Già in altri tre sorprendenti articoli, QUI, QUI e QUI, ho parlato della clamorosa inchiesta svolta per ben due anni dal bravo giornalista Andrea Cionci, di "Libero Quotidiano" e "Roma It", concernente il "Codice Ratzinger", termine da lui concepito e scelto come titolo sul proprio libro bestseller, per definire il geniale sistema utilizzato da papa Benedetto XVI onde comunicare col mondo esterno, visto il suo stato di "sede impedita", cioè prigioniero dei "Poteri forti massonici" dopo essere stato "sospinto" a dimettersi. (Cfr. QUI, QUI, QUI e QUI).
Questo scritto di Cionci è, secondo me, il più risolutivo, in quanto proprio Benedetto XVI avrebbe fatto sapere, specialmente in risposta a don Alessandro Minutella e ai sette sacerdoti a lui aggregatisi, che il VERO PAPA è con loro e li incoraggia, sebbene NON POSSA esprimersi. (Cfr. QUI). Ecco quindi il suo pensiero:
Perché avviene questo? Circa due settimane fa, Mons. Gänswein, in una telefonata con un sacerdote bergogliano tedesco, si è espresso con una serie di frasi che, all'apparenza, sembravano parole durissime verso don Minutella e gli altri sette sacerdoti fedeli a Benedetto, del Sodalizio Sacerdotale Mariano, mentre invece, a una lettura più attenta, tali espressioni si sono rivelate dei clamorosi elogi verso questi preti-eroi.
Ad esempio, Mons. Gänswein ha dichiarato che Don Minutella è "teologicamente pazzo", ma, visto che Gesù vieta esplicitamente di dare del pazzo al proprio fratello, pena l'essere gettati nella Geenna (Matteo, 5,22), questa espressione riprende univocamente la "follia in Cristo", tema teologico – appunto – di cui parla San Paolo nella I Lettera ai Corinzi (4,10). QUI.
Alcuni degli otto sacerdoti del Sodalizio Mariano sono però rimasti abbastanza scossi da questa bordata di Codici Ratzinger (di seguito il video; ndr) e allora il Santo Padre Benedetto ha deciso di calcare la penna – per quello che gli è consentito dal suo stato giuridico di prigionia – per rassicurarli, facendo piazza pulita degli ultimi dubbi.
E così, giovedì scorso, ha inviato alla Lumsa (Università di Roma; ndr) il fedelissimo Mons. Georg Gänswein alla presentazione del libro del matematico ateo Piergiorgio Odifreddi corredato con qualche pagina di Benedetto XVI, di cui abbiamo già scritto QUI.
Innanzitutto, l'arcivescovo Gänswein ha esordito con una meravigliosa anfibologia: "Prima di venire qui ho pregato con Papa Benedetto, come ogni sacerdote cattolico fa, i vespri. E questo dice tutto", QUI.
Infatti: dice tutto. La sapiente costruzione della frase, fa sì che possa essere intesa perfettamente anche come: "Prima di venire qui, ho pregato i vespri, come fa un vero sacerdote cattolico, cioè IN UNIONE CON PAPA BENEDETTO".
Quindi, sta dicendo ai preti del Sodalizio che fanno bene a restare "una cum" papa Benedicto. QUI, per leggere l'intera trattazione della frase, con il contributo del prof. Gian Matteo Corrias.
Ma entriamo nel vivo e lasciamo proseguire Mons. Gänswein, come da video QUI, "Papa Ratzinger mi ha detto per prima cosa:
«Lei non faccia un saluto istituzionale, ma un saluto personale da parte mia e dica a tutti: "Non ho meritato questa illustre lista di presentatori".
Io (prosegue Gänswein; ndr) gli ho detto: "Santo Padre, se riferisco questo non mi credono, però obbedisco" (e il Papa ha risposto; ndr): «O credete o non credete, se non credete leggete, o Geremia o Isaia. Non dico quale versetto e capitolo, ma lì è la risposta»".
Ormai avvezzi al linguaggio del Santo Padre, abbiamo colto al volo il riferimento alla Scrittura, tipico del Codice Ratzinger che, come sapete, ricalca in toto il metodo comunicativo di Gesù, QUI.
Vi lasciamo immaginare il sobbalzo quando, al capitolo 36, versetto 5, lo scrivente ha letto la frase:
Il Santo Padre, del quale da due anni diciamo che è in sede impedita, ha scelto fra 73 libri biblici l'unico in cui compare l'espressione «io sono impedito».
Guarda caso, questa è esattamente la chiarificazione finale di cui avevano bisogno i sacerdoti del Sodalizio Mariano e tutti gli altri veri cattolici che pregano in unione con papa Benedetto (e NON come gli "una cum di papa Franciscus"; ndr).
Ma, ora, allacciate le cinture perché il Codice Ratzinger diventa ancora più strepitoso.
No, in effetti non si meritava proprio di essere presentato, fra gli altri, dal super-ateo Paolo Flores d'Arcais che, nel suo libello "La sfida oscurantista di Ratzinger" del 2010 ecco come osava parlare del Santo Padre Benedetto XVI:
"Contro lo sfondo di virile austerità di Giovanni Paolo II assumono pesantissimo rilievo le svenevoli attenzioni dell'arcigno teologo tedesco per estenuanti frivolezze estetiche, dagli elaborati e sontuosi berretti, alle babbucce rosse, a un segretario che sembra uscito da Beverly Hills".
Vi rendete conto?
Forse, Papa Benedetto non meritava nemmeno che l'iper-ateo Odifreddi presentasse il suo libro – quasi un monologo – come uno scambio paritario col Santo Padre, dato che su 150 pagine di verbose riflessioni del matematico, quelle di papa Benedetto in risposta sono meno di una ventina, di cui la metà circa, biglietti di auguri.
Peraltro, Odifreddi dopo la pubblicazione di questo articolo, QUI, non ha detto o fatto nulla per soccorrere il suo "amico papa" in sede impedita, ma ha ignorato bellamente la questione.
Né Benedetto XVI meritava di essere presentato dal "gayfriendlyssimo" Mons. Vincenzo Paglia, il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che si è fatto ritrarre nudo in un affresco omo-erotico nella cattedrale di Terni, e che non mette minimamente in discussione la legge 194 sull'aborto, come leggete QUI.
Né forse si meritava di essere presentato dal vaticanista del Tg1 Fabio Zavattaro che, come tutti gli altri vaticanisti del resto, finge di non sapere nulla della annosa e stranota "Magna Quaestio". Ma... quindi?
ALLORA, PAPA BENEDETTO XVI NON STAVA FACENDO UN COMPLIMENTO AI RELATORI? NO. STAVA DICENDO LA VERITÀ (COME SEMPRE).
Rembrandt van Rjin (1630) "Il profeta Geremia piange la distruzione di Gerusalemme" |
Oppure: «Verranno dalle città di Giuda e dai dintorni di Gerusalemme, dai monti e dal meridione, presentando olocausti, sacrifici, offerte e incenso e sacrifici di ringraziamento nel Tempio del Signore. Ma se non ascolterete il mio comando di santificare il giorno di sabato, io accenderò un fuoco alle sue porte; esso divorerà i palazzi di Gerusalemme e mai si estinguerà» (17,26).
E ancora: «Poi venite e vi presentate davanti a me in questo Tempio, sul quale è invocato il Mio Nome, e dite: "Siamo salvi!", e poi continuate a compiere tutti questi abomini.» (7,10).
Ecco perché il Santo Padre non meritava quei "presentatori" che giovedi alla Lumsa si sperticavano in salamelecchi verso il Papa emerito, lasciandolo però tranquillamente impedito.
Dal momento che, fra i relatori, il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano è però un galantuomo e un valentissimo professionista, gli chiediamo ufficialmente di dare spazio a tale questione ormai molto conosciuta per non passare alla storia come i "presentatori" descritti dal profeta Geremia e da Benedetto XVI. Il medesimo invito lo rivolgiamo al Prof. Bonini, stimato rettore della Lumsa.
Barolomeo Gennari - "Il profeta Isaia" |
Ricorre continuamente il tema della loro vittoriosa scarcerazione. – I prigionieri che devono uscire dalle tenebre: «Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre» (42,6).
Sembra proprio un chiarissimo invito a quei sacerdoti fedeli a Benedetto, che però vivono ancora nel nascondimento, ad uscire dalle tenebre e a gridare la verità, cioè che il papa è solo Benedetto XVI.
Ancora, i prigionieri liberati metteranno in prigione i loro carcerieri: «... così faranno prigionieri coloro che li avevano resi schiavi e domineranno i loro avversari» (14,2).
Pare un cenno al ribaltamento canonico-escatologico che porterà all'annullamento dell'antipapato di Bergoglio... ma ci ha colpito un punto, in particolare al cap. 51, versetto 14:
Ora, anche Voi, come precisa il Santo Padre Benedetto XVI, «potete credere o non credere»: i bergogliani e gli "una cum" potranno dire che "è solo un caso", che "l'emerito non ha specificato il capitolo o il versetto", che "si vuole leggere solo quello che fa comodo".... E va benissimo così, perché il Papa, il Vicario di Cristo, non ha affatto bisogno di costoro.
Abbiamo quindi l'ennesima conferma che il Codice Ratzinger – inteso come corpus delle dichiarazioni velate del Santo Padre (o anfibologie; ndr) – è uno strumento di conversione, un seme di verità che attecchisce solo in chi ha "orecchie per intendere".
E, davvero, per non comprendere questi messaggi ormai clamorosamente patenti bisogna essere veramente duri d'orecchio, in completa malafede, o totalmente accecati.»
Fonte: liberoquotidiano.it
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