venerdì 30 giugno 2023

È giunto il TEMPO di imparare a PREGARE per il Mondo!

 


Sebirblu, 29 giugno 2023

Non è mai abbastanza ricordare che abituarsi alla preghiera vuol dire non solo dare un senso alla propria vita, che dal Divino trae la forza e la pazienza per superare le dure prove che ineluttabilmente si dispiegano davanti a noi, ma anche e soprattutto significa porsi sotto la potente protezione del Cielo in questi tempi perigliosi e incerti per l'umanità.

Già altre volte ho trattato questo tema, specialmente QUI, QUI, QUI e QUI e so che l'argomento non è condiviso da molti, ma le minacce che incombono ora sul mondo rendono necessaria una maggiore presa di coscienza singola e collettiva.

Dice il proverbio che "uomo avvisato è mezzo salvato", e dunque non sia mai che, avendo un piccolo strumento di diffusione come questo blog, trascuri proprio quella parte che ritengo basilare per la salute fisica, psichica e spirituale dei miei simili.




Quando sosteniamo di essere davanti a Dio, pensiamo sempre di stare in un luogo e Lui in un altro, all'esterno di noi. Se Lo cerchiamo sopra, davanti o intorno a noi, non Lo troveremo.

San Giovanni Crisostomo suggeriva: «Trovate l'ingresso della cameretta segreta della vostra anima e scoprirete che è la porta del Regno dei Cieli».

Sant'Efrem il Siro lasciò scritto che Dio, quando creò l'uomo, pose in lui l'intero Regno e che il perno della vita umana consiste nello scavare così in profondità tanto da raggiungere il Tesoro nascosto.

Ecco perché, per trovarLo, dobbiamo scavare, alla ricerca di questa camera segreta, di questo luogo dove il regno di Dio è al centro stesso del nostro cuore, dove Lui e noi possiamo incontrarci. (Cfr. QUI, QUIQUI).

La maniera migliore,  quella  che  di certo  supererà  tutti  gli ostacoli,  è  la  preghiera. Il problema è di recitarla con attenzione, semplicemente e con verità, senza sostituire il vero Padre Eterno con qualche altra falsa deità: un idolo, un prodotto della nostra immaginazione, e nemmeno provando a vivere un'esperienza mistica.

Concentrandoci su ciò che proferiamo, sicuri che ogni parola emessa raggiunge Dio, possiamo usare i nostri termini personali, o quelli di coloro che hanno espresso, meglio di quanto noi potremmo, ciò che sperimentiamo o confusamente sentiamo nell'intimo.

Non è per la grande quantità di parole che saremo ascoltati da Dio, ma per la loro immediatezza. Quando usiamo il nostro linguaggio, dobbiamo rivolgerci a Lui con precisione, senza lungaggini o fretta eccessiva, ma essendo semplici e veri.

Ci sono momenti in cui le orazioni sono spontanee e facili, altri in cui ci sembra che la fonte si sia inaridita.

È allora che è bene usare le preghiere altrui, che in fondo esprimono essenzialmente ciò in cui crediamo, tutte quelle realtà che in quell'istante non sono vivificate da una reazione profonda del nostro cuore.

Dobbiamo  quindi  implorare con un duplice atto di fede,  non  solo  immersi  in  Dio, ma anche in noi stessi, confidando in questa nostra fede offuscata, ma che tuttavia è parte integrante del nostro essere.

Vi sono attimi in cui non necessitiamo di parole, né nostre né di altri, e preghiamo allora in silenzio. Questo tacere perfetto è la preghiera ideale, a patto però che esso sia vero e non un miraggio da noi creato.




Abbiamo pochissima esperienza di cosa significhi silenziosità profonda, quando una quiete assoluta riempie l'anima, quando una pace piena la pervade, quando non c'è agitazione di alcun tipo e siamo davanti a Dio totalmente proni, in atto di adorazione.

Ci possono essere momenti in cui stiamo bene fisicamente e siamo mentalmente distesi, stanchi delle parole che abbiamo sin troppo usato, ci sentiamo ispirati in quell'equilibrio delicato, come in prossimità di un sogno lucido...

Il silenzio interiore è l'assenza di ogni perturbazione del pensiero o dell'affettività, è completa vigilanza, un'apertura a Dio. Dobbiamo mantenerlo così quando possiamo, ma non dobbiamo mai compiacercene.

Per evitare questo, i grandi autori dell'ortodossia ci avvertono di non abbandonare completamente le normali forme di preghiera perché, anche coloro che hanno raggiunto la pace della contemplazione, le hanno ritenute necessarie nei momenti più a rischio di lassismo spirituale, reintroducendole, finché le stesse non avessero propiziato di nuovo il silenzio.

I santi Padri greci lo ponevano sempre all'inizio e alla fine di una vita di preghiera; lo chiamavano hêsychia (ved. QUI). Questo è lo stato in cui tutte le facoltà dell'anima sono nel raccoglimento e nella quiete, concentrate e perfettamente vigili, prive di qualsiasi turbamento emotivo.

Gli anacoreti utilizzano spesso nei loro scritti l'immagine dello stagno: finché ci sono increspature alla superficie nulla può riflettersi in modo corretto, né gli alberi né il cielo, mentre quando l'acqua è calma, al contrario, tutto vi si specchia perfettamente, come nella realtà.

Un'altra similitudine da loro usata è quella del limo o fango che, fintantoché non si è posato sul fondo, al riparo da ogni minimo moto, disturba la trasparenza acquea. Entrambe le analogie possono applicarsi alla condizione interiore dell'uomo che vuole mettersi in contatto con Dio.




Sovente la vita che viene vissuta da molti fedeli contrasta con le preghiere da essi recitate. È necessario perciò riuscire ad armonizzare il modus vivendi di tutti i giorni con i contenuti delle stesse, affinché tali orazioni acquisiscano la forza, lo splendore e l'efficacia desiderati.

Troppo spesso ci si appella al Signore sperando che Lui intervenga, al posto nostro, su ciò che dovremmo fare noi nel Suo Nome e al Suo servizio.

Come se fosse sufficiente ripetergli, di continuo, le stesse parole col cuore freddo e la mente pigra, senza alcuno sprazzo di volontà, i termini di fuoco a volte nati nei deserti e nelle solitudini e scaturiti spesso da grandi sofferenze umane.

I devoti sono convinti, così facendo, che Dio li ascolti, che tenga conto del loro eloquio, mentre l'unica cosa che importa all'Eterno è l'anima di chi a Lui si rivolge, con lo Spirito teso al compimento della Sua Volontà.



Geras Tonas Kiekvienam 

Ecco un altissimo insegnamento entelico (il significato a piè pagina QUI) proveniente dagli Spazi infiniti:

Il "PADRE NOSTRO" nell'interpretazione ULTRAFANICA

Entrino le vostre anime nell'orizzonte che Io vi apro. Cercate di ascoltare e di incidere in voi profondamente la Verità che è il seme unico.

Non per vaghezza Io vi chiamo, non perché Mi conosciate vi invito: è per voi stessi, per il vostro rinnovo, per avere coscienza di ciò che fate e di ciò che farete nel vostro domani umano.

Ogni passo spirituale è un procedere che vi permetterà di entrare nella Luce, ma se i passi difettano vi allontanate da essa.

Siate i Miei guerrieri; la Mia spada è la Fede, la Mia Forza l'Amore. Rammentate queste tre massime:


"Chi perde la virtù perde il profumo di se stesso"
"Senza la carità non esiste amore"
"La Fede esige opere, essa di per sé è vana"

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Le parole pronunciate dal Cristo sul monte rappresentano l'apertura del sigillo all'umanità, il patto che con essa la Divinità stipulava e il di Lui "Discorso della Montagna" esprime la triplice manifestazione di Amore, di Giustizia e di Sapienza.

Perché il Cristo salì sul poggio per parlare alla folla?

Anche questo ha il suo significato!

La parola di Amore, di Giustizia e di Sapienza non era umana, ma divina, doveva perciò discendere sulle genti, provenire da oltre il limite, dall'infinità; la parola del Cristo doveva riversarsi sulle folle perché il Figlio, per volontà del Padre, stava per cancellare la vecchia legge, la Legge Prima, ed instaurare così la Legge Evangelica di Amore.

Non si trattava propriamente di un monte, ma di una modesta escrescenza di terra sulla quale il Divin Figliolo era salito, ma ciò era sufficiente per portarLo su un piano più elevato, per togliere l'idea di azione umana, ponendo il Divin Predicatore in una posizione di distacco rispetto a coloro che ascoltavano; la voce giungeva dall'alto alle masse, ecco la manifestazione di Potenza.

Prima di parlare delle Beatitudini, il Cristo volle pregare il Padre Suo ed insegnare alle genti la sola nobile preghiera, il "Padre Nostro".

Chi ha compreso la maestà di questa preghiera che si presenta senza frasi retoriche, senza lodi chiesastiche, semplice, umile, fervida e possente perché sostanziale? Pochi invero fra gli umani.


"Il Discorso della Montagna" di Carl Heinrich Bolch

Padre Nostro che sei nei Cieli

Padre nostro perché sei Tu che ci hai partorito, perché proveniamo da Te, perché sei Tu che ci sorreggi, che ci guidi come solo un Padre può fare coi propri figli, perché ci tratti in perfetta eguaglianza come solo un Padre giusto ed amoroso può fare e sa fare.

Che sei nei Cieli, cioè che esuli dalla materia, che sei Spirito e perciò dominatore della materia e per conseguenza del Male. Tu, come Essenza divina, sei anche negli umani perché anch'essi sono spirito, Scintille da Te emesse. Non che vivi nei Cieli, che sei nei Cieli. Il Cielo ha in sé Iddio, fa parte cioè dell'Infinito: È IN VOI! L'opera vostra quindi deve essere rispettosa costantemente, in quanto dentro di voi c'è il Principio Primo, il Principio Unico: Dio!

Sia santificato il Tuo Nome

Vi è in questa espressione la volontà di santificare il Suo Nome. Come può l'umanità santificare il Nome di Colui che le diede la vita e dal Quale è sorretta e confortata? Con la preghiera, forse? No, non con questa, ma con l'opera; solo l'opera può giungere a santificare, poiché per compiersi ciò necessita la potenza che soltanto l'azione ha in sé.

Solo il Tuo Nome sia santificato, perché unicamente Tu sei stato capace, e lo saresti nuovamente, di rinunciare alla Tua Vita per la nostra salvezza. Noi, di conseguenza, dobbiamo santificarTi con la nostra opera, col nostro ardore e la nostra alacrità.

Venga il Tuo Regno

Arrivi finalmente il Regno di Dio a dominarne qualsiasi altro sulla Terra, e poiché Iddio è Bontà celeste, venga finalmente fra gli umani a regnare non solo questa, ma soprattutto l'Amore, il Regno dell'Evangelo. Venga il Regno Tuo, sia cioè instaurato il dominio del Bene e distrutto quello del Male, e tutto sul mondo abbia l'impronta della Divinità.

Sia fatta la Tua Volontà

La bontà che Dio vuole, la giustizia che impone, la sapienza che reclama siano la Legge unica dominante gli umani. La volontà dell'Eterno è l'Amore nelle sue più sublimi manifestazioni, ed è tale volontà che deve tradursi in atto sul pianeta affinché possa trasformarsi un giorno da materia in spirito.

Così in Cielo come in Terra

Nei  Cieli  la  volontà  dell'Eterno  è  Potenza  manifesta,  e  così  diverrà  sulla  Terra per la Sua infinita Misericordia. Quanto è materia o fu materia ritornerà potenza trasformandosi in purissima Energia, provando al Padre che l'umanità ha riscattato ogni colpa e che sublimando lo Spirito ha distrutto il regno di Satana, ritornando degna del divino Genitore. (Cfr. QUI, QUI e QUI; ndr).


Pane = Esempio del Cristo. Vino = Suo Insegnamento sostanziale. Ved. QUI.

Dacci oggi il nostro Pane quotidiano

Non del pane fisico parlava il Cristo, poiché questo pane ognuno deve conquistarselo attraverso la fatica, il sudore, l'affanno, il dolore, attributi quanto mai necessari alla vita dell'uomo per poter giungere all'espiazione, al termine del moto evolutivo finito.

Il Cristo chiede a Dio la sostanza: Per gli umani il Tuo Amore, o Padre, è il Pane necessario alla vita eterna, alla vita dello Spirito, alla conquista di quella libertà che è potenza e sapienza, ed è il Tuo Amore, o Padre Santo, la capacità che Tu puoi donarci per compenetrare le Tue verità, assimilarle, e senza le quali la perpetuità infinita sarebbe irraggiungibile!

Donaci la facoltà di amare, fortificala, poiché essa ci è stata trasmessa da Te col parto, ed è la sola che valga a sorreggere ogni umano durante la sua ascesa, nel corso della sua faticosa evoluzione. Giungerà a noi in tal modo quel pane che non sarà solo il cibo del singolo, ma che questi nel Tuo Nome moltiplicherà per sfamare il fratello più bisognoso".

Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori

Padre, noi perdoniamo al nostro simile ben conoscendo il male che egli può aver fatto a noi, ma da noi non è conosciuto il debito contratto verso di Te, sono ignoti all'umanità i peccati nella loro qualità ed entità commessi contro la Legge Eterna, ed è per questo che essa chiede il perdono, in quanto di tutti i suoi errori l'uomo non giungerebbe mai a fare ammenda. Se non ci fosse la santa remissione l'essere umano non arriverebbe mai più ai piedi del divin Trono.

Il Tuo perdono, o Padre, è legato alla Tua Misericordia e solo questa può salvare gli uomini incapaci, impossibilitati ad espiare colpe che non conoscono o dimenticate nell'oblio.

Preservaci dalle Tentazioni e liberaci dal Maligno

Nella materia, che sullo Spirito grava per la colpa iniziale, è insita la tentazione, perché in essa vi è il palpito satanico e Satana è colui che non si peritò di tentare l'Unigenito. Padre, l'umanità riconosce che solo la Tua Misericordia può preservarla dalle umane lusinghe della fragile materia, e invoca da Te quella Conoscenza, quel Dono di energie capaci di chiarire alle genti quale sia la via di destra e quella di sinistra; solo così l'uomo potrà essere liberato dalle insidiose arti del Maligno.

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In questa preghiera vi è il più profondo legame tra il Creatore e il creato, tra il Padre e il figlio (l'umano; ndr), tra l'implorazione e la promessa. Quando dal vostro labbro usciranno le divine parole pronunciate dal Cristo, mormoratele in fervore, in tremore, e certamente esse saliranno al Padre e saranno dall'Eterno ascoltate.




Conclusione

Sette sono i punti necessari per il vostro vivere spirituale nel tempo, sette sono le espressioni dell'Unigenito nell'attimo in cui dall'umanità si staccava fisicamente per rimanerne congiunto in potenza.

Fate tesoro di questa settuplice divina invocazione e non biascicate vanamente altre orazioni a voi note, poiché in questa soltanto vi è l'essenza, la vita, la vittoria, la conquista.

Non ripetete mnemonicamente il «Padre nostro», ma sappiate valutarne la dolcezza e la possanza di ogni parola. Ponetevi in stato di umiltà nell'attimo in cui elevate la preghiera a Dio e, se un istante di distrazione vi coglie, segnatevi e dite: "Vade retro me Satana".

Ricominciatela di nuovo, analizzandone i contenuti, umiliandovi e dicendo in cuor vostro al Padre: "Io sono perché Tu sei e fa' che io sia come Tu vuoi, cioè degno di Te".

Quando di fronte a voi procelloso spumeggia il mare, quando sul vostro capo sta il cielo in tempesta, quando falsi fratelli cercano di trarvi a dannazione, quando mani rapaci e torbide tentano di togliervi il pane conquistato con fatica e dure privazioni, innalzate la divina orazione al cielo.

Si placherà il mare, si rasserenerà il cielo, il fratello non vi condurrà a rovina ed il pane non sarà mancante.

Traduzione, relazione e cura di  Sebirblu.blogspot.it

Spunti estratti da QUI, e da "Scintille dall'Infinito" ‒ ed."Il Cenacolo", QUI.


lunedì 26 giugno 2023

Mirando all'Infinito, si svela a noi l'INVISIBILE!

 


Sebirblu, 26 giugno 2023

Il vero ricercatore non si ferma all'apparenza delle cose. Egli, pur non sapendo nulla dell'ignoto dinnanzi a lui, prosegue coraggioso il suo cammino confidando nella Forza misteriosa che lo spinge avanti... e trova ne «L'Invisibile» proprio quelle risposte che da tempo andava cercando per dare un senso alla propria vita.

Se il suo cuore è puro ed ha la mente aperta come un bambino, allora si accorgerà di non esser solo perché una Luce discreta illuminerà i suoi passi, proteggendolo e accompagnandolo verso la grande Mèta...

È quello che in sintesi viene spiegato da Amadeus Voldben (Amedeo Rotondi) ne "Il Protettore invisibile", uno dei tantissimi libri da lui scritti per il "Risveglio" delle Coscienze, dal quale ho tratto il brano che segue.




L'Invisibile e noi

Quando gli scienziati arrivarono a penetrare nel sistema dell'atomo, cominciava un'epoca nuova per l'umanità. Constatarono con stupore che, in apparenza, l'oggetto più denso, era fatto soltanto di spazi vuoti dove c'era solo movimento: crollava un idolo.

Non si trattava più di materia, ma di energia, forma invisibile delle potenze nascoste dell'universo. Si scopriva che la materia è soltanto apparenza, che il cosmo è tutto dinamismo: è vita. Il vecchio materialismo subiva il colpo più consistente nella sua parte che riteneva «scientifica».

Se i nostri occhi acquistassero la capacità di vedere la struttura intima della materia, anche solo fino allo stadio di elettroni e di protoni, ogni elemento ed ogni distanza sparirebbero in una visione di punti rotanti intorno a vari nuclei centrali.

Ma più fantastico e meraviglioso ci apparirebbe ciò che ci attornia, se i nostri sensi acquisissero la capacità di vedere e di sentire oltre i ristretti confini della loro limitata percezione.

L'invisibile e l'inudibile sono divenuti contesti inimmaginabili anche per gli uomini di più alta fantasia. L'energia può assumere forme ignote a noi o da noi impensabili, al di sopra e fuori degli schemi mentali umani.

Esistono mondi nello spazio dove non possiamo arrivare neppure con i più potenti telescopi, e vi sono piani di vita che oltrepassano la nostra intelligenza e la capacità di comprensione: è una scala infinita che non sappiamo come incominci né dove arrivi. Anche se la realtà dovesse essere diversa dalle concezioni umane, non avrebbe alcuna importanza.

Essenziale è sapere che quel «quid» che noi abbiamo denominato Spirito, Scintilla Divina o Individualità, che costituisce la nostra vera essenza, può rivestire forme diverse, anche inconcepibili dalla mente, e usare energie ben superiori alle nostre capacità.

Il cosmo è così infinitamente grande che si ignora persino il numero delle galassie. È stato calcolato recentemente che la distanza delle più lontane corrisponde a decine di miliardi di anni luce. Vi si possono trovare forme di vita che l'umano è impossibilitato a vedere, sentire e immaginare.


Ron Dicianni


Negarne l'esistenza vuol dire rapportare tutto a se stessi come fanno quelli rimasti al sistema tolemaico, cioè i materialisti. Ma ciò è soltanto l'effetto di una visione miope e meschina. Non è assurdo ritenere che l'uomo sia il più progredito, e solo, in questa infinita distesa di universi?

Vi sono luoghi nello spazio dove l'evoluzione è proceduta armoniosamente e si è raggiunto uno stato di coscienza superiore. Da tempi immemorabili altri esseri hanno raggiunto lo stadio in cui gli uomini si troveranno fra migliaia d'anni.

I sensi sono i confini che segnano la condizione dell'essere fisico, che nulla sa, perché nulla può recepire di quei mondi vastissimi e innumerevoli che vivono al di là dei limiti della nostra esperienza vitale.

Dinnanzi ad essi, restiamo muti, senza nulla comprendere, perché trascendono le nostre comuni facoltà. Lo spettroscopio ci rivela che a noi sfuggono immense frequenze di vibrazioni cromatiche che oltrepassano il nostro campo visivo, sia nel senso più elevato come in quello più basso della materia.

Abbiamo occhi e non vediamo, abbiamo orecchie e non sentiamo. Il mondo dei sensi è la prigione nella quale siamo confinati e ci restringe entro limiti molto angusti. Così oltre i sedicimila cicli al secondo non riusciamo a percepire nessun suono: è la zona degli ultrasuoni, infatti.

Il limite della nostra vista è il viola. Oltre, esistono raggi le cui radiazioni l'occhio umano non capta e alle quali non è sensibile.

Non percepiamo il magnetismo, i raggi cosmici, l'elettricità, le onde radiotrasmittenti, l'infrarosso e l'ultravioletto, la radioattività, i raggi gamma, l'irradiazione delle piante, degli animali e così via. (Cfr. QUI; ndr).



Tante sono le cose per le quali i nostri sensi sono vani. Man mano che si sale verso livelli più elevati essi sono inutili perché idonei soltanto ad una minima parte del piano fisico, non oltre. Così come noi non possiamo vedere il coraggio, il valore, la tenacia, l'intelligenza, il timore, eccetera.

L'Eterno ha posto dei margini precisi all'apparato sensorio dell'uomo, ma ha anche provveduto affinché le sue relazioni con gli altri piani dimensionali fossero non solo possibili ma attive e continue.

I sensi servono per l'ambiente limitato in cui egli vive, mentre per i contatti con la vita infinita l'individuo possiede in sé la potenza delle sue facoltà superiori. Non si vuole accennare solo a quelle extrasensoriali che non sono appannaggio di tutti, o almeno nel medesimo grado, ma alla più comune capacità di intuizione che ognuno dovrebbe raggiungere e sviluppare.

Tramite essa possiamo ampliare la visione del mondo e giungere là dove la percezione interna, limitata al campo fisico, è quasi sempre irrilevante.

L'essere umano non è tale solo per i cinque sensi fisici che sono la parte più materiale e persino più ingannevole di lui. Ciò che è fuori dalla portata della sua percezione sensoriale può essere da lui colto con le facoltà superiori di cui è dotato, prima fra tutte l'intuizione.

Egli ha prerogative che trascendono i sensi, proprio per le relazioni con i piani e i mondi dove gli strumenti ordinari di percezione non possono arrivare.

Tuttavia, anche là esistono dei limiti invalicabili, segnati per ciascuno dalla propria evoluzione spirituale: mondi invisibili e inudibili che si possono raggiungere solo in seguito ad un graduale progresso. Oltre a tutto questo è mistero e silenzio, zone mute, dimensioni ignote.



La grande mistica spagnola del '500, santa Teresa d'Avila, ha scritto che il Paradiso più che un luogo è un modo di essere dello spirito. (Perciò ognuno, a seconda della propria "frequenza" animica, si troverà esattamente dove dev'essere, essendo per lui impossibile salire a più alti livelli; ved. QUI; ndr).

Vi sono piani infinitamente diversi che vanno dai più densi ai più sottili, in una scala e in una gamma di vibrazioni di energie tali da qualificare i diversi stati di coscienza relativi al grado evolutivo raggiunto. (Ved. QUI; ndr).

L'aldilà può indicare tutto ciò che vive oltre i nostri angusti limiti, i mondi che noi ignoriamo, dove l'esistenza, seppur in forme diverse, è certamente più attiva e assai più raffinata di quella grossolana in cui ci troviamo.

La maggior parte della vita universale si svolge sui piani che nessuna facoltà umana riesce a percepire. Neanche l'uomo più evoluto può toccare gli estremi "confini" dell'Infinito, perché là vivono esseri immensamente a lui superiori.

Se l'individuo vedesse questi piani di vita, non potrebbe reggere: sono livelli oltre gli schemi comuni che l'umano non può comprendere né concepire perché sono mondi dello spirito. Il materialista, per cui essi sono una frontiera irraggiungibile in quanto chiuso nel carcere dei sensi, nega perché non comprende.

Per molti l'impedimento ad intuire è dovuto alle "incrostazioni" intellettuali e al grande uso distorto della ragione che conducono alla negazione preconcetta: ostacoli indicativi di immaturità spirituale.

Ciò che l'essere meno evoluto considera inesistente, perché fuori della sua convalida sensoriale, è la compagine a più alta vibrazione dove l'esistenza è più ricca e intensa: la sua anima, ancora chiusa, non può vedere né sentire.


Gustave Doré

Non può dunque stupire che la scienza, che ignora tante cose del mondo materiale, non conosca nulla dei piani più elevati. Nessuna meraviglia, quindi, che non possa aggiungere altro a ciò che trascende il livello fisico. (Cfr. QUIQUI, QUI e QUI; ndr).

Certi spazi, oltre l'umano, sono talvolta raggiungibili da determinati strumenti o con l'aiuto di facoltà extrasensoriali. (Cfr. QUIQUI e QUI; ndr).

Ciò può avvenire quando si tratta di luoghi o modi di essere ancora vicini alla densità fisica, non certo per ambienti e stadi spirituali assolutamente inarrivabili per chi vive su questo pianeta.

E, poi, quali mezzi avrebbe l'individuo per studiarli? Gli scienziati seri lo sanno e, nell'umiltà, comprendono i propri limiti. Soltanto certi "eruditi", saccenti ripetitori di nozioni scientifiche, negano.

Non essendo costoro veri studiosi, per nascondere il loro scetticismo e la preconcetta avversione a tutto ciò che è spirituale, si coprono puerilmente del manto scientifico per negare e rivestirsi così (secondo loro) di credibilità.

Per noi sono spazi silenziosi le innumerevoli galassie dove pulsano miriadi di stelle. Chi vive in quei mondi? Nessuno può ragionevolmente pensare che l'uomo sia il solo abitatore dei cieli e il resto sia tutto deserto e assenza di rumore.

Nei piani superiori la vita vibra e si svolge in maniera più elevata ed armonica. È là che il nostro pensiero ama sostare, in quella dimensione più sottile dove la materia si smaterializza: è l'energia.

Oltre i limiti umani, può sembrare tutto silenzio e zona morta a chi non concepisce altra vita che quella capace di comprendere. L'individuo è portato naturalmente a concepire le cose secondo la propria misura, ma è necessario riflettere che la vita non può sussistere solo in base ai nostri schemi.

Nella scala esistenziale infinita, è logico supporre che operino esseri più progrediti e, tra questi, coloro che ci hanno preceduto nel cammino, già vissuti sul piano umano.

È ragionevole pensare a dimensioni, lontane dalla densità terrestre, dove si svolge una vita più intensa perché di vibrazione più alta, mondi e modi di essere svincolati dalle ristrettezze umane, in una libertà acquisita per più avanzata evoluzione; anime in possesso di prestigiose facoltà in grado eccelso.



E questo spazio infinito, entro cui si muove la Vita universale, è quello descritto dal poeta nel più mirabile dei modi:


" ...e il naufragar m'è dolce in questo mare..."

(da «L'Infinito» di Giacomo Leopardi)


Relazione e cura di Sebirblu.blogspt.it

Estratto da "Il Protettore invisibile" di Amadeus Voldben – ed. Mediterranee


giovedì 22 giugno 2023

La Vita durante il Sonno e l'Uscita dal Corpo


Dorian Vallejo

Sebirblu, 22 giugno 2023

Chissà quanti individui hanno sperimentato almeno una volta il fatto di trovarsi fuori dal corpo fisico e poi non hanno avuto il coraggio di dirlo a nessuno pensando di passare per pazzi. 

Ebbene, questo articolo può risultare utile non solo a voi lettori, nel caso aveste ancora qualche dubbio sull'accaduto, ma soprattutto a coloro che sono ancora totalmente digiuni della realtà spirituale che affianca e compenetra continuamente quella fisica.

D'altra parte, è ormai giunto il momento di prendere contezza della nostra vera natura e comportarci di conseguenza, se vogliamo davvero che questo mondo migliori e cambi radicalmente! (Cfr. anche QUI, QUI, QUI, QUI e QUI).    


Josephine Wall

La Vita durante il sonno e l'Uscita fuori dal corpo

Quando un uomo si addormenta, i suoi principi superiori si ritirano dal suo organismo con il veicolo astrale; il corpo fisico e il corpo eterico restano sul letto, mentre il corpo astrale fluttua nell'aria al di sopra di essi. (Cfr. QUI).

Durante il sonno l'uomo usa il corpo astrale al posto di quello fisico, perché solo quest'ultimo è dormiente, non necessariamente l'individuo stesso.

Abitualmente il corpo astrale separato dal corpo fisico ne conserva la forma, per cui la persona è facilmente distinguibile da tutti coloro che la conoscono fisicamente.

Nel caso di un uomo poco evoluto, egli può essere tanto addormentato nel corpo astrale quanto in quello fisico, avendo solo un minimo di coscienza spirituale.

È incapace di allontanarsi dal suo veicolo di materia che riposa e se qualcuno tentasse di indurlo a farlo probabilmente si sveglierebbe subito in preda a grande paura.

Il suo corpo astrale è una massa quasi informe, una nube vagamente ovoidale, con contorni irregolari e mal definiti che ondeggia pigramente al di sopra del corpo fisico immerso nel sonno; l'insieme è oscuro ma sempre riconoscibile.

La situazione cambia quando l'individuo è maggiormente sviluppato, perché l'aspetto interiore si presenta più delineato e distinto essendo una riproduzione fedele del veicolo fisico.

Un uomo di questo tipo non è incosciente nel suo corpo astrale, anzi è molto dinamico nel pensiero. Tuttavia, può accadere che non ponga la dovuta attenzione a ciò che lo circonda e questo avviene perché è talmente assorbito nella sua attività mentale da non vedere nulla.

Qualunque siano stati i suoi pensieri durante la giornata, generalmente non li interrompe allorché si addormenta, ed è circondato da un muro così denso di sua propria costruzione (le forme-pensiero) da non accorgersi per niente di quanto lo circondi.

Occasionalmente, un violento urto arrivato dall'esterno o qualche forte desiderio proveniente dall'interno lacerano la cortina di nebbia e gli consentono di ricevere un'impressione precisa. Ma anche così, la barriera si ricostruisce subito ed egli continua a sognare senza vedere alcunché.


Christophe Vacher

Nel caso di un uomo ancor più evoluto, quando l'involucro fisico dorme, il suo corpo astrale, ben definito e organizzato, ne esce, ed egli conserva tutta la sua coscienza, servendosene come di un veicolo, assai più comodo del corpo fisico.

Un tale uomo è del tutto consapevole e può spostarsi liberamente e con grande rapidità a qualsiasi distanza, senza turbare il suo organismo nel sonno. Può congiungersi ad amici, incarnati o disincarnati, scambiare con loro delle idee, sempre che anch'essi siano svegli sul piano astrale.

Può incontrare persone più progredite di lui e ricevere da esse avvertimenti e istruzioni, ma può aiutarne altre meno evolute, ed è soggetto ad ogni specie di influenze, buone o cattive, confortevoli o deprimenti.

Ha la possibilità, inoltre, di stringere amicizia con individui abitanti in altre parti del mondo; assistere a conferenze o tenerne, e se si tratta di uno studioso, può incontrarne altri e con loro scambiare pareri e concetti che si presentano difficili sul piano terreno.

Un medico, per esempio, durante il sonno può studiare e supervisionare dei casi che lo interessano in modo speciale, ed acquisire così nuove nozioni che potranno giungere alla sua coscienza di veglia sotto forma di intuizione.

Il mondo astrale è la patria delle passioni ed emozioni e coloro che vi si abbandonano possono sperimentarle con una potenza e un'acutezza fortunatamente sconosciute nell'ambito fisico.

Di conseguenza, sentimenti come affetto o devozione vi risultano di gran lunga più intensi e profondi, ma anche le eventuali sofferenze aumentano di pari passo. Tutto questo, però, può essere agevolmente dominato dalla mente e in un istante allontanato con la volontà.

Raggiungere la piena consapevolezza nel corpo astrale significa aver compiuto notevoli progressi. Quando poi un uomo sia riuscito a gettare un ponte sull'abisso che separa le due dimensioni, i giorni e le notti non esistono più per lui, poiché egli vive una vita la cui continuità non è mai interrotta.




Gli spostamenti del veicolo astrale sono così rapidi che lo spazio e il tempo sono praticamente superati. In circa tre minuti si può fare il giro della Terra.

Un individuo che si addormenta con la ferma intenzione di compiere un certo tipo di lavoro spirituale, certamente si impegnerà ad attuarlo durante il sonno appena sarà libero dal suo corpo grossolano.

Terminata la sua opera, probabilmente l'offuscamento dei suoi pensieri egocentrici si ricostruirà di nuovo, a meno che egli sia abituato ad intraprendere altre azioni quando si muove al di fuori del cervello fisico.

Ciascuno di noi dovrebbe prendere ogni sera la decisione di fare qualcosa di utile sul piano astrale: confortare qualcuno che sia afflitto, utilizzare la volontà per infondere forza ad un amico debole o ammalato, calmare una persona eccitata o isterica oppure prestare altro servizio del genere.

È assolutamente certo che se ne ottiene un risultato, e se l'aiutatore osserva con attenzione, riceverà sul piano fisico dei segni che mostreranno l'efficacia del suo intervento. 

È molto forte la necessità di soccorritori astrali: ogni aspirante può essere ben sicuro che non appena egli sarà ritenuto adatto, il suo risveglio non verrà ritardato di un solo giorno. (Cfr. QUI).

Constatiamo dunque che la vita di veglia e quella durante il sonno costituiscono in effetti un'unica esistenza.

Nel corso dell'addormentamento se ne ha coscienza avendo presente i due aspetti, e questo accade perché la memoria astrale include quella fisica, ma non sempre quest'ultima mantiene il ricordo delle esperienze vissute spiritualmente.




La discontinuità di coscienza tra i due piani è dovuta sia alla mancanza di sviluppo del corpo astrale, sia all'assenza di un minimo legame eterico tra il corpo astrale e il corpo fisico denso.

Questo collegamento è costituito da un tessuto a trama stretta di materia atomica, attraverso il quale le vibrazioni devono passare; esso produce un istante d'incoscienza simile ad un velo fra il sonno e la veglia.

Talvolta, nel momento del risveglio si prova una vaga sensazione di aver fatto delle esperienze ma senza averne un ricordo preciso. Ciò vuol dire che se ne è avuta consapevolezza, ma il cervello non è stato sufficientemente ricettivo per registrarne la memoria.

Altre volte l'uomo, nel suo veicolo astrale, può riuscire temporaneamente ad impressionare il corpo eterico e quello fisico tanto da conservarne il ricordo, ma questo viene di solito provocato da lui stesso quando necessita di tenere a mente qualcosa che ritiene importante.

Pochi esseri, allorquando agiscono nel corpo astrale, si preoccupano di sapere se al risveglio se ne rammenteranno o no, e quasi sempre non amano ritornare nel corpo fisico. Questo rientro dà una sensazione limitativa, come l'avvilupparsi in un mantello spesso e pesante.

Con il passare del tempo, le persone più sviluppate ed evolute costruiscono un ponte eterico tra il piano fisico e quello astrale, in modo che risulti una perfetta continuità di coscienza fra le due dimensioni.

Per tali individualità, la vita cessa di presentarsi come una successione di giorni consapevoli e notti d'oblio, ma diventa un "continuum" e la memoria dell'esperienza notturna, costante.

Vi sono poi fatti che impressionano così vivamente il corpo astrale da imprimersi anche sul cervello fisico come avviene per le acquisizioni nuove di qualsiasi tipo che daranno le risposte a quesiti o a problemi presenti nella vita di veglia. Ecco perché si dice che "La notte porta consiglio".




Ma affinché questo si produca è necessario, prima di addormentarsi, dirigere il pensiero verso la questione che si desidera risolvere in modo da "preparare il terreno" affinché la soluzione giunga a noi nitida e precisa, tanto da ricordarcela al risveglio.

La vita durante il sonno, inoltre, viene considerevolmente modificata in seguito allo sviluppo mentale.

Ogni impulso inviato dalla mente al cervello fisico deve passare attraverso il corpo astrale, e siccome la costituzione energetica di quest'ultimo è molto più sensibile alle vibrazioni-pensiero di quella cerebrale, ne viene maggiormente influenzato.

Pertanto, se si desidera progredire celermente nella padronanza di sé sul piano astrale, è indispensabile imparare a controllare la mente e i pensieri, aiutandosi anche con la concentrazione, in modo da diventarne i padroni e non i servi.

Generalmente, quanto più il cervello sarà educato a rispondere ad impulsi mentali ben guidati, tanto più verrà facilitato il legame tra la coscienza fisica e quella astrale.

Occorre perciò che il cerebro diventi sempre più uno strumento obbediente all'uomo e funzionante sotto il dominio della sua incondizionata volontà.

Relazione adattamento e cura: Sebirblu.blogspot.it

Estratto dal libro "Il Corpo Astrale" di Arthur Powell

lunedì 19 giugno 2023

CREMAZIONE: l'Élite la CALDEGGIA...gli Spiriti NO!




Sebirblu, 19 giugno 2023

Ripropongo questo articolo perché in questi giorni si fa un gran parlare del decesso di Silvio Berlusconi e la conseguente decisione di far cremare il suo corpo, presa da lui stesso per poterne tumulare le ceneri nel "mausoleo di famiglia" a Villa San Martino, accanto a quelle di mamma e papà.

Come viene titolato QUI "la scelta della cremazione ha in parte stupito, data la profonda fede cattolica che l'ex premier non ha mai tenuta nascosta e il forte legame che ha sempre mantenuto con la Chiesa", ed è questo il punto, dal momento che tale pratica è stata "liberalizzata" con norme precise proprio durante lo pseudo pontificato di Bergoglio (ved. QUI e QUI) che è totalmente prono all'Oligarchia occulta.

Ed ecco il post...

Prima di occuparmi a fondo di cosa succede a quasi tutti gli Spiriti dei trapassati che in vita avevano richiesto la cremazione o che l'hanno dovuta subire per decisione altrui, vorrei chiarire che anche questa tendenza sociale, globalizzata e diffusa dai mezzi di comunicazione, è da anni fortemente voluta dall'Élite massonico‒sionista.

È indispensabile che io affronti questo tema perché l'impiego del procedimento è in continua crescita, specialmente nel Nord Italia dotato di un numero maggiore di impianti, benché sia il Sud con la Puglia e la Sicilia ad aver registrato, negli ultimi due anni, un incremento impressionante.

A cosa dobbiamo imputare questo fenomeno? Se lo domandassimo alle persone, ci risponderebbero che la loro scelta è motivata dagli aspetti ecologici, dal risparmio familiare, dal non creare problemi logistici ai cimiteri... e via dicendo.

Naturalmente, quasi nessuno si pone il problema dalla parte del "defunto", poiché quasi tutti ormai sono sprovvisti del senso dello Spirito e della realtà ultraterrena, nonostante si moltiplichino i segni e le testimonianze di pre-morte (NDE) nel mondo intero.

Ed anche la Chiesa, non aiuta più... non può farlo, preda com'è da circa cinquant'anni del "fumo di Satana", ossia della Massoneria ecclesiastica che ormai ne ha pure raggiunto il Vertice! (Cfr. QUIQUI).

Per essa, infatti, un tempo costituiva colpa grave intervenire contro il corpo umano, anche se privo di vita, poiché era stato donato all'uomo da Dio e sarebbe dovuto risorgere (sic!) insieme all'anima dopo il Giudizio finale...

La Santa Sede, poi, si era fatta conscia che la cremazione avrebbe condotto ad una laicizzazione della cerimonia funebre e che proprio per tale ragione era divenuta una delle bandiere ideologiche della Massoneria tesa a scristianizzare la società.

Si giunse perciò ad una proibizione posta da un'ordinanza della Congregazione del Santo Uffizio il 12 maggio 1886 e confermata successivamente da papa Leone XIII.

Proibizione che nel 1963 (in pieno Concilio Vaticano II) venne tolta, risolvendo l'aspra e dura diatriba in atto con gli anticlericali per mezzo di un ambiguo e ipocrita compromesso che se l'incinerazione non fosse stata scelta in aperta offesa a tutto il mondo cattolico e in chiara negazione dei dogmi cristiani, non sarebbe stata «cosa intrinsecamente cattiva o di per sé contraria alla religione stessa».


La Fenice: il suo motto è: "Post fata resurgo" (dopo la morte risorgo) 

Ma ad attestare quanto dico, eccovi qualche breve excursus sull'influenza che le Logge ebbero sulla gente in rapporto a questa pratica.

Massoneria e Cremazione

[...] Il G.O.I. (il Grande Oriente d'Italia) istituito nello stesso anno, 1861, in cui nacque lo Stato Italiano, in data 26 Maggio 1874 deliberò che i "Fratelli" si sarebbero impegnati a promuovere l'uso della cremazione presso i Comuni.

Ecco il testo della proposta:

"La Massoneria Italiana, augurando che i cimiteri diventino esclusivamente civici, senza distinzione di credenze o riti, mentre lascia ai singoli Fratelli e alle loro famiglie piena libertà per determinare il luogo e il modo di deporre le salme dei loro defunti, si propone di promuovere presso i Municipi l'uso della cremazione, da sostituirsi all'interramento.

Raccomanda perciò tale concetto a tutte le Officine e ai singoli Fratelli, lo studio di sistemi atti a raggiungere l'intento in modo cauto, igienico e poco dispendioso. Le urna contenenti le ceneri dei Massoni e delle loro famiglie potrebbero così essere raccolte nei Templi o nelle loro adiacenze come in un sepolcreto di famiglia."

Fu poco dopo il 1901 che la "Rivista della Massoneria Italiana", suo organo ufficiale, cominciò a trattare il tema della secolarizzazione della morte, evidenziando la necessità di rendere assolutamente autonomi i cimiteri sacri perché, si scrive, "Se il prete ne tiene in mano le chiavi, rifiuterà con cristiano amore, di aprire le porte a coloro che non siano trapassati con tutti i sacramenti della religione ortodossa." [...]

Nella scelta cremazionista dei Massoni del secolo scorso si deve ricercare, oltre alle motivazioni scientifiche, tecniche ed igieniche, una concezione esoterica della dipartita, che consiste nella consapevolezza della potenzialità insita in alcuni uomini di potersi reintegrare nell'Essenza Prima. [...]

Il trapasso non è che l'iniziazione ai misteri di una risurrezione che si attua nel contesto di una metamorfosi naturale, di cui il Fuoco ne è principio e simbolo.

In tale processo rituale nulla può essere lasciato alla materialità profana. Un'ulteriore prolungata fase di decomposizione rallenterebbe o arresterebbe il movimento trasmutatorio.

L'opera compiuta nel Tempio è reale, non virtuale, perciò le spoglie mortali devono essere autenticamente purificate, cioè penetrate e consumate dall'elemento igneo, per essere strutturalmente da esso modificate.

Solo così si realizza il "Consummatum est", la parte più eterea della materia mortale ed immortale.

Il significato mitico del Fuoco si perde nella notte dei tempi: nel linguaggio alchemico è sostanza pura, eterna, indispensabile per il compimento della Grande Opera.

È lo strumento della modificazione dei fattori che nella natura appaiono di primo acchito stratificati e insuperabili; è il mezzo affinché la vita, trascorrendo dall'una all'altra forma, si riveli.

Attraverso il Fuoco l'uomo dovrebbe bruciare tutte le sue scorie e, divenuto Scintilla pura, unirsi alla Fonte da cui si è separato.

Il valore dei riti funebri che utilizzano tale elemento sta nel modificare ciò che è mortale trasformandolo in ciò che non può morire."


Tomasz Alen Kopera - "Purificazione"

Ad avvalorare questi concetti sono le assemblee segrete che, da più di un secolo, ogni anno vengono tenute in California nella contea di Sonora.

Il "Bohemian Grove" ‒ il Club Satanico dell'Élite

II nome può evocare quello di un circolo di annoiati dandy ottocenteschi, ma del Romanticismo i membri del Bohemian Club hanno assai poco.

Costoro sono nomi altisonanti della politica, dell'economia e della finanza planetaria (Italia compresa) e persino del jet-set: i Bush, Dick Cheney, Tony Blair, Colim Powell, Donald Rumsfeld, Karl Rove, Henry Kissinger, David Rockfeller, lo statista israeliano Shimon Peres, l'ex vice-presidente Al Gore.

E ancora: l'ex vice portavoce della Casa Bianca Newt Gingrich, l'ex presidente dell'Università di Harvard Lawrence Summers, il cantante degli U2 e benefattore internazionale Bono Vox, nonché l'attore ed ex governatore della California Arnold Schwarzenegger.

Il Club Boemo annovera solo persone che contano e comandano: presidenti, generali, banchieri, leader di compagnie petrolifere, vertici di multinazionali, proprietari di TV, tutti uniti dal discutibile gusto per i raduni notturni in una località inaccessibile ai più, denominata Boschetto Boemo, una pineta che dà il nome a questo gruppo massonico.

Là, per due settimane di fila, ogni seconda metà di luglio, i potenti si siedono sulle rive di un laghetto in una foresta nel nord della California, davanti ad un gufo gigante di pietra, ai piedi del quale un feticcio umano viene cremato con un rito sacrificale officiato da sacerdoti che indossano mantelli da druidi.




Il luogo della macabra cerimonia si richiama alla ritualità pagana: è la boscaglia di Monte Rio Redwoods, foresta nella contea di Sonora, a 120 km da San Francisco. Il Bosco Boemo (Bohemian Grove) è in realtà una foresta di altissimi abeti rossi secolari (i sequoia) che ricopre oltre mille ettari, tutti di proprietà della setta politica.

Il richiamo al "rosso sangue" pare non sia casuale: Bohemian Grove si trova al centro di un territorio storicamente chiamato la "sacra Sonoma", un tempo abitato dai tenebrosi pellerossa Pomo, adoratori della "Via della Morte", un percorso "magico" ove si compivano cerimonie divinatorie e di cremazione.

Questo ed altri luoghi di Sonoma sono tuttora oggetto di grande interesse da parte dei seguaci di riti satanici e neopagani, che attribuiscono al Bohemian Grove un singolare significato poiché credono sia posto all'incrocio di due "linee esoteriche" che collegano tra loro i principali siti sacri dell'area.

Lungo questo percorso "stregato" sarebbe possibile evocare forze demoniache ed energie sataniche potenti al punto da controllare l'intero pianeta.

Sia come sia, il raduno estivo annuale del Club è una tradizione iniziata nel 1899. Dell'antico Bohemian Club (B.C.) hanno fatto parte molti presidenti degli Stati Uniti, prevalentemente repubblicani.


Reagan e Nixon al Bohemian Grove

Oltre ai già citati Bush, tra i presidenti e i petrolieri vi hanno figurato anche Herbert Hoover (che amava definire il B.C. "Il più grande party maschile della Terra", perché le donne ‒ a parte le prostitute d'alto bordo ‒ vi sono rigorosamente escluse), Dwight Eisenhower, Richard Nixon, Gerald Ford, Ronald Reagan e Bill Clinton.

Tutti si sono seduti dinnanzi al laghetto al centro della boscaglia; quel laghetto sulle cui sponde si svolgono tuttora, ogni anno, sia la cerimonia sacrificale notturna in onore del Grande Gufo, che le adunanze in occasione dei "Discorsi sulla riva del lago" dove si parla di religione, filosofia, scienza, economia e politica, ovvero il miglior modo di controllare il mondo.

A raduno finito, i "boemi" si ritirano nei venti lussuosi "accampamenti" dislocati nel bosco. Ma in realtà, secondo il "S. Francisco Chronicle", gli incontri non terminano così, ma si consumano "rituali pagani" e si partecipa a conferenze e a spettacoli di intrattenimento di vario genere.

Il "Cremation Care"

Al campo estivo, il primo sabato ricorrente viene celebrato il tradizionale rito del "Cremation Care" chiaramente di origine occulta: una processione funebre a lume di torcia con uomini vestiti di rosso e con legni appuntiti addosso che concludono la cerimonia con l'apertura di una bara contenente uno scheletro ligneo nero vestito da donna, rappresentante appunto il "Care".

Goliardate, rispondono i diretti interessati. Ma è credibile che gli uomini più potenti del mondo si riuniscano segretamente per giocare come matricole di primo pelo? In realtà, al B.C. si consumerebbe ben altro: decisioni segrete, tra strani riti e sesso, spesso con minorenni per nulla consenzienti, molti dei quali sarebbero addirittura sacrificati al diavolo.

Il tutto verrebbe filmato e le pellicole hard, o snuff movies, girerebbero tra gli adepti altolocati e, affermano i maligni,  servirebbero alla FBI e alla CIA per ricattare i potenti a causa delle loro devianze sessuali. Alcuni di questi riti comporterebbero l'adescamento di giovani legati a membri appartenenti a gruppi esoterici o satanici.

di Alfredo Lissoni - il SEGNO del soprannaturale, n° 239 maggio 2008




Ed ora, dopo quest'ampia panoramica mostrante le ragioni per cui la Massoneria da più di un secolo cerca di condizionare e indurre il genere umano a farsi cremare, contrastando così il Cristianesimo e gli effetti occulti sui defunti che conosce benissimo,  mi  accingo  a  spiegare  quanto  annunciato  all'inizio  di  questo  articolo.

Non è vero che la cremazione non produca alcuna conseguenza su chi trapassa ed è ancora presente in spirito, perché la maggioranza delle persone non è al momento sufficientemente evoluta per rimanere indifferente e impassibile davanti al corpo che brucia contorcendosi e sussultando tra le fiamme.

Un profondo turbamento, e a volte il terrore, coinvolgono le anime non consapevoli di essere trapassate e che continuano ad identificarsi con il proprio organismo sino a spasimare orribilmente sotto l'attacco del fuoco.

Nel 1940, un predicatore di nome Moschinger lasciò scritto:

«Quel giorno morì all'improvviso un mio amico, che abitava a Basilea, dove venne cremato. Anch'io assistetti alla cerimonia funebre e poi andai impensierito verso la stazione. All'improvviso ebbi la netta sensazione di essere accompagnato da qualcuno.

Non potevo vedere nessuno, ma poi udii la sua voce che ben conoscevo. Dovetti fare uno sforzo per controllarmi e poter continuare a camminare. La sua voce mi seguì dicendomi:

"Permettimi di spiegare le mie vicissitudini durante la cremazione. Erano le più terribili che si possano immaginare. Lo spirito non può sciogliersi così velocemente dal corpo terreno dopo essere stato strettamente legato per così lungo tempo a questo. Dovresti vedere come questo fuoco infernale distrugge in poco tempo il suo involucro terreno".

Continuò dicendomi di non trovare le parole per spiegare in quale modo terrificante si svolge questo processo di distruzione, e che era bene avvertire tutti gli uomini contro questa terribile esperienza».




E in un circolo accademico di parapsicologia, una domanda fu rivolta alle Entità: 

"Meglio seppellire in terra o cremare?"  La risposta fu:

«Ricorda uomo che "Pulvis es et in pulverem reverteris!" ‒ Sei di terra e alla terra devi tornare! ‒ Chi vi dà il diritto di distruggere così violentemente il corpo che è dono di Dio?  Il processo di decomposizione,  un procedimento voluto in tutta la natura, ha un significato profondo per l'anima, che va sovente alla ricerca del proprio corpo in decomposizione, e dovrà imparare a liberarsi dalla carne. Esistono più entità nei cimiteri  di  quante  ne  potreste  mai  immaginare,  o uomini ciechi!».
(Cfr. QUI, QUI e QUI; ndr).

E ancora:

«Certamente lo Spirito non viene distrutto dal fuoco, esso è indistruttibile, ma l'anima (la psiche, ossia l'insieme dei corpi sottili; cfr. QUI; ndr) vive a volte un grave shock durante la cremazione che il defunto sente altamente doloroso.

C'è anche una certa differenza se un cadavere prima di essere sepolto viene incenerito dopo un tempo prolungato, oppure viene bruciato in paesi con alte temperature dove la decomposizione inizia già velocemente su cataste di legna invece che in un crematorio moderno.

E nel caso di persone che trapassano durante una guerra, allora sono sempre presenti "Aiutatori invisibili" (cfr. QUI; ndr) che soccorrono, accelerando l'immediato distacco dell'anima. Qui da noi, ci sono dunque altre condizioni!»

Ed infine, ecco il pensiero di un grande Maestro, Omraam Mikhaël Aïvanhov, al riguardo:


Omraam Mikhaël Aïvanhov - (1900 - 1986) 

"Pensando ai membri della propria famiglia, o anche a se stesse per il futuro, capita che alcune persone mi chiedano se sia meglio seppellire un defunto oppure cremarlo.  È  difficile  rispondere  a  questa  domanda  in  modo  categorico.

Per la maggioranza degli esseri umani, la sepoltura è sicuramente preferibile, perché la loro anima ha bisogno di parecchio tempo per lasciare il corpo fisico: costoro sono talmente attaccati ai beni materiali e ai piaceri della Terra che la loro anima resta lì a vagare attorno al corpo fisico.

Alcuni non credono neppure ad una vita dopo la morte, e quindi non possono capire nemmeno dove si trovano. Bisogna che delle Entità del mondo invisibile vengano ad illuminarli e a guidarli.

Perciò, se si bruciasse il loro organismo dopo il trapasso, la brutale separazione dell'anima  dal  corpo  li  lascerebbe  disorientati.

Invece,  un  Essere molto elevato spiritualmente,  che durante  tutta  la  propria vita ha imparato ad affrancarsi dalla materia, può essere cremato: il fuoco lo aiuta a recidere più rapidamente tutti i legami con la materia.

Coloro che procedono ad effettuare la cremazione, però, devono possedere certe conoscenze spirituali, in modo da essere coscienti di ciò che fanno. Non si brucia il corpo di un uomo, anche se deceduto, come si brucerebbe un vecchio mobile!"

Omraam Mikhaël Aïvanhov

Relazione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Fonti: reteccp.org
    "    : legamedelcielo.it
    "    : facebook.com
    "    : QUI, il dettagliato saggio di Paolo Mieli sul Corriere della Sera.