sabato 13 luglio 2013

Dai Piani Spirituali: il Giudizio dell'Apparenza

 
 
Sebirblu, 12 luglio 2013

Questo, Gentili Lettori, è un ammaestramento molto importante per tutta l'Umanità che è impegnata realmente a migliorare sé stessa per ascendere a frequenze più alte. (Per approfondimenti sull'Ultrafanìa, vedere QUI).

Proviene dall'Entità che sulla Terra rivestì la personalità del Filosofo Angelo Brofferio, figlio dell'omonimo padre che invece era avvocato e politico. In fondo al messaggio troverete la sua breve biografia.
 


Dal Vangelo di Matteo 7-1,5

"Non giudicate, per non essere giudicati.

Perché, secondo il giudizio con cui voi giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate, sarete misurati.

Perché osservi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non scorgi la trave che è nel tuo occhio?

O come puoi dire al tuo fratello: "Lasciami togliere la pagliuzza dal tuo occhio", mentre c’è una trave nell’occhio tuo?

Ipocrita, leva prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello."

 
 
 Il Giudizio dell'Apparenza

Vi racconto un piccolo aneddoto.

C'era un ricco il quale aveva un tesoro. Un giorno s'accorse che una parte di esso gli era stata rubata. Riflettendo, disse: "Chi lo ha sottratto è indubbiamente il figlio del vicino", e osservando acutamente quell'individuo, trovò che aveva lo sguardo torvo del ladro.

Lo guardò nuovamente un altro giorno ed appurò che aveva un comportamento ambiguo, come quello di un malfattore. Lo notò ancora in un'altra giornata e vide che tale persona cercava di evitarlo come avrebbe fatto un rapinatore; per cui concluse: "Eh, si! Il ladro è proprio lui!".

Dopo qualche giorno il ricco ritrovò il suo denaro che era caduto in una certa cassetta che aveva sotto il forziere. Allora riguardò nuovamente il figlio del vicino e disse: "Ma no, veramente, non ha lo sguardo torvo del ladro".

Lo osservò di nuovo un'altra volta e pensò:"Ma no, non ha il portamento ambiguo". Lo riesaminò più avanti e disse: "No, non mi evita! Se fosse un ladro mi sfuggirebbe".

Questo è un piccolo raccontino cinese, è di Lyu-Ci, e i cinesi apprezzano questo racconto. Sapete voi dedurne la morale? Sarà un po' difficile. Cerchiamola assieme, allora!

Vediamo: il ricco aveva in cuor suo accusato di furto il figlio del vicino, ma quando trovò il denaro non solo non lo accusò più, ma gli tolse quelle etichette che gli avevano confermato il sospetto che fosse il ladro.

Quindi: voi giudicate unicamente per simpatia e per antipatia, per incertezze, per deduzioni aventi una logica umana, errata in quanto basata sull'incertezza, non su un fondamento indistruttibile.

Si accusa un individuo e in costui, a volte, anche l'intera umanità. Voi puntate il dito sui vostri simili, li giudicate, li ritenete capaci di ogni nefandezza e non pensate a quando essi giudicheranno voi.

 
 
 
Vi ritenete scevri da colpa; non avete derubato il vicino, ma talora avete il volto accigliato, lo sguardo corrucciato, avete angosce, affanni, qualche volta attimi di perplessità che alterano la vostra maschera.

Se in quell'attimo foste osservati, sareste ritenuti dei colpevoli, di un crimine qualsiasi, ma colpevoli.

Vi sembra sia giusto giudicare attraverso un'apparenza, senza possedere gli elementi necessari, indispensabili per potere, non dico incriminare, ma constatare?

Il giudizio, voi sapete, non è ammesso; potete unicamente assodare che Tizio ha ammazzato Caio perché avete visto che lo ha ucciso; ebbene, non fategli il processo, non condannatelo, prendete atto semplicemente dell'accaduto.

La sentenza verrà più tardi dall'Eterno Padre o dagli uomini, se questi si arrogheranno il diritto di emetterla. Il giudicare, invece, fa parte di un abito che voi usate indistintamente, quasi ogni giorno.

Dite pure che sono sempre il solito filosofo impenitente, l'utopista per antonomasia, ma impegnatevi a distruggere questa veste di giudice che vi ricopre quotidianamente formulando una promessa.

Quando vi capiterà di riscontrare, di accertare realmente una colpa commessa, compiuta da un fratello, senza emettere giudizio dite: "Signore, abbi pietà di lui ed abbi misericordia di me, affinché non mi debba trovare mai nelle sue stesse condizioni".

Deponete l'abito del giudice; è una veste ingombrante, gravosa, inadatta a chi ha abbracciato il Cammino del Cristo. Da oggi nessuno di voi, nemmeno per semplice parlottìo, giudicherà più, né tanto meno condannerà più.

"Signore, fa che il mio karma sia esente da simile fatto, da tale colpa e possibilità ed abbi misericordia e pietà di costui".

Questo dovete dire perennemente, in ogni caso, di fronte a qualsiasi colpa. La serpe della mormorazione sarà così uccisa, sarà vinta, sarà distrutta!

Brofferio

Estratto da "Scintille dall'Infinito" 2° Vol.

 

 
 Biografia di Angelo Brofferio

Il filosofo Angelo Brofferio nacque a Minusio, nel Canton Ticino, nel 1846. Terminati gli studi di filosofia, fu nominato professore nel Liceo di Savona. Nel 1868 lasciò l'insegnamento pubblico per recarsi a Parigi, dove si dedicò per sei anni a quello privato.

Nel 1871 ottenne dalla Regia Accademia di Napoli un premio per il suo studio “La dottrina di Socrate secondo Senofonte, Platone e Aristotile”.

Dal 1877 al 1889 insegnò Latino e Greco al collegio Calchi-Taeggi di Milano. Nel 1880 fu nominato Professore al Collegio Militare della stessa città. Dal novembre 1884 insegnò filosofia presso il milanese Liceo-Ginnasio "Manzoni", allora istituito.

Il 10 dicembre dello stesso anno ottenne il gran premio dell'Accademia dei Lincei per il suo studio "Le specie dell'esperienza".

Nel 1889 pubblicò a Milano il "Manuale di psicologia": si trattava di un testo destinato alle scuole, da cui emergevano con chiarezza e sistematicità le sue idee filosofiche.

Dopo il 1889 Brofferio fu attratto dalla "psicologia sperimentale occulta", da cui solo sperava "la spiegazione di quell'enigma umano, che nel Manuale di Psicologia si trovava imparzialmente discusso, ma onestamente dichiarato insoluto" (Finzi).

Dal suo sperimentalismo scientifico, aperto e privo di pregiudizi, fu spinto a frequentare alcuni dei più famosi medium del suo tempo, e a scrivere, con la consueta lucidità e spregiudicatezza, il libro "Per lo spiritismo" (1892).

 
 
 
 
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1894, apparve il libro "L'enigma umano", la cui prefazione egli scrisse negli ultimi mesi di vita.


 

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