"La Valle delle Lacrime" di Gustave Doré |
Sebirblu, 24 febbraio 2023
Ripropongo a poco più di tre anni di distanza questo mio scritto, perché la grande quantità di trapassi che si sta registrando ora in tutto il mondo, soprattutto quella dovuta all'ultima terribile catastrofe da terremoto in Siria e in Turchia ha reso necessaria la sua riesposizione.
Diventa sempre più difficile tentar di risvegliare l'anima dei più. Una barriera quasi impenetrabile vi si
oppone, costituita da anni di indifferenza, ripulsa e ignoranza verso
tutto ciò che è essenziale conoscere.
Il primo ostacolo è continuare a
pensare che oltre la vita fisica non ci sia più nulla.
Il secondo è non cercare seriamente di
capire cosa ne sarà di noi "dopo".
Il terzo è di prendere "alla
lettera" tutto ciò che ci è stato tramandato dalle religioni,
senza mai impegnarsi a fondo per distinguere il vero dal falso.
Questo preambolo è necessario per
impostare correttamente l'argomento che sto per trattare.
In questi ultimi tempi, è tornato alla
ribalta in modo fragoroso ed inquietante il tema dell'esistenza o
meno dell'Inferno presentato in modo ambiguo dal duo
Bergoglio ‒Scalfari (QUI) che ha concorso a creare non poco sconcerto
nelle anime, sommata ad un'altra dichiarazione altrettanto clamorosa
del generale dei Gesuiti padre Sosa Abascal, in cui sostiene che
Satana è un simbolo e non una realtà personificata. (ved. QUI).
Se poi aggiungiamo a questi exploit
l'ultimo recentissimo (QUI) del card. Zuppi di Bologna dove, alla
domanda di un giornalista su cosa ne pensasse della vita dopo la
morte, ha risposto come segue,* possiamo dedurne che la confusione in
seno alla Chiesa attuale (falsa!) non aiuta certo a fare chiarezza
nella mente dei fedeli:
* «È come una luce. Una pienezza di
luce senza diaframmi, in cui tutto si chiarisce e tutto si
riconcilia. Anche il peccato, il buio, le cicatrici della nostra
vita: tutto viene pienamente amato. E poi l'amore con gli altri:
quello che divideva, scompare. Saremo tutti una cosa sola»...
Il card. e arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi (11 ottobre 1955) |
Si va da uno strafalcione all'altro: da
una parte l'Inferno e Satana che non esistono più e dunque diventano
un'astrusità il peccato e la dannazione eterna, e dall'altra si
sostiene che non c'è da preoccuparsi di alcunché... si troverà
solo Luce... armonia... amore...visto che Dio perdona tutto... (ved.
QUI) o al massimo, l'anima che non si pente...
scompare... (cfr. QUI).
Quanta miseria umana! Come si può
pensare di sfuggire e "farla franca" di fronte alla
Giustizia assoluta di Dio dopo una serie di colpe, delitti e soprusi
perpetrati per sé e per gli altri? Non viene almeno il sospetto che
sarebbe ora di ascoltare la propria Coscienza, sempre messa a tacere?
Non avverte il cuore qualcosa di simile al rigetto nel considerare il
proprio operato? (cfr. QUI, QUI, QUI e QUI).
L'Inferno, come luogo d'espiazione, non è stato "inventato" dalla Chiesa Cattolica, ma risale alla
notte dei tempi e innumerevoli religioni, non solo monoteiste come
l'ebraica o l'islamica, ne costituiscono il fondamento come
spartiacque tra il Bene e il Male.
Così vale per la figura del Maligno e i suoi "fidi"... ma poi, perché non documentarsi sulle
testimonianze di una pletora di santi e mistici, come Padre Pio,
Francesco d'Assisi, suor Faustina Kowalska, o la stimmatizzata
Natuzza Evolo, solo per citarne alcuni, che hanno descritto o subito
le sue angherie e visto le pene infernali che vivono le anime
impenitenti dopo il trapasso?
«La colpa getterà l'anima nella
tristezza del 'Letargo' (ved. QUI), il dolo la
precipiterà nell'angoscia del 'Rimorso', ma la pena NON È ETERNA e
l'Inferno delle teologie è figurazione chimerica, necessaria ad
intimidire gli involuti, che IN TEMPI DI REALE PROGRESSO NON È
CONSENTITO.» (Ep. 46).
"Traghettamento di Caronte" di Alexander Litovchenko |
Ecco la sintesi sconvolgente di un esempio riguardante un'anima fratricida riportata nell'episodio n°51 di tale testo:
«... Sì, l'ho ucciso... con queste
mani... era bello, innocente, e l'ho ucciso!»
Perché? (chiede l'interlocutore; ndr).
«Fu l'invidia!»
Ma come invidiare un bimbo!?
«Non lui, invidiavo i suoi beni, la
sua fortuna... Mio padre, già vecchio, ebbe un bambino, e l'amava
alla follia... a lui sarebbero rimasti tutti gli averi... intendi?...
Ero ambizioso, avevo sete di denaro e di godere... e lui, il piccino,
mi avrebbe portato via tutto...»
(Con queste ammissioni l'anima
dolorante ha già intrapreso la via della confessione).
«Io vedo ancora... lo attirai con la
menzogna... Vieni, vieni caro... Sentivo quella sua manina piccola...
nelle ossa della mia mano brutale... Poi col pugnale... oh... oh...
ho tirato al cuore... è morto!... Sono io, io... che l'ho ucciso...
Mi trovai solo con la materia inerte... il sangue nelle mie mani...
l'occhio è spento, eppure sorride... Perché? È il mio tormento
quel sorriso...
Ho sete di soffrire... di inacerbire la
piaga... per arrivare là, dove splende la Luce... sarà un cammino
di espiazione. La terra, opera di Dio, la adoperai per nascondere la
mia sozzura... (vi seppellì il fratellino; ndr). L'acqua che
scorreva, opera di Dio, la adoperai per detergere le mie mani...
Mi servivo di ciò che Dio ha creato
per togliere la vita che Lui aveva creata... Fratelli, qui comincia
il mio dolore.»
Questa entità ha pienamente
riconosciuto la sua colpa e compreso in tutta la sua interezza
l'orribile peccato. Dallo stato di "Letargo" è passata a
quello di "Rimorso", ed è il rimorso che dà tormento; è
il SOLO e VERO INFERNO: angosce d'anima che condurranno il colpevole
a Dio. Egli vede che la via sarà lunga e tortuosa; sente che il
rimorso lo farà molto soffrire, ma è pronto a sostenere la
terribile lotta per giungere all'Eterno Padre. (Ep. 51).
Tomasz Alen Kopera |
Come si nota, è lo stato animico che
determina la posizione in cui si troverà l'Essenza spirituale
trapassata, dopo aver visto il proprio "nastro di vita"
scorrergli davanti in ogni minimo dettaglio e riportargli alla
memoria, come se li rivivesse, tutti gli attimi della sua esistenza.
Avrà così, come Scintilla Divina, la
visione precisa di ciascun pensiero nefasto, azione od omissione,
perpetrati contro la Legge d'Amore arrecanti danno a sé e al
prossimo, percependo all'istante la destinazione atta a proseguire il
faticoso viaggio verso "Casa".
Si tratta del Giudizio particolare
presente nella dottrina cattolica, che arriverà anche, in modo
speciale, con l'imminente Avvertimento o Nuova Pentecoste
dell'umanità (ved. QUI), come DONO di MISERICORDIA affinché si
desti dal suo incredibile torpore!
L'eternità dell'Inferno non
corrisponde al Vero, tuttavia, può sembrare interminabile in relazione al tempo terrestre per la gravità di alcuni peccati commessi e per
la inderogabile necessità di espiarli, prendendo coscienza del fatto
criminoso compiuto e sentendone poi il rimorso entrando nel
pentimento.
Ci sono entità che trascorrono nelle
"biotesi" del Letargo e del Rimorso (i piani di esistenza
più bassi, cfr. QUI e QUI oltre al link sopra indicato) anche secoli o, in casi di
durezza d'anima particolare, addirittura millenni, tanto da apparire
eterni.
Di questi casi, ne parla la Voce entelica
proveniente dagli spazi siderali:
«Il ritorno alla purezza avverrà
attraverso un cammino che per l'essere rappresenta l'eternità. Non
l'Inferno, dunque, ma un moto di costrizione e di avanzamento
così prolungato e sottile da portare alla mente umana l'idea
della perpetuità.»
E alla domanda se Satana esiste, la
stessa Voce risponde:
«Sì, in un ambiente dell'Infinito che
significa coartazione, logoramento, distruzione senza fine. È
isolato, ma nel finito (cioè sulla terra; ndr) egli impera, perché
voi gli date alimento. Satana rifugge da coloro che sono legati alla
Legge, li tenta e, trovando reazione, si allontana.
Se voi tutti nel tempo deste
l'ostracismo a Satana, egli si troverebbe, come dite voi, senza asilo
e dovrebbe, prima della sua ora, rifugiarsi in quel certo ambiente
per iniziare il percorso infinito di annientamento.
Una concezione che voi non potete
afferrare: l'Angelo primo ribelle si distruggerà senza distruggersi,
una fiamma continua lo brucerà, sarà come un ingranaggio di fuoco
turbinante, i cui denti lambenti lo Spirito non solo bruceranno e
stritoleranno, ma annichileranno, non togliendo la vita.
L'intelletto vostro non può concepire
tutto questo: è un movimento unico riservato all'unico. L'altro
traditore, Giuda, il fedifrago, ha già trovato misericordia nell'ora
stessa in cui intese espiare la colpa. Un giorno potrà risorgere
anima fra le anime, non vorrà ascendere, ma potrà ascendere.» (Da
"Scintille dall'Infinito" ed. Il Cenacolo, ved. QUI; ndr).
Ecco il motivo per cui ripetutamente
nella Sacra Scrittura e in particolare da Gesù (per ben 11 volte) viene ricordato il pericolo "eterno" del castigo per gli empi che non si ravvedono. Era, ed è forse necessario anche oggi non
soffermarsi sulla sua transitorietà, affinché si cambi celermente
vita per evitare pene molto REALI.
Dico "forse", perché la
condizione di tanti defunti, indottrinati e convinti sull'eternità
dell'Inferno non hanno più alcuna speranza di sfuggire ai loro
tormenti che credono infiniti! Questo è il grande dramma delle
anime. Da un lato, il timore di precipitarvi dentro è da secoli un
formidabile deterrente, ma dall'altro, è assolutamente dannoso per
le miriadi di entità sofferenti che giacciono disperate e persuase
di non vedere più la Luce!
Il Padre, tutto Giustizia e Amore, non
permetterebbe mai che una colpa relativa, per quanto gravissima,
possa richiedere un tempo assoluto, eterno, di espiazione! Non
sarebbe CONGRUA, ma SPROPOSITATA!
Già Origene di Alessandria, il più
dotto teologo e scrittore dei "padri della Chiesa" ‒ nato
nel 185 d.C. e deceduto nel 253 ‒ aveva lasciato scritto nel suo
"De Principiis" ‒ Vol. I 4, 1-3:
«Noi pensiamo che la bontà di Dio, attraverso la mediazione di Cristo, porterà tutte le Creature ad una
stessa fine», ossia alla salvezza universale (= apocatastasi) che
necessariamente discende da tali principi.
Il suo pensiero ebbe un seguito enorme. Molti autori e mistici furono influenzati dai suoi scritti dando vita
all'«Origenismo» (nel novero di questi c'era anche il patrono di Milano, Sant'Ambrogio), dottrina che fu dichiarata eretica nel II Concilio di
Costantinopoli del 553 d.C.
Fu da quell'epoca che il concetto di Inferno
perpetuo entrò a far parte della tradizione cristiana cattolica. Ma
solo in questa, perché l'ortodossia orientale afferma che non si
tratta di una condizione eterna ma limitata nel tempo.
D'altra parte, a sostegno del pensiero
di ricongiunzione finale in Dio, aperta a tutti i reprobi (escluso
Lucifero, o Satana, il promotore della grande rivolta iniziale, ved.
QUI, QUI e QUI), persino l'apostolo
Pietro in Atti 3,19-21 scrive:
«Ravvedetevi dunque e convertitevi,
affinché i vostri peccati siano cancellati, e perché vengano dei
tempi di refrigerio dalla presenza del Signore, ed egli mandi Gesù
Cristo che è stato predicato prima a voi, che il Cielo deve
trattenere fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, dei
quali Dio ha parlato per bocca di tutti i suoi santi profeti fin dal
principio del mondo.»
Ma nemmeno la Signora di Fatima ha
evocato l'eternità delle pene ai pastorelli portoghesi quando hanno
avuto la visione dell'Inferno.
Il 13 luglio 1917, giorno della terza
apparizione, la più importante delle sei perché fu allora che la
Vergine promise il Trionfo definitivo del Suo Cuore Immacolato
(l'evento completo QUI), disse loro:
"Avete visto l'Inferno, dove vanno
le anime dei poveri peccatori. Per salvarli, Dio vuole stabilire nel
mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi
dirò, molte anime si salveranno e avranno pace."
Questa frase, può dare adito a un
duplice significato: "per salvarli" si riferisce in
particolare ai "poveri peccatori" dell'inferno che i
veggenti stanno vedendo, o soltanto a quelli ancora viventi sulla
terra?
Ecco una rapida sintesi
"ultrafànica" (ved. QUI e QUI) di ciò che vivono nei livelli più bassi delle
biotesi tutti coloro che trapassano con peccati
variamente gravi sulla coscienza senza essersene pentiti:
La soppressione di una vita umana,
della propria stessa vita, l'invettiva grave e la ribellione verso
l'Altissimo portano ad un'espiazione dura e prolungata che la Sua
Misericordia molte volte abbrevia: secondo il concetto umano,
essa può dipanarsi tra i cinque secoli e i dieci millenni.
Per tali colpe, si viene proiettati
fulmineamente nel "luogo" più infecondo e tenebroso dove
la Luce dell'Eterno non giunge mai: il Letargo, che si deve
considerare come estromissione dell'anima dal moto evolutivo per un
determinato ciclo, una stasi.
Se tutto nell'Infinito è movimento, vibrazione, palpito e progresso, evidentemente la stasi dell'anima è simile alla
morte, con una sola limitata capacità, quella di ricordare ossessivamente la
causa per la quale sta soffrendo quella specifica pena. La gamma è
infinita.
Acque che non affogano, ma distruggono
l'essere che in piena immobilità viene travolto vorticosamente.
Fuoco che arde, brucia e non divora. Improvvise ed intense ventate gelide, forme
mostruose che atterriscono e belve orripilanti che sbranano, facendo
sentire all'anima tutta la crudezza del male affinché ricordi il
dolore inflitto al proprio simile.
Da questo primo stadio angoscioso, da
questa tenebra assoluta, si passa alla biotesi del Rimorso dove, in
contrapposizione alla precedente stasi, l'individuo si precipita
verso le orrende forme-pensiero per distruggerle e ricrearne di meno
violente, non riuscendovi però, perché vietato; il potere di agire
è ancora interdetto. (Cfr. QUI e QUI).
Immagine tratta dal magnifico film "Nosso Lar" - ved. QUI |
La sofferenza è inenarrabile e, mentre
nel Letargo l'ambiente ha odore di zolfo, in quello del Rimorso ha
lezzo di palude, qualcosa di più umanamente respirabile. Le immagini
infinite si sovrappongono ed ogni anima afferra soltanto quel quid,
quel dato affanno che con essa e le sue colpe è in sintonia.
Tutto il resto sfugge, ed è questa
massa di energie apparentemente scomposte che forma turbini, dà
sensazioni di tempesta, sibilar di venti ed urla angoscianti.
Ma ciò non dura in eterno e l'essere,
dopo aver espiato, trova clemenza presso Dio elevandosi lentamente
verso il Risveglio, e sempre più su... verso la Luce del Padre che
non è un aguzzino, ma il Genitore attento e premuroso (la parabola
del "figliol prodigo" lo dimostra; ved. QUI) che AMA le Sue Creature,
fino al punto d'essersi manifestato come uomo e aver dato la propria
Vita per esse.
Non vado oltre. Ritengo, con questo
scritto, di aver offerto il mio contributo affinché qualche lettore
dalla mente aperta rifletta, ma soprattutto per contrastare questa
Chiesa apostata che, tramite il suo indegno "pastore", non
solo ha sdoganato i peccati mettendo a proprio agio atei e fedeli in
nome di una indiscriminata "misericordia divina", ma
addirittura nega spudoratamente l'esistenza stessa dell'Inferno,
lasciando che tutti vivano "felici e contenti"... per poi
trovarsi, al momento fatale, gabbati e delusi in fondo all'abisso,
dove... "c'è pianto e stridor di denti"!
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