Immagine tratta dal film "Favole": storia vera sulle "Fate di Cottingley" in Inghilterra. |
Foto vera di un folletto del Fuoco (visibile sulla destra mentre attizza il falò) scattata nella bergamasca. |
Josephine Wall |
Mario Duguay |
...le Sue ricchezze non le tengo solo per me. Per gli uomini esse sono un tesoro inesauribile. Sap. 7, 13-14
Immagine tratta dal film "Favole": storia vera sulle "Fate di Cottingley" in Inghilterra. |
Foto vera di un folletto del Fuoco (visibile sulla destra mentre attizza il falò) scattata nella bergamasca. |
Josephine Wall |
Mario Duguay |
Con il 31 dicembre 2022, giorno in cui Benedetto XVI tornò alla casa del Padre, il comportamento ambiguo e decisionale di Bergoglio ‒ ormai noto usurpatore del soglio di Pietro grazie all'intensa divulgazione del best seller "Codice Ratzinger" del dr. Andrea Cionci, ma soprattutto all'opera straordinaria che da anni porta avanti don Alessandro Minutella ‒ ha avuto un'accelerata senza precedenti.
Non c'è da meravigliarsi di questo, perché il «Katéchon» (l'impedimento di cui parla san Paolo nella seconda lettera ai Tessalonicesi), impersonato dal Vero Papa deceduto che Dio ha tenuto in vita fino al tempo giusto, ora è stato rimosso, lasciando via libera al compiersi del "Mistero d'Iniquità" con la comparsa dell'Anticristo (cfr. QUI) sulla scena del mondo.
Ovviamente, a questo mira, sebbene appaia incredibile, l'azione "riformista" (cioè la mutazione subdola del Vangelo di Cristo) svolta dal Falso Profeta in questi dieci anni, insieme al dissolvimento valoriale della tradizione cattolica.
L'accelerazione degli eventi, quindi, data dall'argentino negli ultimi mesi, è proprio dovuta alla rimozione, decisa dai Cieli, dell'ostacolo katéchontico ‒ alias Benedetto XVI. (Ved. Cionci QUI).
Il primo di questi sommovimenti indetti da Bergoglio, è avvenuto a papa ancora vivo con l'abrogazione brutale del Summorum Pontificum (il motu proprio emesso da Ratzinger onde poter celebrare ancora la Messa antica in latino; ved. QUI).
Poi, a stretto giro di tempo, ecco i drastici provvedimenti contro il Prefetto della Casa Pontificia, il segretario privato del papa "emerito", mons. Gänswein, "dimezzato nel suo incarico" ved. QUI e, ancora, i vergognosi funerali a basso profilo come se il vero "Pontefice" non contasse gran che, e infine la "cacciata" dello stesso Gänswein dalla Santa Sede, senza stipendio o altra mansione dignitosa.
Com'era accaduto al card. Müller, d'altronde, allontanato dall'oggi al domani dal prestigioso ruolo di Prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede e tuttora senza alcuna collocazione significativa.
Ricordo che il suo incarico era coperto prima dallo stesso Ratzinger... ma l'obbiettivo di Bergoglio era ben altro... quello di posizionare proprio lì il suo "compagno di merende" mons. Victor "Tucho" Fernandez (ved. QUI), al posto-chiave più strategico della Chiesa Cattolica, in modo che l'ultimo tassello distruttivo del mosaico diabolico fosse raggiunto!
Risalendo nel tempo, fu il filosofo Massimo Cacciari, intervistato da Maurizio Blondet nel 1993 (ved. QUI), a diffondere il concetto di Katéchon, così molta gente ne venne a conoscenza:
«Il Papa deve smettere di fare il katéchon!», esclamò d'improvviso... Mi stupì la sua foga e ancor più il fatto che subito dopo parve pentirsi, come se la parola gli fosse sfuggita...
Katèchon? Non ricordo molto di greco. Dovetti chiedergli che cosa volesse dire. «Katéchon è ciò che trattiene», rispose Cacciari guardandomi incerto: «Ciò che trattiene l'Anticristo dal manifestarsi pienamente. San Paolo, ricorda?».
Ora ricordavo: seconda lettera ai Tessalonicesi. Il passo enigmatico in cui Paolo di Tarso accenna al futuro manifestarsi dell'Anticristo, Anomos:
«II figlio di perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra tutto quel che si adora come Dio, tanto che siederà egli stesso nel tempio di Dio, spacciandosi per Dio».
Ma non crediate che la venuta dell'Anticristo sia imminente, aggiunge l'apostolo. C'è qualche cosa che "trattiene" l'Anticristo dall'irrompere nel mondo. Ė qualcosa di misterioso, di cui san Paolo deve aver già parlato in passato ai fedeli di Tessalonica.
«Non vi ricordate come io, quand'ero tra voi, vi dicevo tali cose? Perciò voi sapete che cosa sia quel che lo trattiene, affinché sia manifestato a suo tempo. Perché è già al lavoro il mistero d'iniquità, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Allora sarà la manifestazione dell'Iniquo».
Che cosa può essere "che trattiene" l'Anticristo? Cercai di ricordare. Mi risposi che, genericamente, doveva essere la fede cristiana, forse la Chiesa, i sacramenti. Cosi pareva intenderlo Cacciari, del resto, e mi stupì innanzitutto che egli pretendesse dal pontefice che "smettesse" di fare da ostacolo all'Anticristo, di essere un argine alla Perdizione. Mi domandai perché mai ne desiderasse accelerare la venuta.[...]
Socci, infatti, rimandando a Cacciari, riporta la convinzione che sia stato Benedetto XVI il Katéchon, la «pietra scartata».
Il filosofo Massimo Cacciari |
Purtroppo, ancora in troppi chiamano Bergoglio "papa Francesco" ma personalmente ne prendo le distanze in quanto, sin dall'inizio, prima e durante il conclave, ved. QUI, ho potuto coglierne i "segni" inequivocabili. (Per le ricerche di A. Cionci sulla NON abdicazione di Ratzinger cliccare QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI).
«Gli ultimissimi sviluppi indicano un vero e proprio crollo della diga. E di fronte al drammatico declino del Cristianesimo in Europa, questo potrebbe sfociare in una alluvione che distrugge quello che ancora ha resistito».
Kath.net: Signor Seewald, in occasione dell'annuncio dei nuovi cardinali e del futuro Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Der Spiegel titolava: "Papa Francesco fa piazza pulita con l'eredità di Benedetto". Il Frankfurter Rundschau ha scritto: "Francesco rompe definitivamente con Benedetto". È rimasto sorpreso dai titoli?
Seewald: Non proprio. Da un lato corrispondono al pio desiderio dei media di riferimento, dall'altro si è osservato che il corso di Papa Francesco con l'età è diventato più radicale, o diciamo: svelato.
Se poi un meritevole collaboratore come l'Arcivescovo Georg Gänswein viene esiliato dal Vaticano e allo stesso tempo viene chiamato un protetto come supremo guardiano della Fede le cui qualifiche per l'ufficio più importante nella Chiesa cattolica appaiono discutibili, quello è già un annuncio.
Kath.net: Il futuro capo del Dicastero per la Dottrina della Fede, l'argentino Víctor Fernández, ha definito il suo compito futuro con le parole, "una crescita armoniosa conserverà la dottrina cristiana più efficacemente di qualsiasi meccanismo di controllo".
Seewald: Questo non solo suona vago, ma anche addirittura grottesco, vista la drammatica crisi della Chiesa in Occidente. Deve far pensare che Papa Francesco abbia contestualmente dichiarato che in passato il dicastero aveva «usato metodi immorali» (dice, riferendosi alla lettera inviata a Fernandez con i dettagli sulla sua nuova nomina; cfr. QUI; ndr).
Come potrebbe non essere visto come un cenno allusivo all'ex Prefetto della Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger? Così come un tentativo di legittimare il cambio di rotta.
Kath.net: E questo adesso è diverso?
Seewald: Si ha l'impressione. La nomina del futuro Prefetto della Dottrina della Fede esprime in modo chiaro cosa significano i titoli citati all'inizio quando dicono che l'eredità di Benedetto è stata distrutta.
Mentre Francesco alla prima occasione possibile ha licenziato il Cardinal Müller, che era stato nominato da Benedetto, lui e il suo scagnozzo argentino di lunga data stanno ora portando in carica qualcuno che ha immediatamente annunciato una sorta di auto-smantellamento. Vuole cambiare il catechismo, relativizzare le affermazioni della Bibbia, mettere in discussione il celibato.
Kath.net: Víctor Fernández è considerato il ghostwriter (lo scrittore fantasma; ndr) del Papa.
Seewald: Sì, per discorsi spesso del tutto privi di contenuto, o per la controversa enciclica Amoris laetitia. Con elementi costitutivi che i critici hanno descritto come "illeggibili fino allo sdolcinato" e che gli esperti vedono al limite dell'eresia.
Kath.net: Francesco è ancora considerato un "papa riformatore".
Seewald: All'inizio mi ha fatto sedere e prendere nota. Mi ha colpito il suo impegno per i poveri, i profughi, per la protezione incrollabile della vita. Allo stesso tempo, il pubblico attonito ha osservato che Bergoglio non ha mantenuto molte promesse, contraddicendo ripetutamente se stesso e causando così notevole confusione.
A questo si sono aggiunti i tanti casi in cui ha governato duramente, deposto persone che non gli piacevano e chiuso istituzioni di valore create sotto Giovanni Paolo II.
Kath.net: Bergoglio certamente vedeva per sé altri compiti oltre a Benedetto...
Seewald: Non puoi biasimarlo per questo. Tuttavia, gli ultimi sviluppi indicano un vero e proprio "crollo della diga". E di fronte al drammatico declino del Cristianesimo in Europa, ciò potrebbe sfociare in un'alluvione che distrugge ciò che ancora ha resistito.
Kath.net: Una parola forte.
Seewald: Le ultime notizie dal Vaticano mi hanno ricordato un saggio di Giorgio Agamben diventato famoso. Nel suo testo sul Mistero del male [Il mistero del male: Benedetto XVI e la fine dei tempi (Editori Laterza 2013, 67 pagine)], il filosofo più discusso del nostro tempo, coinvolge Joseph Ratzinger come papa. Secondo Agamben c'è anche l'idea del «Katéchon»...
Seewald: Per quanto riguarda la seconda lettera dell'apostolo Paolo ai Tessalonicesi, questo significa il principio di fermarsi. Termine interpretato anche come "ostacolo" per qualche cosa o per qualcuno, che trattiene la fine dei tempi. Benedetto XVI faceva da "tappo", dice Agamben.
In questo contesto, le sue dimissioni provocarono inevitabilmente una separazione della Chiesa "bella" da quella "nera", quell'arco in cui il grano è separato dalla pula. Una tesi ripida. Ma il Papa emerito a quanto pare la vedeva allo stesso modo.
Quando gli ho chiesto perché non poteva morire, ha risposto che doveva restare. Come memoriale del messaggio autentico di Gesù, come luce sul monte. "Alla fine, Cristo trionferà", ha aggiunto.
Kath.net: Lo sviluppo che sta ora emergendo in Vaticano è stata una sorpresa per lei?
Seewald: Fin dal primo giorno del suo pontificato, Papa Francesco ha cercato di prendere le distanze dal suo predecessore. Non era un segreto che i due non solo avessero temperamenti opposti, ma anche idee contrarie sul futuro della Chiesa.
Bergoglio sapeva di non poter reggere il confronto con Ratzinger nella sua genialità e nobiltà teologica. Si è concentrato sugli effetti ed è stato sostenuto dai media, che non hanno voluto guardare troppo da vicino per non dover vedere che dietro il Papa, dipinto come aperto e progressista, c'era un reggente a volte molto autoritario, come lo stesso era già conosciuto in Argentina.
Certi giornalisti trasformano la messa in scena di un "Papa riformatore" in un vero e proprio modello commerciale per i loro libri: il "combattente in Vaticano", che si difende dai "lupi", in modo particolare dal "Papa ombra" Benedetto e dalla sua cricca reazionaria.
In verità, non c'è mai stato un "Papa ombra". Come Papa emerito, Benedetto XVI ha evitato qualsiasi cosa che potesse dare la minima impressione che si sarebbe intromesso nel pontificato del suo successore.
Kath.net: Si diceva che tra l'ex papa e quello in carica non passava nessun foglio di carta.
Seewald: Beh, quello era più un pio desiderio. C'era la foto del primo incontro. Due uomini in bianco. Due papi, ed entrambi vivi. È stato uno shock che doveva essere affrontato.
Bergoglio ha promosso l'immagine dell'unità facendo occasionalmente commenti positivi sul suo predecessore. Benedetto si fidava di lui. Al contrario, Francesco non ha avuto remore a sbarazzarsi di uno dei progetti preferiti del suo predecessore con un tratto di penna.
Kath.net: Cosa intende con questo?
Seewald: L'Esortazione apostolica Summorum Pontificum ha liberalizzato l'accesso alla liturgia classica. Ratzinger voleva pacificare la Chiesa senza porre in discussione la validità della Messa secondo il Messale Romano del 1969.
"È nell'uso della liturgia, ha spiegato, che si decidano le sorti della fede e della Chiesa". Francesco, al contrario, descrive le forme tradizionali come una "malattia nostalgica". C'è il "pericolo" di retrocedere come reazione alla modernità.
Come se si potessero controllare le tendenze, i desideri, i bisogni attraverso decreti proibitivi. Questo avevano già tentato i bolscevichi invano.
Kath.net: A quanto pare c'è stato un sondaggio secondo il quale la maggioranza dell'episcopato mondiale era favorevole a un ritiro.
Seewald: Questo non è vero. Da un lato, al sondaggio hanno risposto soltanto pochi vescovi, dall'altro, per quanto ne so, la maggioranza di loro non si era per nulla pronunciata contro il "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI.
I risultati prudentemente non furono mai pubblicati. E che mancanza di stile, che il Papa emerito abbia dovuto apprendere del cambio da L'Osservatore Romano. Per lui è stata come una pugnalata al cuore. La sua salute non si è mai ripresa da questo. Poco dopo la sua morte, tutti hanno potuto vedere come Bergoglio ha serrato ancora il passo. [...]
Kath.net: I media parlano di un "atto di vendetta" nei confronti di Gänswein.
Seewald: Ma vendetta per cosa? Perché qualcuno qui non ha mostrato una mentalità servile pur mantenendo la piena lealtà, ma piuttosto la maturità che Bergoglio esige sempre? Perché ha pubblicato un libro importante e molto necessario visti i continui travisamenti dell'opera e della persona del Papa tedesco?
Un libro in cui Francesco è tutt'altro che cattivo? Il Papa ha declassato Gänswein, ma intendeva (farlo) con chi rappresenta Gänswein. E per metterne da parte l'eredità è stato estromesso il più stretto collaboratore.
Per la traduzione del libro di Gänswein in tedesco, (la casa editrice) Herder-Verlag non era autorizzata a utilizzare i traduttori del Vaticano come di consueto, mi è stato detto negli ambienti editoriali. Il lavoro era stato loro severamente proibito.
Seewald: La Congregazione per la Dottrina della Fede aveva preoccupazioni dottrinali e la Congregazione per l'Educazione lo considerava inadatto ad una posizione di leadership così importante. Fu poi fatto rispettare dall'allora Arcivescovo di Buenos Aires: Jorge Mario Bergoglio. [...]
Kath.net: Come si deve considerare la parola di Francesco sulle "misure immorali" (accennate sopra; ndr) da parte dell'ex Congregazione per la Dottrina della Fede?
Seewald: Questo è davvero infame. L'affermazione vuole screditare l'altissimo livello della Congregazione sotto il Cardinal Müller e Ratzinger, per rendere accettabile il relativismo. È brutto che qui si riallaccia alla lettura dei media ostili alla Chiesa sul "Panzerkardinal" e della "linea dura" di Joseph Ratzinger. [...]
Kath.net: Invece di una Chiesa dall'alto o una Chiesa dal basso, Benedetto XVI raccomandava una "Chiesa dall'interno". (Cfr. QUI; ndr).
Seewald: Soprattutto in tempi instabili, ha spiegato, la Chiesa deve doppiamente pensare forte a ciò che le è peculiare. Soltanto attraverso la sua etica decisa può diventare una vera consigliera e partner nelle questioni difficili della civiltà moderna.
Kath.net: Quanto può avere un impatto duraturo l'elezione dei nuovi candidati, che saranno creati cardinali nel Concistoro di settembre?
Seewald: Nel frattempo, circa il 70% dei futuri elettori del Papa sono stati creati da Francesco. "A differenza dei suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – ha analizzato l'osservatore vaticano Ludwig Ring-Eifel della KNA ‒ Francesco ha chiamato nel Collegio cardinalizio, in gran parte uomini che si trovano sulla sua linea teologica". Il Collegio cardinalizio sta diventando "sempre più specchio del suo pensiero e delle sue origini".
Ciò che colpisce non è solo il forte aumento della percentuale di ispanici, ma anche l'età dei nuovi porporati. Per lo più intorno ai 60 anni, dovrebbero influenzare non solo il prossimo Conclave, ma a volte anche quello successivo. Tuttavia, come è noto, lo Spirito Santo ha ancora voce in capitolo.
E molti che si rallegrano oggi che Francesco sta spazzando via l'eredità di Benedetto, potrebbero amaramente piangere, per questo, già domani».
Il naufragio della "Barca di Pietro", ossia della Chiesa, di George Grie |
Alla domanda di un giornalista in cui si chiede una delucidazione sull'espressione pronunciata da Benedetto XVI, all'inizio del suo Pontificato, "Pregate per me, perché non fugga davanti ai lupi", Ratzinger ha risposto:
«Si tende a ridurre troppo la dimensione di quanto può incutere paura ad un Papa. (Ecco perché era lui il Katéchon: leggere QUI e QUI).
Però la vera minaccia per la Chiesa e quindi per il ministero petrino non risiede in queste cose, ma piuttosto nella dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddicendo le quali si resta esclusi dal consenso pubblico di fondo. Ancora cento anni fa, tutti avrebbero considerato assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi chi vi si oppone viene emarginato dal contesto civile.
La società moderna sta formulando una fede anticristica, cui non ci si può opporre senza essere puniti con la scomunica sociale. È quindi più che naturale avere paura di questa forza spirituale dell'Anticristo e ci vuole veramente l'aiuto della preghiera di un'intera diocesi e della Chiesa universale per opporvi resistenza». (Brano tratto da QUI).
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Come si può pensare, dunque, che in questa situazione planetaria l'ambasciatore di Lucifero non si trovi accolto con tutti gli onori?
Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
Fonte dell'articolo intero QUI.
William Bouguereau - "Il rimorso di Oreste" - 1862 |
Le ispirazioni, che sono per l'uomo di enorme aiuto, specie in certi momenti cruciali, vengono dall'«IO» o Ego superiore (ved. QUI, QUI e QUI) che attraverso l'anima o psiche le fa giungere al piccolo «io» o ego inferiore della personalità.
La voce, che ognuno «sente» al suo interno, varia a seconda del proprio gradino evolutivo. Purtroppo, però, essa rimane spesso inascoltata. Eppure è la più valida «guida» individuale, la più vera e la più idonea.
Da sola, basterebbe a condurre l'uomo fino alla sommità del suo faticoso percorso spirituale, perché è la voce della Coscienza, la Voce di Dio in noi, della Particella divina che alberga in ciascun essere pensante, di solito a sua insaputa finché non si «risveglia» alla realtà della sua Origine.
Mons. Fulton Sheen (ved. QUI e QUI; la sua biografia QUI) ne dà una spiegazione molto semplice quanto basilare, per un maggiore discernimento nelle decisioni e nelle scelte da fare nell'arco della vita, per non doversi poi pentire per la dissonanza prodotta contro l'eterna Legge di Dio.
Che cos'è la Coscienza? Fare il Bene ed evitare il Male!
"Dio ha impresso in ogni uomo che nasce la luce che illumina le anime lungo i sentieri della pace, verso la patria dei figli della libertà".
"Dentro ogni uomo si trova un tribunale silenzioso: la coscienza è il giudice, che siede in giudizio"
Che cos'è mai la coscienza? La coscienza è il giudizio della ragione che ci dice che dovremmo fare il bene ed evitare il male. Questo suscita la domanda: "Cosa rende buona una cosa qualsiasi?".
Una cosa è buona se consegue lo scopo e il fine superiore per cui è stata fatta. Una matita è buona se scrive, perché quello è il fine di una matita. Ma una matita non è buona per aprire una scatola di latta, perché non è stata costruita come apriscatole; e se a questo scopo ci serviamo di una matita, non solo non apriamo la scatola, ma rompiamo la matita.
Se impieghiamo le nostre vite per scopi diversi da quelli assegnati da Dio, non solo non raggiungiamo la felicità, ma facciamo del male a noi stessi e generiamo in noi strane anomalie [...]
Non ha senso dire che una cosa è ingiusta senza saper prima se sia giusta. Nessun arbitro rileverebbe un errore durante una partita di basket se non esistessero delle regole.
Questo imperativo dentro di noi, che non è meccanico, né biologico, né istintivo, ma che è razionale, implica un canone ideale. La coscienza pone davanti a noi alcuni principi per guidare le nostre azioni.
La coscienza stessa ha bisogno di essere aiutata, ma questo è un altro discorso. Tutti siamo nati con la facoltà di parlare, ma tutti abbiamo necessità di una grammatica. Anch'essa ha bisogno di una rivelazione.
La scienza ha esplorato l'intera superficie della Terra, ha costretto il mare a rivelare i segreti delle sue profondità, il sole a narrarci la storia dei suoi vagabondaggi e le stelle il mistero della loro luce; ma tutta questa esplorazione è esteriore.
L'uomo moderno ha fatto molto poco per esplorare quella regione che gli è più vicina e tuttavia più sconosciuta: le profondità della propria coscienza.
Che cos'è la coscienza? La coscienza è un governo interiore che esercita la medesima funzione di quelli umani, ossia legislativa, esecutiva e giudiziaria.
Essa ha il suo Congresso, il suo Presidente e la sua Corte Suprema: fa le leggi, controlla i nostri comportamenti in relazione alle stesse, e infine ci giudica.
Prima di tutto, la coscienza ha funzione legislativa.
Basta vivere per sapere che nel nostro intimo esiste un "Sinai interiore" (ossia i Dieci Comandamenti; ndr), in cui, tra i tuoni e i lampi della vita quotidiana, è promulgata una legge che ci dice di fare il bene ed evitare il male.
Senza nemmeno essere consultata, la coscienza esercita il suo compito legislativo, indicando quali sono gli atti malvagi e quali invece quelli morali e giusti da compiere.
Secondariamente, la coscienza è esecutiva, in quanto controlla l'applicazione della legge in rapporto alle azioni.
Una similitudine imperfetta, ma utile, si può cogliere nel governo degli Stati Uniti. Il Congresso propone una norma, quindi il Presidente la esamina e la approva, applicandola alla vita dei cittadini. Parimenti, la coscienza attua la legge, nel senso che controlla la fedeltà dei nostri comportamenti alla stessa.
Aiutata dalla memoria, essa registra il valore del nostro agire:
‒ ci dice se abbiamo avuto padronanza di noi stessi, in che misura siamo stati condizionati dalla passione, dall'ambiente, dalla forza, dall'ira;
‒ ci dice se le conseguenze erano previste o impreviste; ci mostra, come in uno specchio, le tracce di tutto il nostro operato;
‒ mette il suo dito sulle impronte delle nostre decisioni, viene a noi in qualità di testimone veritiero precisandoci: "Io ero presente, ti ho visto fare questo. Le tue intenzioni erano quelle e queste".
Infine, la coscienza non solo promana le proprie leggi e controlla la mia obbedienza o disobbedienza nei riguardi delle stesse, ma mi giudica anche in maniera conforme.
Dentro ogni uomo si trova un tribunale silenzioso: la coscienza è il giudice, assiso in pronunciamento, che formula le proprie decisioni con autorità tale da non ammettere un secondo appello, perché nessun uomo può appellarsi contro un giudizio che lui stesso pronuncia su di sé.
Ecco perché intorno al foro interno della coscienza si affollano tutti i sentimenti e tutte le emozioni associate a ciò che è giusto e ingiusto: gioia e dolore, pace e rimorso, soddisfazione e timore, lode e biasimo.
Se faccio il male, esso mi riempie di un senso di colpa di fronte al quale non posso sottrarmi; nel mio intimo, nel santuario della mia coscienza sono assalito dalla voce severa di questo giudice, per mezzo del quale sono cacciato fuori da me stesso ad opera esclusivamente mia.
Dove allora posso fuggire se non dentro di me, con quel senso di consapevolezza, rimorso e indegnità, che finisce per diventare l'inferno stesso dell'anima? Se, invece, la coscienza approva il mio atto, allora nella mia stanzetta interna si forma la dolcezza di una rugiada vespertina, quella gioia estranea all'effimero piacere dei sensi.
Chiaramente questa triplice funzione, che è alla base di ogni governo umano, deve avere una ragione che ne determini l'ordine; ma dove la si può ricercare? Qual è la fonte della funzione legislativa, esecutiva e giudiziaria esercitata dalla mia coscienza?
Essa non proviene da me, perché nessuno può essere legislatore supremo di se stesso. Inoltre, se la legge della mia coscienza fosse solo opera mia, io potrei distruggerla; siccome non mi è possibile farlo, perché questa legge si presenta davanti a me sfidando la mia stessa volontà? Quando la mia volontà si erge contro di essa, nel rifiuto di ascoltarla o di obbedirle, essa si presenta come una delegata a cui compete il diritto di governarmi.
Ciò significa che non l'ho fatta io, ma che sono solamente libero di obbedirle o meno. Né questa legge viene dalla società, perché la società è soltanto un'interprete delle norme della coscienza, ma non ne è l'autrice.
Le leggi umane possono sanzionarla ed elaborarla, ma non la creano. L'approvazione o la disapprovazione della società non hanno creato nella mia coscienza il senso del giusto e dell'ingiusto, perché talvolta la coscienza ci comanda di non considerare le leggi della società, laddove siano nemiche della legge di Dio, come nel caso dei martiri che sono morti per la fede.
Se la voce del "Sinai interiore", che è la coscienza, non viene né da me stesso né dalla società, e se nei suoi sussurri e le sue articolazioni essa è universale, in modo che nessuna creatura morale possa completamente ignorarla, vuol dire che dietro questa legge c'è un legislatore, e dietro questa voce una persona, e dietro questo comando un potere, cioè Dio.
Egli ha impresso in ogni uomo che nasce la luce che illumina le anime lungo i sentieri della pace, verso la patria dei figli della libertà.
Così, un esame della mia coscienza e della sua triplice funzione porta a concludere che, poiché l'occhio corrisponde alle cose visibili, l'orecchio alle udibili e la ragione alle intelligibili, così anche la legge della mia coscienza dovrebbe corrispondere a un potere che legifera, la testimonianza della mia coscienza deve corrispondere ad una equità che esegue, e la lode e il biasimo della stessa ad una giustizia che giudica.
Poiché il potere, l'equità e la giustizia corrispondono alle qualità essenziali di una persona, devo concluderne che...
‒ quel potere personale è intelligente al fine di poter fare le leggi;
‒ quell'equità personale è onnisciente al fine di poter avere una corretta introspezione del carattere morale, e che...
‒ quella giustizia personale è suprema, al fine di poter emanare le sentenze a seconda dei suoi giudizi.
E quel potere intelligente, quell'equità onnisciente e quella giustizia suprema, davanti a cui mi inginocchio accorato, sono Dio. [...]
Si potrà obiettare: "Se Dio sapeva ciò che avrei fatto, se sapeva che avrei rubato, perché mi ha creato?". La risposta è la seguente: "Dio non ti ha creato ladro. Sei stato tu a fare di te stesso un ladro".
Noi siamo esseri suscettibili di auto-creazione, abbiamo dentro di noi il potere di scegliere i nostri atti: ciò comporta un'autodeterminazione. Quanti sostengono che resistendo alla nostra natura inferiore ci creiamo dei "complessi", dimenticano che il complesso non si stabilisce resistendo alla tentazione, bensì cedendovi.
Noi non siamo in questo mondo semplicemente come oggetti, cioè non solo le cose accadono a noi; ma siamo anche soggetti, nel senso che le facciamo accadere.
Ciascuna delle nostre libere scelte forma nelle nostre vite uno schema; questo schema è il nostro carattere. Tutto quello che facciamo, nel bene e nel male affonda nel nostro inconscio.
Al termine della sua giornata di lavoro, l'uomo d'affari trascriverà dal suo libro mastro tutti i debiti e i crediti della giornata. Analogamente, al termine di ogni vita umana sarà estratta dal nostro intelletto cosciente o incosciente la registrazione di ogni pensiero, di ogni parola e azione. Questa formerà il nostro giudizio. (Consiglio di leggere QUI: si troveranno dei link molto preziosi; ndr).
(Fulton J. Sheen, da "La Vita merita di essere vissuta" edizioni Fede e Cultura).
La guida vera, la più vicina all'uomo, è questa Voce interiore, l'Io spirituale che gli parla nell'intimo. Chi dirige e governa la sua vita è sostanzialmente l'Ego superiore che è Luce di Dio: la Coscienza.
Quest'ultima, dopo il Pensiero e la Ragione; ved. QUI e QUI, avrà sempre l'ultima parola per giustificare o condannare le scelte dell'individuo durante la sua esistenza.
Essa darà il suo consenso o rimorderà in base all'evoluzione raggiunta, ed è per tal motivo che in molti, sebbene spesso ne sentano il rimprovero, tentano di soffocarla, stordendosi sempre più, fino ad arrivare talvolta a degli atti estremi, sospinti dalla disperazione.
Conviene perciò essere riflessivi prima di agire col pensiero, la parola e l'azione, diventando consapevoli che alla propria Coscienza non si può sfuggire... Cfr. QUI. È a Dio stesso, quindi, che per mezzo suo ognuno dovrà rendere conto!
Relazione a cura di Sebirblu.blogspot.it