martedì 30 giugno 2020

Gli Incredibili Segreti della Levitazione Sonica




Sebirblu, 29 giugno 2020

Già altre volte ho parlato della potenza del suono, per esempio QUI, QUI e QUI, ma è soprattutto nella Bibbia,  e precisamente nella storia  dell'abbattimento  delle mura di Gerico che ne troviamo una traccia evidente. L'ho descritta QUI, inserendola nei segni celesti iniziati.

Oggi, però, ne ho voluto cogliere l'aspetto più sorprendente, da sempre taciuto o ignorato, che riguarda il come siano stati mossi ed eretti gli enormi e pesantissimi megaliti situati un po' ovunque nei luoghi archeologici di tutto il mondo. 

Per questo, ho tratto da qualche sito interessante alcune testimonianze reali della potenzialità assoluta delle onde soniche.


I megaliti di Sacsayhuaman in Perù

Gli incredibili Segreti della Levitazione acustica

Diversi antichi manoscritti riportano la levitazione sonora di pesantissime rocce; probabilmente il mezzo stupefacente per erigere immense piramidi e monumenti maestosi. I testi arcaici sparsi per il mondo descrivono il suono come un metodo efficace per spostare e sollevare la materia fisica densa.

Secondo la saggezza ancestrale, più era grande il numero dei partecipanti per cantare o suonare strumenti a percussione, e soprattutto a fiato, maggiormente la potenza sonora si incrementava e compiva prodigi, a dir poco inconcepibili per l'uomo d'oggi.

Ogni individuo accedeva ad un'energia proveniente dai Cieli. Due cantori emettevano insieme più forza di un singolo, come se le loro voci, combinate, la moltiplicassero in modo logaritmico. Il suono celeste di grandi corali cantava senza sosta per rendere un paese potente e pressoché invincibile.

La precisione e lo schema della potenza sonica

L'autore Bruce Cathie (un uomo eccezionale, ex pilota e scopritore delle linee di forza magnetica percorse dagli UFO intorno alla Griglia della Terra. Di lui si è occupato ampiamente David Wilcock QUI) ha reso pubblica la testimonianza di un gran numero di monaci tibetani che hanno sollevato enormi massi rocciosi con la loro voce e gli strumenti musicali.

La collocazione esatta dei cantori e dei musicisti era basilare affinché funzionassero gli "effetti sonori antigravità". Diversi scritti antichi descrivono i suoni direzionali come una fonte di potenza meccanica, simile a quello che fuoriesce da una pistola ad acqua: l'obbiettivo era importante.

Un articolo tedesco dell'ingegnere svedese Olaf Alexanderson svela la levitazione sonora:

"Noi sappiamo tramite i monaci dell'Estremo Oriente che sono stati in grado di sollevare delle pesanti rocce nelle alte montagne con l'aiuto di suoni differenziati... diverse vibrazioni della gamma audio dimostrano ad uno scienziato di fisica che un campo sonoro vibrante e condensato può annullare il potere gravitazionale."




I rapporti dal Tibet sono stupefacenti

Le osservazioni compiute in Tibet solo vent'anni fa da Henry Kjellson, un ingegnere civile, hanno indicato che un medico svedese, il dottor Jarl, si era recato in quella regione himalayana nel 1939 per visitare un Gran Lama infermo. Questi gli permise di osservare la levitazione sonora e la traslazione di un enorme masso da un vasto pianoro ad una falèsia (parete rocciosa) alta 250 metri circa.

Il blocco era di 1 metro di larghezza per 1 e ½ di lunghezza. Intorno ad esso furono posti 19 strumenti musicali in un arco di 90°, ad una distanza di 63 metri dallo stesso. Tale raggio veniva misurato con la massima precisione.

L'«orchestra» era composta da 13 tamburi e da 6 trombe tipiche chiamate Ragdons: 8 grancasse avevano una sezione trasversale di 1 metro e una lunghezza di 1 e ½; 4 erano di taglia media di 0,7 metri per 1 di lunghezza, mentre una sola, piccola, era di 0,2 metri per 0,3. Tutte le trombe, invece, erano identiche, con un'estensione di 3,12 metri e un'apertura di 0,3.

Sia gli strumenti a percussione che a fiato erano fissati su dei supporti regolabili in direzione del masso. Le botti, o grancasse, aperte da una parte, avevano dall'altra un fondo in metallo sul quale i monaci battevano con grandi mazze di cuoio; pesavano 150 kg. Dietro ogni strumento, c'era una lunga fila di religiosi.




Una volta posizionato il tutto, un monaco dietro il piccolo tamburo dava il segnale di partenza. Esso emetteva un suono acuto che riusciva a sovrastare tutti gli altri in una sarabanda terribile. In sincronia, anche i monaci davano inizio al canto ritmato di una cantilenante preghiera che aumentava man mano in velocità contribuendo al fracasso assordante.

Durante i primi quattro minuti non accadeva nulla, poi, mentre il suono dei tamburi, dei canti e delle trombe entrava sempre più in accelerazione, il grosso blocco di pietra cominciava ad oscillare, a dondolarsi e di scatto a sollevarsi dal suolo raggiungendo la piattaforma stabilita a 250 metri d'altezza, dove vi si posava. [...]

In questo modo si compiva esattamente "il miracolo" che, prima di loro, in tempi remotissimi erano riuscite a compiere le popolazioni indo-europee (i Celti) – come a Stonehenge – i popoli Egizi delle piramidi e quelli precolombiani (Atzechi e Maya) di tutte le altre gigantesche strutture al di là dell'oceano. (Nota di Sebirblu).

Il dottor Jarl fu il primo straniero ad aver visto questo straordinario spettacolo. E siccome all'inizio pensava d'essere stato vittima di una psicosi di massa, impresse su pellicola due filmati dell'evento, ma essi mostravano esattamente le stesse cose alle quali aveva assistito.

La società inglese per la quale il medico lavorava confiscò i due film e li dichiarò classificati. Non sarebbero più stati esposti fino al 1990. Questa azione è assai difficile da spiegare o da comprendere.




La levitazione sonora di Coral Castle (Castello di Coralli)

Edward Leedskalnin ‒ nato a Riga (in Lettonia) il 10 agosto 1887 e deceduto a Miami il 7 dicembre 1951 ‒ uomo dalle risorse finanziarie modeste e con un'istruzione di quarta elementare, edificò un monumento al suo amore perduto, Agnes, che annullò il loro matrimonio un giorno prima della cerimonia nuziale.

Nella regione di Homestead, in Florida, il calcare oolitico (chiamato coral stone) può raggiungere 4000 piedi di spessore (km 1,2192) nei fondali marini. Leedskalnin tagliò e spostò da solo, incredibilmente, blocchi individuali di diverse tonnellate. (Ved. QUI l'affascinante storia).

Lasciò il suo "Castello" come prova che era in grado di traslare grosse pietre senza un'attrezzatura adeguata. Egli affermava di conoscere come gli egizi avevano edificato le loro piramidi. Di conseguenza costruì il suo Coral Castle "cantando" per sollevare i pesantissimi massi megalitici.

Leedskalnin poggiava le sue mani sulla roccia da levitare, poi iniziava a cantare modulando la voce su una precisa gamma sonora fintantoché percepiva una risposta dalla stessa pietra.

La nota giusta che produceva il ritmo vibrazionale più forte veniva da lui mantenuta per un po' al fine di trasmettere alla roccia un potente 'dosaggio' onde sfuggire alla forza di gravità e fluttuare, sollevandosi, senza peso specifico.

Il geniale lettone lavorò al progetto del suo 'Castello' per quattro lustri (dal primo '900 agli anni quaranta) e nel 1936, quando la costruzione di nuovi lotti edilizi nelle vicinanze della sua opera minacciava la sua privacy, decise di trasferire l'intero cantiere da un'altra parte, a sedici chilometri di distanza: il villaggio di roccia venne dunque spostato nella cittadina di Homestead, dove Edward aveva acquistato 10 acri di terra, a pochi passi dalla South Dixie Highway.




I Blocchi Fluttuanti

Proprio quest'ultima destinazione, a quanto risulta da varie testimonianze, fu area di avvistamenti, da parte di numerosi bambini che giocavano da quelle parti, di enormi blocchi di pietra fluttuanti nell'aria "come palloni ad idrogeno", mentre l'uomo, cantando, li sollevava con il semplice gesto delle mani.

L'autista che accompagnò Leedskalnin lungo il tragitto per il trasporto dei massi di pietra, dichiarò che un giorno, appena arrivato a Florida City, parcheggiò il camion nei pressi del villaggio.

Edward chiese all'autista di essere lasciato solo durante la fase di trasferimento dei megaliti al mezzo di trasporto. Il guidatore, che aveva dimenticato il suo pasto sul camion, dopo essersi allontanato a piedi, ritornò indietro, scoprendo, con meraviglia, che le grandi pietre erano già state posizionate sull'autocarro in pochi minuti di orologio.

Numerosi furono, nel tempo, i vari tentativi di scienziati ed ingegneri di ricostruire 'location' simili a quella ideata dall'egocentrico lettone, nella speranza di carpirne i segreti e i meccanismi.

Negli anni '70, ad esempio, alcuni studiosi di Coral Castle cercarono di riprodurre l'omonima struttura scavando un blocco di pietra calcarea del peso di 30 tonnellate, ma il bulldozer adoperato per sollevare i monoliti non riuscì a smuoverne neanche una parte. 

A quel punto, essi decisero di affidarsi agli stessi studi pubblicati da Leedskalnin dove c'era un manoscritto "Magnetic Current" contenente una serie di prescrizioni e di norme che evidenziavano la sua incredibile consapevolezza riguardo alle teorie sul magnetismo. (Consiglio di leggere anche QUI; ndt).

Edward, nelle sue fitte pagine, dichiarava di conoscere i segreti relativi alle piramidi dell'antico Egitto e dei costruttori in Perù, Yucatan e Asia che, con il solo ausilio di strumenti rudimentali ("primitive tools") avevano sollevato e posizionato blocchi di pietra pesanti molte tonnellate. Tuttavia, egli non svelò mai tali arcani. 

Dopo anni di indagini, si scoprì che Edward aveva eretto il sito di Coral Castle nel rispetto di una cartografia del mappamondo terrestre  nota sin dal tempo  degli Egizi e dei Babilonesi, fondata su uno schema invisibile di traiettorie energetiche, oggi chiamate Ley Lines. (Cfr. QUI l'interessante articolo).


L'incredibile linea di San Michele Arcangelo

Queste linee connettono tra loro siti archeologici e luoghi sacri (ved. QUI), tutti costruiti in prossimità di punti magnetici particolari, costituendo una mappa di coordinate chiamata World Grid (Griglia del mondo).

A tal proposito, lo scienziato Bruce Cathie, sopra menzionato, autore del libro "The Energy Grid", sostenne che Leedskalnin aveva stabilito il preciso luogo per edificare Coral Castle in prossimità di alcune 'ley lines' ideali per sfruttare l'energia del moto gravitazionale terrestre, adoperando certe tecniche geometriche. 

Gli stessi parametri che, secoli prima, con tutta probabilità hanno contribuito alla realizzazione delle grandi piramidi, ma anche di Stonehenge, il complesso megalitico che la leggenda racconta fosse stato prodigiosamente trasferito, fluttuando nell'aria, dall'Irlanda all'Inghilterra, per opera di Mago Merlino.

Ma lasciando stare i miti, ecco un esempio moderno di alta tecnologia: una sonorità potente che può sollevare e spostare gli oggetti nell'aria. Yoshiki Hashimoto, della società Kaijo di Tokyo, ha messo a punto uno speciale congegno per la levitazione acustica.

Il suono vibra  20.000  volte  al  secondo  per mantenere  una piccola placca  di silicio in sospensione stazionaria ad un millimetro al di sopra di una superficie. Ecco un esempio in questo video dell'Argonne National Laboratory:




Alcuni scienziati hanno anche condotto delle sperimentazioni nello spazio, perché l'assenza di gravità permetteva loro di analizzare, in condizioni ideali, l'impatto sonoro sulla materia.

Conclusione di Sebirblu

L'abbondanza di prove dirette ed esaurienti sulle tecniche di levitazione acustica concernenti gli antichi costruttori di vestigia colossali è stata completamente ignorata dagli storici e dalle università competenti.

Non solo, ma anche da certe mentalità condizionate dai tempi a rigide tradizioni religiose che relegano tutto nel diabolico (ved. prefazione QUI), come la levitazione umana indagata dai migliori studiosi agli inizi del '900, dimenticando che moltissimi santi e mistici, nei secoli, hanno avuto la medesima esperienza.

Inoltre, sin dal secolo scorso, le scoperte o le invenzioni più disparate, specialmente quelle di Nikola Tesla riguardo al nostro tema, rivolto alle tecnologie sulla levitazione acustica, vengono fagocitate dal buco nero dei "Segreti di Stato", impedendo così al genere umano di progredire perché lo si vuole così, perfettamente sottomesso, retrogrado e servile per gli avidi interessi di pochi. (Cfr. QUIQUI).

Traduzione libera, relazione e cura di: Sebirblu.blogspot.it

            bibliotecapleyades.lege.com

venerdì 26 giugno 2020

L'Enigma del Viaggio-Lampo di Ratzinger in Baviera




Sebirblu, 25 giugno 2020

Gli accadimenti che velocemente si rincorrono in questi tempi apocalittici vertono tutti sul sommo pontefice Benedetto XVI che, nonostante sia chiamato "emerito", rimane pur sempre l'unico e vero successore di Pietro, capo della Chiesa Universale, in quanto la "Rinuncia" data nel 2013 è stata da lui stesso intenzionalmente resa invalida. (Cfr. anche QUI e QUI).

Ad accorgersene, è stato un frate italo-americano, Alexis Bugnolo, latinista, canonista e antropologo del quale ho già parlato QUI, in un dirompente articolo su questo tema.

Non dico che tale mia pubblicazione sia passata inosservata, visto che un lettore l'ha menzionata in diretta a don Minutella, ma la notizia "bomba" è scoppiata poi, con il resoconto dettagliato apparso su "Libero" (QUI) per mano di Andrea Cionci (letto sul video a seguire) che, insieme al "Decimo Toro" e allo stesso don Minutella, in un intreccio di interviste con fra' Bugnolo, hanno scoperchiato il Vaso di Pandora. (Oggi, anche il Quotidiano del Lazio ha seguito l'esempio di Cionci).  





Naturalmente, è passato tutto sotto silenzio... nessun organo d'informazione ha parlato... ma in Vaticano qualcosa si è mosso, visto il viaggio improvviso di Joseph Ratzinger in Germania per via del fratello "moribondo"... col quale è stato possibile, però, con-celebrare la Messa il giorno successivo al suo arrivo e far colazione a strudel di mele; ved. QUI.

Egli, infatti, sebbene debilitato e in carrozzella ha preso il volo per il suo paese d'origine per mezzo di un aereo di Stato militare italiano (?) accompagnato dal solito immancabile Georg Gänswein, da un'«infermiera» (poi si capirà il perché delle virgolette), da un medico "ad personam", dal vice comandante della polizia vaticana e dal capo della gendarmeria pontificia, Domenico Giani, "silurato" l'anno scorso da Bergoglio.

Ed ora, dopo che il famoso quotidiano tedesco "Bild" aveva sostenuto che Benedetto XVI, forse, non sarebbe più tornato a Roma, ecco che arriva inaspettata la notizia del suo rientro-lampo avvenuto lunedì scorso.

In tutta questa confusione, ho deciso di riportare le parti più significative di ciò che ha detto fra' Bugnolo sull'intera vicenda, rispondendo alle domande del conduttore di "Radio OPI":

Il primo quesito concerne il viaggio improvviso di Ratzinger e l'allontanamento da Roma, dando dunque il "la" alle numerose profezie sui tempi finali di un papa "in fuga dall'Urbe", come quelle di Anna Maria Taigi e della beata Katharina Emmerick, ad esempio.




Dice fra' Bugnolo:

«In questi giorni è successo qualcosa di stranissimo, perché sembra che papa Benedetto abbia chiesto proprio a Giani, ex capo della Gendarmeria, attualmente operatore alla Digos della Repubblica Italiana, di organizzare il viaggio per raggiungere suo fratello in Germania.

Impossibile quindi che Bergoglio abbia dato il placet per la partenza, visto che lui stesso aveva rimosso Giani dal suo prestigioso incarico, ed è altrettanto strano il silenzio non solo della Santa Sede, ma anche delle autorità italiane che hanno concesso l'aereo militare, normalmente messo a disposizione soltanto a pro dei pontefici o di rado a qualche alto prelato. Questo, secondo me, vuol dire che Benedetto XVI viene considerato il papa regnante, non Bergoglio.

Quando poi l'aereo è arrivato a destinazione, non c'era il Nunzio apostolico ad attendere Ratzinger, e ciò mostra che tra le Mura Leonine non se ne sapeva nulla. La diocesi del luogo aveva anche dichiarato di non avere certezze per il suo rientro in Italia, a causa delle condizioni critiche del fratello in fin di vita.

Il Nunzio è giunto soltanto due giorni dopo, facendo sapere tramite Facebook (a mezzogiorno di domenica) che Benedetto XVI sarebbe rientrato in Italia l'indomani. Come mai, dato che il fratello non è ancora morto e nemmeno guarito? Perché, quindi, avrebbe dovuto già rientrare in Vaticano?

La decisione presa di restare con il proprio congiunto sino alla fine, senza che la Santa Sede ne fosse a conoscenza, è stata cambiata all'ultimo minuto... forse a Roma vogliono controllarlo? Noi dobbiamo aprire gli occhi, perché se papa Benedetto non è più papa, allora ha lo stesso diritto alla libertà come ce l'ho io, voi, e tutti coloro che vogliono viaggiare ovunque nel mondo.




Il Vaticano non ha alcuna autorità nel dargli il permesso di uscire o di richiamarlo indietro! Ratzinger non è uno schiavo, è un essere umano avente tutti i diritti che gli competono, come qualsiasi altro uomo. È evidente che ha subìto delle forti pressioni per ritornare, e questa è una gravissima violazione dei Diritti Umani.

Tutto fa pensare che, sia il governo tedesco che quello italiano abbiano tributato a lui gli onori di un capo di stato! È papa o non lo è? Molti cattolici, persuasi che il pontefice sia ancora lui, non comprendono come non gli si dia modo di spiegare cosa sia veramente accaduto nel 2013!

Ci sono troppe cose strane... perché c'è un vice comandante della polizia vaticana con lui? È forse prigioniero? Quando un cardinale gira per il mondo questo non succede, e non viaggia con un velivolo dell'aeronautica militare italiana... Perciò, sembra che Benedetto abbia deciso di spostarsi in modo segreto e questo rivela la sua mancanza di fiducia in Bergoglio.

Chi, inoltre, ha avvertito i giornalisti e i fotografi del suo arrivo in Germania se il viaggio doveva rimanere segreto? Ratzinger non si è sottratto a loro, si è lasciato fotografare e ha risposto ai saluti mostrando un volto quasi tumefatto, come mai? Sembrava un viso che avesse subito un trauma incredibile in confronto alle immagini apparse in televisione l'autunno scorso... »




A questo punto devo interrompere la sintesi scritta di ciò che ha detto fra' Bugnolo a Radio OPI in quanto è stata rimossa la registrazione ed è irrintracciabile. La stessa cosa è accaduta sul sito dello stesso frate, ved. QUI, che ne ha pubblicato il link per i lettori.

Comunque, siccome l'avevo già ascoltata, ciò che rimane di maggior interesse sul viaggio-lampo di Benedetto XVI lo riprendo traducendolo dall'articolo postato dal francescano sul suo "FromRome.info":

Dunque, si parlava del volto livido e arrossato di papa Ratzinger... e qui viene esposta da fra' Bugnolo una testimonianza, quella di Doris Reisinger, dottoressa in filosofia e teologia cattolica che twittando sul web (QUI) il 19 scorso, ha detto:

«La donna che accompagna Benedetto XVI (ved. foto) non è una "infermiera". Il suo nome è Christine Felder, una 'memor domini' membro della famiglia spirituale "l'Opera" (Das Werk; ved. QUI). Per numerosi anni è stata la mia superiora, la mia "maîtresse novice" (maestra delle novizie) e la mia assistente spirituale, personale.

Ella determinava presso  quale prete dovevo  confessarmi, quale capigliatura avevo il diritto di mantenere  (tagliando  qualche  volta i capelli),  ciò  che ero autorizzata a leggere, se e quando potevo parlare con i miei genitori ed ero obbligata a presentarle delle relazioni scritte ciascuna settimana.

Non ho mai tanto sofferto in vita mia a causa di qualcuno come da questa donna. Mi ha piantata in asso durante le rievocazioni di un fratello. Mi ha urlato addosso quando ho rimostrato i suoi attacchi...

Ma ha fatto ben peggio alle altre giovani sorelle... Per quanto io sappia, non ne è mai stata ritenuta responsabile. Il Vaticano la conosce dal 2012 o poco più, e sembra costantemente occupare un posto direttivo in quell'ambito.


Benedetto XVI è strettamente sorvegliato; ved. QUI. Christine Felder è in grigio.

Per essere onesta, quando vedo Christine Felder mi sento male e comincio a tremare. D'altra parte, io so che entra ed esce sempre dal domicilio di Benedetto XVI. Non è una sorpresa per me, ma non dovrebbe essere così. Penso che il mondo dovrebbe saperlo. (E dovrebbe anche conoscere gli sgarbi vergognosi a cui viene sottoposto; ved. QUI; ndt).

E continuando a twittare, la dottoressa Doris Reisinger conclude dicendo:

Non è soltanto il mio caso. Ci sono molte persone che sono state strumentalizzate e lese dalla "Das Werk", la cui vita è stata colpita e condizionata in modo permanente. I dirigenti della comunità hanno violato le norme basilari del Diritto Canonico.»

Questo è ciò che ha riportato frate Bugnolo nel suo articolo QUI, riferendosi al "trattamento" che presumibilmente potrebbe essere adottato nei confronti di Benedetto XVI, così indifeso e fragile vista l'età, ma non lo è certo il suo pensiero ancor lucido e profondo tanto da aver voluto stilare un testamento spirituale da aprirsi soltanto a trapasso avvenuto.

Ed è proprio questo il punto che porta ad ulteriori domande sulla stranezza assoluta di un viaggio di soli quattro giorni effettivi (da giovedì mattina 18 giugno alle 11,45 ora d'arrivo a Monaco di Baviera, a lunedì mattina 22 giugno con l'atterraggio a Ciampino alle ore 13) di un uomo di 93 anni che va a trovare il fratello (in piena pandemia) con cui celebra la Messa e fa colazione per poi andarsene sveltamente senza poter comunicare con alcuno, più provato che mai, in un blitz a dir poco sconcertante.


I fratelli Georg e Joseph Ratzinger

Qual è il vero motivo di tutte queste incongruenze? Bisogna sapere che il mese scorso Peter Seewald (il grande amico biografo di Joseph Ratzinger) ha rivelato (QUI) che papa Benedetto aveva deciso di rivolgersi al mondo e di porre un termine a tutte le controversie su ciò che aveva fatto nel febbraio 2013, lasciando ai posteri ‒ dopo la sua morte ‒ un testamento spirituale.

Questa ammissione esplosiva (continua nel suo articolo fra' Bugnolo QUI) è stata la fonte di molte speculazioni a Roma, perché è noto che un papa ha il potere di nominare il suo successore, di modificare le leggi per l'elezione o di apportare qualsiasi tipo di altri profondi cambiamenti per mezzo di un tale documento.

Dove viene conservato l'atto testamentario? Presso un parente stretto? A Roma? La speculazione ruota intorno a due possibilità.

L'una è che il testo sia conservato nel suo ufficio, nel monastero di Mater Ecclesiae nel cuore dei Giardini Vaticani. L'altra, è che lo abbia affidato a suo fratello George Ratzinger.

Entrambi i casi sono utili, dice fra' Alexis, il primo all'entourage di Bergoglio per frugare minuziosamente nel sue stanze personali ed appropriarsene, dato che nel corso di questi sette anni il Vaticano è stato sorpreso a falsificare numerosi atti: dalla dichiarazione di Rinuncia del 2013 ‒ come da link soprastanti ‒ alle lettere di vario genere scritte da Benedetto XVI e manomesse od occultate (ved. l'episodio di mons. Viganò QUI, del suo maggiordomo-ladro QUI e del complotto di morte QUI). 

Il secondo, che porta papa Benedetto da suo fratello a Ratisbona per riprendersi il documento, nonostante Ratzinger fosse guardato a vista di continuo dai "compagni" di viaggio, specialmente dal vice-capo della polizia vaticana.

Una terza ipotesi potrebbe esistere a parer mio, però se Ratzinger, come sembra, è stato tenuto sempre sotto sorveglianza in tutti questi anni (ved. anche QUI e QUI) come avrebbe potuto affidare il testamento ad un notaio, che sarebbe stata la cosa più ovvia da fare?

Prima di concludere, consiglio vivamente di leggere le profezie su Benedetto XVI, QUI, rivelate al veggente Giuseppe Auricchia dalla Vergine Maria e da San Michele Arcangelo sui traditori e nemici che lo circondano, falsificandogli la corrispondenza e riscrivendo le sue lettere.

Chiosa di Sebirblu

È indubbio che la situazione in Vaticano sia disastrosa, malgrado le apparenze che sembrano attirare i poveri fedeli, ammaliati dal Falso Profeta e dai suoi cortigiani opportunisti ed ipocriti. Dunque, ben vengano i vari don Minutella, Decimo Toro e fra' Alexis Bugnolo che, seppure in pochi, ma potenti guerrieri con un gran seguito, sono sempre meglio di una pletora indistinta e fasulla di "sepolcri imbiancati". 

Ecco un'altra autorevole voce, quella del prof. Alessandro Meluzzi, che merita d'essere esposta.





Relazione, traduzione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Fonte: FromRome.Info

domenica 21 giugno 2020

NDE: Scienza Medica e casi di Premorte a confronto




Sebirblu, 20 giugno 2020

Il 13 giugno, giorno in cui si sposarono mio padre e mia madre nel lontano 1939, allorché l'Italia devota festeggiava sant'Antonio da Padova, mi è venuto di pensare alla loro vita nell'Oltre, a come stiano, e se il loro stato interiore abbia raggiunto una certa serenità o se ancora, e mi auguro di no, rimpiangano qualcosa di terreno.

Questi pensieri sono normali per me ora, dal momento che il mio cammino di intensa ricerca spirituale ebbe inizio nel 1969, proseguendo poi per anni, fino a quando la Gran Legge Eterna mi spalancò le porte dell'Anima per farmi scorgere la sublimità della Conoscenza superiore.

Molte e profonde sono state le esperienze che, senza mai averle chieste, mi vennero concesse dall'Alto, dandomi la certezza assoluta della veridicità dell'esistenza dopo la morte.

Ma questo non mi appagava del tutto, perché l'alimento di cui sentivo la necessità era di gran lunga più importante del sapere che si sopravvive alla dipartita finale, così, nel contempo, continuavo ad abbeverarmi alla Fonte Infinita... Trovai quello che cercavo... ed era proprio COLUI che disse: "Chi beve di quest'ACQUA NON avrà più sete!" (Ved. QUIQUIQUIQUI e QUI) ...LUI, SI FECE TROVARE da me, piccola anima!!!...

Da quel tempo, non smisi mai di distribuirLA agli "esausti", agli "assetati", a tutti coloro che, incerti ed incoscienti camminano barcollando lungo l'aspra parabola dell'esistenza.

Ora, coerentemente, dedico l'articolo che segue ai tanti che ancora non sanno nulla, o si disinteressano del tutto della REALTÀ della vita oltre la "soglia" estrema.

Ma prima, ecco un video propedeutico che indurrà, con le sue testimonianze dirette, anche i più accaniti negatori a riflettere.




Lascio, quindi, ancora una volta la parola alla Scienza (come feci nel passato, QUIQUIcon un'intervista che è stata fatta al professor Enrico Facco, neurologo e specialista in anestesiologia e rianimazione, che opera a Padova. (QUI un suo breve videoclip).

Intervistatrice:

"Le NDE (near-death-experience) consistono in una serie di esperienze vissute in condizioni critiche cerebrali associate a perdita di coscienza: in questi casi, quando il paziente torna cosciente (o «rientra in sé», si noti il senso appropriato dell'uso comune del termine; ndr), racconta di aver visto l'aldilà, riferisce immagini della vita oltre la vita. Le esperienze di premorte hanno una fenomenologia precisa, estranee al momento e alla latitudine in cui avvengono. Se ne trova testimonianza anche nel passato?"

Prof. Facco:

"Questo abbraccia un argomento vastissimo che emerge nell'intera cultura umana, nelle tradizioni di tutti i tempi e luoghi. (Cfr. QUI, QUI, QUI e QUI; ndr).

Per fare un solo esempio, possiamo partire dal mito di Er, narrato da Platone, in cui il soldato creduto morto e posto sulla pira per essere cremato, si risveglia all'improvviso e racconta il viaggio compiuto nell'Ade, descrivendo quello che è l'Aldilà secondo il filosofo e scrittore antico.

Il testo è molto suggestivo e ne consiglio la lettura: Platone descrive il destino che porta le anime a reincarnarsi, a scegliere la loro vita futura in funzione di quello che hanno fatto nel passato, per poi bagnarsi nelle acque del fiume Lete e perdere la memoria prima di tornare sulla terra. (Cfr. QUI e QUI, link importantissimo: si può scaricare il prezioso libro ormai introvabile; ndr).

In questo mito troviamo diverse analogie con il concetto reincarnativo proveniente dal Buddhismo e dal Libro Tibetano dei Morti. (Cfr. QUI, QUI, QUI e QUI; ndr).

Si tratta del medesimo aspetto che rinveniamo nell'antica tradizione cristiana con la trasmigrazione delle anime descritta da Origène, Padre della chiesa, che ipotizzò uno stadio intermedio tra Inferno e Paradiso.

Le teorie di Origène vennero spazzate via dal Concilio di Costantinopoli (553 d.C. ndr), con il quale la Chiesa cassò tutto ciò che aveva a che fare con il concetto di trasmigrazione e reincarnazione, dato che nel Nuovo Testamento non ne veniva fatta menzione alcuna (apertamente, ma non sostanzialmente; ved. QUI; ndr).

La Chiesa arrivò così al tredicesimo secolo, con un vuoto dottrinario incolmabile, dal momento che si pose lo stesso problema che si era posto Origène: ed ecco che in quel periodo venne propriamente «inventato» il Purgatorio."


Josephine Wall - "Reminiscenze"...

Intervistatrice:

"Concerne dunque un evento che ha una portata culturale e filosofica di dimensioni enormi e che riguarda, prima di tutto, i concetti di vita, morte e realtà, come noi li percepiamo."

Prof. Facco:

"Le NDE, ovvero le esperienze di premorte, si inseriscono in tale contesto, anche se non spiegano nulla, al momento attuale, sulla possibilità di una vita dopo la morte, sull'esistenza della reincarnazione o altro di questo genere. Le NDE hanno un alto valore cognitivo in questa vita, indipendentemente da quello che sarà il destino del nostro corpo fisico al termine dell'esistenza." [...]

"La morte, comunque, non può essere ridotta a meccanismi biochimici e biologici – sono fondamentali e importantissimi sotto una visuale medica, soprattutto, ma non possono esaurire il problema."

Intervistatrice:

"Fino a pochi decenni fa le esperienze di pre-morte non venivano considerate dalla Scienza. Oggi, come lei stesso testimonia con le sue ricerche, hanno acquisito sommo interesse dal punto di vista scientifico. Cosa è accaduto?"

Prof. Facco:

"Le NDE sono state rifiutate a lungo dalla Scienza come tema di ricerca e di indagine perché essa, nel suo paradigma riduzionista e meccanicista, si basa su postulati e assiomi indimostrabili che hanno però una potenza culturale immensa.

Intervistatrice:

"Esse fanno parte di quei fenomeni strani, di confine, che restano in quarantena in virtù proprio della loro particolarità: non si sa in che modo avvicinarli, classificarli, studiarli. Questo però non significa che non esistano."

Prof. Facco:

"Le NDE, così come numerose altre espressioni non ordinarie della coscienza, hanno rappresentato il dominio di un terreno incerto che faceva riferimento in parte alla filosofia, in parte alla religione, in parte alla parapsicologia.

Per  tutte  le  manifestazioni  extrasensoriali  dobbiamo  cercare  di  capire  cosa  siano a livello fisiologico e che significato abbiano: quello che ignoriamo come gestire, che non rientra nel mondo rassicurante conosciuto, rimane un po' fuori dai campi di indagine scientifica e viene scotomizzato (oscurato; ndr), escluso, in quanto non considerato degno di ricerca.

Intervistatrice:

"Abbiamo una fenomenologia e una casistica specifica di questi eventi?" 




Prof. Facco:

"L'esperienza di premorte è quella di chi è in condizioni critiche (arresto cardiaco, coma, gravi emorragie) ma con la terapia intensiva viene rianimato e racconta le sue esperienze, caratterizzate sempre dagli stessi elementi ovunque nel mondo e a tutte le latitudini. 

In questo senso le NDE sono un risvolto delle moderne tecniche di rianimazione. Era sorto in Inghilterra, verso i primi del Novecento, un interesse di studio verso queste manifestazioni. Poi la cosa è andata dissolvendosi: nella visione dominante, razionale e materialista della Scienza, questi fenomeni sono stati sottovalutati e di nessuna rilevanza. (Cfr. QUI, QUI e QUI; ndr).

Se noi adottiamo l'assioma fondamentale delle neuroscienze per il quale la psiche e la coscienza sono un epifenomeno (aspetto collaterale; ndr) dei circuiti cerebrali, tutto quello che succede nelle NDE viene attribuito a disordini dell'encefalo, prodotti dal danno acuto a cui il soggetto è andato incontro, come se ci trovassimo di fronte ad una sorta di delirium o di allucinazione: fenomeni marginali o semmai di natura psichiatrica e comunque non interessanti valutati da un'ottica clinica, impegnata a curare solo il corpo, riparare il danno, e rimandare il paziente a casa."

Intervistatrice:

"E d'altronde i pazienti, dal canto loro, le hanno sempre taciute per paura di essere presi per pazzi."

Prof. Facco

"Due dei venti pazienti con episodi di NDE che analizzo nel mio libro, ossia il dieci per cento, sono stati sottoposti a trattamenti con psicofarmaci per aver raccontato la loro esperienza di premorte.

Tutto questo ci fa riflettere su quanto il pregiudizio culturale sia influente in questi casi: chi racconta una tale esperienza può essere preso per folle.

Nella Scienza, un conto è definire quale sia il confine della stessa, un altro è negare la realtà di un certo tipo di eventi solo perché non li si può catalogare con il metodo scientifico positivista: è un atteggiamento un po' riduttivo, se non integralista."

Ed ecco l'analogo parere di un altro medico, eminente cardio-oncologo, anestesista e rianimatore, il dottor Carlo Cipolla (curriculum QUI) che in questo video racconta alcune sue esperienze con pazienti che hanno vissuto le NDE.




Intervistatrice:

"L'aspetto forse più affascinante è quello delle OBE [acronimo di Out of body Experience, esperienze extracorporee; n.d.r]. Di fronte a racconti di questo tipo, come lei stesso scrive nel libro, dobbiamo rifiutarli ritenendoli non veri (ma ciò è in contrasto con i dati sperimentali raccolti), o ammettere che per ora non abbiamo gli strumenti e le conoscenze atte a comprendere di cosa si tratti?

Le prospettive aperte da alcuni concetti della fisica quantistica, come ad esempio l'entanglement (legame fra particelle di natura quantistica; ndr), che genere di luce possono gettare su un argomento come le OBE? Possiamo pensare che le attività della coscienza non abbiano sede solo all'interno del nostro cervello?"

Prof. Facco:

"Rimaniamo saldamente nel terreno scientifico ed empirico, senza fare speculazioni di tipo metafisico, ma aperto ad accettare i fatti quali sono e a non rifiutarli per una mancata coesione con le credenze scientifiche che abbiamo oggi.

Ciascuna conoscenza intellettuale parte da assiomi indimostrabili e potrebbe anche succedere che la condizione di partenza sia diversa da come l'abbiamo immaginata. Quando l'asserto salta, allora salta tutto lo scenario che ci avevamo costruito sopra.

Questo è già successo in fisica, ad esempio, con i principi del tempo e dello spazio di Newton: nell'ambito umano funzionano ancora bene, ma quando ci spostiamo nel mondo quantistico e nella teoria relativistica non sono più adeguati a descriverne i fenomeni.

La stessa cosa accade per la coscienza: noi abbiamo un'evidenza empirica su di essa come residente nel cervello. Ne abbiamo anche un'altra sul fatto che quando le aree cerebrali funzionano in un certo modo,  si è coscienti;  quando alcune si rompono,  si va in coma, e quando si riaggiustano si ridiventa coscienti. Ciò è verissimo, ma non dimostra affatto che la coscienza risieda nel cerebro.

Facciamo un'ipotesi alternativa che ho inserito nell'ultimo capitolo del mio libro dicendo chiaramente di non volerla sostenere, ma ponendola soltanto perché venisse confutata. Se non si riesce a falsarla non è però possibile accettarne a priori un'altra, in quanto tutte possono essere plausibili.


Il dr. Enrico Facco con il suo libro "Esperienze di premorte"

Se il rapporto tra cervello e coscienza fosse simile a quello esistente tra un televisore e i programmi emessi, la fenomenologia sarebbe identica, perché quando la televisione è in funzione se ne vedono i canali, se si dovesse guastare non si vedrebbero più, ma se la si riparasse, si vedrebbero di nuovo.

Solo che i programmi permangono nell'etere anche quando la televisione è spenta. Allora la fenomenologia della coscienza ci suggerisce, giustamente, che essa risiede nel cervello, ma non è dimostrabile.

Sulle OBE (esperienze fuori dal corpo; ndr) possiamo dire che sono un fenomeno vasto perché alcune persone dichiarano di sperimentarle anche in condizioni di normalità o in seguito a meditazione, oppure ad allucinazioni ipnagogiche (gli stati di sonnolenza prima del sonno; ved. QUI e QUI; ndr).




Ci sono quattro episodi di NDE segnalati nella letteratura mondiale, due dei quali nell'ambito di studi rigorosissimi: uno di questi è stato pubblicato su «Lancet» e un altro è uscito recentemente su «Resuscitation».

Si tratta di racconti di pazienti che quando sono usciti dal coma hanno descritto tutto quello che era accaduto durante la fase di arresto cardiaco, stato in cui l'EEG è piatto (l'elettroencefalogramma; ndr), il flusso cerebrale durante la rianimazione cardio-polmonare sussiste, ma è così basso da non permettere alcuna forma di coscienza e la morte è incipiente.

Siamo in una condizione in cui non sarebbe possibile avere alcun tipo di questi fatti, secondo ciò che conosciamo. Ebbene questi pazienti non solo hanno avuto esperienze e le hanno riportate, ma hanno anche esposto esattamente tutto quello che è successo durante la fase di arresto.

Un ultimo evento raccontato con precisione da Sam Parnia [un medico, specialista in anestesia e rianimazione, una delle massime autorità sul rapporto mente-cervello, sullo studio scientifico della morte e sulle diverse esperienze ai confini di essa; n.d.r.] riporta la visione precisa di un paziente sul (grafico) bip-bip apparso sullo schermo del defibrillatore automatico.

Da quella descrizione e dal fatto che il ciclo di defibrillazione ventricolare dura tre minuti, Parnia ha concluso che l'ammalato ha avuto almeno tre minuti di coscienza e di percezione del mondo esterno durante quel periodo, il che non è spiegabile con le conoscenze correnti di neurofisiologia e di neuroscienze. Però non possiamo rifiutare questi eventi perché non collimano con gli assiomi e le nostre credenze odierne."

Intervistatrice:

"Lei è specializzato in anestesiologia e rianimazione per cui immagino che i confini tra la vita e la morte, tra la coscienza e l'incoscienza siano per lei territori all'ordine del giorno da diverso tempo.

Nonostante questa vicinanza lei ha deciso di esplorare senza pregiudizi un tema di confine come quello delle NDE spesso relegate nei territori della parapsicologia. Inoltre si occupa anche di medicina tradizionale cinese e ipnosi.

Cosa l'ha spinta verso un tema così spinoso come le NDE e verso campi che per la maggior parte dei medici ancora cozzano con il sapere scientifico?"




Prof. Facco:

"Per quanto riguarda le NDE, diciamo che è proprio lavorando sui margini che si ha maggiore possibilità di scoprire qualcosa di nuovo e di interessante rispetto a quello che è il cuore di ogni materia scientifica.

Ma, al di là di ciò, vi sono ambiti di studio molto coinvolgenti che si trovano al limite tra varie discipline e proprio per questo sono difficili da analizzare, anche dal lato pratico delle misurazioni e della costituzione dei team di ricerca.

Eppure, in questi settori si presentano fenomeni clinicamente rilevanti che vengono sottodimensionati, sottostimati e poco studiati proprio perché non hanno una parte centrale nel ramo di chi ci lavora.

Io ho sempre operato in questi campi interdisciplinari e di confine. Quando nel 1980 ho iniziato ad occuparmi dei coma in rianimazione, mi sono voluto applicare alla neurofisiologia perché, secondo me, indagare sull'attività elettrica del cervello in quegli istanti era un fatto basilare per conoscere cosa fosse veramente un coma, e avere informazioni sulla prognosi.

All'epoca si diceva che l'elettroencefalogramma non serviva a niente e che non dava alcuna informazione; il problema era come veniva letto e interpretato. Accadeva questo: il neurologo e il neurofisiologo non vivevano in rianimazione, quindi non vedevano i pazienti in stato comatoso; l'anestesista non si occupava di neurofisiologia e dunque c'era un vuoto. Io in questo vuoto ho fondato venticinque anni di studi ed analisi che hanno dato ottimi risultati.

Per quanto riguarda la medicina tradizionale cinese, posso dire che non l'ho appresa e praticata per avere uno sbocco professionale, ma ho cominciato ad interessarmene e a leggere testi di filosofie orientali quando avevo 16 anni: questo è un punto un po' misterioso per me perché nessuno mi ha mai spinto verso questi temi parlandomi della Cina o dell'estremo Oriente. Ma da allora non ho mai smesso di interessarmi alla filosofia Zen e al Taoismo che ancora adesso sono le mie letture preferite.

Nel 1972 ho conosciuto l'agopuntura, ed ho iniziato a seguirla e a praticarla, cosa che all'epoca era come pensare di andare oggi, ad abitare su Marte. Questa medicina si basa su presupposti ed assiomi completamente diversi dai nostri, che per noi sono pure difficili da comprendere in maniera diretta, ma funziona, e non è priva di fondamento: vi sono pazienti che rispondono meglio a questo genere di medicina piuttosto che alla nostra, soprattutto per quel che riguarda i disturbi funzionali."




Intervistatrice:

"Abbiamo ospedalizzato la nascita e la morte, le abbiamo allontanate dalle nostre case, dall'ambiente familiare, dai riti che le accompagnavano, con il risultato che ne abbiamo sempre più paura... Questo è un grosso problema e si tratta di un fatto culturale che noi stessi abbiamo costruito."

Prof. Facco:

"Abbiamo avuto uno sviluppo tecnologico velocissimo, infinito, con cui non riusciamo a tenere il passo; contestualmente le religioni sono scese di valore nell'immaginario collettivo, mentre la scienza unitamente al pensiero laico, materialista e razionale, ha acquisito sempre più credito.

Ma in tutto questo non abbiamo chiaramente superato l'angoscia del decesso, anzi si è accentuata, perché non avendo più una visione che arrivi oltre l'esistenza fisica si giunge là dove essa diventa minaccia di annientamento.

La morte è stata oscurata nel XX secolo; è uscita dalla nostra vita di tutti i giorni: in questo senso è come la pornografia, è illecita, è fuori dalla scena, è oscena. Siamo preda di un rifiuto totale e nello stesso tempo di un'attrazione altrettanto totale per essa, per cui passiamo tutta la vita a leggere di cronaca nera, a guardare film di morti ammazzati e così via.

La gente vive nell'illusione di essere immortale e quando si trova di fronte ad una malattia o agli anni che passano e quindi alla fine che si avvicina, arriva la tragedia. La tragedia dell'Ego che si vede annichilito e che non ha strumenti per capire che senso ha la sua esistenza, ma lo riacquista soltanto se include nel concetto vita anche quello di morte.

Il trapasso non è un dramma, e nemmeno l'opposto della vita: è solo una sua parte inscindibile e se così non fosse, ovvero se avessimo vita eterna, questa sì che sarebbe una vera tragedia: il peggiore degli stati totalitari, la peggiore delle condanne, un ergastolo eterno."




Concludo, augurandomi che sempre più persone comincino a volersi interessare, finalmente, di cosa accadrà nell'attimo fatale in cui dovranno lasciare il proprio corpo fisico.

È una vera follia partire per un viaggio e non conoscerne la destinazione, che tipo di "clima" si dovrà affrontare e quale "lingua" si parlerà per farsi capire... a pensarci bene, è inconcepibile l'indifferenza generalizzata...

Relazione e cura: sebirblu.blogspot.it

Fonte: tuseiluce