"San Rocco risana gli appestati" ‒ Tintoretto (Jacopo Robusti) 1518-1594. |
Sebirblu, 28 febbraio 2020
In questo momento tragico di epidemia,
non avremmo MAI VOLUTO VEDERE che le misure governative, per non
contrarre il virus, fossero accettate anche dalla Chiesa cattolica
che ha cancellato le Messe e le celebrazioni religiose (ved. QUI),
limitando le presenze pure ai funerali, quando avrebbe dovuto riunire
TUTTI, persino i miscredenti spaventati, ad una seria prece all'Altissimo affinché mitighi o blocchi completamente la
pestilenza.
Coloro che adesso dovrebbero dare
l'esempio per FEDE
e FIDUCIA nella POTENZA e nella MISERICORDIA del PADRE (e non quella così tanto sbandierata dal Suo Falso Vicario) vengono meno, dimostrandosi
succubi di MAMMONA e delle sue miopi leggi sociali.
Per questo motivo, e a vergogna di
QUESTI MESTIERANTI del SACRO, pubblico la traduzione della brevissima
vita di un Grande Taumaturgo, ossia SAN ROCCO di Montpellier, al
quale consiglio di rivolgersi con ardenti preghiere, unitamente alla
Santissima Vergine Maria, per la cessazione nel mondo di questa durissima
prova per l'umanità, DIMENTICA del suo DIO.
QUESTA È LA VERA RAGIONE di quanto sta
succedendo! DIO NON ESISTE PIÙ NEL CUORE DELL'UOMO, E I SUOI MINISTRI TRADITORI,
GOVERNATI DAL MALIGNO, PRIVI ORMAI DELLO SPIRITO DIVINO, LO AFFOSSANO
ancor di più!
Che la lettura di questo mio lavoro
possa ridare vigore ai sofferenti e coraggio ai timorosi che, in molti, paventano
il contagio (cfr. QUI e QUI), suggerendo loro di rivolgersi a CHI È OLTRE ogni
trama tenebrosa mirante a DISTRUGGERE, A TUTTI I COSTI, IL GENERE
UMANO!
Tintoretto ‒ Dettaglio dell'immagine soprastante. |
Henri Bourbon
La Chiesa cattolica romana e il fervore
popolare hanno fatto di Rocco di Montepellier un santo protettore e
guaritore di malattie contagiose, a motivo del suo carisma esercitato
presso gli esclusi del suo tempo: gli appestati.
Per estensione, egli in seguito è
stato considerato un taumaturgo di affezioni dermatologiche e di ogni
tipo di pestilenza, prima in Linguadoca, indi nell'intera Francia e
Italia, per poi essere conosciuto in tutta l'Europa.
Come questo giovane uomo, della cui
esistenza nulla è chiaramente delineato, che non ha lasciato né
parole né scritti, ha potuto diventare un santo vox populi, per
tutto l'Occidente, durante i trent'anni della sua breve vita?
San Rocco è nato a Montpellier tra il
1348 e il 1350; figlio unico di un alto magistrato, Jean Roch de La
Croix e di sua madre Libère. Quando nacque aveva sul petto
l'immagine rossa di una croce: era il segno inequivocabile della sua
vera fedeltà a Dio nella devozione e nel sacrificio.
Allevato da una madre estremamente pia,
come venivano educati i ragazzi in quell'epoca di fede, egli mostrò
sin dai primissimi anni una pietà e una carità per i poveri senza
confini. La sua felicità era di accoglierli nella casa paterna,
distribuendo loro tutti i piccoli risparmi che aveva potuto
racimolare sugli abiti e sul proprio cibo.
A sedici anni cominciò a frequentare
l'università già celebre di Montpellier ma, quando ne aveva appena
compiuti venti, perse a poca distanza l'uno dall'altra suo padre e
sua madre.
Prima di "addormentarsi nel sonno
dei giusti", Jean de La Croix aveva fatto queste raccomandazioni
al figlio:
«Figlio mio, sii sempre il servitore
devoto del nostro Redentore e Maestro, Gesù Cristo. Assisti le
vedove e gli orfani; impiega in buone opere i tesori che ti lascio;
visita sovente gli ospedali in cui sono i poveri e gli infermi,
queste membra sofferenti del Salvatore, e che Dio ti benedica.»
Durante tutto l'arco esistenziale di
Rocco, numerosi avvenimenti avrebbero favorito questo testamento
supremo.
"Il Cristo nomina san Rocco Patrono dei malati di peste" ‒ Peter Paul Rubens. |
Già, mentre era ancora studente, una terribile notizia, annunciata dai mercanti, gettò lo spavento nella città di Montpellier: la peste nera, dichiarata in Cina nel 1333 (Impressionante la sovrapposizione con ciò che sta accadendo oggi qui da noi! - ndt),
avanzava poco a poco verso Ovest, tanto che nel 1348 arrivò in
Italia!
Viene citato un numero spaventoso di
morti. In Europa, che avrebbe dovuto perdere un terzo dei suoi
abitanti, l'Italia fu particolarmente provata. Intorno a Siena morirono 70.000
persone; a Firenze 100.000; Marsiglia e Avignone furono pressoché
spopolate.
In alcune città si sviluppò un grande
panico in cui tutti si davano alla fuga. Si abbandonavano malati e
mancavano le braccia per seppellire i morti.
Davanti a quella catastrofe, il giovane
Rocco sentì risvegliarsi in lui la vera sua vocazione. Partì,
vestito da pellegrino, in direzione dell'Italia, e più precisamente
per Roma.
Dopo aver distribuito i suoi beni ai
poveri, volle recarsi sulla tomba degli Apostoli Pietro e Paolo,
morti nel nome della loro fede.
Un piccolo mantello di stoffa
grossolana, un cappello a larghe falde, delle scarpe robuste, un
bordone (un bastone con appese delle conchiglie per raccogliere
l'acqua; ndt), una zucca (per conservarla) e una bisaccia per riporre
le elemosine raccolte lungo il viaggio; questo era tutto quanto portò
con sé del suo immenso patrimonio.
Nel corso del cammino, si fermava in
qualche ospedale per medicare e lenire le piaghe dei malati,
soprattutto quelli vittime della peste. E già da allora, la
tradizione dice che li guariva con il segno della Croce.
"San Rocco e l'Angelo" (dettaglio) ‒ Annibale Carracci (1560-1609) |
Nel luglio 1367 arrivò ad
Acquapendente, prima tappa del suo viaggio, onde porsi al servizio
del nosocomio degli appestati, ma prima dovette supplicare (per
essere accettato; ndt) l'amministratore Vincent che, vista la sua
giovane età non voleva esporlo al contagio.
Una volta ammesso, fu con ammirabile
devozione che divenne per ben tre mesi l'umile servitore dei degenti
ammorbati, abbracciandoli, rianimando sia la loro fede che le forze
individuali, prodigando all'uno una buona parola, all'altro qualche
servizio caritatevole e manifestando a tutti la più tenera carità.
L'epidemia si affievolì pian piano ad
Acquapendente e alla fine scomparve. Allora si ritenne che Rocco e il
suo Amore esemplare fossero stati più forti della morte. Per questo,
improvvisamente, si sottrasse alla riconoscenza dei cittadini,
andandosene.
Agli inizi del 1368 proseguì il suo
viaggio fino a Roma, dove la peste imperversava con furore ed egli si
trovò di nuovo nel suo elemento. Più il flagello aumentava, e più
il suo zelo e la carità si moltiplicavano. Lottò così per tre
anni. Poi, nel 1370, Rocco lasciò Roma per tornarsene nella sua
patria.
Nel mese di luglio 1371, era a
Piacenza, all'ospedale Santa Maria di Betlemme, vicino alla chiesa di
Sant'Anna, in cui assistette, confortò e guarì i malati.
Come si può immaginare, a forza di
trovarsi a contatto con la peste, il giovane contrasse egli stesso la
malattia. Per non contagiare gli altri, si ritirò in una selva tra
Piacenza e Sarmato (sembra in una grotta lungo il fiume Trebbia;
ndt).
Là, sentendosi mancare, si lasciò
cadere ai piedi di un albero per morirvi da solo, ma un Angelo gli
apparve e lo consolò dicendogli che le sue sofferenze erano gradite
a Dio...
"San Rocco soccorso dall'angelo" ‒ Carlo Saraceni (1579-1620) |
Quando l'apparizione svanì, sullo
stesso luogo occupato dal Messaggero celeste, Rocco vide sgorgare
dalla terra (altri dicono dalla roccia; ndt) una fonte viva, la cui
acqua gli lenì la febbre e gli permise di lavarsi la piaga.
Non lontano da quella selva, in
un'amena vallata, si elevava un vasto maniero abitato da un nobile
signore, il conte Gottardo Pallastrelli, che passava il suo tempo in
gioiosa compagnia, impiegandolo in battute di caccia e festini. Si
era isolato in quell'opulenta dimora per meglio sfuggire
all'epidemia.
Da quel Gottardo (poi diventato santo
per l'esempio datogli da san Rocco di Montpellier) proviene il nome dell'ormai famigerato monte delle Alpi svizzere; ved. QUI, ndt.
Ebbene, mentre questo signore un giorno
banchettava lautamente circondato dagli amici ed era intento in
vivaci discussioni, uno dei suoi cani, avvicinandosi alla tavola,
prese un intero pane e fuggì via al più presto.
Gottardo non vi fece attenzione, ma
l'indomani, essendosi ripetuto lo stesso fatto, incuriosito, si alzò
rapido e lo seguì. Lo vide inoltrarsi nel bosco ed arrestarsi
davanti ad una miserabile spelonca.
Là, su un giaciglio di foglie secche,
giaceva un uomo ancora giovane, dal cui volto pallido trapelavano
acerbe sofferenze. Era ai suoi piedi che il caritatevole animale
aveva deposto il pane rubato. Ed è per questo che nelle
rappresentazioni artistiche di San Rocco viene spesso raffigurato un cane.
Molto impressionato a sua volta, il
nobile Pallastrelli decise di lasciare il mondo e passare il resto
della sua vita in solitudine. Così, dopo aver messo in ordine i suoi
affari e distribuito i beni agli infelici, si ritirò nel povero
tugurio di Rocco.
"San Gottardo Pallastrelli" ‒ Francesco Ghittoni (1855-1928) |
Qui sopravvenne un fatto che non è
possibile omettere (descrivendo la vita del giovane taumaturgo
d'oltralpe che assomiglia tantissimo a quella di San Francesco
d'Assisi; ndt), perché dà ragione ai pastori e ai mandriani che
implorano per i loro animali la protezione di san Rocco.
Sicché, mentre il nostro personaggio
camminava lentamente recitando a mezza voce le sue preghiere e
gettando gli occhi sui cespugli che fiancheggiavano la strada, scorse
numerosi piccoli uccelli appollaiati sui rami, senza alcun canto,
tristi, e senza i loro allegri battiti d'ali.
Le loro piume erano erette e le
testoline reclinate pendevano sotto il peso di una grande sofferenza.
Un po' più lontano, le tortore volavano a malapena. Nei campi
c'erano greggi di pecore scarne ed emaciate che si trascinavano
penosamente. Per questo, invocò l'aiuto divino, benedisse i passeri e le tortore che subito tornarono a volare e a cinguettare.
Poi si avvicinò a dei piccoli agnelli.
Ne prese uno fra le braccia e gli sussurrò teneramente: «Sii
guarito!». E all'istante tutti, belando gioiosamente, ripresero saltellando il cammino verso l'ovile.
Intorno ai trent'anni, Rocco aveva
recuperato qualche forza per affrontare il percorso di rientro a
casa. Su questo viaggio vi sono due tradizioni che si contendono la
veridicità in modo assai confuso.
Secondo la prima, egli avrebbe
soggiornato per un lustro nella prigione di Voghera prima di morirvi
ed essere interrato in quella città dove, poco dopo la sua morte
(prima del 1391), gli venne consacrato anche un giorno di festa. La
più antica menzione conosciuta del suo culto si trova proprio negli
archivi vogheresi.
Le sue spoglie, conservate nella chiesa
che gli è stata dedicata, furono rubate o fatte oggetto di una
transazione nel febbraio 1485 e trasportate poi a Venezia nella
chiesa della Scuola Grande di San Rocco che il Tintoretto avrebbe
onorato dei suoi quadri su tale vita così edificante.
"San Rocco in carcere a Voghera visitato dagli angeli" ‒ Tintoretto |
La seconda tradizione propone una
fine diversa. Essa narra che al suo ritorno a Montpellier, Rocco
sarebbe stato imprigionato. La città, in effetti, era in preda alla
guerra civile.
Diventato irriconoscibile a causa delle
prove e delle mortificazioni subite, questo viaggiatore in arrivo
dall'estero fu male accolto, sospettato d'essere un ribelle, e
imprigionato come fomentatore di disordini.
Questo, perché rifiutava di farsi
riconoscere dalle autorità, cosa che gli sarebbe riuscita molto
facile grazie al segno di nascita sul petto a forma di croce e per il
fatto che il governatore di Montpellier era suo zio.
La sua prigionia durò cinque anni, ed
egli svelò la sua identità soltanto ad un prete giunto a benedirlo
alla vigilia della morte sopravvenuta il 16 agosto di un anno
compreso tra il 1376 e il 1379.
Si può dedurre ora che si potesse
trattare del martedì 16 agosto 1379, perché alcuni testimoni
assicurarono che la sua cella si illuminò, e che l'ultimo suo
desiderio rivolto all'angelo venuto ad assisterlo fu di intercedere
per le persone sofferenti.
La madre del governatore, donna
venerabile per la sua età e le virtù, ne fu allora avvertita e
venne a visitare il corpo del recluso. Quando vide la macchia rossa
di nascita, si ricordò e comprese esser quello suo nipote!
Coprendolo di baci e di lacrime, si
recò dal governatore e con la voce frammezzata dai singhiozzi gli
disse: «Ah! Figlio mio, che cosa avete fatto? Questo prigioniero è
vostro nipote!»
La morte di San Rocco è avvenuta
quindi a Voghera o nella sua patria a Montpellier? Le due versioni
hanno un punto in comune: egli trapassò in carcere, vittima della
diffidenza del suo ambiente, in un periodo agitato in cui accettò la
Volontà divina con un'immensa abnegazione.
"San Rocco di Montpellier" - Urbano Fos (1615-1658) |
Chiosa di Sebirblu
Non è singolare che questo Santo abbia operato e sofferto maggiormente proprio nelle zone in cui oggi è cominciato ad apparire il virus? Non è un serio richiamo a riflettere e a non considerare più la devozione ai "Grandi eroi dello Spirito" come frutto di una mera fede soltanto bigotta?
Altro che chiudere le parrocchie (e addirittura il Duomo di Milano!) abrogando le Messe e limitando l'affluenza ai Sacramenti! Nel 590 d.C. San Gregorio Magno papa, in seguito ad una terribile epidemia di peste che colpì Roma, indisse una solenne processione in sette cortei da varie chiese, coinvolgendo tutta la popolazione a piedi nudi e la cenere sul capo ad impetrare l'aiuto della S.S. Vergine Maria!
(Consiglio di leggere, su questo, l'ottimo articolo del prof. Roberto de Mattei QUI, e per sapere chi è QUI).
Traduzione e cura di
Sebirblu.blogspot.it