed ogni conflitto di Spiriti.»



Conclusione

Ritornando alla premessa iniziale, vorrei ribadire che l'uomo non è un corpo soltanto, bensì il riflesso dello Spirito. I sensi di per sé sono materiale inerte, è l'IO superiore che li muove perché possano agire ed operare.

Colui che si ferma a guardare unicamente il mutare e il perire delle forme, e non sa identificarsi con la Vita che non muta, avrà una visione distorta ed errata e, per compagnia, la sofferenza.

L'IO Spirituale, che è l'«Uomo eterno», impalpabile e invisibile, si riveste di "guaine" eteree per manifestarsi ed essere percepito. Questo avviene per ogni esperienza reincarnativa (ved. QUI, QUI, QUI e QUI), ricoprendo la sua divina Essenza di una serie di involucri "sottili", costituiti da energia gradualmente più "densa" man mano che compenetrano e abbracciano il corpo di materia.

L'IO superiore compie questa operazione utilizzando e plasmando, con il pensiero, l'energia peculiare relativa ad ognuno di essi, traendola cioè dal piano mentale, astrale, eterico e fisico, per poi modellare il suo organismo seguendo lo "schema" contenuto nel corpo causale che resta, invece, sempre lo stesso per l'intero ciclo delle esistenze. Per ulteriori approfondimenti, ved. QUI.

Sarebbe davvero assurdo pensare che il Moto infinito non debba essere imperniato su un mirabile Piano Divino ed ogni cosa fosse abbandonata a sé stessa, senza scopo e coordinamento.

Nell'uomo, l'IO Spirituale, che è Intelligenza individualizzata, agisce mediante la sua trinità umana, come mostrato sopra, per evolversi dopo la "Caduta" (ved. QUI, QUI e QUI) e tornare alla purezza iniziale.

Per questo l'Eterno Padre, nella sua immensa Bontà, ha munito i figli ribelli dei mezzi necessari per l'ardua fatica del ritorno a "Casa" e,  tra questi,  come perla splendente vi è l'Intuizione, atta ad attingere nel "Mondo delle Idee" le cognizioni giuste per orientarsi, discernere e decidere la Via da seguire, sia per sé che per il bene degli altri.

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Brani da: "La grande Sintesi" di Pietro Ubaldi

        e da: "Scintille dall'Infinito"  vol. II - Ediz. Il Cenacolo
    

domenica 24 luglio 2022

VERITÀ o MENZOGNA: siamo a un bivio nella storia...

 

Sebirblu, 22 luglio 2022

Il personaggio di cui mi occupo oggi, nel pubblicare un suo articolo trascritto da un video, è già molto conosciuto in rete per la sua figura stravagante ed eccentrica, ma soprattutto per il suo pensiero e la concezione della vita che si discosta grandemente dalla norma a cui la gente è adusa.

Dice la biografia nella presentazione dei suoi libri:

"Michele Giovagnoli, alchimista e scrittore, è animato dalla pulsione alla Verità e da un universale senso di giustizia. Nutre da sempre un profondo Amore per i Boschi e il cosmo Natura dal quale apprende, attraverso la frequentazione, l'infinita arte dell'auto-trascendenza."

Sebbene, a mio parere, egli non abbia ancora raggiunto la spiritualità delle vette ultrafàniche centrate sul Cristo, Redentore della massa ribelle dopo la sua Caduta (ved. QUI, QUI e QUI), per essersi fermato alla critica della Chiesa stessa come istituzione temporale e intermediaria unica fra il Creatore e le creature, l'autore mostra una notevole buona volontà per crescere nell'Amore e nell'Unità del Tutto, trascinando con sé molte anime.

Per tal motivo gli do voce, perché pur essendo carente nella conoscenza sostanziale (ad esempio, non ha risposte sulla continua presenza del dolore nell'esistenza umana) si avvale però della sua potenzialità ad amare, insegnandola come principio basilare su cui si fonda l'universo intero.



Immagine tratta dal sito di M. Giovagnoli, QUI

Verità o menzogna: siamo a un bivio nella storia del mondo

«Vent'anni fa, in Uruguay, un amico mi raccontò che sarebbe accaduto esattamente quello che stiamo vivendo ora: le antenne wireless, le schedature, le limitazioni nei movimenti delle persone. Mi parlava come se avesse sottomano una sorta di calendario, di programma.

Io obiettavo: ma dove le prendi, queste informazioni? Lui mi fece capire che sono alla portata di chi ha raggiunto una certa libertà mentale, e sa vedere che, all'uomo ordinario, "la narrazione" viene proposta come qualcosa di già successo; mentre essa – per chi gestisce l'essere umano trattandolo come uno schiavo – viene scritta prima ancora che accada.

E in questa storia di oggi sono previsti tanti passaggi: quelli che abbiamo veduto, ed altri a venire piuttosto scontati. Lo notate? Infatti non mollano: il loro piano procede spedito, tra un'emergenza e l'altra. Loro perseguono un disegno preciso contro di noi, e sappiamo benissimo dove vorrebbero arrivare.

Siamo appena usciti da due anni in cui ci hanno fatto vivere "come sorci", e ci hanno già buttato dentro l'altro calderone, quello della guerra. Il loro progetto va ben oltre l'attualità, ben oltre il profilo sanitario, ben oltre i carri armati.

Che fare, dunque? Qualcosa che sia proporzionato alla nostra possibilità operativa. Se arriva l'inverno, non puoi bloccarlo: devi difenderti dal freddo. Questo tempo richiede una estrema resilienza.

Il più grande risultato ottenibile – preservarci integri – lo abbiamo già raggiunto, anche se abbiamo le ossa rotte: nel resto del mondo si balla e si canta, solo in Italia c'è chi ancora non può lavorare.

Siamo di fronte a uno scenario che, comunque, non è ancora definitivamente chiuso, e pretendiamo giustizia alla fine, per tutte le vessazioni, le discriminazioni e le persecuzioni che abbiamo subito. Un pochino alla volta, vedrete, la magistratura interverrà: è giusto reclamare una giustizia rapida.

Adesso, con l'irruzione della guerra, lo scenario di ieri sembra scomparso: e invece non è finito proprio niente. Noi intanto abbiamo combattuto contro un mostro enorme: volevano cambiarci anche fisicamente, farci genuflettere, abituarci alla sottomissione.

E noi questa battaglia l'abbiamo vinta, a testa alta: abbiamo detto "no" alla crudeltà e "sì" alla vita. Ci abbiamo messo la faccia, senza mai cedere a nessun compromesso. Volevano cambiarci? Con noi non ce l'hanno fatta.



Michele Giovagnoli

Il nostro avversario nazionale – vassallo di quello ben più grande, sovranazionale – questa lotta l'ha già persa. Adesso, poi, il fronte è ancora più vasto: perché l'azione di quelli come noi, che hanno mantenuto vivo il desiderio di verità, ha costretto questa impresa a diventare molto cattiva, anche a livello planetario.

Da otto anni c'era la guerra in Ucraina, mentre mille altri conflitti tormentano il mondo: ma oggi quel Paese diventa di colpo l'epicentro di una proiezione mondiale, proprio perché il disegno è più ampio e sorpassa la storia. E questo disegno ha dei protagonisti: noi, gli esseri umani, indottrinati per bene... perché da sempre siamo quello che ci dicono di essere.

Quando mai abbiamo avuto la possibilità di avere dei veri rappresentanti a certi livelli? Questi sono oltre la gestione ordinaria dell'umanità. Guardate il Movimento 5 Stelle: appena 'salito' si è letteralmente trasmutato. Ed ora, proprio come gli altri partiti, ha votato tutte le misure che hanno comportato la nostra persecuzione.

L'essere umano è la vera risorsa, il grande "animale d'allevamento" di questo pianeta. Siamo un'«anomalia», e a livello inconscio viviamo sempre questo duplice dramma: ci sentiamo orfani e clandestini, come se non avessimo genitori.

La volpe, nel bosco, si sente a casa. E così lo squalo nell'oceano. Per loro, il bosco e l'oceano sono il mondo. Noi invece siamo l'unica specie che si isola da esso, che per poter esistere è costretta a distruggerlo. Siamo gli unici che lo temono. L'immagine archetipa del terrore ‒ per eccellenza ‒ è proprio il bosco di notte, la "selva oscura"... e questo non è normale.

Abbiamo il 99 percento del DNA dello scimpanzé, è vero (ved. QUI; ndr). Però abbiamo un RNA che ha una capacità impressionante, molto maggiore di quella del primate. E questo ci ha permesso di svilupparci così tanto. Ma, a monte, chi ha sviluppato il nostro RNA? Oltre 270 dichiarazioni scientifiche ufficiali confermano che l'uomo non discende dalla scimmia. Non deriviamo dai primati, dentro di noi c'è qualcosa di strano.

Essendo un'«anomalia» (detto sempre come provocazione da Giovagnoli; ndr), l'uomo non è autonomo: è stato sempre "gestito". Stando sempre ai libri di storia, fino a poche migliaia di anni fa, vivevamo ancora nelle caverne. Poi invece abbiamo scoperto che il troglodita viveva a due passi da piramidi antichissime, realizzate in modo perfetto e allineate con le stelle.



Il che presuppone conoscenze sterminate, che non si possono neppure comprendere, a meno che non si utilizzino strumenti di codifica che non appartengono alla scienza ufficiale. Quindi è molto evidente che c'è qualcosa che non va in quello che ci hanno raccontato.

E questo tempo che stiamo vivendo ora è davvero straordinario, perché è come se il grande disegno, quello che c'è dietro, non potesse più essere tenuto nascosto. Ve ne sarete accorti: fino a qualche anno fa, le questioni erano essenzialmente nazionali.

Oggi, invece, sempre più stati sul pianeta presentano dei leader che vanno fra loro perfettamente d'accordo. Il mondo non è più composto da centinaia di nazioni: è costituito da due schieramenti soltanto. Solo due, mi spiego? E questo tempo lo sta mettendo in luce: la realtà è ben diversa, da come viene presentata.

In tanti non la reggono questa conoscenza: hanno ancora bisogno della fomentazione della rabbia, si perdono nei dettagli, non riescono a spingere lo sguardo oltre l'orizzonte. Quindi, almeno noi, cerchiamo di guardare alla Luna, non al dito che la indica.

Siamo "esseri solari", dobbiamo spingerci oltre la deformazione spazio-temporale. E quindi usiamolo bene questo tempo: è lì la via di fuga. Si sta delineando un quadro sempre più netto e preciso. E tutto il sistema che viene usato è lo stesso che veniva impiegato a livello locale.

Ciò dimostra che a livello planetario erano già tutti d'accordo fin dall'inizio. Notate cos'è successo a chi ha rifiutato il TSO (il Trattamento Sanitario Obbligatorio; ndr), è stato emarginato, perseguitato e incolpato di tutto. E notate cosa accade oggi in rapporto ai russi: il medesimo processo, identico. Ora, non puoi più essere nemmeno un artista, un ballerino, perché se sei russo, vieni cacciato.

Per le inoculazioni, la narrativa è la medesima. E dunque, lo si comprende: chi gestisce questa operazione è un solo soggetto. E per poterlo vedere, non possiamo più concentrarci solo sul fatto specifico: occorre alzare gli occhi al di sopra di questo pianeta.



Dall'alto, oltre le forme, individueremo due protagonisti senza le bandiere terrestri. Cristiani e musulmani, bianchi e neri non contano, dobbiamo percepire ciò che anima la materia, oltre il packaging (l'involucro; ndr) esistenziale.

Il "piano del cuore" lo senti quando vai oltre il contenitore. Dobbiamo cogliere quella che è una volontà di fondo: perché è proprio questa a creare il protagonista. Con questa logica, è più facile scoprire che esistono forze che operano nella Luce ed altre che invece operano nelle tenebre.

Tantissime scritture antiche, alcune ritenute sacre, parlano perfettamente di questo periodo. Lo stesso testo dell'Apocalisse descrive i passaggi attuali con una precisione impeccabile. Nell'Antico Testamento – non interpretato, ma tradotto alla lettera – si trova la cronaca, scritta in anticipo, di questi tempi. E tutti convergono sullo stesso punto, che è arrivato al limite. Sì, un piano esistenziale giunto al capolinea.

Abbiamo sempre vissuto pensando che ci fosse un'unica grande umanità, e adesso scopriamo che non c'è. Ne esistono diverse forme: una di queste, se ne avesse avuto la possibilità, ci avrebbe già eliminati. Poi c'è un tipo di umanità che, se non prende ordini, non riesce nemmeno ad alzarsi dal letto la mattina.

Ce n'è un'altra che si sta risvegliando e sta acquisendo consapevolezza. Ed infine un'ultima, – alla quale apparteniamo anche noi – composta da individui che, fin da bambini, sospettavano che ci fosse qualcosa che non quadrasse.

Ci ponevamo quella famosa domanda: "Che cosa ci siamo venuti a fare, qui?" Ecco, molti di tali quesiti ormai prendono forma, e siamo chiamati a fornire delle risposte. Da una parte c'è la spinta della Luce, l'espressione "solare" che vuole sostenere un'evoluzione inarrestabile, e dall'altra vi è un esercito dell'ombra. Tutto evolve: liberarci, emanciparci, è un anelito d'amore. Gli esseri oscuri, invece, intendono bloccare e deviare questo processo evolutivo.

Quando vi propongono di cambiarvi il DNA,  non stanno attuando  quel che farebbe la natura, perché essa si muove nella Luce: è il Sole ad aprire il fiore, in primavera. Constatiamo adesso, all'improvviso, che le forze del buio hanno una gran fretta. Tutte spingono. Secondo questa visuale contorta, i "buoni" hanno un potere supremo, mentre i "brutti e cattivi" (ieri noi, oggi i russi) vengono isolati.

Ma se il potere dei "buoni" è così totale, perché costoro hanno proprio bisogno di toglierci la nostra libertà? Questa è una guerra contro di noi. Ma non siamo venuti qui per sopravvivere, siamo qui per scoprire il senso superiore delle cose e diventarne gli artefici.

Non siamo solo gli abitanti del nostro corpo: ne siamo gli imperatori! Spetta a noi, quindi, decidere che cosa essere – a differenza di una parte di umanità che deve sempre ricevere ordini, perché non sa darsene. A cosa siamo chiamati, oggi? A discernere, a distinguere la Luce dalle tenebre. (Cfr. QUI, QUI, QUI e QUI; ndr).




Se durante la stagione Covid era necessario preservare il nostro organismo, adesso dobbiamo farlo per le nostre emozioni (e i nostri sentimenti; ndr), proteggendo la nostra capacità di sentire.

La prospettiva è molto più ampia: chi si ferma all'Ucraina è miope. Il seme non conosce la pioggia, ma sa che pioverà. Non abbiamo il controllo di tutti i dettagli, ma certo sentiamo che c'è dell'altro in arrivo. E questo gesto di ricerca fornisce anche l'atteggiamento migliore per sopravvivere a questo tempo così faticoso.

Accingiamoci a considerare il significato profondo di ciò che stiamo vivendo. Perché soffriamo così tanto? Perché siamo stati attaccati così violentemente, e in modo così vile? (La risposta è QUI; ndr). Siamo qui per raccogliere il segreto dell'esistenza. E questo ci porta a conoscere.

Siamone forti, allora, anche davanti a certe notizie. Oggi, ad esempio, spiegano che la fornitura energetica della Russia non è sostituibile, quindi andremo incontro ad un periodo di razionamento. È insopportabile sì, ma ha un costrutto. Perché, in questa situazione, cominci a creare l'oltre (ossia a chiederti il motivo di questa apparente ingiustizia; ndr).

Ha un tempo questa operazione, non è infinita. Certo, non finisce domani, ma solo quando si è pronti. Prepariamoci a navigare in un mare che rimarrà in tempesta ancora per un po'. Impariamo a farlo ogni volta che l'onda ci strattona, andremo oltre noi stessi. Ed è proprio questa la ragione per cui siamo qui. (Per evolverci, appunto, attraverso le prove; ndr).

Ora fingono di apprestarsi ad un ritorno alla normalità ordinaria? Stentiamo ad accostarcisi. Sentiamo che sarebbe come rientrare nel nostro passato, e tornare indietro è contro natura. La guerra? I nostri vogliono farla a tutti i costi, senza mai ascoltare le ragioni della controparte, che erano lì da vent'anni.

E quindi, andiamo al di là di tutto questo. Il mondo è impazzito... riuscire a vedere questo "delirio", diventa davvero il momento in cui possiamo superarci, passando l'esame.

Si può dare un senso  a tutta la forza che si ha  e cominciare a partecipare  al 'gioco' per cui ci siamo allenati così a lungo. Iniziamo a costruire, finalmente, i contenitori in cui allocare, con grazia, le tessere di un mosaico di verità.



Lo so, questo mondo non ci risuona dentro. Non può essere naturale il fatto che una persona, dalla nascita, abbia già un codice fiscale, appartenga a uno stato e magari anche ad una religione. Non è accettabile essere alienati dalla natura, lavorare come merce e come carne da macello fino a settant'anni, per poi essere spremuti nella sofferenza sino alla fine. (Ecco ricomparire la domanda sul dolore che rimanda al link esaustivo posto sopra; ndr).

Non è normale. Ci dev'essere un senso sostanziale, che va cercato, perché l'essere umano non sta vivendo la sua vita. È stato creato, ma ora ne ha consapevolezza ed è letteralmente in ostaggio. E dunque, dico: consegnateci la verità, è ora. (Ancora un suo modo di dire, perché la Verità è dentro di noi! E NON la troveremo Mai fuori!  La spiegazione è nei quattro link soprastanti; ndr).

E così, un po' alla volta, anche sopravvivere diventerà più semplice. Ricordate quanto ci hanno ricattato, per imporci il TSO? Bene: ma noi lo abbiamo evitato lo stesso! Superata la paura, abbiamo capito che le nostre priorità esistenziali erano altre... e non soffrivamo più.

Ad un certo punto abbiamo sviluppato una sorta di insensibilità, rispetto a quella forma di dolore. Ancora oggi ti sparano addosso, ti tolgono ogni diritto e ogni libertà, ogni istinto alla verità: ma tu sei ancora lì, e non soffri più. (Perché vibranti in una dimensione più alta; ndr).

Ho girato più di cento piazze italiane, e le persone mi andavano dicendo: "Io ora sono molto più forte; ho mille difficoltà e devo fare i conti con tante cose scomode, ma sto molto meglio di prima." E adesso, se ci voltiamo indietro osservando quello che abbiamo fatto, capiamo di aver scritto una delle pagine più belle, per le nostre anime.

Abbiamo mantenuto la nostra posizione come un noce in inverno che viene spogliato di tutto ma non si spegne, avendo trasferito le sue energie sotto terra. L'albero non muore, ed è pronto a ripartire.

(Certo, ritorna a vivere in primavera, ma il fine dell'uomo non è di ripercorrere lo stesso ciclo come l'anno precedente, sarebbe una stasi nel processo evolutivo che rallenterebbe l'ascensione a più alti livelli spirituali. Sarebbe come ripetere le stesse esperienze di vita senza ricavarne alcun beneficio per procedere verso l'alto celermente; ndr).


Magnifico albero di noce (Juglans nigra)

Non finirò mai di ringraziarvi: ci siamo dati la possibilità di vivere, insieme, questo viaggio, quest'avventura, questo passaggio sull'orlo dell'impossibile. Ed è successo qui, nel nostro piccolo, in Italia. Ecco, ora questo orizzonte si allarga. E ci ritroviamo accanto agli spagnoli e ai canadesi.

Avevamo capito che era una farsa quello che ci stavano narrando. C'è gente che vive nel Gabon, e ugualmente ne è consapevole. Anche i russi hanno colto il piano superiore...

E così abbiamo fatto un salto, siamo saliti preservandoci, oggi possiamo stringere un'alleanza che va oltre le bandiere e le appartenenze, per arrivare a creare una saldatura aurea tra le varie anime che stanno spingendo per solcare questo tempo.

Se il cuore è sintonizzato, la testa poi sa cogliere la verità. Abbiamo imparato a non credere più a quello che ci raccontano. È così che si penetra, si cavalca questo tempo e si cesella la strada. Come diceva Nietzsche: "diventate duri, fino al punto di riuscire ad incidere".

Non siete venuti qui per rotolare, ma per lasciare un segno. Siete venuti qui per scrivere una storia, non perché qualcuno la scriva su di voi, raccontandola poi sempre come pare a lui.

La storia è sempre stata incisa da chi ha vinto. E chi le ha vinte le battaglie? Chi le ha create... Chi ne ha avuto necessità per raccontare una storia agli esseri umani... affinché credessero che fosse tutto così.

Dunque, andiamo oltre captando della realtà l'identità vera. Allora, sarà tutto più chiaro e sarà molto più facile affrontare la situazione, dando finalmente una risposta alla nostra presenza qui.

(Michele Giovagnoli, "Luce e Buio", video su Facebook del 14 marzo 2020).

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Fonte del testo: libreidee.org


giovedì 21 luglio 2022

L'Incredibile Profezia di Solovëv sull'Anticristo!




Sebirblu, 21 luglio 2022

Vladimir Sergeevič Solovëv nacque a Mosca il 16 gennaio 1853 e decedette ad Uzkoe il 31 luglio 1900. 

Dopo aver terminato gli studi in filosofia e teologia, insegnò all'Università di Mosca e passò poi al Ministero dell'Educazione.

Già in anni precoci iniziò le sue ricerche appassionate sulle "più alte verità" arrivando a prevedere nel nascente '900 un secolo di guerre, il fallimento delle ideologie e gli inutili progressi della scienza e della psicologia che non avrebbero risolto le domande basilari della vita.

Visualizzò la scristianizzazione dell'Occidente e la crescente apostasia, tanto che negli ultimi scritti, si dedicò particolarmente a delineare la figura dell'Anticristo, avvilente e tragico simbolo della peggiore depravazione umana.

Ma piuttosto che riportare, seppur nella sua breve interezza, l'opera più famosa di questo prestigioso autore ‒ "Il Racconto dell'Anticristo" ‒ (che troverete QUI), ho scelto di pubblicarne i migliori e più essenziali passaggi contenuti e citati in una approfondita riflessione del cardinale Giacomo Biffi,  deceduto  l'11 luglio 2015. (Cfr. anche QUI, con l'altro capolavoro di Robert Benson).

 
Vladimir Sergeevič Solovëv di Ivan Nikolaevich Kramskoi 

Un Pensatore e un Profeta da riscoprire

La cultura filosofica occidentale non ha prestato finora molta attenzione a Vladimir Sergeevič Solovëv.

Egli è in realtà un autore di grande vigore e di indubbia originalità, che conosce e mette a frutto praticamente tutta la letteratura intellettuale degli ultimi secoli.

Vorrei limitarmi però a raccogliere di lui soltanto un'eredità profetica, che mi pare di qualche rilevanza per l'attualità dei nostri giorni; un monito espresso nell'ultima opera che ci ha lasciato:

"I tre dialoghi sulla guerra, il progresso, la fine della storia universale, e il racconto dell'Anticristo"; monito che potrebbe essere enunciato con queste parole: Attenti a costui!

Il discorso sull'Anticristo appartiene al patrimonio della Rivelazione (Apocalisse) e tutte le generazioni cristiane ne hanno sentito il fascino conturbante.

Già il Cristo aveva preannunziato: «Sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi prodigi e miracoli» (Mt. 24,24). San Paolo parla dell'«uomo iniquo», del «figlio della perdizione», di «colui che si contrappone», che dovrà manifestarsi alla fine (2 Ts. 2, 3-4).

Ma è solo Giovanni ad aver usato tale appellativo nella sua prima lettera: «Come avete udito, deve venire l'anticristo; di fatto ora molti anticristi sono apparsi» (1 Gv. 2, 18).

Si vede da questi testi che sin dall'origine si sviluppa un'interpretazione, per così dire, pluralistica: si tratta di molti oppositori al disegno salvifico del Padre, che nelle varie epoche si presentano camuffati da annunciatori del Vangelo e da portatori di salvezza.


"S. Giovanni Evangelista sull'isola di Patmos" di Pedro Orrente (1620)

Solovëv affronta esplicitamente l'argomento dell'Anticristo solo negli ultimi mesi di vita. Ma esso è sempre stato ben vivo in lui, addirittura a partire dall'età infantile.

Da che cosa è connotata questa figura apocalittica nel senso comune del termine? Ci sono alcuni elementi propri e determinanti.

‒ È sostanzialmente e radicalmente un personaggio al servizio del male: il suo scopo è portare l'umanità alla perdizione; il suo mezzo è l'inganno. E poiché l'unico Salvatore del mondo è Gesù Cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risorto, è quindi innanzitutto contro di Lui che sarà rivolta la sua azione malefica (cfr. 1 Gv 4,3).

‒ L'Anticristo esternamente appare come dedito al servizio del bene e della nostra salvezza. E dal momento che tale salvezza nel piano di Dio è contenuta nel Vangelo, egli si ammanta di cristianesimo, propugna «valori» che possono essere intesi come evangelici, usa un linguaggio abbastanza conforme a quello di Gesù, «così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti» ( Mt 24,24).

San Paolo parla di «falsi apostoli» che «si mascherano da apostoli di Cristo» (2 Cor 11,13); e aggiunge: «Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce» (2 Cor 11,14).

‒ Per riconoscere l'Anticristo nella sua vera natura, l'elemento decisivo è il suo rapporto con la persona dell'Uomo-Dio crocifisso e risorto. Su tutti gli argomenti egli può parlare quasi come un autentico discepolo del Signore, anzi come il Signore stesso di cui assumerà le sembianze e il linguaggio; ma a proposito dell'evento salvifico dell'incarnazione e della redenzione non gli è consentito di assimilarsi.

Si sa che il cristianesimo non è un sistema di idee, ma una pratica: può dirsi cristiano senza ambiguità non chi condivide in qualche misura e per qualche aspetto la dottrina evangelica, ma chi la attua. Finché si discorre di concetti e di «valori», l'astuzia demoniaca può sempre avere buon gioco, ma davanti all'avvenimento non ci si può travestire.




Ad evitare possibili malintesi, credo utile premettere all'esposizione del pensiero solovëviano, riguardante l'Anticristo, il richiamo di alcuni tratti della stessa concreta personalità del filosofo.

Solovëv è stato un uomo che ha lavorato tutta la vita, al prezzo di molte sofferenze e incomprensioni, al servizio dell'unificazione del genere umano e della pace tra i popoli.

Pur conservando sempre un grande amore per la sua terra e pur avendo una concezione altissima della missione storica del popolo russo, ha lottato decisamente contro le prevaricazioni del nazionalismo e contro ogni forma di rifiuto degli «altri».

La sua generosità con i poveri era proverbiale: arrivava perfino a cedere, durante il rigido inverno russo, scarpe e cappotto ai mendicanti che incontrava per la strada.

I bambini e gli animali erano misteriosamente attratti da lui: gli uccelli parevano addirittura aver ritrovato un redivivo Francesco d'Assisi.

Si nutriva quasi esclusivamente di legumi e di tè. Nella discussione della sua tesi di dottorato del 1880 ammette che sia lecito cibarsi anche di carne, o almeno che la questione è discutibile, ma ribadisce che non è affatto eticamente consentito all'uomo infliggere sofferenze agli animali.

Aveva un grande amore per la natura, e si rattristava nel vederla poco a poco perire sotto i colpi dell'egoismo imprevidente e del potere distruttivo del moderno tecnicismo.

Quando cominciò a scrivere i Tre dialoghi, Solovëv aveva già perso la speranza di veder realizzati i grandiosi progetti per i quali aveva tanto faticato e patito: la libera teocrazia, la riconciliazione delle Chiese, e l'instaurazione in terra del Regno di Dio.

A quarantasei anni ‒ quando stese quelle pagine ‒ era fisicamente stremato e spiritualmente deluso. Ma scoraggiamento non significa affatto perdita della fede, anzi: nel dolore la sua fede si era piuttosto affinata ed essenzializzata, e il suo carisma profetico sembrava essersi fatto più penetrante, almeno a giudicare da alcune sue previsioni.




Puntando lo sguardo sull'incipiente secolo XX, Solovëv lo ha preannunziato come «l'epoca delle ultime grandi guerre, delle discordie intestine e delle rivoluzioni».

Poche settimane prima di morire confidò ad un amico: «Sento che si avvicinano tempi in cui i cristiani dovranno radunarsi per la preghiera nelle catacombe. La fede sarà perseguitata dappertutto, forse meno brutalmente che ai giorni di Nerone, ma più sottilmente e crudelmente: per mezzo della menzogna, dell'inganno e della falsificazione».

Nella premessa ai Tre dialoghi (datata alla domenica di Pasqua del 1900) egli colse con perfetta lucidità quanto il problema vitale per l'uomo sia quello di prendere sul serio il potere maligno e di credere nella necessità di un intervento salvifico trascendente:

«È forse il Male soltanto un difetto di natura, un'imperfezione che scompare da sé con lo sviluppo del Bene, oppure una Forza effettiva che domina il mondo per mezzo delle sue lusinghe, sicché per una lotta vittoriosa contro di esso occorre avere un punto d'appoggio in un altro ordine d'esistenza?»

Questo è l'interrogativo semplice e drammatico che è posto in apertura del libro; e questa è ancora oggi una delle questioni che più radicalmente turbano e dividono il genere umano.




L'Anticristo

Solovëv previde che, dopo le grandi guerre del secolo XX, i popoli, persuasi dei gravi danni derivati dalle loro rivalità, avrebbero dato origine agli Stati Uniti d'Europa:

«Ma... i problemi della vita e della morte, del destino finale del mondo e dell'uomo, resi più complicati e intricati da una valanga di ricerche e di scoperte nuove nel campo fisiologico e psicologico, rimangono come per il passato senza soluzione. Viene in luce soltanto un unico risultato importante, ma di carattere negativo: il completo fallimento del materialismo teoretico».

Non si può dire però che ciò comporti l'estendersi e l'irrobustirsi della fede. Al contrario, l'incredulità sarebbe stata dilagante. Sicché, alla fine si sarebbe profilata per la civiltà europea una situazione che potremmo definire di vuoto. In questo vuoto si erge appunto e si consolida la presenza e l'azione dell'Anticristo.

Più che la vicenda visualizzata da Solovëv, nella quale l'Anticristo prima di tutto viene eletto Presidente degli Stati Uniti d'Europa, poi è acclamato imperatore romano, quindi si impadronisce del mondo intero e in ultimo si impone anche alla vita e all'organizzazione delle Chiese, emergono le caratteristiche che l'autore attribuisce a questo personaggio.

Era ‒ dice Solovëv ‒ «un convinto spiritualista». Credeva nel bene e perfino in Dio, «ma non amava che se stesso». Era un asceta, uno studioso, un filantropo. Dava «altissime dimostrazioni di moderazione, di disinteresse e di attiva beneficenza».

Nella sua prima giovinezza si era segnalato come dotto e acuto esegeta: una sua voluminosa opera di critica biblica gli aveva propiziato una laurea ad honorem da parte dell'università di Tubinga.

Ma il libro che gli aveva procurato più fama e consenso unanime portava il titolo: "La via aperta verso la pace e la prosperità universale"...

È vero che alcuni uomini di fede si domandavano perché non vi fosse nominato nemmeno una volta il nome di Cristo; ma altri ribattevano: «Dal momento che il contenuto del testo è permeato dal vero spirito cristiano, dall'amore attivo e dalla benevolenza planetaria, che volete di più?».




D'altronde egli «non aveva per Cristo un'ostilità di principio», anzi ne apprezzava la retta intenzione e l'altissimo insegnamento.

Tre cose di Gesù, però, gli riuscivano inaccettabili.

Prima di tutto le sue preoccupazioni morali. «Il Cristo (affermava) col suo moralismo ha diviso gli uomini secondo il bene ed il male, mentre io li unirò con i benefici che sono ugualmente necessari ai buoni e ai cattivi». Poi non gli andava «la sua assoluta unicità».

«Egli è uno dei tanti; o meglio (diceva a sé stesso) è stato il mio precursore, perché il salvatore perfetto e definitivo sono io, che ho purificato il suo messaggio da ciò che è inaccettabile all'uomo di oggi».

Soprattutto non poteva sopportare il fatto che Cristo fosse vivo, e istericamente si ripeteva: «Lui non è tra i vivi e non lo sarà mai. Non è risorto, non è risorto, non è risorto! È marcito, è marcito nel sepolcro...»

Pacifismo, ecologismo, ecumenismo dell'Anticristo

Ma dove l'esposizione di Solovëv appare particolarmente originale e sorprendente, tanto da meritare la più approfondita riflessione, è nel conferimento all'Anticristo delle qualifiche di pacifista, di ecologista, di ecumenista.

‒ Già s'è visto che la pace e la prosperità sono gli argomenti del capolavoro letterario di questo "eroe" diabolico. Ma sono idee che egli riuscirà anche ad attuare.

La corrente anticristica è già in atto, ad opera del Falso Profeta! (Cfr. QUI).

Nel secondo anno di regno, come imperatore romano e globale, potrà emettere il proclama: «Popoli della terra! Io vi ho promesso la pace e io ve l'ho data». E proprio a questo proposito matura in lui la coscienza della sua superiorità sul Figlio di Dio: «Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace».

A ben capire la visione di Solovëv, su questo punto, gioverà citare quanto egli riferisce nel terzo dialogo per bocca del Signor Z. ‒ l'interlocutore che lo rappresenta: «Il Cristo è stato il riformatore dei popoli, predicando e manifestando il bene morale nella sua vita, io invece sono chiamato ad essere il benefattore di questa umanità, in parte emendata e in parte incorreggibile.

Darò a tutti gli uomini ciò che è loro necessario. Il Cristo, come moralista, li ha divisi secondo il bene ed il male, mentre io li unirò con i benefici che sono ugualmente necessari ai buoni e ai cattivi.

Sarò il vero rappresentante di quel Dio che fa sorgere il suo sole e per gli uni e per gli altri e distribuisce la pioggia sui giusti e sugli ingiusti. Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace. Egli ha minacciato alla terra il terribile ultimo giudizio.

Però l'ultimo giudizio sarò io e il mio verdetto non sarà solo di giustizia ma anche di clemenza.» 

[Infatti il Giubileo straordinario della Misericordia (8 dic. 2015 ‒ 20 nov. 2016) è stato proclamato da Bergoglio, il Falso Profeta, che ha espresso il proprio sentire al riguardo, dicendo alle Clarisse:

"Maria sta all'interno della porta del Paradiso; San Pietro non sempre apre la porta quando arrivano i peccatori e allora Maria soffre un po', però rimane lì. E la notte, quando si chiudono le porte del Paradiso, quando nessuno vede e nessuno sente, Maria apre la porta del Paradiso e fa entrare tutti." Cfr. QUI; ndr].   

‒ L'Anticristo sarà un ecologista o almeno un animalista. Sono termini moderni che ovviamente Solovëv non usa; ma la sua descrizione è abbastanza chiara:




«Il  nuovo  padrone  della  terra  era  anzitutto  un  filantropo, pieno  di compassione, non solo amico degli uomini ma anche amico degli animali. Personalmente era vegetariano, proibì la vivisezione e sottopose i mattatoi ad una severa sorveglianza; le società protettrici degli animali furono da lui incoraggiate in tutti i modi».

‒ L'Anticristo infine si dimostrerà un eccellente ecumenista, capace di dialogare «con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza». Convocherà i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane ad «un concilio ecumenico da tenere sotto la sua presidenza». (Cfr. QUI; ndr)

La sua azione mirerà a cercare il consenso di tutti attraverso la concessione dei favori concretamente più apprezzati.

«Se non siete capaci di mettervi d'accordo tra voi ‒ dirà ai convenuti dell'assise ecumenica ‒ spero di mettere d'accordo io tutte le parti, dimostrando a tutti il medesimo amore e la medesima sollecitudine per soddisfare la vera aspirazione di ciascuno».

Attuerà praticamente questo disegno, ridonando ai cattolici il potere temporale del papa, erigendo per gli ortodossi un istituto per la raccolta e la custodia di tutti i preziosi cimeli liturgici della tradizione orientale, creando a vantaggio dei protestanti un centro di libera ricerca biblica lautamente finanziato.

È un ecumenismo «quantitativo», che gli riuscirà quasi perfettamente: le masse dei cristiani entreranno nel suo gioco.




Soltanto un gruppetto di cattolici con a capo il papa Pietro II, un esiguo numero di ortodossi guidati dallo staretz* Giovanni ed alcuni protestanti che si esprimono per bocca del professor Pauli resisteranno al fascino dell'Anticristo.

*("Staretz" è un termine russo che riguarda i mistici cristiani ortodossi con séguito, dotati di un particolare carisma, e non necessariamente indicante monaci o religiosi; ndr).

Costoro arriveranno ad attuare l'ecumenismo della verità, radunandosi in un'unica Chiesa e riconoscendo il primato di Pietro. Ma sarà un ecumenismo «escatologico», realizzato quando ormai la storia sarà pervenuta alla sua conclusione:

«Così ‒ racconta Solovëv ‒ si compì l'unione delle Chiese nel cuore di una notte oscura su un'altura solitaria. Ma l'oscurità della notte venne ad un tratto squarciata da un vivido splendore e in Cielo apparve un grande segno: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle».

L'ammonimento profetico di Solovëv

Verranno giorni, ci dice Solovëv ‒ ed anzi sono già venuti, diciamo noi ‒ quando nella cristianità si tenderà a risolvere il fatto salvifico, che non può essere accolto se non nell'atto difficile, coraggioso e razionale della fede, in una serie di «valori» facilmente esitabili (smerciabili; ndr) sui mercati mondani.

Il cristianesimo ridotto a pura azione umanitaria nei vari campi dell'assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura; il messaggio evangelico identificato nell'impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso, nell'esortazione a rispettare la natura.

La Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità (cfr. 1 Tm 3,15), scambiata per un'organizzazione benefica, estetica, socializzatrice: questa è l'insidia mortale che oggi va profilandosi per la famiglia dei redenti dal sangue di Cristo.

(Non sono forse i tempi che stiamo vivendo con questo papa? Cfr. QUIQUI, e QUI, dove si possono trovare anche tutti i link che lo riguardano; ndr).

Gesù Cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risorto, unico Salvatore dell'uomo, non è «traducibile» in una serie di buoni progetti e di buone ispirazioni, omologabili con la mentalità mondana dominante.

Gesù Cristo è una «pietra», come egli ha detto di sé: e su questa «pietra», o affidandosi si costruisce, o ci si va ad inzuccare: «Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà» ( Mt 21,44).




È indubitabile che il cristianesimo sia prima di ogni altra cosa «avvenimento»; ma è altrettanto vero che una simile «svolta» epocale propone e sostiene dei «valori» irrinunciabili.

Non si può, per amore di dialogo, sciogliere il fatto cristiano in una serie di concetti condivisibili dai più; ma non si può neppure disistimare i valori autentici, quasi fossero qualcosa di trascurabile. Occorre dunque il discernimento.

‒ Ci sono dei valori assoluti (o, come dicono i filosofi, trascendentali): questi sono, ad esempio, il Vero, il Bene, il Bello. Chi li ricerca, li onora e li ama, percepisce, onora, ama Gesù Cristo, anche se non lo sa e magari si crede anche ateo, perché nell'essere profondo delle cose Cristo è la Verità, la Giustizia, la Bellezza.

‒ Ci sono valori relativi (o categoriali), come il culto della solidarietà, l'amore per la pace, il rispetto per la natura, l'atteggiamento di dialogo ecc. Questi meritano un giudizio più articolato, che preservi la riflessione da ogni ambiguità.

Solidarietà, pace, natura, dialogo possono diventare nel non cristiano le occasioni concrete di un approccio iniziale e informale a Cristo e al suo mistero.

Ma se nella sua attenzione essi si assolutizzano fino a svellersi del tutto dalla loro oggettiva radice o, peggio, fino a contrapporsi all'annuncio Vero del Cristo, allora diventano istigazioni all'idolatria ed ostacoli sulla strada della salvezza.

Allo stesso modo, nel cristiano, questi stessi valori ‒ solidarietà, pace, natura, dialogo ‒ possono offrire preziosi impulsi all'inveramento (al realizzarsi; ndr) di una totale e appassionata adesione a Gesù, Signore dell'universo e della storia; è, per esempio, il caso di san Francesco d'Assisi.

Ma se lo stesso, per amore di apertura al mondo e di buon vicinato con tutti,  quasi senza  avvedersene  stempera  sostanzialmente  la  giusta Via Cristica  nell'esaltazione e nel conseguimento di tali traguardi secondari, allora egli si preclude la connessione personale col Figlio di Dio crocifisso e risorto, consuma a poco a poco il peccato di apostasia, si ritrova alla fine dalla parte dell'Anticristo.


"La Predicazione dell'Anticristo" di Luca Signorelli

Ebbene, a me pare che anche e soprattutto oggi siamo alle prese con la cultura della pura e semplice «apertura», della libertà senza contenuti, del niente esistenziale. Questa è la più grande tragedia del nostro tempo.

Ma la tragedia diventa ancor più immane quando a questo «niente», a questa sorta di «aperture», si attribuisce per amore di dialogo qualche ingannevole etichetta cristica.

Fuori di Cristo ‒ persona concreta, realtà viva, avvenimento ‒ c'è solo il «vuoto» dell'uomo e la sua disperazione. In Cristo, che è il «pleroma» del Padre, l'uomo trova la sua pienezza e la sua sola speranza.

Card. Giacomo Biffi

Relazione, adattamento e cura: Sebirblu.blogspot.it