Gustave Doré ‒ "Visione della SS. Trinità" ‒ Divina Commedia |
Sebirblu, 31 gennaio 2023
Nel penultimo post, in cui parlavo del beato monaco cistercense Gioacchino da Fiore, ho riportato la visione da questi avuta sui tre cerchi colorati e luminosi apparsigli in uno splendore inimmaginabile, raffiguranti la Santissima Trinità e descritti nel post scriptum con le terzine di Dante nel Paradiso della Divina Commedia (ved. QUI).
Ebbene, anche al veggente Giuseppe Auricchia, a cui ho dedicato un post QUI, è stata presentata la medesima configurazione in un incisivo e straordinario messaggio di Gesù, ricevuto nel giorno della Candelora di dodici anni fa.
Adesso, dal momento che domani si celebra di nuovo il ricordo della Presentazione di Gesù al Tempio, che in forma dettagliata e approfondita ho esposto QUI, e prima di riportare un brano molto interessante su una riflessione di un dotto sacerdote su tale ricorrenza, pubblico ciò che è stato detto da nostro Signore all'umile Suo portavoce siciliano.
Giuseppe Auricchia ‒ (1916‒2012) |
"La Nostra Trinità è Luce illuminata
Giuseppe Auricchia: "È la notte del 2 febbraio 2011, sono le ore 1:30. Non trovo riposo. Mi giro da una parte all'altra con sofferenza, con i miei dolori. Vedo una Luce folgorante penetrare nella mia camera, è Gesù che così mi dice":
"Guarda questa visione del Sole. Come tutte le altre da te ricevute, questa fu del 6 gennaio 1991, che non hai veduto. Ora scrivi: Dio da Dio, Luce da Luce, generato ma non creato. La Santissima Trinità è Luce, Amore che si compendia nell'Ostia Santa. Figlio scrivi ciò che non hai visto.
La Nostra Trinità è Luce illuminata da una Sorgente vivente in sé stessa, operante in sé stessa. L'universo è tanto grande quanto Essa è infinita. La Sua Essenza riempie i Cieli, scorre sul Creato, domina sugli astri infernali.
Non vi penetra, sarebbe finito l'inferno, ma li schiaccia col suo rutilare che beatifica nel Cielo, consola sulla terra, terrificante nell'inferno.
Tutto è assolutamente trino in Noi: le forme, gli effetti e i poteri. Dio è Luce, Luce vastissima, maestosa, pacata e data dal Padre. Cerchio infinito che abbraccia tutta la Creazione, dall'attimo in cui fu detto: "Sia Luce fino ai secoli dei secoli".
Poiché Dio che era, è e sarà in perpetuo, abbraccia la Creazione da quando essa fu e continuerà ad abbracciare, allorché nell'ultima espressione eterna, dopo il Giudizio, rimarrà nel creato e abbraccerà coloro che sono eterni con Lui nel Cielo.
All'interno del cerchio eternale del Padre si trova un secondo cerchio, generato da Lui diversamente, ma non contrariamente operante, perché l'Essenza è una, ed è il Figlio.
La Sua Luce più calda, non darà soltanto la vita ai corpi, ma la ridarà alle anime che l'avevano perduta, mediante il Suo Sacrificio. È un dilagare di Raggi potenti e soavi, che nutrono la vostra umanità e ammaestrano la vostra mente.
Dentro il secondo cerchio, prodotto dal duplice operare, ce n'è un terzo, dalla Luce più vibrante e accesa, è lo Spirito Santo. È l'Amore prodotto dai rapporti del Padre col Figlio, tramite i Due, e conseguenza dei Due. È meraviglia delle meraviglie!
"Liber Figurarum" di Gioacchino da Fiore. |
Della vostra persona, creata ad immagine e simiglianza di Dio Uno e Trino, lo Spirito Santo è Crisma sulla Creazione, fatta dal Padre, è Crisma della vostra individualità, è grazia per fruire del Sacrificio del Figlio, è scienza, è Luce, per comprendere la Parola di Dio.
Luce più riflessa, non perché Essa sia limitata rispetto agli altri scelti, ma perché è lo Spirito dello Spirito di Dio e perché nella Sua Contemplazione è potentissima, come è potentissima nei Suoi effetti.
Per questo Dio disse: "Quando verrà il Paraclito vi istruirà". Neppure Io, che sono il Pensiero del Padre, divenuto Parola (Gesù, il Cristo, cfr. QUI; ndr), posso farvi capire quanto può, con un solo balenare, farvi comprendere lo Spirito Santo.
Se davanti al Figlio, ogni ginocchio si deve piegare, dinnanzi al Paraclito si deve inchinare ogni spirito, perché lo Spirito dà vita allo spirito.
È l'Amore che ha creato l'Universo, che ha istruito i primi servi di Dio, che ha indotto il Padre a sancire i Comandamenti, che ha illuminato i Profeti, che ha concepito in Maria il Redentore, che ha messo Me sulla Croce, che ha sostenuto i Martiri, che ha retto la Chiesa operante nei prodigi di Grazia.
Fuoco Bianco, insostenibile alla visuale e alla natura umana, concentrante in Sé il Padre ed il Figlio... è la Gemma incomprensibile, ineguagliabile della Nostra eterna Bellezza. Fissa nella sommità del Cielo, attrae a Sé tutti gli spiriti della Mia Chiesa trionfante e coloro che sanno vivere di Spirito in quella militante.
La Nostra Trinità, la Nostra Triplice ed unica Natura, si fissa in un unico Splendore, in quel punto da cui si genera tutto quanto... ed è un Eterno Essere.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Ti benedico in questo giorno di Luce, Io Gesù Cristo."
Giotto di Bondone ‒ Cappella degli Scrovegni ‒ Padova. |
Il 2 febbraio è il quarantesimo giorno dal Natale e la Chiesa (quella Vera, fondata da Nostro Signore e composta da tutti coloro che lo seguono in Spirito e Verità; ndr) celebra la festa della Luce.
La ricorrenza è suggerita dalle parole del santo vecchio Simeone, che si rivolge al Piccolo Gesù chiamandolo "Luce per illuminare le genti e Gloria di Israele". Questa festa chiude i "misteri dell'infanzia" e prepara alla celebrazione della Pasqua.
Il Cristo entra nelle strutture umane, entra nel Tempio, si affaccia sul nostro spazio e nella nostra era, come scrive Paolo nella Lettera agli Ebrei:
‒ «Egli è diventato partecipe del corpo e del sangue degli uomini, suoi fratelli, rendendosi in tutto simile a loro... Dio, in Gesù, non solo entra nel nostro spazio, ma anche nella nostra fisicità, nella nostra miseria, nel nostro limite e questo fino alla morte... percorre tutte le strade dell'uomo per riscattare ed illuminare l'umanità!»
Scriverà, con poetico acume S. Kirkegaard, che Gesù "è la punta di fuoco dell'infinito nel finito"... e viene a purificare come il fuoco purifica; viene in una famiglia ebraica e nelle strutture legali e rituali umane; viene nella piccolezza della corporeità di un bambino.
Il passo di Luca, che è l'unico evangelista che narra di questo evento al quarantesimo giorno dalla "nascita" (ved. QUI; ndr), inizia con un'espressione strana: "Quando venne il tempo della loro purificazione". Di chi parla?
"Purificazione della Vergine" di Guido Reni. |
Si riferisce alla catarsi dei figli di Levi, a quella del culto, del Tempio e del popolo israelita, così come è presentata e auspicata da Malachia nel testo del suo libro:
"Entrerà il Signore nel suo Tempio, purificherà i figli di Levi perché possano offrire un'oblazione secondo giustizia. E così l'offerta di Giuda e di Gerusalemme Gli sarà gradita".
Si attendeva dunque una visita del Signore, tanto che il Salmo 23 chiede che siano tolti i frontali dei pur immensi portoni del sacro Tempio; devono essere tolti per lasciar passare l'«Immenso»: "Sollevate i vostri frontali ed entri il Re della gloria"...
In quel giorno, però, in cui Maria e Giuseppe vi condussero il Pargoletto per la Sua Presentazione e la purificazione di Lei, l'«Immenso» si presentò come un qualunque bambino fra le braccia dei suoi genitori:
‒ si attendeva l'immensamente grande e arrivò l'immensamente piccolo: il Signore entra nella Sua Casa, ma nella logica del nascondimento e della povertà che sottende alla scelta dell'Incarnazione.
Dunque una Presenza semplice ed umile, che solo i puri possono riconoscere; ed ecco Simeone ed Anna, due vegliardi in cui si compendia tutta la speranza di Israele:
‒ le vecchie braccia di Simeone che accolgono Gesù raffigurano la Prima Alleanza che ha custodito l'antica Promessa e che, finalmente, incontra Colui che la compie.
Il nome "Simeone" significa infatti "Dio ha ascoltato"; l'invocazione israelita è stata accolta, e il Cristo è la risposta alle attese, è il "rilancio" della Promessa che ora, in Lui, si estende a tutte le genti!
Alla fine del suo Vangelo, Luca (2, 22-40; ndr) ci presenta un altro giusto ‒ Giuseppe d'Arimatea ‒ il quale era "in attesa" del Regno di Dio, analogamente a Simeone che invece "attendeva" solo il 'conforto' di Israele.
"Giuseppe d'Arimatea depone Gesù" di Giovanni Girolamo Savoldo. |
Nell'oriente cristiano tale festa è chiamata "Ipapante", ossia "Incontro", e consiste proprio nell'analogia tra l'attesa (generata dalla Promessa) e l'attuazione (generata dalla fedeltà in Dio).
Lo Spirito – che trova in Simeone un cuore ricolmo d'attesa e di speranza – gli permette di riconoscere in quel Bambino "qualunque" la Luce che illumina tutte le genti, la Gloria di Israele...
Che bella questa vecchiaia di Simeone ed Anna, che non s'è trasformata in mera rassegnazione, bensì viene illuminata dalla Speranza che poggia su una precisa Promessa di Dio, il cui cuore ha saputo ascoltare e custodire senza stancarsi: egli avrebbe visto il Messia prima di vedere la morte!
Lo Spirito, dunque, permette a Simeone di riconoscere il Cristo, di cantare la Sua lode, di profetare! Difatti, appena Simeone ha il Bambino fra le braccia, intona il brevissimo ed intenso canto "Nunc dimittis" in dolce abbandono, colmo di fiducia profonda; è il canto di un uomo che vede giunto per sé il tramonto pieno di luce, un tramonto senza paura...
Per questo, fin dal quinto secolo, il Cantico di Simeone è divenuto il carme della Chiesa intera, ad ogni sopraggiungere della notte!
Egli è come una sentinella che ha vegliato a lungo e finalmente, vedendo spuntare la luce, può andare a dormire: non ha nulla di malinconico, il suo canto è un saluto gioioso alla compiutasi Parola di Dio, della quale riesce a percepire l'ampiezza e la forza...
Così Simeone diventa anche profeta, perché coglie tutto il senso profondo che quell'Avvento di Dio, nella debolezza, ha per l'umanità: il Messia, che appare fragile tra le sue braccia, è Segno di Contraddizione ed è Svelamento dei segreti dei cuori.
Dinnanzi a Lui si dovrà prendere posizione... dinnanzi a Lui gli uomini saranno divisi tra un "no" ed un "sì", tra l'accoglienza di questa incredibile venuta di Dio ed il rifiuto dello Stesso, fragile e debole fino alla Croce!
Simeone riesce a scorgere anche l'ombra della Croce: tutto il suo breve discorso racchiude questa consapevolezza su di essa e non solo sulle parole concernenti la «spada» che trapasserà il cuore della Madre, la cui allusione è certamente ricca di un'ulteriore accezione in quanto essa, nella Scrittura, è una delle metafore della Parola di Dio (cfr. Is. 49,2; Eb. 4,12; Ef. 6,17).
La «spada-Parola» è contraddizione alle vie mondane, ed è chiara richiesta di presa di posizione: o per il Regno o per il mondo.
La «spada» che trafigge il cuore di Maria, allora, non è soltanto il dolore per il Figlio rigettato e crocefisso, ma è anche la lacerazione che la Figlia di Sion, il popolo di Israele, sarà destinato a subire davanti alla pietra d'inciampo, davanti al segno di contraddizione che è quel Bambino.
Si tratta quindi della «spada-Parola», che dovrà sempre trafiggere il cuore della Chiesa (di cui Maria è Madre; ndr) perché essa sia fedele alla novità del Vangelo; sarà costantemente giudizio ed inciampo per chiunque voglia percorrere vie mondane.
Il corpo ecclesiale, dunque, dovrà fare esperienza della trafittura e dello strappo causato dalla Parola che Cristo gli ha consegnato. Essa svela i segreti del cuore umano e abbatte i muri difensivi dell'ipocrisia.
Il gran Segno di contraddizione che quel Bambino avrebbe sollevato s'impernia sulla Croce che necessita riconoscere, pur nell'apparente debolezza di Dio, come potenza assoluta della Sua misericordia.
Allora, mediante la Croce, avverrà in modo definitivo quella purificazione che ora è solo prefigurata in questo ingresso del Bambino nel Tempio di Gerusalemme.
Nel racconto di Luca c'è però anche l'altra figura, quella di Anna (nome che significa "favore di Dio"), figlia di Fanuel (ossia "volto di Dio"), della tribù di Aser ("sorte felice")... di lei non si dice che attendeva, perché proclama, ancora oggi, la realtà del Messia a coloro che aspettano.
La profetessa Anna ricevette grazia da Dio (e il suo nome ce lo ricorda!) perché ne vide il "volto" (la qualifica del padre) ed ha la felice ventura (termine della sua tribù) di essere annunciatrice della Presenza che salva!
Inoltre, ella è pure icona del compito evangelizzatore del discepolo di Cristo che, al mondo in attesa, annuncia la Redenzione, la Liberazione dalle catene del Male, la possibilità che la sorte cattiva, dovuta alla trasgressione del mondo, sia capovolta dall'Amore di Dio!
Accogliamo dunque la Luce di Cristo, accendiamo le fiaccole nella notte della storia: facciamoci anche noi, come Simeone ed Anna, annunciatori della Sua Presenza.
Cerchiamo di essere vibranti per questo nostro mondo: testimoni di un incontro fra l'Eterno Padre e l'uomo di tutti i tempi... Ciò può avvenire soltanto attraverso la nostra mediazione e la singola testimonianza profetica.
No! Il sogno di Dio sulla Chiesa è ben altro... essa è seme del Regno, esposta al rischio della storia, immersa nelle sue trame, ma per rinnovarla pagandone il prezzo. Come il suo Signore!
Relazione, adattamento e cura di Sebirblu.blogspot.it
Fonte: clarusonline.it ‒ Cfr. anche QUI.
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