giovedì 27 maggio 2021

Si sceglie la CECITÀ pur di NON AMMETTERE L'ERRORE


Tomasz Alen Kopera

Sebirblu 26 maggio 2021

Nel giorno dedicato alla Pentecoste da poco celebrato, ossia alla Discesa dello Spirito Santo sui discepoli e la Vergine Maria sotto forma di lingue di fuoco (ved. QUI), una domanda è affiorata alla mia mente sulla cecità sempre più fitta, se così si può dire, che affligge l'umanità ORA, proprio nel momento in cui avrebbe più bisogno di vedere chiaro in tutto quanto sta per abbattersi contro di essa.

Purtroppo constatiamo che quanti, percependo il Vero, si adoperano per far aprire gli occhi a parenti, amici o colleghi di lavoro, per dissuaderli dalla convinzione che un vaccino possa risolvere la loro mancanza di libertà, la paura del contagio o quanto altro, non solo non vengono ascoltati, ma sono fatti segno, sempre più aspramente, di invettive, insulti e, quando va bene, di incomprensioni che sollecitano in noi, basiti, qualche chiarimento.

Dobbiamo tener presente che nella storia, specialmente nella Sacra Scrittura, ci sono molti esempi di caparbietà e durezza ostinate a causa dell'inadempienza ai dettami divini, a partire dal Faraone d'Egitto che fino all'ultimo, nonostante i dieci flagelli subiti, negò a Mosè e al suo popolo la libertà, dopo 400 anni di schiavitù. Nel testo, infatti, si sostiene più volte che Dio "indurì il suo cuore" (Es.9, 12).

Nel Vangelo di Gv. 9, 39-41 Gesù esplicitamente dice: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi.»

E ancora: «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, perché guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato.» Mc.4,10-12 (Cfr. QUI).

Anche San Paolo ne parla apertamente: "E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché credano alla menzogna." (2Tess 2, 7-12).



"Gesù guarisce il cieco dalla nascita" (Gv. 9, 1-41)

Come notiamo, in tutto l'arco biblico, dal Vecchio al Nuovo Testamento, dove le citazioni potrebbero essere molte di più, si asserisce che Dio obnubila la mente e il cuore degli uomini in modo che non discernano e cadano nell'inganno... ma le cose stanno realmente così?

Fermo  restando  che  la cecità  esiste fino a diventare,  se possibile,  sempre peggio tanto che  gli stessi vaccinati venendo a sapere,  a posteriori,  la verità  sul contenuto che è stato loro iniettato si rifiutano di accettarla e caparbiamente preferiscono ignorarla pur di non ammettere di avere sbagliato!

È proprio questo orgoglio, figlio della superbia, insito nell'umanità "caduta" (ved. QUI, QUI e QUI), che porta all'offuscamento delle proprie capacità spirituali atte a riconoscere il pericolo e ad evitarlo.

La Luce divina è in noi, in quanto Scintille emesse dallo stesso Padre, ma oscurata dalle passioni, dagli arbitri e dalle cupidigie.

Immaginiamola chiusa in una sfera, come una potente lampadina pronta ad irradiare il suo fulgore ovunque ma impedita di estrinsecare la propria peculiarità perché la boccia nella quale si trova è tutta imbrattata di vernice, sporcizia e bitume.

Ecco, questa è la condizione drammatica in cui permane ancora la gran parte degli uomini, soprattutto nell'Occidente "progredito" ma NON evoluto! Le miserie umane, le nefandezze più ostinate fanno da schermo e l'essere, tronfio nella sua presunzione e ignoranza (anche se super-laureato o studioso) NON vede nulla senza quella LUCE potente che lui stesso ha ottenebrato.



Nicolas Bruno

Quella Luce, relativa ma eterna Particella vibrante nell'immensità del Cosmo (lo Spirito divino "tralcio" della "Vite-Cristo", di cui ho parlato QUI), è ancora negletta, dimenticata e avvilita dalla stoltizia delle genti.

La cecità dunque, che oggi più che mai si riscontra nella maggioranza delle persone che accolgono il "Marchio della Bestia" (perché di questo si tratta in realtà, a loro insaputa), NON viene inviata da Dio, che però la permette, essendo procurata dall'individuo stesso che ha chiuso tutti i ponti con Lui.

Dio ha ritirato la Sua Grazia, il Suo patrocinio, la Sua assistenza, e senza di Lui tutto crolla, rinsecchisce, muore.

Il Divino Genitore consente che la propria figliolanza ribelle, come farebbe qualsiasi padre degno di questo nome, sia provata e viva l'esperienza, seppur cruda, della Sua "lontananza", esattamente come ha esemplificato per noi il Cristo sulla Croce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», ovvero «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»

All'occhio superficiale, ciò sembra una incongruenza, visto che Gesù aveva sempre mantenuto un rapporto perfetto col Padre Suo, ma il motivo della sua Venuta sulla Terra (oltre che per riscattarci con il Suo Sacrificio) è l'Esempio sublime con cui l'uomo decaduto, imitandolo, avrebbe riconquistato il suo posto di "Figlio" nella Casa Paterna dopo il suo penoso peregrinare nel Tempo.

DIO È AMORE  e  chiunque  lo "scopre"  DAVVERO  dentro  di  SÉ,  non  limitandosi soltanto ad un culto esterno per quanto sentito, NON avrà più paura di NULLA, VEDRÀ CHIARO in qualsiasi occasione, SAPRÀ DISCERNERE il Bene dal Male, perché lo SPIRITO  STESSO  lo ispirerà!





Ed è quello che è accaduto a tanti Esseri che sappiamo assurti a Vette impensabili, come lo splendente astro "Rabindranath Tagore" che con la sua sapiente dolcezza poetica, e non solo, illuminò il mondo. Di lui parlai già QUI, ma ora proseguo per esporre la sua testimonianza sulla "scoperta" del proprio SÉ Divino.

Per Tagore la storia dell'uomo consisteva nel suo viaggio verso l'Ignoto alla ricerca del proprio IO immortale – lo Spirito.

Quello che tutti considerano il proprio "io" è in realtà l'«io» inferiore, la persona umana o terrestre (ved. QUI). Negli individui, però, alberga anche il vero IO Eterno, la Scintilla divina presente in ogni Essere, il proprio IO irripetibile, diverso da ogni altro. Il fine è di realizzare l'unità tra l'io-psiche o anima e il grande IO-Spirito, rendendo sacra la propria esistenza sulla terra.

Tagore credeva fermamente nel passo delle Upanishads:  "Conosci te stesso".  Infatti la chiave per aprirsi alla coscienza vera del mondo e di Dio era la consapevolezza dell'esistenza dello Spirito. ConoscerLo separatamente dall'io-personalità è il primo passo verso la liberazione suprema.

Quando lo Spirito viene imprigionato negli stretti confini del piccolo "io", perde il suo significato perché soltanto nell'unità consapevole sta la sua vera Essenza.

Tagore, così come lo era Socrate per altre motivazioni, era convinto della necessità di adoperarsi per la sua cura, mentre il sommo greco aveva intuito, nella sua ricerca filosofica, la profonda verità nascosta in ogni persona, in attesa d'essere portata alla luce.

Egli, di culto induista, non avrebbe mai potuto ignorare l'essenza spirituale racchiusa nell'uomo; sarebbe stato come cedere ai più bassi costumi occidentali, i cui governi, da parecchio tempo ormai, avevano promosso soltanto la cura dell'aspetto fisico e intellettuale.

Scrisse: «La  mia  vita  religiosa  seguì  in  modo  analogo e misterioso  la  stessa mia vita di poeta. In un certo qual modo esse si sono intrecciate seguendo un percorso che mi è rimasto ignoto,  benché tra le due debba esservi stato un lungo periodo di interazione».

 

Rabindranath Tagore (1861-1941)
 
Così Tagore racconta la sua esperienza spirituale cominciata nell'adolescenza, quando ebbe l'illuminazione interiore:

«Quel mattino i fatti della mia esistenza apparvero improvvisamente illuminati da una nuova aura di verità; tutto quello che prima era simile a delle ondate anomale si svelò nella sua totale interezza... come un mare infinito.

Avevo la ferma sensazione che un Ente, nel quale erano inclusi la mia persona e il mio mondo, cercasse la propria migliore espressione in ogni prova, accomunandola in un'armonia solidale che costituiva un'opera d'arte altissima.

Compresi alla fine che avevo incontrato la mia religione, specifica per l'Uomo, nella quale l'Infinito si manifestava nell'umanità, come entità finita, e stabiliva con me un rapporto, quasi avesse bisogno del mio amore e della mia collaborazione».

Quello che Tagore ricordava sempre era che, secondo la concezione indiana, la vita non poteva accontentarsi di crescere, ma doveva raggiungere un significato più alto, proprio come il fiore che non solo cresce ma diventa frutto.

«Giorno dopo giorno, dalla notte dei tempi, la luce rinasce ogni mattino. I primi bagliori dell'alba penetrano nei giardini fioriti e riversano nell'intimo dei boccioli non ancora schiusi un messaggio di speranza:

"Tu non lo sai ancora, ma presto i tuoi petali si apriranno, esalerà il tuo profumo e tu ti rivelerai, sì, proprio tu, in tutta la tua bellezza".



Ma questa luce sempre nuova non rischiara solo giardini, foreste, campi. Ogni mattina, quando scioglie per noi i veli del sonno, parla alla nostra anima. Anche per noi è portatrice di speranza...

Non ci lascia forse presagire un compimento pari a quello dei boccioli di rosa, la fioritura di qualcosa che matura nell'oscurità dentro di noi, come una spiga feconda che attende, nell'intimo del nostro Essere, l'istante per lanciarsi tra le altezze celesti?

"Esiste un altro modo di vedere ‒ sussurra ‒ totale, assoluto... che è in germe dentro di te. Se ogni mattina IO sono di nuovo qui, è perché tu scopra che un giorno i tuoi occhi si schiuderanno completamente".»

Per tutte le tesi sostenute, Tagore in uno dei suoi pensieri mattutini, disse che non esisteva peggior incoscienza della non Conoscenza del proprio Spirito. E non era tutto; perché anche quest'ultima, da sola, non può bastare a dissipare lo scetticismo: ci vuole l'Amore di Dio per essere davvero illuminati, non solo parzialmente.

Se ci si comporta come se l'Eterno non esistesse, la sensazione di mancanza che può risultarne è opprimente: Dio è, eppure non è. L'incapacità di amare ha sempre fatto parte dell'uomo.

L'Amore è Dio stesso: «L'Amore esiste di per sé ‒ quell'Amore che incessantemente si rinnova è insieme la Sorgente e l'Anima della Manifestazione infinita».



L'Amore è anche libertà: «Il piccolo "io", chiuso nella sua "abitazione", continua a negare sé stesso al prossimo, ma all'improvviso, nel giorno in cui spalanca le porte all'altro, scopre in questi un alter-ego, della medesima Sostanza.

Per tal motivo, si può dire che attraversare l'Oceano della Vita non consiste solo nel percorrere spazi interminabili ma vivere coscientemente in unione al Divino, la cui Presenza non ci abbandona mai».

Chiudersi porta solo all'odio e al nazionalismo. È necessario trovare la forza di andare incontro all'altro:

«La Verità che risiede in questa nostra forma specifica si rivela a noi se sappiamo aprirci alla nostra autentica dimensione di grandezza. E più completa è la percezione che ne abbiamo, maggiore è la nostra felicità.

Allo stesso modo, quando una forza emanata dall'intimo di un Essere ci attrae irresistibilmente, noi diveniamo sensibile alla sua Verità segreta e lo accogliamo nella nostra anima. Da quel momento troveremo la nostra gioia in lui».

Ecco perché da millenni l'uomo rende vitali diverse strutture collettive: famiglia, scuola, società, governi... Da quando ha smesso di isolarsi dagli altri, tentando di congiungere i propri sforzi a quelli dei membri di qualche gruppo, è riuscito a dare un'ampiezza nuova ai suoi talenti e a realizzare le sue potenzialità in svariati ambiti.

Soltanto allora ha potuto conoscere la vera gioia di esistere: «La nostra tendenza innata ad amare persone e cose ci rivela, senza dubbio, che se l'Uno è Verità, lo è anche il Molteplice. Ma non è possibile giungere a questa profonda realtà per mezzo della ragione, essa viene scoperta solo da coloro che amano».


John Pitre


E siccome tutto questo il Maligno lo sa, eccolo entrare "a gamba tesa" nella lunga storia degli uomini dopo aver indotto per decenni i suoi "fidi" a cercar di frenare, inibire o ritardare la naturale evoluzione dei popoli distraendoli, tentandoli e propinando loro ogni genere di intruglio (tipo "fluoro" che calcifica la ghiandola pineale) pur di rallentare la singola presa di Coscienza.

Come bestia insidiosa in attesa dell'assalto finale ha continuato a circuire l'umanità, seducendola in ogni modo possibile approfittando delle sue debolezze e vizi (ved. QUI, QUI e QUI), attirando dalla sua parte non solo la Scienza, che ormai si crede "Dio", ma anche e soprattutto l'«Unico Baluardo» fondato dal Cristo Stesso a guida e protezione dei popoli, la Chiesa Universale, penetrandovi e dando alle masse apostate e corrotte ancora una volta il frutto proibito e avvelenato.

L'inganno del "Covid" non ha precedenti per l'ampiezza e la diabolicità con le quali è stato perpetrato e gestito al fine di asservire, umiliare e sottomettere la popolazione umana, finché Dio lo permetterà.

Ma  proprio questo è il punto!  Se non si fa presto a realizzare quanto sta succedendo e a mettersi al riparo ritornando all'Eterno Padre, la morsa infernale si chiuderà sempre più sulle teste insensate delle masse che non hanno ancora capito a cosa stanno andando incontro ORA già qui sulla Terra, e non solo nell'aldilà.


PIEGARE LE GINOCCHIA BISOGNA!

Mettersi in preghiera e domandare umilmente l'aiuto 
alla MADRE SANTISSIMA e a SUO FIGLIO, NOSTRO SIGNORE,

che viene ancora crocifisso dalla durezza di cuore e dall'alterigia di cui si macchiò il Faraone nonostante le numerose prove e gli avvisi che aveva ricevuto tramite Mosè, il Legislatore.




Siamo sulla soglia del baratro, come ai tempi di Noè, quando Dio intervenne tramite il Diluvio indicando ai Suoi la Via della Salvezza a cui aderirono in pochi, ma anche a quelli di Sodoma e Gomorra, quando piovve fuoco dal cielo e le città corrotte vennero distrutte.

Ebbene, il livello di malvagità, di lascivia e di blasfemia raggiunto dall'umanità oggi, soprattutto dall'Élite pedofila e satanista che ci opprime, ha toccato un punto tale da richiamare sicuramente la Giustizia divina per porre fine a questo sfacelo.

Speriamo che Dio nella sua immensa Bontà e Pazienza, conceda a tutti noi ("piccolo resto") a seguito delle accorate e ferventi preghiere innalzate verso la Sua Maestà Suprema, ferita dall'ingratitudine umana, l'accelerazione del periodo di prova, effondendo sulla Sua figliolanza immemore il Suo Avvertimento (ved. QUI, QUI e QUI), ma anche la grande gioia del "Rapimento" come dice San Paolo ai Corinti e ai Tessalonicesi (cfr. QUI, QUI e QUI), prima della comparsa su questo mondo dell'anti-Cristo, ormai alle porte.

Post Scriptum

A proposito del "Rapimento degli eletti", pubblico due recenti video di uno strepitoso Don Minutella (a cui purtroppo è stato tolto il canale youtube) che spiega, finalmente, quello che la Chiesa Cattolica avrebbe dovuto dire già da tanto tempo, ma che ora è vitale per sostenere la Fede di tutti coloro che non intendono assecondare l'immenso sopruso in atto. (Per gli smartphone QUI e QUI).







Il film di cui parla don A. Minutella al minuto 43:39 l'ho pubblicato QUI, insieme ad altri due.

Brani di Tagore presi QUI. 


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