I tre Arcangeli (dettaglio) di Pietro Vannucci detto il Perugino (1446-1523) |
Sebirblu, 29 settembre 2017
Già altre volte ho riportato scritti
della grande mistica Maria Valtorta, che potrete leggere cliccando il
suo nome sulle etichette (l'ultimo QUI, in ordine di tempo), ma per
avere di lei un quadro più completo, rimando i Lettori all'ottimo
articolo di Antonio Socci ‒ QUI ‒ che, sebbene datato, rende veramente onore
a questa donna eccezionale. (QUI, tutti suoi scritti).
Tra le sue innumerevoli visioni, ve n'è
una che riguarda i tre Arcangeli maggiori, Michele, Gabriele e
Raffaele, venerati secondo la tradizione il 29 settembre. La
descrizione che ella ne fa è come al solito precisa, dettagliata e
affascinante, tanto da strappare un moto di ammirazione a chiunque
voglia immergersi nella piacevole lettura.
Ma prima compirò un rapido excursus
soprattutto attingendo ad alcune precisazioni espresse da papa
Ratzinger (a tutt'oggi ancora il Vero Pontefice) nell'omelia del
2007, tenuta per la solenne Ordinazione di sei nuovi Vescovi, proprio
nel giorno di tale ricorrenza. (Ved. QUI).
Papa Benedetto XVI, nato il 16 aprile 1927 |
"Celebriamo questa Ordinazione
episcopale nella festa dei tre Arcangeli che nella Scrittura sono
chiamati: Michele, Gabriele e Raffaele." [...]
"Tutti e tre i loro nomi finiscono
con la parola "El", che significa "Dio". Dio è
iscritto nei loro nomi, nella loro natura, ossia nell'esistenza in
vista di Lui e per Lui.
Proprio così si spiega anche il
secondo aspetto che caratterizza gli Angeli: essi sono Suoi
messaggeri. Portano Dio agli uomini, aprono il Cielo e così aprono la
Terra. Proprio perché sono presso l'Altissimo, possono essere anche
molto vicini all'uomo.
Dio, infatti, è più intimo a ciascuno
di noi di quanto non lo siamo noi stessi. Gli Angeli parlano all'uomo
di ciò che costituisce il suo vero essere, di ciò che nella sua
vita tanto spesso è coperto e sepolto. Essi lo chiamano a rientrare
in se stesso, toccandolo da parte dell'Eterno." [...]
"Tutto ciò diventa ancor più
chiaro se ora guardiamo le figure dei tre Arcangeli la cui festa
viene celebrata oggi. C'è innanzitutto Michele (ossia «Chi è come
Dio?» capo delle Milizie Celesti; ndr). Lo incontriamo nella Sacra
Scrittura, soprattutto nel Libro di Daniele, nella Lettera
dell'Apostolo Giuda Taddeo e nell'Apocalisse.
Dai testi di questo Arcangelo, emergono due funzioni. Egli difende la causa della unicità di Dio contro la
presunzione del drago, del "serpente antico", come ci riporta Giovanni.
È il continuo tentativo del serpente
di fare credere agli uomini che l'Eterno debba scomparire, affinché essi
possano diventare grandi; che Dio ci ostacola nella nostra libertà e
che perciò noi dobbiamo sbarazzarci di Lui.
Ma il drago non accusa solo Dio.
L'Apocalisse lo chiama anche "L'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusa davanti a Dio giorno e notte" (12,10). Chi
accantona Dio, non rende grande l'uomo, ma gli toglie la sua dignità.
Allora l'uomo diventa un prodotto mal riuscito dell'evoluzione.
Chi accusa Dio, accusa anche l'uomo. La
fede nell'Altissimo difende l'uomo in tutte le sue debolezze ed
insufficienze: il Suo fulgore risplende su ogni singolo." [...]
L'Arcangelo Michele di Claudio Coello (1642-1693) |
"L'altra funzione di Michele,
secondo la Scrittura, è quella di protettore del Popolo di Dio (cfr. Dn 10,21; 12,1)." [...]
Incontriamo l'Arcangelo Gabriele
(«Fortezza di Dio»; ndr) soprattutto nel prezioso racconto
dell'annuncio alla Vergine sull'incarnazione divina, come ci
riferisce Luca (1, 26-38). Egli bussa alla porta di Maria e, per suo
tramite, il Padre stesso le chiede il suo "Sì" alla
proposta di diventare la Madre del Redentore. [...]
"Ripetutamente il Signore bussa
alle porte del cuore umano. Nell'Apocalisse dice all'«Angelo» della
Chiesa di Laodicea e, attraverso di lui, agli uomini di tutti i
tempi:
«Ecco, sto alla porta e busso. Se
qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, Io verrò da lui,
cenerò con lui ed egli con me.» (3,20). Il Signore sta alla porta
– alla porta del mondo e alla porta di ogni singolo cuore."
[...]
[Ma tale Arcangelo è anche uno dei 7
Spiriti che risiedono davanti al Trono di Dio (Lc. 1,19), che ha
rivelato a Daniele i segreti del piano divino (Dn 8,16; 9, 21-22), e
che ha annunciato a Zaccaria la nascita di Giovanni il Battista. (Lc
1, 11-20); ndr].
"Raffaele («Medicina di Dio»,
anch'egli davanti al Suo Trono ‒ Ap 8,2 ‒ ndr) ci viene presentato
soprattutto nel Libro di Tobia (Tb 12,15 ‒ ndr) come l'Angelo a cui è
affidata la mansione di guarire." [...]
"Egli guarisce la comunione
disturbata tra uomo e donna. Scaccia i demoni che, sempre di nuovo,
stracciano e distruggono il loro amore. Purifica l'atmosfera tra i
due e dona loro la capacità di accogliersi a vicenda." [...]
"In secondo luogo, il Libro di
Tobia parla della guarigione agli occhi ciechi. Sappiamo tutti
quanto oggi siamo minacciati dalla cecità spirituale. Quanto grande
è il pericolo che, di fronte a tutto ciò che sulle cose materiali
sappiamo e con esse siamo in grado di fare, diventiamo ciechi per la
Luce di Dio.
Guarire questa cecità, mediante il
messaggio della fede e la testimonianza dell'amore, è dunque il
servizio di Raffaele." [...]
L'Arcangelo Raffaele di Josè Agustin Arrieta (1803-1874) |
Eccoci giunti, dopo l'augusto
chiarimento di papa Benedetto XVI sulle missioni che caratterizzano le tre
potenti Luci angeliche, alla loro ispirata descrizione tramite la
veggenza di Maria Valtorta:
"Da un punto messo fra il nord e
l'est vengono incontro a me, camminando come comuni mortali su campi
di zaffiro, tre splendidissime figure dall'incedere maestoso e
dignitosissimo.
Eppure non hanno alcuna altezzosità.
Tutt'altro. Camminano sciolte, senza perdere imponenza. Sorridono
guardando me e si sorridono fra loro, accennandomi, con un linguaggio
fatto di sguardi.
Man mano che si avvicinano vedo i
guizzi dei bellissimi occhi (iridi azzurro intenso nel primo,
nerissime nel secondo, castano dorato nel terzo) splendere nel
sorriso e alla luce del Paradiso.
Vengono fino al limite del campo
celeste, oltre il quale è il vuoto, fino allo scaglione inferiore
dove sono io, venerante e rapita.
E lì si fermano guardandomi,
sorridendo come solo un angelo può sorridere, stando allacciati alla
vita come tre fratelli che si amano e che passeggiano insieme. Sono i
tre arcangeli: Gabriele, Michele, Raffaele. E tento di farne un
ritratto.
Sono splendidi Esseri. Mi appaiono come
aventi dai 18 ai 30 anni. Il più giovane è Raffaele, il più
anziano (nell'aspetto) Michele dalla terribile bellezza.
Il primo a destra è Gabriele,
dall'apparente età di 24-25 anni. Alto, snello, molto
spiritualizzato nei tratti, da adoratore perpetuo. Biondo di una
tonalità oro zecchino, dai capelli ondanti fino a toccare appena le
spalle, trattenuti da un sottile cerchio diamantato: pare una fascia
di luce incandescente più che metallo e gioielli.
L'Arcangelo Gabriele di Tiziano Vecellio (1490-1576) |
Abbigliato con quelle vesti di luce tessuta – diamanti e perle – che numerose volte ho visto nei corpi gloriosi. Una tunica lunga, sciolta, castissima, che nasconde interamente i piedi e lascia a malapena scoperta la mano destra pendente lungo il fianco, bellissima nella sua forma.
Mi guarda con i suoi occhi cerulei, con
un sorriso talmente soprannaturale che, per quanto semplice, mi
intimorisce.
L'altro al centro, anch'esso molto alto
come il compagno, è tremendo nella sua bellezza austera.
Bruno di capelli, ma più corti del compagno e più ricciuti, maggiormente robusto di membra, con la
fronte nuda da ogni diadema ma con sul petto una specie di medaglione
in oro e pietre sostenuto da due catenelle auree al collo.
Le gioie incastonate formano caratteri,
forse un nome, ma io non so leggere quelle parole... le lettere non
sono come le nostre. È vestito d'oro acceso, un abito che abbacina
tanto è splendente. Pare una fiamma chiara (non rossastra ma dorata)
che ne fascia la figura agile e forte. Il suo occhio scuro è severo
e getta raggi.
Non mi impaurisce, perché sento che
non è in collera con me, e che anzi mi ama. Il suo sguardo è di una terribilità che deve risultare angosciosa ai peccatori e a
Satana.
Michele non ha né spada né lancia,
all'opposto di come lo raffigurano, ma le sue armi sono i suoi occhi.
Anche il sorriso è severo, molto rigoroso.
Il terzo, avvolto in una veste di un
delicato color verde-turchino, cinta da una fascia gemmata, sembra
proprio del colore di uno smeraldo in controluce. È alto, morato nei
capelli lunghi come quelli di Gabriele. Una preziosa tonalità di
bruno piena di spruzzetti d'oro cupo.
Sembra il più giovane di tutti, e mi
ricorda un poco S. Giovanni apostolo, per il dolce giovanile sorriso.
Però Raffaele ha gli occhi di un dolcissimo colore castano, uno
sguardo placido, paziente, simile ad una carezza. Sorride più
umanamente degli altri. Tutto in lui è più vicino a come siamo noi.
"L'Arcangelo Raffaele cura la cecità del padre di Tobia" - di Simon Henrixz |
È proprio il "buon giovane"
del libro di Tobia. Viene voglia di mettergli la mano nella mano, con
fiducia, e di dirgli: "Guidami! in tutto!".
Mi guardano, sorridono, si sorridono.
Poi mi salutano.
Gabriele canta, con la sua voce d'arpa
spiritualissima (e ogni nota porta all'estasi): "Ave, Maria",
e nel dire "Maria" raccoglie le mani sul petto e curva il
capo alzandolo poi con un sorriso che aumenta lo sfavillìo del suo
essere verso il più alto Paradiso.
Capisco che più che salutarmi ha
voluto indicare chiaramente sé stesso. È l'Arcangelo annunciante il
grande mistero... e sembra che sappia dire soltanto quelle parole e
venerare la Vergine...
Michele tocca il suo monile sul petto.
Lo prende fra le dita della destra e lo alza per mostrarmelo, e con
voce piena di risonanze bronzee dice: "Chi è con Dio tutto può.
E nulla può Satana su chi è con Dio. Perché, chi è come Dio?"
e queste ultime parole paiono far vibrare l'aura celeste di un
possente ed armonioso tuono.
Riadagia il suo medaglione sul petto e
si inginocchia adorando l'Eterno (che Io però non vedo, ma che
direi, dallo sguardo dell'arcangelo, trovarsi a perpendicolo o immediatamente dietro alle mie spalle, su, su, ben in alto).
Raffaele, dalla voce d'oro, apre le
braccia come per abbracciarmi e alza nel contempo il viso splendente
di gioia nella contemplazione a Dio dicendo: "La gioia sia
sempre con te".
Somiglia un poco all'angelo che ho
visto in due visioni, ma è meno spiritualizzato di quello. Ha alla
radice dei capelli una luce a forma di stella, una luce mite che
conforta, come rincuora la sua veste di splendente smeraldo chiaro.
[Questo colore, infatti, spesso abbinato al rosa indica un'energia di
guarigione; cfr. anche QUI nel film Nosso Lar; ndr].
Mi guardano ancora. Poi si uniscono più
stretti nell'abbraccio alla vita ed aprono le ali di perla, di
fiamma, di luce verdolina (che non avevo ancora notato) e svelti
salgono all'Empireo, intonando un'irripetibile armonia.
Ed io resto qui. Anzi scendo dalle
sfere dove ero e rientro in me stessa, nei miei spasimi, nel mio
letto. Però la gioia resta... e mi accorgo pure che, stupida
stupida, non ho saputo dire una parola ai tre Arcangeli... Però la
mia anima ha parlato con loro."
Relazione, adattamento e cura di:
Sebirblu.blogspot.it
Fonte: Quaderni dal '45 al '50 di Maria Valtorta. Visione del 21 dicembre 1945.