lunedì 17 maggio 2021

La Strategia di Ratzinger ispirata dal 3° Segreto

 


Sebirblu, 15 maggio 2021

Prima di esporre il mio nuovo lavoro, vorrei informare i cari Amici Lettori che questo blog ieri notte ha ricevuto insieme ad altri, fra cui i noti "Apostati si diventa..." e "Sa Defensa" un allarmante avviso di pericolosità, dovuto a contenuti "fuorvianti" ed "invasivi"... (sic!).

Ecco la schermata:



Invito tutti, se ciò dovesse ripetersi, ad andare su "dettagli" e al comparire di una seconda pagina si clicchi sul link che, pur dissuadendo ancora, permette di entrare nel mio sito. Questo spiacevole inconveniente è durato circa venti minuti. Ho chiesto l'aiuto all'Arcangelo Michele e grazie a Dio il tutto si è risolto... ma rimane in me la convinzione, come ho scritto QUI, che si tratti, purtroppo, di una delle numerose avvisaglie di coercizione planetaria in arrivo. 

Riprendo quindi il mio post riportando tre articoli (il 2° e il 3° quasi completi, perché privati di quanto già presente nel 1°) del bravo quanto illuminato giornalista Andrea Cionci che, da quando ha appreso la Verità sulle dimissioni di Ratzinger ‒ grazie soprattutto all'esperto latinista, nonché antropologo, Fra' Alexis Bugnolo (che continua in modo scandaloso ad essere perseguitato dalle autorità di polizia, come da video a piè pagina) ‒ non smette di scrivere articoli per allertare il più possibile il mondo sull'inganno di un falso papa al potere.


E l'ultimo sul tema (davvero eccellente) lo si trova QUI.



Una possibile strategia di Benedetto XVI ispirata

allo specchio del Terzo Segreto di Fatima

3 aprile 2021

«Non bisogna essere credenti per fare una simile valutazione: da sempre Ratzinger conosce a menadito profezie cattoliche spaventose sulle sorti della Chiesa e, come ecclesiastico, è tenuto a crederci.

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992, stilato sotto la sua supervisione, si legge, poi, all'art. 675: "La Chiesa deve passare attraverso una prova finale [...] una IMPOSTURA RELIGIOSA che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità".

Per non parlare del Terzo Segreto di Fatima (1917), di cui Ratzinger, dagli anni '80, era uno dei pochissimi a sapere tutto: in esso si parla esplicitamente di persecuzione del papato e di "un vescovo vestito di bianco visto allo specchio", che però non si sa se è il vero papa. Peraltro, lo stesso Benedetto XVI disse nel 2010: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa».

ALLORA: sapendo che l'attacco alla Chiesa sarebbe provenuto da un'impostura religiosa, forse proprio dall'interno, forse con un falso papa, possibile che per 40 anni il cardinale tedesco non avesse pensato a una qualche contromossa? Poco credibile.

Anche perché negli stessi anni '90 in cui si costituiva la Mafia di San Gallo, la lobby di porporati modernisti che, per stessa ammissione del card. Danneels (cfr. QUI; ndr), cercheranno di spodestare il futuro Benedetto XVI, l'allora papa Giovanni Paolo II (insieme a Ratzinger; ndr) passava al contrattacco con la costituzione apostolica "Universi Dominici Gregis" per scomunicare all'istante qualsiasi cardinale avesse organizzato delle manovre preconclave.

Quindi, se papa Wojtyla non rimase certo a guardare, per quale motivo il suo braccio destro, il card. Ratzinger, avrebbe dovuto ignorare il problema senza predisporre un "piano B"? 

Ed ecco che ritorna degna di considerazione la tesi del testo giuridico "Benedict XVI: pope emeritus?" dall'avvocatessa Estefania Acosta: Benedetto XVI non si è mai dimesso, ha volontariamente lasciato che una "falsa chiesa" capeggiata da un antipapa prendesse il potere. La stessa giurista ha indetto una petizione in varie lingue da sottoscrivere senz'altro QUI, perché quella internazionale è stata tolta, "guarda caso", dalla rete.

Di conseguenza, la falsa chiesa potrebbe essere annullata completamente grazie al riconoscimento da parte dei fedeli delle invalide dimissioni di Benedetto. L'antipapa non sarebbe mai esistito: un "Grande Reset cattolico", dunque, maturato attraverso un processo di conversione e purificazione, come annunciato da altre decine di profezie.


Ben Goossens


Ammettiamo, per accademia, che la tesi della Acosta sia vera.

Colpisce come Ratzinger abbia dichiarato al giornalista Seewald: "La mia intenzione non era semplicemente e primariamente fare pulizia nel piccolo mondo della Curia, bensì nella Chiesa nel suo insieme".

In termini strategici si potrebbe definire un perfetto "piano d'inganno" con "falso obiettivo" e "finta ritirata" per produrre una svolta motivazionale nel popolo cattolico e l'annichilimento definitivo dell'avversario.

Siccome Benedetto sapeva che i nemici avrebbero preso il potere per produrre un'impostura religiosa, lui reagisce con la stessa moneta, preparando una "trappola passiva" per la loro avidità, al fine di difendere la vera Chiesa.

Per fare un esempio di tale strategia: immaginiamo un nobiluomo possidente, un conte, insidiato da amministratori infedeli che vogliono eliminarlo.

Un giorno il nobile dichiara: "Siccome l'essere conte mi è divenuto faticoso, rinuncerò presto ad amministrare le mie terre". Poi parte e va in vacanza, senza nemmeno firmare la rinuncia  all'amministrazione  delle  terre.

L'infedele amministratore coglie la palla al balzo, si illude che il conte abbia rinunciato a titolo e proprietà e se li accaparra entrambi. L'amministratore, con la sua dubbia condotta, insospettisce i contadini che si rivolgono alle Autorità.

Quando si scopre che il conte non ha mai rinunciato al titolo, né conseguentemente alle sue proprietà, l'usurpatore viene arrestato. E il conte ritorna, liberato dai nemici e acclamato dai contadini.

In questa strategia, il "falso obiettivo" sarebbe l'annuncio del conte di rinunciare all'amministrazione.

Ora, è un fatto che nel 1983, Papa Wojtyla e il card. Ratzinger crearono, quello che può essere considerato esattamente un falso obiettivo, un'immagine illusoria (cfr QUI, e QUI, dove ne ho ampiamente parlato; ndr).

Sdoppiarono l'ufficio papale ‒ che prima era unico ‒ in due parti: un'immagine reale e il suo riflesso: il munus (incarico divino) e il ministerium (amministrazione pratica), cioè, il "titolo di conte" e "l'amministrazione delle terre".

Ma se uno può amministrare delle terre senza essere conte, non può diventare conte amministrando delle terre. E se il conte decide di rinunciare all'amministrazione, o se ne allontana per motivi suoi, resta pur sempre il conte.

Amministrare le terre è una prerogativa, un riflesso dell'essere conte e proprietario. Ecco perché si può dire che il ministerium sia il riflesso del munus e quindi il "falso obiettivo".



Così, messo all'angolo, nel 2013, Benedetto XVI, fingendo di dimettersi, offre in pasto ai suoi avversari proprio il falso obiettivo, dichiarando: siccome l'esercitare il munus mi è diventato faticoso, rinuncerò al ministerium (e poi non ratifica nulla).

Ai suoi nemici basta, ma per essere efficaci le dimissioni avrebbero dovuto essere scritte all'opposto: "siccome il ministerium mi è diventato faticoso, rinuncio al munus".

Capite? Un'inversione SPECULARE. E da dove Ratzinger avrebbe potuto trarre spunto per questa strategia "A SPECCHIO" per gabbare gli avversari?

Ecco cosa si è detto nel Terzo Segreto di Fatima:  "E  vedemmo  («qualcosa  di  simile a  come  si  vedono  le  persone  in  uno  SPECCHIO  quando  vi  passano  davanti»), in una luce immensa che è Dio, un vescovo vestito di bianco («abbiamo avuto il  presentimento  che  fosse  il  Santo  Padre»)".

Viene quindi visto un vescovo ‒ forse abusivamente vestito da papa ‒ allo specchio. L'analogia  è  plastica  e  ispiratrice.

Dalla Declaratio del 2013 in poi, la strategia di Ratzinger segue sempre un sistema a specchio: ciò che sembra vero è falso e ciò che sembra falso è vero. Tutte le sue dichiarazioni sono interpretabili in un senso o nell'altro, secondo un'ambiguità continua e scientifica.

Benedetto si fa passare come l'ex papa, il "papa emerito", si cela dietro un'immagine che però è solo un riflesso della realtà, poiché è sempre stato lui il vero papa, mentre all'opposto, al potere c'è il suo riflesso, un amministratore nominato abusivamente papa.

Tuttavia, Ratzinger lascia qualche traccia per far riconoscere il falso dal vero: errori, incongruenze, rimandi storici inequivocabili (scoperti proprio da fra' Bugnolo; ndr) che, sottilmente, riconducono alla trappola giuridica delle dimissioni invalide da lui predisposta.

Lascia delle "macchioline sulla superficie del suo specchio" per far riconoscere ai suoi che la sua immagine da ex papa è falsa, perché egli è l'unico legittimo papa.



Perché non lo dice chiaramente allora?

Perché la presa di coscienza lenta, a volte faticosa e dolorosa è l'unica maniera di rendere veramente consapevole il suo popolo.

Si direbbe in gergo: Benedetto XVI ha lasciato che i cattolici sbattano il naso sulla realtà, su ciò che è cristico e ciò che è anticristico, riprendendosi la loro chiesa armati di un nuovo slancio motivazionale e di una maggiore capacità di distinguere il vero dal falso.

E se Benedetto XVI muore prima dell'antipapa?

In ogni caso, carta canta: se le dimissioni erano invalide nel 2013, nulla di quanto fatto dalla Chiesa da lì in poi è valido. Quindi bisognerà riformare un conclave o solo con cardinali nominati da Benedetto o tornare a far scegliere al popolo, come era nei tempi antichi. (Cfr. QUI, i "segni" che si sono manifestati nel giorno in cui fu "eletto" Bergoglio; ndr).

Da un punto di vista strategico, almeno in linea teorica, il discorso fila. Gli indizi ci sono tutti e per ora, nulla – e soprattutto nessuno – contraddice un simile scenario, per quanto scioccante sia.

Come sostiene il filosofo Giorgio Agamben: "Invece di impegnarsi nella logica del mantenimento del potere, con la sua rinuncia all'incarico Ratzinger ne avrebbe enfatizzato l'autorità spirituale, contribuendo in tal modo al suo rafforzamento".

L'ultima parola spetta ai vescovi che dovranno verificare se le dimissioni di Benedetto XVI sono valide o no.

Nulla  di  nuovo  sotto il sole:  così  è sempre stato  nella  storia  della  Chiesa  quando si  avevano  dubbi su  chi  fosse il vero papa,  basti  citare il sinodo di Sutri,  nel 1046,  che decise fra tre papi diversi, o il concilio di Melfi V che nel 1137 depose l'antipapa Anacleto II dopo otto anni di regno.

L'unica cosa importante è che il sinodo abbia luogo prima dell'elezione di un nuovo papa. Se quello riconosciuto come pontefice fosse in realtà un antipapa, anche il suo successore sarebbe un antipapa.»




"Nessun papa si è dimesso per 1000 anni..."
Benedetto XVI spiega che non ha mai abdicato.

4 maggio 2021

« "Il papa è uno solo" ripete Benedetto XVI da otto anni, senza mai spiegare quale sia dei due. In merito alle sue dibattute dimissioni, in molti si chiedono, spazientiti: "Se è ancora lui il papa, perché non lo dice apertamente?".

Forse non può, ma abbiamo individuato un testo dove Ratzinger spiega che, sebbene con la Declaratio del 2013 si sia dimesso rinunciando al "ministerium", alle funzioni pratiche, di converso non ha affatto abdicato al "munus", il titolo divino di papa. (Le parole sono importanti: dimettersi è rinunciare a delle funzioni, abdicare è rinunciare al titolo di sovrano).

Noiosi "legalismi clericali", come dice Bergoglio? No. Si tratta di un problema enorme – che viene accuratamente evitato nel pubblico dibattito ‒ perché se un papa vivente non abdica al munus decadendo completamente, non si può indire un altro conclave.

Anche dal punto di vista teologico, lo Spirito Santo non orienta l'elezione del papa in un conclave illegittimo, né lo assiste. Il "papa Francesco" quindi, non sarebbe mai esistito, sarebbe solo un "vescovo vestito di bianco" (come suddetto; ndr) e nessuno più, nella sua linea successoria, sarebbe un vero pontefice. Vale quindi la pena di applicarsi alla questione.

Ma veniamo al documento: a pag. 26 di "Ultime conversazioni" (Garzanti 2016), libro-intervista di Peter Seewald, il giornalista chiede a Benedetto XVI: "Con lei, per la prima volta nella storia della Chiesa, un pontefice nel pieno ed effettivo esercizio delle sue funzioni si è dimesso dal suo «ufficio». C'è stato un conflitto interiore per la decisione?".

Risposta di papa Ratzinger: "Non è così semplice, naturalmente. Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio ciò ha costituito un'eccezione: perciò una decisione simile la si deve ponderare a lungo. Per me, tuttavia, è apparsa talmente evidente che non c'è stato un doloroso conflitto interiore".

UN'AFFERMAZIONE ASSURDA, per come immaginiamo comunemente la parola "dimissioni": negli ultimi mille anni (1016-2016) ci sono stati ben quattro papi che hanno rinunciato al trono, (tra cui il famoso Celestino V, nel 1294) e, nel primo millennio del papato (33-1033), ce ne sono stati altri sei. Forse Ratzinger non conosce bene la storia della Chiesa?

Tale asserzione ha, invece, un senso perfettamente coerente se comprendiamo che "dimettersi" dal ministerium ‒ come ha attuato Ratzinger ‒ non comporta affatto "abdicare" al munus. [...]



Tutto torna: l'«eccezione» del primo millennio di cui parla Ratzinger è quella di BENEDETTO VIII, TEOFILATTO DEI CONTI DI TUSCOLO che, spodestato nel 1012 dall'antipapa Gregorio VI, in fuga, dovette rinunciare per alcuni mesi al ministerium, ma non perdette affatto il munus di papa, tanto che fu poi reinsediato sul trono dall'Imperatore santo, Enrico II.

Nel secondo millennio, invece, nessun papa ha mai rinunciato al solo ministerium, mentre ben quattro pontefici hanno, invece, abdicato, rinunciando al munus.

Consultato sulla questione storica, il Prof. Francesco Mores, docente di Storia della Chiesa all'Università degli Studi di Milano, conferma: "Esiste effettivamente questa differenza tra il 1° e il 2° millennio. Lo snodo decisivo è la riforma «gregoriana» (del 1073).

Per quanto in conflitto coi poteri secolari, i pontefici del II millennio mantennero sempre un minimo di esercizio pratico del loro potere (quindi non rinunciarono al ministerium n.d.r.), a differenza di pochissimi casi nel primo millennio: Ponziano, Silverio, ma, soprattutto, Benedetto VIII".

Benedetto XVI ci sta dicendo molto chiaramente che lui ha dovuto rinunciare al ministerium come quel suo antico, omonimo predecessore e che nessuno di loro due ha mai abdicato al munus.

Se non fosse così, Ratzinger come potrebbe dire che dimettendosi come lui, nessun papa si è dimesso nel II millennio e che nel I millennio è stata un'eccezione"?

Non si scappa.

"L'Imperatore santo, Enrico II, conferma le donazioni dei suoi predecessori a Benedetto VIII"
(Affresco degli archivi segreti vaticani).
 Interessanti le analogie tra i due papi: Benedetto VIII e Benedetto XVI. Cfr. QUI.

Ulteriore conferma viene dall'altro libro-intervista di Seewald, «Ein Leben», dove, a pag. 1204, Benedetto XVI prende le distanze da Celestino V, che abdicò legalmente nel II millennio (1294): "La situazione di Celestino V era estremamente peculiare e non poteva in alcun modo essere invocata come (mio) precedente".

Sempre in Ein Leben, la parola "abdicazione" compare otto volte ‒ nove nell'edizione tedesca («Abdankung») ‒ e mai riferita a Ratzinger, ma solo a papi che abdicarono per davvero, come Celestino, o che volevano farlo sul serio, come Pio XII per sfuggire ai nazisti. Per Ratzinger, invece, si parla solo di dimissioni («Ruecktritt»).

Oggi, quindi, non avremmo "due papi", bensì "mezzo" papa: solo Benedetto XVI, privo del potere pratico. Per questo, egli continua a vestire di bianco (pur senza mantelletta e fascia), a firmarsi P.P. (Pontifex Pontificum), a vivere in Vaticano e a godere inspiegabilmente di altre prerogative pontificie. Ci sono altre spiegazioni?

La questione non può passare in cavalleria: un miliardo e 285 milioni di cattolici hanno diritto di sapere chi è il papa (ved. QUI). Forse una conferenza stampa di papa Benedetto, per esempio, oppure un sinodo con discussione pubblica fra vescovi e cardinali nominati prima del 2013: fare chiarezza ‒ in una modalità assolutamente trasparente ‒ non è più differibile.»

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Al termine di questo articolo, Andrea Cionci prosegue con un "approfondimento" riportato dal sito di Marco Tosatti che, in finale, menziona le veggenti Anna Katharina Emmerick e suor Mariana de Torres riguardo ad un "Grande Prelato" che salverà la Chiesa succedendo a Benedetto XVI, come ho scritto nei miei post QUI e QUI.

Inoltre, lo stesso giornalista il 7 maggio espone un altro 'pezzo' per completare il tema, che ripubblico in gran parte, a seguire, perché offre una panoramica precisa della scabrosa situazione dei "due papi" che da otto anni siamo costretti a sopportare.


Studio del ritratto di Innocenzo X di Francis Bacon e quello di Benedetto XVI di Natalia Tsarkova.


Aria di scisma, ma chi esce?
Perché Benedetto XVI avrebbe preparato dimissioni invalide.

7 maggio 2021

«Dopo l'articolo di qualche giorno fa (tradotto in quattro lingue) su un inequivocabile messaggio di Benedetto XVI (appena riportato; ndr), sempre più persone si sono dette convinte del fatto che Ratzinger non solo non abbia mai abdicato, ma che nel 2013 abbia organizzato appositamente dimissioni invalide, come peraltro sostiene giuridicamente la signora Acosta QUI. [...]

Agli osservatori intellettualmente onesti, resta soprattutto un'ultima esitazione:

"Sì, va bene, ma perché Ratzinger avrebbe dovuto preparare tutto questo?" [...]

Intanto ci si potrebbe fermare ai fatti – che bastano e avanzano – ma, comunque, possiamo fin d'ora azzardare qualche ipotesi sul perché Benedetto XVI avrebbe regalato al popolo cattolico otto anni di vacanza (nel senso più esteso del termine) con dimissioni appositamente invalide.

È da almeno 2500 anni che si annuncia per la Chiesa un momento di grande crisi, con una presa del potere da parte di forze cosiddette anticristiche.

Abbiamo l'avvento di un "pastore idolo" (profeta Zaccaria nell'Antico Testamento), di un "falso profeta" (Apocalisse di San Giovanni), di una "falsa chiesa stravagante" (beata Katharina Emmerick) di una "Roma sede dell'Anticristo" (Madonna de La Salette), di un "vescovo vestito di bianco" (Fatima), di un "papa della Chiesa della propaganda" (p. Julio Meinvielle), del "fumo di Satana entrato in Chiesa" (Paolo VI), di una "prova finale con apostasia dall'interno" (art. 675 del Catechismo del 1992), di un'«antichiesa» e di un «antivangelo» (San Giovanni Paolo II) di "Satana al vertice della Chiesa" (don Stefano Gobbi) e (Padre Pio, cfr. QUI; ndr)...

Insomma, la possibilità di un golpe anticristico non è certo una novità e nella Chiesa si conosce da lunga data. Peraltro segnaliamo anche il recente romanzo di un sacerdote, Don Sabino Decorato, che si chiama proprio "GOLPE IN VATICANO". Ne hanno scritto su Stilum Curiae QUI.[...]

(Nello spazio omesso, Andrea Cionci ribadisce il piano progettato da papa Woityla e da Ratzinger nel 1983 già accennato sopra; ndr).

[...] Quindi, considerando che gli attacchi (documentati), della Mafia di San Gallo provenivano dall'interno della Chiesa e ammettendo che questi fossero espressione di quanto profetizzato da 2000 anni, da un punto di vista strategico, il sistema di reazione migliore per papa Ratzinger NON poteva certamente essere quello di una CONTRAPPOSIZIONE FRONTALE E ASIMMETRICA.



Ci immaginiamo ‒ come avrebbero voluto certi sedevacantisti ‒ Benedetto XVI nel 2005, con tutto il mondo che lo dipinge come un arcigno papa oscurantista e retrivo, intento a far piovere scomuniche sui modernisti, sospendere qui, cacciare di là? Assurdo.

Sarebbe stato un suicidio politico: avrebbe soltanto rafforzato la propaganda dei suoi nemici, interni ed esterni alla Chiesa, condannando non solo se stesso, ma anche preparando, forse, in reazione, una successione legale con un papa modernista.

Quando Mons. Carlo M. Viganò individua nel Concilio la radice della deriva attuale non sbaglia e, certo, nel 2013 la metastasi del modernismo neo-ariano-luterano (con un'omosessualità del clero ormai endemica) era ormai giunta ad uno stato tale da imporre una decisione drastica. Vatileaks aveva financo evidenziato una feroce guerra intestina tra fazioni e perfino presunti piani per eliminare fisicamente il Pontefice.

Arrivato il momento, Benedetto XVI ha quindi probabilmente tirato la "leva di emergenza" senza esitazioni, volontariamente, in scienza e coscienza. Il modo più intelligente, efficace e incruento di reagire era quello di una ritirata (parola che usa spesso), non prima di aver "minato" il terreno di invasione nemica. Negli studi strategici si direbbe un "piano d'inganno" con "ritirata elastica" e "falso bersaglio".

Bisogna uscire da una visione irenista e dolciastra di una Chiesa tutta rose e fiori: c'era e c'è una GUERRA feroce e totale in corso. E Benedetto, nonostante l'apparenza mite e fragile, si è dimostrato un super-combattente.

Ratzinger ha dato in pasto ai lupi che lo assediavano la "POLPETTA" del ministerium facendoli illudere che equivalesse a un'abdicazione e, ritirandosi in un ruolo da presunto papa emerito, ha conservato il munus, concedendo alle forze nemiche in seno alla Chiesa un tempo sperimentale, per svelarsi, in modo che il popolo cattolico comprendesse da vicino il vuoto e i contenuti del modernismo massonico asservito al mondialismo, teologicamente distruttivi.




I fedeli dovevano vedere l'idolo pagano intronizzato in San Pietro, la "Madonna meticcia sollievo dei migranti", gli stravolgimenti dottrinali, i cambiamenti politically correct nel messale, la rugiada esoterico-massonica nella preghiera eucaristica e mille altre inaudite inversioni rispetto alla sana dottrina. (Cfr. QUI; ndr).

Si doveva palesare la Chiesa schiava del "mondo", amichevolmente dialogante con abortisti ed omosessualisti, i cattolici dovevano toccare il fondo, come il figliol prodigo, dovevano arrivare "a fare i guardiani dei porci" prima di consapevolizzarsi e tornare alla casa del... papa.

Nel 2013 – se ricordiamo – nessuno, fra intellettuali, teologi, vaticanisti e semplici fedeli era così esasperato, né animato da "eroico zelo".

Nessuno avrebbe rischiato la propria carriera, neppure i sacerdoti si sarebbero fatti scomunicare, come don Minutella e don Bernasconi, QUI per citarne alcuni (ma anche QUI; ndr), né si sarebbero coagulati gruppi di resistenza come in una "nuova Crociata dei poveri".

Nessuno avrebbe capito la realtà e accolto le verità della fede cattolica se non fosse stato esasperato, scandalizzato, sdegnato, estenuato dal nuovo corso.

Ratzinger sapeva come sarebbero andate le cose (ved. QUI; ndr), e aveva messo tutto in sicurezza: le sue dimissioni erano del tutto invalide e questo sarebbe stato scoperto man mano che i vari Enzo Bianchi implodevano da soli, QUI, che la "falsa Chiesa" annegava in feroci conflitti interni, in scandali finanziari, sessuali, in grottesche gaffe e contraddizioni latenti.

E le dimissioni di Benedetto sarebbero state per sempre invalide, anche dopo la sua morte. Un piano definitivo per separare il GRANO DAL LOGLIO. (O meglio, "Il grano dal Bergoglio", ved. QUI; ndr).

Rischioso? Per ora – visto che ne stiamo scrivendo - il piano ha funzionato, almeno nella prima parte. È stato capito il suo gioco, con otto anni di ritardo (ved. QUI; ndr), ma la verità – finora incontestata e forse incontestabile ‒ di alcuni fatti si sta viralizzando in tutto il mondo. E Benedetto è ancora vivo e lucido, ma appunto il problema resterà anche alla sua dipartita.

Si è capito che la Chiesa sta per essere purificata definitivamente, a prezzo di uno SCISMA, questa volta utile e necessario, per quanto doloroso. Ne parlavamo QUI in febbraio e, dopo essere stati subissati di critiche, oggi nessuno parla d'altro.




La differenza è che prima lo scisma poteva essere concordato, oggi con la questione delle benedizioni alle coppie gay si è giunti ai ferri corti: mors tua, vita mea. L'ultimo scontro sarebbe stato proprio sulla sessualità e la famiglia, come preconizzato da vari mistici.

Ora, quello che resta solo da decidere è se ad uscire dalla Chiesa (come sede) saranno i tradizionalisti o i modernisti.

E il perno di tutto è, ancora una volta, l'invalidità delle dimissioni di Benedetto XVI.

Se Joseph Ratzinger non si è dimesso, Bergoglio, i suoi cardinali, i suoi teologi, le sue nomine, le sue novità dottrinali svaniranno in un soffio, come polvere al vento, "combusti escatologicamente" dal Diritto canonico.

Formeranno, al massimo, una nuova "Chiesa massonica", luterana e mondialista, e si aggregheranno ai protestanti europei. Diverranno irrilevanti nel giro di pochi anni, come tutte le chiese protestanti.

Altrimenti, se nessuno avrà la forza per verificare le dimissioni, toccherà alla Chiesa romana abbandonare la sede, lasciare cattedrali, basiliche, chiese, abbazie, conventi e palazzi, per riprendersi almeno la fede, come S. Atanasio, ritornare nelle catacombe, così come aveva previsto anche Ratzinger.

In ogni caso, sarà uno scisma purificatorio, da augurarsi, si direbbe. Siamo infatti non solo in presenza di due RELIGIONI DIVERSE, ma anche del tutto ANTITETICHE che non possono più convivere.




Ora, arrivati a questo punto, vescovi e cardinali non dovrebbero per forza fare una scelta di campo decisa, come invocano molti. Non è ancora necessario. Basterebbe che chiedessero una chiarificazione, in modo neutro, una OPERAZIONE VERITÀ sulle "dimissioni" di Benedetto.

Se Bergoglio non è il papa, certamente non potrebbe scomunicare un cardinale che chiedesse una verifica sull'abdicazione – o rinuncia ‒ di Benedetto XVI, a meno di svelarsi.

In tal caso, chiedersi perché Ratzinger non parla direttamente e spontaneamente non ha senso: egli non sarebbe libero, bensì "ostaggio" dell'antagonista.

Ciò che necessita, quindi, per fugare ogni ombra, è una CONFERENZA STAMPA PUBBLICA di Benedetto XVI con garanzie mediche e di sicurezza. Oppure un confronto pubblico fra canonisti, o un sinodo con porporati di nomina pre-2013.

Un'operazione di assoluta, rigorosa trasparenza dovrebbe essere in primis interesse di Bergoglio, se è il vero papa, ed anche del suo successore, dato che l'ombra sulla rinuncia di Benedetto offuscherebbe anche un futuro pontefice.

Certo, stavolta non ce la si può cavare con i titoli di Vatican News QUI con le letterine riferite da questo o da quello e mai mostrate in originale, oppure chiamando il solito giornalista del quotidiano filo-bergogliano che, a modo suo, interpreta parole di raffinata ambivalenza, QUI.

L'operazione verità dovrà essere chiara, netta, al di sopra di ogni sospetto e definitiva. E poi, quando si sarà capito quale fazione dovrà fare "baracca e burattini", ognuno per la sua strada e tutti felici.

La storia rivelerà "darwinianamente" quale delle due chiese fosse quella vera.»

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Ed ecco l'intervista fatta a Fra' Alexis Bugnolo dopo essere stato fermato e maltrattato (ved. QUI) dalla Polizia Municipale di Roma.  Per gli smartphone cliccare QUI.



Relazione e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Fonte: liberoquotidiano.it  più  QUI e QUI.


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