Sebirblu, 4 luglio 2023
A distanza di 7 anni e 8 mesi, ripropongo l'articolo che segue perché il numero delle visite registrate SOLO da questo post ha raggiunto la cifra straordinaria di 132.619 a tutt'oggi.
Ciò vuol dire che il tentativo e la curiosità, a volte morbosa, di mettersi in contatto con l'«ultraterreno» concerne un ampia fetta di esseri umani a livello planetario.
La testimonianza riguarda la drammatica esperienza di una giovane trentina che si è lasciata indurre da alcune amiche a sperimentare insieme l'evocazione degli spiriti attraverso l'uso della cosiddetta "Planchette" o "Tavola Ouija" e relativo strumento per indicare lettere e numeri. (Documentarsi QUI).
Purtroppo, molte più persone di quanto
non si creda scelgono questa pratica oltremodo pericolosa per
trascorrere magari una serata "insolita" tra il serio e il
faceto, con un'incoscienza ed una superficialità da lasciare
interdetti. (Cfr. QUI)
Il mondo invisibile si può indagare
soltanto con animo puro e serietà assoluta senza secondi fini, ma
soprattutto affidandosi ad una guida esperta (spiritualmente),
proprio come si fa quando si desidera scalare una montagna che non si
conosce.
Il piano eterico-astrale è popolato
dalle più svariate insidie perché, essendo interconnesso con le
basse vibrazioni del nostro livello fisico, vi gravitano entità
involute ancora attratte dalle passioni terrene che, non avendo più
il corpo fisico, affiancano gli sprovveduti, li ossessionano, o
addirittura li possiedono per soddisfare i loro istinti. (Cfr. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI).
Ma in tale piano non si trovano
soltanto gli esseri appena descritti, ma tante altre forme di vita
che in questo contesto diverrebbe molto complicato enumerare. È però
indispensabile che io menzioni almeno quelle, tra le più subdole,
dalle quali bisogna guardarsi se non si vuole rischiare un'infezione
psichica.
Si tratta dei "gusci" e delle
"larve" che infestano i bassi strati di quarta dimensione,
specialmente in prossimità dei grandi centri urbani, abitati da
migliaia e migliaia di persone.
I gusci sono i resti in disfacimento
dei corpi astrali abbandonati da tutti coloro che, evolvendosi, sono
passati ai livelli superiori e più sottili, peculiari al piano
mentale.
Le larve sono il risultato
dell'accorpamento di gusci e di forme-pensiero negative, prodotte dagli esseri umani e dalle entità di bassa evoluzione che, formando masse
disgustose, grigiastre e dense più o meno vaste, fluttuano come
alghe intorno a noi attirate da vibrazioni analoghe, allo scopo di
"risucchiarne" l'energia per non esaurirsi del tutto.
Posso dire questo con precisione
perché, tra le mie varie esperienze extra-corporee durante il sonno,
le ho viste, e vi assicuro che sono veramente ripugnanti nella loro
viscidità quando lambiscono il nostro corpo.
Solo il provvidenziale intervento degli
spiriti di natura o elementali, i quali sono preposti a governare
venti, temporali e scrosci di pioggia, può purificare anche
etericamente i minacciosi agglomerati che ristagnano pesantemente
sulle nostre città.
Ecco perché è pericoloso riunirsi per
evocare gli spiriti quando non si ha contezza dell'insidia
incombente, e si rischia perciò di uscirne devastati, confusi e
depressi perché svuotati da ogni energia vitale!
Ai cerchi improvvisati di questo
genere, infatti, è raro che si presentino vere e proprie entità
trapassate, ma soltanto esseri maligni e soprattutto larve in agguato
pronte a vampirizzare gli astanti.
Di conseguenza, il risultato sull'uso della
"planchette o tavola Ouija" non sarà altro che un insieme
sconclusionato di parole e di movimenti frenetici, recante in sé il
grave rischio, come è successo alla protagonista del fatto qui
descritto, di trasformarsi in un vero e proprio caso di
"poltergeist".
A causa della tavoletta Ouija non dormo
più...
Intervista di Donata Ginevra.
Quasi quotidianamente ricevo, sulla mia
pagina face-book dedicata al blog, messaggi di utenti che mi chiedono
informazioni riguardanti i post che scrivo: vogliono sapere con
esattezza dove si trovano i luoghi di cui parlo, o se conosco altre
storie "da brivido" da raccontare loro.
Circa una decina di giorni fa, ho
ricevuto un messaggio da una persona, che chiameremo Giulia, la quale
ha raccontato alcune cose che mi hanno molto colpita, e che, con il
suo permesso, ho deciso di raccontare a mia volta.
Ecco la sua storia:
Donata: "Ciao Giulia, e benvenuta.
Allora, raccontami un po' di te."
Giulia: "Ho 25 anni e vengo dal
Trentino. Ti ho contattata perché ho letto il tuo blog, mi piacciono
le storie di fantasmi e credo di poterti raccontare qualcosa che, se
non altro, potrà dare a molta gente il senso di quello che fanno.
Fantasmi, paranormale, sono tutte cose
belle, se vengono affrontate seriamente. Ho sempre amato questo
mondo, ma per colpa di una stupidaggine fatta, adesso ne pago ancora
le conseguenze, e sono passati due anni ormai da questo accadimento.
Voglio dunque approfittare del tuo blog
per mettere in guardia le persone, poiché ci sono cose che non vanno
attuate, visto il rischio troppo grande che si corre non valutando
bene gli effetti delle proprie azioni."
Donata: "Di cosa stai parlando?"
Giulia: "Allora, come dicevo, i
fantasmi mi sono sempre piaciuti e da sempre sono andata in cerca di
case di cui si raccontava potessero essere infestate. Nel paese in
cui vivo esiste una casa (ti ho mandato qualche foto) che ha una
storia molto paurosa.
In pratica, vi abitava Adele, una donna
della quale si diceva avesse la facoltà di parlare con i morti; non
andava mai in chiesa però in casa aveva un altarino con tanti Santi
e alcune statue della Madonna; accendeva candele e pregava sempre,
però odiava la Chiesa e ciò che rappresenta.
Questa donna aveva perso la sua unica
figlia, vittima in un incidente stradale, e siccome era rimasta
vedova da poco e la ragazza era il suo unico affetto, si racconta che
parlasse con lei praticamente sempre, perché la evocava di continuo
fino a quando, si dice, sia stata la stessa figlia ad invitarla a
smettere, poiché in quel modo le impediva di riposare tranquilla.
Così Adele terminò di evocarla
direttamente ma volendo ella ugualmente sapere come stesse la figlia,
interrogava altri spiriti, fintantoché il prete le proibì di
parlare con i defunti, e per evitare che continuasse ad aprire la
porta (quella che sta tra il mondo dei vivi e quella dei morti),
benedisse la casa facendo mettere una statuetta di san Ciriaco,
protettore degli esorcisti, sul muro esterno della casa.
La donna cessò le evocazioni ma poi,
preda della follia, morì suicida appendendosi alle scale di casa sua
e in quel luogo è sempre rimasta."
Donata: "L'abitazione dunque ha
fama di essere infestata?"
Giulia: "Altroché! Tutti lo sanno
in paese. Ci sono state molte famiglie che avrebbero desiderato
acquistarla, famiglie provenienti da fuori, ma quando venivano a
conoscenza di quanto vi era successo, se ne sono andate tutte. Così
è disabitata da anni, e nemmeno gli zingari la vogliono abitare.
Pensa che qualche anno fa c'era un
«senzatetto» che girava nei paraggi; tutti ipotizzavamo che volesse
entrare per ripararsi là, ma lui ha detto: «Fossi matto, quella è
una casa in cui vive Satana, non ne uscirei vivo se ci andassi»."
Donata: "E a questo punto, la fama
della casa infestata vi ha messo in testa delle strane idee, a te e
alle tue amiche..."
Giulia: "Esatto. Noi praticamente
non volevamo fare nulla di male, soltanto entrarvi e vedere cosa
c'era dentro, scattare qualche foto, qualche video da mettere su
Youtube e basta. Però fin dal primo momento in cui vi siamo entrate
abbiamo avuto una sensazione molto brutta e non desideravamo più
tornare."
Donata: "Sarebbe stata una saggia
decisione, e invece..."
Giulia: "E invece una di noi,
Elisa, voleva a tutti i costi scoprire cosa ci fosse in quella casa,
e siccome aveva molte più conoscenze di me, prese la decisione di
portarci tutte dentro per evocare lo spirito della vecchia Adele e
farci raccontare un po' di cose sul mondo dell'aldilà.
Eravamo in quattro quella sera: io,
Elisa, Simona e Martina (i nomi sono di fantasia). Ma mentre noi
volevamo solo scherzare, Elisa invece era molto decisa a comunicare
davvero con lo spirito di Adele, ma non ce lo rese noto. Disse solo
che ci saremmo divertite. Invece quella fu la notte che cambiò per
sempre la mia esistenza."
Donata: "Raccontami cos'è
successo."
Giulia: "Era la notte di
Halloween, e avevamo voglia di spassarcela, come tutte le ragazze
della nostra età. Elisa fu quella che ci propose per prima di
passare una serata "diversa", andando a caccia di fantasmi.
Noi pensavamo che scherzasse o che
comunque non dicesse proprio sul serio, che insomma saremmo andate
vicino al bosco a vedere se qualcosa si fosse mossa, oppure al
cimitero vecchio del paese.
Sai, davanti alla chiesa vecchia ci
sono ancora delle tombe... tante, più di 200, e per arrivarci dovevi
fare una salita, poi eri lì, scavalcavi il muretto, entravi nel
cimitero e dovevi starci per un po', almeno finché il campanile non
cominciasse a battere le ore.
Poi prendevi tre sassi dai vialetti e
andavi a metterli nell'acquasantiera che era vicino al portale della
chiesa, e per farlo dovevi attraversare tutto il cimitero...
Quella era la prova che attestava
davvero l'attraversamento di tutto il luogo, perché la mattina
dopo ci tornavi e dovevi dimostrare agli altri che i tre sassi erano
lì. Però quella volta Elisa disse che voleva entrare nella casa
della vecchia Adele per provare ad evocarla."
Donata: "Elisa era una medium?
Come avrebbe fatto a richiamarla?"
Giulia: "No, non era una medium,
però si interessava di Wicca, quella religione pagana che ama gli
alberi, le piante, gli animali. Evocare gli spiriti, però, non
c'entrava nulla con essa, e infatti lei non ci disse mai come facesse
a conoscere queste cose.
Ma ho il sospetto che avesse parlato
con la stessa Adele. So che si conoscevano, perché sua nonna e Adele
erano amiche. Poi ci riferì che a Trento aveva comprato una
tavoletta in un mercatino dove l'avevano informata della potenzialità
dell'oggetto, ideato proprio per contattare le persone decedute."
Donata: "Che tavoletta era?"
Giulia: "Era la tavoletta Ouija
(o planchette; ndr). Io non l'avevo mai vista prima, ma
ne avevo sentito parlare spesso. Avevo cercato più volte
informazioni su cosa fosse, e volevo da sempre sapere come se ne
potesse costruire una, come la si potesse usare...
Se l'avessi saputo non avrei mai preso
parte a quella cosa, quella sera. Ma non lo sapevo e quando arrivammo
alla casa e vidi che era la Ouija avrei tanto voluto andare via e
tornare a casa, anche perché faceva davvero freddo, ma se l'avessi
fatto mi avrebbero presa in giro. Così sono rimasta, e adesso mi
rendo conto dello sbaglio che ho fatto."
Donata: "Spiegati meglio. Intanto,
cos'è la tavoletta Ouija?"
Giulia: "Credo tu sappia meglio di
me cosa sia. Per farla breve, è una tavoletta, sovente fatta di
legno, su cui sono disegnate delle lettere alfabetiche, dei numeri,
le parole SÌ ‒ NO e Arrivederci.
Quella che aveva portato Elisa era
scritta in inglese, ed era piena di strani simboli, che poi ho capito
essere i simboli dei pianeti. Nella parte più alta c'erano poi i
disegni del sole e della luna, mentre sullo sfondo c'era un
mascherone, che sembrava un teschio, o forse uno scheletro.
Metteva paura solo a vederla. La cosa
più curiosa è che era antica, cioè si vedeva che era stata usata
parecchio, da un lato la vernice era tutta venuta via e vicino alla
parola NO c'erano alcuni graffi simili quasi a delle unghiate.
Elisa la estrasse da una scatola,
anch'essa di legno; la tavoletta era avvolta da uno straccio nero.
Come l'ho vista, ho avvertito una sensazione strana, come se il cuore
mi si stesse fermando, e sentivo un peso allo stomaco. Ma non mi ci
sono soffermata, perché secondo me si trattava solo del disagio che
quell'oggetto mi suscitava."
Donata: "Pensi davvero che sia
stata la tavoletta in sé a spaventarti? Voglio dire che è solo un
oggetto... come può intimorire?"
Giulia: "Non lo so, però mi
spaventava parecchio, e se penso che adesso tutti possono farsene una
o comprarla su internet per pochi euro mi viene da piangere, perché
non sanno a cosa vanno incontro.
La tavoletta di Elisa, però, era
davvero bella, e per quanto mi incutesse paura perché sapevo cosa
fosse, era pur sempre qualcosa che mi attraeva, e attirava tutte noi.
Insomma, in breve tempo ci ritrovammo lì, vicino alla casa di Adele,
con quell'oggetto.
Siccome pioveva quella notte, non
potevamo stare all'aperto, così ci sistemammo in un fienile lì
vicino, la di cui porta era aperta perché veniva usato dai vicini
per tenerci gli arnesi taglia-erba e cose del genere.
Insomma, noi quattro lì sedute per
terra, la planchette in mezzo a noi, e un po' di candele accese
vicino per farci chiaro, dato che non si vedeva nulla. L'atmosfera
era perfetta e sentivamo che davvero c'era qualcosa di strano quella
notte, ma nessuna ci fece caso veramente.
Poi Elisa prese dalla scatola un cuore
nero, credo fatto di legno, che aveva nella parte centrale una
piccola lente atta ad ingrandire le lettere, e lo posò sulla Ouija.
Disse che si chiamava segnalino, e che per mezzo di esso saremmo
riuscite a parlare con Adele, o con chiunque si fosse trovato lì in
quel momento.
Dovevamo solo stare tranquille,
rilassarci, mettere le dita su quell'attrezzo (che a volte è un
piattino o un piccolo bicchiere; ndr) e fare le domande, e lo spirito
ci avrebbe risposto."
Donata: "Già da questa tua
descrizione mi sono venuti i brividi, e ce ne vuole! Ma vai pure
avanti..."
Giulia: "Dunque, Simona e Martina
erano le più entusiaste di un simile esperimento, la sola che aveva
qualche perplessità ero proprio io...
Però sai, quando sei con le amiche non
puoi tirarti indietro o tutte ti avrebbero poi schernito, dicendo
agli altri che sei una paurosa ed escludendoti, così partecipai
anch'io a quel gioco, mi sedetti proprio di fronte ad Elisa, e tutte
e quattro mettemmo le dita sul cuore di legno, che ella aveva nel
frattempo posato al centro della tavoletta.
Poi facemmo un respiro profondo ed
Elisa domandò: «C'è qualcuno qui con noi?». Il segnalino rimase
fermo, così Elisa ripeté la domanda, e Simona aggiunse: «Se sei un
maschio, fatti avanti, se sei femmina, vade retro!» e tutte si misero
a ridere, ma Elisa ammonì che non dovevamo burlarci così degli
spiriti, perché li stavamo disturbando e non si può importunare uno
spirito per poi prenderlo in giro.
Però continuava a non succedere nulla,
così Elisa ci disse che si era dimenticata di fare una cosa, e
bruciò un po' di incenso che portava nella borsa, dicendo che quello
avrebbe sicuramente attirato gli spiriti.
Non so che incenso fosse, ma suppongo
l'avesse mischiato con qualche sostanza allucinogena, altrimenti non
mi spiego quello che vidi poi, ma andiamo con ordine.
Mentre l'incenso bruciava, Elisa
pronunciò qualcosa che non ricordo, ma sembrava essere una specie di
richiamo per le entità. In pratica disse loro che volevamo parlare
con lo spirito di donna Adele essendo il nostro intento pacifico, ma
se ci fosse stato pure qualcun altro lì presente, avremmo avuto
piacere di parlare anche con lui.
Terminate di dire queste parole,
nuovamente posammo le dita sull'indicatore, e ancora chiedemmo se ci
fosse qualcuno. Ed esso vibrò."
Donata: "Come sarebbe, «vibrò»?"
Giulia: "Sì, emise delle
vibrazioni, come un cellulare quando è in quella modalità, ma più
attenuata, quasi un sussulto, che però sentimmo benissimo tutte ed
Elisa urlò che per nessuna ragione avremmo dovuto togliere le dita
dal segnalino, perché lo spirito c'era ed era in procinto di parlare
con noi.
Nuovamente Elisa domandò: «C'è
qualcuno qui con noi?», e l'oggetto su cui avevamo le dita si mosse
velocissimo sopra la voce YES."
Donata: "Non ti è venuto il
sospetto che sia stato qualcuno tra voi a spostarlo?"
Giulia: "All'inizio sì, ma era
strano perché io mi sentivo senza forze, ed anche Simona avvertiva d'essere pressoché svuotata; quell'incenso mi faceva bruciare gli
occhi e la gola, e mi aveva saturato la testa dandomi una sensazione
di galleggiamento.
Tuttavia, l'indicatore si era spostato:
questo l'avevamo visto tutte. Poi Martina chiese: «Sei donna
Adele?». L'oggetto cominciò a spostarsi verso il Sì poi, di colpo,
deviò dirigendosi verso il NO, ma a metà strada si bloccò ancora
spostandosi sulla lettera R."
Donata: "R? Un'iniziale? Cosa
significava?"
Giulia: "Non lo so, e difatti
Elisa riformulò la domanda chiedendo ‒ «Sei donna Adele? Rispondi
alla domanda» ‒ ma lo intimò quasi con cattiveria, non so
perché...
Fatto sta che il cuore di legno vibrò
di nuovo, e quella volta schizzò verso il NO, ma prima di posarvisi
compì una serie frenetica di giri sulle lettere e sui numeri senza
fermarsi su nessuno di essi, perché quando si arrestava lo faceva
sugli spazi bianchi che non contenevano alcun simbolo.
Poi, andò dritto verso il NO e li si
immobilizzò. A quel punto ero abbastanza spaventata, perché per
quanto ci provassi, non riuscivo a staccare le dita dall'oggetto.
Sembravano quasi incollate, pur essendo impossibile, ma la sensazione
era quella.
Ricordo che in quel momento mi venne
una forte nausea e dissi che volevo uscire perché mi veniva da
vomitare, ma appena lo accennai quel maledetto segnalino si mise in
movimento un'altra volta, e si fermò su alcune lettere..."
Donata: (Qui, Giulia si è interrotta,
spezzando il filo del discorso... ma mi sono accorta che stava
scrivendo, poi si è fermata, ha cancellato, e riscritto; si è
fermata ancora, ha ricancellato, e di nuovo riscritto. L'imbarazzo
era tangibile. Le ho chiesto se desiderava chiudere l'intervista
così, ma ecco la sua risposta).
Giulia: "No, non voglio fermarmi.
Quell'indicatore scrisse "R-E-S-T-A". Cioè, capisci? Si
era rivolto a me! Io che avevo detto che volevo andarmene e lei, o
lui, chiunque fosse quello spirito, voleva che restassi lì.
Elisa gli domandò: «Vuoi parlare con
Giulia?». Il dispositivo restò immobile, poi andò sui numeri e si
posò sul 5."
Donata: "Perché il 5?"
Giulia: "Non lo so. E Martina, che
fino a quel momento era rimasta zitta, parlò e chiese «Hai cinque
anni?». A nessuno di noi era venuto in mente di chiedere l'età allo
spirito, ma il segnalino non si mosse da quel 5.
Allora Elisa ci avvisò: «Non possiamo
porre tutte delle domande, deve essere una sola a farle, e sono io»,
ma l'indicatore si spostò verso il NO, e poi iniziò a posarsi su
otto lettere, quelle che compongono il mio nome". (Per motivi di
privacy, infatti, Giulia mi ha chiesto di non rivelare il suo vero
nome).
Donata: "Cioè stai dicendo che lo
spirito voleva che fossi tu a parlare con lui?"
Giulia: "Forse, a meno che il suo
nome fosse come il mio, e allora si sarebbe trattato di una donna. A
questo punto Elisa chiese all'entità come si chiamasse, e quella
scrisse: T-H-U-V-A ‒ Thuva. Ma non sapevamo se fosse un maschio o
una femmina, così Elisa glielo chiese, ma l'essere non rispose,
perché l'indicatore si posò sul numero 5, ancora una volta.
Non sapendo cosa volesse dire, Elisa
domandò se avesse cinque anni, e l'oggetto si mosse verso il NO.
Allora chiese «Vuoi parlare con ***?» Il segnalino scrisse
P-A-R-L-Y ‒ Cosa significasse non so, allora provai a
domandarglielo io: «Vuoi che sia io a farti le domande?» Esso
rimase fermo un istante, poi indicò: I-N-4."
Donata: "Cosa voleva dire? prima
«parly», poi «in-4». Forse voleva ricevere domande da tutte e
quattro?"
Giulia: "Non lo so davvero, perché
per quanto noi ponessimo domande, ricevevamo sempre risposte senza
senso. La sola a senso compiuto era stato il nome che lo spirito
aveva svelato.
Simona poi gli chiese se fosse uno
spirito buono o cattivo, e il puntatore si fermò prima sul simbolo
della Luna che stava in alto in corrispondenza del NO, poi indicò le
lettere I-O.
Non capivamo. Però io stavo male, la
nausea non mi passava e in più mi sentivo soffocare, le candele
sembravano bruciare più forte di prima... faceva molto caldo... e
per giunta mi sembrava quasi che il cuore di legno si stesse
sciogliendo.
Guardai in faccia le mie amiche, e vidi
che Martina aveva gli occhi cerchiati, come se avesse le occhiaie...
il che era strano perché fino a poco prima stava bene. Elisa allora
riprese: «Quanti anni hai Thuva?»
E il segnalino schizzò verso lo YES,
ma non aveva alcun senso, perché noi non gli avevamo fatto una
domanda secca, ma avevamo chiesto una semplice informazione; poi, di
scatto, dallo Yes andò verso altre lettere, componendo una serie di
parole incomprensibili, e continuando ad indicare vocaboli senza un
alcun costrutto logico.
Elisa ci guardò preoccupata dicendo:
«Ragazze credo che la cosa ci stia sfuggendo di mano», e staccò le
dita dal puntatore. Anche noi la imitammo subito, accorgendoci con
orrore che erano rimaste le nostre impronte sul legno, come se ci
fossimo tagliate le dita e il sangue avesse lasciato l'impronta."
Donata: "Adesso la paura l'hai
messa anche a me..."
Giulia: "Non è ancora finita,
perché come lasciammo il segnalino, sentimmo un rumore molto forte
dietro le nostre spalle, e scorgemmo appena in tempo, prima che
sparisse, un'ombra nera nell'angolo più lontano del fienile. In quel
momento, alcune forche ed una falce caddero a terra con un gran
boato."
Donata: "Oddio!"
Giulia: "Sì. Perciò ci alzammo
subito in piedi, con l'intento di scappar via da lì, ma Elisa ci
disse che non potevamo, che prima avremmo dovuto chiudere la catena
perché lo spirito era ancora presente, e se non lo avessimo fatto
avremmo rischiato qualcosa di serio.
Dunque tornammo a sederci per terra, e
questa volta Elisa suggerì di non usare l'indicatore, ma una
semplice moneta, così usammo quella ed Elisa riprese: «Thuva ti
ringraziamo per essere venuto qui, ora puoi tornare in pace», ma la
moneta non si mosse.
Allora Simona, colei che all'inizio aveva deriso gli spiriti, prese il cuore di legno che avevamo
poggiato per terra è lo gettò con rabbia verso l'angolo dove c'era
quell'ombra, urlandole di smetterla di spaventarci. In quel mentre la moneta si mise a scrivere: L-E-F-I-N-E-S-I-A."
Donata: "Cioè?"
Giulia: "Non so cosa volesse dire,
forse LE FINE SIA... non so... fatto sta che dopo queste lettere la
monetina si posò sul Goodbye e non si mosse più. Non ho mai
scoperto cosa volessero dire quelle lettere, eppure le ho ben
impresse nella memoria. E non le scorderò mai."
Donata: "Cosa è successo poi?"
Giulia: "Abbiamo preso tutto,
tranne l'oggetto che Simona aveva buttato via, e siamo scappate da
quel fienile. Tra l'altro, quando Elisa afferrò la planchette, mi accorsi che nel retro qualcuno aveva scritto, incidendola sul
legno, la parola THUVA e cancellandola poi con dei graffi, gli stessi
che avevo notato in corrispondenza del NO.
Quindi qualunque entità avessimo
evocato, si trattava di qualcosa legato a quella sciagurata tavola
Ouija, della quale a quanto pare si era impossessato.
Elisa tornando in paese la gettò in un
bidone della spazzatura (che sarebbe stato meglio bruciare o gettare
in acqua corrente; ndr) e da allora non ne parlò più, perché era
stata lei a coinvolgerci in quella vicenda senza sapere cosa stesse
facendo."
Donata: "So però che la tua
storia non è finita così, vero? Lasciamo stare le tue amiche, dal
momento che anche loro, come mi hai detto, sembra abbiano avuto dei
problemi; parliamo invece di te, sempre che tu sia d'accordo,
ovviamente."
Giulia: "Beh, la sola cosa che
posso dirti è che mai più cercherò un contatto con il mondo
dell'Oltre. Mai più. Mi è bastato quello che ho visto con
quell'attrezzo, e posso confermare che corrisponde a verità il fatto
che possa mettere in contatto con le anime, ma è uno strumento che
non va usato, mai.
Capisco che molta gente voglia
comunicare con gli spiriti, noi ad esempio volevamo parlare con
Adele, ma ci ha risposto un altro essere che con Adele non aveva
nulla a che fare, e del quale non siamo più riuscite a liberarci
perché continua a tormentare tutte noi."
Donata: "In che senso??"
Giulia: "Nel senso che sono
passati anni da quell'episodio, eppure io continuo ad avere incubi
tutte le notti. Non riesco più a dormire se non prendendo degli
antidepressivi.
Quando chiudo gli occhi vedo una luce
fortissima che mi abbaglia e ovviamente non posso addormentarmi
perché il disturbo è continuo. Odo sempre un fischio nelle
orecchie, come se ci fosse qualcuno a parlarmi ad alta frequenza ed
io non ne capisco le parole ma sento un grande fastidio.
Ho consultato diversi medici, ma
nessuno riesce ad individuare il mio problema perché gli esami
clinici attestano che sono sana. Ma è la mia mente ad essere
malata...
Mia madre non sa nulla di questa
storia... la mia fortuna fu quella di aver parlato col prete di
una pieve (chiesetta parrocchiale; ndr) qui vicino; gli rivelai a
cosa avessi partecipato e mancò poco che mi buttasse fuori
dalla chiesa perché la Bibbia condanna da sempre chi tenta di
comunicare con l'aldilà. Mi chiese se mi rendevo conto di
cosa stessi facendo.
L'aldilà non è avvicinabile da nessun
mortale, salvo rarissime circostanze in cui Dio permette che ciò
avvenga, come per esempio nei casi di Padre Pio o Natuzza Evolo, ma
per il resto ogni forma di contatto con le anime dei defunti non è
nient'altro che un inganno diabolico.
(Non è certamente così, ma questa
povera figliola non è davvero al corrente di tante cose; ndr).
Non sono i defunti quelli che parlano,
sono dei demoni, anche se la gente pensa che non sia così, e io l'ho
visto con i miei occhi, e continuo a vederlo.
Incubi, continui incubi... scorgo
sempre quello scheletro, disegnato sulla tavoletta, uscire dall'ombra
e afferrarmi...
Non sai quante volte mi sono svegliata
con segni di unghiate in tutto il corpo, che forse mi procuro da sola
dormendo... non lo so, ma intanto non dormo più... e poi... ho
sempre l'impressione che qualcosa, in quel fienile, si sia affiancato
a noi e ci segua..."
Donata: "Che vuoi dire?"
Giulia: "Che casa mia, a quanto
pare, sembrava diventata oggetto di strani fenomeni... rumori
notturni inspiegabili, spostamento di oggetti, caduta di piatti, e
una volta, trovai persino un bicchiere rotto dentro la
cristalliera... insomma, succedevano cose troppe strane alle quali
non ho mai potuto dare una spiegazione plausibile, e che ancora non
comprendo.
Ed ho paura... Così parlai con
questo prete, come ti dicevo, e lui mi disse che per quanto grave
fosse stato il mio comportamento, non era tutto perduto: mi consigliò di confessarmi, poi di assistere alla Messa fino a quando quei disturbi non fossero passati...
Tuttavia all'inizio, non riuscivo
nemmeno ad entrare in chiesa, non ce la facevo proprio, era come se qualcosa mi stesse trattenendo.
Iniziai a portare sempre un Rosario
al collo, di continuo, giorno e notte, sempre... sempre, e vedo che
qualcosa comincia a migliorare, se non altro non accadono più cose
strane in casa mia ‒ a parte ogni tanto qualche piatto rotto ‒ ma
va leggermente meglio. Però, proseguo a non dormire la notte, perché
vedo ancora la luce fortissima."
Donata: "Cosa ti senti di aggiungere a
questo punto, riguardo a quello che hai raccontato?"
Giulia: "Beh, di non usare mai la
tavola Ouija o altre cose per contattare i defunti... Se sono
trapassati lasciateli in pace perché saranno loro a decidere di
apparire, magari in sogno, ma non dovete essere voi ad andare in
cerca di loro.
E se venite a contatto con la tavoletta
Ouija o planchette che sia, fate in modo di allontanarvi da essa il
più presto possibile. Sono cose sulle quali non si scherza..."
Fonte: pensierospensierato.net
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