Sebirblu, 11 agosto 2020
È incredibile come il contenuto di
questo libro ormai famoso che molti attribuiscono alla fervida
fantasia dell'Autore, coincida perfettamente con le verità insegnate
dalle più grandi menti spirituali che hanno illuminato veggenti e
mistici da millenni.
Sono le Purissime Intelligenze che
vibrano nei Piani Infiniti e che si manifestano continuamente ai
semplici e ai puri di cuore che intendono seguire la via della Luce e
del Bene.
L'Ultrafanìa, di cui spesso ho parlato, ved. QUI e QUI, conferma
inequivocabilmente tutto quanto Giorgio Dibitonto e i suoi amici
hanno vissuto nella loro straordinaria esperienza.
È inutile perciò irridere e
minimizzare la portata di questa testimonianza, perché è vicino il
tempo in cui anche i più scettici dovranno arrendersi all'evidenza
dei fatti e piegare le ginocchia e il capo dinnanzi alla maestosità
di Dio che riprenderà il dominio su questa Terra distrutta
dall'arbitrio e dall'arroganza dell'uomo.
Ho pubblicato altri due post inerenti
al testo (QUI e QUI) che, prefigurando i tempi attuali, ci avvisano
degli eventi in arrivo e ci ammaestrano sul comportamento da tenere
se vogliamo uscirne senza esserne trascinati e coinvolti pesantemente.
"A bordo dell'astronave"
- dal cap. 12 -
La sera del ventisette luglio vi fu un
nuovo incontro. Dopo una lieve salita, la luce del disco ci segnalò
la presenza dei Fratelli dello Spazio. Ci venne incontro Raffaele, e
ci condusse fino ad esso, che era poggiato a terra fra gli alberi.
Dal portello aperto una luce
bianchissima illuminava il prato. Leggendomi nel pensiero, Raffaele
mi assicurò che non avrei sofferto di alcun disturbo, né di
vertigini. Visto da vicino, il mezzo spaziale appariva maestoso, e
una luce soffusa traspariva da tutti i suoi punti.
Tina era visibilmente commossa.
Raffaele mise piede nel mezzo spaziale, e con la mano ci fece cenno di
seguirlo. Entrò per prima Tina, poi io, e poi Paolo, che era venuto
con noi.
L'interno era di una particolare
semplicità. L'abitacolo era illuminato da una luce che si diffondeva
ovunque, senza che ne apparisse una fonte manifesta. Sotto la grande
cupola, quattro pannelli luminosi fungevano da pareti.
Provai un'emozione straordinaria: tutti
eravamo illuminati da quella luce che non ha eguali sul nostro
pianeta. Pace e sensazioni di liberazione interiore si mescolavano
alla gratitudine per quegli Esseri meravigliosi che ci davano una
simile opportunità. Ero pervaso dalla commozione.
Tina conversava con Orthon, mentre
Firkon spiegava qualcosa a Paolo che lo guardava meravigliato. Dissi
a Raffaele che non sarei stato capace di esprimere la mia gioia.
Raffaele sorrise e guardò Paolo, che ora taceva con l'espressione di
chi stia vivendo un'esperienza straordinaria e non voglia sciuparla
con le parole.
Uno dei pannelli era illuminato da
linee colorate e lampeggiava di luci; un Fratello, che vi stava
seduto di fronte, si alzò e si avvicinò per darci il benvenuto.
Era alto, aveva gli occhi di un colore
tra il verde e il celeste e i capelli castani con riflessi color rame
che gli scendevano quasi fino al collo. Fui colpito dalla sua
squisita gentilezza. Si scusò e tornò al suo posto di fronte al
pannello delle luci.
Il portello si richiuse, e il pavimento
sul quale poggiavamo i piedi ebbe un lieve sussulto ed una vibrazione
che si protrasse. «Stiamo salendo» ‒ disse Raffaele ‒ «fra
poco saremo a bordo dell'astronave».
Vi erano, in quella sala sotto la
grande cupola, tre gruppi di sedie. Raffaele ci invitò a sederci, e
sedette anche lui. Gli altri Fratelli andarono a parlare a bassa voce
con l'uomo che pareva pilotare.
«L'astronave» ‒ ci informò
Raffaele ‒ «si trova fuori dell'atmosfera della Terra. Non ci
vorrà molto per raggiungerla».
Vennero a sedersi accanto a noi anche Orthon e Firkon. Quest'ultimo mostrava la sua esultanza per averci a bordo, e rideva bonariamente sulla paura delle vertigini che avevo prima di salire.
«Come vedi» ‒ rideva simpaticamente
‒ «stiamo tutti bene». Risi con lui, e gli confermai che era
proprio come non avrei mai potuto immaginare. Tina espresse la sua
ammirazione per la semplicità e la funzionalità del velivolo.
Paolo era riuscito ad esprimere la sua
sorpresa di trovarsi nello spazio. Io stavo meditando sul come i
Fratelli ci facessero vivere esperienze così grandi, con tanta
naturalezza e bontà. Mi dicevo che tutto questo era frutto di una
grande intelligenza e conoscenza delle cose. Non so quanto tempo
passò. Il disco ebbe un leggerissimo sussulto. «Siamo arrivati» ‒ annunciò Raffaele. «Stiamo entrando nell'astronave».
Ci alzammo, e il portello si aprì.
Usciti di là, ci trovammo a camminare in un corridoio dal soffitto
non molto alto. Le pareti parevano fatte di un metallo fuso con
vetro. Avevano una specie di trasparenza e luminosità difficili da
spiegare, ma gradevolissime a vedersi. Una porta si aprì di fronte a
Raffaele, in fondo al corridoio, senza che nessuna maniglia fosse
stata toccata.
Entrammo in una sala abbastanza grande,
permeata di riflessi colorati che rendevano vivi tutti gli oggetti,
come se rispecchiassero infinite fonti luminose impossibili da
individuare, e ciò offriva toni di soavità, calore e finezza ad
ogni cosa che cadeva sotto i nostri occhi.
Tina volle toccare il tessuto di una
delle poltrone sparse a gruppi qua e là in quell'ambiente
piacevolissimo. Firkon le sorrise leggendo nella sua mente una
domanda. Quel tessuto simile ad oro pallido poteva essere di stoffa,
ma la consistenza e la morbidezza facevano pensare ad una sostanza
sconosciuta sulla Terra.
«Abbiamo molte cose da dirci» ‒ egli
osservò. «Il tempo non è molto». Mi accorsi che dall'istante in
cui eravamo saliti a bordo dei mezzi spaziali avevo perduto il senso
del tempo. Raffaele ci invitò a sederci. Prendemmo posto su un
divano, davanti a cinque poltrone in semicerchio che accolsero
Raffaele, Orthon e Firkon.
Osservai il soffitto, e mi parve meno
luminoso delle pareti. Variazioni appena accennate della colorazione
davano l'impressione di una consistenza fluida del suo spessore. Era
come se mani invisibili giocassero su una carta da presepio, e
l'effetto in chi osservava era piacevole e riposante.
Entrarono Kalna, Ilmuht e Zuhl, e noi
trasalimmo di felicità. Parevano più giovani in quella luce
straordinaria, anche per l'effetto cromatico del loro abbigliamento.
Sedettero, dopo averci tributato una festosa accoglienza.
«Da tempo aspettavamo questo momento» ‒ disse Raffaele in modo pacato. La sua voce produsse un'atmosfera ancor più intensa. Tina, Paolo ed io eravamo commossi. Così i Fratelli.
Raffaele mi fissò con dolcezza, ed io
non potei astenermi dall'elogiare la rara bellezza dei fiori che
erano posti in vasi trasparenti, sul tavolo alla nostra destra.
Avevano forme e colori meravigliosi, a ellisse, rotondeggianti o a
calice. Sulla Terra non ne avevo mai veduti di simili. Emanavano un
profumo delicatissimo, che procurava soavi sensazioni.
«L'Amore Universale è la vita di
tutta la Creazione. Il mistero del male è tutto qui: la perdita
dell'Amore. Amare è essere nella Luce. La cecità interiore,
l'ignoranza, la malvagità, sono tutti effetti della mancanza
d'Amore. L'Essenza Divina è Amore, e da Essa procede l'intero
Creato».
Con queste parole Raffaele iniziò a
dirci cose che catalizzarono la nostra attenzione. «Il male» ‒ precisò ‒ «è non essere nell'Amore. Per chi invece non lo vive, è
difficile percorrere le infinite vie della Consapevolezza che
conducono al Creatore: somma aspirazione di ogni Sua creatura.
Per chi non pratica l'Amore, e quindi
si trova nel male, la vera Conoscenza è difficile, persino
impossibile. Più si è immersi nella sua Luce, e più facile è
comprendere questa Forza grandiosa.
Purtroppo, sulla Terra vi sono poco
Amore e poca Conoscenza. Ecco perché gli uomini, prima di poter tornare sul giusto cammino che conduce a Dio ‒ fonte di Tutto ciò
che è buono ‒ dovranno parecchio sperimentare, soffrire e
comprendere le illusioni e gli errori del male».
«Voi» ‒ proseguì ‒ «siccome siete
nelle tenebre, complicate le cose. La semplicità è una delle grandi vie della Luce. Ecco perché vi fu detto che per conquistare il Cielo
è necessario farsi fanciulli. Ciò che è superiore e profondo, è sempre estremamente semplice».
Orthon prese a sua volta la parola. «Vi
saranno mostrate» ‒ annunciò ‒ «alcune situazioni. Lo faremo con sobrietà
e metodo, affinché possano esservi forniti alcuni elementi atti a
farvi comprendere concetti più alti. Poi vi faremo visitare
l'astronave e faremo festa con voi».
Firkon ci invitò a disporre la nostra
mente all'accoglienza, e il nostro cuore a donare la nostra
partecipazione.
«Guardate da quella parte» ‒ disse
Kalna indicando la parete che stava alla nostra sinistra, dal lato
opposto a quello del tavolo coi fiori. «Osservate quanto vi verrà
esposto». Ci voltammo, e tutti fissarono lo sguardo verso il punto indicato.
La luce dell'ambiente si abbassò, creando un'atmosfera più intima. Tina e Paolo non battevano ciglio. Una specie di fumosità si produsse in un punto della stanza.
La luce dell'ambiente si abbassò, creando un'atmosfera più intima. Tina e Paolo non battevano ciglio. Una specie di fumosità si produsse in un punto della stanza.
Alex Alemany |
Sembravano dei vapori che condensandosi formavano una nube grigiastra. Da tale nube si andarono delineando tre figure. Noi guardavamo stupiti quell'incredibile metamorfosi sorta dal nulla. A poco a poco, vedemmo concretizzarsi le sagome di un uomo, di una donna e di un bambino.
Erano reali, sotto i nostri occhi, e
allo stesso tempo ci apparivano come una scena di un film o di un
teatro. Quel vapore continuò a definire le strutture di alcuni
alberi delineando, al di sotto, tutto quanto può rappresentare un
prato con erba, fiori e piccole piante.
L'uomo sedette su una pietra; la donna,
che stava in piedi, indossava maglietta e pantaloni. Il bimbo
tracciava sull'erba dei segni con un piccolo pezzo di legno. Era una
scena campestre, forse la gita di una famigliola. Quelle figure che
dapprima vedevamo come in uno schermo televisivo in bianco e nero, ma
completamente reali, andavano colorandosi.
La sostanza grigiastra e vaporosa
emetteva colore, e presto la luminosità di tutta la scena aumentò
di molto. Nel contempo, andava abbassandosi la luce dell'ambiente
dove eravamo. Cominciai a sentirmi coinvolto in ciò che vedevo.
L'uomo si alzò, e conversò con la
donna che doveva essere la sua sposa. Il bambino canticchiava
trastullandosi, noncurante dei genitori a lui vicini. Udimmo la voce
melodiosa di Ilmuth, che ci avvertiva: «Ora» ‒ spiegò ‒ «vi sarà
fatto vedere, in questa scena familiare di repertorio, quanto ci sta a cuore possiate comprendere. Fate attenzione».
Le tinte delle figure umane, dei
vegetali e delle cose prima si intensificarono, poi iniziarono ad
attenuarsi. I vestiti che indossavano i tre si confusero in quelle
tenui colorazioni e ci apparvero tre corpi umani "più fluidi" ben fatti. Quelli
appunto di un uomo, di una donna e di un bambino.
Un colore celestino-chiaro cominciava
ad emergere, sovrapponendosi all'incarnato dei loro organismi ed
evidenziando un altro corpo (quello eterico; ndr) leggermente più
luminoso e visibile, in maniera tale da far scorgere, per ogni
persona, i due corpi coincidenti ma in realtà separati l'uno
dall'altro.
Il processo si ripeté, ed altri corpi
vennero a mostrarsi, tutti collimanti sebbene divisi; dalle
luminescenze e dai colori diversi. Potevo osservare che quanto più
ciascuno di essi appariva in profondità, maggiormente era luminoso,
ma non copriva la vista dei precedenti più esterni ed oscuri. Nei
contai sette. (Cfr. QUI; ndr).
L'ultimo, al nucleo, appariva candido, e palpitava come se pulsasse
ritmicamente di luce. Ad ogni palpito emanava un chiarore che
attraversava tutti gli altri corpi, fino a quello fisico.
«Guardate» ‒ disse Ilmuth ‒
«Osservate anche le piante e la roccia». Anche per loro, come per
le persone, era avvenuta la stessa cosa. Era una scena mai vista.
Tutto mostrava un'interiorità vitale, una ricchezza di
colorazioni... I ritmi dei passaggi di quella luce e la simmetria
delle forme, mi sbalordivano. Non avrei mai potuto immaginare una
cosa simile.
Dale Terbush |
«Vi è possibile visualizzare qui» ‒ continuò Ilmuth ‒ «i vari livelli d'energia vitale nell'uomo, nella vegetazione e nelle strutture del regno minerale. Potremmo anche suddividere queste sette dimensioni in tre modi di essere, somiglianti fra loro» (fisico, psichico e spirituale, cfr. QUI; ndr).
Guardai e vidi che i primi tre corpi
più superficiali erano simili nel loro aspetto, soprattutto riguardo
al senso di consistenza e al grado di tenue luminosità. I tre
successivi erano più luminosi ed apparivano più sottili ed
evanescenti nel maggior grado di profondità.
L'ultimo, che pulsava bianchissimo, appariva in una luce eccezionale e chiaramente irradiava flussi
ritmici di intensa luce a tutti gli altri corpi, attraversandone
tutta l'estensione. Mi resi conto che non era fattibile, sulla Terra,
riuscire a penetrare tutta quella realtà nascosta.
Tale scenario insolito aveva prodotto
delle opportunità ai miei sensi che in un normale stato di
coscienza, come noi siamo soliti vivere, non poteva accadere.
«Il corpo più esterno ‒ riprese Ilmuth ‒ «è quello materiale. Gli altri sono di energia meno
densa, eterica, astrale, mentale o cosmica, come la chiamano i vostri studiosi
sulla Terra. Con ognuno di questi veicoli, l'Essere può vivere in
diversi mondi e dimensioni, su pianeti più evoluti.
L'involucro più esterno muore, e il
corpo sottostante è pronto ad attivarsi pienamente nel nuovo
ambiente energetico. È quanto avviene alla morte, ma in realtà è
soltanto una nascita col nuovo rivestimento in un livello superiore,
in un nuovo mondo di pari grado evolutivo a quello in cui si trova
l'individuo stesso.
Poiché i piani sono innumeri (come
sconfinati sono i modi d'essere dell'uomo, cfr. QUI e QUI; ndr),
anche i corpi latenti umani, pur essendo sette, presentano
infinite sfumature e densità. Vi mostriamo soltanto questi per
facilitare la vostra piena comprensione».
Ero tutto concentrato in quella realtà meravigliosa. Udii la voce di Tina che esclamava: «La
bellezza dell'ultimo corpo luminoso è estasiante!».
«È quanto volevamo comprendeste
maggiormente» ‒ intervenne Kalna, e la sua voce esprimeva
soddisfazione. «Il corpo bianco-lucente che emette ondate di energia
potenziale verso i corpi astrali, fino a quello fisico è la
visualizzazione di ciò che voi chiamate "Spirito".
Nella Scrittura voi potete trovare che
l'essere umano viene suddiviso in corpo, anima e Spirito, intendendo
per corpo quello materiale, per anima (o psiche; ndr) l'insieme dei
corpi astrali e mentali, e per Spirito quell'Ente essenziale
dell'uomo (rivestito, fino ad evoluzione conclusa, del suo corpo
causale; ndr) che è eterno e quindi non morirà mai perché
Particella divina, sede della Vita e della Coscienza Universale».
"Luce in Movimento" di Marcello Ciampolini |
«Lo Spirito» ‒ proseguì Ilmuth ‒ «ha la capacità di vivere nello sconfinato ambiente oltre la Barriera Celeste (o Biotesi dell'Immortalità; ndr) mentre, quando è ancora avviluppato nei suoi involucri astrali, non può oltrepassarli e deve soggiornare nei mondi cosmici adatti al proprio grado evolutivo».
Firkon spiegò: «I Fratelli dello
Spazio, quali noi siamo, sono coloro che hanno realizzato il maggior
grado spirituale e quindi normalmente risiedono nei luoghi sublimi della Luce siderale.
Essi sono quelli che le Scritture chiamano
spesso Angeli del Signore, avendo la facoltà di intraprendere viaggi
in tutte le dimensioni cosmiche e di rivestirsi, secondo la
necessità, dei corpi adatti (condensando le energie appropriate di
volta in volta; ndr).
Invece, i Fratelli che non si sono
ancora evoluti al punto di liberarsi dai corpi sottili e poter
oltrepassare la suddetta Barriera Celeste, hanno la possibilità di
scendere nei piani inferiori per portare soccorso. Questo lo possono
fare autonomamente, in virtù delle loro conoscenze e delle missioni
che si propongono o vengono loro affidate.
Per recarsi nei mondi a più alta
frequenza vibratoria, come è accaduto a voi oggi, essi devono
affidarsi a noi, perché ci troviamo in uno stato di Consapevolezza
dello Spirito, collegato sempre al Creatore che opera attraverso di
noi, permettendoci di farvi attuare viaggi in mondi superiori al
vostro grado evolutivo». [...]
[...] Raffaele richiamò la nostra
attenzione a quanto avveniva ora nella nube colorata che mostrava le
tre figure umane e un giardino. L'uomo e la donna discutevano. Notai
che l'uomo muoveva le braccia come si è soliti fare in una
discussione animata. Ne udimmo la voce. Rimproverava la sposa di
qualcosa che non compresi bene, ma che riguardava il bambino. Questi
pareva non curarsi del diverbio fra i genitori e continuava a
trastullarsi.
«Osservate» ‒ disse Raffaele ‒
«ora vedrete le conseguenze dell'ira sui corpi sottili e sul corpo
spirituale di questi fratelli».
L'uomo emetteva parole severe alla
donna, accusandola di non essere in grado di fare il suo dovere. Era
accigliato, e la sua donna lo guardava sorpresa. Vidi la figura
dell'uomo, i contorni dei suoi corpi deformarsi, come se venissero
distorti da una forza bruta.
L'armonia delle linee veniva
compromessa. Dal corpo spirituale che si offuscava e perdeva la
propria bianchissima luminosità, partivano flussi di grumi
energetici che attraversavano gli altri corpi alterandone la luce,
l'omogeneità e la forma.
L'uomo ora gridava, e la donna
piangeva. La luce biancastra del suo corpo spirituale si fece di un
colore sporco, sul marrone scuro; tutto il suo essere subì un'ondata
di quella colorazione sgradevole e la sua sagoma si contrasse
restando menomata.
Soltanto il corpo materiale, benché
divenuto il contenitore di quelle deformazioni e stravolgimenti che
avevano investito gli altri corpi oscurandoli, subì un minore
deturpamento.
Adesso, dal corpo dell'uomo fuoriuscivano scariche di
energia vitale disordinata e cupa che si espandevano in emissioni
successive nell'aria circostante penetrando nei corpi sottili della
donna che, a loro volta, si contraevano deformandosi e procurando
anche ad essi un abbassamento della loro naturale luminosità.
Aura di un individuo in preda all'ira. |
«Ciò che vedete» ‒ spiegò Raffaele ‒ «è quanto avviene in un essere umano la cui coscienza si abbandona all'ira. La sua energia vitale si oscura e si deforma. Dal corpo spirituale questo sconquasso si trasmette a tutti gli altri corpi, fino a quello materiale, e tutti ne soffrono. (Ne vengono investiti anche gli astanti; ndr).
L'energia vitale di ogni individuo è
connessa, attraverso l'ambiente, con quella dei suoi simili e quindi
chi vive ordinatamente e bene giova ai Fratelli, mentre chi vive
disordinatamente e male danneggia non solo gli altri, ma l'intero
contesto a lui d'intorno.
Tutto il Creato è in comunione, e più una realtà è sottile, più è vitale. Il pensiero, le sue forme e
quella che voi chiamate fantasia o immaginazione è di una tale
consistenza che l'uomo chiuso nella materia non può comprendere.
[...]
Intanto l'uomo seguitava nella sua
esplosione d'ira, ed il «contagio energetico» poc'anzi descritto,
investiva pure il figlioletto che tuttavia seguitava a mostrare
noncuranza alla lite dei suoi.
Anche la vegetazione era pervasa da
quelle ondate di energia oscura e dannosa persino nel ritmo di
emanazione, provocando disarmonia nella roccia. (Ecco il perché
dell'accentuarsi dei disastri sulla Terra!). Cominciammo tutti a
sentirci invasi da quel malessere.
«Che brutta cosa!» ‒ disse Tina ‒
«Che brutta cosa!».
La scena subì un'accelerazione, poi
rallentò al tempo naturale. Ora l'uomo cingeva dolcemente la sua
sposa che si asciugava le lacrime. Il piccolo, tra loro, rideva a
tratti, contento. Intanto, i corpi dei tre e di tutte le realtà
vegetali e minerali si stavano ricomponendo.
Ondate di luce e colore davano nuova
armonia e respiro a quelle figure. Sentivamo tornare in noi gioia e
felicità mentre si allontanava l'incubo di quanto avevamo veduto e
provato.
La scena si spense pian piano e la nube
vaporosa tornata sul grigio svanì lentamente. La luce ambientale
apparve come prima e Raffaele insieme agli altri ci sorrideva, come
se fossimo usciti da una parentesi di turbamento. Con gioia, ripensai
al viaggio dalla Terra all'astronave sulla quale mi trovavo con Tina,
Paolo e quei Fratelli.
Riprese la parola Raffaele: «Se tutti
i figli del Padre Iddio avessero usato la libertà loro concessa per
seguire soltanto le infinite vie dell'Amore Universale e si fossero
affidati esclusivamente alla bontà delle Sue Leggi, non vi sarebbe
stata la necessità di sperimentare dimensioni cosmiche così
limitate rispetto allo Spazio infinito al di là della Barriera
Celeste.
Ma poiché vi fu in origine un
"Ribelle" (Lucifero; cfr. QUI e QUI; ndr) il quale convinse
tanti altri che si sarebbe potuto disobbedire al Padre Buono agendo
anche senza di Lui, da quell'atto di superbia ebbe inizio, come
conseguenza, il male. (Cfr. QUI; ndr).
"Caduta degli Angeli ribelli" di Giovan Battista Beinaschi |
Fu allora che l'Eterno creò i mondi astrali e materiali che, sebbene meravigliosi come Opera delle Sue Mani, erano però pur sempre definiti.
In essi molti Suoi figli si
dettero all'egoismo in luogo della compartecipazione, alla
cattiveria al posto della bontà, al sadismo invece che alla felicità
di veder gioire i propri Fratelli.
I reprobi perseguirono le vie del male
anziché del bene, l'odio al contrario dell'Amore, la cecità
piuttosto della Conoscenza che vivifica.
Ecco perché venne a crearsi la materia: (perché le energie trattenute e non emanate, come tutta la compagine stellare fa, si condensarono incapsulando l'Essere nella sua prigione di carne. Ndr) e inoltre, perché lo Spirito e la Coscienza racchiusi in essa avrebbero avuto una difesa.
Ecco perché venne a crearsi la materia: (perché le energie trattenute e non emanate, come tutta la compagine stellare fa, si condensarono incapsulando l'Essere nella sua prigione di carne. Ndr) e inoltre, perché lo Spirito e la Coscienza racchiusi in essa avrebbero avuto una difesa.
Voi avete visto come il corpo fisico
sia il meno sensibile; quello che ammortizza lo sconvolgimento causato
dalle passioni nei corpi sottili dell'uomo. Se questi figli non
avessero il rivestimento fisico e astrale, essi sperimenterebbero la
negatività che la loro spinta ribelle vuole provare in condizioni
ben più palesi e di dolore.
È importante che l'uomo si convinca
dell'inutilità e pericolosità del male durante la sua vita di
tempo, perché altrimenti in altre dimensioni ne farà l'esperienza
patendo molto di più e subendone tutta la violenza.
Occorre che l'uomo sappia comprendere
la Bontà del Padre, che non ha tolto la libertà ai figli infedeli
al suo Amore, ma ha concesso loro di potersene convincere in una
situazione di minore sofferenza.
La stessa sofferenza è mezzo di
salvezza, il dolore è la Voce dell'Eterno che richiama le sue creature, è
purificazione, è Amore. (Cfr. QUI; ndr).
Guai, se non ci fosse il dolore fino a
quando non sia stato recuperato l'ultimo figlio del Padre! Voi avete
assistito al suo effetto in quell'uomo che ha compreso di stare
offendendo la propria sposa e danneggiando l'animo sensibile del
bambino.
Il rimorso provato dalla sua coscienza era un'energia viva che si sprigionava dal suo Spirito ricomponendo e
ridando armonia al suo Essere, a quello della compagna e del figlioletto».
"Purificazione" di Tomasz Alen Kopera |
«Quando la bontà e l'Amore saranno riconquistati dai figli della Terra» ‒ disse Kalna con voce tenerissima ‒ «in quel momento il vostro Spirito produrrà energie mirabili che daranno Luce alle vostre menti e calore ai vostri cuori. Allora la forza benefica che da voi si sprigionerà risanerà i vostri mali spirituali, morali e materiali.
Anche gli animali ne saranno
disintossicati, le piante e i sassi. Voi non potete immaginare come
tutta la realtà vitale dell'ambiente sia legata alla vostra
coscienza. Le menti condizionano realmente l'habitat circostante, i loro mondi.
Tutto è vivo: ogni vostro moto
dell'animo, ogni desiderio, pensiero o sentimento, così come ogni
vostra passione. Irridere queste realtà significa prolungare il
cammino verso la Luce di molti millenni ancora.
Ogni figlio del Padre perverrà alla
Conoscenza spontaneamente, in modo libero, in virtù della propria
cognizione della verità, del bene e dell'illusorietà del male.
Noi vi aiuteremo sempre, fino a quando il Genitore Divino sarà nuovamente felice di poter riavere il vostro amore e la vostra fiducia in Lui, Unico Creatore, Sommo Amore e Dio.
Noi vi aiuteremo sempre, fino a quando il Genitore Divino sarà nuovamente felice di poter riavere il vostro amore e la vostra fiducia in Lui, Unico Creatore, Sommo Amore e Dio.
Ogni pensiero ha una sua forma, un
proprio colore, un profumo, una voce e un significato. (cfr. QUI e QUI; ndr). Cosí tutto ciò che vive nello Spirito umano.
I figli dell'Eterno possono crearsi paradisi o realizzare altrettanti inferni. Egli si adopererà sempre per ricondurli a Sé, e noi saremo i suoi fedeli collaboratori, finché tutti si convinceranno della verità delle cose».
I figli dell'Eterno possono crearsi paradisi o realizzare altrettanti inferni. Egli si adopererà sempre per ricondurli a Sé, e noi saremo i suoi fedeli collaboratori, finché tutti si convinceranno della verità delle cose».
"L'uomo schiavo di sé stesso" di Ban Sarolta |
Firkon mi guardò negli occhi. Compresi che aveva letto nel mio pensiero la domanda che volevo porre.
«Sì» ‒ mi disse con tono grave e sicuro. «Sì, tutto questo finirà. I figli ribellatisi a Dio, che stanno
conducendo esperienze sbagliate, presto se ne renderanno conto. Essi
provocheranno sulla Terra tanto dolore che anche i ciechi vedranno, e
i sordi sentiranno.
I cuori si scioglieranno dalla loro
millenaria durezza, le menti vorranno la Luce. Allora l'Eterno Padre farà
una festa senza precedenti nella storia della Creazione perché il
"figliol prodigo" avrà fatto definitivamente ritorno alla
sua Casa d'origine.»
«Sta scritto» ‒ soggiunse Raffaele
pensosamente ‒ «che soltanto il "figlio della perdizione"
si perderà. (Lucifero, cfr. QUI, che per somma superbia rifiuterà
di pentirsi; ndr). Questo rattrista infinitamente il cuore dell'Altissimo e fa soffrire il nostro.
Questi uomini testardi (che lo hanno
seguito e lo seguiranno; ndr) non vorranno capire la lezione, ma non
potranno più nuocere. Per essi tutto il piano d'Amore e di Salvezza
non avrà dato frutto. Noi non possiamo sostituirci al Padre Iddio.
Egli ha preparato qualcosa anche per
loro; ma guai a tentare l'immensa Bontà, la Misericordia e la Giustizia di
Dio! Questi nostri fratelli ostinati non dimentichino che sempre e in
ogni momento vi sarà compassione, perdono e Amore per loro. Ma
dovranno soffrire nella misura della loro incredibile ostinazione».
«Quanto è avvenuto sulla Terra in
questi millenni di storia di dolore, ingiustizia e sangue» ‒
aggiunse Raffaele con tristezza ma con voce ferma ‒ «nel Cosmo
resterà d'esempio affinché la colpa sia mostrata in tutti i suoi
aspetti di orrore». (Infatti non ve ne sarà un'altra mai più;
ndr).
«Essa ormai sta raggiungendo il limite
che il Padre ha posto nel Suo amorevole Cuore. Egli non permetterà
che si soffra oltre, e tutti potranno avere la ricompensa per tutto
quello che hanno sopportato in sé stessi». [...]
[...] Poi, Raffaele ci invitò a
seguirlo. Vennero con noi Orthon e Firkon. Visitammo vari reparti di
quell'enorme e meravigliosa casa di luce. Fummo condotti in una sala
dove brindammo con una sostanza soavissima. Poi Kalna cantò, e
udimmo una musica che commosse Tina fino alle lacrime.
Avevamo l'animo saturo di leggerezza,
di pace e la certezza dell'Amore senza fine dei Fratelli. Quindi, ci
ricondussero, attraverso il corridoio, nel disco che ci avrebbe
riportati a terra. Nostri compagni di viaggio furono ancora Raffaele,
Orthon e Firkon.
«Tempo verrà» ‒ diceva Ilmuth,
mentre Kalna ci sorrideva ‒ «che non ci separeremo più. Tutti i
fratelli della Terra che lo vorranno potranno viaggiare con noi nello
spazio. Basterà volerlo, e soprattutto essere figli dell'Amore di
Dio.
Insieme visiteremo mondi e solcheremo
nuovi cieli. Saremo sempre in missioni d'Amore e di Conoscenza per
altri fratelli che vorranno evolversi presto. Siatene certi» ‒
concluse Kalna ‒ «questa è la Verità».
Ci salutammo tutti con un abbraccio, e
mentre prendevamo posto nel disco, la luce dell'abitacolo agiva in noi
per prepararci a tornare nell'atmosfera terrestre.
Il nostro cuore era rimasto
sull'astronave, con tutta la sua luce, i colori e i profumi. Il
piccolo velivolo ci riportò dove ci aveva prelevati qualche ora
prima. Erano circa le sei del mattino.
Relazione, adattamento e cura di:
Sebirblu.blogspot.it
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