mercoledì 28 maggio 2025

Il Discernimento viene dal "Conoscere Sé stessi"!

 


Sebirblu, 28 maggio 2025

Ripropongo questo mio scritto di due anni fa perché con l'elezione del nuovo Vicario, di cui in tanti aspettano le mosse per vagliarne l'operato, è necessario più di prima avere il discernimento e la Luce dello Spirito per non essere ulteriormente ingannati, similmente al suo predecessore che, purtroppo, rimane ancora "a tutti gli effetti" (è proprio il caso di dirlo) il suo "amato" mentore. (Cfr. QUI).

·········

In un mio articolo passato, QUI, scrissi che la Luce viene da Oriente, e non viceversa, ed è per questo motivo che il Cristo si manifestò sulla linea che congiunge l'Oriente illuminato (ricordiamoci di Buddha, che visse 500 anni prima di Lui) all'Occidente oscuro pagano e politeista.

Dalla "Caduta" iniziale che vide la rivolta di miriadi di Essenze purissime al seguito di Lucifero (l'angelo ribelle che si oppose altezzosamente a Dio; cfr. QUI, QUI e QUI), la massa precipitante passò dallo stato assolutamente spirituale della sua unica Coscienza a quello sempre più compatto e materiale delle forme, divenute tali per la gravosità del loro arbitrio nei confronti del divino Genitore.

Questa è l'immane tragedia che si compì nei Cieli infiniti e che ancora oggi l'umanità, "condensatasi" nelle sue energie trattenute e non erogate al Tutto come scambio vicendevole d'Amore, sta pagando in affanni e dolori quale conseguenza pesantissima della sua ribellione al Principio supremo.

Il mito di Adamo ed Eva è soltanto la raffigurazione di questo dramma consumatosi ai danni dei rivoltosi diventati uomini (periodo adamitico, appunto, segnato dalla separazione dell'Essenza divina in due parti: maschio/femmina; ved. QUI e QUI) succubi del "Serpente antico" (Lucifero) che avevano seguito sin dall'inizio.

Costui,  insieme a tantissimi  altri accoliti,  non intesero  mai  accogliere  la possibilità di emendarsi rivestendo corpo di materia nel saliscendi reincarnativo, al fine di ritornare purificati alla Casa del Padre dopo la dura scuola della vita, perché rimasero pervicacemente immateriali ed invisibili all'uomo, onde impedirgli di ritornare sui suoi passi prendendo coscienza della realtà di sé stesso e del suo grande errore.

Molte  di  queste Essenze,  in fase di  "discesa"  nella materia,  si resero  però  conto di aver sbagliato e nel rimorso più cocente, messo in espansione dal loro pentimento, evitarono di peggiorare la propria situazione nell'assumere corpo fisico, ma tentarono la risalita mettendosi alla prova su altri piani del cosmo in dimensioni energetiche meno dense, superiori alla nostra.

Ma coloro che non si fermarono prima di assumere la completa fisicità, allettati ed ingannati dalle lusinghe dei piaceri e delle delizie che indubbiamente la materia dà, rimasero prigionieri e schiavi di sé, perdendo non solo la libertà senza confini di cui beneficiavano nei Cieli, ma anche tutte le prerogative celesti delle quali disponevano come figli di Dio.


Marcello Ciampolini - "La Caduta degli angeli"

Tuttavia, la piccola Scintilla divina che albergava in loro rimase, seppur rinchiusa nell'involucro soffocante della carne, impossibilitata a far udire la sua voce se non attraverso la Coscienza, vera espressione del Principio originario che non sbaglia, a meno che l'essere umano non la metta a tacere, inascoltata.

Il Padre nella sua immensa Bontà lasciò ai reprobi (cioè a noi) il Pensiero, la Ragione e la Coscienza (ved. QUI), affinché, dotati di questi strumenti potessero far fronte alle insidie luciferine e agli ostacoli che la vita, nel tempo, avrebbe riservato loro.

Passarono gli eoni, mentre la Terra era abitata da individui ancora un po' diafani nella loro struttura fisica i quali popolavano il vastissimo continente di Lemuria e, dopo, di Atlantide che, per le sue perversioni dedite alla magia nera e al satanismo (la storia si ripete, ved. QUI) si inabissò e scomparve con il noto Diluvio.

Poi, ecco giungere il periodo detto adamitico, in cui si avvicendarono i profeti: 4000 anni nel mezzo dei quali fu inviato Mosè, il Legislatore con le Tavole della Legge, per cominciare a dare un indirizzo alle masse sbandate.

Al termine del quarto millennio, dopo sofferenze inenarrabili, giunse per gli umani di allora, soprattutto per gli occidentali, come detto sopra, l'Avvento messianico già predetto dagli antichi Padri e concretatosi con la Manifestazione cristica:

‒ Dio medesimo, come Raggio Unigenito di Sé Stesso in veste d'Uomo, venne a portare l'Esempio su come comportarsi, e a riscattare, mediante il Suo volontario Sacrificio, il genere umano dalla schiavitù satanica nella quale era caduto.

Lui, il Cristo, l'Amore per antonomasia, si offrì vittima innocente al pari di un agnello per aprire la strada* all'umanità prigioniera del Maligno (ecco il significato vero della Pasqua cristiana, in analogia a quella ebraica col passaggio del mar Rosso; ved. QUI) affinché potesse rientrare LIBERA alla Casa del Padre.

* (Fino a quel  precipuo momento, infatti, le  "porte dei Cieli"  erano rimaste chiuse sin dal "Peccato d'Origine" ‒ corrispondente alla ribellione iniziale ‒ convogliando al Limbo, in attesa, anche le anime migliori).


"Cristo scende al Limbo" di Giovanni da Fiesole, detto Beato Angelico (e aiuti)

Intanto, l'evoluzione delle genti proseguiva in tutto il pianeta con gradi diversi di maturità spirituale a seconda delle latitudini, delle culture, delle tradizioni e dello sviluppo intellettivo singolo nell'affrontare i problemi, le lotte e le prove esistenziali, dando più o meno credito al soprannaturale.

Laddove i popoli, pur negli stenti ma nella semplicità, soffrivano di più, prestavano maggior orecchio alla "Discesa degli Ideali", come li chiama Ubaldi, ossia agli impulsi e agli insegnamenti elargiti dagli "Inviati" opportunamente scelti dal Padre per quelle specifiche popolazioni.

Laddove invece, la prosopopea e l'orgoglio umano si ergevano a sfidare il Cielo con la forza dell'intelletto e con la superbia mentis non filtrava dall'Alto nessuna Luce, in quanto ogni nuova conoscenza veniva oscurata dalla presunzione di saperne di più (ved. QUI e QUI)  o dal desiderio di manipolarla per interessi personali. 

È quello che è accaduto, nel corso dei secoli, alla Chiesa voluta e istituita dal Cristo con a capo Pietro.

Gli esordi furono meravigliosi e dettero molti frutti infiammando i cuori e portando il Vangelo ovunque anche a costo della vita (gli apostoli morirono tutti martiri, tranne Giovanni, e nel tempo moltissimi altri discepoli e mistici seguirono le loro orme immolandosi), ma non appena fu favorita la sete di lustro e di autorità a discapito del bene delle anime, la Sacra Istituzione si svuotò gradatamente del suo più profondo Spirito primario.

Perché questo mio dire? Perché ancora una volta l'Occidente nonostante il Sacrificio del Cristo si è mostrato, nell'alveo della sua Chiesa bimillenaria, miope, ipocrita, materialista e troppo incline a chiudersi nei riti e nelle disposizioni dogmatiche, non tenendo conto che nel frattempo il pensiero umano sarebbe progredito cercando risposte alla gran sete di spiritualità e conoscenza e, non potendole trovare, si sarebbe rivolto altrove.

Per maggior chiarezza, faccio riferimento a quanto detto poc'anzi sulla Scintilla divina che, rimasta chiusa nel «bozzolo» del corpo psico-fisico nell'attimo della massima concentrazione atomica delle energie, non poté più liberamente esprimersi se non dietro un'umile e precisa richiesta all'Eterno da parte dell'uomo o da qualche aiuto provvidenziale, come accaduto a san Paolo sulla strada di Damasco.

Ebbene, l'Oriente più evoluto è arrivato prima a concepire che quella "Scintilla" avrebbe potuto essere risvegliata tramite una certa disciplina interiore, un riordino della propria vita, dei comportamenti e delle scelte, dando perciò la precedenza assoluta alle "cose" dello Spirito piuttosto che a quelle della materia.

L'Occidente, al suo contrario, si è sempre più allontanato dal principio spirituale, abbracciando maggiormente la scienza, il raziocinio, la tecnologia ed ora anche il transumanesimo, in nome di una pseudo libertà, spostandosi quasi completamente al di fuori dell'orbita morale, fino a raggiungere, specialmente in questi ultimi tempi, una connotazione dal taglio satanico in tutto lo scibile umano.




La  Chiesa,  da par suo,  un tempo moderatrice  e  ago  della  bilancia  per  gli  equilibri del mondo, nonostante i suoi gravissimi abbagli di cieco giudizio, eccedendo nelle persecuzioni per il suo stolto vaglio, dal Concilio Vaticano II ma soprattutto con Bergoglio al comando, si è allineata ai poteri occulti che governano il pianeta, addirittura incoraggiando i fedeli ad eseguire "per amore e misericordia" tutte le istanze da essi presentate per "il bene dell'umanità"...

Per questo le persone, disorientate dal caos e deluse dal sistema, stanno vieppiù aprendo gli occhi cominciando finalmente a porsi delle domande, le solite antiche e reiterate domande: "Chi sono, da dove vengo e dove vado".

Coloro che riescono ad ottenere delle risposte sono ancora pochi in verità, ma quei pochi vanno davvero a fondo, e cominciano a scoprire non solo la propria Divina Provenienza con tutto ciò che ne segue in un deciso cambio di rotta, ma anche ad indagare in profondità le Sacre Scritture alla luce di ampi e sublimi insegnamenti, come l'«Ultrafanìa», ad esempio (ved. QUIQUI e QUI), per completare e rafforzare la Conoscenza della parabola cristica e l'autenticità dei Vangeli.

Sin dai tempi di Origene, forse il più grande tra i Padri iniziatori della Chiesa antica, con il suo "Contra Celsum" e i "De Principiis", si pensava che l'Essenza interiore dell'uomo fosse immortale, ma solo lui parlò della "preesistenza delle anime" ante-nascita, così, nel Sinodo provinciale del 543 gli fu dato l'ostracismo, poi ratificato a distanza di un decennio (sembra con un'azione non proprio limpida) nel Concilio di Costantinopoli del 553.

Si preferì alla sua intuizione illuminata la versione secondo la quale l'anima verrebbe insufflata ogni volta ex-nihilo dall'Eterno nell'attimo del concepimento, dando vita ad una nuova creatura.

Non si capisce, però, perché un'anima immortale, o eterna, in quanto sopravvivente alla morte, non dovrebbe esistere anche in precedenza al suo affacciarsi al mondo.

Ma siccome tutto ciò avrebbe dato luogo ad una serie di problemi concernenti la reincarnazione, che la Chiesa si ostina a negare, quando invece è il perno centrale dell'avvicendarsi delle Scintille divine dopo la loro Caduta per redimersi e tornare alla Casa paterna (Ved. QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI),  la si rigettò.

Accettando il saliscendi ciclico delle anime, la Sacra Istituzione, prima sommamente spirituale poi divenuta mondana con le sue debolezze sull'oro, sugli onori e sulla carne, non avrebbe più potuto avere il controllo del "gregge" perché, nel frattempo, evolvendosi ed espiando, questi l'avrebbe estromessa dalla propria vita come un Ente "limitato" nel dare risposte chiare.



Così, mentre in Oriente viene insegnato ai bambini, sin dalla tenera età, che sono Spiriti incapsulati dentro un corpo, in Occidente si dice loro (quando va bene, perché ora per un'«Ave Maria» i docenti vengono sospesi) che sono corpi aventi un'anima. Peggio ancora, da noi si usa dire, superficialmente, che abbiamo un corpo senza definire mai quale sia il soggetto, ossia quell'«IO» che la possiede!

Questo è il punto chiave! Questa è la differenza abissale che non permette ai cristiani indottrinati dalla Chiesa Cattolica di pervenire alla Verità "che li renderebbe liberi", perché perenni dipendenti dal suo Magistero, non avendo ricevuto la direttiva di ESSERE, e non di AVERE la Particella divina o Spirito.

Noi SIAMO Spiriti, fatti ad immagine e simiglianza* di Dio, con un corpo fisico che ci riveste, insieme ad altri involucri più sottili (ved. QUI, QUI e QUI) formanti l'anima che muta di pari passo all'evoluzione; ed è altrettanto fondamentale sapere dove andremo dopo la morte fisica, perché NON ESISTE!  (Cfr. QUIQUI, QUI e QUI).

*(Simiglianza, non somiglianza, perché un conto è essere simili, cioè della stessa sostanza, ed un altro è somigliare).

Se non si cerca di prendere coscienza di ciò, acquisendo così anche il discernimento insito nello Spirito divino, non si potrà distinguere il Bene dal Male: ossia il lato maligno che il mondo rigetta con sdegno, quale fattore fantasioso appartenente alla superstizione medievale oscurantista allorché, invece, è drammaticamente reale, ORA più che mai! (Ved. QUIQUI, QUI , QUI, QUI, QUIQUI).

Il mio insistere  spesso  sulla Chiesa e sulla spiritualità  in senso lato  non è dovuto ad una forma di bigottismo fine a sé stesso, ma ad una chiara consapevolezza che il genere umano volente o nolente dovrà presto fare una scelta: o con Dio o contro di Lui, abbracciando o facendosi abbracciare, per ignoranza, dal grande Nemico che "manovra" e "dirige" non solo il "deep state" e la "deep church", ma anche la grande maggioranza dei governanti del mondo. (Cfr. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI).

Quando si percorre questo Cammino di ricerca, gradualmente l'orizzonte si allarga per la semplice ragione che, elevandosi, la visuale spazia assai più lontano, facendo sentire l'Essere parte dell'Universo e libero da qualsiasi pastoia che ne impedirebbe il volo.




D'altronde, il Cristo stesso disse che "la Verità rende liberi" (Gv. 8,32) e siccome Egli è la Verità, chi segue Lui, mettendo in pratica il Suo ammaestramento, lo diventerà davvero.

Detto questo, mi sento di indicare la Via Maestra e il percorso da seguire a coloro che veramente vogliono intraprendere il Sentiero verso la Vetta.

La Legge dell'Altissimo non si può ingannare; non sono concesse scorciatoie. Da essa abbiamo ricevuto norme precise: i Dieci Comandamenti, e il primo di essi dice:

"Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all'infuori di Me".

Chi di noi non ha messo al posto primario il problema del denaro, l'interesse per la famiglia, per i figli, per la carriera, per l'eredità, per la salute, per l'ambizione e per il potere? Come possiamo soltanto supporre che possa bastare qualche preghiera od una seppur ricorrente meditazione per risolvere la nostra vita?

Dobbiamo sapere che l'osservanza del Decalogo, che Mosè ricevette sul Sinai, È UN OBBLIGO, una conditio sine qua non per tutti gli uomini, nessuno escluso!

Questa è la prima tappa se vogliamo veramente immetterci nella Via della Risalita al Padre. Se non è così, necessita un approfondito esame introspettivo, altrimenti ci illudiamo e ci auto-inganniamo.

Se abbiamo le "carte" in regola, allora possiamo procedere verso la seconda tappa: seguire scrupolosamente la Nuova Legge di perfezionamento portata dal Cristo e magistralmente da Lui esemplificata attraverso l'Amore e l'Umiltà.

Queste sono le colonne portanti dell'edificio spirituale, senza le quali è impossibile raggiungere la terza tappa, il Battesimo di Fuoco, il Risveglio dell'Io, il "Nosce te ipsum" menzionato da Socrate. (Cfr. anche QUI, QUI, QUI, QUI e QUI).

Ecco, al riguardo, il soffio sublime della Voce d'Oriente:


"Come dal limo del fiume il fiore del loto erge il suo stelo
che facendosi strada attraverso l'acqua giunge alla superficie
ed apre la sua splendida corolla all'aria e alla luce,
così dal fango della terra, la pianta della vita
attraversa l'acqua dell'Immanenza
per giungere all'aria e alla luce della Trascendenza,
ed ivi fiorire."

Relazione e cura di Sebirblu.blogspo.it

venerdì 23 maggio 2025

Malachia: il motto perduto... ORA TUTTO SI SPIEGA!

 
Andrey Shishkin

Sebirblu, 20 maggio 2025

La disinvoltura e la cecità del mondo, soprattutto di quello cattolico, con le quali è stato accolto ed applaudito il neo eletto al Soglio di Pietro (come il noto Aldo Maria Valli ha fatto QUI, salvo ricredersi ora QUI) hanno davvero dell'incredibile! Ecco il commento di don Minutella.




Dopo ben dodici anni di rovina e devastazione a cui è stata sottoposta la "Parola" insegnata da Nostro Signore a causa del disastroso governo bergogliano, non si può non accorgersi che l'elezione del suo pupillo, Robert Francis Prevost, non è altro che la sua continuazione... sotto mentite spoglie. 

Lo annuncia il medesimo Leone XIV, che io chiamo "Francis 2", in questo video rivolto ai cardinali (in mezzo ai quali si distingue il sorriso compiaciuto di Raniero Cantalamessa, un altro "accecato" eccellente dopo padre Livio Fanzaga (a causa della "potenza d'inganno", ved. QUI), dicendo che il suo operato procederà sulla scia del Concilio Vaticano II, sovrapponendosi a quello del suo predecessore e mentore. (QUI le interessanti note esplicative di Cesare Sacchetti).




È doveroso, a questo punto, richiamare l'attenzione su ciò che aveva scritto Fra' Bugnolo QUI, riguardo all'aggiornamento canonico approntato dai papi Wojtyla e Ratzinger per fronteggiare un eventuale piano eversivo della massoneria ecclesiastica, che già intravedevano, e che si è avverato l'11 febbraio 2013 con la "Declaratio di rinuncia" di Benedetto XVI, sottrattosi solo al pontificato attivo e non al "munus" (mandato divino).

Per tal motivo, come viene chiarito nel video QUI, da quel conclave invalido, perché il VERO pontefice era ancora vivo, e con l'elezione di Bergoglio pilotata dalla "mafia di San Gallo" QUI, ogni atto, decreto, promozione al cardinalato svolti dall'Argentino sono NULLI.

Di conseguenza, risulta canonicamente e legittimamente INVALIDA anche l'elezione alla successione petrina di Robert Francis Prevost, come spiega, servendosi della voce narrante in questo video, il dotto canonista e latinista Fra' Bugnolo.




D'altronde, non è certo un lapsus che l'ex segretario personale di Benedetto XVI, mons. G. Gaenswein, su RAI 1 nel 2023 (e quindi a papa già defunto dal 31/12/2022), si sia pronunciato così: "abbiamo 265 papi" (posizione della cronologia storica che apparteneva a Ratzinger e non a Bergoglio, 266°). QUI, si può leggere l'ottimo e interessante pezzo del dr. Cionci non più rintracciabile su "Libero". 

Pertanto, il nuovo "pontefice" potrebbe anche essere un sant'uomo (sebbene non impeccabile, come vedremo) ma che cardinale non è, e men che meno pontefice, in quanto facente parte di un totale contesto giuridicamente NULLO, INESISTENTE, come le ingiuste scomuniche e riduzioni allo stato laicale inflitte dal falso papa Francesco a molti, ma soprattutto ai presbiteri del Sodalizio Sacerdotale Mariano in unione a don Alessandro M. Minutella.

Ed è proprio quest'ultimo che nel recentissimo video espone ancor più l'INVALIDITÀ dei due pseudo pontefici di origini italo-latino-americane, partendo dal 12° minuto.  




E parlando di Prevost o "Francis 2", un interessante articolo, QUI, ha attirato la mia attenzione sulla famosissima e discussa sequenza di motti latini di S. Malachia, come avevo già argomentato QUI e QUI, riferendosi a 111 papi, iniziando da Celestino II nel lontano 1144 e finendo con Benedetto XVI = "Gloria olivae".

La "tabella profetica" termina con un misterioso "Pietro Romano" che si distacca dalla lista dei motti precedenti non avendone alcuno, se non la pesante caratteristica che «pascerà le greggi in molte tribolazioni e, passate queste, la città dei sette colli sarà distrutta e il Giudice tremendo giudicherà il suo popolo».

A tale proposito, focalizzandomi su alcune parti dello scritto appena citato, riporto un'altra importante osservazione concernente il testo latino esposto qui di seguito:




"In persecutione, extrema S.R.E. sedebit.
Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus judicabit populum suum. Finis."

Da  molti  interpreti  si  è erroneamente  ritenuto  che  (lasciando  perdere  la  virgola dopo "In persecutione", che potrebbe anche andare) il punto e a capo tra "sedebit" e "Petrus" fossero due errori di stampa, perché altrimenti la frase non avrebbe potuto avere senso compiuto.

In base a ciò, si è quasi tacitamente convenuto di ricomporre le due frasi in una sola, che sarebbe perciò suonata così:

"In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus judicabit populum suum. Finis.".

La traduzione sarebbe stata allora la seguente:

"Nell'estrema persecuzione di Santa Romana Chiesa regnerà Pietro Romano, che pascerà le pecore fra molte tribolazioni, passate le quali, la città dei sette colli sarà distrutta e il giudice tremendo giudicherà il suo popolo. Fine".

A maggior chiarimento, l'aggettivo "extrema" indica principalmente una "situazione ultima, nel tempo finale", e NON si riferisce quindi al termine "persecutione" (di) "Sanctae Romanae Ecclesiae" al genitivo, bensì al nominativo, essendone il soggetto. E il verbo futuro "sedebit" NON corrisponde soltanto a "regnare" ma pure a "sedersi", a "prostituirsi", ad esercitare il mestiere di meretrice, come viene evidenziato sulla pagina del vocabolario latino "Castiglioni-Mariotti".




In tal modo la frase drammatica, rompendo la sequenza fredda dei motti, diverrebbe: "Nella persecuzione, Santa Romana Chiesa verso il tempo finale si prostituirà, cioè apostaterà". 

Questo passaggio richiama alla mente la prostituta dell'Apocalisse seduta sulla Bestia dalle sette teste che raffigurano, in questo caso, i sette colli romani. (Cfr. QUI, l'intesa storica di Abu Dhabi).

È dunque all'interno di tale frase che va ricercato quell'elemento di "rottura" dovuto all'estremo disastroso stato di Santa Romana Chiesa che causerà, di conseguenza, una sorta di "palingenesi", il sorgere di una "Nuova Chiesa" (come tanti messaggi altissimi annunciano: quella mistica di Giovanni; ved. QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e predetta pure da Ratzinger QUI; ndr).»

(Con ciò, termina quanto ho riportato dello scritto e ne ripeto il link, per chi volesse leggerlo interamente). 

Così, dopo l'ultimo papa profetizzato come "Gloria olivae", nel testo viene descritto che qualcosa di grave sarebbe accaduto nel frattempo alla Chiesa: la perdita della Fede, derivata da una vessazione continua e silenziosa che ne avrebbe svuotato il contenuto. Ma san Malachia si astiene dal precisarne i motivi o l'artefice...




Si limita ad annunciare, come chiosa finale, che nel caos sarà: "Petrus Romanus, qui (sta per "colui che") pascerà le pecore fra molte tribolazioni, passate le quali, la città dei sette colli sarà distrutta e il giudice tremendo giudicherà il suo popolo. Fine".

È emblematico notare che la profezia si conclude con un "Pietro Romano", avente lo stesso nome dato dal Divino Maestro al primo Apostolo: "Tu sei Pietro e su questa pietra erigerò la Mia Chiesa". (Mt 16, 18-19). 

Il suo nome era "Simone, figlio di Giona" e solo in quel momento fu nominato "Cefa", che in aramaico e in greco (petros) vuol dire "pietra", "roccia", "sasso", in riferimento al suo carattere forte e stabile, alla sua fede e allo speciale ruolo datogli come "roccia" della Nuova Istituzione.

La mancanza di altri aforismi malachiani indicanti il tradimento della Chiesa dopo il motto di "Gloria olivae" e il vaticinio della sua distruzione finale sotto il governo di "Petrus Romanus" fa pensare ad una sospensione, ad uno strano vuoto da colmare tra questi due ultimi protagonisti.

Ci sono infatti da "riempire" ben dodici anni, da quando il Falso Profeta, infiltratosi con l'inganno al vertice della Santa Sede, ha ampiamente devastato i "campi del Signore" per preparare l'avvento dell'Anti-Cristo e, una volta deceduto, il piano del Serpente Antico non poteva fermarsi, pur risultando "inesistente", nell'antico testo, l'iniquo personaggio.
 



Ecco perciò entrare in scena l'enigmatico "Petrus Romanus", alias "Francis 2", per completare l'opera sovrapponendosi all'altro, a "Francesco 1", sulla stessa lunghezza d'onda. È quasi come se si fosse compiuta la predizione* secondo cui lo "scomparso" (ma vivente in spirito) fosse tornato... sotto la figura camaleontica di Leone XIV.

*(Nell'Apocalisse, la profezia principale riguardante il Falso profeta si riferisce alla propria capacità di influenzare le persone e di spingerle a seguire il male, piuttosto che la verità di Dio. E, infatti, il suo successore ha detto: "Ho sentito forte la presenza spirituale di Francesco che dal Cielo ci accompagna"; ved. QUI).

Colto, poliglotta, di aspetto gentile e raffinato nei modi, Robert Francis Prevost ha spiazzato tutti, o quasi... se si esclude chi ha davvero gli occhi d'anima aperti...

Se si pensa che Pietro Parolin, evocante per tal nome l'ultimo Vicario della profezia, ha disatteso i pronostici dei più, forse bisognerebbe approfondire meglio ciò che è stato scritto QUI, riguardo al cognome "Prevost" del nuovo eletto in Vaticano. 

Il termine Prevost riorganizzato diventa Petrovs, l'anagramma perfetto di Petrus, cioè Pietro. Nell'antico idioma latino la lettera "v" corrisponde alla "u", rendendo "Petrous" equivalente a "Petrus", che in lingua inglese è un aggettivo qualificativo: fatto "di pietra, pietroso". In ogni caso, il termine è molto chiaro riferendosi al nome Pietro/Cefa ‒ pietra, roccia, sasso, come precisato sopra.

Per quanto concerne invece l'attributo "Romano" datogli da Malachia, il nuovo Vescovo di Roma ha vissuto nella "Città Eterna" complessivamente per dodici anni, sia per avervi studiato Diritto Canonico alla Pontificia Università san Tommaso d'Aquino che rivestendo, alternativamente ai suoi viaggi, diversi incarichi prestigiosi. (ved. QUI, la biografia).

Ora, se l'analisi compiuta su "Petrus Romanus" che assimila Leone XIV all'ultimo personaggio della profezia risulta corretta, sarebbe un "segno" oltremodo significativo della conclusione di due millenni di storia fondati su una Chiesa umana, temporale ed immanente, che sta per cedere il passo ad un'altra, mistica, spirituale e trascendente, ossia giovannea.

MA... ecco una SORPRESA!...

... perché a questo punto la mia ricerca è stata premiata...  in quanto, proprio adesso, ho ricevuto la risposta che riempie quel vuoto, quel tassello che mi mancava, il "salto" fra il 111° ultimo papa "Gloria olivae" e "Petrus Romanus"

Davvero incredibile l'intervento superiore quando si è proiettati in avanti per servire la consapevolezza del prossimo!

Sul web ho trovato, QUI, un articolo molto chiarificatore: è un'intervista ad uno dei più importanti studiosi del mondo sulle profezie dei papi del vescovo irlandese, che ha scritto un libro profetico a mo' di romanzo, basato su proprie esperienze personali. Si tratta del prof. Olaf Shom Kirtimukh, d'origine indiana, docente universitario a Roma.



prof. Olaf Shom Kirtimukh - (classe 1963)

«Domanda del giornalista: ‒ Oltre che scrittore sei laureato in letteratura inglese e in teologia, ci spieghi come e dove comincia tutto?

Risposta: "Nel 1992 mi recai nella Basilica di San Paolo fuori le Mura per osservare i ritratti dei papi; scoprii che nella fila dei «tondi» erano rimasti solo tre spazi vuoti." [...] (Questo coincide con quello che disse la Madonna a Conchita, la veggente di Garabandal; ved. QUI – ndr).




Studiandoli, cercai di comprendere quanti medaglioni privi di identità ci fossero allorché nel 1139 san Malachia venne a Roma, per la prima volta, in occasione del Concilio Laterano II. Ne dedussi che, secondo la disposizione stabilita in quel tempo nella basilica, vi erano ben 113 posti vacanti... un numero straordinariamente vicino a quello che si riscontra nel testo scritto. Durante tale sosta, egli ebbe una visione da cui scaturì la profezia consegnata subito ad Innocenzo II.[...]

La seconda visita all'Urbe accadde per un'udienza concessagli da Eugenio III, ma non lo incontrò perché il popolo in rivolta lo aveva cacciato. Il papa era andato a Viterbo. Mi ci recai anch'io per raggiungerlo. [...]

Dopo un po' di tempo e varie traversie riuscii ad ottenere il permesso di entrare nel convento diroccato di Santa Maria in Gradi, dove il santo Vescovo irlandese aveva soggiornato aspettando il pontefice profugo. Là, nel 1994, tra le rovine della chiesa eponima (che ha dato il nome al luogo; ndr) e il chiostro, trovai un'incisione spezzata. Ricomponendola, apparve la fatidica espressione "Caput nigrum" = "Capo nero". Il famoso motto perduto." [...]

Giornalista: ‒ È bene ricordare che l'unica documentazione che testimonia l'esistenza di questo motto si trova nel tuo libro "La vigilia dell'Eternità", già edito nel 2001, il cui sottotitolo recita: "...ovvero il racconto di cose alle quali non si crederà finché non si saranno avverate." » [...] 




Adesso, unendo i puntini, pubblico l'opinione di un altro esperto eccezionale qual è Alfredo Barbagallo, di cui ho già esposto il pensiero nei miei due post "linkati" sopra, che dice:

"Il prof. Olaf non è soltanto uno scrittore. È uno dei più grandi conoscitori e studiosi al mondo sulla profezia malachiana. Il ritrovamento del reperto a Viterbo su un blocco di tufo, con l'incisione del motto disperso "Caput nigrum", si presenta come una figura incognita di transizione, senza necessariamente essere un pontefice, da inserire nel testo fra "Gloria olivae" e "Petrus Romanus". Stiamo assistendo, di fatto, ad un nuovo e articolato elemento precognitivo, sia pure in termini ideativi, che per l'intrinseca eccezionalità non può che suscitare notevole interesse."

Indubbiamente, secondo me, questo straordinario "anello mancante" dell'aforisma ritrovato "Caput nigrum", non solo spiega la comparsa apocalittica nel mondo del gesuita pseudo-papa Bergoglio (in quanto il nero è l'emblema del loro Ordine), ma coincide perfettamente con il conteggio dei 113 medaglioni vuoti che il prof. Olaf dedusse dal tempo in cui san Malachia si recò a Roma.

Perciò i conti tornano perfettamente: 111 sono i papi descritti fino a Benedetto XVI, poi la parentesi disastrosa dell'Argentino (112) e il raffinato ed ultimo "colpo di coda" alla Chiesa Cattolica che, per mezzo del 113° "Francis 2", ossia "Petrus Romanus", verrà demolita del tutto. 

Per essere precisi, e per riduzione numerologica, il 111° corrisponde ad un 3, il 112° ad un 4, e il 113° ad un 5. Il significato dei numeri da 0 a 9 si trova QUI

In sintesi, il 3 è positivo (Omnia trina perfecta sunt), il 4 è negativo, spigoloso e chiuso in sé stesso, e il 5 indica una fine e un'apertura verso l'alto tramite quell'«ala» che, dopo la catastrofe (ultima frase di Malachia), ventila il tempo nuovo: la Chiesa mistica di Giovanni, basata solo sullo Spirito.




Come avevo notato nel lontano 2013 i numerosi "segni" nefasti manifestatisi, QUI, per l'elezione di Bergoglio, questa volta, oltre alla strana rottura della catena del campanone della Basilica di San Pietro il 21 aprile scorso, proprio nell'attimo in cui doveva essere diramato l'avviso di avvenuto decesso dell'«Argentino», una "famiglia" di gabbiani è stata ripresa insieme alla "fumata bianca", indicante al mondo l'esito positivo della votazione del Collegio cardinalizio, e non è stato un buon presagio:

La telecamera puntata sul comignolo, infatti, ha ripreso uno dei volatili nell'atto di rigurgitare un topo per nutrire il suo piccolo e questo, in contemporanea al fumo bianco, esprime chiaramente il genere di "cibo spirituale" che riceveranno i cattolici "incantati" di tutto il mondo.



 
Ed ora espongo a grandi linee le numerose analogie di pensiero e di azione che rendono simbiotico e continuativo il passaggio del "testimone" da Bergoglio al suo successore Prevost, come se fosse operante un solo Ente invisibile... ma noi sappiamo chi è... e sappiamo pure che "portae inferi non praevalebunt adeversus eam", ossia "le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa (la Chiesa). La frase fa parte di quella già scritta sopra: "Tu sei Pietro... ecc."; si trova sempre in Mt 16:18-19.

Riguardo alla regia anticristica che ha mosso il Falso Profeta prima, e che continua tuttora mediante il neo-eletto Leone XIV sulla medesima scia, anche se camuffata sotto un'apparente spiritualità, azioni e preghiere (soprattutto mariane), debbo far notare che i natali dei due ultimi pseudo-papi si equivalgono nella loro discendenza tra l'America latina e il Piemonte.

Le origini di Bergoglio: ‒ I suoi antenati emigrarono dall'Astigiano e dall'Alessandrino all'Argentina nel XIX secolo. Lui stesso ha affermato di avere "un forte legame" con le radici piemontesi.

Le origini di Prevost: ‒ Il nonno paterno, di nome Giovanni, era nato in Italia, in particolare nel paese di Settimo Rottaro, vicino ad Ivrea. Suo padre, Louis Marius Prevost, era di origini francesi e italiane, mentre la madre era spagnola e creola. Si dice pure che l'intera sua famiglia sia collegata a diverse migrazioni piemontesi in Argentina.

Purtroppo, è un dato di fatto che il biancovestito "Francis 2" risulti implicato come responsabile di gravi casi d'insabbiamento e di copertura di abusi sessuali, compiuti da sacerdoti sotto la sua giurisdizione, specialmente su tre sorelle peruviane, allora minori. Nella vicenda è stato gravemente perseguito anche l'avvocato, il sacerdote canonista che le difendeva. (Cfr. QUI, QUI, QUI e QUI).

Altri gravi motivi che accomunano "Francesco 1" a "Francis 2" sono quelli sul "siero magico" con le relative pericolose "punturine" come ‒ "atto d'amore" ‒ e sul deciso schieramento pro Ucraina a discapito (ed è un eufemismo mio) del "feroce nemico russo". Ecco i video:






A questo va aggiunto che quando il neo-eletto Prevost era Vescovo di Chiclayo, Perù, permise le "confessioni" (invalide e sacrileghe) tramite i telefonini, per rispettare le "distanze" durante la "pan-follia" e le "comunioni" con lo schermo tra il sacerdote e i fedeli che si accostavano all'Eucaristia; ved. QUI.




Non parliamo poi della sua analoga propensione "tutta bergogliana" per i migranti, gli "ultimi", i "ponti", le "inclusioni e le "periferie"... Ma per ora "Francis 2" mette maggiormente in risalto il nome di Cristo e la Sua centralità per recuperare sia la gran pletora di fedeli che hanno lasciato le chiese vuote, quanto le casse vaticane che stanno facendo la stessa fine.

D'altra parte, lo stesso suo fratello John, intervistato dalla CNN ha detto: "Leone XIV sarà un secondo papa Francesco"... e queste foto non danno adito ad alcun dubbio... lo stesso gesto della mano e la stessa croce gnostica pettorale! 






Come farà a rinnegare le due encicliche più contrastate come "Fratelli Tutti" (che esclude il Cristo come Unico Salvatore dell'intera umanità) e "Fiducia Supplicans" (che apre alla benedizione delle coppie gay sugli altari)? E non procedo oltre, nel menzionare ad esempio Pachamama in San Pietro e nei Giardini Vaticani, e molto, molto altro ancora, che meriterebbe un intero dossier per cercare di "aprire gli occhi alla gente" e, a dire il vero, non ci spero tanto.

Ecco perché la Chiesa di Roma, "prostituta indegna" e traditrice di Cristo Redentore, sotto "Pietro Romano" alias "Francis 2", è destinata a "dissolversi"... ma solo per ascendere ad un più alto livello, dove il Risorto, nostro Dio, regnerà incontrastato nei cuori degli uomini puri, sotto l'égida della Madre Santissima.

Ed ecco, per terminare, la benedizione di una grande Anima, il padre ortodosso prof. Meluzzi del quale, vergognosamente, non viene fatto più sapere nulla, malgrado don Minutella, il Sodalizio sacerdotale mariano e il "Piccolo Resto" preghino sempre per lui, dopo la sua dolorosa vicenda.




Invito tutti, dopo questo mio lungo e impegnativo lavoro, ad essere presenti il 29 giugno prossimo, festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, all'eccezionale «Evento-Raduno» che si terrà all'Opiquad Arena di Monza (a nord-est di Milano), per il quale si stanno organizzando numerosi pullman da tutta Italia e dall'estero. 

Per i contatti, ecco il link QUI, del video di "Santi e Caffè" del 24 maggio, di padre Alessandro, che consiglio di guardare perché contenente i numeri di telefono dei vari referenti regionali  e le tante immagini delle affollatissime riunioni passate. 

È necessario e doveroso esserci, per dimostrare che il popolo cattolico, nonostante il grandissimo inganno satanico in corso, esiste ancora ed è più vivo e fervente che mai! 

Relazione e cura di Sebirblu.it

domenica 18 maggio 2025

Malachìa: strane Coincidenze! Papi e date a 2, a 2




Sebirblu, 17 maggio 2025 

Ripropongo questo articolo, di cinque anni fa, in quanto propedeutico per quello che sto preparando con grande cura riguardo agli ultimi accadimenti svoltisi a Roma. Di certo influenzeranno non poco l'intera storia dell'umanità in questi tempi apocalittici.

Il tempo che stiamo vivendo e che scorre ormai come un fiume in piena sotto lo sguardo semi-addormentato dell'umanità, in maggioranza non consapevole di quanto la sua storia così come la conosciamo volga al termine, è sempre più connesso alle radici cristiane ramificatesi ovunque dopo l'avvento di Cristo. (Cfr. QUI e QUI).

È stato soprattutto il monachesimo a diffondere in tutta Europa non soltanto la spiritualità  più  eccelsa,  ma  anche la cultura  raffinata di  arti e mestieri  che  hanno dato una spinta evolutiva determinante al progresso umano, ma soprattutto al suo pensiero che da allora ha cominciato ad elevarsi verso il Cielo.

I segni rivelatori della parabola temporale oggi in declino ci sono tutti, basta saperli vedere e, ovviamente, interpretare. Ne sono un esempio due crolli emblematici avutisi, l'uno con il disastroso sisma a Norcia, che ha sbriciolato la Basilica di San Benedetto, patrono dell'identità cristiana europea (ved. QUI), lasciandone in piedi solo la facciata, e l'altro con l'incendio, riguardante la guglia della Cattedrale di Notre Dame di Parigi.

L'uno, avvenuto il 30 ottobre 2016, proprio in concomitanza, guarda "caso", con il viaggio di Bergoglio a Lund per festeggiare i 500 anni di Lutero (emblematicamente durante la festa di Halloween), tradendo così vergognosamente la Chiesa fondata da Nostro Signore (ved. QUIQUI e QUI) che, malgrado tutto, rimarrà ben salda nei suoi cardini spirituali, come rivela il suddetto frontespizio rimasto ornato da un rosone e dalle figure dei quattro evangelisti. (Cfr. QUI, QUI QUI).

L'altro, del 15 aprile 2019, procurato dal fuoco indicante, con la sua "flèche" distrutta, la caduta ultima inequivocabile della cattolicità universale, come ho descritto nei dettagli QUI.

Ebbene, c'è un intrigante filo conduttore che unisce i monaci benedettini a tre dipinti eccellenti insieme alle profezie sui papi di Malachìa con Joseph Ratzinger e con l'«Usurpatore» argentino del seggio di Pietro. 

Strana commistione? La chiarisco, collegandomi all'inciso fatto QUI da fra' Bugnolo (al primo capoverso dopo la foto dei due "papi", uno in esercizio e l'altro ancora cardinale), dove Ratzinger, a detta del vaticanista Aldo Maria Valli, come da link aggiunto, avrebbe asserito che "tutto può essere" riguardo alle premonizioni del veggente irlandese e alla sua attribuzione di "Gloria Olivae" a lui stesso.




Nel 1595, Arnold de Wyon, un monaco benedettino proveniente dalle Fiandre, pubblicò un'opera in più volumi dal titolo "Lignum vitae, ornamentum et decus Ecclesiae" che riportava sul tomo 1, per la prima volta, uno scritto sconosciuto del XII secolo attribuito ad un arcivescovo irlandese di nome Malachìa della diocesi di Armagh, vissuto tra il 1095 e il 1148, e proclamato santo da Clemente III nel 1190.

Il testo profetico in questione presentava un elenco di 111 motti in latino (ved. QUI) che indicavano in modo criptico tutti i papi che si sarebbero succeduti nei secoli fino ai giorni nostri a partire da Celestino II ‒ "Ex castro Tiberis" = "Dal castello sul Tevere" ‒ che era nato infatti a Città di Castello, per arrivare a Benedetto XVI – "Gloria Olivae" = "Gloria dell'Olivo" ‒ un chiaro riferimento a San Benedetto da Norcia, fondatore dell'Ordine degli Olivetani.

Inoltre, papa Ratzinger nacque il giorno del sabato santo, con evidente riferimento all'olivo pasquale.

Ma la lunga lista dei pontefici del Santo Malachìa non si conclude così, perché viene menzionato un certo "Pietro Romano" NON papa, che assisterà alla sequenza di un tempo molto drammatico per Roma. La profezia dice: "In persecutione, extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit." = "Siederà nella persecuzione estrema della Santa Romana Chiesa." ‒ (Ossia un personaggio assiso sul soglio petrino di cui Malachìa non precisa subito l'appellativo come per gli altri, ma inspiegabilmente poi, andando a capo).

Questo, perché c'è uno strano punto di interpunzione dopo il verbo "sedebit", e soltanto dopo si trova il soggetto con cui inizia la frase finale:

«Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis.» = «Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.»




Per questo motivo, il nome di "Pietro Romano" potrebbe indicare solo il "Vescovo di Roma", come ama definirsi Bergoglio sin dal 13 marzo 2013, e come in effetti è; ved. QUI. Anticamente, infatti, era bene specificare il "Pietro di Roma" per distinguerlo da eventuali antipapi scismatici in altre parti d'Europa.

Tornando dunque al tema centrale di questo mio scritto e all'attinenza di diversi aspetti sulla profezia dei papi resa nota dal monaco Wyon, sono emerse altre tessere sorprendenti che sembrano confermare ancor più come Benedetto XVI (Gloria Olivae) corrisponda all'ultimo papa e Jorge Mario Bergoglio a Petrus Romanus, e ciò è avvenuto per mano di Alfredo Barbagallo appassionato studioso che, nel suo voluminoso libro "I tesori di San Lorenzo", ha dedicato una parte delle ricerche sulle reliquie a Malachìa. (QUI il suo breve studio su questo tema in pdf).

Egli dice che nel riportare le visioni profetiche di questo Santo irlandese, il monaco Arnold de Wyon non si limitò unicamente a preservarne il testo, ma commissionò tre importanti raffigurazioni pittoriche sul tema della Gloria benedettina. (Ricordo, come già detto, che anche lui ne faceva parte).

Una di esse si trova tuttora nel convento riminese della Scolca e simboleggia il poderoso "Albero genealogico" dell'Ordine; poi chiese di eseguirne un'altra dal Vassilacchi (nel 1592) per la Basilica benedettina di San Pietro a Perugia, forse la più grande tela del mondo con i suoi 92 m² che, per una sua scioccante particolarità è divenuta famosissima, e infine, dice Antonio Socci nel suo articolo QUI:

«Wyon fece realizzare la stessa rappresentazione in Piemonte (oggi conservata ad Alessandria), all'abbazia benedettina ‒ ora non più esistente, di San Pietro in Bergoglio ‒ non distante da Bosco Marengo". Torna il riferimento a San Pietro in ambedue le chiese, ma soprattutto qui colpisce il nome "Bergoglio".»

Ecco le tele dedicate alla grande famiglia benedettina.


Albero genealogico benedettino

"L'Apoteosi dell'Ordine dei benedettini" dipinto nel 1592 da Antonio Vassilacchi detto l'Aliense.

La splendida Basilica benedettina di San Pietro a Perugia, sotto lo sguardo terrificante del Maligno...

Prosegue Barbagallo nella sua descrizione, menzionando un altro breve scritto "La mystérieuse prophétie des Papes" pubblicato da un professore gesuita, mons. René Thibaut che, sebbene con criterio essenzialmente matematico cita una data, quella del 2012, definendola ripetutamente come "sostanziale conclusione dell'intero ciclo profetico malachiano".

A Thibaut era ovviamente del tutto sconosciuta la previsione del calendario Maya del 21 dicembre 2012 che ha suscitato un così grande scalpore ma, nonostante questo, egli ha valutato che Benedetto XVI, proprio il 30 aprile di quell'anno, aveva confidato a Bertone di volersi dimettere. Cosa che poi si è concretizzata l'11 febbraio 2013.

Ma quale spinta ha condotto il gesuita Thibaut a riferirsi al fatidico 2012? Egli ha considerato, e a ragione, che l'interesse e la pubblicazione del testo sui papi da parte di Wyon (nel 1595) era intermedio all'intero ciclo profetico per come poi si sarebbe realizzato.

Infatti, questo monaco benedettino, che lo era diventato da più di vent'anni, nutriva una particolare devozione per il grande papa di allora, Pio V (1504 – 1572), il vincitore della battaglia di Lepanto e il promulgatore della Messa antica "Vetus Ordo" che, nel lungo elenco dei motti con l'epiteto "angelus nemorosus" = "angelo boscoso" e l'incredibile dicitura successiva "Michael vocatus, natus in oppido Boschi", si trova in posizione centrale.

Eh sì, perché la frase latina, che significa "nomato Michele, nato nella città di Bosco" concerne il nome e il luogo di nascita di Pio V, ossia Antonio Michele Ghislieri di Bosco Marengo, una volta semplicemente Bosco. Proprio il luogo nei cui pressi c'era l'abbazia benedettina di San Pietro in Bergoglio dove era esposta la famosa tela commissionata da Wyon.

Non solo, ma la data del decesso di questo papa eccezionale, il 1° maggio 1572, coincide in maniera perfetta con quella dell'intenzione dimissionaria confidata a Bertone da Benedetto XVI il 30 aprile 2012, esattamente 440 anni dopo.

«La circostanza, già singolare ed inquietante ‒ dice Barbagallo ‒ sembra acquisire valore decisivo se consideriamo come la stessa ordinazione ad Arcivescovo e Primate d'Irlanda di Malachìa abbia storicamente avuto luogo nel 1132, quindi, ancora 440 anni, prima della scomparsa di Pio V.»

In questo impressionante intreccio di "coincidenze", lo schema appare dunque così:




Dice ancora Barbagallo:

«Malachìa e Wyon sono due consacrati e due ecclesiastici. Per loro Roma significa il Papa e la Chiesa. Questo, e soltanto questo.

Attraverso lo strano messaggio della profezia avvertono ciò che più temono, la crisi definitiva della Chiesa romana, almeno per la sua funzione evangelizzatrice di massa. Crisi che misteriosamente sentono come reale in una data storica per loro futura ma per noi vera. [...]

Cosa induce il gesuita Thibaut, uomo di fede e di scienza, ad indicare nel 1951, proprio per il 2012, la data finale del ciclo profetico completo?

Cosa  induce  Papa Ratzinger  non solo al  gesto  delle  dimissioni – abbondantemente ed efficacemente motivate – ma anche alla prima confidenza interna (a Bertone appunto; ndr) esattamente in quella data prevista dai Maya?

Cosa induce Arnold de Wyon a far collocare il proprio quadro di "Lignum vitae" in un monastero la cui località accompagna il nome di Pietro con il cognome del presente "papa" Bergoglio?

Non possiamo saperlo. Ma possiamo – per chi permanesse scettico sino alla cecità – raccomandare almeno un esame obiettivo delle date e degli eventi. Chi poi pensi ancora, dopo tutto ciò, ad un insieme di casualità alzi pure la mano.»


San Malachìa di Armagh; ved. QUI

A  questo  aggiungo  che Malachìa  pare  abbia avuto la visione  della  sequenza papale a Roma, nell'anno 1140. "Avrebbe riportato per iscritto le visioni e consegnato il manoscritto a papa Innocenzo II, e il testo sarebbe stato poi 'dimenticato' per 450 anni" ‒ dice Aldo Maria Valli nel suo articolo QUI.

Ma per me quel documento dovrebbe essere stato rintracciato, logicamente, prima della pubblicazione effettuata da Wyon nel 1595. Se così fosse, ci avvicineremmo ancora ai 440 anni summenzionati che ritornerebbero alla ribalta. 

Infatti, dal 1140 al 2020 corrono 880 anni, ed ecco un altro singolare periodo da dividersi in due: 1140+440 = 1580: il secolo non solo del ritrovamento delle profezie sui papi, ma anche del Concilio di Trento, della Controriforma e della lotta alle eresie di Calvino e Lutero che oggi Bergoglio, di nuovo dopo 440 anni e a 7 dal suo pseudo pontificato, è riuscito a vanificare quasi del tutto.

Manca soltanto l'invalidamento del Sacrificio dell'altare, la non Transustanziazione delle Specie nel Corpo e il Sangue di Cristo, probabilmente cambiandone in modo subdolo l'espressione verbale, per arrivare a capofitto in pieno "abominio della desolazione" come riportato dal profeta Daniele e da Giovanni nell'Apocalisse. Cfr. QUI, QUI e QUI.

E poi,  abbiamo  mai  pensato che  proprio  i due papi precedenti  alla lista vaticinata dal Santo monaco irlandese con a capo Celestino II, sono stati eletti entrambi nel 1130 in quanto avversari fra loro? Erano Innocenzo II (vero pontefice) e Anacleto II (antipapa).

Così, ancora una volta, dopo circa 880 anni al 2013, data delle dimissioni e della elezione invalida di Bergoglio, il mondo cattolico si ritrova con due papi che, sebbene non in contrasto netto come quelli del XII secolo, sembra lo stiano diventando in base alle profonde divergenze di vedute emerse in questi ultimi tempi.

La storia si ripete! E, ahimè, speriamo che finisca presto lo sconfortante e tragico spettacolo di una Chiesa e di un pianeta in agonia che attendono con accresciuta ansia l'Intervento dell'Altissimo e il promesso Trionfo del Cuore Immacolato di Maria.