E fu così che la Radice Cristiana fu estirpata dall'Europa!
Tre le cause: una radicale mutazione sociale, una UE anti-religiosa, l'immigrazione.
E poi c'è
Bergoglio...
Una progressione straordinaria sta avvenendo sotto i nostri occhi e nelle nostre menti di cui non cogliamo la
portata e che è ben più importante e radicale della crisi
economica: il Cristianesimo sta lasciando l'Europa.
Tre fattori stanno spingendo in quella
direzione. Il primo è l'ormai secolare scristianizzazione del
Vecchio Continente che sta accelerando a passi da gigante.
Un processo che non riguarda solo il
sentimento religioso, la partecipazione ai riti e alle messe, il
crollo delle vocazioni, ma che investe il senso di appartenenza alla
civiltà cristiana e che va dalla cultura al sentire comune, dagli
orientamenti di fondo alla vita quotidiana.
Quel che appariva come naturale e
civile, consolidato nei millenni, nei costumi e nei cuori, sta
cadendo ad una velocità sorprendente e investe in primo luogo la
persona in rapporto alla vita e al sesso, alla nascita e alla morte;
subito dopo travolge la famiglia in ogni aspetto. E la morale, i
costumi, i linguaggi.
Sconcertano e indignano convinzioni
comuni da secoli, in vigore fino a vent'anni fa. I mutamenti che sta
imponendo la crisi economica alla vita quotidiana europea sono ben
poca cosa rispetto alle mutazioni antropologiche di portata radicale
che stiamo vivendo.
Profetica visione di questo crepuscolo
espresse Sergio Quinzio in un testo del 1967 ora ripubblicato da
Adelphi ‒ "Cristianesimo dall'inizio alla fine".
Al primo fattore sociale e culturale si
è unito un secondo elemento istituzionale: la UE non esprime una
comune visione storica e strategica, culturale e spirituale ma è
forte, evidente e prevalente la spinta ad emanciparsi da ogni legame
con la civiltà cristiana.
La colpa iniziale della UE si rivelò
già nel rifiuto di riconoscere, come chiesero invano San Giovanni
Paolo II e Papa Benedetto XVI, le radici cristiane d'Europa, insieme alla
civiltà greco-romana.
Quelle origini erano peraltro l'unica
base comune su cui poter fondare l'Europa, che per il resto si è divisa
e lacerata nei secoli.
Ma tutte le norme che sono seguite,
gran parte delle decisioni assunte dai consessi e delle sentenze
delle corti europee, sono state improntate ad una evidentissima scristianizzazione europea.
Ciò è avvenuto nonostante la presenza
di un partito popolare d'ispirazione cristiana per anni maggioritario
in seno all'Europa. E nonostante la leadership di Angela Merkel, alla
guida di quel partito e della nazione-egemone nell'Unione.
Il filo comune che ha tessuto la UE è
stato affidato alla moneta e alle linee economico-finanziarie,
sradicando ogni possibile richiamo all'unità di natura
meta-economica, salvo un vago illuminismo imperniato sui diritti
umani.
Il terzo fattore è la massiccia
pressione degli immigrati, in prevalenza di religione islamica che si
ammassa sulle sponde del Mediterraneo. Gli 800.000 migranti pronti a
partire, di recente paventati, costituiscono solo una parte.
Perché, come ha notato l'ex presidente
della commissione europea Romano Prodi, la migrazione nordafricana
sarà ben poca cosa rispetto all'esodo delle popolazioni subsahariane
che ci attende.
A parte gli evidenti traumi e disagi
sociali e civili, in tema di accoglienza e ordine pubblico,
quell'invasione produrrà un'ulteriore alienazione della cristianità
in Europa.
Certo, avverrà pure l'inverso, la
conversione di molti di loro al cristianesimo; ma più difficile sarà
nei confronti di chi ha già una forte impronta islamica.
A questi tre fattori imponenti se n'è aggiunto un quarto, che da un verso risponde ai primi tre, dall'altro induce la Chiesa a non subire ma a favorire questo «decentramento» del cristianesimo: l'elezione di un Papa "venuto dalla fine del mondo" e i passi del suo pontificato.
Finora i successori di Pietro, in
stragrande maggioranza, erano italiani, se non romani (Santa
Romanesca Chiesa, diceva il Cardinal Ottaviani); ora, per la prima
volta, ne abbiamo uno di provenienza extra-europea.
Del resto i cattolici devoti sono più
numerosi in Sud America che qui, nell'àmbito del Vecchio Continente.
Bergoglio non ha vissuto la crisi
spirituale d'Europa se non di riflesso, non ha dovuto confrontarsi
col nichilismo pratico di tale Continente sazio di storia e
declinante, né con la relativa scristianizzazione delle vecchie
società avanzate.
Viene dalla periferia giovane e parla
un linguaggio che sembra post-conciliare ma che è anche pre-moderno,
quando la Cristianità permeava la vita quotidiana e non era un
fenomeno minoritario.
Un catechismo elementare, Dio, il
Diavolo, i Santi, tutto a portata di mano. E i suoi messaggi, dal
Brasile a Lampedusa, hanno spostato la visione della Chiesa e il suo
baricentro dall'Europa al sud del mondo.
L'elezione di Papa Francesco avviene
dopo la sconfitta culturale e pastorale dei due pontefici precedenti,
soprattutto di Benedetto XVI, che erano ripartiti da dove si era perduto il Cristo, dall'Europa, tentando di affrontare la crisi religiosa. Con
il loro fallimento va declinando il Cattolicesimo romano.
Ora si tenta di riavviare il
Cristianesimo partendo dalle periferie, dai più umili, dai devoti
più ingenui. Insomma le fondamenta cristiane stanno ritirandosi
dall'Europa, e cercano di risalire dai bordi, visto che il portone
principale è inagibile.
Dal punto di vista religioso,
evangelico e pastorale, è arduo esprimere un giudizio, soprattutto
se si considerano i disegni della Provvidenza. La Chiesa muta
registro, e non si tratta di sinistra, di terzomondismo o pauperismo.
È un fenomeno più grande, che
peraltro reagisce ad un evidente processo di espulsione del
Cristianesimo dalla vita europea.
È più saggio, per ora, sospendere le valutazioni sulla Chiesa di Bergoglio, pur non mancando di criticare le singole scelte.
(Infatti, essa avrà probabilmente delle inevitabili svolte al Sinodo d'autunno, come uno scisma per esempio, annunciato da molte profezie, vedere QUI, QUI e QUI; ma consiglio vivamente di leggere con attenzione anche QUI, dopo le sarcastiche considerazioni del Papa su Medjugorje; ndr).
È più saggio, per ora, sospendere le valutazioni sulla Chiesa di Bergoglio, pur non mancando di criticare le singole scelte.
(Infatti, essa avrà probabilmente delle inevitabili svolte al Sinodo d'autunno, come uno scisma per esempio, annunciato da molte profezie, vedere QUI, QUI e QUI; ma consiglio vivamente di leggere con attenzione anche QUI, dopo le sarcastiche considerazioni del Papa su Medjugorje; ndr).
È vano arroccarsi in una posizione di
pura difesa del cattolicesimo romano. Non si può pensare che la
Chiesa possa ridursi ad una setta di ortodossi, decisamente
minoritaria ed estranea rispetto al mondo che la circonda.
La limpidezza integrale si addice agli
gnostici, agli iniziati, mentre il Cristianesimo è una religione
coram populo, perché lì avverte la voce di Dio.
Il problema da affrontare non riguarda
il versante religioso ma quello civile ed esistenziale, di un'Europa
privata delle sue tradizioni e in fuga dalla sua civiltà, devota
solo all'Economia e alla Tecnica.
Essa non sta sostituendo la visione
cristiana della vita con un'altra, ma con la perdita di qualsiasi
visione e il primato della purezza del vivere. E chiama libertà il
suo disperato perdersi nel nulla.
Marcello Veneziani
Relazione, adattamento e cura di:
Sebirblu.blogspot.it
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