lunedì 10 aprile 2017

La Strategia del Papa: "GESÙ SI È FATTO DIAVOLO?"




Sebirblu, 9 aprile 2017

Ecco un articolo adatto per tutti coloro (e sono tanti) che ancora non si sono accorti o sono molto restii ad ammettere che in questo pontefice c'è qualcosa che non va, qualcosa di terribilmente subdolo, come solo un Falso Profeta può essere.

Consiglio i ricercatori, sempre che vogliano davvero approfondire per non rimanere basìti poi, di cliccare all'etichetta "Bergoglio" per documentarsi su come tale "Personaggio" caratterizzi e inquadri i tempi apocalittici che stiamo vivendo e dia compimento alle più significative predizioni di ieri e di oggi. (Cfr. anche alla voce "Profezie").


René Magritte  (La "Cecità" del genere umano)

La Strategia del Papa: "GESÙ SI È FATTO DIAVOLO?"

Nuova bestemmia del papa che tranquillamente e testualmente afferma: "Gesù si è fatto diavolo, si è fatto peccato, serpente, per noi".

Ad accorgersene per primo, ancora una volta, è stato Antonio Socci (QUI e QUI). Domanda: ma gli altri giornalisti e, soprattutto, gli altri cristiani dove sono, cosa fanno? Guardano altrove, fanno finta di non udire? Si turano il naso per non sentire la puzza di bruciato, la puzza dell'inferno?

Cosa avranno pensato, cosa avranno provato i fedeli che lo scorso 4 aprile assistevano alla Messa mattutina nella chiesa di Casa Santa Marta, a Roma, quella officiata quotidianamente da papa Francesco?


Evidentemente, anche se qualcuno è rimasto scioccato e traumatizzato – almeno lo speriamo; perché, se così non fosse, vorrebbe dire che di cattolici non ce ne sono più in circolazione – l'ordine di scuderia è stato, ancora una volta, come sempre: minimizzare, rimpicciolire, banalizzare. O non parlarne affatto, oppure trattare la cosa come del tutto normale e naturale.

Radio Vaticana, per esempio, ha scelto di presentare la predica del papa come una normalissima predica di un normalissimo sacerdote cattolico, nel quadro di una normalissima catechesi: ha riportato, sì, le parole di Francesco, ma senza rilevarne, neppure alla lontana, il carattere a dir poco strano.

E, del resto, come avrebbe potuto fare altrimenti? Da quando il papa umile e misericordioso proveniente "dalla fine del mondo" si è insediato in Vaticano, tutti quelli che esercitano una qualche funzione vivono nel terrore d'incorrere nel suo cruccio, e di essere rimossi, commissariati, anatemizzati. E dunque, acqua in bocca e avanti, marsch, in fila e coperti.

Stava commentando l'episodio biblico del serpente di bronzo. Come è noto, molti commentatori della Bibbia hanno fatto notare una segreta corrispondenza fra il serpente di bronzo innalzato nel deserto da Mosè e la croce di Cristo, innalzata sul Golgota: la croce, non Cristo, significativa differenza.

(Bergoglio ha ribadito lo stesso concetto pure nell'omelia del 15 marzo 2016; ndr):


Il serpente sta alla croce come la salvezza dal morso dei serpenti nel deserto sta alla salvezza portata agli uomini dall'evento della Crocifissione del Signore. Ma Gesù non è la croce, quindi non c'è una relazione fra Gesù e il serpente.

Se poi si dice, come ha fatto papa Francesco, che il serpente è il simbolo del diavolo, si dice una cosa sbagliata, perché non tutti i serpenti sono simbolo del diavolo: lo è il serpente nel Giardino dell'Eden, che tenta Eva e che la spinge a mangiare il frutto proibito e a farlo mangiare anche ad Adamo; ma non lo è il serpente di bronzo fatto innalzare da Mosè, che, anzi, è il simbolo della salvezza.

Da  qui  all'eresia e alla bestemmia,  il passo è stato breve.  Se  il  serpente di bronzo, in base alla sua personalissima interpretazione, è il simbolo del demonio, allora anche  Gesù,  che è il corrispettivo di quel serpente  (il che, come si è detto, non è vero), è il corrispettivo del diavolo; e così il papa può affermare tranquillamente, e testualmente,  che Gesù si è fatto diavolo,  si è fatto peccato, serpente, per noi.

Parole assurde, insopportabili, blasfeme; parole che avrebbero ferito gli orecchi di un presbiteriano o di un quacchero, ma che non hanno fatto fare una piega ai cattolici, e specialmente agli esponenti della Chiesa, ai teologi alla Enzo Bianchi.

I quali, del resto, sono perfettamente sulla stessa lunghezza d'onda, per esempio quando dicono, parimenti bestemmiando, che Maria Vergine non deve essere sopravvalutata, perché è solo una ruota del carro.

Si nota il medesimo stile di Bergoglio: uno stile che vuole provocare, nel senso peggiore del termine: cioè che vuole sfidare, con il massimo della rozzezza, da parte di chi parla, e che punta a causare il massimo del disagio e del turbamento in coloro che lo ascoltano.

Tutto bene, dunque, tutto normale? Lo vorremmo chiedere a monsignor Nunzio Galantino (cfr. QUI; ndr), a monsignor Vincenzo Paglia (QUI e QUI; ndr), a monsignor Pio Vito Pinto (QUIQUI; ndr), al cardinale Walter Kasper (QUI e QUI; ndr).

Lo vorremmo chiedere al vescovo Lorefice, che scaccia don Alessandro Minutella dalla sua parrocchia, perché troppo cattolico (cfr. QUI; ndr), ma non trova nulla da eccepire sullo stile pastorale di don Fabrizio Fiorentino (QUI; ndr) e di don Cosimo Scordato (QUI; ndr).

Lo chiediamo agli altri "vescovi di strada", a monsignor Cipolla, per esempio, che, nell'enorme scandalo causato da don Andrea Contin nella diocesi di Padova (QUI e QUI; ndr) dopo essere stato zitto e perfettamente inattivo per dei mesi, pur essendo al corrente della cosa, non ha saputo fare altro che dire: chi sa qualcosa, vada dal magistrato; e si è lavato le mani come Ponzio Pilato.




Vorremmo chiedere: può, il papa, parlare a questo modo; può esprimersi così, nel corso della omelia della santa Messa?

Non c'è nessuno attorno a lui che lo possa consigliare, che lo possa correggere, che lo possa almeno trattenere dal parlare a braccio, risparmiando a se stesso e a noi tutti queste esternazioni penosissime, che sarebbero di sapore quasi dadaista o surrealista se non fossero terribilmente serie, e perciò blasfeme?

No, non c'è nessuno; e ciò per due ragioni. La prima è che Bergoglio si è circondato non di consiglieri, ma di yes-men. La seconda è che i suoi collaboratori la pensano come lui; e che non si è trattato di un errore, di una svista, di una defaillance, ma di un nuovo tassello nella sua ben precisa strategia, di un'altra mossa nel disegno che sta portando avanti dal primo istante in cui è stato eletto.

La strategia del Papa è questa: abituare i cattolici, un po' alla volta all'apostasia, giorno dopo giorno, pazientemente, tenacemente, instancabilmente (è la tecnica della rana bollita: la si fa bollire a fuoco lento, così che non si accorga di essere arrostita viva, e quando se ne accorgerà, sarà ormai troppo tardi).

Abituarli a non pensare, a non sentire più da cattolici, ma da eretici; abituarli a dimenticare la loro tradizione, la vera dottrina, la sana teologia, per salire sul carro dei tempi nuovi, gloriosi e misericordiosi, e totalmente anticristiani...

No, non è in buona fede colui che colleziona ogni settimana, quasi ogni giorno, sparate di questo tipo: quella di dire che Gesù si è fatto diavolo non è che l'ultima di una lunga serie, e domani ce ne sarà un'altra, forse ancor peggiore.

Si tratta di abituare gli orecchi, la mente e il cuore dei credenti a non meravigliarsi più di nulla, a non inquietarsi più, a non scandalizzarsi di niente. Ed è una strategia che funziona, tanto è vero che sta dando degli eccellenti risultati.

Se i cattolici fossero ancora svegli e fedeli alla propria tradizione, sarebbero insorti, si sarebbero ribellati, avrebbero preteso chiarimenti, spiegazioni.




Ci sarebbe stato almeno un po' di rumore, almeno un minimo di dibattito sulla stampa cattolica, perfino in questo clima di unanimismo bulgaro; un filo di disagio, d'imbarazzo, di sconcerto, sarebbe trapelato, pur nel rispetto della vecchia massima che i panni sporchi vanno lavati in casa.

Un papa non può dire, nel bel mezzo della santa Messa, Gesù si è fatto diavolo, come se niente fosse, e andare avanti per la sua strada, tranquillo e sicuro, anzi, sprezzante, con quel suo sorriso beffardo, come se dicesse: "Vi ho fatto ingoiare anche questa, vedete come è stato facile? Domani ve ne farò ingoiare un'altra, ancor più grossa."

Siamo purtroppo convinti, assolutamente, convinti, che simili sparate non sono frutto del caso, che non sono dovute solo ad ignoranza e ingenuità, che non nascono dalla buona fede, e sia pure priva di prudenza e di discernimento; e ciò per una ragione intrinseca.

Il concetto espresso nella frase Gesù si è fatto diavolo non è, "semplicemente" (si fa per dire), una concezione balorda, senza capo né coda; ha un significato ben preciso: è un costrutto esoterico, gnostico-massonico.

Dire che Gesù si è fatto diavolo equivale a dire che Dio non è solo il Bene, ma anche il Male. Ecco: a questo ci vuol preparare Bergoglio, a questo ci vorrebbe predisporre, indirizzare, piano piano, un poco alla volta.

Il Dio degli gnostici non è solo buono, ma anche malvagio: è l'una e l'altra cosa insieme, perché non è un dio trascendente e distinto dalla sua creazione, ma è, in ultima analisi, la creazione stessa.

Il passo successivo sarà quello di lasciar cadere la maschera e dire chiaro e tondo che Dio non è nei cieli, così come a Bergoglio è bastato l'animo per dire che Dio non è cattolico; ma che, a ben guardare, Dio siamo noi.

Ecco, questa è la meta finale, l'obiettivo ultimo: l'auto-deificazione dell'uomo. In piena dottrina gnostico-massonica, appunto. Altro che Madonne...

E qui si capisce bene la sparata del falso padre Enzo Bianchi, che la Madonna è solo una "ruota del carro". Indelicatezza mista a qualcos'altro: l'introduzione, per adesso cauta e graduale, della dottrina gnostico-massonica. Quando tutti i muri saranno caduti e ci saranno solo ponti, come auspica il bravo Bergoglio.


Enzo Bianchi (fondatore della comunità di Bose) e Bergoglio

Strano che nessuno, o così pochi, abbiano riflettuto che in un mondo senza muri e dove ci siano solamente ponti tutto sarà uguale a tutto, e il cattolicesimo sparirà e si mescolerà in un unico calderone con il giudaismo, con l'islamismo, col buddismo, con l'induismo, con l'ateismo, con la massoneria, con la gnosi, con la New Age, e perché no, anche con il satanismo. Visto che Gesù stesso si è fatto diavolo...

(La soluzione c'è, e consiglio i lettori di leggere QUI e QUI! Ndr).

Perché meravigliarsi, perché arretrare davanti a simili conclusioni? Di eresia in eresia, vi è una logica ineccepibile, anche se eretica e blasfema. Del resto, la cosa sta passando molto più facilmente del previsto.

In quel marzo del 2013, forse nemmeno la massoneria ecclesiastica (cfr. QUI; ndr), che tanto ha brigato per costringere Benedetto XVI ad abdicare (e quasi certamente dopo aver fatto assassinare Giovanni Paolo I: non lo si dimentichi mai) [cfr. QUI; ndr], si sarebbe immaginata di poter procedere con tanta speditezza e disinvoltura nel trascinare la Chiesa cattolica verso l'apostasia generalizzata.

Forse qualche resistenza se la sarebbero aspettata, quei signori; almeno un minimo, almeno pro forma. Invece, a dar segno di vita e di preoccupazione sono stati quasi soltanto i laici: Socci, De Mattei, Sandro Magister, Blondet; personalità molto diverse fra loro, da cui non verrà mai fuori un fronte comune. È stato facile, facilissimo: come affondare un coltello nel burro.

Si vede che i tempi erano maturi, e che le fondamenta erano marce. Oltre a questo, bisogna pur dire che Bergoglio è stato abile; dietro la sua estrema rozzezza, dietro la sua vistosa ed arrogante ignoranza, si deve riconoscere che c'è un metodo, un certo adeguamento di mezzi all'obbiettivo da raggiungere: dunque, che esiste un'inusitata e non comune intelligenza.

Per  trascinare la Chiesa  nell'apostasia  partendo  dal  suo  vertice,  ci vuole tale dote: non è un lavoro che si possa affidare al primo stupido e vanitoso che si offra per l'occorrenza – e di sicuro, quanti ce ne sarebbero pronti a mettersi in fila, pur di occupare quella poltrona.

L'abilità più grande di questo Papa è stata quella di attirare fin dall'inizio tutta l'attenzione su di sé, sulla sua persona, sulla propria "semplicità" ed "umiltà", sul suo stile sobrio, misericordioso e, soprattutto, "francescano" (anche se lui non è affatto francescano, né d'abito, né di spirito; è invece un gesuita del più puro contegno di una volta, tanto per l'uno che per l'altro aspetto).

Intendiamoci, non ha inventato nulla. Si è limitato a ricalcare la condotta inaugurata da Giovanni Paolo II, quella del bagno di folla sempre più teatrale, accentuandola ulteriormente fino al limite della spettacolarità e della facòndia, esasperandola.


Bergoglio a Manila - Filippine

Dopo aver fatto di se stesso una star, ha reso credibile, anzi, aprioristicamente bello e buono, tutto ciò che avrebbe poi detto e fatto. 

La gente, ubriacata dal culto della personalità, in una misura che mai nessun leader del passato, anche profano, aveva coltivato e raggiunto, si è letteralmente dimenticata della dottrina cattolica.

La  dottrina è roba  vecchia,  per  topi da biblioteca;  non interessa più a nessuno.  Quel che conta è la misericordia, l'essere con la gente, l'ergersi a difensore degli ultimi; chi possiede tali caratteristiche, può dire e fare tutto ciò che vuole: nessuno gliene domanderà conto.

Al contrario, gli applausi arriveranno quasi prima che abbia potuto aprire bocca: basterà l'atto di dischiudere le labbra. Nello stile di Ettore Petrolini, allorché il grande comico interpretava il dialogo fra Nerone e la folla:

"E noi rifaremo Roma più bella e più superba che pria...", e il popolo si sbucciava le mani ad applaudirlo ancor prima che finisse la frase; dopo che la battuta era stata ripresa e interrotta alcune volte consecutive, o ancor prima che la incominciasse.

Così, mentre le folle vanno in estasi per le tournée di Bergoglio, tutto semplicità, bontà e misericordia, nessuno pare accorgersi di tanti, troppi particolari strani, inquietanti:

‒ perché il Sommo Pontefice non si genuflette mai, specie davanti al Santissimo? O meglio: perché si inginocchia, con molto fervore, solo per lavare e per baciare i piedi ai musulmani, o per celebrare messa (ma che messa?) con qualche setta protestante?

‒ Perché ha commissariato i francescani dell'Immacolata? (Cfr. QUI; ndr).

‒ Perché non ha mai risposto ai "Dubia" dei quattro cardinali Burke, Caffarra, Brandmüller e Meisner?

‒ Perché non vuole che si adoperi l'espressione "terrorismo islamico"?

‒ Perché ordina ai cattolici italiani ed europei di accogliere illimitatamente i falsi profughi dell'Islam?

‒ Perché ha autorizzato i musulmani a pregare in chiesa Allah, profanando la santa Messa?

‒ Perché non ha mai dato alcun appoggio, non ha mai mostrato la minima simpatia per i movimenti cattolici sorti in modo spontaneo a difesa delle famiglie contro l'imposizione dell'ideologia gender?

‒ Perché si è immischiato, entrandovi a gamba tesa, nelle elezioni politiche di uno Stato sovrano, e si è messo a polemizzare fin da subito con il presidente eletto, Donald Trump?

‒ E perché ne spara una al giorno, in fatto di dottrina cattolica, scandalizzando le Anime, lui che dovrebbe essere il loro pastore attento e premuroso?

‒ È così che ottempera al comando di Gesù a san Pietro: "Pasci le mie pecorelle"?




Già una volta aveva bestemmiato: "Gesù si è fatto come un serpente, brutto che fa schifo". E in un'altra occasione:  "La Via Crucis è la storia del fallimento di Dio".

No, non sono incidenti questi: è una precisa strategia...

La nuova bestemmia del papa: "Gesù si è fatto diavolo".

                  
                                                                                                            Francesco Lamendola



Relazione, adattamento e cura di Sebirblu.blogspot.it


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