domenica 29 dicembre 2024

SUGGELLO di FINE ANNO... dai Cieli Infiniti!

 
Jon McNaughton

«Ecco, Io verrò presto e porterò con Me il mio salario,
per rendere a ciascuno secondo le sue opere.
Io Sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine.
Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all'Albero della Vita
 e potranno entrare per le porte nella Città.» (Ap. 22, 12-14).


Sebirblu, 28 dicembre 2024

Chiudo quest'anno 2024, carico di eventi funesti purtroppo, con l'ammaestramento finale che l'eccelsa ed insondabile "Voce", proveniente dai Cieli altissimi, ha inteso offrire agli umani di "Buona Volontà" affinché non si spenga nei loro cuori la fiamma della Speranza custodita da secoli: il Ritorno di Nostro Signore.

La stessa "Voce" chiamata "Maestro" da Gino Trespioli, che "osa" domandargli chi è (ved. QUI), giunge a noi dai piani sublimi per chiarirci ancora e definitivamente il Mistero "Cristo-Dio", percepito solo dai puri, dai semplici, da coloro che non sentono la necessità di vedere per credere, ma che nel silenzio dell'anima lo adorano... oltre ogni misura.

Gesù, il Cristo

Episodio 564 (B), estratto dal libro "La Vita", da scaricarsi QUI, perché introvabile altrove.

Trespioli:

‒ Non lasciò che io chiedessi; il mio Maestro ben sapeva quel che urgesse far sapere, e che è la Verità della Chiesa mistica.

Disse: ‒ La Divinità stabilì di riprodursi nel Tempo, e sotto forme umane. Radiò il Centro: Gesù. Divinità perfetta: assimilò quel quantitativo fluidico, eterico, atto a riprodurre forma. Distacco apparente di un Raggio dal Centro: la corrente divina rimase pur sempre allo stato primo di potenza. 

Fece piccola la forma per manifestarsi in un primo tempo; e non prese già dalla Donna corpo organico, bensì quel quantitativo di energia materiale idonea a riprodurlo in forma concreta. Si compose la nascita come un fatto naturale, umano, ma il parto non fu organico, fu eterico: la Vergine è madre.

Bada  bene;  i genitori,  ovvero i custodi,  andarono alla ricerca;  non  lo  trovarono  in un primo momento, poiché Egli già aveva scomposto il suo corpo fluidico. Lo ritrovarono poi e lo condussero nelle adiacenze della casa.


James Tissot

Che avvenne? Il mistero si iniziò; ascese Egli alle supreme sfere, pur restando in contatto coi custodi, dopo, nella data segnata ritornò per la predicazione. Durante la quale dava alla forma, a seconda delle circostanze, maggiore o minore densità.

Quindi tu dici: Dio poteva evitare il soffrire... Su questo ti fu risposto e ripeto: no, compì intera la redenzione assoggettandosi ai dolori sensibili di un corpo umano. In quegli attimi del suo soffrire, fece conoscere agli uomini la Legge di Vita: con le sue stesse espressioni, che non erano già di debolezza, ma erano conferma della Sua Divinità.

«Padre, allontana da me questo Calice»: non già per sé Egli chiedeva aiuto al Padre, ma per l'Umanità di cui vedeva il dolorare futuro; non a Lui fossero tolti il soffrire e la morte, ma fosse tolto all'Umanità di consumare il deicidio.

Si mostrò divino quando fu condotto al governatore; e alla domanda «Tu sei Figlio di Dio»? «Tu lo dici», rispose; e fu alta verità che brucia e consuma.

Sublime espressione d'amore divino sul Golgota e, allorché fu percosso, pregò: «Padre, perdona loro perché non sanno quel che si fanno».

(Questo "si fanno" è scritto nella Scrittura antica, originaria, perché il Cristo sapeva, per la 'Legge di Causa ed Effetto', quale conseguenza si sarebbero attirati gli aguzzini con la Sua ignominiosa esecuzione. Ndr).

Il che significa che Egli, pur potendo incenerire gli uomini, volle, sopportandoli, rendere manifesta la legge della evoluzione ed insegnare che coloro i quali ignorano la Legge avranno giudizio secondo, ma primo chi la offende pur conoscendola.

La Divinità si espresse attraverso il sussulto di tutti gli elementi della natura, che si scossero nelle loro energie allorquando il distacco ruppe i legami della materia per l'ascesa al Centro... Gesù fu la divina espressione della Legge; la stabilì, la coordinò, diede agli uomini il riscatto del suo stesso sangue, che è Vita di tutte le vite.

E ancora: la Divinità si manifestò nel suo puro linguaggio col «Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio»; e qui va intesa la vita materiale degli esseri, che Cristo pure osservò ed ai suoi fece osservare; l'insegnamento non si riferisce soltanto alle gabelle ed ai balzelli; esso è più profondo: date alla Materia quel che è della Materia, allo Spirito quel che è dello Spirito. L'Ideale, l'Anima, la Vita.

Egli venne a riscattare gli Esseri che avevano prevaricato per eccessivo amor di vita. Stringiamoci in atto di amore e troveremo i benefici massimi per la Vera Vita.


"Il tributo a Cesare da Rubens - di Jacopo Cestaro - (1718 - 1785)"

Episodio 565 (B).

Trespioli:

Ascoltavo, con gioia sempre più intensa, e non sapevo più nulla chiedere. Ma il Perfetto non aveva obliata una promessa; Egli non ignorava che la mia ragione si ribellava ad accettare alla lettera e non sapeva penetrare il simbolo del tremendo evento profetizzato all'Umanità:

«Quando poi verrà il Figlio dell'Uomo nella Sua gloria» ‒ lasciò scritto Matteo ‒ «si raduneranno tutte le nazioni e depurerà gli uni dagli altri... Allora il Re dirà a quei della sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, possedete il regno preparatovi fin dalla fondazione del mondo. E dirà a coloro della sinistra: Via da me, maledetti, al fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli. E questi andranno all'eterno supplizio, i giusti alla vita eterna».

E Marco descrive che «si oscurerà il sole e la luna non darà la sua luce e cadranno le stelle dal cielo e le forze nei cieli si sconvolgeranno». La fantasia degli esegeti ampliò, colorò l'evento con narrazioni di una grandiosità terrificante; e le genti si sono accasciate alla visione, spaventevole per tutti, poiché nessuno può ritenersi immune da colpa.

Il Perfetto parlò, lento, solenne:

‒ «Io verrò sulla nube fra lampi e tuoni», disse l'Eterno. E in quel giorno coloro che negarono l'Eterno, che fecero obbrobrio seminando discordia, si percuoteranno da loro stessi e grideranno ai monti di inghiottirli. Così disse.

Tutta la Vita scorre come fiume ed ha due rive: la destra e la sinistra; quindi Luce ed Ombra. Coloro che appartengono all'Eterno non hanno necessità di giudizio; ma quelli della riva sinistra il giudizio chiederanno.

Essi invocheranno d'essere levati dal fuoco per ritornare alla Luce. E la Legge, massima manifestazione di Amore e di Giustizia, conteggerà le opere, ed a seconda delle opere, procederà lungo la scala.

E allora sarà sentita la condanna là dove le opere furono infeconde. E l'Eterno distinguerà, sì, ma per rinnovare. Immutabile è il fatto sostanziale della Legge; le masse e le energie dovranno essere trasformate per passare a un nuovo ciclo, ad un nuovo stato sostanziale.

Lo scomporsi delle energie dà sussulto: e si comporranno nuovi Cieli e nuove Terre; e tutti i refrattari, i ritardatari, gli inetti, i negatori subiranno la veemenza degli elementi. Non siete voi, uomini, mondi, universi, in un continuo giudizio?

Gli Astri sono in ininterrotto moto, il Sole si oscura; rammentano all'Umanità la finale trasformazione dal mondo fisico ad un mondo radiante. Verrà la veemenza in ora segnata e sarà fuoco che consuma e rinnova. Non passo oltre al segno: chi ha orecchie intenda.


"Nel tempo e fuori dal tempo" di Marcello Ciampolini.

Episodio 566 (B).

Trespioli:

‒ La Voce tacque. Il Sublime pareva assorto, davanti allo spettacolo immane della metamorfosi universale da uno ad altro ciclo di vita, in eterna ascesa. Poi, come se un improvviso pensiero lo richiamasse verso di noi, umani in lotta, con dolcezza riprese:

‒ Siate semplici come colombe e prudenti come serpenti.

Egli vedeva quanto l'ira, quanto l'odio si sarebbero manifestati contro la nuovissima crociata: egli ricordava il monito dell'Unigenito ai Soldati della Fede: 

«Ecco, Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi, siate dunque accorti come serpenti e semplici come colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi faranno comparire davanti ai tribunali e alle sinagoghe... e sarete odiati da tutti a causa del Nome Mio... Se hanno chiamato Belzebù il padrone di casa, quanto più i suoi domestici? Non li temete, poiché non c'è niente di nascosto che non s'abbia a rivelare».

Egli ben sapeva, il mio Maestro, che un'ondata di livido furore si sarebbe abbattuta e più dovrà abbattersi, ruggire, ululare nell'illusione di soffocare l'impeto della corrente di pensiero, che era ed è l'aspettativa delle genti.

Egli volle portare la parola che rincuora:

‒ La semplicità della colomba ha il profondo significato di un Vero che resta intatto nel suo principio; la prudenza del serpente consente di saper distinguere ciò che proviene dall'Eterno da ciò che può essere emanazione delle afosità evolutive, e consente di saper distinguere gli uomini dal loro segno.

A quelli che portano la Croce stellata e riconoscono il Cristo eterno, si può dire tutta la verità:

«Sarete percossi ed insultati a causa di Me». Non subisci tu, non subite voi l'ironia degli umani? La falsità del mondo? Ma che importa? Sappiate essere ardenti come Paolo; sappiate ripetere con Lui: «Non siamo noi che viviamo, ma è Cristo che vive in noi».

L'ideogramma della Scienza della Vita è la Croce stellata: «Deus in vobis».




Episodio 567 (B).

Trespioli:

‒ Dio!... Mille volte quel nome udii negli abissi e nei vertici luminosi... quel Nome che sulla Terra tutti sanno; Nome di Chi tutti ignorano.

E il Maestro:

‒ Dio!... Fuoco e tuono. Folgore che distrugge tutto ciò che non sia perfetto. Il Sublime in atto. Un Tutto che non ha limiti. Una radiazione ininterrotta, manifesta nelle infinitesime particelle di un atomo...

Dio! Eterno sussurro che si ripete ovunque; per lo spazio, nelle energie, nelle scomposizioni delle energie, negli sconvolgimenti di mondi e di universi... Dio? Non oltre. Struttura che congiunge e disgiunge... Potenza, Amore, Sapienza: Dio.

Trespioli:

‒ Seguì una lunga pausa. Io mi ero fatto incapace di più chiedere, di più parlare. Ai limiti dell'infinito della Sapienza era un tale bagliore, era nella voce del Sapiente un tale riflesso dello splendore del Superlativo, che s'ampliava in raggi abbaglianti per l'infinito del Pensiero, che io nulla più sapevo dire; ed ascoltavo soltanto, beandomi; ascoltavo con l'anima tesa, più forte, più anelante ancora di sapere...

Sapere! ‒ riprese il Sublime ‒ Riassumerò l'insegnamento.

E la Voce paterna ed amica riassunse l'insegnamento:

‒ Il Logos: Amore in Potenza legato, in Sapienza diffuso in ogni vibrazione, là dove esiste vita tangibile, là dove la Energia dice di Lui, centro di attività perenne. Non già un moto composto soltanto di vibrazioni, che dà per riflesso Luce, ma una potenzialità infinita, la di cui Luce è parto della Sua stessa sostanza; e dentro questa Luce, che è un canto perenne alla Vita, ogni cosa vitale ha sua stanza.

Ecco perché si unifica ciascun essere nella Potenza. L'Amore che è uno stimolo di emissione, che è un continuo vibrare senza limite, proietta ogni sua scintilla nella infinita gamma dei colori, e dai colori, armonicamente composta, scende la Vita graduata.

Ed ecco che ha inizio la Legge.

Il Principio Potenziale allorché diffonde Sapienza-Amore, Amore-Sapienza, non distribuisce Legge alcuna se non quando la maturazione graduata dell'Amore prende stanza nei vari strati.

La Luce ha come una vibrazione precipitante a pioggia; le Scintille, proiettate a cerchio, si sistemano formando gli strati e da esse prendono movimento sferoidale le energie, che sostanzialmente vanno a comporre gli ambienti.

Ed ecco che nello stesso attimo la gamma cromatica diffonde la sua eterna aurora in ogni ambiente. E coloro che vi prendono dimora sono rivestiti della stessa colorazione, hanno l'impronta della Luce.




Le dimore infinite formano per la stessa potenzialità di emissione e congiunzione le catene che seguono questo ritmo, paragonabili a piedistallo del grande Edificio Potenziale.

Scendiamo dai mondi infiniti ai mondi finiti:

Ed ecco che per estrinsecazione di una catena secondaria avviene un'oscillazione ed uno spostamento nell'armonia; il moto, che riceve scarica negativa, si precipita con veemenza dentro ad un canale* composto di elettricità magnetica; gli elementi, all'istante resi densi, richiamano nel loro intenso ritmo le sferoidi minori ioniche elettroniche per comporre altra catena.

*I canali sono vortici.

La catena forma, anziché un cerchio chiuso, una angolosità, e si stabilisce una zona oscura che taglia nettamente la Luce Prima. Precipitano, per legge di affinità, le forze residuali che formeranno vestimento alle masse. Così è visibile, tangibile la rivolta all'Amore, alla Luce.

Ogni energia rappresenta una vitalità composta, intelligente. Nella vibrazione di ogni energia è strettamente legata l'Evoluzione.

O tu, Umanità, che vai cercando una affermazione della Potenza, in verità io ti dico che in ciò che tu chiami scientifico nulla crei, ma soltanto constati ciò che è stato emesso per Potenza. E quando tu, con la tua veste, vuoi ascendere negli strati siderei, trovi l'oscurità. E poi gridi al mondo: «Il Sole non è una luce!»

Ma io ti dico: con la tua composizione organica e psichica non puoi oltrepassare il limite. La Potenza mette davanti al tuo occhio una specie di tenebra. Tu ridiscendi a terra con le tue ali infrante sol perché ti manca la Luce interiore.

Una Voce emessa dalla Potenza entra nel mondo e dice: «Io sono la Luce; quella Luce che non ha tramonto. Umanità, la luce che tu vedi coi tuoi occhi fisici è il risultato composto delle energie attive e ricettive dalle quali tu estrai un raggio vitale tanto nelle ore di sole, quanto nelle ore lunari. ‒ Io che sono la Luce del Mondo compongo questa tua scintilla. ‒ Tu, o Umanità, camminerai sollecita soltanto attraverso di Me.»

Dice la Voce: «Il Padre Potenza, per virtù di Amore, dà ancora a te, o Umanità, il veicolo per ascendere e per impedire che tu precipiti nei vortici. Ma io so che tu vi precipiterai perché non mi hai conosciuto, né mi vuoi conoscere, nonostante Io cammini nel mondo fin dall'Eternità.»

Un miracolo d'Amore si compirà ancora a maggior confusione dei ribelli. Gli elementi condensati posti nel sottosuolo, entro la voragine terrestre, vengono richiamati dalla Potenza; gradualmente la Terra non darà più i suoi frutti fecondi, la sterilità è stabilita in determinati centri e il mondo nuovamente resterà sorpreso e dovrà testimoniare che solo un intervento occulto può agire all'istante.

E questo avverrà quando le singole masse saranno in maggior conflitto. Quale è dunque la via? Una sola: la Luce. Per quale arco voi dovete passare? Uno solo e ben distinto: l'Amore. Ecco perché è necessario saper dire con semplicità il Vero, ecco perché dovrete distinguervi per le opere, ecco perché dovrete sempre più stabilire, controllare che il Trino movimento è innestato in ogni vibrazione vitale.

Ricordate che gli elementi obbediscono senza ribellione alla Legge Prima; soltanto l'Uomo si ribella. Guai a coloro che non vogliono ascoltare la nostra Voce! Guai doppiamente a coloro che impediranno che altri ascolti la nostra Voce!



Trespioli:

 ‒ Dopo lunga pausa il Maestro, senza dubbio ancor più sfolgorante, riprese:

«O Principio infinito.
 
Tu che muovi per Tua forza d'amore infiniti Cieli,
dai a noi la potenziale vitalità per raggiungerTi
nel luogo ove Tu sei in Gloria eccelsa.

Tu Sole Unico; noi raggi minimi procediamo verso di Te.
Il sudore sanguigno si è tramutato in gloria di Cieli
e i palpiti di essi non sono che il ritmo della Tua Gloria infinita, o Eterno.

Il monte è scomparso nella Luce radiosa che Tu ci hai inviata,
ed ecco che al nostro occhio sono giunte le scale infinite.
Noi saliamo verso di Te dall'abisso del Tempo.

Non ci far mancare mai la Tua Luce».


Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it


giovedì 26 dicembre 2024

C. Xavier: il discorso di S. Stefano, primo martire.


"Lapidazione di Santo Stefano" di Filippo Lauri.

Sebirblu, 26 dicembre 2024

In occasione della festa di Santo Stefano pubblico, grazie alla medianità di Chico Xavier e alla guida Emmanuel, parti del discorso da lui pronunciato a Gerusalemme per catechizzare le genti, alla presenza fatale di Paolo di Tarso che, ligio alla Legge Mosaica, avrebbe poi contribuito a farne il primo martire cristiano, per lapidazione. [Ved. "Atti degli Apostoli (6, 5)"]. (Cfr. anche QUI e QUI).

La Predicazione del Diacono Stefano

[...] «Quando la vasta sala, spoglia di ornamenti e simboli di ogni tipo, d'improvviso si riempì, un giovane attraversò le lunghe file (di storpi, poveri e malati; ndr), affiancato da Pietro, Giacomo e Giovanni, salendo tutti e tre in una elevazione quasi naturale, formata di pietre sovrapposte.

‒ Stefano!... È Stefano!... Voci soffocate indicavano il predicatore, mentre i suoi ammiratori più entusiasti, lo ricevevano con un sorriso gioioso.

Un inatteso silenzio manteneva tutte le teste in singolari aspettative. Un giovane, magro e pallido, nella cui assistenza i più infelici pensavano di trovare un'estensione dell'amore del Cristo, pregò ad alta voce supplicando per sé e per l'assemblea la ispirazione dell'Onnipotente.

Di seguito aprì una pergamena in forma di rotolo e lesse un brano dalle annotazioni di Matteo:




«Rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele; e strada facendo predicate che il Regno dei cieli è arrivato.» (Mt. 10, 6-7).

Stefano sollevò alto gli occhi sereni e luminosi, e, senza sentirsi turbato dalla presenza di Saulo e dei suoi numerosi amici, iniziò a parlare più o meno in questi termini, con voce chiara e vibrante:

«Miei cari, ecco che sono arrivati i tempi in cui il Pastore viene a riunire le pecore attorno al suo zelo senza limiti. Eravamo schiavi della ragione, ma oggi siamo liberi attraverso il Vangelo di Cristo Gesù.

La nostra razza conservò, da tempo immemore, la luce del Tabernacolo e Dio ci ha mandato il suo Figlio senza macchia. Dove sono, in Israele, quelli che ancora non hanno sentito il messaggio della Buona Novella? Dove sono quelli che ancora non si sono rallegrati con le gioie della Nuova Fede?

Il Padre ci ha mandato la Sua risposta divina alle nostre aspirazioni millenarie, le rivelazioni del cielo chiariscono le nostre strade.

Secondo le promesse della profezia di tutti coloro che hanno sofferto e pianto per amore dell'Eterno, l'Emissario divino è giunto al fossato dei nostri amari e giusti dolori, per illuminare la notte delle nostre anime impenitenti affinché si aprissero gli orizzonti della redenzione.

Il Messia si prese cura degli angosciosi problemi della creatura umana, con la soluzione dell'Amore che redime tutti gli esseri e purifica tutti i peccati. Maestro del lavoro e della perfetta gioia di vivere, le Sue benedizioni rappresentano la nostra eredità.

Mosè fu la porta, Cristo è la chiave. Con la corona del martirio acquistò, per noi, l'alloro immortale della salvezza. Eravamo prigionieri nell'errore, ma il suo sangue ci ha liberati. Nella vita e nella morte, nelle allegrie di Cana, come nell'angoscia del Calvario, per quello che ha fatto e per tutto quello che lasciò di fare durante il suo passaggio glorioso sulla Terra, Egli è il Figlio di Dio che illumina il cammino.

Al di sopra di tutte le cogitazioni umane, lontano da tutti gli attriti delle ambizioni terrene, il Suo regno di pace e di luce risplende nella coscienza delle anime redente. Oh! Israele tu che aspettavi da tanti secoli, la tua angoscia e le dolorose esperienze non sono state vane!...
 

"Predica di Santo Stefano e disputa nel Sinedrio" - Beato Angelico e aiuti, tra cui Benozzo Gozzoli.

Mentre altri popoli si dibattevano in bassi interessi, cercando falsi idoli di pseudo adorazioni e promuovendo, simultaneamente, guerre di sterminio con raffinata perversità, tu, Israele, aspettasti il Dio giusto.

Portasti le catene della crudeltà umana, nella desolazione e nel deserto; tramutasti in canzoni di speranza, la ignominia della prigionia; soffristi l'obbrobrio dei potenti della Terra; vedendo i tuoi figli, le tue mogli, i tuoi giovani e i bambini sterminati sotto il guanto delle persecuzioni, ma mai perdesti la fede nella giustizia dei Cieli!

Come il Salmista, attestasti con il tuo eroismo che l'amore e la misericordia vibrano in tutti i tuoi giorni! Piangesti lungo il cammino dei secoli, le tue angosce e ferite. Come Giobbe, vivesti la tua fede, sopraffatta dalle catene del mondo, ma ora ricevesti il sacro deposito di Geova, il Dio Unico...! 

Oh! speranze eterne di Gerusalemme, cantate di gioia, gioite, anche se non siamo stati del tutto fedeli nella comprensione, portando l'Agnello amato tra le braccia della croce. Le sue ferite, tuttavia, ci hanno comprato l'ingresso in cielo, con l'alto prezzo del sacrificio supremo!...

Isaia lo contemplò, curvo sotto il peso delle nostre iniquità, fiorendo nell'aridità dei nostri cuori,  come un fiore del cielo in una terra bruciata,  ma rivelò pure che, dal tempo della Sua rinuncia estrema, alla morte infame, la Sacra Causa divina avrebbe prosperato per sempre nelle Sue mani.

Amati, dove sono andate quelle pecore che non sapevano o non potevano aspettare? Cerchiamole per Cristo come dracme perse del Suo svelato Amore! Proclamate a tutti quelli senza speranza le glorie e le gioie del Suo Regno di Pace e di Amore immortale!...

La Legge ci conservava nello spirito di nazione, ma non era più in grado di cancellare dalla nostra anima il desiderio umano di supremazia sulla Terra. Molti della nostra razza hanno aspettato un principe dominatore, che penetrasse nella città santa in trionfo, con i trofei di una sanguinosa battaglia di rovina e di morte; ci facesse impugnare uno scettro odioso di potere e tirannia.

Ma il Cristo ci ha liberati per sempre. Figlio di Dio ed emissario della Sua gloria, nel Suo più grande comandamento conferma Mosè, che ci raccomanda di amare Dio sopra qualsiasi cosa, con tutto il cuore e la mente, aggiungendo nel più famoso comandamento divino, che ci amassimo gli uni con gli altri come Lui ci ha amati.
 

"Cristo, Re dell'Universo" del Beato Angelico.

Il Suo Regno è quello della coscienza retta e del cuore purificato al servizio di Dio. Le Sue porte sono il meraviglioso cammino della redenzione spirituale, aperte a due a due ai figli di tutte le nazioni.

I Suoi amati discepoli verranno da tutte le parti. Al di fuori della Sua Luce ci sarà sempre la tempesta ad assalire il viaggiatore barcollante della Terra che, senza il Cristo, cadrà vinto nelle battaglie infruttuose che distruggono le migliori energie del cuore. Solo il Suo Vangelo concede la pace e la libertà.

È il Tesoro del mondo. Nella Sua gloria sublime i giusti troveranno la corona del trionfo, gli sfortunati la consolazione, i tristi la fortezza del buon animo, i peccatori il cammino redentore del riscatto misericordioso.

È vero che non lo avevamo capito. Nella Sua grande testimonianza, gli uomini non compresero la Sua divina Umiltà, e i più affezionati Lo abbandonarono. Le Sue ferite gridarono per la nostra indifferenza criminale.

Nessuno potrà sottrarsi a questa colpa, visto che siamo tutti eredi dei Suoi doni celestiali. Dove tutti godono i benefici, nessuno può sfuggire alla responsabilità. Ecco perché rispondiamo al crimine del Calvario. Ma le Sue ferite furono la nostra luce, i Suoi martiri, il più ardente appello d'Amore, il Suo Esempio la rotta aperta ai beni sublimi e immortali.

Venite, poi, a partecipare con noi al tavolo del banchetto divino! Non più le feste del pane che marcisce, ma l'eterno alimento dell'allegria e della Vita... Non più il vino che fermenta, ma il nettare confortante dell'anima, diluito nei profumi dell'Amore immortale.

Il Cristo è la sostanza della nostra libertà. Verrà un giorno in cui il Suo Regno comprenderà i figli dell'Oriente e dell'Occidente, in una unione di fratellanza e di luce. Così, capiremo che il Vangelo è la risposta di Dio alle nostre richieste, rispetto alla Legge di Mosè.

La Legge è umana, il Vangelo è divino. Mosè è il conduttore; il Cristo, il Salvatore. I profeti furono maggiordomi fedeli, ma Gesù è il Signore della Vigna. Con la Legge, eravamo servi, col Vangelo, siamo figli liberi di un Padre amorevole e giusto!...» [...]

 


Paolo di Tarso (in origine Saulo; ndr), emotivo per temperamento,  si univa all'onda di ammirazione generale ma, molto sorpreso, verificò le differenze tra la Legge e il Vangelo proclamato da questi strani uomini, che la sua mentalità non riusciva a capire.

Analizzò di sfuggita il pericolo che i nuovi insegnamenti procuravano al Giudaismo dominante. Dissentì dal sermone ascoltato, nonostante la sua risonanza di misteriosa bellezza. A suo avviso, era necessario eliminare la confusione che si abbozzava a proposito di Mosè.

La Legge era una ed unica. Quel Cristo che culminò con la sconfitta, tra due ladri, appariva ai suoi occhi come un mistificatore indegno di qualsiasi considerazione. La vittoria di Stefano nella coscienza popolare, che si verificava in quel momento, gli causò indignazione.

Quei galilei potevano essere compassionevoli, ma comunque erano dei criminali per il sovvertimento dei principi inviolabili della razza.

L'oratore si preparava a riprendere la parola, momentaneamente interrotta e attesa con giubilo generale, quando il giovane dottore si alzò coraggiosamente e disse, quasi collerico, sottolineando i concetti con evidente ironia:

«Pietosi galilei, dove è il senso delle vostre dottrine strane e assurde? Come osate proclamare la supremazia di un falso e oscuro Nazareno su Mosè, proprio a Gerusalemme, dove si decidono i destini delle tribù d'Israele invincibile? Chi era questo Cristo?  Non fu un semplice falegname?»

Dopo l'orgoglioso e inaspettato rimprovero, si sentì nell'ambiente una retrazione di timore, ma dagli indigenti, per i quali il messaggio del Cristo era l'alimento supremo, partirono a Stefano sguardi di difesa e di gioioso entusiasmo.

Gli Apostoli della Galilea non potevano nascondere la loro paura. Giacomo era livido. Gli amici di Paolo si accorsero della sua maschera di disprezzo. Anche il predicatore impallidì, ma rivelò nello sguardo risoluto lo stesso tratto di fermezza e serenità imperturbabile.

Fissò il dottore della Legge, primo uomo della città che aveva osato disturbare gli sforzi generosi di evangelizzazione, e senza tradire la linfa d'amore che usciva dal suo cuore mostrò a Paolo la sincerità delle sue parole e la nobiltà dei suoi pensieri.

Così, prima che i compagni si riprendessero dalla sorpresa che li aveva colti, con una ammirevole presenza di spirito, indifferente al timore collettivo, disse umilmente:

«Meno male che il Messia era stato un falegname, perché in questo caso l'Umanità non resterà più senza rifugio. Lui era, infatti, il Rifugio della pace e della speranza! Mai più cammineremo senza meta tra le molte tempeste, né sulle passerelle dei ragionamenti chimerici di chi vive di calcolo senza la chiarezza del sentimento.»


"Santo Stefano tra San Giacomo e San Pietro" di Domenico Bigordi - detto il Ghirlandaio.

La risposta concisa, senza paura, sconcertò il futuro rabbino, abituato a trionfare nelle sfere più acculturate, in tutte le dritte della parola. Energico, arrossì, mostrando profonda collera e mordendo il labbro in un gesto che gli era peculiare e aggiunse con voce imperiosa:

«Dove andremo a finire con questi simili eccessi di interpretazione intorno ad un mistificatore volgare, che il Sinedrio ha punito con la fustigazione e la morte? Che dire di un Salvatore che non ha potuto salvare sé stesso? Emissario rivestito di così tanti poteri celesti non evitò l'umiliazione di una condanna infamante?

Il Dio degli eserciti, che liberò la nazione privilegiata dalla prigionia e che l'ha guidata attraverso il deserto aprendo la strada verso il mare; che placò la fame con la manna divina e, per Amore, trasformò la roccia impassibile in sorgente di acqua viva, non avrebbe avuto altri mezzi per indicare il suo inviato, che non la croce del martirio tra i criminali comuni?

Tenete in questa casa, la gloria del Signore Supremo, così barattata? Tutti i Dottori del Tempio conoscono la storia dell'impostore che celebrate con la semplicità della vostra ignoranza! Non vacillate nel ridurre i nostri valori, presentando un Messia lacerato e sanguinante, sotto i fischi e le ingiurie del popolo?!... Gettate la vergogna su Israele e desiderate fondare un nuovo regno? Sarebbe giusto farci notare, a noi altri, i moventi delle vostre pietose favole.»

Stabilita una pausa nel suo severo rimprovero, l'oratore tornò a parlare con dignità:

«Amico, ben si diceva che il Maestro sarebbe venuto nel mondo per la confusione di molti in Israele. Tutta la storia edificante del nostro popolo è un documento della rivelazione di Dio. Tuttavia, non vedi gli effetti meravigliosi con cui la Provvidenza guidò le tribù ebraiche, in passato, verso manifestazioni dell'affetto estremo di un Padre disposto a costruire il futuro spirituale di bambini cari al suo cuore?

Con il passare del tempo, abbiamo osservato che la mentalità infantile comporta principi educativi più ampi, quello che ieri era affetto, oggi è energia oriunda delle grandi espressioni amorevoli dell'anima.

Quello che  ieri  era verde e calmo,  per la nutrizione  della  sublime  speranza,  oggi può essere tempesta, per dare sicurezza e resistenza. In precedenza, siamo stati bambini, anche nel trattare le rivelazioni; ma, ora, gli uomini e le donne di Israele hanno raggiunto la condizione di adulti nella conoscenza.


"Santo Stefano" di Charles Mellin 

Il Figlio di Dio portò la luce della Verità agli uomini, insegnando loro la misteriosa bellezza della vita, accresciuta attraverso la rinuncia. La Sua gloria si riassume nell'amarci come Dio ci ama. Per questa stessa ragione, Egli non è stato ancora compreso. Per caso avremmo dovuto attendere un salvatore sulla base dei nostri desideri inferiori?

Affermano i profeti che le strade di Dio possono anche non essere i percorsi che desideriamo, e che i Suoi pensieri non sempre si armonizzano con i nostri. Cosa avremmo detto di un Messia che impugnasse lo scettro del mondo, disputando con i Principi dell'iniquità i premi dei trionfi sanguinosi? Per caso la Terra non sarà già piena di battaglie e cadaveri?

Domandiamo ad un generale romano quanto gli è costato il dominio del più oscuro dei villaggi; consultiamo la lista nera dei trionfatori, secondo le nostre idee erronee della vita. Israele non avrebbe mai potuto aspettarsi un Messia che si ostentasse sopra un carro di magnifiche glorie materiali, in grado di scivolare nella prima buca della strada.

Queste espressioni transitorie appartengono ad uno scenario effimero, in cui la porpora più scintillante ritorna alla polvere. Al contrario di tutti coloro che desiderano insegnare la virtù, riposando nella soddisfazione dei propri sensi, Gesù compì il Suo dovere tra i più semplici e i più sventurati, dove spesso, si trovano le manifestazioni del Padre, che educa, attraverso la speranza insoddisfatta e i dolori che cesellano, l'esistenza umana dalla culla alla tomba.

Il Cristo edificò tra di noi il Suo Regno di Amore e di Pace sulle fondamenta divine. Il Suo Esempio è impresso nell'anima umana con Luce eterna! Chi di noi, quindi, realizzando tutto questo, sarebbe in grado di identificare nell'Emissario di Dio un principe bellicoso? No! Il Vangelo è Amore nella sua espressione più sublime.

Il Maestro si è lasciato immolare trasmettendo a noi l'Esempio della redenzione attraverso l'Amore più puro. Pastore dell'immenso gregge, Egli non vuole che si perda nessuna delle Sue pecore molto amate, o la morte del peccatore.

Il Cristo è la Vita, e la salvezza che ci ha donato sta nella sacra opportunità della nostra elevazione, come figli di Dio, esercitando i suoi gloriosi insegnamenti.»

Dopo una pausa, il dottore della Legge si stava già alzando per replicare, quando Stefano continuò:

‒ «Ed ora, fratelli, chiedo il permesso per concludere le mie parole. Se non vi ho parlato come desideravate, ho parlato come il Vangelo ci consiglia, imputando a me stesso l'intima condanna dei miei grandi difetti. Che la benedizione del Cristo sia con tutti voi.»


"San Paolo" di Filippo Foppa (dettaglio).

Prima che potesse lasciare il pulpito e confondersi con la folla, il futuro rabbino si alzò di scatto e lo fissò con rabbia:

‒ «Esigo la continuazione dell'arringa! Che il predicatore aspetti, perché io non ho finito quello che volevo dire.»

Stefano rispose serenamente:
‒ «Non potrei discutere.»

«Perché?» chiese Paolo irritato «Sei intimato a procedere.»

«Amico»chiarì con calma«il Cristo ci consigliò che dobbiamo dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Se disponete di eventuali azioni legali contro di me, presentate senza timore che io vi ubbidirò; ma in ciò che appartiene a Dio, solo a Lui compete giudicarmi.»

Un così alto spirito di risoluzione e serenità, quasi sconcertò il dottore del Sinedrio; comprendendo, tuttavia, che la sua impulsività poteva unicamente compromettere la chiarezza del suo pensiero, aggiunse con più calma, nonostante il tono imperioso lasciasse trasparire tutta la sua energia:

‒ «Ma ho l'urgenza di chiarire gli errori di questa casa. Necessito di fare delle domande e voi dovete rispondermi.»

‒ «Per quanto riguarda il Vangelo ‒ disse Stefano – già vi ho offerto gli elementi di cui potevo disporre, spiegando quello che ho a portata di mano. Per il resto, quest'umile tempio è l'edificio della fede e non di un tribunale. Gesù si prese cura di raccomandare ai suoi discepoli che fuggissero dai fermenti delle discussioni e delle discordie. Ecco perché non sarà lecito perdere tempo in lotte inutili, quando l'Opera di Cristo esige il nostro sforzo.»

‒ «Ogni volta questo Cristo! Sempre l'impostore!» ‒ tuonò Paolo, accigliato ‒ «La mia autorità è insultata dal vostro fanatismo, in questo recinto di miseria e ignoranza. Mistificatori, rifiutate la possibilità di chiarimento che vi offro; galilei incolti, non volete considerare il mio nobile segno di sfida.

Saprò vendicare la Legge di Mosè, offesa. Rifiutate la mia intimazione, ma non potrete sfuggire al mio oltraggio. Imparerete ad amare la verità e ad onorare Gerusalemme, rinunciando al Nazareno insolente, che pagò con la croce i criminali vaneggiamenti. Mi rivolgerò al Sinedrio per giudicarvi e punirvi. Il Sinedrio ha l'autorità per annullare le vostre condannabili allucinazioni.»

Così concluse in un eccesso di furia. Ma non riuscì a disturbare il predicatore, il quale rispose con l'animo sereno:

‒ «Amico, il Sinedrio possiede migliaia di modi per farmi piangere, ma non gli riconosco il potere di costringermi a rinunciare all'amore di Gesù Cristo.»

Detto questo, scese dalla tribuna con la stessa umiltà, senza lasciarsi esaltare dal gesto di approvazione che gli lanciavano i "figli della sventura" che lo ascoltavano, come un difensore di sacre speranze. Alcune proteste isolate incominciarono a farsi sentire. Farisei arrabbiati vociferavano insolenze e offese. [...]


Farisei nel Tempio

Passati alcuni giorni, si prendevano a Gerusalemme i provvedimenti affinché Stefano fosse portato davanti al Sinedrio e interrogato sullo scopo della predicazione.

Di fronte alla reiterata scusante di Stefano, il dottore di Tarso si esasperò. E dopo aver vieppiù inasprito i compagni contro l'avversario, architettò un grande piano per costringerlo alla desiderata polemica, dove avrebbe cercato di umiliarlo davanti a tutti i più grandi capi del giudaismo dominante.

In seguito ad una delle sessioni comuni del Tribunale, Paolo chiamò uno dei servitori amici e parlò a bassa voce:

‒ «Neemias, la nostra causa ha bisogno di un collaboratore deciso e mi sono ricordato di te per la difesa dei nostri principi sacri.»

‒ «Di cosa si tratta?» ‒ Chiese l'altro con un sorriso enigmatico«Mandate ed io sono pronto ad obbedire.»

‒ «Hai mai sentito parlare di un falso taumaturgo di nome Stefano?»

‒ «Uno di quei detestabili uomini del "Cammino"? Lo vidi parlare di persona e ho riconosciuto nelle sue idee quelle di un vero e proprio allucinato.»

‒ «Sono contento che tu lo conosca da vicino» ‒ disse il giovane dottore, soddisfatto«Ho bisogno di qualcuno che lo denunci come blasfemo di fronte alla Legge e mi sono ricordato di te per collaborare in questo senso.

«Tutto qui?»chiese sagacemente ‒ «È cosa assai facile e gradevole.  Poi,  non  gli ho forse sentito dire che il falegname crocifisso è il fondamento della verità divina? Questa è più che una bestemmia. È un rivoluzionario pericoloso, deve essere punito come calunniatore di Mosè.»

‒ «Molto bene!» ‒ esclamò Paolo in un largo sorriso ‒ «Conto su di te.»

Il giorno seguente, Neemias comparì nel Sinedrio e denunciò il generoso predicatore del Vangelo come blasfemo e calunniatore, aggiungendo osservazioni criminali per proprio conto. Nell'atto di accusa, Stefano appariva come stregone volgare, maestro di precetti sovversivi, in nome di un falso Messia che Gerusalemme aveva crocifisso anni prima, sotto identiche accuse.


Santo Stefano nel Sinedrio, a processo davanti ai Sacerdoti.

Neemias si spacciava come vittima di una pericolosa setta che aveva disturbato la sua famiglia, e affermava d'essere testimone di bassi sortilegi praticati da lui, a scapito di altri.

Paolo prese nota dei minimi particolari, accentuando i dettagli compromettenti. La notizia esplose nella chiesa del "Cammino", producendo effetti singolari e dolorosi.

I meni risoluti, con Giacomo in testa, si lasciarono trasportare da considerazioni di ogni sorta, timorosi di ritrovarsi perseguitati, ma Stefano, Simon Pietro e Giovanni rimasero assolutamente sereni, rispondendo di buon animo e con coraggio all'ordine accusatorio.

Il giovane diacono, pieno di speranza, pregava Gesù che non lo dimenticasse, in modo che potesse testimoniare la ricchezza della sua fede evangelica. E aspettò l'occasione con fede e gioia.

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Fonte dei brani QUI (cap. 5), dettati da Emmanuel, guida di Chico Xavier, che è stato anche il coordinatore ultraterreno del bellissimo film "Nosso Lar": ved. QUI.

sabato 21 dicembre 2024

CHICCA di NATALE: chi ha ORECCHIO pronto CAPIRÀ!

 
Foto di Maurizio Pignotti


Sebirblu, 21 dicembre 2024

Ecco un dettato senza tempo dai Piani Infiniti (proveniente da "La Voce" ved. in etichette), che i VERI risvegliati di Spirito comprenderanno di sicuro.

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«Camminando lungo un sentiero io vidi scritto a caratteri di fiamma: AMORE.

Osservando le vie del cielo negli agglomerati stellari, nelle associazioni e dissociazioni delle energie, io scorsi cader del fuoco sopra un astro denso, e questo fuoco era: AMORE.

L'astro denso sussultò, ed io vidi scritto a caratteri oscuri: TERRA.

Scendendo verso il centro di questo astro vidi gli uomini che apparivano mesti e grevi, sotto un peso non visibile. Un uomo d'alta proporzione, con occhi di fiamma, disse a me: "HANNO PERSO L'AMORE!".

E dal lato d'Oriente vidi una figura bianca simile ad ANGELO, non aveva spada, dai suoi occhi cadevano perle; erano lacrime contenute per l'affanno dell'umanità. (Cfr. QUI; ndr).

Dal lato d'Occidente un'altra figura, ieratica, portava una grande corona d'oro, teneva in mano un arbusto con bacche d'oro, e diceva: "QUESTO È IL MIO REGNO". Allora io vidi offuscarsi il cielo per tremito convulso.

Scomparve l'Oriente dal mio occhio. L'umanità fu avvolta da un fumo grigio e udii cantare l'inno dell'egoismo, fratello dell'odio.

Vidi ancora, dal Centro, scendere una grande colonna di fuoco, la Terra si scosse per sussulto interno, gli elementi sconvolti dalla tempesta si congiungevano a colonne e si disgiungevano, allora si formò all'istante, per vento folle, un'alta montagna, e su di essa apparve il più grande dei Soli.

Una Voce tuonò: "Sarete divisi a tre a tre, sarete moltiplicati a sette a sette, fino a che raggiungerete l'unico gradino che porta il Cerchio chiuso attorno all'Uno". (Il Tre è il numero potenziale perfetto; il Sette indica evoluzione; ved. QUI; ndr).

Io chiesi: "Ma che è mai questo?" E la Voce, simile a tuono, rispose: "È l'Amore che torna agli uomini. Esso è il Sole della Vita, irradia le pupille, aumenta il seme nelle viscere della Terra, fa tremare il filo d'erba; i venti della tempesta inneggiano a Lui, unico Signore".»



"Il Cristo glorificato" di Howard David Johnson  

«Raccogliete la parola che stabilisce un contatto fra gli abitanti del mondo fisico e l'Infinito, Io sono forza e pensiero, lo sapete da sempre, vi esorto ad ascoltare con l'alto udito d'anima.

In questo attimo, vi svestite della figura corporea, allentate le energie pesanti per spaziare in quel Principio di Luce, che si rende manifesto per grazia. Che cos'è la grazia? L'ignorate? No. È uno stato di purezza che s'innesta nell'anima quando questa sa librarsi come colomba verso l'Infinito.

Venite con Me! Guardate coi Miei occhi, ascoltate, e raccogliete. Chi osa definire il Cristo? Gli umani hanno tentato tutte le vie, si sono addentrati nei labirinti filosofici, si sono portati qua e là alla ricerca di documenti.

Le voci di tramando molte volte si sono fermate, e nella trasmissione si è incisa la parola che non fu pronunciata, perché essa costituiva il mistero di Lui, Cristo! Gesù! Due Nature Sostanziali, e qui è tutto il mistero.

L'una appartenente all'Infinito, perché Unità Potenziale Assoluta; la seconda facente parte del movimento intrecciato della vita, ed era il veicolo, mediante il quale il Cristo Potenza si manifestava all'umanità.

Che cosa hanno visto gli umani di Lui, che cosa hanno udito e che cos'hanno raccolto? Si è raccolto ben poco, si è udito ancora meno, perché il sigillo ermetico di ogni Sua espressione è e rimane. "E allora a che è servito il suo passaggio sulla Terra, se nulla dice, se tutto resta come se Egli non fosse venuto?"

Questa è l'espressione di coloro che non hanno inteso, che non sanno intendere, e che dovranno camminare assai, prima di poter dire: "Sì, Egli È".

Ma che cos'è,  che cosa rappresenta,  perché la tragedia si è compiuta,  a quale scopo,  se tanti altri prima di Lui e dopo ancora sono venuti? Sì, sono venuti umanamente, come tutti voi, con qualche sigillo in più.

La piena Verità chi l'ha posseduta, se non Lui? La Sua figura bianca scompariva e riappariva nella dimensione temporale; Egli era manifesto a coloro che sapevano guardarlo, e ognuno vedeva in rapporto alla propria capacità evolutiva spirituale.


Greg Olsen

Ecco perché Io dico: "Non è stato visto, e ancora nell'ora vostra nessuno Lo vede e pochissimi Lo sentono. Camminava Egli come tutti gli umani per le strade, ma non lasciava impronta, il Suo piede fisico calcava la pietra, eppure la sorvolava, così come sfiorava le acque; andava in giro a fianco dei Suoi, e in un attimo era lontano".

Può fisicamente un uomo mutarsi così, da un istante all'altro? No. Ecco il Principio manifesto della Sua Divinità. È vano quindi far congetture: di Lui non si può parlare, ve l'ho detto e ve lo ripeto.

I tentativi fatti sono da considerarsi come aspirazioni d'anima, quando chi ha scritto ha cercato di tradurre di Lui, l'AMORE; ma tutti gli altri, coloro che hanno voluto analizzare nel senso umano di critica, costoro hanno deviato, si sono smarriti, perché Egli non si lascia afferrare se non da chi ama.

Voi possedete il Suo Volto, lo possedete tale e quale Egli era, ma solo in quegli attimi in cui il vostro io e la vostra anima sanno attingere alla Sua unica fonte.  Proseguo:

– Il segreto è qui: vi furono due nascite (quella di Maria e quella del Cristo; ved. QUI; ndr), non nel senso fisico bensì sostanziale. Di quale natura? Non si tratta di natura umana, ma di vibrazione divina che permise di avvolgere ciò che si chiama "mistero" entro una nebulosa dal chiarore stellare.

Si continua a parlare di una Madre, senza riflettere che il suo Spirito è essenzialmente femminile, materno. Ecco perché si può dire: Egli ebbe una Madre, ebbe in Sé l'ala della Colomba. Se lo Spirito di Sapienza è di raffigurazione maschile, perché Lo si rappresenta come Colomba? Leggete nel simbolo. Madre: Colomba. (Cfr. QUI; ndr).

L'espressione tangibile della Sua Divinità, della Sua "non nascita terrena", sta nel sigillo: "Questo è il Mio Figliolo, nel* quale Io Mi sono compiaciuto, perché oggi L'ho generato". Questa è la Realtà. Che cosa si intende per "oggi"? L'attimo stesso in cui si mostrava; perciò, ogni volta che la Sua manifestazione si rendeva tangibile, Egli era nato per l'umanità. (*nel e NON del, quindi Dio stesso! Ved. QUI; ndr).




Capirete profondamente astraendovi, come vi ho detto, dal piano fisico, penetrando là, dove la Luce è bagliore e anche tremore. Spirito, Fuoco, Sangue, Vita. Il Battesimo è quello del Suo Sangue: non è più l'acqua che rigenera e rinnova, è il Sangue che vivifica, e per Battesimo si intende il contatto che Egli assunse direttamente con l'umanità, contatto che ancora rimane e che non si disperderà in eterno.

"Io sarò con voi sino alla fine dei secoli, per l'eternità". Questa è l'espressione, e non è vana; non è più un fatto di fede, è un fatto reale, tangibile, vivo, come voi vi sentite vivi dentro la vostra figura fisica, dentro il vostro pensiero, che pulsa, spazia, irradia.

Che cosa dovete credere?  Al miracolo per fede?  E Io vi chiedo:  "È la fede che genera il miracolo, o è il miracolo che genera la fede?" Ciascuno risponda entro di sé. É sufficiente che questo linguaggio arrivi direttamente.

Corpo Luminoso, Radiazione Ininterrotta! ("Io sono la Luce del mondo"; Gv. 8, 12-20, ndr). Ecco perché Egli ebbe tutti i volti e nessuno: uno soltanto, quello di Luce e Potenza in unione al Padre. Io definisco il Suo Volto terreno "il triangolo geometrico che contiene tutti i triangoli potenziali della Vita", solo così si può esprimere il Cristo umano, Gesù manifesto.

Non soffermatevi su tutto quello che è stato scritto; molte furono le aggiunte per necessità di dare in lettura alle menti ristrette qualcosa perché venisse concepita una fede. La fede è un innesto. Si sveglia nell'essere quando il dolore maciulla e quando la sofferenza porta il sigillo dell'Amore. (Cfr. QUI; ndr).

L'impronta di Lui è ovunque! Camminava sulle acque; chi Lo vedeva Fanciullo, chi Lo vedeva Uomo già adulto, ed altri vedevano un Uomo gigante, la cui testa si perdeva nei cieli.

Questo suggerisce la diversità evolutiva spirituale di coloro che guardavano. Anche i Suoi, anche quelli, Lo sentivano e Lo percepivano in modo diverso. "Egli è con noi" e l'altro soggiungeva: "Non c'è più, è scomparso".

Mantenete voi la fede che avete assorbito leggendo? Se ciò non disturba la vostra anima accoglietela, se non è sazia di quel che leggete, andate oltre e cercate, troverete sempre la corrispondenza.

Non vi è nascita,  ricordate. Scese e si formò  per la necessità  del vostro riscatto e della vostra evoluzione. In quel sublime intervento Egli fu Quale doveva essere, la Manifestazione Figlio, e più tardi, quella dell'Uomo Dio.



E chi vi ha detto che avesse un'età? Non ne possedeva alcuna, perché Egli non era stato fatturato col seme umano. E la Madre? Quale germe l'aveva fecondata o meglio, quale Forza spirituale animava il suo corpo fisico? Ella era partita dallo stesso punto, dalla stessa Potenza in atto e rappresentava la Colomba che, stendendo le ali, fendeva i cieli per manifestarsi su di Lui al Giordano. Sigillo ermetico. (Cfr. QUI; ndr).

Con ciò, non intendo trascinarvi dove non potete arrivare. Non rivoluziono il vostro pensiero. Mantenete la fede giacché la possedete, seguite la via che vi siete tracciati, non lasci uno la sua strada per entrare in quella dell'altro per mimetismo, soprattutto ricordate questo: Egli si manifesta ai peccatori, a coloro che stanno per perdersi, perché sono quelli che Egli vuol salvare, non gli altri.

Costoro hanno già l'equilibrio, conoscono il Suo Volto e non lo cercano perché già Lo posseggono. È la dimostrazione del Suo Amore: è questo il Suo ininterrotto donarsi. Quando voi Lo guardate, chiedetevi: posso io alzare gli occhi dell'anima mia in questo istante? Come Lo vedrò?

Ripeto: tutti i Volti Egli possedeva, e il Suo sguardo penetrante arrivava là dove la congiunzione animica si lega all'organismo, e quindi Egli conosceva intrinsecamente le due Nature. Ed è per questo che fu umano, Egli, il secondo Adamo.

Vi trascino ancora all'interno del mistero. Perché il secondo Adamo? Perché Egli rinnovò la prima umanità caduta, riscattò la deviazione arbitrale (ved. QUI, QUI e QUI; ndr), volle lasciare il proprio Sigillo armonioso ovunque, anche verso quelli che Lo guardavano con pietà.

Si può avere pietà per l'Iddio vivente? Costoro erano dei meschini, e ve ne sono ancora nel mondo, tantissimi, troppi. Ecco perché l'umanità oscilla. Qualcuno può soggiungere: "E allora, tutto quello che c'è stato tramandato? Si parla di tentazioni, si parla di lotta accanita col demonio. Tutto questo deve essere gettato via, lasciato da parte, non analizzato?"

Un Dio che lotta col demonio? Esiste il demonio? Si è visto precipitare dal cielo, squarciare la Terra, innestarsi in essa come fuoco acceso con fiamma fumosa. Sì, il Male.


"La Caduta di Lucifero" di Gustave Doré

Ma quale Male, se la Potenza Infinita ha in Sé tutto il Bene, tutta la Luce? Il male umano, il male generato dalla materia infeconda, dalle passioni, da tutto ciò che è corruttibile, da tutto ciò che è densità, perché quello che è Spirito ascende, non precipita.

Non è solo un insegnamento, è la manifestazione tangibile della caduta involutiva delle forze, della totalità delle energie: il demonio va inteso come il graduale impeto magnetico elettrizzante che afferra l'anima quando questa entra nella via del Tempo.

Avvicinatevi al Volto di Lui, cercate di penetrare nella Sua Luminosità trasparente. Giovanni posò la testa sul Suo petto e disse qualcosa che non è stato riportato:

"Sentivo il palpito di un Cuore ed un calore corporeo ma, pur toccandoLo, percepivo il vuoto, eppure Egli era là, in mezzo agli altri, e parlava, ed esponeva il grande Mistero".

Ma che cos'è tutto ciò se non il palesamento vivo della Divinità? Non parlò Giovanni per suggestione o per infatuazione, rivelò la Realtà che sperimentava in quell'attimo. "Io sono Uno col Padre". Diceva così per non rendere manifesto il Suo Sé Potenziale.

E su questo gli uomini si sono fermati, lungamente fermati. Tutti i dotti che hanno raccolto qua e là, e coloro che hanno tanto meditato cos'hanno prodotto di Lui? Un Gesù umano, una "carne" troppo caduca, simile a tutte le altre, mentre in sostanza non lo era. Ecco perché giustamente si può dire "Natura Divina": Fuoco che consuma donandosi di continuo.

Sul monte, presenti tutti gli altri, Egli scompare, eppure si ode la Sua Voce. Quella stessa Voce parla a voi nelle ore crude della vita, parla soprattutto quando vi sentite abbattuti, quando il dolore bussa alla vostra anima, quando dite: "Perché... perché, oh Signore?!". Allora il Volto che voi supponete è un Volto umano.

Voi volete un Cristo che dolori con voi: eccolo là, con la testa in abbandono, con gli occhi tristi. Se invece dite: "Signore, Tu Sei, io so che Tu Sei", allora davanti a voi avrete la Potenza Solare che vi investe e vi vivifica. "Chi sa ascendere a Lui?". Egli disse "ascendete", non fermatevi! Le trasparenze diafane del Suo Corpo, voi le vedete inalterate andare qua e là, senza gravame.



V'è chi soggiunge: "Egli mangiava, beveva e dormiva". No. Egli non mangiò, non bevve e non dormì, perché queste necessità sono inerenti agli organismi grevi, e quando i Suoi dormivano, Egli intendeva chi vegliava: "Dormi Giovanni, non scrutare Chi Sono". Questo Egli disse a Giovanni che sentiva non l'Umano Gesù, ma il Cristo in Potenza, mentre per gli altri che meno comprendevano usava il linguaggio del Padre.

Questa è rivelazione tangibile e viva. È concesso a voi dissuggellare? Per rompere il sigillo occorre mano d'Angelo. Siete voi puri come gli Angeli? No, perché abitate la Terra. E allora il suggello viene tolto da Lui stesso.

Egli apre i Cieli infiniti, si manifesta e dice: "Io sono Padre e Madre perché nella Mia Potenza contengo il duplice Amore: con Esso vi sorreggo; mantengo il movimento celestiale degli astri, ed è sempre per tale possente vibrazione d'Amore che aumento il pulsare infinito delle energie e do a voi umani quel tanto che vi necessita quale realtà idonea ai vostri sensi e alla capacità intellettiva".

L'umanità scarta tutto ciò che non può afferrare, che non può porre sotto il controllo della logica, della ragione, e quindi è la sicurezza che occorre all'essere. Da essa estrae una norma, una dottrina, una scienza.

Distrugge per contraddizione, perché l'uomo adamitico vuole dominare nel Tempo. "Tutte le leggi si rendono palesi ‒ dice l'uomo ‒ tramite l'indagine si arriva a demolire ciò che altri hanno edificato ritenendolo un credo certo". No, voi non demolite affatto, voi constatate, e la constatazione vi porta lontano dalla Realtà. Miglior cosa sarebbe dichiarare l'impossibilità di afferrare coi sensi umani e con la mente il Vero, il Divino.

Egli non è un mito, è un Volto vivo, pulsante, è nel vostro respiro. E così fu detto del Cristo: Egli era ed è l'alito vitale, il soffio delicato del vento, la fiamma ardente che s'innalza al cielo, l'acqua dolce che scorre nei bacini. Egli è il canto ininterrotto della natura. Egli È in voi. (Ved. QUI, QUI QUI; ndr).



Camminate, amici Miei, lungo la strada sassosa (e non tra le nuvole... ndr). Levatevi la benda, lasciate che il Sole Infinito vi percuota in pieno col Suo raggio, non è un Sole che acceca come quello fisico, è un Sole vivificante, è il Sole Unico.

Tutto in Lui è innestato. Che cosa vedranno i vostri occhi lasciando la vita terrena? Dovete pur pensare a questo viaggio eterno! Essi vedranno la Potenza-Cristo. E come Lo vedrete? Chi Lo ha amato come semplice Gesù, tal quale Lo rivedrà; chi Lo ha sentito come forza dominante non oserà guardarLo, poiché sa che il Suo Volto non ha linee; chi Lo avrà mirato come Potenza innestata nella natura e nelle energie si sentirà scosso come fosse in un turbine.

Così si svelano i tre gradi evolutivi esistenti negli umani. Voi siete quelli di allora. Siete l'umanità seconda. La terza ammirerà il Cristo nel mutamento radioso della Sua Eterna Manifestazione, perciò gli uomini di domani (ovvero quelli di oggi; ndr), avranno rotto gli argini e la Terra sarà trasformata in raggiante moto, per poter accogliere direttamente la Verità senza veli. Così voi sentite il procedere armonioso della Giustizia.

E ancora ricordate:  il geometrico triangolo  sta al di sopra di voi,  non in un cielo fisico che voi mirate nelle trasformazioni atmosferiche dell'energia, no, nel cielo dell'anima, nella vostra singola individualità.

E il soffio del Fuoco giungerà alla Terra per la sua purificazione. La Terra presa nel senso fisico ha  necessità di essere purificata. La massa delle energie è sottoposta ad una Legge di rinnovo? Ebbene sì, per evoluzione energetica di tutte le forze singole e composte.

Sarete avvolti voi dal Fuoco, che arriverà dal cielo. Prima del Fuoco giungerà una Colomba. Colomba = Spirito per la Legge, Spirito significa forza, ali che s'intrecciano e che si legano.

I due simboli: il Pesce rappresenta la radiazione del Corpo luminoso del Cristo (lo Spirito) nel passaggio terreno; la Colomba dalle ali tese, frementi d'Amore, raffigura la forza Sublime Eterna.




La morte? Egli subì la morte! Se Egli non aveva corpo, non morì. Fu un'apparenza, fu tutta un'illusione ottica, una forza suggestiva, e il Sangue sgorgò dalla ferita, da tutte le ferite, e allora? Non morì la Divinità, chiuse il periodo di Tempo, chiuse la parte della Redenzione nel sigillo faticoso umano e lasciò in eredità l'Esempio della fatica a tutti gli uomini.

La tentazione arrivò ai piedi della Croce: "Se tu sei Figlio di Dio scendi da quella Croce". La medesima tentazione fu detta (dopo essere stato trasportato; ndr) sul Tempio: "Se Tu sei Figlio di Dio buttati giù". 

Era una voce reale o un insegnamento per avvertire gli uomini di guardarsi dal Male? La voce era reale e costituita da tutta la massa umana che nega, che ama soltanto la materia passionale piena di infecondazione.

Non a Lui dunque andava la tentazione! Il Divino non poteva essere tentato! Ma a tutti coloro che sedotti dalle vibrazioni delle energie, dalle bellezze delle forme si sarebbero smarriti dentro di esse.

Salvare. Ecco perché Egli si manifesta a quelli che vogliono perdersi. Fermatevi sull'espressione "che vogliono perdersi". Una forza potenziale d'arbitrio è in questa parola: siete liberi di penetrare nei labirinti e di scendere sempre più in basso, e quindi di entrare nelle "portae inferi". Ma Egli è la scala: salite se potete, e se non potete fermatevi ai piedi di essa, invocate il Suo Volto, quello solo è vivo e VERO.

In questa realtà Io vi chiamo e vi schiudo la Porta Infinita: entrate. La luminosità che emana dall'apertura è potenza d'attrazione; l'altra porta è al fianco, la destra e la sinistra. Anche questa vi invita, ma ha miraggi di luce assai opaca, è la seduzione passionale, è la vita della contingenza.

Voi replicate: "È la necessità". Ed Io vi dico che essa è in proporzione alla vostra capacità spirituale. Più vi innalzate e meno la sentite. Non gridate: "La nostra natura ha bisogno d'essere alimentata, occorre pane materiale, non pane sostanziale".

Egli vi ha elargito il duplice pane di vita. Entrate dunque, troverete un angolo per riposare lungamente. Non vi parlo di eternità in questo momento, vi parlo della vostra esistenza che può essere sostenuta, se lo volete, dalla Forza Potenziale, dalla Luce del Suo Corpo Luminoso. Sarete lavati dall'acqua che è la stilla rugiadosa delle Sue lacrime, le quali stabilirono il contatto fisico con la parte sostanziale.

La congiunzione fu precisa, netta, unica, fate che queste lacrime entrino nel vostro io in ogni attimo. Allora le vostre membra saranno quelle Sue e la vostra anima sarà il volto di Lui, l'Unico, Colui che in eterno È!»

Ad Maiorem Dei Gloriam


Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Fonte: pagina iniziale del 1° vol. dei "Brani Ultrafanici" ‒ scaricabile QUI.