sabato 5 marzo 2016

Tregua in Siria: una Nuova immensa Vittoria Russa




La Tregua in Siria: una Nuova immensa Vittoria Russa

Il recente accordo tra gli Stati Uniti e la Russia non risolve nulla realmente, non mette nemmeno fine alla guerra, e i due lati manifestano molta prudenza sul suo futuro esito. Ma nel frattempo è un'immensa vittoria per la Russia.

Mentre è ancora troppo presto per dire che gli ex-sovietici abbiano avuto "la meglio" in Siria, penso sia giusto precisare adesso come la loro posizione abbia avvantaggiato i siriani. Ecco perché:

Nessuno presume più che il regime di Assad possa essere rovesciato o che Damasco sia presa, e questo significa che tutti hanno riconosciuto, ora, che la Repubblica araba siriana, sostenuta dalla Russia, è riuscita a respingere con successo l'aggressione dell'enorme alleanza anglo-sionista programmata per destituire Assad.

La Russia ha indotto il Consiglio di Sicurezza dell'ONU e gli USA ad ammettere che la vasta maggioranza di coloro che combattono Assad sono, in effetti, dei terroristi.

Certo, non è in questa maniera che ciò è stato espresso, ma se si osservano le organizzazioni che le Nazioni Unite hanno classificato come tali, allora, in netta preponderanza, la coalizione anti-Assad è formata da loro. Questo vuol dire che la legittimità morale e giuridica delle forze nemiche alla Siria è in frantumi.

Indipendentemente da quello che Erdogan cerca di fare, ci sono oggi dei segni chiari che né la NATO, né l'Unione Europea e tanto meno l'alto Comando militare Turco vogliono una guerra con la Russia.

Questo perché il gioco di Erdogan non ha sortito l'effetto voluto e tutta la sua politica sulla Siria è ora completamente morta. Basta osservare come il Kremlino, dopo il perfido attacco al SU-24 russo, si sia posto l'obiettivo di "saakashvilizzare" Erdogan (ossia demonizzarlo come ha fatto con l'avventuriero Mikhail Saakashvili, QUI; ndt).

Tale scopo è quasi raggiunto e l'avvenire del presidente turco sembra molto, ma molto oscuro: tutti (ad eccezione forse dei Sauditi) sono disgustati e stanchi di questo "fanatico".



Recep Tayyip Erdoğan, nato il 26 febbraio 1954 ed attuale Presidente della Turchia 

Ciò che di meglio potrebbe accadere in Turchia, adesso, sarebbe che i militari si liberassero di Erdogan e lo rimpiazzassero con qualcuno avente sinceramente il desiderio  di  riparare  tutti  i  danni  causati  da  lui.

tutte le minacce miranti ad imporre una zona d'interdizione aerea o ad occupare la Siria sono state vanificate da un accordo dichiarante fondamentalmente come chiunque non rispetti il cessate il fuoco diventi un bersaglio legittimo da combattere e da distruggere.

Gli Stati Uniti hanno dovuto accettare l'umiliazione di acconsentire a tutte le condizioni russe per la tregua attuale, e possono, o forse potranno, cercare di rinegoziare in parte o interamente tale accordo, che però è stato stabilito, e sarà oltremodo difficile, se non impossibile a loro, ritornare apertamente alla politica antecedente il 2016.

Qualcuno si ricorda ancora i discorsi di Hillary Clinton sulla Siria e la Russia? La sua posizione era chiara come acqua di fonte: "Assad deve andarsene e coloro che lo sostengono devono essere puniti."

Anche dopo l'inizio dell'offensiva militare del Cremlino, gli Stati Uniti hanno rifiutato di dire ai russi dove si trovavano i "buoni" e i "cattivi" terroristi. Nessuno scambio con essi era accettabile.

Ora, gli americani hanno dovuto acconsentire a cooperare con loro su una carta della Siria indicante l'ubicazione dei partecipanti alla tregua e la posizione di coloro che ne sono stati esclusi.

In altri termini, gli USA dovranno d'ora in avanti mettere a disposizione della Russia ogni informazione che prima si rifiutavano di trasmettere e lavorare insieme ad essi quotidianamente.

In pratica, la Russia è riuscita ad aggregare quello che si chiama esercito libero siriano. Come? Inducendo ogni fazione su quel territorio a scegliere tra due statuti possibili: essere un terrorista, e quindi un bersaglio legittimo per la distruzione, o un partecipante al processo politico concepito interamente dal Cremlino.

I russi stanno anche aprendo un centro operativo alla base aerea di Khmeimim, nei pressi di Lattaquié, per prestare assistenza all'insieme dei partecipanti alla tregua.


Velivolo russo alla base aerea di Khmeimim

Questo, al momento, è certo un successo principalmente diplomatico, ma è stato reso possibile da una vittoria militare russa. Vale a dire che un minuscolo contingente, inviato da Putin, ha completamente neutralizzato i piani di tutto un Impero mondiale. E ciò, in sé, è di una portata straordinaria!

A mio avviso, gli altri grandi beneficiari della situazione sono i Kurdi che, secondo dei portavoce britannici, sembrano essere intenti ad organizzare le operazioni strategiche insieme all'esercito di Damasco e alle forze aeree russe e, di conseguenza, realizzare il loro sogno di congiungersi con le regioni irachene e siriane del Kurdistan.

Questo, se si avvera, è forse il peggior incubo di Erdogan, perché da ciò proviene il rischio persistente di un'operazione militare turca che crei una zona cuscinetto, ma in realtà, utile solo per salvargli la faccia.

Un simile intervento viene da lui considerato come una potenziale possibilità, fino a che può proseguire a sperare di compiere un'aggressione contro i suoi vicini sotto la protezione della NATO e degli Stati Uniti. E ciò non verrà a crearsi tanto presto.

E poi ci sono i sauditi, in preda ad una grande collera; furiosi al punto di proferire esplicite minacce sull'uso delle armi nucleari per neutralizzare i loro avversari.



In effetti, dopo che il Pakistan si è dotato della bomba atomica, non vorrei scartare del tutto l'esternazione saudita di possedere un gran numero di testate nucleari. Ma questo conta davvero?

Assolutamente no.

È senz'altro possibile che gli arabi abbiano l'abilità per maneggiare tali armi. Ed è altrettanto possibile che si siano impadroniti di una sufficiente quantità di materiale radioattivo per costruire alcuni ordigni. Potrebbero essere riusciti a procurarsene qualcuno anche presso i pakistani o gli israeliani.

Ma anche se ciò fosse vero, la realtà è che i sauditi non possiedono nemmeno la capacità militare di confrontarsi con il più povero dei paesi arabi del pianeta, lo Yemen, e non sono in grado per niente di disporre della benché minima destrezza di servirsi dei loro strumenti atomici in modo da permettere loro un vantaggio militare qualsiasi.

Dopotutto, di che cosa parliamo qui? Di utilizzare delle armi nucleari contro l'esercito siriano? Contro l'Iran? Contro la Russia? È completamente ridicolo.

In verità, quali che siano le competenze nucleari possedute dai sauditi o meno, il fatto di lanciare intimidazioni minacciando il loro utilizzo non è che un segno di debolezza e di paura, non certo di forza. È per questa ragione che nessuno è impressionato da queste dichiarazioni, e i destinatari delle stesse lo sono ancor meno.

Benché sia perfettamente vero che l'ultima intesa tra la Russia e gli Stati Uniti non sancisce la fine della guerra in Siria, si tratta di una svolta, una sorta di accordo del tipo "Minsk 2" (quello stipulato per la tregua in Ucraina; ndt) che nessuno vuole veramente rispettare, ma che suggella la disfatta dei piani anglo-sionisti su Damasco così come è andato in fumo il sogno ucro-nazi a Kiev.

Il tempo è dal lato russo e siriano. Ogni giorno che passa, il peso dell'intervento di Putin in Siria diventerà più potente, similmente alle Forze Armate siriane.



Vladimir Putin, nato il 7 ottobre 1952 a San Pietroburgo

Ciò, in sé, non basterà a vincere Daesh (ossia l'ISIS), e noi possiamo aspettarci una forte resistenza dei folli "takfiri" (gli empi; ndt), ma il messaggio è stato scritto sul muro a lettere di fuoco affinché tutti lo vedano: più i russi e gli americani si saldano insieme, meno la Turchia e l'Arabia Saudita saranno in grado di determinare l'esito della guerra.

In altre parole, mentre si è lontani dall'essere alla fine di Daesh, è il principio della fine per Daesh in Siria.

Di nuovo è provato che gli oppositori sistematici e coloro che odiano Putin hanno avuto torto. Per essere onesto, anch'io: non avrei mai pronosticato che i Russi potessero realizzare tanto con così poco e tuttavia hanno vinto questa scommessa estremamente pericolosa aggiudicandosela.

Soltanto una combinazione sommamente sofisticata di mezzi militari, economici, diplomatici e politici avrebbe potuto produrre un risultato così rimarchevole, ma Putin, a quanto pare, ha trovato il perfetto dosaggio.

Il cammino da percorrere rimane oltremodo rischioso, senza dubbio, ma l'esito delle venti settimane di intervento russo in Siria è assolutamente eccezionale.



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