lunedì 30 ottobre 2023

Satana dietro Bergoglio e Fernandez viene disarmato!

 

Sebirblu, 29 ottobre 2023

La mattina del 27, ascoltando la catechesi di "Santi e Caffè" di don A. Minutella (da Facebook QUI), ho deciso di scriverne un post per la straordinarietà dell'argomento che interessa tutti, ma proprio tutti, non solo i cristiani, ma l'intero genere umano.

Diverse volte ho affrontato questo tema basilare nell'arco dei miei lavori (ved. ad esempio QUI e QUI) ma, visto che domani si festeggia Halloween, il "compleanno di Satana", ritengo molto importante far notare il modus operandi del Serpente Antico nell'ambito della Falsa Chiesa bergogliana, precorritrice dell'anti-Cristo.

Don Minutella mi dà la traccia, perché è indubbio che la Legge morale data a Mosè sul Monte Sinai, ossia il Decalogo (o i "Dieci Comandamenti", per intenderci) non è un'invenzione della Chiesa o dei "preti", come volgarmente si dice, ma un insieme di precise regole comportamentali (di cui necessitavano prima di tutto i popoli antichi ancora sottoposti alla vecchia Legge del Taglione: "occhio per occhio e dente per dente") impresse indelebilmente nella Coscienza di ciascun essere umano.

Era stata la durezza in cui erano caduti i cuori di allora, dopo la "Caduta iniziale", ved. QUI, QUI e QUI, ad aver sollecitato l'intervento dell'Eterno con le prescrizioni "incise col Suo Dito" sulla pietra e consegnate al Legislatore.

A tal riguardo, preciso che inizialmente i dettami erano dodici ma, dopo che Mosè discese dal Monte Sacro trovando il popolo intento ad adorare il Vitello d'Oro, ruppe le Tavole e tornò sulla montagna per Volontà Divina, ma quella seconda volta i precetti di Legge vennero ridotti a "dieci".

L'altissimo insegnamento ultrafanico (ved. QUI e QUI) ci dice che i due princìpi abrogati erano un "dono" per l'umanità, la quale ne verrà a conoscenza soltanto ad evoluzione raggiunta.



Gustave Doré

Tornando dunque alla Coscienza, insita in ogni essere umano come Voce di Dio, essa esprime ciò che le è stato infuso come guida etica per "camminare" sulla via diritta verso il ritorno a "Casa". È naturale però che essa parli in rapporto alla disponibilità d'ascolto dell'individuo stesso in relazione all'appannamento della moralità nei suoi atti.

In parole povere, se ci si allontana da Dio allettati dal Nemico infernale, dando retta alle singole voglie in dissonanza ai Comandamenti divini, ci si mette nella grave condizione di non poter più udire il Suo giusto richiamo, travisando tutto.

È quanto sta accadendo in seno alla Falsa Chiesa di Roma capeggiata dall'Usurpatore, Bergoglio, che infatti ha rifiutato la nomina a "Vicario di Cristo" (ved. QUI; ndr), attorniandosi di Ministri apostati ed eretici ma soprattutto canonicamente invalidi, come lui.

È il caso del neo cardinale Tucho Victor Fernandez, messo nientemeno che all'ex Congregazione (oggi Dicastero) per la Dottrina della Fede, in dispregio assoluto al ruolo (forse un'atroce postuma rivalsa?) svolto da Benedetto XVI per ben 23 anni (1982-2005) come Prefetto e raffinatissimo teologo.

«Ora ‒ precisa don Minutella ‒ siccome i Padri membri di questo Sinodo diabolico, voluto dalla Massoneria ecclesiastica, stanno lavorando per riscrivere il Cristianesimo e l'identità cattolica, lo fanno proprio per sancire una nuova Carta costituzionale.

Due espressioni sono echeggiate all'interno dell'aula sinodale:

La prima è ‒ come ha asserito il presidente card. Hollerich ‒ "todos, todos, todos" ("tutti, tutti, tutti"), usando la frase espressa da Bergoglio in Portogallo, perché "todos" devono essere accolti nella Chiesa...

A parte il fatto che non è vero, perché noi otto sacerdoti siamo stati "buttati fuori", scomunicati solo perché diciamo che l'Argentino non è papa, mentre altri ambigui e discutibili personaggi vi vengono accettati, per cui Bergoglio e compagni, là dentro, mentono clamorosamente.»




A questo punto, padre Alessandro, riferendosi alla Basilica di San Pietro dove si è scoperto che dall'alto entra la pioggia... (come dire che la Chiesa fa acqua da tutte le parti), menziona l'importanza dei "segni" premonitori (ved. QUIQUI; ndr), similmente agli àuguri di antica memoria che traevano auspici dal volo degli uccelli, o il fulmine che ha colpito il Cupolone proprio nel giorno del ritiro in sede impedita di papa Ratzinger, piuttosto che la rarissima nebbia avvolgente il Vaticano nella giornata delle sue esequie, e parimenti al corvo che ha aggredito la colomba mentre Bergoglio si mostrava alle folle per la prima volta.

(Invito  i lettori a leggere  il  mio articolo  QUI,  per constatare  quanti  segnali  in  più si sono avuti in quel fatidico e funesto conclave del 13 marzo 2013, annunciante l'insediamento al Soglio del Falso Profeta.)

Continua don Minutella:

«La seconda frase è ‒ "la vida como viene" ‒ asserzione molto cara al nuovo "Difensore della Fede", anch'egli argentino ed intimo amico dello pseudo Pontefice (ved. QUI; ndr). Ma cosa sta dietro a questi slogan, a tale iniziativa? ‒ prosegue il Don ‒ c'è il progetto di sostituire la morale fondamentale cristiana con "l'Etica della Situazione", si chiama così.»

Padre Alessandro spiega che i cardini etici e comportamentali del Cristianesimo, derivanti dall'insegnamento stesso del Cristo, sono oggettivi, non variabili a seconda degli stati d'animo individuali e, per questo, soggettivi.

Dice che "non sono le situazioni che determinano il sorgere del principio morale sul momento, ma siamo noi che dobbiamo gestire le medesime"... e qui si riferisce all'ascolto che ognuno deve assolutamente prestare alla Voce intima della propria Coscienza che non può sbagliare, in quanto espressione autentica della morale divina imperniata, appunto, sui Dieci Comandamenti. (Cfr. QUI; ndr).

Ed ecco la trappola, il tranello diabolico presentato dal neo Prefetto della Fede, Tucho Fernandez, per cercare di "rassicurare" le coscienze e condurle così (sperando che non se ne renda conto) nella maleodorante palude del compromesso inviso a Dio.



Si noti che i due compatrioti argentini portano la stessa croce. 

Nel video di Andrea Cionci il commento.

Prosegue il Don:

«In questo ultimo ventennio si è imposta, grazie anche a figure come Fernandez e a "la vida como viene", una morale, o "Ética della Situazione" (sviluppatasi in ambito anglosassone con il teologo Joseph Francis Fletcher, ordinato prete anglicano nel 1930) che Pio XII negli anni '50 condannò.» (Cfr. QUI; ndr).

«Questa concezione ‒ continua Padre Alessandro ‒ si basa (e qui è il grande inganno) nientemeno che sull'Amore.»

Chi sostiene tale costrutto  dico io ‒ che ovviamente ha fatto breccia soprattutto sulla classe medica atea e utilitaristica, pretende di rifarsi alle parole del Cristo, il Quale non venne per eliminare la vecchia Legge Mosaica ma per completarla.

Gesù, infatti, rispondendo alla domanda di un sacerdote, dottore del Sinedrio  «Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?  disse:

«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». (Mt. 22, 36-40).

In questo modo i Dieci Comandamenti non sono più un assoluto del Padre Eterno, ma delle "parole", come asserisce Bergoglio nel video a seguire, che, a seconda della situazione e in nome dell'Amore, possono essere interpretati e superati in tutta libertà da ciascun individuo per la "felicità" e il benessere altrui.

(Conviene anche leggere l'interessante articolo QUI).



Per esempio, se un sofferente qualsiasi domandasse per pietà ‒ perché allo stremo ‒ l'eutanasia,  il medico,  o chi per esso,  sentendosi giustificato in tale logica distorta, lo potrebbe esaudire... per Amore... e addirittura ritenendo di compiere una buona azione...

Lo stesso varrebbe per l'aborto,  qualora un nascituro si dovesse presentare  deforme o mancante di una qualsivoglia garanzia per la sua vita, sarebbe logico non farlo nascere, per Amore!...

Oppure, essendoci la tendenza, non troppo peregrina di questi tempi, di unirsi fisicamente al partner dello stesso sesso perché entrambi "si amano con tutta l'anima", diventerebbe "normale" congiungersi, in nome dell'Amore...

«Allora ‒ riprende il Don ‒ il principio basilare di tutta la situazione è proprio l'Amore, al cui raggiungimento e alla cui soddisfazione tutte le norme morali devono volgersi e per il quale si possono mutare le rette disposizioni date da Dio.

Attenzione però che con Fletcher si sviluppa, a partire da quel momento, senza che forse lui stesso l'abbia potuto prevedere, quella che si chiama "Dottrina filosofica dell'Utilitarismo", ossia è il "Situazionismo etico" ad aprire il campo a quest'ultimo. (Cfr. QUI; ndr).

Che cosa voglio dire? Non esistendo più un insieme di norme morali assolute (come il Decalogo; ndr) che ci precedono e ci accompagnano, si cade nel "Relativismo"...

Non c'è niente di cui ci si deve preoccupare prima... visto che in nome dell'Amore viene giustificato e assolto tutto ‒ continua il Don ‒ così è possibile rivedere i canoni morali permettendo di arginarli completamente... In tale maniera, non c'è più il peccato! (Alcun senso di colpa, di trasgressione... ma la Coscienza parla e dice che NON è assolutamente così! Ndr).

Ecco perché sentiamo spesso dire da Bergoglio che "i dogmi sono un peso"... che "i rigidi sono i farisei del nostro tempo"... (e per altri sproloqui ved. QUIQUI; ndr).

Prima di concludere (dice ancora padre Alessandro, e riassume brevemente), stiamo assistendo ad un Sinodo i cui maggiori registi sono, con ogni evidenza, Bergoglio, il Falso papa Usurpatore del Trono di Pietro, a norma delle leggi della Chiesa, e il fanta-teologo, pseudo cardinale, Tucho Fernandez.

Entrambi stanno proponendo con gli slogan "todos, todos todos" e "la vida como viene" di sostituire la morale fondamentale oggettiva che esiste nei Comandamenti di Dio e nella Legge naturale con quella "Etica della Situazione" che sostiene di non preoccuparsi perché la norma atta a governare è l'Amore e se ci sono leggi morali che lo contraddicono, queste devono essere rivisitate, sdoganate.»




Conclusione di Padre Alessandro

«Dio, la Trinità, ha dato delle leggi morali, ossia i Comandamenti. Ora, solo l'Ente erogatore di una norma ha il diritto di rivederla, aggiustarla, o abrogarla. Nella fattispecie che riguarda noi, chi può fare queste cose? Dio, perché le leggi le ha date Lui!»

E don Minutella da un esempio che riassumerò:

‒ nel mondo ebraico non si potevano mangiare certi tipi di carne, in quanto regola inclusa nella Torah. Negli atti degli apostoli al capitolo 10 (QUI) c'è la storia di Pietro che fece un sogno riguardante una tovaglia che scendeva dal cielo con vari tipi di animali pronti per essere sacrificati come cibo.

‒ Io non posso mangiarne, disse Pietro alla "voce" che lo ammonì: "Non considerare impuro ciò che Dio non ritiene tale".

Nel frattempo, a Cesarea, anche un centurione di nome Cornelio ebbe una visione che gli indicava di trovare un certo Pietro per farlo arrivare fino a lui. Quando questo accadde, e il capo degli apostoli ne fu ospite, sebbene quello fosse un "pagano", Simon Pietro capì che nonostante la legge dei suoi Padri vietasse di mescolarsi con gente estranea, la volontà di Dio era diversa: TUTTI, desiderandolo, avrebbero potuto essere accolti nel piano cristico redentivo in atto.

Riprende il Don:

«È  interessante,  no?  Quando  Pietro  entra  nella  casa di Cornelio  e  mangia  quello che gli viene offerto, lui non sta trasgredendo la Legge perché Dio, pur avendola sancita in una prima fase per il popolo eletto, è Padrone, con l'Avvento del Cristo, di estenderla ad ogni essere umano.»




Chiosa di Sebirblu

L'essenza di questa storia è che NESSUNO all'infuori del Padre Eterno stesso può cambiare, o peggio ancora "annacquare" i Dieci Comandamenti, nascondendosi dietro l'escamotage dell'Amore, perché la matrice di questo concetto può essere solo ed unicamente satanica, luciferina.

Non c'è che dire! Altro che "scherzetto o dolcetto", zucche illuminate e trastulli vari di cui si fregia la stolta "civiltà" d'oggi dietro ad orrende preparazioni occulte di sacrifici umani (soprattutto di bambini) offerti sull'altare di Satana in questa settimana dedicata al Principe delle Tenebre!

Qui c'è un'ecatombe di Anime! Tutte prone e inconsapevoli dietro la Nuova Chiesa Umanitaria, voluta e architettata dal Nemico di Dio e degli uomini, del quale in pochissimi si avvedono, e che presto si manifesterà, tragicamente per il mondo, sebbene celebrato e accolto dai più dietro la propaganda subdola e mortifera del Falso Profeta e del suo insulso luogotenente Tucho Fernandez. 

Ma la Madre S.S. non permetterà che i suoi figli vengano ulteriormente ingannati, perché ad  un Suo pronto cenno  rivolto agli  "Angeli",  il "Piccolo Resto" sarà "rapito" e sottratto alle grinfie del gran Dragone, come descritto dall'apostolo Giovanni in Apocalisse 12. (Cfr. QUI, QUI e QUI).

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Non posso esporre il video dal quale ho tratto questo articolo perché il canale "Radio Domina Nostra" era stato censurato da YouTube per una settimana...  

[Ai miei tempi c'era il "Corriere dei Piccoli" dove "Sor Cipolla" minacciava sempre il domestico incapace "Tamarindo" dicendogli: "Alla prima che mi fai, ti licenzio e te ne ne vai", con la variante che, in questo caso, YouTube aspetta il "terzo fallo" (sic!) del valoroso quanto pluri-perseguitato Sacerdote per dargli il benservito finale].

Aggiungo la straordinaria catechesi di don Minutella sul "rapimento degli eletti" di cui ho parlato poc'anzi.




Infine, invito a firmare la petizione indirizzata ai Cardinali pre 2013. Ecco il tutorial del dr. Cionci. In questo momento siamo arrivati a 8.822 firme. Prego i lettori di parteciparvi e di diffondere il più possibile l'iniziativa in nome della Verità che molti, anche se non cristiani, auspicano, come da testimonianze registrate nel video.






Relazione, coordinamento e cura di Sebirblu.blogspot.it

giovedì 26 ottobre 2023

"PATTO" segreto 2: la CHIESA muta CRISTO con MARX!



Ecco il doppio aspetto della "Falsa Chiesa". Ved.
QUI.

Sebirblu, 26 ottobre 2023

Quattro anni fa scrivevo questo articolo che non può sfuggire agli attenti cattolici, ma soprattutto al "Piccolo Resto" guidato da don Minutella e i sacerdoti del Sodalizio mariano che si attendono il peggio dal corrente "Sinodo sulla Sinodalità", ormai in chiusura per il 29 ottobre. Si riaprirà, sempre se Dio lo permette, l'anno prossimo.

Desidero richiamare la loro attenzione sul testo a seguire, se già non lo avessero letto, che svela quanto lunga e laboriosa sia stata la congiura dietro le quinte, sostenuta da vescovi e prelati per tentare di distorcere e cancellare, diabolicamente, il Depositum Fidei della Vera Chiesa fondata da Cristo con a capo Pietro. 

Ora, dal momento che tutto si sta attuando come da copione, faccio presente che il "Patto scellerato", sottoscritto da tanti, segnerà la fine della Sacra Istituzione, almeno nel modo in cui la conosciamo, a meno che non ci mobilitiamo tutti a firmare la petizione avviata dal dottor Andrea Cionci e sostenuta calorosamente da don Alessandro M. Minutella per evitarne l'annichilimento.

QUI il canale YouTube del giornalista e QUI dove firmare. Avverto pure che la persecuzione per Radio Domina QUI, e il suo valoroso "Conduttore", prosegue con una censura di una settimana e quindi per seguire i programmi bisogna entrare in Facebook.



 
 Ecco il post che ripropongo. 

Ciò che è emerso dal Sinodo sull'Amazzonia è stato principalmente il suo lato oscuro, non  soltanto  per  la  venerazione  profanatoria  e  blasfema  degli  idoli  e  i  simboli tribali esposti, che nulla hanno a che vedere con il cristianesimo, ma soprattutto per il "Patto delle Catacombe", un evento passato quasi inosservato, che ha contribuito profondamente a definire il volto della Chiesa post-conciliare.

La concezione di questo accordo si dipana in un periodo molto lungo, almeno anteriore allo stesso Concilio, quando la visione di una Chiesa povera germinava già nello spirito di Giovanni XXIII.

In un messaggio radiofonico diffuso l'11 settembre 1962 (ad un mese dall'avvio ai lavori), egli asseriva: "Di fronte ai paesi sottosviluppati, la Chiesa si presenta così qual è e come vuole essere: la Chiesa di tutti e particolarmente dei poveri".

Ciò dette inizio alla "Teologia della Liberazione", un vasto movimento di pensiero che dal 1968 incendiò l'America Latina.

Fu durante l'estate di quell'anno che Gustavo Gutierrez – cappellano degli studenti peruviani – concepì per primo tale espressione. In quel tempo, il secondo congresso assembleare del Celam (Consiglio episcopale latino-americano) si riunì a Medellin (Colombia) per riflettere sulla trasformazione della Chiesa in America Latina alla luce del Vaticano II.

Nel loro testo finale i vescovi proclamarono di essere sulla soglia di un'epoca nuova nella storia del proprio continente, epoca chiave caratterizzata dal desiderio ardente di libertà totale da ogni specie di servilismo.

"La Teologia della Liberazione dice ai poveri che lo stato in cui vivono non è voluto da Dio", dichiarò Gustavo Gutierrez.

Ed è palesemente falso, perché include numerose implicazioni che ci porterebbero lontano dal discorso vero sul perché della vita dell'uomo e le sue scelte animiche personali; cfr. QUI, QUI, QUI, QUI QUI.

Da questo errore di fondo, dovuto all'ignoranza e all'impossibilità intrinseca per i pastori di dare una risposta valida al grido degli indigenti nel chiarire loro il perché della propria situazione, ne deriva una visione distorta, causa di ribellione, senso di ingiustizia sociale e desiderio di rivalsa sull'opulento mondo circostante.

Ma quel ch'è peggio risiede nella convinzione maturata nel cuore dei ministri di Dio (progressisti e novatori) che è inutile parlare del Cristo e della Salvezza da Lui apportata, quando questa non cambia lo stato sociale dei miseri e degli oppressi.

Per tale motivo, ciò che ne è derivato è il criterio secondo cui il miglior modo di esprimere l'autenticità evangelica poggia sul fatto di combattere la povertà, che NON  è  assolutamente  vero...



... così come non è vero che questo camaleonte sia un ramo.

«La creazione di una società giusta e fraterna è la salvezza degli esseri umani, se per salvezza intendiamo il passaggio da un "meno umano" ad uno "più umano". Non si può oggi dichiararsi cristiani senza un impegno di 'Liberazione'» – sempre Gustavo Gutierrez.

Riprendendo il discorso dalle parole espresse nel 1962 da Giovanni XXIII sopra dette, adesso, Jorge Mario Bergoglio, che studiava teologia a Buenos Aires alla fine del Concilio, personifica al più alto livello della Chiesa e dall'inizio del suo pontificato (abusivo; ved. QUI, QUI, QUI e QUI) lo spirito del "Patto delle Catacombe".

Il 13 marzo 2013, 3 giorni dopo la sua invalida elezione (ved. QUI, QUIQUI e QUI) egli affermava davanti alla stampa: «Ah, come vorrei una Chiesa povera per i poveri!» E non ha mai smesso da quel momento in poi di tradurre questa volontà in parole e azioni.

Nel lontano 16 novembre 1965, poco prima del termine del Vaticano II, chiusosi l'8 dicembre, nel medesimo luogo di oggi ‒ le Catacombe di Santa Domitilla ‒ 42 vescovi, specialmente dell'America Latina, firmarono quello che fu chiamato il "Patto delle Catacombe" promettendo di vivere essi stessi in povertà, respingere tutti i simboli e i privilegi del potere e porre i poveri al centro del loro ministero... (QUI, l'articolo di Padre Scalese e i punti sottoscritti, mai ottemperati).

Scrive il prof. De Mattei:

«Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, unico firmatario vivente del Patto delle Catacombe, ha rivelato che il testo del 1965 fu scritto da mons. Hélder Câmara (1909-1999), arcivescovo di Olinda e Recife (Brasile) [...] che aveva stabilito una ferrea alleanza con il card. Suenens.»

Racconta sempre Roberto de Mattei nel suo "Concilio Vaticano II, una storia mai scritta" (Lindau):

«I due, assai legati fra loro, tanto che Câmara considerava l'altro "il mio leader", mi appaiono molto rappresentativi della crisi del mondo cattolico che viene avanti ormai da decenni, e che per certi aspetti sembra conoscere, a mio avviso, una lenta ma inesorabile inversione di tendenza.

L'attività di Leo Suenens, spesso in collaborazione con i cardinali Alfrink, Liénart, Frings ecc., potrebbe essere riassunta con queste parole: aggiornamento del dogma, adeguamento della Chiesa alla modernità.

A lui si deve infatti la definizione del Vaticano II come "il 1789 della Chiesa". Helder Câmara, grande sostenitore del cosiddetto "spirito del Concilio", espressione con cui si fecero dire al Vaticano II anche cose mai dette, fu invece l'alfiere della "Chiesa dei poveri", convinto che la Carità fosse da anteporre, o meglio da contrapporre, alla Verità e al dogma (già "ridimensionati", appunto, dal Primate cardinale Suenens).

Quest'ultimo, nel dibattito sugli ordini religiosi femminili auspicò una revisione del concetto di obbedienza, l'abbandono delle forme di pietà e degli abiti tradizionali; quanto ai sacerdoti chiese una riforma dei seminari affermando di averla intrapresa personalmente nella sua diocesi.



Suore "moderne" dopo il Concilio Vaticano II, pronte per divenire "sacerdotesse"...

Riguardo alla famiglia, mentre Câmara organizzava la claque, Suenens si schierò per una revisione della dottrina tradizionale del matrimonio, lasciando intendere la sua apertura all'uso degli anticoncezionali e al "controllo delle nascite" accennando ad una presunta "esplosione demografica attuale" e alla "sovrappopolazione in molte regioni della terra". [...]

Oggi i frutti della sua opera sono evidenti: i seminari belgi si sono svuotati, proprio a partire dagli anni del suo magistero; l'università di Lovanio, di cui fu anche rettore, rifiuta di definirsi ancora "cattolica".

Il Belgio è un paese secolarizzato ed anticristiano come pochi al mondo, con un altissimo tasso di disgregazione familiare; la gran parte dei crimini di pedofilia nella chiesa belga, come dimostrato in passato, sono da ascriversi, non senza motivo, "soprattutto agli anni Sessanta", cioè all'epoca delle sue riforme.

L'altro personaggio emblematico, dicevo, è il vescovo brasiliano Câmara, autentico precursore della "Teologia della Liberazione".

Cosa ha portato il concetto di "Chiesa dei poveri", di cui Câmara, insieme a Lercaro e ad altri, fu uno degli araldi? Iniziando dall'America latina, appunto alla "Teologia della Liberazione", cioè alla trasformazione del cristianesimo in un messianismo politico di stampo marxista.

Con un duplice effetto: prima la trasformazione di teologi e sacerdoti in guerriglieri e idolatri del dittatore cubano Fidel Castro, poi la scristianizzazione galoppante della stessa America Latina.» [...]

Ritornando ad oggi, continua De Mattei:

«Tra coloro che appoggiarono il "Patto delle Catacombe", ci fu il card. Giacomo Lercaro (1891-1976), arcivescovo di Bologna. Il suo nome non risulta tra i firmatari, ma si fece rappresentare da mons. Bettazzi, suo vescovo ausiliare.[...]

La cerimonia del 1965 fu presieduta da mons. Charles-Marie Himmer (1902-1994), vescovo di Tournai (Belgio); quella del 2019 dal card. Clàudio Hummes (Brasile), nominato da Bergoglio relatore generale al Sinodo per l'Amazzonia.

Celebrando nelle Catacombe di Santa Domitilla l'«Eucaristia del Patto», definita dai partecipanti «un atto d'amore cosmico», il card. Hummes ha mostrato la stola di mons. Câmara di cui è devotissimo.



Card. Clàudio Hummes (classe 1934).

Il documento sottoscritto nel cimitero sotterraneo di via Ardeatina da vescovi e laici, tra cui gli organizzatori della mostra blasfema "Amazzonia, Casa Comune" nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, è un testo in quindici punti intitolato:

"Patto delle Catacombe per la Casa Comune. Per una Chiesa dal volto amazzonico, povera e serva, profetica e samaritana". Il patto socio-politico degli anni Sessanta è divenuto il patto socio-cosmico dell'era di Greta Thunberg.

I firmatari proclamano l'impegno a battersi:

(punto 2) "...per un'ecologia integrale, in cui tutto è interconnesso, il genere umano e tutta la Creazione perché tutti gli esseri sono figlie e figli della Terra e su di loro aleggia lo Spirito di Dio". (Gen 1, 2).

(punto 4) "rinnovare nelle nostre chiese l'opzione preferenziale per i poveri, in particolare per i popoli originari, e insieme a loro garantire il diritto ad essere protagonisti nella società e nella Chiesa".

(punto 5) "abbandonare, di conseguenza, nelle nostre parrocchie, diocesi e gruppi, ogni tipo di mentalità e posizione colonialista, accogliendo e valorizzando la diversità culturale, etnica e linguistica in un dialogo rispettoso di tutte le tradizioni spirituali".

Non si tratta di un evento puramente commemorativo, ma dell'ultimo atto di un processo che inizia con il Concilio Vaticano II e culmina con l'ascesa al soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio. [...]

Il Sinodo sull'Amazzonia è dunque il simbolico compimento del Concilio Vaticano II, la realizzazione di quella "opzione preferenziale per i poveri" per cui si batterono mons. Helder Câmara e don Giuseppe Dossetti, il cardinale Suenens e il cardinale Lercaro».




Dice il vaticanista Marco Tosatti QUI, e invito a leggere tutto l'articolo:

"Ratzinger è stato l'uomo che più ha lottato contro l'«autodistruzione della Chiesa attraverso i suoi ministri». Oggi egli assiste alla momentanea sconfitta di tutto ciò che ha fatto e detto per decenni.

A trionfare su tutta la linea, oggi, sono i suoi stessi avversari di ieri. Per capirlo, bisogna prendere tra le mani un vecchio libro «Senza misericordia» pubblicato da 'Kaos edizioni' nel luglio 2005, subito dopo l'elezione di Ratzinger al soglio pontificio.

Gli autori si firmavano «Discepoli di verità»: nemici del papa, uomini di Chiesa nascosti sotto pseudonimo, lanciarono così il loro atto d'accusa contro l'avversario di sempre.

Il I paragrafo della seconda parte si apre subito con un titolo significativo: «Contro la 'Teologia della Liberazione'. La prima accusa al futuro papa è proprio questa: l'aver lottato una vita, a partire da un documento del 1984, contrastando la confusione tra Vangelo di Cristo e «vangelo» di Marx.

I teologi della Liberazione, nota Ratzinger, errano, perché separano o addirittura contrappongono il pane alla Parola. Il paragrafo indica due nomi, tra coloro che egli identifica come pericolosi seminatori dell'errore, richiamandoli e convocandoli a Roma: il peruviano Gustavo Gutierrez (menzionato sopra; ndr) e il francescano brasiliano Leonardo Boff. Quest’ultimo, siamo nel 1985, afferma che «la maggior parte del clero brasiliano ha già adottato la "Teologia della liberazione"».

Poche pagine più avanti, i «Discepoli di verità» ricordano un'altra diatriba: quella tra Ratzinger e mons. Pedro Casaldàliga, vescovo dell'Amazzonia impegnato nel sociale, secondo lo spirito dell'utopia socialista.

Dopo l'ammonizione romana a Casaldàliga, il 27 settembre 1988 ben venti vescovi del Brasile indirizzano a Ratzinger una dichiarazione di solidarietà al presule richiamato. [...]

Benedetto XVII e Giovanni Paolo II identificano nel cattolicesimo marxisteggiante dell'America latina uno dei cancri della Cattolicità. E richiamano alla vera fede Gutierrez, Boff, Casaldàliga e Gerbara.




Abbiamo visto la provenienza di questi eretici: l'America latina e, per lo più, il Brasile.

Si tratta di una constatazione interessante alla luce di alcuni fatti: Bergoglio ha avuto, tra i grandi elettori, il cardinale brasiliano Clàudio Hummes, pubblicamente vicino, in gioventù, alla "Teologia della Liberazione"; Bergoglio oggi convoca un Sinodo sull'Amazzonia, che è in buona parte in Brasile, e ha scelto come relatore generale il già citato Hummes.

La teologia della Liberazione latino americana, o ancor meglio, brasiliana, sta per avere la sua rivincita?

Sembra evidente che sia così: non solo perché Bergoglio manifesta da sempre una predilezione per i governi di sinistra, compresi quelli comunisti (da Evo Morales al partito comunista cinese, passando per la stretta relazione con la sinistra americana di Sanders, la sinistra argentina e il Pd italiano), ma anche perché negli anni scorsi ha platealmente riabilitato proprio i teologi condannati da Ratzinger.

Nel giugno 2018, per esempio, Bergoglio ha ricevuto, ringraziato e pubblicamente elogiato Gustavo Gutierrez, mentre successivamente ha avuto modo di sdoganare anche il ribelle socialista Leonardo Boff, che ne aveva salutato con entusiasmo l'elezione, inviandogli una lettera in occasione della pubblicazione di un suo libro.

E Pedro Casaldáliga? Bergoglio lo ritiene un buon maestro. Prova ne sia, almeno, il servizio elogiativo uscito sull'Osservatore romano del 18 febbraio 2018, in cui il vescovo a suo tempo richiamato da Ratzinger e Giovanni Paolo II diventa, sul quotidiano del Vaticano, nientemeno che un «profeta», il «referente della Chiesa dei poveri ‒ in Brasile e al di là delle sue frontiere ‒ impegnato nella difesa dei diritti dei contadini, degli indigeni e dei quilombolas [discendenti degli schiavi africani], con la partecipazione attiva delle comunità ecclesiali di base e, al loro interno, dei laici come protagonisti principali.»

Casaldáliga è anche autore di un «suo» credo che contiene affermazioni come questa: «Credo in un'umanità diversa, più fraterna. Il mondo ha bisogno di respirare armoniosamente in maniera umana. Gli uomini tutti devono arrivare a riconoscersi gli uni gli altri come uomini, come fratelli, nell'utopia della fede... credo nell'uomo nuovo...»  

Un vero manifesto dell'umanesimo senza Cristo, quello di Conte e di Bergoglio (ved. QUI; ndr). Anche in questo caso il contrario dell'umanesimo cristiano, così definito, da Benedetto XVI: «Noi invece abbiamo un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. È Lui la misura del vero umanesimo»". [...]



Il vescovo Pedro Casaldàliga (classe 1928) con gli indigeni del Mato Grosso (Amazzonia)

Come si vede, si tratta di una vera e propria CONGIURA contro la Chiesa Cattolica sancita nascostamente nel 1965 e conclusasi altrettanto in sordina questo 20 ottobre 2019.

Ma come tutte le alleanze più o meno segrete, anche il "Patto delle Catacombe" unisce e contraddistingue i suoi membri e simpatizzanti con un sigillo di antica fattura: l'«Anello di Tucum». Proprio quello che è stato infilato all'anulare sinistro di Bergoglio durante la cerimonia pagana nei Giardini Vaticani.

Il suo significato si riferisce ai tempi in cui i neri e gli indiani venivano sfruttati nella società al tempo dell'Impero in Brasile. Divenne quindi il simbolo della resistenza nella lotta per la liberazione dei popoli oppressi e sfruttati.

Mentre i 'ricchi' potevano permettersi agevolmente di utilizzare l'oro, i 'poveri' cominciarono a servirsi dell'«Anello di Tucum» (anche nei matrimoni) fatturandolo con il nocciolo nero del frutto di una particolare palma brasiliana: l'Astrocaryum vulgare.

Ma c'è un aspetto molto importante, di solito sconosciuto ai più, da tenere sempre nella dovuta considerazione: qualsiasi cerimonia tribale con l'uso di manufatti di legno, maschere, idoli ed altro, come questo anello, convoglia le vibrazioni energetiche emesse durante le evocazioni e gli incantesimi (positivi o negativi) su tali oggetti, che possono quindi diventare pericolosi per gli influssi o le 'presenze' che attirano, a seconda delle finalità con cui vengono usati.

Attenzione dunque ad indossare o a portarsi a casa con leggerezza qualsiasi cosa di questo tipo, come ha deciso di fare (non si sa quanto in modo sprovveduto) Bergoglio e la sua équipe di porporati nei Giardini Vaticani o nella chiesa di Santa Maria in Traspontina presso gli altari. Ecco perché è necessario riconsacrare gli ambienti profanati!




Perciò, con l'«Anello di Tucum» offerto all'argentino "Vescovo di Roma" e con la sottoscrizione effettuata ancora una volta col "Patto delle Catacombe", si è sancito definitivamente il passaggio dalla Chiesa bimillenaria di Cristo a quella filo-marxista, ecologica e socio-politica dei popoli oppressi e bistrattati del pianeta.

"Il Comunismo sta avanzando senza dare nell'occhio" particolarmente in America Latina, ha ammonito l'Arcangelo Michele tramite "Luz de Maria" in un messaggio del 26 ott. 2019, confermando tutto quanto è scritto in questo post. 

Nel marzo prossimo si compirà l'undicesimo anno di governo del Falso Profeta, eletto proprio al fine di distruggere la Chiesa di Nostro Signore e fondarne un'altra, non più trascendente e santa, bensì immanente ed anticristica, proiettata verso l'«Uomo» e la sua «Casa Comune»... come descritto così bene da Solovëv e Benson QUI e QUI.


Ma Dio interverrà nella storia del Mondo...
poiché l'UMILE ANCELLA di Nazareth
TRIONFERÁ CON IL SUO CUORE IMMACOLATO,
come da Lei promesso a Fatima nel luglio 1917.




Relazione adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Fonti degli estratti: unavox.it
                                  : marcotosatti.com 
                                   

lunedì 23 ottobre 2023

Eugenio Zolli, il rabbino che VIDE il Cristo...


Danny Hahlbohm 

Sebirblu, 22 ottobre 2023

A distanza di quattro anni e tre mesi ripropongo questo interessante articolo in un momento davvero drammatico per il conflitto israelo-palestinese che, stranamente, avevo "profetizzato" nella chiosa finale.

Eccolo:

In questo tempo oscuro, dove l'apostasia dell'Occidente dilaga come una metastasi distruggendo qualsiasi anelito al Divino, emerge con tutta la sua forza la vicenda di un notissimo personaggio ebreo dello scorso secolo che vide il Cristo...


Israel Anton Zoller (1881-1956) - ved. QUI

La storia di Eugenio Pio Zolli, nato Israel Anton Zoller, uno dei più importanti leader dell'ebraismo europeo del primo Novecento, convertitosi al cattolicesimo in seguito ad un'apparizione di Gesù e dopo i drammi dell'Olocausto.




"Il rabbino che si arrese a Cristo" è il titolo della traduzione italiana di un libro scritto da Judith Cabaud ‒ un'autrice ebrea convertitasi al cattolicesimo negli anni '60 ‒ sulla vita dell'ex rabbino-capo di Roma e sugli eventi che lo portarono a "spalancare le porte a Cristo". Ella, pur non scrittrice  professionista, coglie pienamente il profondo significato della conversione di uno dei massimi esponenti dell'ebraismo europeo.

Il Novecento è stato uno dei periodi più importanti per la storia del cattolicesimo, caratterizzato dall'alternanza di fenomeni paranormali inspiegabili all'uomo comune e carichi di significati profetici e messianici (come ad esempio le apparizioni mariane a Fatima nel 1917), di persecuzioni gravissime sfociate in veri e propri tentativi di genocidio e scristianizzazione, come la tragica questione cristera in Messico nel post-rivoluzione, la caduta dell'Europa centro-orientale, cuore della cristianità ortodossa, sotto il dominio ateistico dell'Unione Sovietica, e l’elezione di Karol Józef Wojtyła al soglio pontificio, il primo papa non italiano 455 anni dopo Adriano VI.

La Chiesa cattolica non è mai stata vicina all'annichilimento come nel corso del '900: fra persecuzioni, genocidi e processi di ateizzazione forzata; eppure è sopravvissuta, riuscendo a ritrovare una forza mobilitante capace di abbattere regimi autoritari e dittatoriali in America Latina, Europa ed Asia nell'epoca della geopolitica della fede, e spingendo milioni di persone in tutto il mondo a porsi la domanda che Gesù (secondo i cristiani Messia e Figlio di Dio venuto a riscattare l'umanità dal peccato e gli ebrei dall'ipocrisia farisaica) pose a Pilato: "quid est veritas?" (che cos'è la verità? Gv. 18-38; ndr).

La ricerca della Verità sulle origini del mondo e dell'uomo, dell'esistenza di un fato e di un Essere superiore, Creatore di ogni cosa conosciuta e sconosciuta dell'Universo, dove può essere trovata e magari compresa?

Sempre più persone trovano la risposta a questo dilemma millenario nell'Islam, la prima religione del mondo da alcuni anni, e in fortissima crescita in ogni continente; la civiltà indiana ha invece rinvenuto la risposta nei testi sacri dell'antichissima tradizione induista e, un tempo, la civiltà occidentale sapeva con certezza che tale risposta era racchiusa negli insegnamenti di Gesù riportati nel Nuovo Testamento.




Ed è proprio nel cristianesimo, più in particolare nel cattolicesimo, che nel '900 moltissimi pensatori, statisti, intellettuali e grandi uomini trovarono la risposta al quesito: 

Werner von Braun, creatore dei missili V2 ed in seguito capostipite del programma spaziale statunitense, Gilbert Keith Chesterton, celebre scrittore inglese, Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina nel 1912 (ved. QUI; ndr), Giovanni Papini, scrittore anticlericale e anticattolico, e Israel Anton Zoller, rabbino-capo di Roma durante la seconda guerra mondiale.

La storia di Israel Zoller è stata condannata alla "damnatio memoriae" e all'oblio ma rappresenta uno dei capitoli più importanti della storia del dialogo ebraico-cattolico. Zoller nacque nel 1881 in Galizia da una facoltosa famiglia di ebrei polacchi.

L'antigiudaismo strisciante nella Russia imperiale e il grande collasso dell'impero austroungarico lo spinsero in Italia nel primo dopoguerra, più precisamente a Trieste, dove diventò rabbino-capo nel 1920, a due soli anni dal suo arrivo, favorito da una profonda erudizione nell'ebraismo e dalle doti carismatiche.

Nel 1925 si recò in Egitto e Palestina per ragioni di studio. Durante la permanenza in Palestina, all'epoca coinvolta in un importante processo di rinascita dell'ebraismo, ebbe il privilegio di studiare i testi ebraici sotto l'egida di Abraham Isaac Kook, l'allora rabbino capo di Gerusalemme ed uno dei più prominenti cabalisti di sempre.

L'amicizia con Kook, uno dei più importanti sostenitori del progetto sionista, irrigidì le posizioni di Zoller riguardo al dialogo inter-religioso e il trattamento degli ebrei secolarizzati. Scrisse diverse lettere aperte all'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, ammonendo circa lo smarrimento degli ebrei italiani, largamente assimilati e secolarizzati, spingendo per una maggiore vigilanza e un maggiore attivismo nel farli ritornare alla religione dei padri.

Durante gli anni a Trieste svolse un ruolo importante nell'accoglienza degli ebrei in fuga dal resto d'Europa e diretti in Palestina; circa 160mila ebrei transitarono per il porto di Trieste fra il 1920 ed il 1930.

L'affermazione del fascismo sconvolse drammaticamente la sua esistenza: dapprima costretto a cambiare nome in Italo Zolli per via dell'italianizzazione forzata attuata dal regime, in seguito licenziato dall'università di Padova, dove insegnava lingua e letteratura ebraica dagli anni '20, per via delle leggi razziali fasciste.


Testata del Corriere del 1938 sulla prima legge razziale fascista: ved. QUI

Si prospettavano tempi duri per gli ebrei d'Europa, la guerra era alle porte, insieme all'Olocausto, e Zolli trovò proprio nella comunità ebraica italiana un rifugio sicuro e l'opportunità di continuare a guadagnarsi da vivere, nel 1940 fu infatti nominato rabbino-capo di Roma.

Durante l'occupazione nazista, Zolli diventò un punto di riferimento per tutti gli ebrei italiani, non solo a livello spirituale, ma anche materiale, occupandosi di raccogliere viveri e denaro per i più bisognosi, per coloro che avessero perduto ogni bene per via delle confische, e di nascondere e aiutare a scappare altrove i fuggitivi. È proprio in questo periodo che l'esistenza di Zolli cambierà per sempre.

Il 27 settembre 1943 il colonnello delle SS Herbert Kappler ordinò ai vertici rabbinici romani di barattare 50 chilogrammi d'oro per la salvezza degli ebrei capitolini. A Zolli fu data soltanto una giornata per recuperare quanto richiesto, pena l'immediata deportazione nei campi di concentramento tedeschi dei suoi correligionari.

Le difficoltà di Zolli nel reperire tutto l'oro richiesto lo spinsero a contattare Pio XII, l'allora pontefice, uno statista legato alla comunità ebraica da un rapporto di amore-odio per via di questioni teologiche, dipinto come collaboratore della Germania nazista e sostenitore delle ideologie fasciste.

Pio XII autorizzò la destinazione di 15 chilogrammi d'oro (20 secondo altre fonti) nell'aspettativa  di  fermare  il  proposito  del  rastrellamento  del  ghetto  di  Roma  da parte nazista, che sarebbe avvenuto ugualmente a meno di un mese di distanza, il 16 ottobre, nonostante le forti proteste vaticane.

L'incontro con il pontefice e la grande disponibilità mostrata dalla Santa Sede e dalla comunità cattolica nell'aiutare gli ebrei nei giorni del rastrellamento spinsero Zolli a ringraziare pubblicamente Pio XII durante la riapertura del Tempio Maggiore di Roma e a mutare in maniera inspiegabile ed improvvisa il suo atteggiamento nei confronti dei suoi correligionari.

I leader rabbinici tentarono di riavvicinare Zolli, proponendogli la carica di direttore del Collegio Rabbinico, ma senza successo.

Il 23 settembre 1945, nella basilica di santa Maria degli Angeli e dei Martiri, Israel Anton Zoller rinacque a nuova vita, ricevendo il Battesimo cattolico ed assumendo i nomi di "Eugenio Pio", in onore di colui che si prodigò per salvare le vite di coloro che prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale lo accusarono di anti-giudaismo e di collaborazionismo.


Cappella di M. Maddalena e Battistero dove fu battezzato Zoller

La conversione di una delle più importanti figure dell'ebraismo europeo novecentesco al cattolicesimo gettò la comunità ebraica mondiale inizialmente nello sconforto, e in seguito nella pura rabbia.

Dagli Stati Uniti d'America giunsero numerose offerte di denaro in cambio di un ritorno all'ebraismo, le riviste della comunità ebraica italiana uscirono listate a lutto, e la famiglia di Zolli dovette trasferirsi per via delle minacce di morte, trovando ospitalità in un primo tempo in un convento romano.

All'ex rabbino furono affidate cattedre d'insegnamento all'università La Sapienza e al Pontificio Istituto Biblico, ed iniziò a dedicarsi alla scrittura di opere religiose inerenti a Gesù, all'ebraismo e al dialogo ebraico-cattolico, nonché autobiografiche, tenendo seminari in tutto il mondo aperti soprattutto ai suoi ex correligionari.

L'obiettivo esistenziale di Zolli diventò la salvezza del popolo eletto, ossia di coloro che si ritenevano già salvati. Sebbene accusato dagli ebrei di tutto il mondo di essere un apostata opportunista convertitosi semplicemente per ricambiare l'aiuto del papa e dei cattolici durante l'occupazione nazista, Zolli e la sua famiglia si trasformarono in cattolici zelanti.

I libri, gli insegnamenti e le riflessioni dell'ex rabbino su Gesù e sulla rilettura in ottica cristiana dei testi sacri giudaici ed in particolare delle profezie di Isaia, diedero luogo ad una piccola ondata di conversioni dall'ebraismo al cattolicesimo.

Ma che cosa spinse Zolli ad abbandonare di punto in bianco le proprie convinzioni? Nel settembre del 1944, durante la celebrazione dello Yom Kippur, il giorno della espiazione del popolo ebraico, gli sarebbe apparso Gesù in una visione lucida e ad occhi aperti, dicendogli che quella sarebbe stata la sua ultima volta al Tempio Maggiore.

Ritornato a casa,  quella stessa sera,  mantenendo il più stretto riserbo  sull'accaduto, la moglie e la figlia gli raccontarono di avere avuto rispettivamente una visione ed un sogno relativi a Gesù.

Da quel giorno Zolli iniziò segretamente un percorso individuale di maturazione spirituale ed apertura della mente e dell’anima ad una Verità sino ad allora sempre rifiutata.




Di lì a breve avrebbe iniziato a scrivere "più con le lacrime che con l’inchiostro" una delle sue opere più importanti, Christus, poi pubblicata nel 1946 da "Anonima Veritas Editrice".

Sin da giovane appassionato di misticismo, perciò accanito lettore e studioso della Qabala e simpatizzante della corrente di rinnovamento spirituale ebraica hassidista, spiegò attraverso scritti e seminari di vedere nel cristianesimo il completamento evolutivo dell'ebraismo e nella figura di Gesù il compimento delle attese messianiche dei discendenti di Abramo.

Morì il 2 marzo 1956 all'età di 74 anni, lo stesso giorno dell'ottantesimo compleanno di Pio XII, forse una semplice coincidenza o un altro degli eventi enigmatici della sua vita.

Oggi di Zolli non si parla e neanche si scrive; il suo nome è stato censurato negli ambienti più ecumenici della Chiesa cattolica perché la sua conversione rappresenta una ferita ancora aperta per la comunità ebraica e quindi un ostacolo al dialogo inter-religioso, ma la storia della sua vita e le sue elucubrazioni teologiche continuano ad essere un passaggio obbligato per tutti quegli ebrei (e non soltanto) che ogni anno decidono di rinascere a nuova vita attraverso il Battesimo, vedendo in esso la risposta a quella domanda flagellante: "quid est veritas?".

Chiosa di Sebirblu

Non deve meravigliare che un rabbino, anche se umanamente molto conosciuto come il protagonista di questo articolo, abbia preso coscienza della Vera identità di "quel" Gesù il cui paese fu definito così, 2000 anni fa: "da Nazareth cosa può venire di buono?" (Gv. 1, 45-46).

Tutti gli ebrei infatti si convertiranno (ved. QUI e Rom. 11, 25-27), rendendosi conto finalmente che il "messia", da loro atteso in veste umana da "Conquistatore terreno", non sarà altro che un inganno colossale del Maligno che lo presenterà come "autentico", mentre sarà l'Anticristo che, subdolamente, metterà a ferro e fuoco il pianeta.

Probabilmente ciò avverrà quando la ricostituita nazione d'Israele, patria del "popolo eletto" e per questo ritenuta invincibile, subirà invece qualcosa di tremendo e di inaspettato, come l'apocalittica "battaglia di Armageddon", (cfr. QUI e QUI), che getterà la Nazione in ginocchio, insieme a diversi abitanti della Terra.

Nel dolore immane che colpirà gli israeliti, ancora convinti e speranzosi nella manifestazione messianica di un Duce vigoroso che li porterebbe a soggiogare il mondo, prenderanno invece coscienza del tragico errore.

Comprenderanno che il vero Messia è proprio il Cristo di due millenni addietro, il vero Re, il Re dell'Amore, e lo riconosceranno come "Figlio di Dio" venuto sulla Terra anche per loro, per riscattarli e renderli liberi dalla schiavitù luciferina.

Egli infatti disse:

«Ecco, la vostra Casa vi sarà lasciata deserta! Perché Io vi dico: non mi vedrete più, finché non diciate: 'Benedetto Colui che viene nel nome del Signore'». (Mt 23, 38-39).

Relazione e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Fonte: l'articolo, di Emanuel Pietrobon, nel frattempo è scomparso dalla rete.