martedì 28 dicembre 2021

TAGORE: "Gitañjali" Amore e Poesia di Fine d'Anno


Anna Homchik nata in Ucraina a Kiev nel 1976

Sebirblu, 28 dicembre 2021

Gentili Lettori, nel ringraziare tutti Voi della meravigliosa attenzione con la quale fate onore al mio blog, desidero porgervi, insieme ai più profondi e sentiti auguri per un anno nuovo meno drammatico di quello in corso, un "bouquet" di poesie ineffabili (Gitañjali) di Rabindranath Tagore. (Cfr. anche QUI).

Il significato del termine Gitañjali è "Offerta di Canti" e penso che concludere il corrente 2021 facendoci cullare dalla mirabile vena poetica di una simile grande Anima sia un balsamo magnifico.

Proprio per quest'opera egli, nel 1913, esattamente nella ricorrenza del centenario in cui ho scritto l'articolo che oggi ripropongo, fu insignito del Premio Nobel per la letteratura: il primo ad essere conferito ad un personaggio non occidentale. 

Eccone la motivazione:

«Per la profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei versi con i quali, con consumata capacità, ha reso il proprio pensiero poetico, espresso in inglese con parole  proprie,  parte della  letteratura  occidentale.»

Immergiamoci dunque in questo mare di bellezza dal profumo di Paradiso per trarne nuova vigorìa spirituale, atta a renderci sempre più pronti alle nuove sfide che ci attendono.


Rabindranath Tagore - Calcutta 1861 - Shantiniketan, Bolpur 1941

TAGORE:  "Gitañjali"  Amore e Poesia di Fine d'Anno

Nel 1913, i giornali di tutto il mondo pubblicavano la notizia che il premio Nobel per la letteratura era stato assegnato a Rabindranath Tagore, nativo del Bengala, la terra irrigata dal fiume sacro del Gange. 

Il poeta indiano, primo orientale a ricevere tale onore aveva allora cinquantadue anni, ma il suo nome era, da più di trenta, il simbolo di un'età tuttora in corso.

L'irlandese W. B. Yeats, che per primo rivelò all'Europa il bardo del Bengala, sentì dire da un medico indiano: 

"Leggo Rabindranath ogni giorno; leggere una sua riga significa dimenticare tutti i dolori del mondo. Egli è grande nella musica, come nella poesia, e le sue canzoni si cantano dall'India Occidentale fino alla Birmania ovunque si parli il bengali.

A diciannove anni era già famoso per il suo primo romanzo, e i drammi, composti nella maturità, sono ancora rappresentati a Calcutta. Quando era molto giovane scrisse molto sulla natura mentre se ne stava tutto il giorno nel suo giardino.

In seguito la sua arte si fece più profonda, divenendo religiosa e filosofica; nei suoi inni vi sono tutte le aspirazioni dell'Umanità.

Egli è il primo dei nostri mistici che non ha rifiutato di vivere, ma ha parlato della Vita stessa, e per questo noi lo amiamo."


Taj Mahal - Agra - Uttar Pradesh - India Settentrionale

Spirito multiforme, Tagore non concentrò i suoi sforzi verso un solo aspetto della vita: fu poeta e scrittore, pedagogo e asceta, pittore e musico. Tutto quanto eleva l'uomo, liberandolo dai legami più deleteri del mondo, attirò il suo interesse e fu per lui materia di studio e di ripensamento.

Qualunque cosa potesse contribuire al miglioramento dell'esistenza umana, sia nel campo scientifico che in quello politico, scolastico, letterario, fu per lui degna di grande considerazione.

In lui l'arte fu semplice vita, l'estrinsecazione delle melodie dell'anima, e tutta la sua opera può paragonarsi ad un vasto mosaico, le cui tessere però, anziché costituire le varie parti dell'insieme, creano l'unità dell'intero poema.

Per Tagore religione e morale sono una cosa sola, e da quest'intimo connubio deriva l'identificazione dell'Amore di Dio con l'Amore del prossimo.

Tutto il "Gitañjali" (l'opera che meritò il premio Nobel) è un inno votivo a Dio che non è visto come un Essere statico, collocato in un angolo del Tempio, a cui si deve l'offerta d'incenso o la preghiera.

Il Dio di Tagore è là dove il contadino ara la dura zolla e lo spaccapietre lavora, non disdegnando di essere fra loro, coperto di polvere al sole o alla pioggia. Dio è Tutto in tutti, e noi non possiamo amarLo, sentirne la presenza, se non amiamo i nostri fratelli.

La poesia tagoriana, pur attingendo le sue immagini dalla natura (non per nulla uno scrittore disse che l'Universo fu la sua tela, la natura i colori, gli uomini i contorni), è fatta di etere e di stelle.

I versi son come fili tessuti con i raggi imponderabili dei sogni nei Campi Elisi che pur inebriando, rapiscono, consolano, fugano le tenebre dai cuori aprendoli alla Speranza e alla Fede.


Rajasthan - Deserto di Thar - India Occidentale

Tagore ha recato al mondo, alla pari dei mistici più grandi dell'Umanità, un nuovo messaggio d'Amore e di Vita. Ed esso è tanto più universale quanto più il poeta annulla se stesso, la sua personalità, in cui assimila senza limiti di tempo e di spazio, tutto lo spirito dell'Uomo.

Egli era tutt'uno con la natura e mai si vide una così completa compenetrazione dell'Anima umana con l'anima delle cose; nella sua poesia Rabindranath ha trasfuso tutto la sua Essenza vivente nello spazio infinito dei mondi.

Pensando all'ora ultima, egli non ha timore alcuno, anzi si rallegra per questo richiamo: lo Spirito umano come la Luce, quando ha il segno dell'immortalità, non può temere la morte, che rappresenta non il termine di tutte le cose, ma il congiungimento con la Coscienza universale.

Neanche le sventure familiari riuscirono a fiaccarlo; in pochi mesi gli morirono due figli e la moglie. La perdita della consorte fu per lui il più grande dolore: "In disperata speranza vado e la cerco in ogni angolo della mia stanza, e non la trovo" (Gitañjali).

Il cuore di Rabindranath cessò di battere il 7 agosto 1941, mentre il mondo era sconvolto dall'immane cataclisma della guerra; sul letto di morte, simile ad un Sadhu (asceta), dettò ad un familiare un poema, in bengali, sugli ultimi giorni della sua lunga ed operosa esistenza.


Jaipur, capitale del Rajasthan - India Occidentale. Parata di elefanti.

GITAÑJALI  (alcuni carmi)

LASCIA QUESTE NENIE...

Lascia queste nenie, canti e dir di rosari!
Chi adori in questo solitario e oscuro angolo
del Tempio dalle porte chiuse?
Apri gli occhi e guarda! Il tuo Dio non ti è dinnànzi.

Egli è là dove il contadino ara la dura zolla
e lo spaccapietre lavora. Egli è con loro,
al sole e alla pioggia, e le sue vesti son coperte di polvere.
Levati quel manto sacro e scendi come Lui sul suolo polveroso!

Liberazione? Dove si può trovarla?
Il nostro Maestro s'è preso lietamente sulle spalle
i dolori del Creato, s'è unito a noi per sempre.

Esci fuor dalle tue meditazioni
e lascia in un canto i fiori e l'incenso!

Che male c'è se le tue vesti diventan lacere e sporche?
Va' incontro a Lui e stagli accanto nel lavoro,
con il sudore della fronte.


Bengala  - Regione Nord-Orientale dell'India 

IN DISPERATA SPERANZA...

In disperata speranza vado e la cerco
in ogni angolo della mia stanza, e non la trovo.

Piccola è la mia casa e ciò che una volta è uscito
non può esser più ritrovato.

Ma infinita è la Tua Dimora, o Signore,
ed io cercando lei son giunto alla Tua porta.

Stetti sotto l'aurea volta del Tuo Cielo crepuscolare
e sollevai gli occhi ansiosi verso la tua faccia.

Son giunto sulla soglia dell'Eternità
da cui nulla può svanire – né speranza, né felicità,
né visione di un volto intravvisto fra le lacrime!

Oh, immergi in quell'oceano la vuota mia vita,
tuffala nell'abisso più fondo.
Fa' che, per una volta, quel tocco perduto
io lo senta nel Tutto universale.


Bolpur - Bengala Occidentale, ad Oriente dell'India

TU MI HAI FATTO...

Tu mi hai fatto senza fine, a tuo piacimento.
Tu vuoti e rivuoti questo fragile vaso
e lo riempi sempre di nuova vita.

Per monti e valli hai portato
questo piccolo flauto di canna,
e vi soffi melodie eternamente nuove.

Al tocco immortale delle Tue mani
il mio minuscolo cuore si smarrisce per la gioia
ed effonde parole indicibili.

Su queste piccolissime mani
piovono solo per me i tuoi doni infiniti.
Passano le età, e Tu versi sempre,
e sempre v'è da riempire.

Jaisalmer - Lago di Gadi Sagar - Rajasthan - India Occidentale

CHIEDO LA GRAZIA...

Chiedo la Grazia di un istante
per sedermi accanto a Te.
Il lavoro in corso, lo finirò più tardi.

Lontano dalla vista del Tuo volto
il mio cuore non conosce riposo né tregua,
e la mia opera diventa uno sforzo senza fine
in un mare di fatica senza sponde.

L'estate con i suoi sospiri e mormorii
è venuta oggi alla mia finestra;
e le api fanno i menestrelli
alla corte del boschetto in fiore.

È ora tempo di sedermi accanto a Te,
faccia a faccia, e cantare l'esaltazione della vita
in questa silente pace diffusa.


Tigri reali del Bengala - India Orientale

SONO STATO INVITATO...

Sono stato invitato alla festa di questo mondo,
e la mia vita è stata così benedetta.
I miei occhi hanno veduto e i miei orecchi hanno udito.

In questa festa m'è toccato di suonare
sul mio strumento, ed ho fatto
ciò che ho potuto.

Ed ora chiedo: è giunto alfine il tempo
in cui m'è concesso di entrare e guardarTi in Volto
ed offrirTi il mio muto saluto?


Jaisalmer -Rajasthan - India Occidentale

PER GIORNI E GIORNI...

Per giorni e giorni, o mio Dio,
la pioggia ha disertato il mio cuore arido.
L'orizzonte è spietatamente nudo,
non il più piccolo riparo di una nuvoletta,
non la più vaga speranza d'una fresca pioggerella, anche se lontana.

Manda il furore della Tua tempesta gravida di morte,
se questo è il Tuo desiderio,
e fa trasalire il Cielo da cima a fondo
con il balenìo dei fulmini.

Ma richiama, o Signore, richiama questa silenziosa calura,
che tutto pervade; che lenta, acuta e crudele,
brucia il cuore in una terribile disperazione.

Lascia che la nuvola della Grazia si chini dall'alto
come lo sguardo lacrimoso della madre
nel giorno dell'ira paterna.


Shantinikethan - Bolpur - Bengala Occidentale - India Orientale

LA LIBERAZIONE PER ME...

La Liberazione per me non è nella rinuncia.
Sento la libertà stretta in mille legami silenziosi.

Tu mi versi sempre il sorso fresco
del Tuo vino fragrante e di vari colori
empiendo fino all'orlo questo piccolo vaso di terra.

Il mondo accenderà dalla Tua Fiamma
cento differenti lampade
e le offrirà all'altare del Tuo tempio.

No, non chiuderò mai le porte dei miei sensi.
Le gioie della vista, dell'udito e del tatto
recheranno l'impronta della Tua delizia.

Sì, tutte le mie illusioni risplenderanno di gioia
e tutti i miei desideri
matureranno in frutti d'Amore.


Jaisalmer - Rajasthan - India Occidentale

NELLE TUE MANI, O SIGNORE...

Nelle Tue mani, o Signore, il tempo è senza fine.
Non c'è nessuno che conti i tuoi minuti.

Passano i giorni e le notti,
le età fioriscono ed avvizziscono come fiori.
Tu sai attendere.

I Tuoi secoli si susseguono
per rendere perfetto
un piccolo fiore selvatico.

Noi non abbiamo tempo da perdere e,
non avendo tempo, dobbiamo afferrare l'occasione.
Siamo troppo poveri per giungere in ritardo.

E così il tempo passa mentre io lo do
ad ogni uomo piagnucoloso che lo chieda,
e il Tuo altare è alla fine del tutto privo di offerte.

Sul finire del giorno m'affretto
per il timore che la Tua porta si chiuda;
ma trovo che v'è ancora tempo.


Benares o Varanasi - Uttar Pradesh - India Settentrionale - Un asceta (Sadhu) sulle rive del Gange

IN UN SUPREMO SALUTO A TE...

In un supremo saluto a Te, mio Dio
si spargano tutti i miei sensi
e tocchino questo mondo prono ai Tuoi piedi.

Come una nuvola di luglio, sospesa in basso
con il suo carico di pioggia non versata,
la mia mente si inchini alla Tua porta
in un supremo saluto a Te.

Come uno stormo di nostalgiche gru,
dirette notte e giorno verso i nidi montani,
così tutta la mia vita sia un viaggio

verso la Dimora eterna, in un supremo saluto a Te.

Relatore: Sebirblu.blogspot.it

Fonte: "Gitañjali" di Vito Salierno - Edizioni Ceschina 1967

venerdì 24 dicembre 2021

Si alza un grido nella Notte Sacra... CHE VERGOGNA!




Sebirblu, 24 dicembre 2021

Un  tristissimo  grido  angoscioso  si  alza  stanotte  da  molti  cuori  appartenenti  al VERO "piccolo resto", quello che, abbandonando la "Messa di Bergoglio", preferisce staccarsene (come testimonia una lettera inviata ad Aldo Maria Valli che pubblico di seguito) piuttosto che rimanere nel compromesso satanico, dove non si crede più in Dio fattosi Uomo per riscattare il genere umano e la sua protervia. (Ved. QUI, QUI e QUI).

Sì, è una grandissima VERGOGNA, non solo l'indifferenza mostrata dai più verso Gesù Cristo e la sua S.S. Madre, ma soprattutto la deriva allucinante in cui è caduta la Chiesa di Roma dall'ultimo Concilio, dopo aver ricevuto in quasi nove anni l'estremo colpo di grazia dal disastroso governo bergogliano. (Ved. QUI, QUI e QUI).

Ma ecco la veloce premessa scritta dal vaticanista e scrittore Aldo Maria Valli come presentazione alla missiva suddetta.



"Cari amici di Duc in altum, un lettore mi ha inviato la lettera che pubblico qui sotto. Mi ha colpito molto per l'amarezza e l'esasperazione che esprime. Come rispondere?"

                                                                                                                                         A.M.V.
«Gentile Valli,

voglio condividere con Lei una mia scelta. Non so se andrò alla Messa di Natale celebrata dal papa. Non me ne importa niente delle opinioni personali di Bergoglio. Se la Chiesa è diventata un megafono per propagandare le sue sciocchezze, non perdo il mio tempo ad andarci.

Non ne posso più. Non ne posso più nemmeno di cardinali, vescovi e preti: mi danno il voltastomaco anche loro, con la loro spregevole viltà. E mi danno il voltastomaco anche i fedeli, il 99 % di loro, con la loro crassa, ripugnante indifferenza.

Basta. Io voglio andare in chiesa per Cristo. Non voglio avere nulla a che fare con questa contro-chiesa, con questa organizzazione che odia Cristo, che lascia uccidere Cristo una seconda volta.

Fino a quando non torneranno a proclamare Cristo e non le loro stupidaggini ridicole,  con cui Lo tradiscono,  me ne starò alla larga.  Sono davvero amareggiato.

Dovrò starmene lontano dai Sacramenti. Ma io di partecipare a questo pietoso circo non ho la minima intenzione. Mi chiedo dove sia Cristo. Questo tradimento generale dei suoi rappresentanti sta facendo vacillare la mia fede. Sono disgustato.

Le auguro buon Natale.»
                                                                                                                          Lettera firmata



Il dottor Valli si chiede come rispondere alla lettera intrisa di sdegno inviatagli da un suo lettore.  Questo, però,  è solo il risultato logico di quanti, in buona fede  (cfr. QUI e QUI), hanno seguito ad occhi chiusi l'insegnamento loro impartito dalla Chiesa, senza porsi alcuna domanda in profondità per diventarne consapevoli.

Spesso ho parlato della necessità inderogabile per un "credente" di rivolgersi allo Spirito Santo (DIO), che tutto regge e permea l'Infinito, al fine di raggiungere quella Fede certa e matura che "rende liberi", in modo che qualsivoglia imprevisto si interponga a sbarrargli la "strada" verso la Meta finale NON lo blocchi. 

E per potervi riuscire eccone le tracce sicure QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI,
alle quali aggiungo le parole di incoraggiamento e di supporto spirituale pronunciate per tutti gli italiani da mons. Carlo Maria Viganò in questi tempi amari di afflizione e di sconforto.

 


Concludendo, non potevo lasciar passare questo Natale, di cui purtroppo è rimasto unicamente il nome, ossia l'aspetto esterno privo di contenuto, senza trasmettere la Voce Sublime che ancora una volta abbraccia il mondo in un incendio d'Amore.




CHI  SONO  IO?  Mi  domandate...

Io Sono il tepore del sole mattutino
che veglia allo schiudersi del fiore che nessuno vede;
Io Sono l'equilibrio che nella vicenda degli elementi
a tutti garantisce la vita.

Io Sono il pianto dell'anima infranta
da cui sboccia la prima visione del Divino;
Io Sono l'euritmìa che nella vicenda dei fatti morali
a tutti promette salvezza.

Io Sono il Re del mondo fisico della vostra scienza;
Io Sono il Re del mondo morale che voi non vedete.
Sempre voi Mi cercate, ovunque.

Ma di fibrilla in fibrilla sui vostri tavoli anatomici,
di molecola in molecola nei vostri laboratori,
Io vi sfuggo, sempre più nel profondo.

Voi Mi cercate, dilaniando e disseccando la povera materia; ma Io Sono Spirito,
che anima tutte le cose, e non con gli occhi e gli strumenti della materia,
ma solo con gli occhi e gli strumenti dello Spirito voi potete trovarMi.

Io Sono il sorriso del bambino e la carezza della madre;
Io Sono il gemito del moribondo che invoca salvezza;
Io Sono il tepore del primo sole di primavera che porta la vita,
Io Sono l'uragano che porta la morte.

Io Sono l'evanescente bellezza dell'attimo fuggente;
Io Sono l’Eterna Armonia dell'Universo;
Io Sono Amore; Io Sono Forza; Io Sono Concetto;
Io Sono Spirito che tutto anima, sempre presente.

Io Sono la Legge che con meravigliosa stabilità
regge l'organismo dell'Universo;
Io Sono l'irresistibile Forza
che tutti gli Esseri sospinge ad ascendere.

Io Sono il canto immenso che la Creazione canta al Creatore.
Io Sono Tutto e comprendo Tutto, anche il Male,
perché lo stringo e lo circoscrivo ai fini del Bene...


Simon Dewey

Il Mio dito scrive nell'Eternità e nell'Infinito
la storia di miriadi di mondi e di vite
e traccia il cammino ascensionale degli Esseri che tornano a Me,
che attraggo col Mio Amore e che tutti assorbirò nella Mia Luce.

Tanti mondi ho visto prima del vostro, tanti ne vedrò poi.
Le vostre grandi visioni apocalittiche sono per Me piccole increspature nel tempo.
IO VERRÒ tra i fulmini della tempesta per piegare i superbi e sollevare gli umili.

IO VERRÒ nel trionfo della Mia Gloria e della Mia Potenza,
vittorioso del Male che sarà ricacciato nelle tenebre.

Tremate, perché quando Io non sarò più l'Amore che perdona e vi protegge,
Io sarò lo schianto del turbine, sarò lo scatenarsi degli elementi lasciati a sé stessi,
sarò la Legge che non più frenata dal Mio volere
esploderà tremenda su di voi portando rovina.

Tutto è connesso nell'Universo.
Cause fisiche ed effetti morali,
cause morali ed effetti fisici.
L'organismo dalle fitte maglie è tutto a voi d'intorno
e voi ne siete circondati e presi in ogni vostro atto.

La Mia destra possente stringe il destino dei mondi;
eppure sa scendere fino al più umile fanciullo
per tergerne con una carezza il pianto,
e questa è la Mia Vera Grandezza.

O voi che Mi ammirate tremando nell'impeto dell'uragano,
ammirateMi invece in questo potere che Io ho di farMi umile per voi,
in questa SAPIENZA che Io ho di saper scendere
dal Mio Alto Regno nella vostra tenebra:

ammirateMi in questa Forza immensa che Io ho
di costringere la Mia POTENZA in una debolezza
che Mi rende simile a voi.




Io non vi chiedo che comprendiate la Mia Potenza
che Mi pone lontano da voi,
ma chiedo che comprendiate il Mio AMORE
che Mi rende a voi simile e vicino.

La Potenza potrà sbigottirvi e spaventarvi,
ma vi darà di Me un'idea superata,
l'idea di un padrone vendicativo e dispotico.
Io non voglio più la vostra ubbidienza attraverso il vostro terrore.

Deve ora spuntare una Nuova Aurora di coscienza e di amore.
Voi dovete assurgere ad una Legge più alta
ed IO TORNO oggi a dirvi la Buona Novella.

Io non sono più il vostro padrone vendicativo e dispotico,
com'era necessario presso popoli di altri tempi,
ma sono il vostro Amico e parlo con parole di Bontà
al vostro cuore e alla vostra ragione.

Non dovete più temere ma comprendere;
la vostra ragione bambina è aperta
ed Io vengo a gettarvi la Mia Luce,
Io Sono Sintesi di Verità e da ogni parte sorgerà il Vero,
che da tutti gli angoli della Terra
salirà nella luce del vostro intelletto.

Io non porto lotta ma Pace;
Io non porto divisioni di coscienze
ma fusione di concetti e di animi.
L'Umanità terrestre sta per sentirsi UNA...
in una nuova Coscienza Spirituale.

Non vi insultate ma comprendetevi l'un l'altro.
Ognuno porti il suo granello alla grande Fede
e questa vi renda tutti fratelli.

E la religione, Mia rivelazione, e la scienza, vostra fatica,
e tutte le vostre singole intuizioni, si stringano in una grande sintesi
e questa sia Sintesi di Verità. Poiché...

IO  SONO LA VIA,  LA VERITÀ,  LA VITA

                                                                                                         (tramite)  Pietro Ubaldi



Con questa immersione nell'Infinito, auguro a tutti voi, cari Lettori, un sereno Santo Natale, ringraziandovi di cuore dell'attenzione che continuamente date al mio blog. (Consiglio di leggere anche QUI e QUI per importanti approfondimenti). 

Che il Nuovo Anno porti con sé il Trionfo del Cuore Immacolato della Vergine Maria e la sparizione definitiva del Serpente Antico a cui l'Augusta Signora schiaccerà la testa.

Relazione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Fonte della lettera: aldomariavalli.it

lunedì 20 dicembre 2021

Il Modo di pregare muta in rapporto all'Evoluzione


Igor Zenin
 

"Et multum laboravi, quærens Te extra me, et Tu habitas in me".

"Ho lavorato molto per cercarTi all'esterno, e Tu abiti in me"
(S. Agostino)


Sebirblu, 19 dicembre 2021

Come si legge, il grande Dottore della Chiesa testifica che l'Eterno è intimo all'essere, e che non va cercato fuori ma dentro di noi.

Nel tempo in cui i giudei volevano lapidare il Cristo, l'accusa era di blasfemia: "Ti lapidiamo per la bestemmia, perché essendo tu uomo, ti fai Dio". Gesù replicò: "Non è forse scritto nella vostra Legge (Salmo (81:6 o 82:6)*: Io ho detto: voi siete dèi?" (Gv. 10, 33).

*(Nelle antiche versioni bibliche, greca e latina, i salmi 9 e 10 sono considerati un tutt'uno che porta il numero 9. Ciò provoca, in molte traduzioni, un cambiamento nella numerazione dei salmi successivi).

Quando scopriremo la grandezza di questa nostra natura divina, a cui si riferisce Gesù, facente capo a Dio? Quando sapremo di essere dèi, l'originaria Scintilla caduta nelle tenebre (ved. QUI, QUI, QUI), e che è della stessa Sostanza del Padre? Come possiamo non esserlo se siamo figli Suoi?

Nell'intimo di noi stessi, nello Spirito, vi è una profondità d'Infinito verso la quale l'evoluzione progressivamente ci ridesta. Ed è in tale Infinito che il nostro piccolo «io» si fonde col grande «IO SONO» dell'Altissimo (ne ho parlato da poco QUI, ma confrontare pure QUI, QUI e QUI).

È naturale che, per chi è giunto alla grande scoperta del "Tu habitas in me", la vita interiore si trasformi. Da quell'attimo avviene un evento singolare: crollano gli assolutismi, l'intransigenza, la convinzione che il personale punto di vista sia l'unico rispetto alle visioni altrui.




Il nostro mondo e la sua Scienza (ved. QUI) non si occupano di questo, che pur resta il problema centrale dell'essere: porsi a contatto con la Sorgente e attingere alle Fonti della vita. E ci domandiamo: "Le forme di manifestazione spirituale praticata dalle grandi masse sono adatte per chi sente Dio all'interno di sé?"

Più si avanza e più si entra nelle realtà sostanziali, dove la forma perde importanza e ne acquista l'essenza, più ci si evolve e più si comprende; si diventa perciò tolleranti verso i fratelli minori che oltre non sanno concepire.

Sorge una nuova vita interiore che, al posto di polemizzare, tende a riempire il vuoto dei formalismi con la vibrazione vivificante dello Spirito (ormai rifuggente da ogni contesto rituale più o meno chiassoso) che diventa però immensamente partecipativo con la sua emanazione profonda.

Questa ascesa implica pure, naturalmente, una conquista di libertà. Libertà che, per i molti rimasti ancora "al latte", in quanto impediti dal masticare cibo solido ‒ come diceva San Paolo in 1 Corinzi 3, 2 ‒ è impossibile concepire, se non come anarchia spirituale o addirittura eresia che infrange il Codice stabilito dal Culto.

Costoro, in grande maggioranza, ritengono di aver assolto tutti i propri doveri di "buoni devoti" compiendo o partecipando a qualche pratica, rito o precetto, per poi tornare ad immergersi "nel mondo" sia nel pensare che nell'agire, conformandosi ad esso.

Il Risvegliato sente invece la presenza di Dio in ogni istante della giornata e SA come tenere sotto controllo la sua natura animale. Sa di essere in perenne lotta con i propri istinti e, per riuscirvi, cerca continuamente di rimanere collegato al Padre, senza farsi "risucchiare" da ciò che lo circonda.

Egli può quindi prendersi delle libertà formali che non si possono concedere al tipo comune perché ne farebbe cattivo uso, non avendo nella propria coscienza il senso della Legge.

Ma chi ha questo senso, conosce le tremende conseguenze di ogni errore, anche se saputo  scaltramente  celare;  sa che l'Assoluto vede tutto,  e quanto sia inutile cercare di gabbarLo con adattamenti o scappatoie; egli è consapevole di essere libero ma responsabile, perché dalla sanzione giusta non si evade.

Gli immaturi, gli "infanti" che ancora non avvertono le forze dello Spirito, devono necessariamente essere inquadrati in norme materiali, uniche loro regole di vita, perché quelle puramente spirituali superano le singole possibilità percettive.



La ragione per cui le varie religioni non possono e non debbono concedere libertà ed esigere l'osservanza severa alle regole prefissate sta nel fatto che la gran parte della gente è involuta e per essa la forma è tutto; se le fosse tolta l'espressione concreta, unico punto fermo su cui appoggiarsi (come un bimbo col girello), non le rimarrebbe nulla.

Così, per quanto le varie correnti religiose dettino norme uguali per tutti, le intime differenze sostanziali vibranti fra anima ed anima non possono impedire che ognuno senta e viva il suo credo in maniera diversa, secondo la sua natura, che va dal bigotto al santo.


L'essere dell'avvenire cercherà e pregherà Dio in altro modo; Gli ubbidirà con più amore e convinzione. La vita, così permeata dal "Divino" in ogni suo atto e momento, sarà davvero un'altra cosa.

Quando l'uomo evolvendo raggiungerà e farà suo questo intento, allora cadranno tutte le divergenze che separano e le diversità di superficie ritroveranno l'unità nel profondo. In questo consiste il tanto richiesto "Regno dei Cieli" in cui Dio risiederà negli animi, manifestandosi nelle mirabili opere dell'uomo, consapevole di adempiere spontaneamente alla Sua Legge.

Di conseguenza, anche la preghiera muterà, in relazione all'acquisita maturità dello Spirito. Pregare significa porsi in quell'intimo atteggiamento in cui l'anima cerca di comunicare col suo Divino Genitore. Allora essa, a Lui dirigendosi come una pianta verso il sole dal quale trae la vita, si estenderà dalla periferia verso il centro.

La preghiera è dunque la posizione spirituale dell'«io» singolo orientato verso il grande «IO SONO», l'Infinita Coscienza cosmica del Tutto. I modi di pregare sono tanti e diversi, anche se la forma che li riveste può essere uguale per tutti.

Ciò perché ogni essere è dinnanzi all'Assoluto un povero relativo che conosce soltanto il suo sé personale e non sa quindi rivolgersi a Lui per quello che è in realtà: una Sua "mini-Particella".

Il pensiero, perciò, spazierà nell'infinito: quello dell'umile vecchietta chiederà la grazia per la sua casa e per il nipotino... altri la chiederanno per la salute del figlio, altri ancora estenderanno timidamente la richiesta per la comunità di cui fanno parte, ma pochissimi sapranno unire le proprie sofferenze a quelle del Cristo per il Bene dell'umanità, in piena offerta altruistica.




In prevalenza, si è convinti che per preghiera si intenda unicamente l'enunciazione ripetitiva di una lunga sequela di parole o di giaculatorie, tanto per riuscire a colmare il comune vuoto di pensiero derivante dalla recita abitudinaria di formule scritte e inquadrate in uno schema preciso.

Ma vi è anche chi non può pregare così perché, sentendo la profondità immensa del contatto, preferisce renderlo più intimo e spontaneo con un eloquio d'anima che solleva sacri brividi d'eternità solo ad innalzare lo sguardo verso la Patria celeste.

Arrivati a tal punto, non ha più nessuna importanza la minuscola grazia da chiedere, connessa  ad  interessi terreni,  alla vita transitoria  del nostro piccolo «io».  Quando si è superato l'egocentrismo annullandosi in Dio, non c'è più senso in simili richieste personali, se non per il bene altrui.

Una preghiera così diventa qualcosa di strano per l'uomo comune, incomprensibile ai più, anzi, addirittura esagerata per taluni. Persino tanti "credenti" non riescono a concepire questo tipo di orazione, per loro astratta, evanescente, priva di "costrutto" solido sul quale immettersi come su un binario unico, al fine di non perdersi vagando "fuori dal seminato".

A questa prece superiore, fatta con lo Spirito e non col corpo ci avvia il Vangelo di Matteo (6, 5-8): "Quando pregate, non siate come gli ipocriti che amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere notati dagli uomini. In Verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

Ma tu, quando preghi, entra nella tua stanza e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nell'intimo, te ne darà merito. Pregando poi, non moltiplicare le parole come fanno i pagani, che pensano di venire esauditi in virtù della loro quantità.

Non siate dunque simili ad essi, poiché il Padre vostro sa di cosa avete bisogno prima ancora che glielo chiediate."

Parole queste che indicano la preghiera interiore, nel raccoglimento, con pochissime esteriorizzazioni vocali e senza tanto chiedere, perché l'Eterno già conosce cosa ci è necessario.



"Il Discorso della Montagna" di Carl Heinrich Bloch

Ecco cosa dice Gesù a Maria Valtorta a tal proposito:

"La preghiera è buona e santa cosa, buona cosa è pure meditare e studiare la Sapienza. Ma nulla è più utile all'uomo di una conoscenza: quella di essere convinto dell'esistenza dell'Assoluto.

Quando uno ha conosciuto veramente chi è il Signore, non sbaglia più, sa pregare non con un moto macchinale di labbra dal quale esulano seri propositi di bontà, di perdono, di continenza, di umiltà, ma con vera adesione a Dio, con vero proposito di praticare sempre meglio la Legge per essere da Lui benedetto.

Allorché un essere ha conosciuto chi è il Signore, possiede per sempre la Scienza, la Ricchezza, la Forza, donanti la Gloria vera che non muore in eterno e che piace al Padre Altissimo.

Voi fate, preghiere e preghiere in questi tempi. Ma non servono come dovrebbero. Non pensate che il vostro Dio abbia cambiato la sua Natura d'infinita Bontà e di Paternità perfetta! È che a Lui voi presentate preghiere inquinate da troppe cose.

Spogliatevi della triplice veste che opprime il vostro Spirito e lo contamina. Via l'ipocrisia, via l'odio, via la lussuria. Vi sarebbero altre cose da levare (cfr. QUI, QUI, QUI e QUI; ndr). Ma queste sono le più abbiette ai miei occhi. E siete ipocriti quando venite a Me per funzioni religiose che compite con senso umano e non soprannaturale.

Ma chi volete ingannare? Me? O infelici! Vi potrete ingannare fra di voi, mostrando una parvenza di religione, una maschera, anzi, un volto vero che è di irreligione, perché Religione vuol dire ubbidienza ai desideri e ai voleri del Padre, e voi nelle grandi e piccole cose Gli disubbidite.

Potrete dunque ingannarvi fra voi, ma il vostro Dio non Lo ingannate. Che diresti, Maria, e che faresti se uno ti offrisse un mazzo di fiori o un piatto di frutta tutto sporco o bacato? Che avrebbe fatto meglio a non offrirtelo perché ti ripugna e ti offende. Ecco: Io dico lo stesso della maggioranza delle vostre preghiere.

Odiate. Sicuro. Odiate. E siete così appesantiti nello Spirito che neppure ve ne accorgete di essere pieni di astio verso tutti e di egoismo. Ma che vi ho detto Io? "Se quando stai per pregare ti sovvieni d'aver offeso il fratello o che egli ha qualcosa in cuore contro di te, riconcìliati prima con esso e poi vieni". Condizione essenziale per essere ascoltati è di non avere in cuore l'odio che uccide l'amore.

Come potete venire a Me, che sono Misericordia, quando non siete misericordiosi? Come potete giudicare e pensare che Io, essendo Giustizia, non vi giudichi? Non vedete che odiando chi vi nuoce ‒ e non fu forse il primo, ma i primi foste voi ‒ condannate voi stessi?

Questo è quello che è necessario perché Io intervenga: pentirvi e fare penitenza. Senza queste due cose ogni vostra preghiera, ogni vostro atto religioso è menzogna e offesa che fate a Dio."

(Brano ripreso da "Quaderni del '43", cap. 4, di Maria Valtorta.



       La Potenza della Preghiera  (Ved. QUI).

Chiosa di Sebirblu

Come si vede dai parametri su esposti si tratta di due atteggiamenti inversi, perché passando ad un piano superiore di vita si ha un vero rovesciamento di valori. Non si può pretendere che l'uomo comune preghi in una maniera più sostanziale di quella correntemente conosciuta.

Eppure quella del cuore è la vera orazione, quella che ci porta a contatto con Dio, la sola in cui si ode la risposta e si può stabilire il colloquio. La insistente e reiterata preghiera ordinaria è un monologo, una esposizione di desideri senza conferma, lasciandoci la sensazione di essere soli davanti al mistero che tace.

L'Eterno rimane allora un enigma, l'irraggiungibile "Trascendente" che non è tra noi immanente. Così ci si spiega la riluttanza di alcune anime immature a recitare le orazioni come è stato loro insegnato, ritenendole adatte solo a gente bacchettona ed ipocrita.

Ma se prima non si percorrono i passi iniziali, non si può raggiungere l'opportunità di elevarsi a vette molto più alte per gustare davvero la tenerezza e l'Amore del Padre, esattamente come i bambini che, non partendo dalle aste e dal pallottoliere si trovano poi in difficoltà nello scrivere, leggere e far di conto.

Per questo il modo di pregare è sempre in stretto rapporto con l'evoluzione spirituale raggiunta ed è giusto che sia così!... almeno fino a quando gli eventi, precipitando, non indurranno TUTTI a piegare le ginocchia e ad impetrare dall'Eterno il perdono per la stoltizia e l'apatia mostrata fino a quel momento.

Relazione libera e cura di Sebirblu.blogspot.it

Spunti tratti dal testo "Dio e Universo" di Pietro Ubaldi (ved. QUI).