Sebirblu, 10 dicembre 2016
Ripropongo questo articolo di quasi tre anni fa, poiché molto esplicativo sui tempi che stiamo vivendo oggi.
Consiglio anche di documentarsi QUI e QUI ‒ come post recenti ‒ e QUI per avere un quadro più preciso.
Perché l'Élite Sionista vuole annientare il Cristo
di Henry Makow
Il Visconte Léon de Poncins (1897-1976), un intellettuale cattolico francese, fu l'autore di 30 opere che rivelarono la cospirazione Sionista-Massonica che tiene al presente l'Umanità sotto giogo, a sua insaputa.
Gli Ebrei stessi non sono coscienti che
il Sionismo si riferisce al Talmud e alla Kabbala e non all'Antico
Testamento.
In questo modo, il Giudaismo-Sionista si rivela
essere un culto satanico che utilizza gli ebrei (e i massoni) come
pedine per ridurre l'Umanità in schiavitù politicamente e
spiritualmente.
Così la "laicità" e
"l'umanesimo" non sono che paraventi del satanismo, perché
i banchieri ebrei Kabbalisti hanno l'intenzione di soppiantare Dio.
Reso forte dal monopolio sul credito
ai governi, questo potere occulto si trova dietro il femminismo e i
"diritti dei Gay", al fine di demolire la naturalità del
sesso, il matrimonio e la famiglia.
Si nasconde anche dietro l'11
settembre, i massacri di Newtown e di Boston; tutti pretesti per
attuare uno stato di polizia. È il vero fornitore di "odio"
che conduce una guerra segreta contro l'Umanità e Dio.
Karl Marx ha scritto: "L'Ebreo si è emancipato da solo... rendendosi maestro della creazione monetaria... attraverso di lui, il denaro è diventato l'ausiliario del potere mondiale, e lo spirito pragmatico ebreo è stato adottato dai popoli cristiani.
I giudei si sono evoluti in proporzione
alla misura in cui i cristiani diventavano sempre più ebrei loro
stessi. Così, questi ultimi hanno grandemente contribuito a fare del
denaro il mezzo, il criterio di misura e il fine di ogni attività
umana." (Cit. di L. de Poncins pag.76).
Aggiungete a questo il potere e il sesso (oro e carne; ndt) e Marx sarebbe stato d'accordo su tutto. L'Umanità è stata
introdotta in un culto satanico.
Il mattino del 9 febbraio 1923, i
cittadini di Londra, abituati a leggere i giornali, non hanno
certamente notato poche righe apparse sul periodico ebreo "Jewish
World", linee spaventose e profetiche per coloro che sono stati
in grado di coglierne il senso.
Il Jewish World dichiarava: "La
diaspora degli ebrei non ha fatto di loro un popolo multietnico,
perché si tratta davvero dell'unica vera gente cosmopolita e in
quanto tale deve agire, e già lo fa, come dissolvente di ogni
distinzione di razza e di nazionalità.
Il suo grande ideale non corrisponde ad
un giorno in cui gli ebrei si possano radunare in un angolo della
Terra con intento separatista, ma che il mondo intero sia pervaso di
insegnamenti ebraici e quindi, in uno slancio di fraternità
universale di ogni nazione, tutte le etnìe e le religioni distinte
possano scomparire.
Essi vanno anche più lontano.
Attraverso le loro attività letterarie e scientifiche e per mezzo
della supremazia in tutti i settori pubblici, si impegnano
gradualmente a dissipare i pensieri e i sistemi non ebraici o non
conformi al loro modello."
Al British Museum, ho avuto
personalmente l'occasione di verificare l'esattezza di tale
citazione.
Questo sogno messianico può assumere
diverse forme ma l'obbiettivo finale resta inalterato: il trionfo del
Giudaismo-Sionista, della sua legge e del suo popolo.
Sotto alcune parvenze universali, è
sostanzialmente un imperialismo ebraico che ha l'intenzione di
governare il mondo e ridurlo in schiavitù.
Boris Dubrov |
Élie Faure, un ebreo, scrive: "La gente giudea, dall'epoca di Gesù Cristo... si è considerata di continuo il popolo eletto, strumento di un potere superiore.
In rapporto alle altre nazioni, crede
ancora e sempre a tutt'oggi, al suo privilegio d'elezione perché
rappresenta una forza soprannaturale.
Per essa, la vita dopo la morte non
esiste. Benché ne abbia sovente parlato, Israele non vi ha mai
creduto. L'Alleanza con Dio non è che un contratto bilaterale
specifico e costruttivo: se il giudeo vi obbedisce, lo fa in maniera
atta a guadagnare il dominio sul mondo.
Israele è un terribile realista: vuole
la ricompensa, quaggiù sulla Terra, per coloro che compiono il bene
e la punizione per quelli che vivono nel male.
Anche nei più oscuri momenti della
loro storia, e della storia universale, gli Ebrei, questi perdenti
eterni, hanno custodito in seno al loro cuore fedele la promessa di
una vittoria eterna."
Estratto dal testo di E. Faure
«L'Anima Giudea», citato in «La questione ebraica vista da 26
eminenti personalità israelite» Parigi 1934.
Affinché si compia l'evento messianico
israelita e quindi si possa raggiungere questo scopo, è necessario
abolire il Cristianesimo che rappresenta un impedimento
insormontabile sulla via dell'imperialismo giudaico.
Fino all'avvento di Gesù Cristo, la
posizione di Israele era semplice e chiara: dopo i Profeti, per
grazia di Yahvé, la tribù di Giuda sarebbe stata destinata a
governare il mondo.
Se i popoli suoi servitori avessero
ottemperato alle necessità divine, il tempo in cui essa avrebbe
regnato su tutto il Pianeta sarebbe venuto.
Invece là, inaspettatamente, un
"Profeta" nacque in Galilea: l'Uomo-Dio, Egli Stesso
appartenente alla stirpe di David e così Figlio dell'Alleanza.
«Non crediate che Io sia venuto ad
abrogare la Legge o i Profeti, non sono venuto ad abolire ma a
perfezionare» (Mt. 5,17) E come prova della Sua Missione, Egli
compì una serie di miracoli senza precedenti; le folle affascinate
lo seguirono...
Ma, e in questo risiedeva l'enorme
importanza del Suo Compito, Egli interpretava il Patto in una maniera
completamente diversa e in un senso Nuovo, al punto di distruggere il
fiero edificio ebreo spiritualizzandolo e universalizzandolo.
La realizzazione delle promesse fu
trasferita dal piano materiale a quello spirituale; superando
l'àmbito nazionale, esse non furono più indirizzate soltanto agli
Ebrei, fino ad allora i soli beneficiari, ma estese al mondo intero.
Simon Dewey |
Questa non era una questione di supremazia di razza o di nazione, o il trionfo di uno stato privilegiato: il popolo eletto fu ridotto al rango di gente comune, uno fra i tanti.
La fierezza religiosa e il nazionalismo giudaico non permisero un abbassamento così; era contrario alle
promesse messianiche ed annullava la sottomissione di tutti i regni
della Terra ad Israele.
I Grandi Sacerdoti e i Farisei non
poterono tollerare una simile blasfemìa e un tale attacco ai loro
privilegi, e dunque per sbarazzarsi di «quel pericoloso agitatore»
Lo consegnarono ai Romani e Lo fecero condannare a morte.
Ma Gesù Cristo resuscitò e il Suo
insegnamento si diffuse nell'intero mondo antico come un fuoco che
incendiava tutto.
I Giudei denunciarono i Suoi discepoli
alle autorità romane, presentandoli come ribelli all'Impero; Roma li
perseguitò incessantemente, offrendoli come cibo alle bestie
selvagge, bruciandoli, scorticandoli e crocifiggendoli. (Però i
Martiri non sentirono dolore! Vedere QUI; ndt).
Ciò nonostante, l'onda cristiana
progredì senza sosta, trionfando sul potere imperiale; poi
improvvisamente il mondo vacillò inclinandosi in favore della Chiesa
di Cristo...
Gli israeliti non hanno mai accettato
né accetteranno mai questa disfatta. La rottura fu totale e
definitiva; il conflitto è diventato al presente inevitabile dai due
lati.
"Se gli Ebrei sono nel giusto, il
Cristianesimo non è altro che un'illusione. Se invece i Cristiani
hanno ragione, i Giudei si trovano ad essere, nella migliore delle
ipotesi, soltanto un anacronismo o nulla più che un'immagine senza
alcun motivo di esistere.
Per un Giudeo, il Cristianesimo
rappresenta la rinuncia ad un monopolio e la bocciatura
all'«interpretazione nazionalista» per non dire faziosa
dell'«elezione»; la Cristianità è l'apertura alla fraternità
umana e, nello stesso tempo, un grande «amen» a Dio e a tutto
quello che Egli decide...
E qui veniamo alla vera ragione (o
scusa), che giustifica il rifiuto ebraico al Cristo, perché non
collima con l'idea che i Giudei si erano fatti del Messia e della
Salvezza." (F. Fejto, Dieu et son Juif, pp. 34, 190, 192.)
"La maniera in cui la fede
cristiana ha ottenuto la sua indipendenza, doveva rapidamente e
inevitabilmente trascinarla in una guerra contro Israele «secondo il
mondo», poiché la Chiesa si proclama essa stessa Israele secondo lo
Spirito.
Ma viene compresa la profondità di
questa affermazione? È più grave del disconoscimento giudaico e
significa che essa gli sottrae ogni particella di vita (soltanto
materiale però; ndt), ogni fuoco sacro (presunto; ndt), fino alla sua
più intima natura.
Più ancora, questo vuol dire togliere
ad Israele il suo posto al sole e lacerare il suo privilegio al
centro dell'Impero, tanto sono stretti i legami che uniscono lo
spirituale e il temporale." (J. Isaac, Genèse de
l'Antisémitisme, p. 150.)
Ritorniamo allora al medesimo punto:
abbattere la religione Cristiana, nata nel suo àlveo, diventa una
necessità vitale per Israele che la considera come il suo più
formidabile avversario...
Nella sua opera «La sventura di Israele» lo scrittore ebreo (pro-cristiano) A. Roudinesco, fornisce una meravigliosa risposta a tutte le maledizioni proferite con rabbia:
"La sopravvivenza di questa
piccola comunità fino ai nostri giorni, malgrado la persecuzione e
le sofferenze ineguagliabili, è stata chiamata il «miracolo
giudeo».
Tale sopravvivenza non è un miracolo,
ma piuttosto una sventura. Il vero prodigio ebraico è la conquista
spirituale degli individui attraverso la Cristianità. La missione
del popolo eletto è terminata già da lungo tempo.
Coloro che, tra gli Ebrei, sperano un
giorno di porre fine alla Cristianità per mezzo di un messianismo
replicato, ignorano le leggi essenziali dell'evoluzione umana."
(A. Roudinesco, Le malheur d’Israël, Ed. de Cluny, Paris 1956).
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