Sebirblu, 3 marzo 2020
In tempi di coronavirus, ripropongo questo brano tratto da "I Pensieri" di Blaise
Pascal che molti... molti anni fa mi colpì davvero. Ero ancora
alle prime fasi della "ricerca", che poi avrebbe cambiato
meravigliosamente la mia vita...
Per conoscere meglio questo
straordinario personaggio vi consiglio di leggere QUI.
Spero che queste riflessioni
dell'autore possano essere utili, non solo adesso per la paura del contagio ed eventuale morte (che non esiste; ved. QUI), ma anche in vicinanza del salto dimensionale già in corso, a coloro che continuano ad indugiare
sonnecchiando, senza decidersi per un definitivo e profondo "Risveglio" spirituale; ved. QUI.
"L'Anima umana" di Luis Ricardo Falero |
L'Immortalità dell'Anima
L'immortalità dell'anima è cosa che
ci coinvolge così da vicino e che ci riguarda così profondamente,
che bisogna proprio aver perduto ogni sensibilità per rimanere
nell'indifferenza di saperne qualcosa.
Tutte le nostre azioni e i nostri
pensieri devono prendere vie così diverse, a seconda che ci siano da
sperare dei beni eterni oppure no, che è impossibile fare un passo
con accortezza e con giudizio senza misurarlo con la visione di
questo punto che deve essere il nostro fine estremo.
Quindi il nostro primo interesse, così
come il nostro primo dovere, dovrebbe essere quello di informarci
bene su questo argomento da cui dipende la nostra condotta.
Ed è per questo che, tra quanti non ne
sono convinti, faccio un'enorme differenza fra coloro che si
affaticano con tutte le loro forze per istruirsi e quelli che vivono
senza preoccuparsene e senza pensarci.
Posso avere solo compassione per coloro
che gemono sinceramente in questo dubbio, che lo considerano come la
peggiore delle sventure e che, non risparmiando nulla per
dissolverlo, fanno di questa ricerca la loro principale e più seria
occupazione.
Ma, quanto a coloro che trascorrono la vita senza
riflettere al suo termine ultimo e che, per il motivo di non
trovare in sé stessi i lumi che convincano la loro mente a ciò,
trascurano di cercarli altrove, di esaminare a fondo se tale opinione
sia riconducibile alla semplice credulità popolare o a quelle
ragioni che, sebbene oscure per se stesse, hanno però un fondamento
ben solido e incrollabile, io li considero in modo del tutto diverso.
Questa negligenza in una questione che
riguarda loro stessi, la loro eternità, il loro tutto, mi irrita
molto piuttosto che impietosirmi; mi stupisce e mi spaventa; è
qualcosa di terrificante per me. Non parlo così per un pio zelo di
devozione spirituale...
Al contrario: intendo dire che è
necessario avere questo sentire per un principio di interesse umano e
di amor proprio, non basandosi unicamente su quello che vedono le
persone meno illuminate.
Non occorre avere un'anima molto
elevata per capire che quaggiù non esiste alcuna soddisfazione
veritiera e duratura, che tutti i nostri piaceri sono soltanto
vanità, i nostri mali innumerevoli, e che la morte infine,
minacciosa in ogni momento, ci metterà in pochi anni
nell'ineluttabile circostanza di essere per sempre o annientati o
infelici.
Non c'è nulla di più reale e
terribile di questo. Facciamo gli spavaldi finché vogliamo: ecco la
fine riservata alla più bella vita del mondo.
Ci si rifletta un poco sopra e poi si
deduca se non è indubitabile che vi sia un altro bene in questa vita
al di fuori della speranza in un'altra esistenza migliore e che si
sarà felici se non in misura dell'avvicinamento ad essa.
Gustave Doré |
Come non ci sarà più infelicità per
coloro che avranno ottenuto una piena sicurezza nella continuità
della vita, così non esisterà alcun conforto per coloro che non ne
hanno la minima idea.
È dunque certamente un gran male
trovarsi in questo dubbio, ma si impone almeno il dovere
indispensabile di cercare, quando si è in tale situazione. Perciò
colui che dubita, e non cerca, è nello stesso tempo assai infelice
ed ingiusto.
E se rimanesse tranquillo e soddisfatto
per questo, sino a dichiararlo apertamente e mostrando pure gioia e
vanità, allora non trovo termini adatti per una così bizzarra creatura.
Come si possono nutrire certi
sentimenti? Che motivo di gioia se ne trae dall'aspettarsi solo
miserie senza scampo? Quale senso di vanità si può avere nel
trovarsi in oscurità impenetrabili? E come è possibile una simile
logica in un uomo ragionevole?:
«Non so chi mi abbia messo al mondo, né
che cos'è il mondo, né chi sono io; mi trovo in un'ignoranza
terribile di tutte le cose; ignoro cosa siano il mio corpo, i sensi,
l'anima e questa parte di me che pensa quel che dico, riflette su
tutto e su se stessa e non si conosce per niente.
Vedo quegli spaventevoli spazi
dell'Universo che mi rinserrano, e mi trovo segregato in un angolo di
questa vasta distesa, senza sapere perché mi trovo qui invece che in
un altro luogo; né perché il poco tempo che mi è dato di vivere lo
trascorro adesso, piuttosto che in un altro momento di tutta
l'eternità che mi ha preceduto e che mi seguirà.
Vedo soltanto aspetti dell'Infinito,
ovunque, che mi inghiottono come un atomo, simile ad un'ombra che
dura un istante e non ritorna. Tutto quello che so è che devo presto
morire; ma quello che ignoro di più è questa morte stessa che non
potrei evitare.
Come non conosco da dove vengo, neppure
so dove vado; so soltanto che, uscendo da questo mondo, piomberò per
sempre o nel nulla o nelle mani di un Dio irritato, senza sapere
quale di queste due condizioni mi toccherà in eterno.
Ecco il mio stato, pieno di miseria, di
debolezza e di oscurità. E da tutto ciò concludo che devo dunque
passare tutti i giorni della mia vita non considerando quello che mi
deve accadere, seguendo soltanto le mie inclinazioni senza pensieri,
né inquietudine.
Forse potrei trovare un po' di
chiarezza ai miei dubbi; ma non ho alcuna voglia di interessarmene,
né fare un passo per cercarla, anzi... tratterò con sarcasmo e
disprezzo coloro che si adopreranno per saperne di più.
Voglio andare senza previdenza e senza
timore verso un così grande evento, lasciandomi passivamente
condurre verso la morte mantenendo l'incertezza nella mia condizione
futura.»
Chi vorrebbe avere per amico uno che
parlasse in questo modo? Chi lo sceglierebbe tra tanti per
comunicargli i propri segreti? Chi ricorrerebbe a lui nelle
afflizioni? Ed infine, a quale uso della vita lo si potrebbe
destinare?
A dire il vero, è un onore per la
religione avere come nemici uomini così irragionevoli; e la loro
opposizione è così poco pericolosa che essa se ne serve addirittura
per confermare le sue verità.
Perché la fede cristiana non mira
quasi ad altro che a stabilire queste due cose: la corruzione della
natura umana e la redenzione offerta da Gesù Cristo.
Orbene, se costoro non servono a
mostrare la Verità della redenzione con la santità dei loro
costumi, risultano meravigliosamente utili, almeno, a mostrare la
corruzione della natura con i propri sentimenti così scriteriati.
"Il traghettamento di Caronte" di Alexander Litovchenko |
Niente è così importante per l'essere umano quanto il suo stato; nulla è così temibile quanto la sua sorte. E quindi, non è affatto normale che si trovino degli uomini indifferenti al loro futuro e al pericolo di un'infinità di miserie.
Essi però si comportano ben diversamente nei riguardi di altre situazioni: hanno timore perfino delle cose più insignificanti, le prevedono, le sentono...
E il medesimo uomo che passa tanti
giorni e tante notti nella rabbia e nella disperazione per la perdita
di un posto di lavoro o per qualche offesa immaginaria al proprio
onore, è lo stesso che sa di perdere tutto con la morte, e vi pensa
tuttavia senza preoccuparsene, senza agitarsi... né avendo alcuna
minima emozione.
Questo profondo disinteresse alle cose
più essenziali, in un cuore sensibile nello stesso tempo a tutte le
altre di minore importanza, è mostruoso... è un incantesimo
insondabile, un assopimento innaturale... indizio di una forza
potente che lo produce.
Ci deve essere uno strano sovvertimento
nella natura umana per compiacersi di essere in questo stato, in cui
pare incredibile che si possa trovare anche una sola persona.
Nondimeno, l'esperienza ce ne fa
scorgere un così gran numero che il fatto sarebbe sorprendente se
non sapessimo che la maggior parte di loro si comporta così per non
sfigurare e lo fa solamente per imitare gli altri.
Lascino dunque costoro tali
comportamenti a quelli che sono molto più induriti per esserne
capaci e siano almeno onesti con sé stessi, riconoscendo infine che
esistono soltanto due categorie di persone che possono dirsi
ragionevoli:
‒ quelle che servono Dio con tutto
il cuore perché Lo conoscono e quelle che lo cercano con tutto il
cuore perché Non Lo conoscono.
Relazione, adattamento e cura:
Sebirblu.blogspot.it
Tratto dal libro: "I Pensieri" di
Blaise Pascal
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