Jon Leung |
Sebirblu, 6 dicembre 2023
Dalle considerazioni sgorgate dalla lettura di due testi distinti, ma aventi la medesima vertiginosa provenienza dai piani sublimi dell'Infinito, tento di sminuzzare e rendere semplici le parole, spesso inaccessibili ai più, che conducono ad una necessaria se non indispensabile "presa di coscienza" di ogni essere umano, soprattutto ora, nel momento critico in cui si trova il mondo.
La prima Fonte dice:
«Tre stagni, tre ambienti distinti, composti anzitutto di identica materia, acqua. Ogni stagno si differenzia dall'altro, l'uno è limpido, l'altro è torbido, il terzo è melmoso.
Nei tre stagni alligna, vive un fiore, emblema del moto evolutivo umano, il loto. Nel primo il fiore si erge svettando verso l'Eterno, nel secondo affiora per raccogliere nella sua potenzialità la luce, pur essendo a fior d'acqua, nel terzo la fioritura avviene sotto il pelo dell'acqua.
Nei tre ambienti, potenzialmente diversi, vive dunque il medesimo "quid" vitale. Se voi portate i secondi due allo stato di purezza del primo, se cioè voi sapete valutare che solo le condizioni ambiente ‒ densità d'acqua, purezza d'acqua ‒ vietano ai due loti di svettare come il primo, voi vedrete che le due piante prospereranno ed avrete equilibrio di sviluppo e di evoluzione.
In ogni individualità esiste la stessa capacità vitale, la stessa capacità animica, cioè l'essenza, la Monade. Senonché la forma, la struttura densa, le alterazioni, gli arbitri, gli appetiti rendono l'ambiente del singolo più o meno afoso, più o meno puro, più o meno melmoso come lo stagno terzo.»
E continua ancora:
«È necessario purificare la individualità. Come purificate voi l'acqua dello stagno? La sottoponete ad un filtraggio, lasciate cioè che la purezza affiori, la fanghiglia si depositi sul fondo per essere asportata e poter mirare la struttura di questo fondo; così è per voi.
A voi giunge la "Conoscenza", giunge cioè la spinta al fare. La prima opera è quella di purificare il vostro ambiente, il singolo ambiente animico: eliminazione delle scorie (ved. QUI, QUI, QUI e QUI; ndr).
Non appena vi accingete a quest'opera saprete riconoscere quali sono i difetti, così i pregi e la purezza saliranno alla superficie.
Conoscere sé stessi significa mettersi nella condizione giusta di agire sulla struttura psicofisica su cui si deve intervenire. L'artefice umano pone sapientemente mano alla propria opera compiuta, con l'obiettivo di perfezionarla, ed ogni sua mossa è sagace, armoniosa e perfetta, in quanto SA come fare.
In un ambiente chiuso una piccola gracile pianticella è convenientemente alimentata dall'acqua; un piccolo raggio di sole filtra da un'apertura, tutto il resto è tenebra.
La pianta sa di poter disporre di un ben preciso potenziale e sa che la luce per essa è ragione di vita; forza quindi questa risorsa, mette in espansione il movimento di riproduzione della cellula e progressivamente il gracile fusto si allunga verso il raggio di sole, fino a raggiungere l'ambiente esterno, la conquista della luce, la conquista dell'esistenza!»
Porto un esempio per comprendere meglio ciò che questa prima Fonte descrive:
Si immagini una grotta di montagna umida e oscura dove una pianta di rododendro, sebbene al freddo gelido, cerca di sopravvivere nonostante l'ambiente ostile.
Essa è "a conoscenza" che per evolversi e fiorire ha bisogno però anche della luce che si manifesta attraverso una minuscola fessura... così, con rinnovato vigore allunga i suoi rami cespugliosi per raggiungerla ed assorbirne tutta la potenzialità.
Analogamente, e a maggior ragione, dovrebbe fare l'uomo rinserrato nel suo veicolo psico-fisico più o meno ammorbato da mancanze, vizi e quant'altro, il quale, cercando innanzitutto di liberarsene, può spingersi avanti verso la Luce, disponendo di un'Essenza di gran lunga superiore alla piccola pianta...
Sospendo al momento questa analisi per esporre la simmetria con l'altissima seconda Fonte:
«Osservando, scorgo un'esile ed umile pianticella vivere sull'orlo di un muricciolo. Cosa significa questa vita? Quale forza pensiero si nasconde dietro di essa? Qual è il mistero che dal profondo la governa?
La pianticella sa molte cose... ma essa non ne è consapevole a livello cosciente, anche se, da come si comporta deve conoscerle in qualche altro modo. Se di una sapienza simile abbiamo gli effetti, allora deduciamo che, pur non sapendo, ne esprime tutta la realtà. Ma allora, da dove giunge il principio intelligente che la guida e la sostiene nel suo percorso vitale?
Quando un singolo essere dimostra di saper risolvere tutti i problemi inerenti alle sue capacità esistenziali, e ciò senza nemmeno rendersene conto, vuol dire che per lui è costantemente presente quel supremo "QUID" universale che anima tutte le cose.»
E se dentro tale povera e ignara piantina vi è una piccola quantità vitale che la guida e la indirizza nel suo agire, non certo paragonabile all'altra, intelligente, racchiusa nell'uomo, quanto più dovremmo ambire di sapere quale impulso primario esiste in noi, in attesa d'essere scoperto!
Infatti, sia nel primo caso come nel secondo, similmente all'essere umano, qualsiasi forma nasce, cresce, si riproduce e muore, conservando però quel QUID, poc'anzi detto, che rimane sempre uguale perché non soggetto alle leggi fisiche ma universali.
Si tratta dell'«io»... di quel piccolo «sé» personale ed eterno che non muta mai e fa parte del grande "IO SONO" divino che tutto abbraccia e compenetra. E mentre esso nella pianticella asseconda e riceve gli impulsi direttamente dall'ordine e dalla volontà sapiente erogata dall'Alto Centro, nell'individuo-uomo opera e dirige, in tutta libertà, come Frammento o Favilla di Dio stesso.
Se ogni forma, quindi, cambia e si dissolve nell'arco della sua esistenza, è ragionevole pensare che quell'«io», esente dalla "ruggine" del tempo, debba continuare a vivere anche dopo la morte fisica.
Quello che anima i tre regni inferiori, a cui appartengono le piante menzionate sopra, si chiama "molecola vitale", mentre l'«Io» umano è Scintilla dell'Altissimo, perenne e immutabile: è lo Spirito.
Ma pur nelle infinite manifestazioni, qualsiasi essere percepisce il proprio singolo sé.
«L'Universo è un edificio di "io" ‒ continua la seconda Fonte ‒ che, da un «IO SONO» centrale nel Tutto, si polverizza gerarchicamente discendendo in "io" sempre minori dall'infinito galattico a quello nucleare.
È una Sapienza ed una Volontà costante, intelligentemente diretta verso un dato fine di estrinsecazione sempre evolvente e funzionante che porta tutti questi "io" a raggrupparsi per unità collettive dal micro al macrocosmo, passando per l'uomo senziente che non ha il semplice psichismo delle forme inferiori ma è Scintilla Divina consostanziale al Padre che l'ha emessa dal Suo grande "IO SONO".» (Ved. QUI, QUI e QUI; ndr).
Sembrerebbe quasi panteistico questo ragionamento, ma è la realtà, anche se talune fedi religiose, di carattere cristiano (cattolico, ortodosso, evangelico ecc.) negano il concetto che nell'individuo alberghi "Dio"... perché lo trovano blasfemo, scorretto, superbo, non considerando la Presenza in esso solo di una Sua Particella, quindi relativa, non certo assoluta.
Eppure l'Oriente, più evoluto di noi dal punto di vista spirituale, ved. QUI, QUI e QUI, conosce da millenni la vera natura degli umani decaduti e avviluppati nella materia per riconquistare, attraverso le prove della vita, l'antica Dimora celeste che stoltamente avevano abbandonato.
Per questo motivo le due fonti, or ora riportate, parlano entrambe della necessità di emendarsi, riconoscendo i propri errori rispetto alla Legge d'Amore che regge l'Universo, purificandosi tramite i dolori e gli affanni che nella vita non mancano mai, per poi, una volta acquisita la consapevolezza del proprio "Io" divino, dedicarsi agli altri al fine che anch'essi si risveglino, allineandosi alla mirabile Armonia dei Cieli, secondo la Volontà del grande "IO SONO", il Padre di tutti. (Cfr. QUI, QUI e QUI).
Dice la Voce Sublime:
«IO SONO la Via e voi non mi seguite.
IO SONO la Verità e voi non mi credete.
IO SONO la Vita e voi non mi cercate.
Se siete infelici non rimproveratelo a ME!»
E Iddio disse a Mosè: 'Così dirai ai figlioli d'Israele':
«Colui che si chiama "IO SONO" mi ha mandato da voi».
Esodo, cap. 3, versetto 14.
IO SONO
A te che leggi, Io parlo.
A te, che per lunghi anni, vagando innanzi e indietro, hai con ardore cercato nei libri, negli insegnamenti, nelle filosofie, nelle religioni, non sai neppure tu che cosa: la verità, la felicità, la libertà, Dio.
A te, Anima stanca e scoraggiata, quasi senza speranza, che molte volte hai afferrato un barlume della verità cercata, solo per riconoscere che essa si dileguava come il miraggio nel deserto.
A te che credesti d'averla trovata in qualche grande istruttore, capo riconosciuto di una Religione, Fraternità o Società, e che ti pareva un «maestro» ‒ tanto meravigliose erano la sua sapienza e le opere sue ‒ solo per risvegliarti più tardi alla scoperta che quel maestro era soltanto una persona umana, con debolezze, difetti e colpe segrete, pur avendo potuto essere tramite di splendidi insegnamenti apparsi a te come la più alta verità.
A te, di nuovo stanco ed affamato, senza guida; a te io sono venuto...
E sono venuto anche a te, che hai cominciato a sentire la presenza della Verità nella tua anima e cerchi la conferma di ciò che lotta vagamente dentro di te, per esprimersi.
Sì, a quanti hanno fame del vero «pane di vita» io sono venuto. Sei tu pronto a ricevere il mio cibo? Se lo sei, fa cuore. Siedi...
Calma la tua mente umana e segui strettamente la mia parola qui pronunciata. Oppure forse ti allontani, deluso ancora una volta, con nel cuore il morso della fame insaziata?
Io! Chi sono io, che sembro parlare con sì conscio potere e autorità?
Ascolta! Io sono te; quella parte di te che è e sa, che sa tutte le cose, che sempre seppe e sempre fu. Io sono tu, il tuo Sé; quella parte di te che dice "Io sono" ed è "Io sono"... Io sono quella parte più alta di te stesso, che vibra entro di te mentre leggi; che risponde a questa mia parola, che ne percepisce la verità, che riconosce per sua natura tutta la verità e scarta ogni errore dovunque lo trovi. Ciò io sono: non quella parte di te che sino a oggi s'è nutrita dell'errore.
Poiché io sono il tuo vero Istruttore, il solo che tu conoscerai sempre, il solo Maestro; io, il tuo Sé divino.
Io, il tuo "Io sono", ti reco questo mio messaggio, la mia vivente parola, come ti ho portato ogni cosa in vita, libro o «maestro», povertà o ricchezza, amara esperienza o amore, allo scopo di insegnarti che io, io solo, il tuo vero Sé, sono il tuo istruttore; il solo istruttore e il solo Dio, che provvede e ha sempre procurato a te, non solo il pane e il vino della vita, ma anche tutto ciò che occorreva al tuo mantenimento e al tuo sviluppo fisico, mentale e spirituale.
Perciò, quello che fa appello a te mentre leggi è il mio messaggio, dettato alla tua coscienza umana esterna dal di dentro, ed è solo una conferma di ciò che l'«Io sono» di te sempre seppe interiormente, ma che non aveva ancora tradotto in termini ben definiti alla tua coscienza esteriore.
Così pure tutto ciò che sempre fece appello a te, venendo da qualche locuzione esterna, non era che la conferma della Mia parola, già pronunziata dentro di te; quell'espressione "da fuori" era il canale, il mezzo da me scelto in quel momento per impressionare la tua coscienza umana. (Ved. QUI; ndr).
Ma io non sono la tua mente umana, né il figlio suo, l'intelletto: essi sono soltanto la manifestazione del tuo essere, come tu sei l'estrinsecazione del mio; essi sono solo aspetti della tua personalità umana, come tu sei un veicolo della mia divina impersonalità. (Ved. QUI ma soprattutto QUI; ndr).
Pesa e studia attentamente queste parole.
Sorgi e liberati per sempre dal dominio della tua personalità, con la sua mente e il suo intelletto così gonfi ed esaltati di sé stessi; poiché la tua mente, d'ora innanzi, deve essere la tua serva e l'intelletto il tuo schiavo, se vuoi che la mia parola penetri nella coscienza dell'anima tua.
Io sono venuto ora alla tua coscienza animica, dopo averla stimolata al fine di prepararla a ricevere la mia parola. Se sei abbastanza forte per sopportarla; se puoi sbarazzarti di tutti i tuoi capricci, di tutte le tue credenze, di tutte le tue opinioni personali ‒ rottami da te raccolti nei campi coltivati da altri ‒ se sei forte abbastanza da respingerli via, allora la mia parola sarà per te una sorgente inesauribile di gioia e di felicità.
Ma sii preparato al fatto che la tua personalità dubiterà di queste mie parole man mano che le leggerai, poiché la sua vita è minacciata, ed essa sa che non può vivere e prosperare, né dominare più a lungo i tuoi pensieri e sentimenti, il tuo andare e venire come prima, se tu accetti nel tuo cuore la mia parola e le permetti di dimorarvi.
Sì. Io sono venuto a te, adesso, a farti conscio della mia presenza; poiché ho già approntato la tua mente umana in modo che essa possa, fino ad un certo punto, comprendere il significato di me.
Io sono sempre stato con te, ma tu non lo sapevi; ti ho espressamente condotto attraverso la distesa arida dei libri e degli insegnamenti, delle religioni e delle filosofie, tenendo sempre davanti agli occhi della tua anima la visione della Terra Promessa; alimentandoti con la manna del "deserto", perché tu potessi ricordare e apprezzare il pane dello Spirito e anelare ad esso.
Ora ti ho condotto sulla riva del Giordano che ti separa dal tuo divino retaggio. Ora è venuto per te il tempo di conoscermi coscientemente; è venuto il momento di attraversare il fiume e di passare nella Terra di Canaan, nella terra del latte e del miele. Sei pronto? Vuoi andare?
Allora segui questa parola che è l'Arca del mio patto, e passerai a piedi asciutti...»
Chiosa di Sebirblu
Per concludere, dico che il "conoscere se stessi" ‒ come tramanda il famoso detto "Nosce Te Ipsum", inciso sul frontone del tempio d'Apollo a Delfi – è indispensabile per conoscere il senso della vita e l'urgenza di concretizzare l'Insegnamento Cristico basato sull'Amore, per espanderlo al prossimo.
L'Opera verso gli altri non può essere davvero efficace se prima non si è resa tersa e limpida la lampada che contiene la fiamma dello Spirito all'interno dell'uomo! Se tale lampada è imbrattata da macchie d'unto o di sudiciume non lascia sicuramente trasparire la potente Luce che, SOLA, è in grado di risanare le anime, in quanto Divina!
Perciò, ogni individuo che veramente intende dare una svolta alla propria vita e immettersi nel cammino ascensionale (visto che in tanti ormai aspettano il sospirato "cambiamento"), deve innanzitutto metter mano alla propria "depurazione" interiore con un profondo esame introspettivo, eliminare le pesanti "macerie" e le "scorie" che impediscono alla sua Fiamma personale di ardere e illuminare, per poi, e soltanto poi, cercare di "scaldare" e ravvivare le anime inaridite e senza speranza.
Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
Fonti: "Scintille dall'Infinito" - Ed. Il Cenacolo QUI.
" : "Dio e Universo" - Ed. Mediterranee.
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