Andrey Shishkin |
Sebirblu, 11 aprile 2018
A
dispetto di tutti gli improperi più o meno volgari e gli insulti
gratuiti ricevuti da Socci sul quotidiano "Libero", da
commentatori miscredenti e ignoranti, pubblico di proposito
l'articolo da lui scritto perché lo ritengo molto interessante ed
arguto.
E
spunta il nome di
Bergoglio...
"Uno studioso romano, Alfredo
Barbagallo, ha fatto sorprendenti scoperte sull'antica "profezia
di Malachia", spesso citata sui media, ma ben poco conosciuta.
Sono scoperte che proiettano quell'antico testo proprio ai giorni
nostri e addirittura a persone viventi oggi.
Il documento Prophetia Sancti Malachiae
Archiepiscopi, de Summis Pontificibus consiste in una serie di 111
motti in latino – alquanto enigmatici – su ciascun pontefice che
avrebbe regnato nella Chiesa a partire da Celestino II (papa dal
1143) fino alla fine dei tempi.
La misteriosa profezia, attribuita a
San Malachia di Armagh, amico di San Bernardo di Chiaravalle, fu
pubblicata nel 1595 dal monaco benedettino Arnold de Wyon in una
apocalittica storia della Chiesa – con al centro il suo ordine –
intitolata Lignum vitae.
L'elenco
dei papi futuri si conclude proprio ai giorni nostri: l'ultimo papa,
Gloria olivae, coincide con Benedetto XVI.
Dopo il motto relativo a lui si legge
questa inquietante conclusione: "Durante
l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, risiederà Pietro
Romano, che farà pascolare le sue pecore fra molte tribolazioni.
Passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il
tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine".
Non proprio tranquillizzante. Secondo
gli interpreti non è detto che la profezia di Malachia prospetti la
fine del mondo per la nostra epoca.
Di sicuro però paventa – dopo Gloria
olivae (Benedetto XVI) – una sorta di fine della Chiesa, ovvero una
sua crisi mai vista prima, un suo oscuramento apocalittico al punto
che il suo successore non è definito papa, come i precedenti, ma con
la strana formula: Petrus Romanus.
Perché? Non è un papa autentico? E si
riferisce a Giorgio Mario Bergoglio? Di fatto la serie dei pontefici
si interrompe al 111°, con Benedetto XVI. Cosa accade dopo?
Il motto "Petrus Romanus"
calzerebbe a Bergoglio per la ripetuta auto-definizione bergogliana
come "vescovo di
Roma", fin dalla sera della sua elezione.
E per il fatto che Benedetto XVI resta
tuttora papa, sia pure in sospeso, e lui sembra un facente funzioni.
Inoltre il suo tempo – nella "profezia di Malachia" – è
connotato dalle "molte tribolazioni" del gregge. Come in
effetti accade.
È stato dimostrato che molte delle
formule di quel misterioso testo medievale risultano profetiche dei
diversi pontefici.
Ma lo è anche il finale sull'epoca
attuale? Ne ha scritto Vittorio Messori e pure Sergio Quinzio nel
1995 in Mysterium iniquitatis.
Di sicuro i nostri giorni presentano
una situazione mai vista prima, nella storia della Chiesa: la
compresenza di due papi. Un fatto enorme e inspiegabile che – in
effetti – sembra coincidere con quelle due figure finali della
profezia.
Ma
ci sono indizi che inducono a identificare quei due personaggi con
Benedetto XVI e Giorgio Mario Bergoglio?
Li suggerisce lo studio di Barbagallo
intitolato La Profezia di san Malachia sui Papi, che è parte di una
ricerca sulle reliquie cristiane intitolata "I tesori di San
Lorenzo" (un volume di 800 pagine appena uscito in versione
ridotta).
Barbagallo ricorda anzitutto che
l'identificazione di Benedetto XVI con l'ultimo motto Gloria olivae
rimanda all'ulivo come simbolo dei benedettini olivetani (dove si
legano il nome Benedetto e l'ulivo).
Ma soprattutto è un benedettino quel
Arnold de Wyon che custodiva l'antico testo di san Malachia e che lo
pubblicò a Venezia nel 1595, in quella sua storia apocalittica della
Chiesa.
Wyon non si limitò alla pubblicazione,
infatti – spiega l'autore – "egli commissiona personalmente
delle raffigurazioni pittoriche ed artistiche sul soggetto
ecclesiastico della Gloria benedettina".
Una nel convento benedettino della Scolca, nell'area di Rimini. Poi fa eseguire la stessa figurazione dal Vassilacchi (nel 1592) nella basilica benedettina di San Pietro, a Perugia: è una delle tele più grandi che esistano e la compagine
delle figure lì rappresentate (papi, cardinali, vescovi e fondatori
di ordini che attorniano San Benedetto) fa trasparire, nell'insieme, un volto mostruoso: il demonio o l'Anticristo.
"Evidente
qui la volontà di Wyon – scrive Barbagallo – di lanciare un
messaggio particolare di salvaguardia della Chiesa futura nella lotta
contro il Male".
Infine Wyon fa realizzare la stessa
rappresentazione in Piemonte (oggi è conservata ad Alessandria),
"alla Abbazia benedettina ora non più esistente di San Pietro in
Bergoglio, non distante da Bosco Marengo".
Torna
il riferimento a San Pietro in ambedue le chiese, ma soprattutto qui
colpisce il nome "Bergoglio".
Non si sa perché Wyon scelse proprio
quella fondazione benedettina, ma sorprende l'emergere di quel nome
che rimanda oggi al successore di Benedetto XVI e che nella serie dei
papi dovrebbe essere "Petrus romanus". Un'indicazione
diretta di Wyon?
In
tutte queste opere Arnold de Wyon ha voluto lasciare riferimenti apocalittici
ai libri dell'Antico e del Nuovo Testamento.
Ma le coincidenze non sono finite.
Barbagallo riprende un introvabile libro scritto da un padre gesuita
francese, monsignor René Thibaut e pubblicato nel 1951 (con
imprimatur ecclesiastico): La mystériuese prophétie des Papes.
Padre Thibaut, attraverso una serie di
complicati calcoli, afferma che la fine cronologica della profezia di
San Malachia, come ciclo pontificale, sarà nell'anno 2012.
Barbagallo nota che in effetti –
secondo le notizie ufficiali – la
data in cui Benedetto XVI comunica al suo Segretario di Stato la
propria volontà di ritiro è il 30 aprile 2012 (l'annuncio pubblico sarà fatto l'11 febbraio 2013).
In base a cosa padre Thibaut era giunto
a indicare proprio il 2012 come anno finale del ciclo profetico dei
pontefici?
Assumendo come asse centrale della
"Profezia di Malachia" il pontificato di San Pio V
(1504-1572) che era stato fondamentale nella formazione del Wyon.
Ed
ecco un'altra serie di coincidenze: San Pio V è nativo proprio
di Bosco Marengo nella cui area sorgeva l'abbazia di San Pietro in
Bergoglio (da
lì ha origine anche il nucleo familiare di Bergoglio).
San Pio V (al secolo Antonio Ghislieri) di Bartolomeo Letterini (dettaglio). |
Pio V muore il 1° Maggio 1572, esattamente 440 anni prima della decisione di ritiro di Benedetto XVI (30 aprile 2012). Ma 440 anni prima della morte di San Pio V, nel 1132, si ha l'ordinazione di San Malachia di Armagh (il titolare della profezia dei papi) come arcivescovo e primate d'Irlanda.
Due
fasi di 440 anni ciascuna ed ecco che il ciclo è compiuto.
Ricordo che San Pio V è il papa della vittoria di Lepanto e colui che promulgò la messa tridentina a cui
Benedetto XVI ha ridato cittadinanza nella Chiesa (è uno dei
connotati del suo pontificato) mentre
Bergoglio sembra puntare proprio allo stravolgimento ecumenico della messa.
Il richiamo finale della profezia alla
persecuzione dei cristiani e a una sorta di scomparsa del papato
inducono Barbagallo a dare anche una lettura simbolico-teologica del motto dell'ultimo papa "Gloria olivae".
Infatti nel suo excursus storico
l'autore ritrova San Malachia e il papa del suo tempo in relazione a
importantissime reliquie della Passione di Cristo e al luogo del suo
inizio: l'Orto degli ulivi a Gerusalemme.
Secondo una tradizione mistica e
scritturistica la Chiesa nella storia dovrà rivivere la stessa
Passione del suo Signore. A cominciare dalla notte dell'Orto degli
ulivi (Gloria olivae) che potrebbe ripetersi proprio al tempo del
papa Gloria olivae (Benedetto XVI).
In quella notte di Gesù, con il
tradimento di Giuda, la fuga degli apostoli e il rinnegamento di
Pietro, tutto sembrò perduto e finito. Anche per i cattolici oggi
sembra una notte dolorosa in cui tutto pare perduto. Ma dopo il buio
del Getsemani viene la luminosa mattina di Pasqua."
Antonio Socci
Tratto da "Libero Quotidiano"
e dal sito personale dell'autore, in quanto vi ha aggiunto qualche
parola in più.
Relazione: Sebirblu.blogspot.it
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