Sebirblu, 23 maggio 2014
Gentili Lettori, penso che ormai in
tanti sappiamo che durante il sonno ci si possa spostare in astrale
liberamente per portare soccorso e Amore ovunque ce ne sia la
necessità.
È naturale che questo accada, però se durante la giornata il nostro intento maggiore è altruistico e al
servizio del prossimo, di pari passo al nostro livello evolutivo e
all'ampiezza della spiritualità raggiunta.
Ovviamente dipende molto dalla vibrazione del cuore, ma anche dai pensieri che, se sono costantemente
rivolti ad alleviare le sofferenze del mondo, non mancheranno di
condurci là dove potremo renderci utili mentre il corpo fisico
riposa.
Non necessariamente il ricordo di tali
spostamenti rimane inciso nella memoria quando ci svegliamo, ma ciò
non è molto importante rispetto al bene che possiamo compiere.
D'altronde, a volte è meglio non rammentare per non solleticare
troppo l'orgoglio con le nostre "prodezze".
Dorian Vallejo |
Qui di seguito, troverete un articolo
molto interessante che ho tratto da un piccolo libretto del sensitivo
e veggente C. W. Leadbeater – "Gli Aiutatori Invisibili",
il quale facendo una piccola premessa scrive così:
"Tra il nostro gruppo di
soccorritori qui in Europa, ve ne sono due che furono fratelli
nell'antico Egitto e che ancora adesso sono molto affezionati
tra loro.
Nell'attuale loro incarnazione è
notevole il fatto che mentre l'uno è un uomo di età matura, l'altro
è ancora un ragazzo riguardo al corpo fisico, sebbene sia un Essere
considerevolmente evoluto.
È ovvio che tra loro sia compito del
maggiore educare e guidare il più giovane nell'Opera astrale a cui
si dedicano con tutto il cuore.
E siccome sono entrambi coscienti e
attivi nell'altra dimensione, passano la gran parte del tempo,
durante il sonno, operando sotto la direzione del loro Maestro
comune, apportando ai vivi come ai trapassati quel soccorso che sono
capaci di dare.
Riporto il racconto di una lettera del
maggiore dei due, scritta immediatamente dopo l'accaduto, così la
descrizione è più espressiva di un resoconto fatto in terza
persona.
«Eravamo in viaggio astrale per
qualche altra faccenda, quando Cirillo (il più giovane) ad un tratto
esclamò: "Che cos'è questo?". Sentivamo infatti un grido
terribile di dolore e di terrore.
In un istante fummo sul posto, e
scorgemmo un ragazzo di circa undici anni, caduto in un precipizio
sulle rocce, gravemente ferito. Il poveretto aveva una gamba ed un
braccio rotti, e peggio ancora un taglio profondo nella coscia, da
cui sgorgava sangue a fiotti.
Cirillo esclamò: "Aiutiamolo
presto, altrimenti morrà!" - In simili casi bisogna pensare
rapidamente. Due cose urgevano: fermare il sangue, e poi procurare
qualche soccorso fisico.
Gilbert William |
Ero obbligato a materializzare o
Cirillo o me stesso, perché occorrevano mani fisiche per fare una
fasciatura; ed inoltre mi pareva meglio che il povero figliolo
potesse vedere qualcuno accanto a lui, nella sua disgrazia.
Pensai che indubbiamente il ragazzo si
sarebbe trovato più a suo agio con Cirillo che con me, mentre io
sarei stato più abile di lui nel cercare soccorsi; e così si impose
da sé la divisione del lavoro.
Questo piano riuscì a meraviglia.
Materializzai subito Cirillo (che non sa ancora farlo da sé), gli
dissi di prendere il fazzoletto da collo del giovanetto e di legarlo
stretto intorno alla coscia, aggrovigliandolo e facendo un nodo con
un bastoncino.
Cirillo disse: "Non gli farà
troppo male?" - Ma fece quanto gli avevo detto e il flusso di
sangue fu arrestato. Il ragazzino sembrava incosciente e non poteva
quasi parlare; ma alzò lo sguardo verso la piccola figura luminosa
che con tanta ansia era chinata su di lui e chiese:
"Sei forse un angelo?" -
Cirillo, sorridendo soavemente, rispose: "No, sono soltanto un
ragazzo, ma sono venuto per aiutarti"; e lo lasciai a confortare
il ferito, mentre io mi affrettavo a cercare la madre che viveva alla
distanza di circa un miglio.
Non potrete mai credere quanta fatica
mi sia costato introdurre nella mente di quella donna l'idea che fosse successo qualche guaio e che doveva andare a vedere: ma alla fine
ella gettò via il recipiente che stava pulendo e disse forte:
"Ebbene, io non so che cosa mi succede, ma sento che devo andare in
cerca di mio figlio".
Una volta messa in moto, mi fu
possibile guidarla senza troppa difficoltà, nonostante dovessi
conservare per tutto questo tempo la forma data a Cirillo con uno
sforzo di volontà, affinché «l'angelo» non svanisse ad un tratto
alla vista di quel povero figliolo.
Si sa che quando si plasma una forma,
si densifica l'energia-materia trasmutandola da uno stato all'altro,
e se si distoglie la forza del pensiero anche solo per mezzo secondo,
subito tutto ritorna alla sua condizione originaria.
Così non potei prestare la migliore
attenzione a quella donna, sebbene in qualche modo riuscii a
dirigerla. Appena ella svoltò l'angolo della roccia dove giaceva suo
figlio, feci scomparire la forma di Cirillo. Ma lei l'aveva visto; ed
ora quel villaggio ricorda una delle storie meglio autenticate di
intervento angelico!
L'incidente era avvenuto alle prime ore
del mattino, e la stessa sera diedi un'occhiata "astrale" a
quella famiglia per vedere come andassero le cose.
La gamba e il braccio erano stati messi
a posto, e la ferita fasciata; il ragazzo giaceva a letto, molto
pallido e debole, ma evidentemente in condizione tale da poter
guarire a suo tempo.
Presso la madre c'erano parecchi
vicini: ella era intenta a raccontar loro la storia, che risultava
assai strana a chi sapeva come i fatti erano realmente accaduti.
La donna descriveva con molte parole,
senza poterlo spiegare nemmeno a sé stessa, come avesse avuto la
percezione di qualche disgrazia occorsa a suo figlio e quale forte
spinta avesse sentito di dover uscire per cercarlo.
Sulle prime, aveva creduto che fosse
fantasia, ed aveva cercato di rimuovere quella sensazione ma invano,
tanto che si sentì costretta ad andare. Aggiunse quindi, che non
sapeva quale forza l'avesse sospinta verso quei dirupi piuttosto che
in un'altra direzione, eppure era stato così.
E appena svoltò l'angolo, scorse il
suo ragazzo appoggiato contro una roccia; accanto a lui,
inginocchiato, stava il più bel bambino che ella avesse mai visto,
tutto luminoso e vestito di bianco, con le guance rosee e con
bellissimi occhi scuri; egli le sorrise «proprio in modo celestiale»
e in un istante scomparve.
Dapprima ella ne fu così sorpresa da
non saper neanche cosa pensare, ma ad un tratto comprese e cadde in
ginocchio a ringraziare Iddio per aver mandato uno dei suoi angeli in
aiuto del suo povero figliolo.
Poi raccontò ancora che nel rialzarlo
per portarlo a casa avrebbe voluto slacciargli il fazzoletto che gli
stringeva la gamba, ma lui non glielo permise perché «l'angelo» lo
aveva legato stretto e gli aveva detto di non toccarlo.
Quando più tardi lo riferì al medico,
questi le spiegò che se avesse slegato il foulard, suo figlio
certamente sarebbe morto dissanguato.
In seguito ripeté il racconto dello
stesso ragazzo:
- Di come, subito dopo la caduta, quel
caro angiolino gli fosse venuto accanto.
- Che sapeva trattarsi di un angelo,
perché un momento prima, stando sulla cima della roccia, aveva
constatato che non v'era anima viva tutt'intorno, almeno ad una
distanza di mezzo miglio.
- Del fatto che non riusciva a
spiegarsi la mancanza di ali e il perché avesse detto di essere solo
un ragazzo.
- Come lo rialzò appoggiandolo alla
roccia e legandogli strettamente la gamba.
- Del modo in cui cominciò a parlargli
dicendogli di non aver paura, perché qualcuno era andato a cercare
la sua mamma che sarebbe venuta subito.
- Dei baci che gli aveva dato cercando
di confortarlo in tutte le maniere e stringendo con la sua manina
tenera e calda la sua per tutto il tempo, mentre gli raccontava
storie belle e singolari che dopo non rammentava più, ma che erano
bellissime, tanto che aveva quasi scordato di essere ferito.
- Che alla fine vide arrivare la mamma
e fu allora che l'angelo lo rassicurò dicendogli che al più
presto sarebbe guarito; sorridendogli ancora, gli strinse la mano e
dopo un attimo scomparve.
Da quel tempo, si è verificato
addirittura un risveglio religioso in quel villaggio! Il parroco
disse ai suoi abitanti che un intervento così evidente della
Provvidenza Divina avrebbe dovuto essere inteso come ammonimento per
gli scettici e come prova luminosa della verità delle sacre
scritture.
(La Provvidenza Divina esiste davvero,
e se volete conoscere «le chiavi» di come entra in funzione, vedere
QUI, ve lo consiglio vivamente, ndr).
L'effetto su quel giovane è stato
ottimo senza alcun dubbio, a livello spirituale, morale e fisico:
sembra che prima fosse stato un discolo alquanto sventato; ma ora
egli «sente che il suo "angelo" può essergli sempre vicino».
Infatti non commette più atti
grossolani e insolenti, e tanto meno si lascia prendere dalla collera
per timore che «l'angelo» lo veda e lo ascolti.
L'unico gran desiderio della sua vita è
di incontrarlo ancora una volta; ed egli è persuaso che quando
trapasserà, la dolce sembianza di quell'angelo sarà la prima a
dargli il benvenuto sull'altra sponda.»
Danny Hahlbohm |
Un fatto interessante, scoperto solo più tardi dopo apposite ricerche di chi aveva scritto quella lettera, ci illumina sulle ragioni profonde che stanno dietro a questi avvenimenti.
È stato appurato che i due
protagonisti (Cirillo e il bambino salvato) si erano già incontrati
prima, migliaia d'anni fa, quando il ragazzo caduto nel dirupo era
stato schiavo dell'altro ed aveva anche salvato la vita al suo
padrone a rischio della propria, acquisendo per questa sua azione la
libertà.
Ora, a tanta distanza, il padrone di un
tempo non solo ha ripagato il suo debito, ma ha dato pure al suo
antico schiavo un alto ideale ed un impulso alla vita dello Spirito
che senz'altro cambierà l'intero corso della sua evoluzione in
futuro.
Nessun atto buono rimane mai senza
remunerazione da parte del Karma; ed anche a questo proposito si può
dire che:
Though the mills of God grind slowly
Yet they grind exceeding small;
Though with patience stands He waiting,
With exactness grinds He all.
Le macine di Dio lavoran lente,
Ma gettano un prodotto fine fine;
Aspetta Egli, il Buon Dio
pazientemente,
Ma Tutto e bene Ei macina alla fine.
Relazione e cura di
Sebirblu.blogspot.it
Estratto da "Gli Aiutatori
Invisibili" di C. W. Leadbeater
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