Sebirblu, 8 luglio 2024
L'articolo che pochissimi giorni fa ho ripubblicato, dopo sette anni dalla sua prima esposizione, QUI (correlato ad un cortometraggio inusuale e sorprendente), affronta il tema scottante di una delle numerose dipendenze che affliggono il genere umano: l'abuso di sostanze alcoliche.
Ne sono vittima soprattutto i giovani, e l'età della loro "iniziazione", specialmente nel periodo di "coprifuoco" in casa, si è abbassata sempre più fino a raggiungere dati allarmanti. Non è da meno la piaga del gioco d'azzardo che, in modo subdolo ma inesorabile, si insinua nelle menti fragili e le attrae sempre più verso l'abisso.
Una miriade di psicologi, medici e psichiatri operano in tutto il mondo nei centri di riabilitazione da dipendenze varie ‒ in questo caso la "ludopatia" ‒ e difficilmente prendono in esame il paziente nella sua interezza, considerando cioè che, oltre il corpo e l'anima (o psiche) dei quali è dotato (ved. QUI), egli è essenzialmente uno Spirito, ed è a questo mondo impalpabile e invisibile che si dovrebbero volgere per riuscire meglio nel loro intento.
Infatti, la stragrande maggioranza di queste patologie viene ulteriormente accentuata e appesantita dalla presenza di «entità di bassa evoluzione» (chiamate "baronti" ved. QUI) che, attirate da vizi e passioni dell'individuo stesso (ved. QUI), lo circuiscono, lo ossessionano e a volte lo possiedono, "manovrandolo" come vogliono. Ecco perché è così difficile uscirne! (Cfr. QUI, QUI, QUI e QUI).
Il primo passo indispensabile, quindi, per poter combattere la tirannia di qualsiasi forma di dipendenza è prendere coscienza della "realtà" spirituale di cui l'uomo fa parte ed iniziare a chiedere l'aiuto fattivo in Alto, laddove la voce del sofferente viene udita insieme alla sua ferma volontà di uscire dal tunnel nel quale si è cacciato. E se questo non fosse possibile direttamente, lo facciano almeno le persone care che lo attorniano, implorando Dio per il soccorso tanto desiderato.
Ecco una testimonianza che ho trovato in rete, pubblicata da Chiara Appendino QUI, concernente un "fuoriuscito" dalla schiavitù del gioco che ha avuto il coraggio di esporsi nel raccontare la sua terribile esperienza.
Gioco d'azzardo: la tremenda storia di Massimo
«Per tutelare la mia famiglia e il mio lavoro mi presento solo come Massimo.
Sono un ex giocatore delle slot-machine e scrivo questa lettera aperta che è solo una riflessione, augurandomi che possa servire a qualcuno.
E qui (nota mia) rivolgendosi ad un eventuale lettore dice:
"Per prima cosa domandati perché stai leggendo questa mia lettera, sono due le opzioni: o sei curioso di leggere come certa gente (che magari reputi anche stupida) si è rovinata giocando alle "macchinette", oppure sei un giocatore e di conseguenza ti senti toccato.
Se fai parte dei giocatori abbi il coraggio di ammettere a te medesimo che HAI UN PROBLEMA come l'ho avuto io, ma la buona notizia è che i problemi si risolvono, e se ci sono riuscito io che sono il signor nessuno, tutti ci possono riuscire."
Una droga silenziosa
Il gioco d'azzardo patologico è una vera droga, proprio come il tabacco, l'eroina, la cocaina ecc. Solo perché non si assume fisicamente alcuna sostanza non vuol dire che non si crea dipendenza, anzi, spesso è assai più pericolosa e molto più distruttiva in quanto subdola:
‒ è subdola perché ci si accorge tardi di avere un problema, è subdola perché la si trova sotto casa, è subdola perché ora è addirittura presso di noi tramite un semplice computer, è subdola perché anche la televisione pubblicizza il gioco online, è subdola perché ogni cosa che ha come fulcro il denaro non guarda in faccia a nessuno.
Ho usato il prefisso "ex" giocatore e lo reputo sbagliato perché, a mio modo di vedere, essere convinti di aver smesso definitivamente con una qualsiasi dipendenza elimina la paura di ricaderci e proprio per questa ragione è facile ripiombarvi.
Mi spiego meglio: il falegname che non ha paura della sega circolare probabilmente si taglia un dito; l'ex fumatore, convinto che una sola sigaretta (magari offertagli) non lo possa far rientrare nel vizio, sovente diviene il motivo per cui vi ricade. Pertanto non voglio definirmi "ex", ma più giustamente dirmi TERRORIZZATO dai video-poker.
Questo è uno degli input per cui inizia una qualsiasi sudditanza, la NON paura nei confronti di quello che si sta per provare, e questo accade per diverse cause che vanno dalla non conoscenza specifica alla spavalderia intesa come "io non sono mica scemo, non ci cascherò mai e smetto quando voglio!"...
[Ecco un video-rapporto di RAI3 che mette in evidenzia l'incremento drammatico di questa piaga sociale in continua intensificazione, purtroppo, con la cinica complicità di governi e media che pubblicizzano ed esaltano le vincite. Lo Stato si fa "biscazziere" lamentando, almeno qui in Italia, il mancato introito di 1,5 miliardi a causa della "concorrenza" dei giochi online.
Il "Sistema" prima si fa tentatore, promuovendo incentivi di tutti i tipi con svaghi e "passatempi" come il "gratta e vinci", il "gioco del lotto" o i vari "Bingo" che possono dare assuefazione, similmente a quanto è avvenuto per la nicotina delle sigarette... e poi, ipocritamente, combatte, rincara e sanziona i poveri stolti che vi sono caduti!]
E qui (nota mia), rivolgendosi ad un ipotetico lettore dedito al gioco, precisa:
"Sappi che non voglio farti la morale e dirti quanti soldi stai buttando o avvisarti che giocare è deleterio: sono tutte cose che conosci già. Provo solamente a dirti come ho IMPARATO ad avere il terrore delle slot-machine."
Come tutto ebbe inizio
Iniziai prendendolo come uno svago, un tempo di relax e magari vincere qualcosa, l'ambiente mi aveva catturato e rapito, ero lontano da tutti i problemi e i fastidi della vita.
Come tutte le dipendenze si comincia un poco alla volta... ricordo benissimo di aver giocato 70 euro, che sono pochi e nello stesso tempo sono molti, era il contante che avevo in tasca, una volta uscito dalla sala quel giorno dissi a me stesso che era una cosa da pazzi entrare in quei posti e la cosa sembrava finita lì.
Il giorno seguente avevo un'ora libera e quel locale era ad 1 km dalla mia abitazione. Mi recai a prelevare proprio là vicino e, memore di aver perduto 70 euro il giorno precedente, mi auto-convinsi di ritentare... tutto sommato quei soldi non mi mandavano in fallimento, ma il fatto di averli persi mi infastidiva, mi dicevo che non era possibile e che me li dovevo riprendere, quel momento lo ricordo benissimo... fu l'attimo in cui, senza saperlo, ebbe inizio la mia dipendenza e, infatti, anche quel giorno buttai via altri 100 euro, senza vincere nulla.
Poi, in tempi successivi ritentai sempre con 50 o 100 euro, rivolevo i miei soldi, e dopo una decina di giorni accadde quello che mi portò in rovina, vinsi ben 5000 euro! Come si può immaginare ero sulle nuvole... ero contentissimo e abbondantemente appagato.
Vincere fu la mia tragedia. La vittoria dà la fiducia e l'illusione che non si possa mai perdere o che, comunque, se si prova oggi e si prova domani, prima o poi si viene pagati... Nulla v'è di più falso! Inutile dire che nel giro di una settimana quei soldi me li ero giocati tutti e anche di più.
Le sfumature che portano a giocare tanto e assiduamente sono molteplici e non basta una lettera per analizzarle.
La discesa verso il baratro
Col tempo la frustrazione si era impossessata di me in tutti gli ambiti, dalla vita privata a quella sociale: ero diventato schivo, nervoso e BUGIARDO, sì bugiardo, perché a casa dovevo trovare ottime scuse per giustificare la sparizione dei risparmi... Non esiste cosa peggiore... e si può immaginare il perché.
Come sono arrivato ad avere il terrore?
Per cinque lunghi anni rimasi del tutto dipendente, fino a quando mi ritrovai a dover fare i conti con tutti i debiti accumulati giorno per giorno e trasformatisi alla fine come una vera e propria bomba. Non avevo soldi per il mutuo, non avevo soldi per pagare la corrente, non avevo soldi per il gas, non avevo soldi per il cellulare, né per condurre la famiglia in vacanza e tanto meno per mangiare una pizza al ristorante. Ero totalmente assorbito da questa malattia che mi portava ad inserire in quelle dannate macchine anche l'ultimo centesimo a disposizione.
Dopo varie vicende, che mi dilungherei troppo a raccontare, ero arrivato ad avere cattivi pensieri (ed ecco la diabolica azione tentatrice delle entità barontiche; ndr), quei pensieri davvero terribili che in frangenti simili passano per la testa e che giorno dopo giorno maturano nell'intimo fino a concepire di metterli in pratica... perché ci si convince che sia l'unica via d'uscita. Sto parlando dell'atto più estremo che un uomo possa compiere. Ora, non voglio né pronunciare né scrivere quell'orribile parola che senz'altro si è compresa. Solo a pensarla mi vengono i brividi, rammentando come mi sentivo.
Uscire dalla dipendenza si può
Nel mio caso la svolta è avvenuta osservando una fotografia (Massimo non sa nulla, purtroppo, del soccorso angelico ricevuto dal Cielo; ndr), precisamente quella di mio figlio nel pieno della sua pubertà: in quell'attimo ho realizzato VERAMENTE che egli aveva bisogno di me come io avevo bisogno di mio padre alla sua età. Realizzai che non potevo essere ricordato da lui come "fallito" ma soprattutto non potevo esserlo come "padre mancato".
Da quell'istante, obbligai me stesso ad affidare a mia moglie (da sempre ignara del mio dramma, anche se sospettosa) tutti i soldi che mi passavano per le mani. Riflettei e presi una decisione, quella di andare comunque nella sala slot, non come giocatore ma solo come osservatore, con niente in tasca, e con "niente" intendo proprio zero soldi!
Non portavo con me neanche il bancomat per non farmi prendere dalla voglia di prelevare. Iniziai ad analizzare i comportamenti delle persone mentre giocavano ed è tremendamente singolare quello che si capta e si comprende da spettatore, potrei stare ore a raccontare aneddoti e situazioni.
Quello che osservavo era ciò che gli altri vedevano in me stando al di fuori... e mi si aprirono completamente gli occhi. In quei giorni cominciai ad avere paura delle slot, una paura cresciuta a tal punto che non vi inserii più un centesimo... Ed è un anno che non gioco...
Rivedere un futuro
Oggi sono interamente terrorizzato e ad ogni persona che vedo giocare anche al bar vorrei avvicinarmi e parlarle con un discorso di ore per indurla a smettere... questa dipendenza uccide senza saperlo.
In conclusione, ciò che mi ha dato la forza di uscirne è stato l'amore.
Troppe volte questa parola viene usata a sproposito, o viene percepita come un termine da usare in un romanzo; qui è tutto reale, non ho bisogno di romanzeggiare nulla. Se avessi pensato solo a me, adesso probabilmente sarei a dormire in stazione a Milano, ma far del male alle persone che ti amano ferisce l'anima e questo non lo posso permettere.
Quindi... "caro giocatore, non devi smettere perché perdi i soldi, non devi smettere perché potresti diventare un senza tetto, non devi smettere perché stai distruggendo la tua vita, devi smettere perché stai sconvolgendo quella di chi o quanti ti amano e hanno bisogno di te, loro non devono pagare per i tuoi errori, foss'anche solo il tuo cane".
Naturalmente, ne sto pagando ancora le conseguenze e so che per ritornare al tenore di vita che avevo prima (normalissimo, d'altronde) ci vorrà qualche anno, ma sono sereno, sono tornato a sorridere, sono tornato a gioire della mia esistenza fatta di piccolissime cose, la serenità e la consapevolezza mi rendono forte e fiducioso per il futuro.
Considero la mia esperienza con le slot come fosse stata una grande storia d'amore... purtroppo la "donna" di cui mi innamorai era estremamente pericolosa ed ho voluto e dovuto lasciarla per non morire... rimarrà nel mio cuore non come un bel ricordo ma come puro terrore.
"Se tu, che stai leggendo, ritieni che le mie parole possano essere esagerate, devi sapere che diverse persone sono state o si trovano nella situazione da me descritta; non hanno il coraggio di dirlo come non lo avevo io; esse sono in numero maggiore di quanto si possa immaginare e faticano a gestire le proprie debolezze, perciò vanno aiutate."
Insieme possiamo combattere questa piaga
Infine, vorrei sensibilizzare i giocatori a farsi avanti e a chiedere con forza ai loro comuni, o agli enti sociali a cui compete, di introdurre l'auto-esclusione, proprio come avviene nei casinò o nei giochi online.
Bisogna chiedere che all'entrata delle sale ci sia un controllo sull'età, prima di tutto, e che chiunque possa avere l'opportunità di esserne escluso. Sovente, preso dallo sconforto, pensavo che se non mi avessero fatto entrare non avrei perso soldi e mi sarei rassegnato, ma questa possibilità in quei locali non esiste.
So che ce ne sono moltissimi, ma è pur vero che una volta che ci si è auto-esclusi da quelli più vicini a noi si è sempre più scoraggiati a fare molti chilometri per andare a giocare o, perlomeno, in tal modo si limitano i danni.
Credo fermamente che questa cosa possa aiutare parecchie persone. So per certo che il Comune di Torino sta lavorando per cercare di arginare questo fenomeno e mi auguro che si sviluppino iniziative di propaganda informativa e legislativa.»
Massimo
Ecco un video-inchiesta sul tema della "ludopatia" e i problemi che la circondano.
Scrive Antonio Farina in una parte del suo articolo, QUI:
«È impossibile non scorgere nell'evolversi pernicioso degli eventi la nefasta zampata del Maligno. Colui che ne cade vittima descrive la propria condizione angosciosa come la presenza in sé del "demone del gioco": quanto questa è immagine allegorica e quanto invece è cosa reale?
Il gioco patologico compulsivo è una specie di droga mentale, un male dell'anima che trasforma un piacere, un divertimento, in un dramma, in un dolore, in un tormento, in un danno morale.
L'ossessione (come ho indicato sopra nei link; ndr) è la tecnica preferita di Satana. Ogni giocatore in realtà è una storia a sé, ma il comune denominatore che li unisce tutti è il progressivo ripiegamento su sé stessi ed una tendenza all'autodistruzione.
Ancora una volta, come già è emerso per altre patologie devastanti per la maniera di comportarsi, v'è qualcosa di tragico, se non grottesco, nel "percorso" di un giocatore compulsivo: muore cercando di divertirsi.
In tale profondo sovvertimento della legge naturale e della Volontà di Dio si scorge chiarissima l'azione malefica e corrosiva di "colui" che pur di strapparci dalla Grazia e farci compiere una fine ingloriosa si avvale di ogni strumento e canale che conduce alla perdizione.
La vittoria più eclatante, il demonio la ottiene allorché la stessa mano che un attimo prima stringeva contenta le carte da poker, o un dado truccato, poi impugna una rivoltella e se la volge alla tempia in una estrema, sconsiderata, roulette russa.
Un gioco mortale, perverso ed aberrante nel quale la posta in palio è ben più alta di quanto ci si aspetti: c'è in palio, addirittura, la Salvezza Eterna dell'anima.»
Chiosa di Sebirblu
"Nessuno può servire a due padroni; perché o odierà l'uno ed amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzerà l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona" ‒ disse Gesù. (Mt. 6, 24).
Mammona è la personificazione del denaro e delle ricchezze, è il dio del materialismo che entra nel cuore dell'uomo e lo domina, è quell'idolo tanto adorato anche da coloro che giocano d'azzardo, sì, poiché essi, invece che confidare nella Provvidenza divina (ved. QUI), si convincono che le proprie capacità unite ad un po' di fortuna daranno loro grandi entrate e un futuro rassicurante.
Ma dietro questo miraggio si cela l'inganno luciferino che illude l'uomo e lo trascina nel suo inferno!
Il Cristo mette in guardia e dichiara che sono i pagani coi loro ragionamenti che si chiedono: "Cosa mangeremo? Che berremo? Come ci vestiremo? L'essere che confida in Dio e non in Mammona sa che il Padre celeste è sempre attento ai bisogni dei Suoi figli e pronto a provvedere alle loro pur minime necessità. Chi confida in Lui non mancherà mai di nulla!
Adesso, e soprattutto ORA, ci troviamo ad un bivio, non esiste un campo neutro, non ci sono vie di mezzo, l'uomo deve scegliere, deve decidere! Qualora si illudesse di rimanere estraneo alle cose dello Spirito, di fatto avrebbe optato per una scelta ineluttabile, quella lontana da Dio e quindi assolutamente in balia di influenze a lui sconosciute e, per questo, pericolosissime.
Soltanto decidendo di evitare la corruzione del mondo e le sue concupiscenze potrà rinascere a "nuova vita", saldamente ancorato alla Roccia Eterna e protetto dalle macchinazioni diaboliche.
Termino con una curiosità finale:
‒ Il vero padre del gioco d'azzardo è Lucifero, presente alla grande con la sua forza ammaliatrice e seduttiva. Lo stesso termine «azzardo» è un segno dell'origine: infatti, deriva da az-zahr (zara), nome di un antico gioco orientale coi dadi in cui il punteggio massimo era dato dalla combinazione 6-6-6, il numero infernale per antonomasia.
Il demonio non si è fermato qui e ha messo la sua "firma" anche sulla parola latina alea (che tradotta significa dadi, riferendosi al gioco d'azzardo con essi) in quanto, addizionando le cifre corrispondenti alle lettere in ordine alfabetico, ossia: a=1, l=11, e=5, a=1, arriviamo a 18 che è la somma di 6+6+6.
È incredibile, e ciò non può essere un caso, che usando lo stesso modo per analizzare il vocabolo italiano corrispondente ad alea, ovvero dadi (d=4, a=1, d=4, i=9), il totale numerico porti ancora al 18.
Infine, è sorprendente come tutti i numeri della roulette ‒ dall'1 al 36 ‒ se sommati insieme, formino di nuovo la cifra 666. La deduzione logica porta sicuramente a dire che il gioco d'azzardo compulsivo ha uno strettissimo legame con il demonio, che lo alimenta.
Per concludere, ecco il secondo cortometraggio continuativo del primo, a piè pagina QUI, (già segnalato sopra), che mostra come i vizi degli uomini attraggono le entità di bassa evoluzione per carpirne le energie vitali e vigliaccamente, perché invisibili, deviarne il retto cammino.
Si ponga attenzione al fatto che, come sul piano fisico, anche nell'aldilà si formano, per sintonia, bande a delinquere le quali, se i più deboli non ascoltano i diktat del caporione di turno, li puniscono ferocemente.
Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
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