mercoledì 30 aprile 2025

Che piaccia o no, mons. Viganò "vuota il sacco"!



Sebirblu, 29 aprile 2025

Malgrado la grande cecità diffusa e la cocciutaggine di molti cattolici nel persistere, contro ogni evidenza, a sostenere la "santificazione" di Bergoglio e a respingere, per contrapposto, qualsiasi rivelazione rilasciata da mons. Carlo Maria Viganò, pubblico l'ultima intervista, esposta oggi sul sito di Marco Tosatti, dopo le altre dichiarazioni, riportate da me QUI, ed annullate da Mediaset a "Fuori dal Coro".

Domande postegli da Francesco Borgonovo (giornalista e conduttore televisivo; ndr).




La Chiesa, il Papato, il Conclave

1. Eccellenza, la prima domanda forse è la più difficoltosa. Lei si ritiene ancora appartenente alla Chiesa cattolica?

Mi considero a pieno titolo membro della Chiesa Cattolica, come Vescovo nonché Successore degli Apostoli. È scismatico chi non riconosce l'Autorità del Romano Pontefice: io non sono mai venuto meno alla mia Professione di Fede Cattolica, men che meno per quanto attiene al Primato Petrino.

Sono stato condannato e dichiarato colpevole del delitto canonico di scisma e colpito dalla scomunica per un non-crimine da un tribunale illegittimo, su mandato di un papa illegittimo.

Quello che io condanno del Concilio Vaticano II, lo hanno già condannato i Papi precedenti alla rivoluzione conciliare. L'usurpazione del Soglio da parte di Bergoglio che io ho denunciato, sarebbe considerata allo stesso modo da tutti loro.

È la chiesa conciliare, oggi ribattezzata sinodale e bergogliana, che rifiuta il Magistero perenne dei Pontefici e si pone al di fuori della Chiesa Cattolica.

Abbiamo assistito a un regime change, preparato sin dal Vaticano II, mediante il quale colpire al cuore il Papato e quindi la costituzione divina della Chiesa che Cristo ha fondato su Pietro.

È la Rivoluzione 2.0: dopo aver eliminato la figura del Re cattolico, la Massoneria doveva colpire la figura del Papa, Vicario di Cristo in terra. In entrambi i casi, il vero bersaglio di quest'odio satanico è sempre Nostro Signore, nella Sua duplice veste di Re delle Nazioni e Pontefice della Chiesa.

Con uno sguardo soprannaturale, possiamo comprendere quanto Satana goda nel vedere umiliata la Chiesa dai suoi stessi Ministri, nel far condannare i buoni Pastori per la colpa di non rinnegare la Fede Cattolica. 

Questa prova tremenda è preannunciata nelle Scritture: la Chiesa, Corpo Mistico, deve seguire il Suo Capo anche nella Passione, per poi come Lui trionfare sulla morte.

La passio Ecclesiæ consiste nell'affrontare come corpo ecclesiale le ingiustizie, le calunnie, i processi-farsa, i tormenti e una condanna ignominiosa, da parte di un nuovo Sinedrio altrettanto corrotto, infedele e illegittimo di quello che condannò Nostro Signore.

Ma la Croce è la via regale per la gloria della Resurrezione, e questa è una realtà ontologica che nessuna ideologia può minimamente scalfire.



2. Che cosa si aspetta da questo conclave?

La Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis che regolamenta il Conclave, confermata dal Motu Proprio di Benedetto XVI Normas nonnullas, stabilisce in modo perentorio che il numero dei Cardinali elettori non deve superare le 120 unità, mentre i Cardinali elettori che compongono l'imminente Conclave sono 136: siamo quindi di fronte ad una gravissima violazione che da sola basterebbe ad inficiare la legittimità del Conclave.

Inoltre,  un Collegio Cardinalizio composto da 108 "cardinali" creati da un Gesuita che ha usurpato il Papato per dodici anni non può eleggere validamente un Papa legittimo. Potrà al massimo designare un proprio rappresentante, che rinnovi la usurpazione del predecessore appena defunto, e vedere ratificata la frode da un episcopato complice o pavido.

L'esperimento bergogliano ha reso però evidente la spaccatura che separa i fedeli e tanti buoni sacerdoti dalla Gerarchia, una spaccatura speculare a quella esistente in ambito civile tra i cittadini e i loro governanti. 

In entrambi i casi, l'autorità si è mostrata nella sua vera indole autoreferenziale e tirannica, e questo porterà forse ad un rallentamento della corsa verso il baratro, con l'elezione di un papa moderatamente conservatore.

Si tratterà quindi di somministrare una cura palliativa per contenere gli effetti devastanti della malattia che colpisce la Chiesa Cattolica, più che di una terapia radicale che ne rimuova le cause.

3. Qual è il profilo del suo Pontefice ideale, se possiamo fare questo esercizio di immaginazione?

Quello di Pio XII, il Papa della mia infanzia. Quello di un Papa che sappia risollevare e dare uno slancio soprannaturale ad un popolo prostrato non più dalle distruzioni materiali della Seconda Guerra Mondiale, ma da quelle morali dell'ideologia woke e del nichilismo edonista, dalle rovine della cultura infernale del globalismo.

Un Papa nelle cui parole le pecore riconoscano la voce del divino Pastore,  nei cui gesti  vedano  Cristo  Pontefice,  dalla  cui  dignità e sacralità  siano edificati.  Un Papa che restituisca alla Chiesa Cattolica l'onore cui essa ha diritto, e che Bergoglio ha sistematicamente  umiliato  e  deliberatamente  screditato. 

Vorrei un Papa che unisca l'integrale proclamazione delle Verità cattoliche con lo zelo per la salvezza delle anime. Un Papa che parli da Papa, che agisca da Papa, che si vesta da Papa. Un Papa che sia Papa, senza invenzioni, senza innovazioni, senza demagogismi e false umiltà. Un Papa che si lasci guidare dallo Spirito Santo e torni alla Tradizione, e non un fantoccio del World Economic Forum in cerca della approvazione del mondo.



Pio XII - al secolo Eugenio Pacelli  (1876-1958)

4. L'ex Cardinale McCarrick contro cui Lei si era molto battuto è morto. Ci sono tuttavia altri Cardinali appartenenti a "correnti" che Lei ha attaccato. Lei considera persa la sua battaglia dentro la Chiesa?

La mia battaglia contro la corruzione dilagante in Vaticano è iniziata ben prima del 2018. Fin dalla mia nomina nel 1998 come Delegato per le Rappresentanze Pontificie in Segreteria di Stato, ho lottato strenuamente per impedire nomine e promozioni all'episcopato di candidati corrotti e indegni. Questo mi valse il trasferimento al Governatorato, dove fronteggiai gravissime disfunzioni finanziarie: ancora una volta fui rimosso e trasferito a Washington.

Le mie denunce, compresa quella dei crimini e degli orribili vizi del Card. McCarrick, che avevo anticipato ai Superiori della Segreteria di Stato sin dal 2006, e di persona successivamente, nel giugno 2013 allo stesso Bergoglio, non sono mai state smentite. Tutto ciò che ho denunciato si è rivelato vero.

Ma cos'è che ha scatenato la loro furia? È il fatto di aver portato alla luce il legame tra corruzione morale e deviazione dottrinale; di aver mostrato come la propaganda di Bergoglio in favore della frode psico-pandemica e del green deal rispondesse ad un unico copione sotto un'unica regia. 

Sono stato tra i primi a denunciare il Great Reset e a smascherare le connivenze tra deep state e deep church nel golpe globalista cui abbiamo assistito in questi ultimi anni, e nel quale la responsabilità di Bergoglio è immane.

Insieme agli scandali che denunciavo, ho mostrato la rete di ricatti e di complicità di questa "chiesa parallela" che chiamo appunto deep church, basati sulle stesse turpi devianze che permettono al deep state di ricattare politici, funzionari governativi, personaggi istituzionali, personalità pubbliche, giornalisti, medici, attori...

Ne è seguita una persecuzione nei miei riguardi, fino alla scomunica, pronunciata da un eretico pornografo, Tucho Fernández, nominato da Bergoglio per demolire l'ex Sant'Uffizio.

La filiera McCarrick – con i cardinali Farrell, Cupich, McElroy, Wuerl, Gregory, Tobin e tanti altri – è stata promossa a posti chiave in Vaticano e ai vertici della Chiesa cattolica americana, che mantiene rapporti strettissimi con il Partito Democratico, del quale sostengono le politiche woke e immigrazioniste che il Presidente Trump cerca di contrastare.



I miliardi di dollari dei contribuenti americani con cui l'USAID ha finanziato la costellazione di enti no-profit "cattolici" per alimentare il business dell'immigrazione illegale, sono la prova della dipendenza finanziaria della Chiesa americana al deep state.

Con la Sede Vacante il potere è ora nelle mani di due personaggi corrottissimi: il Sostituto della Segreteria di Stato Edgard Peña Parra – di cui ho abbondantemente denunciato i crimini – e il Cardinale Camerlengo Kevin Farrell.

Quest'ultimo proviene dai Legionari di Cristo, la congregazione religiosa che fu al centro di un gravissimo scandalo legato agli abusi sessuali e ai crimini del suo fondatore, Padre Marcial Maciel. Farrell era incaricato della gestione delle sue enormi risorse finanziarie, e ovviamente non si accorse delle aberranti deviazioni di Maciel...

Anche per questo preferì occultare questa parte oscura del suo curriculum con i Legionari di Cristo, e proprio per questi suoi "meriti" e per la sua contiguità con Maciel, Farrell fu scelto da McCarrick come suo stretto collaboratore. Ne fece il proprio Ausiliare a Washington dove visse per sei anni nel medesimo appartamento del fu Arcivescovo.

Anche allora non si accorse di nulla... McCarrick gli affidò la gestione finanziaria della Papal Foundation fondata proprio nel 1988, quando il Vaticano usciva con le ossa rotte dal caso Marcinkus e dallo scandalo del Banco Ambrosiano.

Dopo solo due anni, nel 1990, la Papal Foundation raccoglieva 215 milioni di dollari: una cifra ragguardevole per i disastrati conti della Santa Sede, per comprare silenzi e sollecitare promozioni. Questa capacità di fund raising di McCarrick gli valse la intoccabilità da parte del Vaticano, sin dai tempi di Giovanni Paolo II.

Nel 2007 Farrell è promosso alla Sede di Dallas; nel 2016 è trasferito a Roma, come Prefetto del super-dicastero per i laici, la famiglia e la vita; nel 2019 è nominato Camerlengo di Santa Romana Chiesa, malgrado la sua notoria dipendenza dall'alcool. Farrell conosce tutti i complici dei crimini di McCarrick e può manovrare il Conclave mediante ricatti o promesse.

La sua assoluta indegnità e lo scandalo che costui rappresenta – soprattutto per le vittime di McCarrick e per i Cattolici americani – devono essere denunciati così da indurlo a rinunciare alle sue prerogative di Camerlengo e di membro elettore del Conclave, seguendo l'esempio del Cardinale di Edimburgo, Keith O'Brien, che dopo la denuncia della sua abiezione si ritirò spontaneamente dal Conclave del 2013.



Card. Kevin Joseph Farrel (classe 1947)

5. C'è chi sostiene che Bergoglio in realtà, al di là delle dichiarazioni sui media, non abbia cambiato in profondità la dottrina. Che ne pensa?

La sovraesposizione mediatica di Bergoglio ha reso sin troppo esplicita la duplicità del Gesuita Argentino, direi la sua strategia dell'inganno. Nessuno sapeva mai cosa passasse per la sua testa, né se quello che diceva corrispondesse a ciò che realmente pensava.

Bergoglio si è sempre servito delle persone, promuovendo i corrotti senza alcuno scrupolo morale e togliendo di mezzo quelli che lo intralciavano nei suoi intenti, infierendo con inaudita cattiveria contro coloro che non erano di suo gradimento (penso qui ad un eccellente dipendente del Governatorato, Eugenio Hasler, figlio dell'ex Maggiore della Guardia Svizzera, distrutto da Bergoglio nel 2017).

Egli non aveva bisogno di cambiare la dottrina: è riuscito a renderla irrilevante e trascurabile, rispetto ad una inclusività liquida senza dogmi e senza ideali. Non ha mai voluto agire da Papa, ma ha fatto sì che dopo di lui nessun Papa potesse ottenere dai Cattolici quell'obbedienza che egli ha reso odiosa, perché estorta per assecondare eresie e deviazioni morali.

Ha fatto tutto il possibile perché nessun Pontefice che uscirà dal prossimo Conclave possa mettere mai in discussione il suo papato, che egli ha voluto connotare come intrinsecamente suo, di sua proprietà, di sua invenzione, con suoi riti, sue cerimonie, sue vesti, suoi dignitari. Ma questo dimostra che il "papato" assunto da Bergoglio nel 2013 non era il Papato Romano, e che quindi non fu vero Papa.

6. Da quando lei è stato scomunicato ha avuto contatti con altri Cardinali o alti esponenti delle gerarchie vaticane? Pensa che le sue posizioni siano più condivise di quanto non sembri?

Ho potuto apprezzare la vicinanza spirituale e l'appoggio morale di moltissimi fedeli da tutto il mondo e di molti sacerdoti, di nessun Cardinale e solo la simpatia di qualche vescovo.

Non credo che tra i miei Confratelli nell'Episcopato vi sia nessuno che abbia il coraggio di affermare chiaramente che il Concilio Vaticano II è stato un atto eversivo compiuto da emissari della Massoneria infiltrati nella Chiesa, con l'obbiettivo di distruggerla dall'interno e asservirla ai piani del Nuovo Ordine Mondiale. Non credo neppure che quanti sono al corrente della frode di Bergoglio vogliano compromettere la propria posizione mettendo in discussione la sua legittimità come Papa.

7. Esiste una possibilità di qualche tipo di riavvicinamento al Vaticano da parte Sua?

Non me ne sono mai allontanato, così come non mi sono mai separato dalla Chiesa Cattolica. Il giorno stesso del compimento del mio 65° anno, ancora a Washington come Nunzio Apostolico, Bergoglio ordinò la mia cacciata dall'appartamento in Vaticano, che Giovanni Paolo II aveva disposto che ne beneficiassi vita natural durante, come pure la mia esclusione dalla "Casa San Benedetto" in Roma destinata all'accoglienza dei Nunzi in pensione.

Non pago  di avermi  inflitto la scomunica,  Bergoglio mi ha revocato  la cittadinanza e il passaporto vaticano, la patente di guida e con essa la possibilità di muovermi autonomamente. Non me ne sono andato mea sponte, ma riconosco che questo ostracismo forzato mi ha permesso di parlare e agire liberamente, cosa che non a tutti è possibile.

Punendomi in questo modo, Bergoglio ha inoltre dato un segnale agli altri funzionari di Curia, sulla sorte che attende chi osa criticare il Lìder Maximo.



Mons. Carlo Maria Viganò (classe 1941)

In più occasioni ho potuto raccogliere attestazioni di apprezzamento e rispetto dai miei ex-collaboratori laici; e lo stesso Segretario di Stato Pietro Parolin non ha potuto fare a meno di elogiarmi per la mia esemplarità nel servizio alla Santa Sede... 

Pur aggiungendo di "non comprendere che cosa mi sia poi successo"...

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

                                                                                                                              29 Aprile 2025
S.cti Petri Martyris
Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it


domenica 27 aprile 2025

Intervista di Mediaset a Mons. Viganò, poi bandita.

 


Sebirblu, 25 aprile 2025

Inizio questo nuovo articolo, in occasione della drammatica, ma non inattesa, svolta avvenuta nella Chiesa di Roma per la dipartita di Bergoglio (che non chiamo "papa" perché non lo è mai stato) con qualche considerazione mia.

Sin dal primo giorno della sua elezione, molti "segni" si sono verificati (ved. QUI), come l'ultimo per la sua morte d'altronde, (ved. QUI), per annunciare che la Santa Sede sarebbe stata "occupata" da un "Usurpatore" posizionato dal demonio proprio lì, alla sommità della Sacra Istituzione fondata dal Cristo, per distruggere non soltanto la struttura bimillenaria ma soprattutto la Dottrina evangelica da Lui insegnata e tramandata per mezzo degli Apostoli.

Preciso che questi ultimi dodici anni sono stati soltanto la concretizzazione di un piano satanico disgregativo del cristianesimo, risalente in modo subdolo a molto tempo prima del Concilio Vaticano II e in parte affiorante anche nello stesso, ma assolutamente visibile da quel fatidico 11 febbraio 2013 allorché vi fu la clamorosa Declaratio di "rinuncia" del Vero Papa, che venne stigmatizzata dal Cielo con un fulmine caduto sul 'Cupolone' della Basilica di San Pietro.

Ratzinger era stato ispirato da Dio ad andarsene, trattenendo per sé il "Mandato Divino" o Munus, affinché si compisse la "Pienezza dei Tempi apocalittici" e venisse preparato l'avvento dell'anti-Cristo nel mondo, ormai allo sbando.

Bergoglio, perciò, doveva arrivare! Faceva parte della compagine finale come Falso Profeta, ossia "la Bestia che sale dalla terra,  avente due corna simile a un agnello ma parlante come un dragone" (Ap. 13, 11), che si presenta mansueto e inoffensivo professandosi cristiano, ma che in realtà, nei sentimenti e nelle parole, è assimilabile al "Serpente antico" di cui ha l'astuzia, lo spirito di menzogna, l'orgoglio, e l'inimicizia contro Dio.

Debbo dire inoltre che, pur rispettando il trapasso di Bergoglio come essere umano, sento anche il dovere sacrosanto di aiutare tutti coloro che ancora si ostinano ad osannarlo ‒ spesso ipocritamente o per convenienza come un vero e proprio "santo" per le sue "aperture" ai poveri delle periferie, ai migranti, al mondo LGBTQ ecc. (salvo poi stravolgere totalmente la Volontà di Dio) ‒ ad aprire gli occhi dell'Anima e a guardare in faccia la Realtà, cruda e senza veli.

L'anti-Cristo è alle porte; il Falso Profeta ne ha preparato il "campo" confondendo e sviando milioni e milioni di "pecore" con i loro "Pastori", che in lui hanno creduto e confidato, credendolo inviato dallo Spirito Santo ed accettandone in toto le bizzarrie, i decreti e le ambiguità insensate.

Ma di tali cose, molto meglio di me ne parla l'ex Nunzio Apostolico in USA, Carlo Maria Viganò, che così dichiara sul sito di Marco Tosatti:




«Questa è l'intervista richiestami dalla redazione di "Fuori dal Coro" di Mediaset per la puntata di ieri, 23 aprile. Senza alcuna spiegazione e senza nessuna scusa da parte della redazione, il mio intervento non è stato trasmesso. Lo rendo qui disponibile.»

Domanda: "Qual è la Sua valutazione sul papato di Bergoglio?"

Risposta: "Negli ultimi decenni, una lobby eversiva si è impossessata delle leve del potere nei governi e nelle istituzioni, al fine di portare a compimento il piano anti-cristiano e massonico della Rivoluzione.

Agenzie governative – come sappiamo da quanto emerge anche negli Stati Uniti – hanno interferito nella vita delle Nazioni, organizzando e finanziando la cosiddetta "Agenda 2030" della Fondazione Rockefeller e del World Economic Forum, che consiste nella distruzione della famiglia, nella mercificazione della vita umana, nella corruzione morale dei bambini e dei ragazzi, nello sfruttamento dei lavoratori, nella privatizzazione di tutti quei servizi che sino agli anni Novanta erano garantiti, senza fini di profitto, dallo Stato: sanità, infrastrutture, difesa, comunicazioni, istruzione.

Per compiere questo colpo di stato planetario è stata necessaria la collaborazione (pagata, ovviamente) di funzionari corrotti, politici, medici, magistrati, docenti, tutti corrotti.

La Chiesa Cattolica, che con il Concilio Vaticano II si era già allineata alla mentalità mondana,  era però  rimasta  saldamente  ancorata  a certi  principi  non  negoziabili, ad esempio in materia di morale sessuale o di rispetto per l'esistenza umana dal concepimento alla morte naturale.

Benedetto XVI si era chiaramente opposto al piano globalista e non avrebbe mai derogato a questi principi, legittimando l'ideologia LGBTQ, il gender, le follie pseudo-sanitarie dell'OMS in materia di modifica genetica e di depopolazione mondiale, l'islamizzazione dell'Europa mediante la sostituzione etnica. 

Era dunque necessario eliminare Joseph Ratzinger, sostituendolo con un "papa" che – come auspicava il collaboratore di Hillary Clinton, John Podesta – promuovesse l'Agenda 2030, ratificasse la frode climatica e convincesse i fedeli di tutto il mondo a sottoporsi all'inoculazione di un siero che oggi sappiamo esser stato progettato per eliminare o patologizzare la maggior parte dell'umanità.




Questo golpe vaticano fu reso possibile (e lo sappiamo dalle stesse ammissioni dei suoi protagonisti, tra i quali il discusso cardinale Danneels; ved. QUI, ndr) dalle manovre della Mafia di San Gallo, che di concerto con il deep state americano spinse Benedetto XVI a dimettersi e riuscì a nominare Jorge Mario Bergoglio al vertice della Chiesa Cattolica. (Cfr. QUI; ndr).

Quella dell'Argentino è stata un'usurpazione né più né meno come quelle che hanno consentito  alla  lobby globalista  di  imporre  leader di governo  agli ordini  del Forum di Davos nell'Italia di Conte e Draghi, nella Francia di Macron, nell'Inghilterra di Johnson e Starmer, nella Spagna di Sanchez, nell'Irlanda di Martin, nel Canada di Trudeau, nell'Australia della Arden, nell'America prima dei Clinton e di Obama e poi di Biden, nell'Unione Europea della von der Leyen.

Tutti costoro non sono arrivati al potere in modo legittimo, ma con maneggi, frodi elettorali o manipolazioni del consenso; ed esercitano questo potere contro i cittadini e contro le istituzioni che essi dovrebbero rappresentare.

E tutti costoro, senza eccezione alcuna, sono ampiamente compromessi e ricattabili, sicché si trovano costretti ad obbedire se non vogliono veder portati alla luce i loro crimini e le loro perversioni. Bergoglio e i suoi accoliti non fanno eccezione nemmeno in questo.

Il giudizio che qualsiasi Cattolico è portato a formulare su questo "papato" – che tale propriamente non è – non può che essere dunque pessimo, sotto tutti i punti di vista.

La Chiesa di Roma, dopo questi dodici anni di tirannide, è devastata da scandali, corruzione, violazioni dei diritti umani – penso all'Accordo con la dittatura comunista di Pechino – e da una gestione fallimentare su tutti i fronti.

Le timide critiche di alcuni Cardinali e Vescovi alle eresie e alle blasfemie di Bergoglio non hanno in alcun modo scalfito questo regime globale che vede alleati – contro i cittadini e i fedeli – i loro governanti.



I "grandi" d'Europa e, non solo, che vogliono in prevalenza la guerra o non vi si oppongono.

Domanda: "Il giorno della scomparsa di papa Francesco ha scritto un post su X. Lei definisce "farneticazioni eretiche" quanto confidato da Bergoglio a Eugenio Scalfari. Ci può spiegare perché?"

Risposta: "Secondo quanto riportato sul giornale da Scalfari, Bergoglio gli avrebbe confidato di non credere all'inferno, e di essere convinto che le anime buone si salvino "fondendosi" in Dio, mentre quelle dannate siano distrutte, dissolte nel nulla.

Ciò contraddice la Sacra Scrittura e il Magistero cattolico, che insegnano che ogni anima, al momento della dipartita fisica, affronta il Giudizio particolare e viene premiata con la beatitudine eterna (passando eventualmente per il Purgatorio) o punita con l'eterna dannazione, a seconda di come si è comportata in vita, e del suo stato di amicizia o inimicizia con Dio al momento del trapasso.

Per questo ho parlato di farneticamenti ereticali: essi si vanno ad aggiungere ad una lista lunghissima di spropositi e di eresie che tutti noi abbiamo dovuto sopportare in questi anni."

Domanda: "A cosa si riferisce quando parla dei «suoi eredi... gli eversori»?"

Risposta: "Bergoglio si è circondato di personaggi corrotti e ricattabili, che ha usato disinvoltamente per ottenere ciò che si prefiggeva. Ha deriso, denigrato e offeso Cardinali e Vescovi onesti. Ha protetto e insabbiato le indagini su presuli indagati per gravi delitti.

Ha promosso l'intera filiera di prelati americani, immorali e ultra-progressisti, tutti collegati all'ex cardinale McCarrick, che oggi occupano le principali diocesi americane e posti-chiave in Vaticano. Ha tolto la scomunica al suo confratello gesuita Rupnik, le cui turpi vicende avevano scandalizzato anche i più moderati. Ha perseguitato tutti i suoi oppositori, me compreso, infliggendomi la scomunica, in violazione al diritto e alla giustizia.

Costoro sono a tutt'oggi ancora al loro posto, continuano a demolire la Chiesa e si apprestano con il prossimo Conclave a portare a termine il compito loro assegnato: trasformare la Chiesa di Cristo in una organizzazione ecumenica e sincretista di matrice massonica che presti il proprio sostegno al Nuovo Ordine Mondiale."

Domanda: "Francesco per lei era un anti-papa, un non-papa. Ci spiega perché?"

Risposta: "Il cardinale eletto in Conclave come successore di Pietro deve esprimere la sua accettazione e il consenso ad assumere le funzioni proprie al pontificato.

Io credo che l'accettazione di questo da parte di Bergoglio fosse viziata perché egli l'ha considerato altra cosa rispetto a ciò che è; come il coniuge che si sposa in Chiesa escludendo i fini specifici del Matrimonio e rendendo quindi nulle le nozze per vizio di consenso, appunto.

Bergoglio ha ottenuto l'elezione con l'inganno, abusando dell'autorità di Romano Pontefice  per compiere l'esatto contrario  di ciò che Gesù Cristo  aveva dato incarico a San Pietro e ai suoi successori di fare: confermare i fedeli nella Fede cattolica, pascere e governare il Gregge del Signore, predicare il Vangelo a tutte le genti.




L'intera azione di governo e di magistero di Bergoglio – sin dalla sua prima comparsa alla Loggia vaticana presentandosi con quell'inquietante "Buonasera" – si è dipanata in senso diametralmente opposto al Mandato Petrino:

‒ ha adulterato il Depositum Fidei, ha creato confusione e indotto in errore i fedeli, ha disperso il "Gregge", ha dichiarato che l'evangelizzazione dei popoli è «una solenne sciocchezza», condannandola come proselitismo; ha abusato sistematicamente del potere delle Sante Chiavi per sciogliere quel che non può essere sciolto e legare ciò che non può essere legato.

Il papa non è il padrone della Chiesa, ma il Vicario di Cristo: egli deve esercitare la propria autorità nei confini stabiliti da Gesù Cristo e in conformità con gli scopi voluti da Dio: primo fra tutti, la salvezza delle anime mediante la predicazione del Vangelo a tutte le creature, e i Sacramenti.

Un papa non può quindi ritenersi autorizzato a "reinventarsi" il papato, a "rileggerlo in chiave sinodale", a "modernizzarlo", a smembrarlo a proprio piacimento, a mutare la Fede o la Morale.

Se egli pensa che il papato gli permetta di modificare l'Istituzione che presiede, per ciò stesso egli si trova in quella situazione di vizio di consenso tale da rendere nulla l'elevazione al Ministero Petrino, perché ciò che egli accetta non è il papato cattolico, come è sempre stato inteso da San Pietro in poi, ma un'idea personale di "papato".

Per tutto questo sono convinto che il ruolo eversivo ricoperto da Bergoglio – anche considerato nel più vasto quadro internazionale del golpe globalista – faccia di lui un usurpatore, un anti-papa, un non-papa appunto, in quanto egli era perfettamente consapevole di voler manomettere il pontificato trasformandolo in qualcos'altro e dandogli scopi che non sono quelli che dovrebbero essere:

‒ dal culto dell'idolo Pachamama alla comunione per i divorziati, alla benedizione delle coppie omosessuali, dall'immigrazione selvaggia alla promozione dei vaccini, dalla propaganda climatica alla transizione di genere.

D'altra parte, ne abbiamo conferma da quanti elogiano Bergoglio non per essere stato un papa cattolico, ma per le empanadas (fagottini ripieni tipici dell'Argentina; ndr) dei trans di Torvaianica o per la sua calorosa amicizia con Emma Bonino."

Domanda: "Quale sarà il futuro della Chiesa con la morte di papa Francesco?"

Risposta: "Il decesso di Bergoglio cristallizza, per così dire, uno stato di illegittimità diffusa. Dei 136 cardinali elettori, 108 sono stati "creati" da lui; il che significa che qualsiasi eletto nel prossimo Conclave – fosse anche un novello San Pio X – la sua autorità sarà pregiudicata dall'essere stato elevato da falsi cardinali, creati da un falso papa.

Per questo, tempo fa, chiedevo ai miei confratelli nell'Episcopato di chiarire questi aspetti, prima di procedere all'elezione di un nuovo pontefice. Certo, la situazione è disastrosa e umanamente senza soluzione. Tuttavia, come vescovo e successore degli apostoli non posso non ricordare a tutti che la Chiesa, che è il Corpo Mistico di Cristo, è destinata ad affrontare la "passio Ecclesiæ" sull'esempio del Signore.

Sarà proprio da questa passione, in cui tutto sembrerà perduto come in quel Venerdì Santo di 1992 anni fa, che la Chiesa rinascerà rigenerata e purificata.

In questi giorni in cui celebriamo la Pasqua di Resurrezione, ogni cattolico trova nel trionfo di Cristo sulla morte e sul peccato le ragioni della propria fedeltà al Vangelo. Ce lo ha detto Nostro Signore, poco prima di affrontare la Sua Passione: 

"Non abbiate paura: Io ho vinto il mondo!"

+ Carlo Maria Viganò, arcivescovo




Chiosa di Sebirblu

Come si constata, dopo questa lettura, è molto difficile che un organismo mediatico come la trasmissione "Fuori dal Coro", seppur condotta da Mario Giordano ma appartenente a Mediaset, dia il suo consenso per la "messa in onda", e questo vuol dire che la vera libertà d'espressione su questo pianeta è ancora di là da venire.

Ma don Minutella insieme al Sodalizio Sacerdotale Mariano, alle "Suorine" e a tutto il "Piccolo Resto", procedono nella Verità senza tentennamenti sotto l'egida sicura della Vergine Maria, e questo video di una recente intervista di padre Alessandro, resa a Riccardo Rocchesso su "100 Giorni da Leoni", lo dimostra... 

 


Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it


lunedì 21 aprile 2025

Marcello Veneziani: "Nostalgia del Papa Grande"

 

Autore: Natalia Tsarkova

"L'umanità non troverà pace finché non si rivolgerà con fiducia
alla Divina Misericordia". 

Giovanni Paolo II 

Sebirblu, 19 aprile 2025

Ha ragione il noto giornalista Marcello Veneziani a parlare di nostalgia, riferentesi al compianto "Karol" chiamato affettuosamente "Lolek", dai suoi in patria, a confronto con il profondo squallore e il senso di vuoto portato da Bergoglio nel mondo cristiano e percepiti, purtroppo, solo dalle anime ardenti e con "gli occhi aperti" che non si lasciano ingannare dal "fumo di Satana".

Il suo eccellente articolo, scritto per il n°17 di "Panorama", richiamando alla memoria quanto Wojtyla stigmatizzasse la rinuncia europea alle radici cristiane (menzionata anche nel secondo brano postato QUI), mi dà l'occasione di aprire la nuova settimana ricordando che lo stesso Vicario petrino, poi fatto Santo, ha voluto fortemente elevare agli onori degli altari una sua conterranea e stabilirne la devozione per la domenica in Albis, come richiestole dal Cristo.

Infatti, è passato ormai un quarto di secolo da quel 30 aprile 2000, allorché, nel cuore del Giubileo, Giovanni Paolo II proclamava santa, la domenica successiva alla Pasqua, la polacca suor Faustina Kowalska.




In quel giorno diceva...

… «Nel Cenacolo, il Cristo porta il grande annuncio della Misericordia divina e ne affida agli apostoli il ministero: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20, 21-23).

Prima di pronunciare queste parole, Gesù mostra le mani e il costato. Addita cioè le ferite della Passione, soprattutto la ferita del cuore, sorgente da cui scaturisce la grande onda di misericordia che si riversa sull'umanità.

Da quel cuore suor Faustina Kowalska, la beata che d'ora in poi chiameremo santa, vedrà partire due fasci di Luce che illuminano il mondo: "I due raggi – le spiegò un giorno Gesù stesso ‒ rappresentano il sangue e l'acqua" (Diario, p. 132).

Sangue ed acqua! Il pensiero corre alla testimonianza dell'evangelista Giovanni che, quando un soldato (Longino; ndr) sul Calvario colpì con la lancia il costato del Cristo, vide uscirne "sangue ed acqua" (cfr. Gv 19, 34).

E se il sangue evoca il Sacrificio della Croce e il grande dono eucaristico, l'acqua, nella simbologia giovannea, ricorda non solo il Battesimo, ma anche il dono dello Spirito Santo (cfr. Gv 3, 5; 4, 14; 7, 37-39).

Attraverso il cuore di Cristo crocifisso la misericordia divina raggiunge gli uomini: "Figlia mia, dì che sono l'Amore e la misericordia in persona", richiederà Gesù a Suor Faustina (Diario, p. 374).

Questa misericordia Egli la effonde sull'umanità mediante l'invio dello Spirito che, nella Trinità, è la Persona-Amore.

E non è forse la misericordia un "secondo nome" dell'Amore, colto nel suo aspetto più profondo e tenero, nella sua attitudine a farsi carico di ogni bisogno, soprattutto nella sua immensa capacità di perdono?»



E prosegue Giovanni Paolo II nel suo discorso:

«È veramente grande oggi la mia gioia, nel proporre a tutta la Chiesa, quasi una elargizione di Dio per il nostro tempo, la vita e la testimonianza di Suor Faustina Kowalska.

Dalla Provvidenza divina l'esistenza di questa umile figlia della Polonia è stata tutta connessa alla storia del ventesimo secolo, il secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle. È, infatti, tra la prima e la seconda guerra mondiale che Cristo le ha affidato il suo messaggio di misericordia.

Coloro che ricordano, che furono testimoni e partecipi degli eventi di quegli anni e delle orribili sofferenze che ne derivarono per milioni di uomini, sanno bene quanto tale messaggio fosse necessario.

Disse Gesù a Suor Faustina: "L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Divina Misericordia" (Diario, p. 132). Attraverso l'opera della religiosa polacca, questo monito si è legato per sempre al secolo ventesimo, ultimo del secondo millennio e ponte verso il terzo.

Non è un annuncio nuovo, ma si può ritenere un regalo di speciale illuminazione, che ci aiuta a rivivere più intensamente il Vangelo della Pasqua, per offrirlo come un raggio di Luce agli uomini ed alle donne del nostro tempo.

Che cosa ci porteranno gli anni che sono davanti a noi? Come sarà l'avvenire dell'uomo sulla Terra? A noi non è dato saperlo. È certo, tuttavia, che accanto a nuovi progressi non mancheranno, purtroppo, esperienze dolorose.

Ma la Luce della Divina Misericordia, che il Signore ha voluto quasi riconsegnare al mondo attraverso il carisma di suor Faustina, illuminerà il cammino degli uomini tutti. (Cfr, anche QUI; ndr).

Come gli Apostoli un tempo, è necessario però che anche l'umanità di oggi accolga nel cenacolo della storia Cristo risorto, che mostra le ferite della Sua crocifissione e ripete: Pace a voi!



Occorre che l'umanità si lasci raggiungere e pervadere dallo Spirito che Cristo risorto le dona. È lo Spirito che risana le ferite del cuore, abbatte le barriere che ci distaccano da Dio e ci dividono tra noi, restituisce insieme la gioia dell'Amore del Padre e quella dell'unità fraterna.

È importante allora che raccogliamo per intero il messaggio che ci viene dalla Parola di Dio in questa seconda domenica di Pasqua, che d'ora innanzi in tutta la Chiesa prenderà il nome di "Domenica della Divina Misericordia". [...]

Il Suo messaggio compassionevole continua a raggiungerci attraverso il gesto delle Sue mani tese verso l'uomo che soffre.

È così che lo ha visto e lo ha annunciato agli uomini di tutti i continenti suor Faustina che, nascosta nel suo convento di Lagiewniki in Cracovia, ha fatto della sua esistenza un unico canto: Misericordias Domini in aeternum cantabo. (Sal 88 [89]).

La canonizzazione di Suor Faustina ha un'eloquenza particolare: mediante questo atto intendo oggi trasmettere questo messaggio al nuovo millennio. Lo trasmetto a tutti gli uomini perché imparino a conoscere sempre meglio il vero volto di Dio e il vero volto dei fratelli.

Amore di Dio e amore dei fratelli sono infatti indissociabili, come ci ha ricordato la prima Lettera di Giovanni: "Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti" (5, 2). L'Apostolo qui ci richiama alla verità dell'Amore, additandocene nell'osservanza dei comandamenti la misura e il criterio.

Non è facile, infatti, amare di un Amore profondo, fatto di autentico dono di sé. Questo Amore si apprende solo alla scuola di Dio, al calore della Sua carità. Fissando lo sguardo su di Lui, sintonizzandoci col Suo cuore di Padre, diventiamo capaci di guardare ai fratelli con occhi nuovi, in atteggiamento di gratuità e di condivisione, di generosità e di perdono. Tutto questo è misericordia!

Nel modo in cui l'umanità saprà recepire il segreto di questo sguardo misericordioso, si rivelerà una prospettiva realizzante il quadro ideale proposto nella prima lettura: "La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune" (At 4, 32). [...]




Ogni persona è preziosa  agli occhi di Dio,  per ciascuno  Cristo ha offerto la Sua vita, a tutti il Padre fa dono del Suo Spirito e offre l'accesso alla Sua intimità.

Questo messaggio consolante si rivolge particolarmente a chi, afflitto da una prova molto dura o schiacciato dal peso dei peccati commessi, ha smarrito ogni fiducia nella vita ed è tentato di cedere alla disperazione.

A questi si presenta il volto dolce di Cristo, su di lui arrivano quei raggi che partono dal Suo cuore e illuminano, riscaldano, indicano il cammino e infondono speranza.

Quale numero di anime ha già consolato l'invocazione "Gesù, confido in Te", che la Provvidenza ha suggerito tramite Suor Faustina! Questo semplice atto di abbandono a Gesù squarcia le nubi più dense e fa passare un raggio di Luce nella vita di ognuno.

Alla voce di Maria Santissima, la «Madre della misericordia» e a quella di questa nuova Santa, che nella Gerusalemme celeste canta la misericordia insieme con tutti gli amici di Dio, uniamo anche noi, Chiesa pellegrinante, la nostra voce.

E tu, Faustina, dono di Dio al nostro tempo, dono della terra di Polonia a tutta la Chiesa, ottienici di percepire la profondità della Divina Misericordia, aiutaci a farne esperienza viva e a testimoniarla ai fratelli.

Il tuo messaggio di Luce e di Speranza si diffonda in tutto il mondo, sospinga alla conversione i peccatori, sopisca le rivalità e gli odi, apra gli uomini e le nazioni alla pratica della fraternità. 

Noi oggi, fissando lo sguardo con te sul volto di Cristo risorto, facciamo nostra la tua preghiera di fiducioso abbandono e diciamo con ferma speranza: "Gesù, confido in Te!" »

Concludo questa prima parte, con un breve filmato del TG5 che fa da ponte fra i due scritti di Suor Faustina e Giovanni Paolo II.




E dunque, ecco l'articolo di Veneziani:

Nostalgia del "Papa Grande"

«Nell'aprile di vent'anni fa si celebrò il congedo maestoso della cristianità cattolica apostolica e romana dal mondo e dal tempo. In seguito ad una lunga malattia e ad un lunghissimo pontificato, morì Giovanni Paolo II e la sua impronta apparve grandiosa sulla storia del secolo e sulla fede cristiana. 

Grandiosa fu pure la cerimonia di addio al Papa; parvero le esequie planetarie di un'epoca a lui dedicata. Andava via un gigante, Karol Magno, al secolo Wojtyla.

Dopo di lui venne un papa acuto e gentile, che non aveva l'attitudine a regnare e a scuotere i popoli; alle sue dimissioni subentrò un papa pop, green e poco ieratico che cercava la simpatia del suo tempo e si curava meno del collasso della fede cristiana.

Sicché dopo vent'anni non si è spenta la nostalgia di Giovanni Paolo II, della sua figura, della sua voce, del suo carisma, del suo volto luminoso, ma anche dei suoi gesti rituali e perfino teatrali, della potenza dei suoi messaggi e della sua parola. (Cfr. QUI; ndr).

Nostalgia della sua Chiesa, del suo pontificato e della sua tempra, di quel che visse e affrontò, la sua lotta al nazismo e al comunismo, il suo amor patrio e il suo vano appello all'Europa ad unirsi nel nome delle radici cristiane.

Giovanni Paolo II fronteggiò la scristianizzazione del mondo nel tempo del nichilismo gaio e dell'ateismo pratico in cui l'Occidente si vergognava di sé stesso e il fanatismo islamico si espandeva.

Affrontò il deserto dell'indifferenza e il gelo del cinismo. È stato il papa dell'Europa che si unisce e poi  tramonta, del comunismo sconfitto da un altro materialismo, del riarmo islamico e del relativismo etico.

Mai un papa ha parlato così tanto e a così tanta gente e mai è stato così inascoltato. Amato ma non seguito. Giovanni Paolo II fermò l'onda del Concilio Vaticano II, ma senza tornare indietro alla Chiesa preconciliare.

Vanamente egli invocò il riconoscimento delle radici cristiane d'Europa, si oppose alla sua deriva morale e al dominio planetario del capitalismo. Non abbracciò l'idea di uno scontro di civiltà e di un conflitto religioso con l'Islam.

Per lui la prima minaccia all'occidente e alla cristianità non proveniva dall'esterno ma dall'interno. La stessa caduta del marxismo a cui il Papa contribuì in modo decisivo, non fu letta da lui solo come vittoria dei valori di libertà e dignità umana ispirati dal cristianesimo: ma come un passaggio dall'ateismo ideologico e militante di stato a quello pratico e consumistico delle società egoiste e capitaliste.

A differenza di "papa" Francesco (le virgolette sono le mie perché non lo ritengo tale; ndr), mai tornato in Argentina, Giovanni Paolo II tornò più volte nella sua patria polacca, rivolse appelli vibranti al risveglio spirituale e religioso e al risorgimento nazionale e tradizionale del mondo slavo. 

In Polonia il Papa celebrò la sua patria, s'inginocchiò davanti alla tomba del Milite Ignoto, ricordò il sacrificio di martiri ed eroi, difese il patrimonio millenario della tradizione cristiana, affidandolo nelle mani della Madre di Dio, e infine sollevò un grido, da "figlio della terra polacca" e da pontefice: "Scenda il tuo Spirito! E rinnovi la faccia della Terra".

Cominciò allora il risorgimento della Polonia e poi di altri paesi dell'est che portò alla disfatta del comunismo e alla caduta di odiosi muri e cortine di ferro. Esso finì e cominciò l'Europa.

E qui, inserisco un video molto interessante sul grande contributo di Giovanni Paolo II al dissolvimento di molti regimi totalitari filo-sovietici.




In un'altra tappa polacca, Wojtyla si appellò "al linguaggio degli avi" e alle "lingue affini", definendosi non a caso "il primo Papa slavo nella storia della Chiesa". "Forse proprio per questo – aggiunse – Cristo lo ha scelto".

E seguitò: "Questo Papa porta nel suo animo profondamente impressa la storia della sua nazione e quella dei popoli fratelli e limitrofi". E ancora: "Non è un disegno provvidenziale... che questo Papa slavo proprio ora esprima l'unità spirituale dell'Europa cristiana?".

Lo ricordo nel 2002 quando Egli entrò nell'aula di Montecitorio come un "apostrofo" bianco e curvo, in mezzo al blu istituzionale dei poteri civili.

La chiave del suo discorso in Parlamento fu la tradizione, "il patrimonio di valori trasmesso dagli avi", l'impossibilità di comprendere l'Italia e l'Europa "fuori da quella linfa vitale costituita dal cristianesimo", la necessità di "fondare la casa comune europea sul cemento di quella straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l'Europa nei secoli", "le tracce gloriose che la religione cristiana ha impresso nel costume e nella cultura del popolo italiano"...

E ancora, le testimonianze d'arte e di bellezza fiorite in Italia nel nome della fede, il diritto naturale e il sentire comune tramandato; e il suo appello agli italiani a "continuare nel presente e nel futuro a vivere secondo la sua luminosa tradizione". Un grande discorso che dista anni luce dal presente.

Anche papa Wojtyla tendeva la mano all'Africa, apriva all'accoglienza, si appellava alla carità e alla solidarietà, invocava la giustizia sociale e amava i poveri... Ma il contesto dei suoi appelli era opposto a quello del suo successore Bergoglio:

‒ Giovanni Paolo II predicava, pregava, accoglieva nel nome della civiltà europea e della tradizione cristiana, tenendo ben saldi i riferimenti all'identità religiosa dei popoli e delle nazioni. Non chiedeva di abbattere i confini ma di conciliare l'amor patrio e i diritti delle nazioni con la carità e il dialogo. Vent'anni dopo si avverte ancora la sua mancanza... quella di "Karol Magno".»

Marcello Veneziani

Chiosa di Sebirblu

Inutile dire che se l'Europa gli avesse dato ascolto, oggi non si troverebbe sull'orlo di una terribile quanto minacciosa guerra totale!... Ma noi continuiamo a confidare in Cristo, Nostro Signore!

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Fonti QUI e QUI.

giovedì 17 aprile 2025

Olezzanti Petali di Pasqua da Kirill in poi...




Sebirblu, 16 aprile 2025

Nella decadenza rovinosa dell'Occidente, di cui tutti noi dovremmo vergognarci, viste le radici cristiane del passato che ne hanno fatto la storia e la cultura, respinte clamorosamente dall'Europa (ved. QUI, QUI e QUI), pubblico oggi, a ridosso della Pasqua di Resurrezione (che quest'anno coincide con quella ortodossa), tre brani russi di differente origine, a testimonianza della solida quanto peculiare spiritualità di questo popolo. (Cfr. QUI).

Il primo appartenente a Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, la cui biografia completa si può trovare QUI, affronta il problema dei flussi migratori e del nuovo paganesimo.

Il secondo scritto proviene da Constantin von Hoffmeister (classe 1976), saggista tedesco, esperto di letteratura inglese e scienze politiche studiate a New Orleans, ha viaggiato molto, operando come business trainer (formatore aziendale) nelle Indie, in Ouzbékistan e in Russia dove si è sposato ed ha avuto due figli.

Il  terzo  autore  è  lo  schivo  Aleksandr  Ivanovič  Notin,  per  il  quale  ho  fatto  fatica ad avere qualche notizia in più, ma infine la ricerca è stata premiata. (QUI, ho trovato la pagina dove, azionando il traduttore automatico, si possono leggere le sue note biografiche).


Kirill o Cirillo 1° (classe 1946) 

Il 10 aprile 2025, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill ha presieduto la riunione del Consiglio supremo della Chiesa ortodossa russa. Aprendo l'incontro, Sua Santità si è rivolto ai partecipanti con un discorso:

«Oggi all'ordine del giorno abbiamo l'esame dei rischi legati alle migrazioni e al tema sulla creazione di un gruppo di lavoro interministeriale riguardo alla prevenzione del neopaganesimo. 

Per secoli la Russia è stata e rimane la patria di molte etnie e rappresentanti di diverse religioni tradizionali. Il nostro Paese ha sempre dimostrato ospitalità e compassione verso coloro che cercavano rifugio o che semplicemente venivano qui per guadagnare denaro a causa della difficile situazione finanziaria dei loro Paesi d'origine. 

Queste tradizioni sono radicate  nella nostra fede cristiana,  così come in quella di altri popoli autoctoni della Russia. Tuttavia, oggi ci troviamo di fronte a sfide che richiedono una risposta urgente. Le migrazioni di massa rappresentano una seria minaccia alla nostra società nativa. (Cfr. QUI; ndt).

L'afflusso di persone diverse da noi per cultura, stile di vita e abitudini non può che influenzare l'ambiente civile. Un problema potenzialmente di vasta portata sorse quando si formarono comunità etniche chiuse, ostili alla popolazione d'origine russa.

Ciò  che  risulta  particolarmente  allarmante  è che  tra i migranti  molti  non  cercano di integrarsi nel nostro tessuto originario, non vogliono imparare la lingua, non vogliono conoscere la tradizione e la nostra diversità culturale o almeno non vogliono rispettare le leggi russe. E non si tratta soltanto di differenze religiose, ma di una disintegrazione costante dei valori più preziosi della nostra storia.

In effetti, se guardiamo le statistiche, compresi gli atti criminali, una percentuale molto alta ricade proprio su questi gruppi etnici, i cui rappresentanti, ripeto, spesso hanno una scarsa padronanza della lingua russa, non hanno nulla in comune con la nostra cultura, non vogliono integrarsi, ma sfruttano solo il potenziale economico e il benessere materiale dei cittadini per l'arricchimento illegale.

In queste condizioni, la Chiesa deve dichiarare con fermezza l'obbligo di difendere l'unità spirituale e culturale del nostro Paese. Siamo chiamati a testimoniare la necessità di politiche migratorie responsabili. E questa tesi non contraddice in alcun modo la preoccupazione per i diritti umani, le libertà religiose, ecc.


Monastero Laura della Trinità di San Sergio. Massimo Centro spirituale della Russia

Un'altra sfida che dobbiamo affrontare oggi è la diffusione del neopaganesimo. Ne abbiamo già parlato, ma oggi vorrei ripeterlo. Più di mille anni fa la Russia storica scelse consapevolmente e risolutamente la via della sequela di Cristo, cioè rifiutò il paganesimo.

Questa scelta ha determinato l'intero destino futuro del nostro popolo e della nostra patria, ha costituito i cardini della statualità e la base per la formazione degli ideali culturali delle popolazioni. Tuttavia, oggi assistiamo a tentativi di distorcere il nostro passato, di sostituire la vera tradizione spirituale con surrogati costruiti in maniera artificiosa.

Ciò che è particolarmente allarmante è che il neopaganesimo viene spesso presentato ai giovani come una sorta di alternativa all'Ortodossia, presumibilmente più storica, naturale e autenticamente nazionale. In realtà abbiamo a che fare con un mix eclettico di fantasie, elementi presi in prestito da culture diverse e idee decisamente devastanti. 

Molti movimenti neopagani predicano il culto del potere, disprezzano i valori cristiani della misericordia e talvolta impongono apertamente visioni molto distruttive. Forse la cosa più pericolosa è che all'interno di questa cosiddetta cultura, o meglio pseudo-cultura, si forma un atteggiamento particolare nei confronti dell'uso della forza.

Come nelle comunità etniche chiuse, la forza è vista come un fattore decisivo per mantenere l'identità ed estendere un'influenza reale sulla vita della maggioranza. Non si può dire che le nostre forze dell'ordine non prestino attenzione a questo problema, ma è chiaro che le misure adottate non sono sufficienti e che il rischio alla nostra individualità nazionale e culturale permane. 

Naturalmente, la Chiesa, lo ripeto, non può restare indifferente. Dobbiamo affermare chiaramente che il neopaganesimo non ha nulla a che fare con la vera storia dei nostri antenati che accettarono il cristianesimo e trovarono la luce della verità cristiana.

È nel contesto di questa tradizione religiosa che si è formata e sviluppata l'alta cultura russa, che è entrata con tutta la sua forza nel contesto di quella mondiale e continua a rappresentare un fattore di grande attrazione per molte persone, soprattutto perché essa porta in sé una dimensione morale molto specifica.


Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, il 13 aprile 2025, in occasione del
solenne sermone di Kirill sull'«Ingresso di Gesù a Gerusalemme».

Oggi vediamo che c'è una certa fusione di neopaganesimo con tutti i tipi di pratiche occulte ed esoteriche che vengono pubblicizzate senza alcuna restrizione e che sono semplicemente diventate un business: tutti i tipi di stregoni, streghe e tutto ciò che ognuno di noi conosce bene.

Ecco perché il problema del neopaganesimo richiede sia sforzi spirituali ed educativi da parte della Chiesa, sia misure di risposta da parte dello Stato quando questo movimento assume un carattere apertamente negativo. Da questo punto di vista, quanto sta accadendo in Russia non è un fenomeno isolato o unico: qualcosa di simile sta accadendo oggi anche in Europa. 

Sappiamo come si formano i gruppi religiosi, che tendono ad usare metodi coercitivi per influenzare la maggioranza circostante. La solidarietà etnica e pseudo-religiosa contribuisce alla formazione di comunità che, violando la legge, terrorizzano la popolazione indigena e creano un contesto estremamente sfavorevole al suo sviluppo spirituale e culturale.

Queste tendenze rappresentano una insidia molto seria per l'Europa, ma purtroppo dobbiamo riconoscere che minacciano anche la nostra identità nazionale. Dobbiamo quindi esaminare attentamente questo argomento e riflettere su come potremmo rispondere – teologicamente, culturalmente, storicamente – alle sfide delle quali ho parlato ora.

Purtroppo, oggi nella nostra società non si vede alcuna seria discussione su questo argomento.  C'è una reazione emotiva,  in particolare  da parte di coloro  che sono stati offesi dai membri dei gruppi etnici. È risaputo che le forze dell'ordine sono preoccupate per l'aumento della criminalità, ma non ho visto un solo programma televisivo serio in cui questo argomento venisse affrontato apertamente. 

Sono convinto che ci sia una falsa paura di offendere qualcuno. No, non offenderemo nessuno! Ma la società maggioritaria ha diritto alla protezione. Dibattiti aperti, pubblicazione di articoli pertinenti, coinvolgimento di rappresentanti delle comunità scientifiche, culturali e religiose, nella discussione dovrebbero essere oggi la nostra risposta ai reali pericoli identitari, e chiedo a tutti di riflettere su come potremmo creare un meccanismo per considerare e studiare seriamente questo problema.»

Aggiungo adesso un articolo di Constantin von Hoffmeister che, pur riferendosi all'Europa nel suo insieme, cita ad un certo punto solo la Francia ma potrebbe essere, a mio avviso, un qualsiasi altro paese del continente europeo, compresa l'Italia.


Il Cristo Pantocratore - Duomo di Monreale, Palermo.

Cristo come asse eterno dell'Europa

«Credo in Cristo in un modo diverso dalla fede nel sorgere del sole o nella solidità della pietra. Cristo esiste oltre al regno della credenza empirica. È una forza, una corrente storica, il plasmatore degli aneliti più intimi dell'anima occidentale.

Quando parlo di Cristo, parlo di una rottura nel tempo, di una singolarità spirituale, del tuono silenzioso nel cuore del divenire dell'Europa. La Sua nascita è stata un cambiamento nella grammatica stessa della coscienza umana.

Ci ha insegnato che la storia non è una ripetizione di stagioni, ma un dramma, un pellegrinaggio, un tendere verso una fine e, in quella fine, un nuovo inizio. Egli si è posto all'incrocio tra l'eternità e il tempo e, così facendo, ha ridisegnato l'intera mappa dell'anima.

Cristo è l'asse della forma europea, il nucleo vivo delle nostre cattedrali, delle nostre leggi, delle nostre visioni di giustizia e bellezza. 

La Sua immagine non è solo un simbolo tra tutti i simboli. È la pietra angolare, l'architettura nascosta sotto il nostro pensiero, le nostre aspirazioni, il nostro dolore. Anche quando ci allontaniamo, lo portiamo con noi. 

Nella rivolta, nel silenzio, nel dubbio ‒ Lui rimane. Possiamo vestire l'uomo moderno con gli abiti del progresso e delle statistiche. Sotto di essi, egli piange di nuovo il Golgota.

Il cristianesimo ha dato all'Europa la sua profondità, il senso dell'interiorità, del peccato e della redenzione, del sacro al di là del visibile. E Cristo, più di qualsiasi sistema o impero, ha dato forma e fiamma a questa interiorità.

Il cristianesimo culturale è una necessità. Una casa non può stare in piedi senza le sue fondamenta, anche se i suoi abitanti hanno dimenticato i nomi dei costruttori.

Éric Zemmour  e  Alain Soral,  pur  non  essendo  uomini  di  preghiera,  lo  capiscono. La loro visione non è teologica ma civile. Vedono che senza i ritmi del calendario liturgico, senza la gravità morale della Croce, la Francia diventa un mercato, un meccanismo, un luogo senza memoria.

Non è necessario credere in tutti i dogmi per riconoscere che il cattolicesimo ‒ con i suoi riti, il suo silenzio, la sua bellezza ‒ tiene insieme l'anima di una nazione. Un popolo senza trascendenza non è libero. È semplicemente "dissociato".


I santi e fratelli Cirillo e Metodio, propagatori del cristianesimo in Europa

L'Europa non ha bisogno di sermoni. Ha bisogno di tornare ‒ non alla superstizione ‒ ma alla sostanza vera, al rispetto di sé, alla cornice sacra che ha reso possibile un Beethoven, che ha dato a Dante il suo fuoco.

Le vecchie chiese, anche se in rovina, parlano ancora. Il linguaggio del cristianesimo è nelle nostre ossa, e vivere come se non lo fosse significa dissolversi nell'astrazione.

Dobbiamo vedere che il Cristo, sia che pronunciamo il Suo nome con devozione o con dubbio, rimane la Fonte dell'immaginazione morale e artistica dell'Europa.

Il Suo potere non dipende dalla fede. Si manifesta nella maniera in cui la luce cade attraverso le vetrate, nel silenzio davanti ad un Kyrie, nell'impulso a perdonare, a cercare, a sperare.

Quindi, rispondo come storico dell'anima piuttosto che come teologo. Credo in Cristo come credo nel destino ‒ attraverso una certezza interiore, perché la Sua assenza cancella la mappa dell'Occidente.

La Sua presenza dà struttura al nostro anelito. In Sua assenza, diventiamo frammenti. Alla Sua presenza, anche nella crisi, rimaniamo integri. Imperfetti, ma in lotta. Impuri, ma guidati da un senso di direzione.

Cristo incarna più del passato. Egli offre il potenziale del ritorno, della restaurazione, della forma. E in questa forma, l'Europa può ancora una volta riconoscere sé stessa ‒ meno come utilità, più come vocazione.»




Ed ecco l'ultima "chicca" di spiritualità russa, presentata da un certo Aleksandr Notin, del quale sicuramente in futuro esporrò ancora la profondità di pensiero.

Verso la Fede attraverso la sofferenza

«La Sacra Scrittura insegna, e noi, se stiamo attenti a noi stessi, siamo convinti che il cammino dell'uomo sulla Terra in generale, e verso la fede in Cristo in particolare, passi per i dolori.

Il Signore dice: «Nel mondo avrete tristezza». Non credete ai ricchi, ai famosi e alle persone di successo se affermano il contrario: anche loro soffrono e sono in lutto, ma per la fama e il denaro preferiscono tacere.

Un credente, quando ha già attraccato alla riva della fede e vi ha addirittura messo piede, non solo riconosce il beneficio del dolore, ma ringrazia anche sinceramente Dio per la sofferenza provata, proprio come un paziente ringrazia il medico per un buon medicamento.

Questa gratitudine non nasce dalla conoscenza, ma dalla convinzione, dal cuore stesso. E allora il "Dottore Onnisciente", sicuro che la medicina contro i mali, nel dosaggio appropriato e nel momento giusto, apporta risultati, può persino ridurre l'entità degli spasmi, ma solo a condizione che il paziente sia confermato nell'umiltà e nell'obbedienza alla volontà di Dio.

L'esperienza personale m'ha convinto di tutto questo. Ho capito che i problemi e le difficoltà che si presentano nella vita seguono un certo ordine (e  non sono  "a caso"!), e se Dio vuole con un risultato crescente, che ad un certo punto sfocia in un vero e proprio parossismo di dolori, chiamata crisi.

Ripeto, non c'è nulla di casuale in tutto questo. Il Signore dice per mezzo del profeta: «Io sono il padrone delle circostanze.»

Ma torniamo alla mia storia. Per molto tempo, nella maggior parte della vita, benché ciò sia dovuto all'educazione sovietica ricevuta, ho dovuto vivere nella condizione di non credente. In famiglia non si parlava di Dio, evidentemente per paura della condanna pubblica dell'epoca.

Da ciò concludo  che  la  ragione principale  della  mia  incredulità  era  l'ignoranza, ossia, quella più elementare su cosa fosse il cristianesimo. Per ben cinquant'anni ho pensato che le persone che si segnavano in chiesa non fossero del tutto normali. Senza condanna o amarezza, ma con una certa condiscendente simpatia.


Viktor Bychkov

La mia vita scorreva bene: famiglia, carriera, ricchezza, rispetto ostentato da parte di chi mi circondava... Questo, visto dall'esterno. Dentro di me crescevano irritazione, ansia e stanchezza inconsce, dalle quali non c'era manifesta via di fuga.

Apparentemente, nell'arco della crisi, la profondità e l'ampiezza di queste esperienze interiori avevano raggiunto un livello tale che l'Onnipotente ritenne indispensabile intervenire.

Intorno all'anno 2000, in qualche mese, la piramide immaginaria del successo crollò. E la psiche mia, non aspettandosi nulla del genere, sprofondò nelle tenebre della depressione. C'era ancora molta strada da percorrere per arrivare alla fede.

In quello scorcio di tempo, l'anima, grazie al "giudizio di Dio" ‒ è così che si traduce dal greco la parola "crisi" ‒ prese per la prima volta contezza di sé, del proprio essere, della sua presenza personale nel corpo. (Cfr. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI; ndt).

Nell'oscurità totale della confusione e della paura, essa realizzò che esisteva. Poi, sempre sull'orlo della follia e persino di pulsioni suicide, cominciai a cercare risposte alla domanda di che cosa fosse l'anima stessa. Le ho trovate in due o tre autori di esoterismo orientale.

Questo ha permesso di evitare il peggio. Ma quando, un po' più tardi, ho provato a trasmettere le mie "nuove scoperte" all'anziano staretz Elia di Optina Pustyn, questi aveva brevemente replicato: "L'ortodossia ha tutto, figlio mio".

Ciò mi ha toccato ed anche un po' offeso. Ma il risentimento si è rivelato fruttuoso, incitandomi ad abbandonare quelle letture per cominciare a rispondere al quesito principale: cosa significava quel "nell'ortodossia c'è tutto"?

Da allora, ogni giorno mi sono sempre più persuaso non solo dell'esistenza di una scienza ortodossa sull'uomo e sull'anima, ma pure che tale scienza è illimitata e può essere studiata durante il corso della vita nella Tradizione Sacra e nelle opere dei Santi Padri.

Alla metà di quegli anni 2000, il Patriarca Alexis II aveva personalmente incaricato la comunità Pereprava "di aiutare le persone che non avessero ancora deciso la loro scelta spirituale". Ero rimasto colpito dalla sua frase secondo la quale noi "avevamo costruito chiese a sufficienza ed era tempo ormai di edificare le anime".

Queste parole sono divenute il filo conduttore di tutti gli anni successivi del nostro lavoro. Così, le sofferenze guariscono i traumi mentali più disperati, se una persona ragionevole le accoglie con comprensione, e addirittura ne ringrazia il Signore.

Nessuno le può evitare sulla Terra. Ma comprenderne il significato è una questione di libera scelta. Nel mio caso, qualcosa di miracoloso s'è prodotto: il Signore, da quel che vedo chiaramente ora, è corso dal Suo figlio perduto quando questi era già "in fondo al baratro con i morti".

Essendo io peccatore e cieco, non Lo conoscevo, non Lo cercavo e non chiedevo nulla. Ma fino al giorno d'oggi, riconoscendo la Sua Misericordia, non mi stanco mai di ringraziarLo per la Sua inesplicabile attenzione verso il mio essere decaduto e, nel contempo, per mezzo di quei "dolori-medicina" con i quali mi ha condotto alla Fede.»

Aleksandr Ivanovič Notin

Concludo con un interessante video di don Minutella sul tema sin qui svolto.




Relazione, Traduzione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Fonti: QUI, QUI e QUI.