...
«Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta
che
siede presso le grandi acque.
Con lei si sono prostituiti i re della
Terra
e i suoi abitanti si sono inebriati del vino della sua
prostituzione...
...
Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso:
"Babilonia la
grande, la madre delle prostitute e degli abomini della Terra".
E vidi che quella donna era ebbra del sangue dei santi
e del sangue
dei martiri di Gesù».
(Ap. 17, 1-14).
Sebirblu, 13 maggio 2018
L'ottimo articolo che ho scelto di
riportare è l'ennesima ma indispensabile denuncia, per chi ancora
indugiasse a non voler aprire gli occhi, sulla rovinosa quanto
desolante caduta della Chiesa romana, ormai sull'orlo dell'abisso,
specialmente durante i cinque anni di questo pontificato.
Si è ripetuto in un certo senso, ma in
modo più eclatante e subdolo perché ammantato di cultura, quello
che si era verificato QUI e QUI, ed ora per giunta con l'intervento del
Vaticano, il quale non ha esitato a prostituirsi di fronte a proposte
"indecenti" e dissacratorie della storia del costume
ecclesiale pur di incassare cifre stratosferiche per la "concessione"
accordata.
La serata di gala per l'inaugurazione
della mostra speciale dedicata ai paramenti sacri è stata
l'occasione per diversi stilisti, specialmente italiani ‒ come
Versace (sponsor della stessa), Gucci, Dolce & Gabbana, Valentino
e la Maison Margiela che ha spopolato per l'abito "papale"
di Rihanna ‒ di distinguersi per i look oltraggiosi e irridenti. Un
bel primato, non c'è che dire!
Rihanna, la papessa nera col vizietto del "satanismo"; ved. QUI (by Versace). |
Reliquie e parati sacri: l'intreccio tra Vaticano e Met
Dietro l'oscena parata blasfema delle
starlette nella serata speciale newyorkese c'è una gigantesca
operazione condotta da Vogue per una mostra inedita su moda e
religione.
Per allestirla, molti ecclesiastici
vaticani in auge in questo pontificato hanno ceduto in prestito
paramenti sacri e reliquie di Papi, tra cui San Giovanni Paolo
II, dietro il paravento della povertà, col placet di Ravasi e del
solito Martin. Ritratto non di una Chiesa più povera, ma più
poverina e mondana.
La Chiesa povera si spoglia delle sue
ricchezze per arricchire il circuito della moda, ma non è una bella
notizia. Sarebbe troppo facile ridurre a semplice gossip la colossale
sfilata di moda in stile blasfemo-kitch dei vip del cinema e della
musica americana che hanno ostentato mise ispirate all'immaginario
cattolico in occasione della vernice inaugurale del Met Gala 2018, il
prestigioso evento benefico modaiolo organizzato dal Metropolitan
Museum di New York.
Se si trattasse di dover mandare giù
il magone di vedere una prosperosa Rihanna agghindata da papessa con
tanto di mitra o di accettare il presepe napoletano in testa con il
quale si è presentata Sarah Jessica Parker, si potrebbe anche
ridimensionare il tutto al solito cattivo gusto hoollywoodiano che
irride il sacro per i suoi scopi ultra mondani.
Sarah Jessica Parker con il "presepe in testa" (by Dolce & Gabbana) |
Invece l'evento ha fatto da cornice ad
una mostra che vede protagonisti una quarantina di indumenti
religiosi pervenuti direttamente dalla sagrestia della Cappella
Sistina che, dopo una trattativa durata due anni, ha ceduto in
prestito fino ad ottobre al Metropolitan Museum of Art a prezzi
esorbitanti (a proposito, quanto?) pianete, dalmatiche, piviali e
altri parati sacri appartenuti ai papi degli ultimi due secoli.
La mostra si chiama "Heavenly
Bodies: Fashion and the Catholic Imagination" (Corpi celestiali:
Moda & Immaginazione Cattolica) e resterà aperta fino ad
ottobre.
Vestiario liturgico del passato? Molto
di più: testimonianze della bellezza prodotta dall'uomo regalata a
Dio e utilizzata non per il "red carpet" (tappeto rosso;
ndr), ma per offrire il perfetto e il bello nel Sacrificio
dell'altare. Paramenti benedetti con il solo obiettivo di essere
utilizzati per il culto.
Quindi c'è molto di più del kitch
nell'evento che è andato in scena domenica a New York. C'è una
profanazione e una ridicolizzazione di oggetti che sono sacri e che,
ormai musealizzati perché la Chiesa li ha sostituiti con "vili"
casule di terital all'insegna della povertà*, finiscono ora per
arricchire il mondo del fashion con la compiacenza dei vertici
vaticani.
*(Io non userei il termine "Vili"
ma "modeste", perché in linea di massima sarei d'accordo
con tale scelta, se non fosse da imputare alla falsa umiltà
ostentata dal Falso Profeta (tutto su di lui cliccando Bergoglio e
Profezie, sulle Etichette), dalle scarpe da montanaro alla croce di
ferro al collo o alla confessione ‒ stranamente in ginocchio
‒sbandierata davanti ai flash; ndr).
La mostra infatti si compone di
creazioni esclusive delle principali "maison" (case; ndr)
d'alta moda che riproducono le forme e le linee dei paramenti sacri.
Taylor Hill in abito cardinalizio (by Diane Von Fürstenberg) |
In una parte staccata, ma speculare,
sono esposti 40 pezzi tra vesti e oggetti sacri fatti arrivare
direttamente dalla Città del Vaticano, dove il curatore Andrew
Bolton e la direttrice editoriale di Vogue America, Anne Wintour,
hanno letteralmente transato con alti papaveri vaticani e funzionari
del Museo Pontificio i pezzi da esporre.
Moda e paramenti solenni, un
accostamento impossibile. Perché la prima serve per abbellire
l'uomo, i secondi per presentarsi degni di fronte a Dio. (Anche qui,
non sono perfettamente d'accordo, perché di "degno davanti a
Dio" è necessario prima di tutto avere l'Anima; ndr).
Ma a guardar bene, si scopre che
l'impegno di vescovi e cardinali per aiutare i ricchi allestitori è
stato davvero enorme. Un investimento colossale per quello che il
direttore del Museo Metropolitan ha definito "un vero e proprio
pellegrinaggio". Verso Cristo? Ma figuriamoci, verso un "bello"
indefinito, semmai, inteso come estetica della vanità.
A tenere a battesimo la manifestazione
c'era persino il cardinale arcivescovo di New York, Timothy Dolan, il
quale si è timidamente chiesto che cosa ci facesse lì (timido mica
tanto, cfr. immagini e testi QUI e QUI; ndr), per poi concludere che "siamo
qui perché al centro del Cattolicesimo i valori sono verità, bontà,
bellezza". Insomma, parole impegnative, ma dirette ad un obiettivo
mondano.
Da sinistra: la coppia finanziatrice del gala S. e C. Schwarzman, il card. T. Dolan, D. Versace, A. Clooney ed A. Wintour, curatrice della mostra. |
Tuttavia, sbaglierebbe chi pensasse che
in fondo si sia trattato solo di un evento fashion, ancorché di
dubbio gusto. No, dietro le quinte di questa operazione c'è un coinvolgimento
imbarazzante di alti prelati vaticani da far impressione.
Nomi in vista nel pontificato attuale
di Bergoglio che però non viene toccato perché lui «ha un altro
stile, più dimesso», mentre viene coinvolto Benedetto XVI, definito
dal New York Times "il Papa della moda", chissà, forse
perché quei paramenti così preziosi li ha usati non per sé stesso
ma per fare risplendere la liturgia di Dio. D'altronde, a queste
latitudini, è un concetto troppo difficile da comprendere.*
*(Peccato che nelle "latitudini"
dei veri cristiani, di fatto e non di forma, si consideri che Gesù, figlio di un falegname, sia nato in una mangiatoia, e la Sua scelta
per eleggere i discepoli sia caduta su semplici e rozzi pescatori! Ed
è proprio su questo che fa leva l'inganno del Falso Profeta, perché
il Maligno sa con quali mezzi abbindolare i fedeli cattolici. Ndr).
Infatti, il primo nome che si incontra
nella ricostruzione del complesso percorso burocratico affrontato dalla
coppia Bolton & Wintour, in missione speciale per conto del
business della New York così a la page, è quello di George Gänswein
che viene presentato in quanto braccio destro di Benedetto XVI e
Prefetto della casa pontificia.
L'incontro avviene nel maggio 2017 ed è
in quell'occasione che Bolton gli illustra il progetto: voi ci date i
vostri paramenti sacri che non usate più e noi ci mettiamo a fianco
le creazioni degli stilisti.
Lana Del Rey e Jared Leto (by Gucci). Non ci sono parole!... |
Ma le porte da aprire sono ancora tante. Per poter ottenere le pregiate vesti da Messa, la coppia deve compiere una decina di viaggi a Roma. Bolton incontra così, successivamente ‒ secondo la ricostruzione del NYT (New York Time; ndr) ‒ alti funzionari vaticani che gli concedono l'autorizzazione di prendere a prestito i parati. Ed è qui che gli viene accordato l'accesso alla sagrestia della Cappella Sistina.
Nel corso degli incontri e delle
trattative con la Santa Sede l'equipe di Bolton entra in contatto con
Arnold Nesselrath, uno dei curatori dei Musei Vaticani. E da lui si
passa a Barbara Jatta, neo direttrice della collezione d'arte più
famosa della Cristianità. La Jatta organizza per loro diversi tour
nella sagrestia della Cappella Sistina.
A quel punto inizia la contrattazione
vera e propria: Jatta chiede quanti paramenti servono, Bolton
risponde circa otto, ma la Wintour dice che ne servono almeno il
doppio. La responsabile della raccolta preziosa ride sarcastica. Alla
fine riescono ad ottenerne 40.
Ma gli abiti liturgici non sono nella
disponibilità dei musei: bisogna chiedere all'Ufficio delle
celebrazioni del Santo Padre dato che teoricamente essi
appartengono in toto al "corredo" papale che il cerimoniere
Guido Marini custodisce gelosamente.
Che fare? Gänswein invita ad inoltrare
una richiesta ufficiale a Marini il quale, ricevutala, la manda alla Segreteria di Stato, garante degli affari generali della Chiesa.
Viene coinvolto anche il portavoce vaticano Greg Burke il quale
informa che questa procedura non necessita dell'avallo del Sommo
pontefice.
Così si va in discesa. Bolton tornerà
ancora diverse volte a Roma per perfezionare il suo catalogo da
inviare a New York e alla fine riesce a portare al Met persino la
tiara papale di Pio IX con 19.000 pietre preziose, tra cui 18.000
diamanti, tanto che arriverà a New York con la "sua guardia del
corpo". (Si noti quanto in duemila anni sia stato distorto il
concetto di ossequio alla Divinità! Ndr).
Tiara papale di Pio IX |
Tra i pezzi esposti ci sono: una
dalmatica di Pio IX, una pianeta appartenuta a Pio XI, un piviale di
Benedetto XV e persino le scarpe rosse di Giovanni Paolo II. Semplici
indumenti? Non proprio: almeno per il beato Pio IX e San Giovanni
Paolo II si tratta di reliquie per contatto, oggetti destinati alla
devozione.
Arrivato in America, Bolton prosegue
con la sua tela di complicità. E qui trova James Martin, il gesuita
noto alle cronache per il suo orientamento omoeretico, nominato
l'anno scorso da Bergoglio "Consulente del Segretariato per le
Comunicazioni Vaticane". Martin lo tranquillizza sulle possibili
lamentele al motto di: "Vedranno qualcosa di bello, e questo fa
parte dell'immaginario cattolico". Vanità delle vanità...
tanto che Martin aiuta Bolton nella stesura del catalogo.
Arriva a suggerirgli la mossa finale:
il coinvolgimento del cardinale Gianfranco Ravasi, ministro della
cultura, il quale vantandosi di conoscere parecchi stilisti accetta
di buon grado di tenere a battesimo la mostra, tanto che a febbraio
una delegazione del Met lo incontra. Con loro c'è anche Donatella
Versace che si complimenta del rosso cremisi del porporato. E lui,
con nonchalance le dice: "Perché non mi ha visto con il viola".
Risate a gogo.
Il cardinale Gianfranco Ravasi inaugura la mostra. |
Il resto è storia d'oggi: l'oscena
passerella di Madonne e croci impresse su cosce e glutei tonificati
dal pilates (significato QUI; ndr) delle starlette: voyerismo, seni e deretani d'alta classe
con rimando ai simboli cristiani più amati, simboli per i quali oggi
in molte parti del mondo si muore ammazzati.
Una parata oltraggiosa della quale
adesso i vertici vaticani diranno di non aver saputo nulla perché
solo collaterale alla mostra (come aveva detto lo stesso curatore
mettendo le mani avanti). Una tesi difficile da sostenere visto che
al Met Gala 2018 hanno partecipato anche i cantores della Cappella
Sistina.
Quei paramenti, però, hanno visto la
celebrazione della santa Messa nel corso degli anni, per indossare i
quali i sacerdoti dovevano recitare preghiere, affinché fossero i
primi a comprendere l'importanza dei gesti e degli indumenti, non
certo per pavoneggiarsi con la moda come invece sembra fare qualche
ecclesiastico di nuovo corso.
Al momento di indossare la pianeta il
sacerdote recitava: "O Signore, che hai detto: «Il Mio giogo è
soave e il Mio carico è lieve», fa che io possa portare questo in
maniera da conseguire la Tua Grazia. Così sia".
Le stesse pianete che addosso ai
martiri messicani o ai preti mediorientali sono state lordate di
sangue, proprio durante la celebrazione della Messa, dai nemici di
Cristo e dai tagliagole dell'Islam.
Oggi per profanarle basta molto meno,
ma in ogni caso tantissimi soldi, che vengono poi girati nella
cosiddetta Chiesa povera che svende i suoi tesori per un piatto di
lenticchie di mondanità. Grazie a prìncipi annoiati che nel clima
generale si dilettano come monarchi rinascimentali nella voluttà e
nel lusso.
Ecco fino a che punto siamo arrivati! L'insulto blasfemo ci fa vergognare di appartenere all'umanità redenta da Nostro Signore. |
E così, mentre Bergoglio predica
contro i lussi degli ecclesiastici, contro il pretino che si specchia
nel negozio con il suo nuovo clergyman, i suoi uomini più vicini si
abbandonano ai saldi di fine stagione della tradizione cattolica, che
è costata molto più sudore e sangue di quello che verseranno loro
nell'andare a visitare la mostra.
Riflessi di una gerarchia ecclesiastica
che se avesse impiegato sul caso di Alfie Evans anche un decimo del
tempo speso nel mettersi a disposizione del Met Gala 2018 per sensibilizzare il
red carpet, forse oggi racconteremmo un'altra storia.
Una gerarchia che si disinteressa delle
questioni di morale e di etica, della crisi della fede per baloccarsi
con queste operazioni di cultura pop così asservita al "Principe
di questo mondo", per paura di sembrare troppo retrograda:
l'evangelizzazione è zero, la mondanità è tutto.
Una Chiesa che si spoglia così
distrattamente dei suoi tesori, della sua storia, delle sue
devozioni, non è una Chiesa più povera, ma è solo una Chiesa più
poverina, ignorante e impreparata a dissetare l'anelito del "divino"
nell'uomo, vestendo panni di un falso pauperismo, che lasciando
l'habitus della propria dignità, si consegna ad una nudità
impressionante e voluttuaria, la stessa che, crassa ed opulenta, ha
sfilato sul red carpet newyorkese.
Andrea Zambrano
Fonte: lanuovabq.it
Post Scriptum
Un'altra voce forte e solitaria
continua ad alzarsi coraggiosa per ribadire gli stessi concetti
appena esposti, quella di Don Minutella che, nonostante le angherie e
le irrisioni subite ‒ cfr. QUI, QUI e QUI ‒ porta avanti la sua
battaglia eroica contro la Chiesa, diventata ormai la "prostituta
apocalittica" di questi tempi finali. Merita proprio di essere
ascoltato.
Relazione, adattamento e cura:
Sebirblu.blogspot.it