Sebirblu, 19 settembre 2014
Oggi, gentili Lettori, oltre ad un
interessante ed esplicativo articolo di Marcello Foa (penna
autorevole del giornalismo italiano) riguardante l'Isis,
pericolosissima organizzazione politico-religiosa, vi presento un
recentissimo video apparso in rete con gli interventi di Giulietto
Chiesa e Massimo Mazzucco.
La situazione attuale è così grave,
quanto sottovalutata dalla gran parte degli Europei, tanto da
richiamare alla memoria lo scenario creatosi nel lontano 1571 con la
battaglia di Lepanto che ha segnato lo scontro tra due civiltà
sommamente diverse fra loro.
Siccome penso che la maggior parte di
noi, distratta e individualista, non sia debitamente informata, vi
propongo di prestare molta attenzione soprattutto a quello che dice
Giulietto Chiesa dai minuti 9:06 ai 13:36 e dai 28:36 ai 42:57 del
suddetto video, affinché possiate rendervene conto.
Il mio invito esclude ovviamente i
sempre presenti negatori preconcetti, o debunker, e tutti coloro che
insistono ad oltranza a dare per scontato che i mainstream
(in special modo le reti TV) diffondano realmente il Vero per informare
la gente.
Obama, l'Isis e la vera ragione di
questa guerra
Marcello Foa, 12 settembre 2014
Siete sicuri di aver capito cosa sta
accadendo in Iraq e perché Obama abbia dichiarato guerra all'Isis?
Come sempre c'è la verità formale, quella sotto gli occhi di tutti,
e quella sostanziale, che è molto diversa ma permette di cogliere,
per chi lo desidera, cosa stia avvenendo davvero.
Come ampiamente dimostrato su questo
blog (vedi QUI), l'Isis non esce dal nulla ma è un «mostro»
religioso e militare che proprio gli Usa e alcuni alleati strategici
come il Qatar e l'Arabia saudita negli ultimi due anni hanno
incoraggiato e sostenuto.
Fermi tutti e andiamo in profondità.
L'Isis rappresenta l'evoluzione naturale dell'Isil ovvero di una
forza estremista irachena su posizioni simili a quelle di Al Qaida
che nel corso degli anni Duemila combatteva gli americani in Iraq a
forza di attentati.
Erano i nemici di ieri. Poi è venuto
il tempo delle rivoluzioni colorate. Pacifiche e facili in Egitto e
Tunisia, violenta in Libia. E in Siria, dove la protesta di piazza è
stata subito repressa e la «rivoluzione popolare» si è trasformata
in una guerra civile. Durissima, spietata e sporca.
Combattuta da chi? Da eroici rivoltosi
sunniti siriani? Solo in parte. Soprattutto da guerriglieri
provenienti da altri Paesi, motivati dal denaro, dalla disperazione e
dall'esaltazione religiosa; una forza composta dalle milizie che
avevano combattuto in Iraq e che avevano contribuito a rovesciare
Gheddafi, un'accozzaglia di fanatici ultra-religiosi e ammiratori di
Al Qaida.
Ovvero quell'estremismo terrorista che
l'Occidente in teoria combatte dal 2001. Ma, si sa, le regole della
politica internazionale non corrispondono a quelle della morale e le
alleanze possono essere molto flessibili. Certi nemici,
all'occorrenza, possono diventare amici.
E così è stato. Arabia Saudita e
soprattutto Qatar hanno fornito aiuti finanziari, gli americani e
verosimilmente i turchi assistenza militare e fornitura d’armi. A
posteriori Hillary Clinton si è addirittura rammaricata che l'aiuto
fosse stato troppo timido.
E nel frattempo l'America era stata sul
punto di attaccare la Siria che era stata accusata da tutti di aver
usato armi chimiche contro i ribelli, un attacco a cui si oppose con
successo Putin con ottime ragioni: oggi sappiamo che a usare le armi
chimiche furono proprio i ribelli che l'Occidente smaniava di
soccorrere. Quali ribelli? Quelli dell'Isis.
La guerra civile si è prolungata.
Assad non è caduto e nella primavera del 2014 i guerriglieri
dell'Isis, ben armati e ben finanziati, hanno cercato nuovi sbocchi.
Hanno girato i cannoni e i blindati ed hanno iniziato a scorazzare verso sud ovest, puntando l'Iraq
filo-americano, spingendosi fino alle porte di Baghdad e di Mosul;
mentre l'America lasciava fare.
Obama snobbava l'Isis – o più
verosimilmente faceva finta – sino a definirla una «squadra
giovanile». Della serie: non perdiamo tempo, sono delle giovani
teste calde che non ci preoccupano.
Riassumendo: dei ribelli tacitamente
sostenuti dagli americani e dai loro alleati attaccavano il governo
di Baghdad amico degli stessi americani.
Per lunghe settimane Washington ha
lasciato fare, decidendosi tardivamente a sostenere il governo
iracheno e decisamente controvoglia, ovvero con pochi raid. Intanto
Qatar e sauditi continuavano a finanziare l'Isis.
Nelle ultime settimane l'accelerazione,
i media hanno iniziato a occuparsi quotidianamente dell'Isis,
diffondendo storie umane agghiaccianti, storie di stupri, violenze,
brutalità, fino a quando sono state diffuse le drammatiche immagini
della decapitazione dei due giornalisti americani per mano di
(supposti) occidentali convertiti all'Islam.
L'espansione dello "Stato Islamico" ISIS, e qui è esclusa la Spagna dove è già arrivato! |
E l'Isis è diventato improvvisamente
il problema numero uno. L'opinione pubblica occidentale scioccata di
fronte a immagini terribili e ad un estremismo religioso che non può
trovare giustificazioni, indotta ad invocare una reazione forte contro
i fanatici dell'Isis.
La gente comune non segue le
sottigliezze geo-strategiche, non conosce gli antefatti, ma reagisce
emotivamente ad immagini «che parlano da sole».
E Obama, seguendo uno schema classico
dello spin (ritornando cioè ad un concetto già espresso dagli USA dopo l'11/9; ndr), ha risposto all'accorato appello di centinaia di milioni
di americani, giustamente preoccupati, annunciando una guerra che sarà
naturalmente «lunga», coinvolgendo nello sforzo finanziario proprio
quei Paesi, Qatar e sauditi, che fino ad ieri avevano finanziato
l'Isis.
Nuovo ribaltamento di fronte: gli ex
nemici, diventati amici, tornano ad essere nemici; anzi molto nemici.
Gente da annientare.
Risultato: questa zona del mondo, ad oltre 11 anni dalla Guerra Lampo che avrebbe dovuto liberare l'Iraq, non solo non conosce pace ma vede divampare disordine, violenza e
morte un po' dappertutto: dalla Libia a Gaza, passando per l'Egitto,
la Siria, l'Irak.
E gli americani si trovano «costretti»
ancora una volta a portare la liberazione, impiegando, in quello che
appare un moto ormai perpetuo, la loro forza militare. La lotta al
terrorismo è diventata una guerra perpetua al terrorismo.
E una regione che fino a poco tempo fa
era un baluardo di stabilità è diventata il focolaio di crescente
instabilità, con conseguenze pesantissime per noi europei, che
viviamo non lontano da quelle zone, e per tutti coloro – europei ma
anche cinesi e indiani – che del petrolio mediorientale hanno
bisogno.
L'America invece di quel petrolio da
qui a 6-7 anni non avrà più bisogno, grazie allo shale oil di cui
dispone in grande quantità. Capito l'arcano?
Marcello Foa |
Ed ecco il video menzionato sopra.
Post Scriptum
Allego pure quest'altro breve video di David Icke perché spiega in termini molto chiari qual è la situazione drammatica venutasi a creare oggi sull'intero Pianeta con l'avanzata dell'Isis.
Relatore: Sebirblu.blogspot.it
Fonte dell'articolo: blog.ilgiornale.it