Sebirblu, 9 aprile 2017
Ecco un articolo adatto per tutti
coloro (e sono tanti) che ancora non si sono accorti o sono molto
restii ad ammettere che in questo pontefice c'è qualcosa che non va,
qualcosa di terribilmente subdolo, come solo un Falso Profeta può
essere.
Consiglio i ricercatori, sempre che
vogliano davvero approfondire per non rimanere basìti poi, di
cliccare all'etichetta "Bergoglio" per documentarsi su come
tale "Personaggio" caratterizzi e inquadri i tempi
apocalittici che stiamo vivendo e dia compimento alle più
significative predizioni di ieri e di oggi. (Cfr. anche alla voce
"Profezie").
René Magritte (La "Cecità" del genere umano) |
La Strategia del Papa: "GESÙ SI È
FATTO DIAVOLO?"
Nuova bestemmia del papa che
tranquillamente e testualmente afferma: "Gesù si è fatto
diavolo, si è fatto peccato, serpente, per noi".
Ad accorgersene per primo, ancora una
volta, è stato Antonio Socci (QUI e QUI). Domanda: ma gli altri
giornalisti e, soprattutto, gli altri cristiani dove sono, cosa
fanno? Guardano altrove, fanno finta di non udire? Si turano il naso
per non sentire la puzza di bruciato, la puzza dell'inferno?
Cosa avranno pensato, cosa avranno
provato i fedeli che lo scorso 4 aprile assistevano alla Messa
mattutina nella chiesa di Casa Santa Marta, a Roma, quella officiata
quotidianamente da papa Francesco?
Evidentemente, anche se qualcuno è
rimasto scioccato e traumatizzato – almeno lo speriamo; perché, se
così non fosse, vorrebbe dire che di cattolici non ce ne sono più
in circolazione – l'ordine di scuderia è stato, ancora una volta,
come sempre: minimizzare, rimpicciolire, banalizzare. O non parlarne
affatto, oppure trattare la cosa come del tutto normale e naturale.
Radio Vaticana, per esempio, ha scelto
di presentare la predica del papa come una normalissima predica di un
normalissimo sacerdote cattolico, nel quadro di una normalissima
catechesi: ha riportato, sì, le parole di Francesco, ma senza
rilevarne, neppure alla lontana, il carattere a dir poco strano.
E, del resto, come avrebbe potuto fare
altrimenti? Da quando il papa umile e misericordioso proveniente
"dalla fine del mondo" si è insediato in Vaticano, tutti
quelli che esercitano una qualche funzione vivono nel terrore
d'incorrere nel suo cruccio, e di essere rimossi, commissariati,
anatemizzati. E dunque, acqua in bocca e avanti, marsch, in fila e
coperti.
Stava commentando l'episodio biblico
del serpente di bronzo. Come è noto, molti commentatori della Bibbia
hanno fatto notare una segreta corrispondenza fra il serpente di
bronzo innalzato nel deserto da Mosè e la croce di Cristo, innalzata
sul Golgota: la croce, non Cristo, significativa differenza.
(Bergoglio ha ribadito lo stesso concetto pure nell'omelia del 15 marzo 2016; ndr):
Il serpente sta alla croce come la
salvezza dal morso dei serpenti nel deserto sta alla salvezza portata
agli uomini dall'evento della Crocifissione del Signore. Ma Gesù non
è la croce, quindi non c'è una relazione fra Gesù e il serpente.
Se poi si dice, come ha fatto papa
Francesco, che il serpente è il simbolo del diavolo, si dice una
cosa sbagliata, perché non tutti i serpenti sono simbolo del
diavolo: lo è il serpente nel Giardino dell'Eden, che tenta Eva e
che la spinge a mangiare il frutto proibito e a farlo mangiare anche
ad Adamo; ma non lo è il serpente di bronzo fatto innalzare da Mosè,
che, anzi, è il simbolo della salvezza.
Da qui all'eresia e alla bestemmia, il
passo è stato breve. Se il serpente di bronzo, in base alla sua
personalissima interpretazione, è il simbolo del demonio, allora anche Gesù, che è il corrispettivo di quel serpente (il che, come
si è detto, non è vero), è il corrispettivo del diavolo; e così
il papa può affermare tranquillamente, e testualmente, che Gesù si
è fatto diavolo, si è fatto peccato, serpente, per noi.
Parole assurde, insopportabili,
blasfeme; parole che avrebbero ferito gli orecchi di un presbiteriano
o di un quacchero, ma che non hanno fatto fare una piega ai
cattolici, e specialmente agli esponenti della Chiesa, ai teologi
alla Enzo Bianchi.
I quali, del resto, sono perfettamente
sulla stessa lunghezza d'onda, per esempio quando dicono, parimenti
bestemmiando, che Maria Vergine non deve essere sopravvalutata,
perché è solo una ruota del carro.
Si nota il medesimo stile di Bergoglio:
uno stile che vuole provocare, nel senso peggiore del termine: cioè
che vuole sfidare, con il massimo della rozzezza, da parte di chi
parla, e che punta a causare il massimo del disagio e del turbamento
in coloro che lo ascoltano.
Tutto bene, dunque, tutto normale? Lo
vorremmo chiedere a monsignor Nunzio Galantino (cfr. QUI; ndr), a
monsignor Vincenzo Paglia (QUI e QUI; ndr), a monsignor Pio Vito Pinto (QUI e QUI; ndr), al cardinale
Walter Kasper (QUI e QUI; ndr).
Lo vorremmo chiedere al vescovo
Lorefice, che scaccia don Alessandro Minutella dalla sua parrocchia,
perché troppo cattolico (cfr. QUI; ndr), ma non trova nulla da
eccepire sullo stile pastorale di don Fabrizio Fiorentino (QUI; ndr) e di don
Cosimo Scordato (QUI; ndr).
Lo chiediamo agli altri "vescovi
di strada", a monsignor Cipolla, per esempio, che, nell'enorme
scandalo causato da don Andrea Contin nella diocesi di Padova (QUI e QUI; ndr) dopo
essere stato zitto e perfettamente inattivo per dei mesi, pur essendo
al corrente della cosa, non ha saputo fare altro che dire: chi sa
qualcosa, vada dal magistrato; e si è lavato le mani come Ponzio
Pilato.
Vorremmo chiedere: può, il papa,
parlare a questo modo; può esprimersi così, nel corso della omelia
della santa Messa?
Non c'è nessuno attorno a lui che lo
possa consigliare, che lo possa correggere, che lo possa almeno
trattenere dal parlare a braccio, risparmiando a se stesso e a noi
tutti queste esternazioni penosissime, che sarebbero di sapore quasi
dadaista o surrealista se non fossero terribilmente serie, e perciò
blasfeme?
No, non c'è nessuno; e ciò per due
ragioni. La prima è che Bergoglio si è circondato non di
consiglieri, ma di yes-men. La seconda è che i suoi collaboratori la
pensano come lui; e che non si è trattato di un errore, di una
svista, di una defaillance, ma di un nuovo tassello nella sua ben
precisa strategia, di un'altra mossa nel disegno che sta portando
avanti dal primo istante in cui è stato eletto.
La strategia del Papa è
questa: abituare i cattolici, un po' alla volta all'apostasia, giorno dopo giorno,
pazientemente, tenacemente, instancabilmente (è la tecnica della
rana bollita: la si fa bollire a fuoco lento, così che non si
accorga di essere arrostita viva, e quando se ne accorgerà, sarà
ormai troppo tardi).
Abituarli a non pensare, a non sentire
più da cattolici, ma da eretici; abituarli a dimenticare la loro
tradizione, la vera dottrina, la sana teologia, per salire sul carro
dei tempi nuovi, gloriosi e misericordiosi, e totalmente
anticristiani...
No, non è in buona fede colui che
colleziona ogni settimana, quasi ogni giorno, sparate di questo tipo:
quella di dire che Gesù si è fatto diavolo non è che l'ultima di
una lunga serie, e domani ce ne sarà un'altra, forse ancor peggiore.
Si tratta di abituare gli orecchi, la
mente e il cuore dei credenti a non meravigliarsi più di nulla, a
non inquietarsi più, a non scandalizzarsi di niente. Ed è
una strategia che funziona, tanto è vero che sta dando degli
eccellenti risultati.
Se i cattolici fossero ancora svegli e fedeli
alla propria tradizione, sarebbero insorti, si sarebbero
ribellati, avrebbero preteso chiarimenti, spiegazioni.
Ci sarebbe stato almeno un po' di
rumore, almeno un minimo di dibattito sulla stampa cattolica, perfino
in questo clima di unanimismo bulgaro; un filo di disagio,
d'imbarazzo, di sconcerto, sarebbe trapelato, pur nel rispetto della
vecchia massima che i panni sporchi vanno lavati in casa.
Un papa non può dire, nel bel mezzo
della santa Messa, Gesù si è fatto diavolo, come se niente fosse, e
andare avanti per la sua strada, tranquillo e sicuro, anzi,
sprezzante, con quel suo sorriso beffardo, come se dicesse: "Vi
ho fatto ingoiare anche questa, vedete come è stato facile? Domani
ve ne farò ingoiare un'altra, ancor più grossa."
Siamo purtroppo convinti,
assolutamente, convinti, che simili sparate non sono frutto del caso,
che non sono dovute solo ad ignoranza e ingenuità, che non nascono
dalla buona fede, e sia pure priva di prudenza e di discernimento; e
ciò per una ragione intrinseca.
Il concetto espresso nella frase Gesù
si è fatto diavolo non è, "semplicemente" (si fa per
dire), una concezione balorda, senza capo né coda; ha un significato
ben preciso: è un costrutto esoterico, gnostico-massonico.
Dire che Gesù si è fatto diavolo
equivale a dire che Dio non è solo il Bene, ma anche il Male. Ecco:
a questo ci vuol preparare Bergoglio, a questo ci vorrebbe
predisporre, indirizzare, piano piano, un poco alla volta.
Il Dio degli gnostici non è solo
buono, ma anche malvagio: è l'una e l'altra cosa insieme, perché
non è un dio trascendente e distinto dalla sua creazione, ma è, in
ultima analisi, la creazione stessa.
Il passo successivo sarà quello di
lasciar cadere la maschera e dire chiaro e tondo che Dio non è nei
cieli, così come a Bergoglio è bastato l'animo per dire che Dio non
è cattolico; ma che, a ben guardare, Dio siamo noi.
Ecco, questa è la meta finale, l'obiettivo ultimo: l'auto-deificazione dell'uomo. In piena
dottrina gnostico-massonica, appunto. Altro che Madonne...
E qui si capisce bene la sparata del
falso padre Enzo Bianchi, che la Madonna è solo una "ruota del
carro". Indelicatezza mista a qualcos'altro: l'introduzione, per
adesso cauta e graduale, della dottrina gnostico-massonica. Quando
tutti i muri saranno caduti e ci saranno solo ponti, come auspica il
bravo Bergoglio.
Enzo Bianchi (fondatore della comunità di Bose) e Bergoglio |
Strano che nessuno, o così pochi,
abbiano riflettuto che in un mondo senza muri e dove ci siano
solamente ponti tutto sarà uguale a tutto, e il cattolicesimo
sparirà e si mescolerà in un unico calderone con il giudaismo, con
l'islamismo, col buddismo, con l'induismo, con l'ateismo, con la
massoneria, con la gnosi, con la New Age, e perché no, anche con il
satanismo. Visto che Gesù stesso si è fatto diavolo...
Perché meravigliarsi, perché
arretrare davanti a simili conclusioni? Di eresia in eresia, vi è
una logica ineccepibile, anche se eretica e blasfema. Del resto, la
cosa sta passando molto più facilmente del previsto.
In quel marzo del 2013, forse nemmeno
la massoneria ecclesiastica (cfr. QUI; ndr), che tanto ha brigato per costringere
Benedetto XVI ad abdicare (e quasi certamente dopo aver fatto
assassinare Giovanni Paolo I: non lo si dimentichi mai) [cfr. QUI;
ndr], si sarebbe immaginata di poter procedere con tanta speditezza e
disinvoltura nel trascinare la Chiesa cattolica verso l'apostasia
generalizzata.
Forse qualche resistenza se la
sarebbero aspettata, quei signori; almeno un minimo, almeno pro
forma. Invece, a dar segno di vita e di preoccupazione sono stati
quasi soltanto i laici: Socci, De Mattei, Sandro Magister, Blondet;
personalità molto diverse fra loro, da cui non verrà mai fuori un
fronte comune. È stato facile, facilissimo: come affondare un
coltello nel burro.
Si vede che i tempi erano maturi, e che
le fondamenta erano marce. Oltre a questo, bisogna pur dire che
Bergoglio è stato abile; dietro la sua estrema rozzezza, dietro la
sua vistosa ed arrogante ignoranza, si deve riconoscere che c'è un
metodo, un certo adeguamento di mezzi all'obbiettivo da raggiungere:
dunque, che esiste un'inusitata e non comune intelligenza.
Per trascinare la Chiesa nell'apostasia partendo dal suo vertice, ci vuole tale dote: non è un
lavoro che si possa affidare al primo stupido e vanitoso che si offra
per l'occorrenza – e di sicuro, quanti ce ne sarebbero pronti a
mettersi in fila, pur di occupare quella poltrona.
L'abilità più grande di questo Papa è
stata quella di attirare fin dall'inizio tutta l'attenzione su di sé,
sulla sua persona, sulla propria "semplicità" ed "umiltà", sul suo stile sobrio, misericordioso e,
soprattutto, "francescano" (anche se lui non è affatto
francescano, né d'abito, né di spirito; è invece un gesuita del più puro contegno di una volta, tanto per l'uno che per l'altro
aspetto).
Intendiamoci, non ha inventato nulla.
Si è limitato a ricalcare la condotta inaugurata da Giovanni Paolo II,
quella del bagno di folla sempre più teatrale, accentuandola
ulteriormente fino al limite della spettacolarità e
della facòndia, esasperandola.
Bergoglio a Manila - Filippine |
Dopo aver fatto di se stesso una star,
ha reso credibile, anzi, aprioristicamente bello e buono, tutto ciò
che avrebbe poi detto e fatto.
La gente, ubriacata dal culto della
personalità, in una misura che mai nessun leader del passato, anche
profano, aveva coltivato e raggiunto, si è letteralmente
dimenticata della dottrina cattolica.
La dottrina è roba vecchia, per topi
da biblioteca; non interessa più a nessuno. Quel che conta è la
misericordia, l'essere con la gente, l'ergersi a difensore degli
ultimi; chi possiede tali caratteristiche, può dire e fare tutto ciò
che vuole: nessuno gliene domanderà conto.
Al contrario, gli applausi arriveranno
quasi prima che abbia potuto aprire bocca: basterà l'atto di
dischiudere le labbra. Nello stile di Ettore Petrolini, allorché il
grande comico interpretava il dialogo fra Nerone e la folla:
"E noi rifaremo Roma più bella e
più superba che pria...", e il popolo si sbucciava le mani ad
applaudirlo ancor prima che finisse la frase; dopo che la battuta era
stata ripresa e interrotta alcune volte consecutive, o ancor prima
che la incominciasse.
Così, mentre le folle vanno in estasi
per le tournée di Bergoglio, tutto semplicità, bontà e
misericordia, nessuno pare accorgersi di tanti, troppi particolari
strani, inquietanti:
‒ perché il Sommo Pontefice non
si genuflette mai, specie davanti al Santissimo? O meglio: perché
si inginocchia, con molto fervore, solo per lavare e per baciare i
piedi ai musulmani, o per celebrare messa (ma che messa?) con qualche
setta protestante?
‒ Perché non ha mai risposto ai "Dubia"
dei quattro cardinali Burke, Caffarra, Brandmüller e Meisner?
‒ Perché non vuole che si adoperi
l'espressione "terrorismo islamico"?
‒ Perché ordina ai cattolici italiani ed
europei di accogliere illimitatamente i falsi profughi dell'Islam?
‒ Perché ha autorizzato i musulmani a
pregare in chiesa Allah, profanando la santa Messa?
‒ Perché non ha mai dato alcun appoggio,
non ha mai mostrato la minima simpatia per i movimenti cattolici
sorti in modo spontaneo a difesa delle famiglie contro l'imposizione
dell'ideologia gender?
‒ Perché si è immischiato, entrandovi a
gamba tesa, nelle elezioni politiche di uno Stato sovrano, e si è
messo a polemizzare fin da subito con il presidente eletto, Donald
Trump?
‒ E perché ne spara una al giorno, in
fatto di dottrina cattolica, scandalizzando le Anime, lui che
dovrebbe essere il loro pastore attento e premuroso?
‒ È così che ottempera al comando di
Gesù a san Pietro: "Pasci le mie pecorelle"?
Già una volta aveva bestemmiato: "Gesù
si è fatto come un serpente, brutto che fa schifo". E in un'altra
occasione: "La Via Crucis è la storia del fallimento di Dio".
No, non sono incidenti questi: è una
precisa strategia...
La nuova bestemmia del papa: "Gesù si è
fatto diavolo".
Francesco Lamendola
Relazione, adattamento e cura di Sebirblu.blogspot.it
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