giovedì 25 giugno 2015

E fu così che la Radice Cristiana lasciò l'Europa!




E fu così che la Radice Cristiana fu estirpata dall'Europa!

Tre le cause: una radicale mutazione sociale, una UE anti-religiosa, l'immigrazione.
E poi c'è Bergoglio...

Una  progressione  straordinaria  sta  avvenendo  sotto  i nostri occhi e nelle nostre menti di cui non cogliamo la portata e che è ben più importante e radicale della crisi economica:  il Cristianesimo  sta  lasciando  l'Europa.

Tre fattori stanno spingendo in quella direzione. Il primo è l'ormai secolare scristianizzazione del Vecchio Continente che sta accelerando a passi da gigante.

Un processo che non riguarda solo il sentimento religioso, la partecipazione ai riti e alle messe, il crollo delle vocazioni, ma che investe il senso di appartenenza alla civiltà cristiana e che va dalla cultura al sentire comune, dagli orientamenti di fondo alla vita quotidiana.

Quel che appariva come naturale e civile, consolidato nei millenni, nei costumi e nei cuori, sta cadendo ad una velocità sorprendente e investe in primo luogo la persona in rapporto alla vita e al sesso, alla nascita e alla morte; subito dopo travolge la famiglia in ogni aspetto. E la morale, i costumi, i linguaggi.

Sconcertano e indignano convinzioni comuni da secoli, in vigore fino a vent'anni fa. I mutamenti che sta imponendo la crisi economica alla vita quotidiana europea sono ben poca cosa rispetto alle mutazioni antropologiche di portata radicale che stiamo vivendo.

Profetica visione di questo crepuscolo espresse Sergio Quinzio in un testo del 1967 ora ripubblicato da Adelphi ‒ "Cristianesimo dall'inizio alla fine".

Al primo fattore sociale e culturale si è unito un secondo elemento istituzionale: la UE non esprime una comune visione storica e strategica, culturale e spirituale ma è forte, evidente e prevalente la spinta ad emanciparsi da ogni legame con la civiltà cristiana.

La colpa iniziale della UE si rivelò già nel rifiuto di riconoscere, come chiesero invano San Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, le radici cristiane d'Europa, insieme alla civiltà greco-romana.


Danny Hahlbohm

Quelle origini erano peraltro l'unica base comune su cui poter fondare l'Europa, che per il resto si è divisa e lacerata nei secoli.

Ma tutte le norme che sono seguite, gran parte delle decisioni assunte dai consessi e delle sentenze delle corti europee, sono state improntate ad una evidentissima scristianizzazione europea.

Ciò è avvenuto nonostante la presenza di un partito popolare d'ispirazione cristiana per anni maggioritario in seno all'Europa. E nonostante la leadership di Angela Merkel, alla guida di quel partito e della nazione-egemone nell'Unione.

Il filo comune che ha tessuto la UE è stato affidato alla moneta e alle linee economico-finanziarie, sradicando ogni possibile richiamo all'unità di natura meta-economica, salvo un vago illuminismo imperniato sui diritti umani.

Il terzo fattore è la massiccia pressione degli immigrati, in prevalenza di religione islamica che si ammassa sulle sponde del Mediterraneo. Gli 800.000 migranti pronti a partire, di recente paventati, costituiscono solo una parte.

Perché, come ha notato l'ex presidente della commissione europea Romano Prodi, la migrazione nordafricana sarà ben poca cosa rispetto all'esodo delle popolazioni subsahariane che ci attende.

A parte gli evidenti traumi e disagi sociali e civili, in tema di accoglienza e ordine pubblico, quell'invasione produrrà un'ulteriore alienazione della cristianità in Europa.

Certo, avverrà pure l'inverso, la conversione di molti di loro al cristianesimo; ma più difficile sarà nei confronti di chi ha già una forte impronta islamica.

A  questi  tre  fattori  imponenti  se  n'è  aggiunto un quarto,  che  da un verso risponde ai primi tre, dall'altro induce la Chiesa a non subire ma a favorire questo «decentramento» del cristianesimo: l'elezione di un Papa "venuto dalla fine del mondo" e i passi del suo pontificato.




Finora i successori di Pietro, in stragrande maggioranza, erano italiani, se non romani (Santa Romanesca Chiesa, diceva il Cardinal Ottaviani); ora, per la prima volta,  ne abbiamo uno di provenienza extra-europea.

Del resto i cattolici devoti sono più numerosi in Sud America che qui, nell'àmbito del Vecchio Continente.

Bergoglio non ha vissuto la crisi spirituale d'Europa se non di riflesso, non ha dovuto confrontarsi col nichilismo pratico di tale Continente sazio di storia e declinante, né con la relativa scristianizzazione delle vecchie società avanzate.

Viene dalla periferia giovane e parla un linguaggio che sembra post-conciliare ma che è anche pre-moderno, quando la Cristianità permeava la vita quotidiana e non era un fenomeno minoritario.

Un catechismo elementare, Dio, il Diavolo, i Santi, tutto a portata di mano. E i suoi messaggi, dal Brasile a Lampedusa, hanno spostato la visione della Chiesa e il suo baricentro dall'Europa al sud del mondo.

L'elezione di Papa Francesco avviene dopo la sconfitta culturale e pastorale dei due pontefici precedenti, soprattutto di Benedetto XVI, che erano ripartiti da dove si era perduto il Cristo, dall'Europa, tentando di affrontare la crisi religiosa. Con il loro fallimento va declinando il Cattolicesimo romano.

Ora si tenta di riavviare il Cristianesimo partendo dalle periferie, dai più umili, dai devoti più ingenui. Insomma le fondamenta cristiane stanno ritirandosi dall'Europa, e cercano di risalire dai bordi, visto che il portone principale è inagibile.

Dal punto di vista religioso, evangelico e pastorale, è arduo esprimere un giudizio, soprattutto se si considerano i disegni della Provvidenza. La Chiesa muta registro, e non si tratta di sinistra, di terzomondismo o pauperismo.

È un fenomeno più grande, che peraltro reagisce ad un evidente processo di espulsione del Cristianesimo dalla vita europea.

È più saggio, per ora, sospendere le valutazioni sulla Chiesa di Bergoglio, pur non mancando di criticare le singole scelte. 

(Infatti, essa avrà probabilmente delle inevitabili svolte al Sinodo d'autunno, come uno scisma per esempio, annunciato da molte profezie, vedere QUIQUI e QUI; ma consiglio vivamente di leggere con attenzione anche QUI, dopo le sarcastiche considerazioni del Papa su Medjugorje; ndr). 


"Lo Scisma" di Vibert Jean Georges

È vano arroccarsi in una posizione di pura difesa del cattolicesimo romano. Non si può pensare che la Chiesa possa ridursi ad una setta di ortodossi, decisamente minoritaria ed estranea rispetto al mondo che la circonda.

La limpidezza integrale si addice agli gnostici, agli iniziati, mentre il Cristianesimo è una religione coram populo, perché lì avverte la voce di Dio.

Il problema da affrontare non riguarda il versante religioso ma quello civile ed esistenziale, di un'Europa privata delle sue tradizioni e in fuga dalla sua civiltà, devota solo all'Economia e alla Tecnica.

Essa non sta sostituendo la visione cristiana della vita con un'altra, ma con la perdita di qualsiasi visione e il primato della purezza del vivere. E chiama libertà il suo disperato perdersi nel nulla.

Marcello Veneziani

Relazione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Fonte: ilgiornale.it

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