Sebirblu, 15 agosto 2023
La mia voce in questo inusuale rovente agosto è
rivolta ai "LIBERI", a tutti coloro che, pur rimanendo centrati
col cuore, con la mente e con l'indomita forza interiore alla
parabola cristica e al suo incommensurabile splendore, sono andati oltre le
fasciature della prima infanzia spirituale e necessitano perciò,
come dice San Paolo, di cibo più consistente per proseguire ed
accelerare lo slancio verso l'Alto.
E mentre il mondo è in tutt'altre cose
invischiato e sospinto, senza sapere di trovarsi lungo un fiume in
piena dove vortici e mulinelli possono ghermirlo all'improvviso,
altri, pochissimi in verità, hanno raggiunto, dopo lotte ed affanni
indicibili, una Terra sconosciuta che li nutre e li ripara dai venti
tempestosi... quasi un sogno.
Questa Terra rigogliosa e rassicurante
offre i suoi frutti a chi riesce a svincolarsi dalle pastoie
materiali e ad elevarsi a più alte vibrazioni, raggiungendo una
Consapevolezza nuova che, SOLA, può affrancarlo da riti e dogmi ‒
non per disdegnarli ma per con-prenderli ‒ andando oltre a questi,
per vivere SEMPRE, seppur nella vita di tutti i giorni, in comunione
con Dio mettendo in pratica l'insegnamento e l'Esempio datoci dal
Cristo.
Se scrivo questo, è per puntualizzare
e chiarire ancora una volta che se ci si innalza sopra la foschia che
limita l'orizzonte a valle, là dove l'aria si fa più rarefatta, si
potrà cogliere senza alcun dubbio il dispiegarsi del VERO con gli
occhi dello Spirito che ‒ come ha detto Gesù ai suoi ‒ ci
svelerà la VERITÀ tutta intera!
Perciò, dal momento che oggi si celebra la
Festa della Vergine Assunta in Cielo (prego chi volesse smettere di
leggere proprio ora, di fare un piccolo sforzo e vedere almeno quello
che ho da dire) devo specificare alcune cose che normalmente non si
dicono.
L'Assunzione di Maria, come
l'Ascensione di suo Figlio, ha potuto aver luogo, come ho già
ampiamente detto QUI, QUI e QUI, perché l'organismo che la
racchiudeva era costituito da energie spirituali purissime non avendo
Ella partecipato alla "Rivolta Iniziale" delle entità che
seguirono Lucifero (ved. QUI, QUI e QUI).
L'unica differenza tra le due
Manifestazioni prodigiose sta nel fatto che l'Assunzione in anima
e corpo avvenne tramite un intervento angelico, mentre Gesù, essendo
Lui stesso Dio, operò da Sé medesimo elevandosi verso il Padre
nell'Ascensione gloriosa.
Ricordiamoci che il "marchio"
tutt'ora incombente su tutta l'umanità è la morte fisica, alla quale la
Madre ‒ essendo un Serafino ‒ non poteva, per il
motivo sopra detto, soggiacere, così come non ha vissuto il
travaglio e nemmeno i dolori da parto nel dare al mondo il Figlio
Redentore. (Cfr. anche QUI).
"L'Assunzione di Maria" di Anthonis Sallaert |
Dice Maria alla mistica Valtorta il 18
dicembre 1943:
«Come entrai in estasi alla nascita
del Figlio, nel rapimento in Dio che mi prese in quell'ora, tornando
poi presente a me stessa e alla Terra col mio Bambino fra le braccia,
così la mia impropriamente detta "morte" fu un altro
rapimento in Dio.
Fidando nella promessa avuta nello
splendore del mattino di Pentecoste, io pensavo che l'avvicinarsi del
momento della venuta ultima dell'Amore, per rapirmi con Sé, dovesse
manifestarsi con un aumento del fuoco d'amore che sempre mi ardeva.
Né feci errore.»
E ancora Ella dice l'8 e il 15 luglio
1944:
«Un'estasi fu il concepimento del
Figlio mio. Una più grande estasi il darlo alla luce. L'estasi delle
estasi il mio transito dalla Terra al Cielo.
Soltanto durante la Passione nessuna
estasi rese sopportabile l'atroce mio soffrire.
La casa, da dove fui assunta al Cielo,
era una delle innumerevoli generosità di Lazzaro per Gesù e la
Madre sua. La piccola casa del Getsemani, presso il luogo della sua
Ascensione.
Inutile cercarne i resti. Nella
distruzione di Gerusalemme ad opera dei romani fu devastata e le sue
rovine furono disperse nel corso dei secoli».
Ed ecco come descrive l'Assunzione la
Vergine stessa il 18 Aprile 1948:
«Io morii?
Sì, se si vuol chiamare morte la
separazione della parte eletta dello Spirito dal corpo.
No, se per morte si intende la
separazione dell'Anima vivificante dal corpo, la corruzione della
materia non più alimentata da questa, lo spasimo della morte e la lugubrità del
sepolcro.
Come morii, o meglio ancora, come trapassai
dalla Terra al Cielo? Prima con la parte immortale, poi con quella
peribile. Come era giusto per Colei che non conobbe macchia da colpa.
Quella sera, già s'era iniziato il
riposo sabbatico, parlavo con Giovanni. Di Gesù. Delle cose sue.
L'ora vespertina era piena di pace. Il sabato aveva spento ogni
rumore di opere umane. E l'ora spegneva ogni voce d'uomo o di
uccello. Soltanto gli ulivi intorno alla casa frusciavano al vento
della sera, e sembrava che un volo d'angeli sfiorasse le mura della
casetta solitaria.
"Giovanni e Maria" di William Dyce (1806–1864) |
Parlavamo di Gesù, del Padre, del
Regno dei Cieli. Parlare della Carità e del Regno della Carità è
accendersi del fuoco vivo, consumare i serrami della materia per
liberare lo Spirito ai suoi voli mistici. E se il fuoco è contenuto
nei limiti che Dio mette per conservare le creature sulla Terra, al
Suo servizio, vivere ed ardere si può, trovando nell'ardore non
consumazione ma completamento di vita.
Ma quando Dio toglie i limiti e lascia
libertà al Fuoco divino di investire ed attirare a Sé lo Spirito
senza più misura, allora Questi, a sua volta rispondendo senza
misura all'Amore, si stacca dalla materia e vola là dove l'Amore lo
sprona ed invita. Ed è la fine dell'esilio e il ritorno alla Patria.
Quella sera, all'ardore incontenibile,
alla vitalità senza misura del mio Spirito, si unì un dolce
languore, un misterioso senso di allontanamento della materia da
quanto la circondava, come se il corpo si addormentasse, stanco,
mentre l'intelletto, ancor più vivo nel suo ragionare, si inabissava
nei divini splendori.
Giovanni, amoroso e prudente testimone
di ogni mio atto da quando mi era divenuto figlio d'adozione, secondo
il volere del mio Unigenito, dolcemente mi persuase a trovare riposo
sul lettuccio e mi vegliò pregando.
L'ultimo suono che udii sulla Terra
fu il mormorio delle parole del vergine Giovanni. Mi furono come la
ninna-nanna di una madre presso la culla. E accompagnarono il mio
Spirito nell'ultima estasi, troppo sublime per essere detta. Lo
accompagnarono sino al Cielo.
Giovanni, unico testimone di tale mistero soave, da solo mi compose, avvolgendomi nel manto bianco,
senza mutarmi veste e velo, senza lavacri e imbalsamazioni.
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Lo Spirito di Giovanni, come appare
chiaro dalle sue parole del secondo episodio di questo ciclo che va
dalla Pentecoste alla mia Assunzione, già sapeva che non mi sarei
corrotta, ed istruì l'apostolo sul da farsi.
Ed egli, casto, amoroso, prudente verso
i misteri di Dio e i compagni lontani, pensò di custodire il segreto
e di attendere gli altri servi di Dio, perché mi vedessero ancora e,
da quella vista, trarre conforto e aiuto per le pene e le fatiche
della loro missione. Attese, come fosse sicuro della loro venuta. Ma
diverso era il decreto di Dio.
Buono come sempre per il Prescelto.
Giusto come sempre per tutti i credenti. Appesantì a lui le
palpebre, perché il sonno gli risparmiasse lo strazio di vedersi
rapire anche il mio corpo. [...]
Quando dagli Angeli fui tratta dalla
casetta, già il mio Spirito era tornato in me?
No. Lo Spirito non doveva più
ridiscendere sulla Terra. Era, adorante, davanti al trono di Dio.
Ma quando la Terra, l'esilio, il tempo
e il luogo della separazione dal mio Uno e Trino Signore furono per
sempre lasciati, lo Spirito tornò a splendere al centro
dell'Anima mia, traendo l'organismo dalla sua dormizione, onde è giusto
dire che fui assunta in Cielo in Anima e corpo, non per capacità mia
propria, come avvenne per Gesù, ma per aiuto angelico.
Mi destai da quella misteriosa e
mistica dormizione, sorsi, volai infine, perché ormai il mio
fisico aveva conseguito la perfezione dei corpi glorificati. E
amai.
Amai il mio ritrovato Figlio e mio
Signore, Uno e Trino, lo amai come è destino di tutti gli eterni
viventi».
"Apparizione del Cristo alla Vergine" ‒ Guercino (1591-1666) |
La conferma arriva dalle parole di Gesù
a Maria Valtorta il 5 gennaio 1944:
«Io sono uscito dal Sepolcro senz'altro
aiuto che il Mio Potere. Maria (Sua Madre: ndr) venne a Me, a Dio, al
Cielo, senza conoscere il sepolcro col suo orrore di putredine e di
lugubrità.
È uno dei più fulgidi miracoli di
Dio. Non unico, in verità, se si ricordano Enoc ed Elia, che, perché
cari al Signore, furono rapiti alla Terra senza conoscere la morte e
trasportati altrove, in un luogo noto a Dio solo e ai celesti
abitanti dei Cieli.
Giusti erano, ma sempre un nulla
rispetto a mia Madre, inferiore, in santità, solo a Dio. Per questo
non ci sono reliquie del corpo e del sepolcro di Maria. Perché Maria
non ebbe sepolcro, e il suo corpo fu assunto in Cielo».
Aleggia nei Cieli infiniti
un'ineguagliabile armonia; è suono di prece che si diparte per voi
dalla Madre/Spirito. Frementi di fronte a cotanto Amore e in tremore
ansioso raccogliete il superbo dono.
«Fui
Ancella. Donna fui chiamata da Colui che non fu partorito perché
Raggio che portava nel mondo il Verbo Divino!
Ai
piedi della Sua Croce raccolsi l'eredità divina che in Giovanni Mi
faceva Madre dell'Umanità.
Come
potete intendere il Mio soffrire di Madre per le vostre pene e le
vostre fatiche se non sapete intendere la pena e la fatica del fratel
vostro?
Cessate
dal distruggere il divino legame col quale Egli vi ha uniti, cessate
dal sottrarvi al Suo sublime abbraccio.
Amatevi
e servite: così Mi troverete ai piedi del Padre che vi attende!
Siete da sempre nel Suo Cuore, come lo è l'Infinito tutto ove il
palpito universo è Amore!
Maria
Relazione, adattamento e cura di:
Sebirblu.blogspot.it
e da "Scintille dall'Infinito"
Vol. 1° pag. 21
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