Corbert Gauthier |
Sebirblu, 3 ottobre 2024
La premessa che ora farò ha preso spunto e sintesi da un breve brano, QUI, in seguito alla ricerca secondo la quale il Poverello umbro viene chiamato dall'eccelso 'Maestro' del prezioso libro "La Vita" (rintracciabile QUI) dell'avv. Gino Trespioli (ved. QUI e QUI), con l'epiteto di "Sole del Gange".
Dopo di questa, esporrò per la prima volta ciò che l'Ultrafanìa (ved. QUI, QUI, QUI e QUI) ancora semisconosciuta ai più, rivela a proposito degli Esseri sublimi, come Francesco o Giovanni dell'Apocalisse, venuti sulla Terra come messaggeri sommi dell'Amore divino.
«La basilica di S. Francesco d'Assisi ha un'aria imponente che ricorda il Potala di Lhasa in Tibet. Lì, all'inizio del passaggio semicoperto, a strapiombo sulla pianura da cui si gode il lontano profilo di Perugia, v'è una lapide che riporta i versi dell'XI canto del Paradiso:
"Intra Tupino e l'acqua che discende – dal colle eletto del beato Ubaldo", con quel che segue. Versi notissimi di un canto della Commedia tra i più letti, amati, ma anche discussi:
"Di questa costa, là dov'essa frange più sua rattezza (ripidezza), nacque al mondo un Sole, come fa questo talvolta di Gange. Però chi d'esso loco fa parole non dica Ascesi, ché direbbe corto, ma Orïente, se proprio dir vole" (vv. 49-54; ved. QUI; ndr).
È difficile, per non dire impossibile, essere più solenni, più profondi, più stringati. C'è tutto qui dentro: la cosmologia, la geografia, l'escatologia, l'etica. Mi ha sempre colpito la forma "Ascesi" per indicare "Assisi", considerata l'avventura semantica del nome nella sua prima forma.
Il messaggio è limpido: Assisi dovrebbe essere definita Oriente, in quanto vi nacque un giorno un 'Sole' tanto puro e splendente come lo è appunto l'astro diurno quando, nel giorno del solstizio d'estate, sorge esattamente dal punto nel quale si trova la foce del Gange, uno dei quattro fiumi che, secondo la cosmografia medievale, nasceva dal Paradiso Terrestre.
Dante trasse quella notizia dal Libro della scienza delle stelle e dei movimenti celesti. Secondo la traduzione latina, eseguita nel XII secolo da Gherardo da Cremona che lavorava su un testo arabofono del IX secolo, opera di un sapiente che stando al suo nome al-Farghani era nativo del Ferghana, corrispondente più o meno all'odierno Uzbekistan, il sole sorgeva dalla foce del Gange nel momento in cui aveva maggior vigore e più pura radianza. [...]
Commentare in maniera adeguata un passo di questa intensità sarebbe arduo, e si dovrebbe comunque farlo in altra sede. Qui, ora, analizziamo solo tre parole: Sole, Gange, Oriente. Quale messaggio trarne? Il Sole è evidentemente Francesco, quello stesso che nel suo Cantico delle Creature ha scritto che il Sole "porta signiticatione" di Dio: è il simbolo del Signore.
Più propriamente, della Seconda Persona della Trinità, del Cristo "Sol Iustitiae". Questo Sole, nato ad Assisi, è purezza e perfezione in quanto nascendo si è bagnato nelle acque del sacro Gange. È un Sole in tutto simile a quello divino, appunto, al Sol Iustitiae. È l'alter Christus.
Assisi, patria di colui che più di ogni altro ha potuto assimilarsi al Cristo, è quindi il luogo della nascita del Vero Sole: è Oriente, e sappiamo che 'Ex oriente Lux'. (Cfr. QUI; ndr). [...]
Ma che cos'è l'Oriente; e che cos'è l’Occidente? Per Hegel, l'Occidente è la Grande Sera della storia e del genere umano, una Sera destinata forse a restar eternamente tale; o che forse volgerà davvero al tramonto, ma chissà quando.
L'Oriente, oggi, è per molti di noi invece il Nemico, il luogo dal quale provengono il fanatismo e la barbarie, contrapposto all'Occidente della civiltà. Eppure il cristiano si sente a disagio, talvolta, di fronte a certe dichiarazioni.
Non perché ne colga l'elemento in fondo intollerante e perfino razzista, che magari c'è, bensì perché noi, che ci riconosciamo nel 'Patto' da Dio stipulato con Abramo, percepiamo di essere, per questo, tutti un po' "orientali", ritenendo che là si trovano le più autentiche radici nostre, quelle che non 'gelano'.
"Noi cristiani siamo spiritualmente dei semiti", replicò Pio XI a chi invitava tutti gli europei a sentirsi esclusivamente, superbamente indoeuropei. Siamo sostanzialmente degli orientali, dovremmo rispondere oggi con decisione a chi, non senza malafede, ci invita ad identificarci in un "nostro Occidente" che all'Oriente dovrebbe essere unilateralmente ostile.»
Ed ecco l'episodio 560 (B), del suddetto libro, in cui il famoso giurista Trespioli entra in contatto, col permesso della Legge suprema e sotto la guida del "Maestro eccelso", con l'Essenza di colui che fu Giovanni Apostolo nel tempo terreno.
«Due ricordanze mi balenarono luminose alla mente. E tanto erano luminose e così intenso il desiderio, che Colui che fu caro a Gesù ridiscese dalle sfere del Superlativo, e disse:
‒ Io Sono colui che deve «rimanere». (Cfr. QUI; ndr).
Ricordai: ‒ Pietro, vedendo Giovanni, disse a Gesù; Signore e di lui che sarà? Gesù gli rispose: Se voglio che rimanga fin ch'io venga che t'importa? Poiché mi fu detto che al periodo di Pietro seguirà il periodo di Giovanni, dunque un ciclo nuovo verrà in avvenire.
Il futuro Vicario radiò:
‒ È una grande infinita realtà. Pietro doveva avere investitura di anime ed investitura materiale. Egli ha custodito, pur cadendo e ricadendo, il pegno avuto; ma i successori di Lui hanno ancor più chiusa la porta materiale, estendendo il dominio umano.
Pietro finisce così la sua funzione sul mondo; ed io sono nel mondo. Sono nel mondo e sono invisibile ad occhi fisici. Sono nel mondo e vigilo affinché il gregge affidato a Pietro non sia disperso.
Io sono il Fedele che attende l'era gloriosa del ritorno di Colui che non prenderà più carne e sarà fuoco vivo, e su ciascuno metterà la Sua fiamma. Cadranno le icone; un altare unico sarà nel mondo.
‒ Ma quando e come... (chiede Trespioli).
‒ È già iniziato. I segni sono di Cielo e di Terra e sono anche di uomini. La cosiddetta mia Profezia è la realtà del vostro domani. Non sfuggono i segni che acutizzano la sostanza dell'intelletto. Preparate le anime alla lotta.
‒ Pochi ascoltano, ancor meno coloro che intendono.
‒ Che importa? Verranno i Maggiori del tempo, richiamati dalla stessa Verità che li incalza. Squilla la tromba: è la volontà di Colui che tutto muove. Dice: Andate agli angoli delle strade e chiamate a raccolta.
(Riprende Trespioli) E ricordavo ancora:
‒ Giovanni, mi fu detto che al secondo millennio l'Amore avrà cangiato il Finito e l'Infinito, e sarà la manifestazione degli Spiriti.
Sta scritto in Gioele: «Dopo questo avverrà che io spanda il mio Spirito sopra le carni e i vostri figlioli e le vostre figliole profetizzeranno ed i vostri vecchi avranno dei sogni ed i vostri giovani delle visioni; ed anche sui servi e le serve spanderò in quei giorni il mio Spirito».
‒ Così. Colui che concentra in sé tutto il palpito degli Esseri, Colui che è e rimane il Sole dei Soli, farà di ogni umano strumento della Verità perché la Verità trionfi. Il Suo alito trasforma la carne e la riduce radiosa per la potenza che vi innesta col suo fuoco sostanziale.
Ed ecco che il Paracleto splende; ecco che il Cenacolo non contiene più i Dodici, ma i Dodici si moltiplicano. Così vuole Colui che è l'Alfa e l'Omega, così voi umani sentirete profetizzare per bocca dei semplici, degli ignari e dei viandanti; molti verranno da lontano e si concentreranno in un punto solo: Roma eterna.
Ep. 561 (B). Trespioli:
Roma. Ancora una volta, ancora oggi, il Visionario dell'Apocalisse ripete il grande nome. E vi sono segni che accertano sin da ora che la realtà sarà quella.
Sui ruderi del massimo Impero e della massima Chiesa un'Autorità nuova ed eterna dominerà, e dominerà su tutta la Terra. I popoli d'ogni culto affratellati dalla Forza unica.
‒ L'Amore! - esclamò il Maestro ‒ Intendete, uomini, il perché di tanta realtà. Poiché è l'Amore che ciascuno di voi guida attraverso la Vita. (Sin da) Fanciullo, il primo segno del palpito di Colui che, come Gesù, il Cristo vi insegnò chiamarsi "Il Padre".
Abbiamo poi un amore di «fraternità», che è manifestazione del Padre sulla legge di affinità.
Abbiamo un amore di palpito «universo» ed ecco l'abbraccio del Padre generante, e di questo vibrare tutto il cosmo, tutto l'universo è pieno.
Abbiamo l'amore dato dal Padre per la «Verità», la verità manifesta e non manifesta: e questo è ardore che pulsa nelle masse segnate con particolare intuito d'anima.
Abbiamo l'amore che è «fuoco sostanziale», e che arde senza consumarsi: è il Padre come Sapienza di Amore.
Ascoltavo (replica Trespioli) con il capo chino la musica di quelle parole profonde, mentre ondate di speranza erano in me; la speranza che l'Amore trionfi sull'Umanità straziata.
E pensando mi chiedevo: come estinguere la sete ardente di sapere, di sapere ancora? Ancora cose più grandi?... Penetrare l'Essenza della Trinità, la divinità del Cristo, l'Assoluto...
A chi rivolgermi? A chi, se i 'Massimi' (eletti) erano venuti, anche quelli irradianti dal Superlativo, inaccessibile al pensiero umano? Non potevo più rivolgermi ad Esseri che furono già nel tempo; non ad Essenze divine in eterno. Ma a Lui, soltanto a Lui, tanto venerato ed amato, «a chi, se non al mio Maestro»?
Chi sei, Maestro?
Egli non risponde a tale domanda che è in me costante. Ma sento che Egli non appartiene ad alcuna 'biotesi' (ved. QUI; ndr); sento che Egli appartiene al Sublime, al Superlativo, all'Assoluto non concepibile.
È nell'Infinito dove sfolgora l'Indicibile e questo e quelli sono di tale immensità, radiosità e potenza per cui il pensiero non si sofferma, un'idea non si forma, un'espressione non si concreta; basta una parola sola fra le tante ‒ Essere, Tutto, Uno, Ineffabile, Eterno, Dio... ‒ una parola che non si spiega e che tuttavia basta.
Ep. 562 (B)
Analizzare l'Essenza divina ‒ cominciò il mio eccelso Precettore ‒ è irragionevole audacia. Come potrebbe la mente umana farsi un'idea dalla Divinità, se le è impossibile farsi un concetto dell'Infinito?
Infinito: braciere senza limiti di un Fuoco radiante Sapienza ed Amore e quindi, nelle emanazioni seconde, Giustizia, e, nelle emanazioni terze, Legge, e dalla Legge il Moto, e dal Moto l'Armonia; e dall'Armonia, per mezzo delle ascese, si giunge nuovamente al Focolare unico, al Centro di Vita, al Punto che è Tutto...
Uomo, attraverso queste radiazioni passano gli Esseri nella loro essenza; nella legge armonica subiscono la Giustizia e mediante il 'saliscendi' (reincarnativo) raggiungono la perfezione. Fusi nel Centro? No; partecipi di Esso, non confusi nel Mistero Trino.
Il Mistero Trino. (riprende Trespioli) ‒ Io vorrei comprendere, Maestro!
Deve avermi squadrato dall'alto in basso, con volto severo, e fissato negli occhi.
‒ Quale strano suono mi giunge? «Vorrei»?!
Compresi, e chinai umiliato il capo. Proseguì:
‒ Il Mistero del Divino in forma Trina non può essere soggetto a psiche ristretta, ché la Divinità è immensa e moltiplicata nella propria energia. Energia: potenza prima, che con atto di amore per infinita sapienza si può umanamente qualificare Padre, Figlio, Spirito, pur restando Uno: Uno, che è Potenza, Amore, Sapienza.
Ma vi sono altre 'radiazioni' (Luci divine o angeliche) che emettono il (trino) Logos: lo ricevono in puro suono le anime superlative: un Francesco poté concepire la Trinità: egli era il Sole del Gange e Giovanni ritornava in Lui, come prima in Lazzaro: Essenza che non è morta, e Giovanni vive con voi e si paleserà di nuovo. (Ved. QUI lo strano "enigma" spiegato).
Egli, Divino, poteva concepire la Trinità; altri ancora, pochi. Per voi umanamente, come va intesa?
Padre, che stabilisce Potenza di Vita e per il Quale fu espansa la manifestazione nell'Universo;
Figlio, che è Amore di Vita, e si rese manifesto per il diretto contatto della creatura col Creatore;
Spirito, che è Sapienza di Vita, ed è fuoco che consuma la Materia, fuoco che arde ininterrottamente e trasmette l'alta Conoscenza.
E basta. Analizzare la Trinità, che è Perfezione, è contaminare il Sublime.
Trespioli:
‒ L'alto linguaggio era degno del tema. Per me non vi era di degno che il silenzio.»
* * *
Prima di concludere con la bellissima preghiera che San Francesco ha espresso per l'Italia, sempre per mezzo del libro 'La Vita' di Trespioli, consiglio, a chi non li avesse ancora letti, di approfondire l'altissima Verità elargita agli umani sugli articoli da me ripetutamente esposti: QUI, QUI, QUI, QUI e QUI.
Per preservarne l'immenso valore, ho lasciato la prece con il linguaggio usato dal Santo Frate nella sua epoca:
«O altissimo Signore, tu che hai fatti li Cieli ed anco la Terra, io ti benedico per tanta suprema Gratia. ‒ Altissimo Signore, benedici questi homini che te ascoltano, poiché essi son fra li peccatori che vivono la Terra che tu hai fatto.
‒ Per la divina Tua Gratia apri loro gli occhi de lo Spirito. ‒ Invia la tua Sapienza affinché intendano le tue leggi altissime.
‒ Signore, benedici l'Italia che ancora ha dolori e tanti ne tiene quanti li filii che sono degeneri. Fa' che essa si estenda in fratellanza sì come tu comandi e fa' che li fratelli vicini intendano tale lingua.
‒ Signore, benedici tutti li popoli di oltre monte e di oltre mare.»
Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
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