Tra il 1947 e il 1952, parecchi bambini
sono stati accecati da un eccesso di ossigeno nelle incubatrici,
dotate di un erogatore di nuova concezione.
È stata la scoperta della mancata
visione periferica, accusata dai piloti che respirano ossigeno
attraverso le maschere d'aria, ad indicarne la causa.
«Ero rimasta nel grembo materno 22
settimane, dal dicembre del 1950, quando sono nata all'ospedale San
Luca a Pasadena, in California. Non pesavo nemmeno un chilo e mezzo
alla nascita, ed era logico che sarei stata messa in una delle nuove
incubatrici.
Da allora, per 43 anni, non ho visto
alcuna luce né ombra, nulla, dal momento che i nervi ottici dei miei
occhi erano stati distrutti. Quando sogno, vivo le medesime
sensazioni che provo quando sono sveglia. Non ci sono dati visivi,
solo il tatto e il suono.
Ma ho visto come vedete voi. In due
episodi sono stata in procinto di morire, e in quelle occasioni, per
la prima volta in vita mia ho potuto vedere. Ho lasciato il mio corpo
e ho visto. Questo è il resoconto della mia seconda esperienza di
premorte.
Il 2 febbraio 1973 lavoravo come
cantante e pianista in un ristorante a Seattle, Washington.
Erano le due di notte. Il proprietario,
avendo paura di offendere una coppia ubriaca che si era offerta di
accompagnarmi a casa ed annullando le mie obbiezioni, aveva insistito
che accettassi l'offerta rifiutandosi pure di aprire l'ufficio
affinché potessi chiamare un taxi.
Poi se n'era andato e nessun altro
avrebbe percorso la mia strada. Ho accettato a malincuore il
passaggio. Non appena siamo partiti, il conducente ha detto che stava
vedendo doppio. L'auto zigzagava per le strade.
Vicino alla base della collina Queen
Anne ho sentito un forte stridìo di gomme e siamo finiti fuori
controllo. La moglie del guidatore ha gridato: "Oh mio Dio, ci
stiamo schiantando!" Tutto è diventato molto lento. Ho urlato,
ed è stata la mia ultima consapevolezza nel corpo fisico.
Stordita e disorientata ho sentito me
stessa uscire dalla bocca. Il tempo sembrava ancora rallentare ed
estendersi. Mi stavo sollevando in aria, sopra la strada, confusa.
"Il corpo e l'Anima" di Marcello Ciampolini |
È stato come quando si ritorna a casa
perché si è dimenticato qualcosa. Non mi ricordo il viaggio
all'ospedale di Harborview.
Arrivata al pronto soccorso, ero
cosciente di trovarmi vicino al soffitto. Potevo vedere di nuovo!
Durante quest'esperienza di premorte ero in uno stato continuo di
sbalordimento nel poter guardare ogni cosa.
In realtà, era tutto così estraneo a
me che diventava una complicazione costante sostenere i miei sforzi.
Proprio come capita di ascoltare una lingua straniera che non si
comprende, ma che si desidera capire di più.
Sotto di me c'era un corpo su una
lettiga e non ero sicura si trattasse di me. Ero sconvolta ed
atterrita. La lunghezza dei capelli era la mia, ed una gran parte di
essi era stata rasata!
Questo può essere un non senso, ma mi
ci è voluto molto tempo per farli crescere, ed ho amato così tanto
i miei capelli! È stato come perdere un lato importante di me.
Nelle vicinanze ho visto distintamente
un'esponente femminile dell'equipe medica. Mi sono sentita attratta
verso di lei e non riesco a spiegare il perché. Ma avevo un gran
bisogno di essere capita.
Poi ho sentito una voce maschile
asserire che c'era del sangue sul timpano del mio orecchio sinistro,
e che avrei potuto diventare sorda. "Io non sono sorda! Non sono
sorda!" Gli urlavo. Forse la donna sarebbe stata in grado di
dirglielo. "Non mi senti? Sono proprio qui!"
A questo punto, mentre le impressioni
visive mi confondevano, diventavano anche secondarie al mio desiderio
di comunicare verbalmente, perché questo era il modo principale che
avevo utilizzato attraverso la vita.
Poi la dottoressa ha soggiunto: "Non sappiamo quanti danni cerebrali ci siano... e se potrebbe trovarsi in uno stato vegetativo..." Le ho gridato: "Io non sono in uno stato vegetativo!" Ero così frustrata e stizzita perché stavo urlando con tutta la forza che avevo, ma era come se non esistessi!
Volevo solo uscire da lì. Quasi
all'istante, come se fosse una risposta al mio pensiero, ho avuto la
percezione di essere attirata verso una sorta di "Vooom!"
diritta attraverso il soffitto e l'ospedale, proiettandomi nello
spazio.
Ho visto delle luci. Non so da dove
venissero. Ma non me ne importava, perché mi sentivo così libera!
Ero stordita dalla facilità di movimento, come se mi stessi
innalzando. Provavo una sensazione incredibile di euforia e di
inebriamento.
Questo potrebbe sembrare stravagante,
ma mi ricorda lo stato in cui si può trovare un cucciolo quando si
rotola sull'erba non curandosi affatto del dove stia rotolando. Poi,
a distanza, ho sentito un suono bellissimo, come di campane tubolari.
Conteneva ogni singola nota che si
possa immaginare, dalla più bassa alla più alta, tutte mescolate
insieme. Come musicista ero incuriosita. C'erano così tante tonalità
diverse che non sapevo fosse possibile! Ero in riverente soggezione.
Risucchiata a capofitto in un tunnel
buio, sono stata condotta dal vento verso una luce lontana che si
ingrandiva. Avevo una sensazione di arieggiamento, come se dei
grandi, enormi ventilatori mi sospingessero. La galleria era
confortevolmente ampia.
Di tanto in tanto oltrepassavo quelle
che parevano essere aperture o finestre lungo le pareti. Attraverso
queste, ho potuto intravvedere altri Esseri, sia davanti a me che
dietro, in simili tunnel paralleli. Sembravano esprimere lo stesso
stupore che stavo vivendo io.
Percepivo dentro di me un calore
diffuso e mentre mi avvicinavo al termine del condotto, la luce
diventava brillante.
Ho considerato che non c'erano stati
dei canti su Gesù morente, o carmi tristi di sangue e di dolore.
Quelli che sentivo, al contrario, erano lodi di giubilo.
Nell'ascolto, ho potuto memorizzarne un
singolo brano. In ogni modo la loro melodia congiunta era bellissima,
non dissonante! Era adeguata per essere là e non avrebbe potuto mai
essere qua. L'esultanza mi pervadeva.
La mia uscita dal tunnel può essere
meglio descritta come il distendersi sull'erba sotto gli alberi in
una soave e luminosa scena estiva, luogo brulicante di migliaia di
persone che cantavano, ridevano e parlavano.
Alcuni suonavano degli strumenti a
corda. C'erano dei fiori ovunque in diverse varietà, tanto che
ricordo ancora un profumo di gelsomino nelle vicinanze.
Ho osservato anche, tra gli alberi, che
i fiori e gli uccelli sprigionavano luce intorno ad essi ed ho notato
pure che, sebbene appartenenti alla stessa specie, alcuni avevano più
radianza rispetto ad altri.
Ad intervalli, delle colonne ornate
sostenevano quelle che assomigliavano a tettoie, creando dei ripari
nel parco. A distanza brillava un cancello enorme, l'oggetto più
luminoso nel mio campo visivo.
Poi ho visto Debby e Diane venirmi
incontro dalla destra, e il signore e la signora Zilk avvicinarsi
dalla sinistra. Ero stata molto vicina a Debby e a Diane alla Scuola
di Stato per i Ciechi in Oregon.
Debby era deceduto per una malattia idrocefalica quando aveva 10 anni, e Diane era annegata quattro anni prima nella vasca da bagno accanto alla mia camera, per uno spasmo muscolare.
Anche i bambini non vedenti possono
essere crudeli, e siccome Debby, piuttosto in sovrappeso, si muoveva
pesantemente e non parlava molto bene, e poiché Diane malediceva di
frequente le persone, venivano entrambi evitati e presi in giro dagli
altri bambini.
Ero dispiaciuta per entrambi ed ho teso
loro una mano per questo.
La signora Zilk era un'anziana vicina
di casa che mi accudiva come baby sitter quando mia nonna doveva
lavorare. Era stata una vera dolce donna che ha dedicato moltissimo
tempo ai miei giochi ricreativi.
Debby e Diane si sono diretti con
grazia verso di me. Tutti e due sembravano essere guariti
interiormente, o in qualche modo migliorati. Sentivo che mi
raggiungevano con amore, Diane sembrava avere un desiderio quasi
disperato di dire qualcosa.
In un luogo dove il tempo non può
avere alcun significato, c'è stato un momento in cui ho saputo ogni
cosa, dove tutto aveva un senso. In quel posto ho trovato le risposte
a tutte le domande sulla vita, sui pianeti, su Dio, su tutto.
All'improvviso, ho capito
intuitivamente la matematica e la scienza per le quali non sono mai
stata incline, e non avevo domande in merito. All'istante ho compreso
che le lingue erano diventate irrilevanti. Le conoscevo.
Anche senza fare domande, le risposte
mi venivano impartite su ciò che avevo sempre desiderato di conoscere.
Costantemente turbata dal concetto di
Trinità, ero consapevole del fatto che il Padre fosse quello che si
potrebbe chiamare l'Essere, la Fonte-Dio, che il Figlio ne
contrassegnasse l'Azione, e che lo Spirito Santo fungesse da
Trasmettitore, da Portatore di Conoscenza.
Ero cosciente che questi Tre Aspetti,
visti separati possono apparire anche singoli, proprio nello stesso
modo in cui lo sposo e la sposa pur essendo due, in realtà sono uno,
essendo complementari l'uno all'altra.
Nell'attimo in cui Debby e Diane si
stavano approssimando ed erano quasi a portata di mano, ho percepito
un limite attraverso il quale non avrei potuto andare.
Poi è apparso il Cristo...
La Sua Luce ha saturato la mia visione. Tenendo la mano destra alzata verso di me, ha detto molto nettamente:
La Sua Luce ha saturato la mia visione. Tenendo la mano destra alzata verso di me, ha detto molto nettamente:
"No!", bloccando me e loro
dall'avvicinarci gli uni agli altri. Similmente a qualcuno che ci
avesse impedito di andare aldilà di una scogliera, oppure di passare
oltre un certo punto, poiché non si avrebbe avuta la possibilità di
tornare.
Il Suo volto era forte ed amabile.
Portava la barba, e i Suoi capelli erano lunghi. La Sua veste, aperta
sul petto, aveva una fascia intorno alla vita. Io sto descrivendo una
forma, ma l'incredibile Luce che fuoriusciva da Lui la superava in
importanza.
Una parte di me poteva a stento reggere
la Sua Presenza e potevo a malapena sostenerLa. Era come se la Luce
si proiettasse direttamente fuori dal Suo corpo, e questi fosse stato
formato da Essa. Ero anch'io luminescente, ma il mio chiarore non era
così intenso come il Suo.
Pure Debby e Diane emanavano luce, ma
nel Cristo era tutt'intorno a Lui, soprattutto in prossimità della
testa dove era circolare, e nel punto delle braccia dove si
estendevano raggi luminosi come quelli che si potrebbero vedere da
una stella.
Attorno al resto della Sua figura lo
Splendore era più uniforme. I Suoi occhi erano penetranti, ma
teneri. Avrei quasi voluto distogliere lo sguardo da essi, ma non
potevo. Egli sapeva tutto di me, vedeva chiaramente oltre ogni cosa,
molto più di quanto io stessa potessi osservare o conoscere.
È stato piuttosto angoscioso essere
così totalmente compenetrata, esposta, e nello stesso tempo
accettata ed amata. Eppure non desideravo nulla più che essere parte
di Lui.
Un tale stato si può paragonare a
quelle canzoni che parlano di persone innamorate, dove da un lato
vorrebbero fuggire e dall'altro non lo fanno perché attratte.
"Ebbene, ciao," mi ha detto
abbracciandomi. Ed io non volevo più stare lontana da Lui, mai e poi
mai. Desideravo che mi avviluppasse in qualche modo, per non esserne
divisa.
Ero così emozionata per la Conoscenza che avevo appena acquisito, che mi sentivo gorgogliante e leggera mentre cercavo di comunicarglielo per mezzo di una sorta di trasferimento di pensiero. Ed egli disse: "Non è meraviglioso? Tutto è bello qui, ed armonizza insieme.
Ti accorgerai di ciò, ma ora non puoi
starvi. Non è ancora il tuo tempo. Devi tornare indietro". Poi
aggiunse: "Guarda qua". E subito dopo, ho visto l'intera
mia vita, dalla nascita fino a quel momento.
Sapevo che Egli era con me, ma la
consapevolezza di qualsiasi altra cosa mi circondasse era scomparsa.
In quel processo ho osservato la realtà di me stessa, così come
sono stata cosciente dei miei pensieri e sentimenti e di tutti gli
altri Esseri coinvolti in ogni avvenimento della mia vita.
Il Cristo ha lasciato che fossi solo io
a valutare le cose, per trarne le dovute conclusioni. Mi sono resa
conto di essere molto più intransigente di quanto non lo sarebbe
stato Lui.
In un episodio, quando avevo nove o
dieci anni, Sharon, la mia compagna di camera presso la scuola dei
non vedenti, mi ha presentato un nuovo vestito che sua madre le aveva
appena fatturato.
Quando ha lasciato la stanza, gli ho
strappato tutti i bottoni e il bordo di pizzo. Ero arrabbiata perché
desideravo essere curata nella maniera in cui sua madre si occupava
di lei.
Perciò, quando insieme abbiamo osservato il mio comportamento nella revisione della vita, il Cristo mi ha detto:
Perciò, quando insieme abbiamo osservato il mio comportamento nella revisione della vita, il Cristo mi ha detto:
"Già, questo non è molto
bello. Ma poi hai fatto la cosa giusta comunque." E rideva
osservando che in seguito mi ero scusata ed avevo abbracciato Sharon.
Durante tutto questo incontro con Lui, ha utilizzato il mio gergo
dialettale in maniera da rapportarsi meglio a me.
Il suo ridere era cordiale e
sostenitore. Il pensare alla Sua reazione in tale circostanza mi è
stato d'aiuto ad essere meno cupa e tesa riguardo alle cose che i
miei bambini hanno fatto di non giusto.
Greg Olsen |
Dopo mi ha chiesto: "Cos'hai imparato dalla tua vita?" Ho risposto che ho appreso quanto fosse importante essere onesti.
Poi il Signore mi ha precisato: "Devi
imparare ed insegnare maggiormente ad amare e a perdonare. Se la
gente lo merita o meno, non è questo il punto. Non si dovrebbe
cercare di selezionare quelli che pensi siano degni d'essere
perdonati dai non meritevoli".
Si riferiva ad una tendenza, nel mio
passato, a perdonare soltanto coloro che mi avevano chiesto scusa. Mi
ha inoltre confidato prima del mio ritorno che sarebbe stato
difficile, ma di ricordare quello che avevo appreso. In seguito, non
c'è stato che il nulla assoluto, per quanto tempo non saprei dirlo.
Improvvisamente mi sono sentita pesante
e colma di dolore. Alla fine mi sono svegliata in ospedale per
scoprire che avevo una frattura al cranio, una commozione cerebrale,
una lesione al collo e alla schiena ed una ferita alla gamba.
Gli eventi che ho vissuto dalla mia
seconda esperienza di premorte sono stati incredibilmente duri. Ma ho
appreso molto da essi. Ho imparato a separare il peccato dal
peccatore ma anche quello di giudicare meno e liberarmi di alcuni dei
miei passati sensi di compiacimento e di superiorità.
Infine, sto tentando di prendermi cura
di me stessa nel non permettere più ai pensieri negativi degli altri
di trascinarmi in basso. Come ha detto il Cristo, il cammino è stato
arduo, ma nel percorrerlo sento di essere cresciuta.»
Traduzione: Sebirblu.blogspot.it
Fonte: seattleiands.org
Nessun commento:
Posta un commento