martedì 14 febbraio 2023

A quali altezze porta lo Spirito di certe Anime!

 


Sebirblu, 12 febbraio 2023

Certo la sensibilità è soggettiva, ma l'imperioso anelito di Pietro Ubaldi (ved. QUI) verso le vette più immacolate è fuori discussione. 

Egli ha precorso i tempi. La sua "opera omnia", interamente ispirata dall'Alto, lo ha condotto sulla soglia dell'eternità e non ci sono parole umane atte a far comprendere la grandezza del suo Spirito.

Solo le generazioni future potranno pienamente, a posteriori, percepire ed assimilare il vertiginoso messaggio che lascia basiti, soprattutto per le irraggiungibili traiettorie mistiche da lui raggiunte, dopo una voluta e sofferta purificazione esistenziale.

Per un vero soffio non fu insignito del "premio Nobel" per la letteratura. A lui venne preferito Jean-Paul Sartre, che poi rifiutò la prestigiosa onorificenza.

Ecco cosa scrive di lui il prof. Gaetano Mollo, docente di "Filosofia dell'educazione" e pedagogo all'Università di Perugia.

«Pietro Ubaldi è stato definito in vari modi: letterato, scienziato, mistico, medium... Certamente egli è stato un po' di tutto ciò, ma soprattutto è stato un uomo che ha saputo mettersi consapevolmente in ascolto di una Voce che gli parlava dentro ispirandogli tutto ciò che poi scrisse.

Una Voce che  si  esprimeva in termini  sia  spirituali che scientifici,  che  gli  parlava di Dio e della creazione, dell'uomo del passato e del futuro, di Cristo e delle leggi dell'universo, dei grandi problemi della vita e della morte. Una Voce di cui si era meritato l'ascolto attraverso una vita di sofferenza e di ascesi.




Lui stesso la descrisse in questi termini:

"Quella Voce si era avvicinata a me parlandomi, ma era a me interna, per lo meno io la raggiungevo per vie interiori, intime. Essa si manifestava in me come un'interiore audizione di concetti, in un contatto così diretto che questi non erano nemmeno formulati in parole.

Certo essa era distinta da me, dalla mia normale coscienza quotidiana, poiché essa guidava, consigliava e predicava, e questa seguiva e obbediva; perché fra le due sorgevano anche discussioni e divergenze in cui io cedevo quasi sempre, avvinto e convinto da una superiorità schiacciante di bontà e sapienza".

Una Voce profetica che parlava per "l'uomo del terzo millennio" e che concluse con queste parole La Grande Sintesi, il suo libro fondamentale:

"La mia opera è compiuta. Se tra anni e anni un'umanità diversa, tanto più grande e più buona, riguardando indietro ricercherà questo seme gettato troppo in anticipo per essere subito fecondato e compreso, meravigliandosi come sia stato possibile così precorrere i tempi, abbia un pensiero grato per l'essere umano che, solo e ignoto, questo lavoro ha compiuto attraverso il suo Amore e Martirio.

La Sinfonia è scritta. Il Canto tace per riprendere in altre forme altrove. La Voce si spegne. Il Pensiero si allontana dalla Sua manifestazione esteriore nel profondo, verso il Suo Centro, nell’Infinito." »



Tra i miei vari articoli dedicati a quest'uomo eccezionale, che purtroppo in Italia non è stato accolto come meritava, aggiungo il presente, tratto dal suo terzo volume ‒ Ascesi Mistica ‒ dove nella seconda parte mette in luce l'«espansione di coscienza» non dello scienziato, bensì del ricercatore il cui Spirito sale e canta un inno di lode a Dio.

Profetismo

Oggi son salito sulle alture del tempo e dagli orizzonti lontani odo emergere risonanze profonde, richiamate a me da una sintonia di pensiero imposta dal momento in atto dell'esistenza del mondo.

Odo il canto possente della storia che torna e ritorna, si ripete lentamente in cicli titanici ascendenti, in abbattimenti e risurrezioni, in un rinnovarsi sempre più alto di vita in cui pur rieccheggia di continuo il passato.

A ondate giungono e vanno, nascono e muoiono le civiltà, sul gran mare del tempo: esse sono il palpito della progrediente idea di Dio che procede in perpetuo verso la sua realizzazione.

Tutto ciò risuona in me, diventa una vibrazione in cui mi inabisso. Allora il vortice mi prende, mi attira in un turbine in cui percepisco gli squilli invocanti della vita.

Odo l'incalzare dell'ora, l'imminente precipitar degli eventi, la tempesta che infuria alle porte, odo la Voce di Dio che annuncia la maturità del tempo.

Gridano i segni interiori, inavvertiti dai ciechi dell'ora, chiusi nel calcolo transitorio. Sul cielo della storia appaiono le procellarie annunciatrici, si destano le coscienze più pronte, le vedette della vita, e lanciano il grido d'allarme; si alzan le voci ammonitrici cadenti come perle dalla magnificenza dei cieli... prima che arrivi la sventura.



Odo un rullare profondo, cadenzato, incessante; sento il passo del tempo che avanza con ritmo fatale, come muraglia immensa di lava proseguente senza fretta, che tutto sommerge. Dove sono le spalle per fermarla, i petti per affrontarla?

I giorni sono gravi e il cielo lotta accanto alla terra. Non si vive più di solo pane, di solo numero, di ricchezza e potenza umana soltanto. Possono le forze dello Spirito non esser più presenti sol perché un secolo di materialismo le ha negate?

Gli atteggiamenti del pensiero umano non possono spostare la legge dell'Altissimo. E sempre, ogni volta che l'uomo ha violato i divini equilibri del giusto e del buono, la pronta reazione dell'Ordine divino si è fatta sentire.

Alzino dunque il capo i dormienti. Non è più il momento di spiegare e dimostrare. Quella fatica è compiuta. È il momento dell'urto fisico e tangibile, che tutti scuote e trascina. L'Eterno ci ama.

È necessario destare i sordi, gli inerti, domare i ribelli. È necessario che il mondo impari di nuovo a pregare, che nella umiliazione e nella disgrazia si riaffratelli e ritrovi il suo Dio che ha dimenticato.

Iddio è una via di passione e di amore che si percorre in silenzio nel proprio cuore, è una dedizione reale di sé, è un umile amplesso da fratello a fratello per aiutarsi a vicenda lungo il cammino spinoso delle ascensioni umane.

Non tema chi ha Cristo nel cuore. La tempesta purificherà; voleran via gli orpelli al vento furibondo e solo l'immaterialità dello Spirito resisterà e sopravvivrà. Cadrà l'umano, perché il Cristo splenda più alto e più vero.

Osea, Osea... profeta d'Israele! Mi sembra d'udir la tua voce passar la barriera del tempo e toccarmi: "Dio è Amore". Questa tua grande espressione annunciatrice del Cristo che nessuno, nemmeno Mosè prima di te, aveva detto, e che ha sostenuto l'umanità per millenni, fu il verbo nuovissimo effuso con impeto dal tuo cuore di martire. Il dolore ti fece profeta... un profeta d'amore.



Raffaello 1510 - Schizzo di Osea (dettaglio di Osea e Giona)

Vi vedo tutti allineati nella vostra fatica, profeti d'Israele. Vi sento tutti unificati in quel linguaggio immenso di cui risuonano la Terra e il Cielo. Tempi in cui la Parola scendeva palpitante dall'Alto e l'uomo viveva alleato col Divino; tempi in cui l'anima si elevava fino a giungere nell'Infinito. Che grandezza questo continuo contatto con Dio!

Egli pare fuggito da noi... fra così tanta scienza e sapienza ne abbiamo perduta la nozione... non è più presente nel nostro agire, né negli eventi della storia. Si calcolano tutte le forze meno la Suprema, in tutte le fasi vitali non si pensa mai al supporto maggiore che è Dio.

Odo Isaia: "Un residuo si converte"... cioè un seme rimane. Potremmo oggi ripetere le sue parole che sono un preannuncio del Regno di Dio, promesso dal Cristo e che il mondo attende: "... gli esseri non faranno danno né rovina, poiché la terra sarà piena della Conoscenza divina come l'acqua copre il fondo del mare".

No.  L'Eterno  non è un elemento trascurabile  nell'esistenza del singolo  e dei popoli. E dev'esser percepito, vicino, e lo è unicamente se meritato. Soltanto un Dio vibrante nell'anima domina le passioni e i vizi, guida le azioni, rende frementi i cuori: solo Lui è Vita.

Necessita dunque la sciagura perché lo Spirito getti il mantello e si presenti nudo dinnanzi a Dio? Che importa la forma quando noi nella sostanza "sacrifichiamo a Moloch" (ved. QUI; ndr) e il nostro cuore è rivolto unicamente a lui? Allora anche nei templi sontuosi l'Altissimo tace, perché fugge dall'anima nostra.

Egli se ne va e parla altrove, agli umili, ai viandanti affaticati sempre in cammino, come frate Francesco, colpiti da tutti... e soli con Dio. (ved. QUI; ndr).

In quell'attimo il destino batte alle porte della storia, squillan le trombe annunciatrici, il profetismo risorge, perché il mondo si desti. Chi ascolta e comprende fra tante voci false e confuse?

Dovremo allora ripetere il fatale "Dies iræ, dies illa", ancora oggi vivo nell'arte, nella liturgia, nella musica, il "Dies iræ" del profeta Zefanjàh?




Di chi sarà fatto questo popolo residuo che sarà seme della civiltà futura? Sarà un popolo oggi non visto, come lo era il primo drappello di Cristo nella grandezza romana, un popolo fatto di umili e pii, che oggi soffrono, sentono e attendono.

E che servirà al mondo la forza senza il diritto, la potenza senza la giustizia, la scienza senza la coscienza? Guai a chi userà la spada perché perirà di spada.

L'ordine etico dilaniato porterà rovina. Come si prega diversamente allorché il destino minaccia e il dolore colpisce, da quando invece tutto risulta tranquillo, il cielo assicurato, la vicinanza di Dio garantita dall'autorità della terra!

Ma la Fede è tempesta, non è trono di gloria, è tormento d'ascesa, non è acquiescenza passiva, è un dinamismo incessante e tremendo, uno spasimo d'anima in cerca del suo Divino Genitore!

Vorrei gridare con Geremia: "Oh, il mio petto, il mio petto! Che sofferenza terribile! Oh, il mio cuore! Come sussulta; io non posso stare quieto, perché l'anima mia ha udito il suono della tromba, il grido della guerra!".

Geremia che tutto si plasmò su Osea, da riviverne tutto il dolore e l'amore; Geremia, la più alta e più pura espressione del profetismo ebraico! Vorrei ripeterne i concetti, che esprimono l'essenza delle religioni, cioè la superiorità della sostanza sulla forma, di un cuore puro sulle pratiche esteriori.

Meglio: "... i pagani che osservano con vera fedeltà e perfetta devozione la loro religione falsa e insensata sono in verità più graditi a Dio di voi che possedete il vero Dio, ma Lo dimenticate e Gli siete disobbedienti".

E Geremia che aveva osato così gravi parole morì in terra straniera, lapidato dal suo popolo stesso! Alle grandi svolte della storia la terra deve venire dolorosamente rimossa fin nel più profondo, per prepararla alla nuova germinazione.


"Geremia piange tra le rovine di Gerusalemme" - di Horace Vernet 

E l'esilio nel dolore purificò Israele fino a lasciar sussistere solo quel "residuo", quel seme di cui parlò Isaia. (Ossia il "Piccolo Resto", come profetizzò l'allora cardinal Ratzinger QUI, sul come sarebbe divenuta la Chiesa negli ultimi tempi... cioè... quella già potenzialmente in atto ADESSO!; ndr). E i cicli ritornano, e la storia si ripete.

Tra le fiamme di Gerusalemme caduta erano crollate anche le vecchie forme, ma lo spirito che era nel profetismo e non aveva potuto bruciare sopravvisse.

Lo stato era distrutto e la religione se ne separò, ne rimase alleggerita, come liberata, e poté risalire e rivivere più in alto; finché Ezechiele non si piegò sul suo popolo per insegnargli l'amore fraterno e la potenza dei vincoli spirituali che sanno fondere gli animi, formando e mantenendo le unità ideali al di sopra di ogni forma e contro ogni assalto materiale.

Come nella sua grande visione della Nuova Gerusalemme, aleggia oggi negli spiriti già un vago presentimento della Civiltà del Terzo Millennio in cui la Chiesa sarà davvero potente e invincibile, perché fatta di solo Spirito. (Cfr. QUI, QUI, QUI, QUIQUI e QUI; ndr).


La visione di Ezechiele della Nuova Gerusalemme - (Ez. 40)

Oh! Quale tremenda fatica questo nascere, vivere e morire, per rinascere, rivivere e rimorire; questo dovere di evolvere per risalir la discesa, per redimersi nel dolore, per liberarsi e ritornare allo spirito! (Cfr. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI; ndr).

Ma anche la rovina di tutte le Babilonie ritorna, la mano di Dio scuote la Terra e tremano le civiltà sconvolte dalle fondamenta. E tremano e crollano gli dei falsi della materia e il vero Dio senza forma torna a parlare nel profondo delle coscienze.

Precipitano Baal e Moloch e risorge la Nuova Gerusalemme che non ha più mura di pietra, ma di Luce e Amore che nessuna forza umana potrà più distruggere. Gli umili, gli incompresi, gli infelici, che dolorando seminano in silenzio nei nuovi solchi della vita, saranno sollevati e vedranno il Regno dei Cieli.

Ritorniamo alle fonti, alla verginità delle Origini, alla purezza della prima sorgente. Si desta l'eterna visione che scuoteva Zaccaria. E la storia pulsa e palpita per gli stessi eterni moventi che la sospingono laboriosamente avanti.

Il Male palesemente trionfa e i puri di cuore, che soffrono chini sul solco mentre irrorano col loro sudore la novella seminagione, guardano e dicono: "Dov'è il nostro Dio di Giustizia se il malvagio è felice e i violenti hanno successo?"

Ma essi non sanno quanto il dolore è fecondo (ved. QUI e QUI; ndr); tutto fiorisce bagnato da tale linfa divina. Solo così nascono le cose grandi e potenti che resistono al vento e sfidano i secoli, mentre le creazioni del Male sono polvere che tornerà ad essa, spazzata via dal turbine del tempo.

Chi semina per le vie del Bene, opera e va, perché il germoglio spunta da sé e il seme contiene già nella sua parabola la legge vitale e la disciplina del suo sviluppo.

L'idea della Presenza divina nel destino dell'umanità, emergente da ogni pagina della Bibbia e che percorre e lega tutto il profetismo di Israele, non è un assurdo, anche se oggi appare anacronistico. È l'asse-fulcro intorno a cui il mondo gira, che regge la vita: Dio e uomo, uomo e Dio.

È la sublime armonia di spirito che dal profetismo israelitico continua nel misticismo cristiano, è il medesimo contatto con l'Eterno, la stessa conquista spirituale che si attua e, in definitiva, è l'unificata traiettoria delle ascensioni umane che si agita, vive e si compie.

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Brano tratto da "Ascesi Mistica" di Pietro Ubaldi – Ed. Mediterranee


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